Avellino nel Risorgimento - rassegna stampa - nov 2011

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Si presenta il 19 novembre il documentario prodotto dal Teatro dell’Osso e dall’Ac- cademia dei Dogliosi, che ricostruisce con attenzione il decennio francese. Il funzio- nario scelto alla guida della Provincia cambiò profondamente il volto della città Mazas, primo intendente del Principato Ultra A A v v e e l l l l i i n n o o n n e e l l R R i i s s o o r r g g i i m m e e n n t t o o Sarà presentato il 19 novem- bre, alle 17, presso la sala con- gressi dell’Hotel de la Ville di Avellino, il documentario “A- vellino nel Risorgimento”, pro- dotto dal Teatro dell’Osso, per la regia di Antonio Di Marti- no. A confrontarsi saranno A- gostino Caracciolo, conte di Castelrosso dei Principi Carac- ciolo, il prof. Giovanni Sasso, presidente della Società Filo- sofica Italiana, il prof. Grego- rio Rubino dell’Università Fe- derico II di Napoli, Antonio Guerriero, Procuratore della Repubblica di S. Angelo dei Lombardi, Rosa Grano, diri- gente Ufficio Scolastico Provin- ciale, Giuseppe Galasso, sin- daco di Avellino, Pino Lucche- se, vicepresidente dell’Accade- mia dei Dogliosi, Nel corso del- l’incontro saranno consegnate le borse di studio Pina Cerullo sul Risorgimento, istituite dal- l’Accademia dei Dogliosi e dal- laa Società Filosofica Italiana. Il documentario, realizzato con la collaborazione dell’Ac- cademia dei dogliosi, ricostrui- sce il ruolo decisivo dell’Irpinia nei moti per il Risorgimento. Avellino divenne la capitale euro- pea delle insurre- zioni democrati- che grazie al ten- tativo di Michele Morelli e Giusep- pe Silvati, ufficia- li della cavalleria borbonica di stanza a Nola che, proprio da Avellino, obbli- garono il re Fer- dinando I ad a- dottare la costituzione. A rivi- vere nel documentario sono al- cune delle figure che hanno se- gnato la storia del Risorgimen- to irpino: il primo Intendente napoleonico, Giacomo Mazas; il comandante mili- tare Leopold Sigisbert Hugo, il padre del ce- leberrimo Victor, che per qualche mese di- morò ad Avellino; il brigante Laurenziel- lo, che terrorizzava la città e la provincia; l’ing. Luigi Oberty, progettista di una lunga serie di opere pubbliche di notevole importanza. Fino al- le figure di patrioti co- me Michele Pironti, rinchiuso nelle carce- ri di Montefusco in- sieme a Carlo Poerio e Luigi Settembrini. Nel film-documentario “Avellino nel Risorgi- mento” uno dei capito- li più interessanti ed affascinanti che han- no maggiormente in- ciso sul futuro della città e dei suoi abitan- ti, è quello dedicato a Giacomo Mazas. Mazas, francese di origine spagnola, per una serie di circostan- ze imperscrutabili, dopo essere stato Pre- side di Principato Ul- tra con i Borbone, con l’avven- to dei francesi nel regno di Na- poli, pervenne ad Avellino in qualità di In- tendente. Avvento del decennio francese I I l destino di Ma- zas è in- dissolu- bilmente legato allo sviluppo della città di Avellino. Un destino che ha inizio nel mese di febbraio del 1806, quando l’esercito france- se sbaragliò le truppe borboni- che ed insediò sul trono di Na- poli Giuseppe Bonaparte. Il nuovo re volle per prima co- sa accertarsi personalmente dello stato in cui versavano le province del regno e già qual- che mese dopo il suo insedia- mento visitò Avellino. In città, il 4 giugno 1806, rice- vette i rappresentanti locali nel palazzo Greco di via Duomo, dove ancora oggi fa bella mo- stra di sé una lapide celebrati- va di quell’avvenimento. Durante la visita i potentati lo- cali avellinesi perorarono la causa di Avellino come capo- luogo della provincia di Princi- pato Ultra in sostituzione di Montefusco, sostenendo che quest’ultima era poco agevole da raggiungere e poco suscet- tibile di espansione. La visita del re si dimostrò molto efficace per Avellino poichè Bonaparte l’8 agosto del 1806, nell’emanare una ra- dicale riforma istituzionale a cominciare dall’abolizione del- la feudalità, che si concretizzò nella soppressione degli ordini ecclesiastici ed enti religiosi e nella pubblicazione di un im- ponente codice civile, che di- sciplinava i rapporti patrimo- niali e la corretta convivenza tra tutti i cittadini, rinnovò an- che la precedente divisione amministrativa del regno. Avellino capoluogo Aumentò il numero delle pro- vince, da 12 le portò a 13 e de- cretò Avellino capoluogo della provincia di Principato Ultra, in sostituzione di Montefusco. Per l’amministrazione delle nuove province Bonaparte sta- bilì che per ognuna di esse do- vesse essere eletto un consiglio provinciale scelto tra i cittadi- ni possidenti e benestanti, ri- servando tuttavia il vero pote- re esecutivo e di governo ad un Intendente di nomina regia. Primo Intendente Giacomo Mazas Primo Intendente della Provin- cia di Avellino fu nominato Giacomo Mazas considerato un funzionario molto risoluto e con profondo senso dello Stato che, peraltro, conosceva bene il territorio per avere già svolto l’incarico di Preside a Montefusco sotto il regime borbonico. Avellino all’epoca aveva una popolazione di poco più di 10.000 abitanti e l’assetto ur- banistico risentiva ancora di una struttura edilizia medieva- le con la più parte delle picco- le abitazioni raccolte intorno al Duomo. Ciò pose dei grossi problemi logistici al nuovo Intendente. Avellino, in quanto capoluogo di provincia, aveva necessità di numerosi uffici pubblici. Dall’intendenza fino al Tribu- nale, le carceri, le caserme dei militari di truppa, la gendar- meria e quant’altro poteva servire per il buon funziona- mento di una città capoluogo e per una guarnigione di dife- sa. Interventi per lo sviluppo della città Per la carenza di edifici pubbli- ci Mazas si sistemò provviso- riamente nella sede vescovile da dove avviò una innumere- vole mole di cambiamenti per dare alla città l’imponenza e la dignità che spettavano ad un capoluogo. Impose al comune di requisire l’ex convento dei Domenicani che fece ristrutturare ed ade- guare per destinarlo a palazzo del Governo. Il nuovo regime napoleonico aveva abolito l’Udienza Gene- rale in materia di giustizia, ed aveva introdotto i Tribunali ci- vile e Penale che Mazas col- locò con grande enfasi nel pre- stigioso palazzo costruito un secolo prima dai principi Ca- racciolo, così da dare anche il nome al piazzale antistante, si- no ad allora chiamato Largo Annunziata. Per provvedere alle necessità derivanti dalla tutela dell’ordi- ne e la sicurezza pubblica di- spose l’acquisto di una grande struttura, lungo l’allora via dei Pioppi, per destinarla a padi- glione militare della reale gen- darmeria, oggi il palazzo è se- de di Uffici della Provinca al c/so V.Emanuele. Mazas, geniale amministratore Mazas era un funzionario provvisto di eccezionale acu- me politico nel senso di sape- re orientare le scelte per mi- gliorare le condizioni di vita 12 CORRI R Lunedì 14 novembre 2011 STORIA DEL TERRITORIO RED. CULT. Briganti Il nuovo regime napoleonico aveva abolito l’Udienza Ge- nerale in materia di giustizia, ed aveva introdotto i Tribu- nali civile e Penale che Mazas collocò nel prestigioso palaz- zo costruito un secolo prima dai principi Caracciolo. La pre- senza dei Tribunali diede il nome al piazzale antistante, sino ad allora chiamato Largo Annunziata Giuseppe Bonaparte Avviso emanato da Mazas

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Avellino nel Risorgimento - rassegna stampa - nov 2011

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Page 1: Avellino nel Risorgimento - rassegna stampa - nov 2011

Si presenta il 19 novembre il documentario prodotto dal Teatro dell’Osso e dall’Ac-cademia dei Dogliosi, che ricostruisce con attenzione il decennio francese. Il funzio-nario scelto alla guida della Provincia cambiò profondamente il volto della città

Mazas, primo intendentedel Principato Ultra

AAvveell ll iinnoo nneell RRiissoorrggiimmeennttoo

Sarà presentato il 19 novem-bre, alle 17, presso la sala con-gressi dell’Hotel de la Ville diAvellino, il documentario “A-vellino nel Risorgimento”, pro-dotto dal Teatro dell’Osso, perla regia di Antonio Di Marti-no. A confrontarsi saranno A-gostino Caracciolo, conte diCastelrosso dei Principi Carac-ciolo, il prof. Giovanni Sasso,presidente della Società Filo-sofica Italiana, il prof. Grego-rio Rubino dell’Università Fe-derico II di Napoli, AntonioGuerriero, Procuratore dellaRepubblica di S. Angelo deiLombardi, Rosa Grano, diri-gente Ufficio Scolastico Provin-ciale, Giuseppe Galasso, sin-daco di Avellino, Pino Lucche-se, vicepresidente dell’Accade-mia dei Dogliosi, Nel corso del-l’incontro saranno consegnatele borse di studio Pina Cerullosul Risorgimento, istituite dal-l’Accademia dei Dogliosi e dal-laa Società Filosofica Italiana.Il documentario, realizzatocon la collaborazione dell’Ac-cademia dei dogliosi, ricostrui-sce il ruolo decisivo dell’Irpinianei moti per il Risorgimento.Avellino divennela capitale euro-pea delle insurre-zioni democrati-che grazie al ten-tativo di MicheleMorelli e Giusep-pe Silvati, ufficia-li della cavalleriaborbonica distanza a Nolache, proprio daAvellino, obbli-garono il re Fer-dinando I ad a-

dottare la costituzione. A rivi-vere nel documentario sono al-cune delle figure che hanno se-

gnato la storia del Risorgimen-to irpino: il primo Intendentenapoleonico, Giacomo Mazas;

il comandante mili-tare Leopold SigisbertHugo, il padre del ce-leberrimo Victor, cheper qualche mese di-morò ad Avellino; ilbrigante Laurenziel-lo, che terrorizzava lacittà e la provincia;l’ing. Luigi Oberty,progettista di unalunga serie di operepubbliche di notevoleimportanza. Fino al-le figure di patrioti co-me Michele Pironti,rinchiuso nelle carce-ri di Montefusco in-sieme a Carlo Poerio eLuigi Settembrini.Nel film-documentario“Avellino nel Risorgi-mento” uno dei capito-li più interessanti edaffascinanti che han-no maggiormente in-ciso sul futuro dellacittà e dei suoi abitan-ti, è quello dedicato aGiacomo Mazas.Mazas, francese diorigine spagnola, peruna serie di circostan-ze imperscrutabili,dopo essere stato Pre-side di Principato Ul-

tra con i Borbone, con l’avven-to dei francesi nel regno di Na-poli, pervenne ad Avellino in

qualità di In-tendente.

Avvento del decennio francese

IIl destinodi Ma-zas è in-dissolu-bilmentelegato

allo sviluppodella città di

Avellino. Un destino che hainizio nel mese di febbraio del1806, quando l’esercito france-se sbaragliò le truppe borboni-che ed insediò sul trono di Na-poli Giuseppe Bonaparte.Il nuovo re volle per prima co-sa accertarsi personalmentedello stato in cui versavano leprovince del regno e già qual-che mese dopo il suo insedia-mento visitò Avellino.In città, il 4 giugno 1806, rice-vette i rappresentanti locali nelpalazzo Greco di via Duomo,dove ancora oggi fa bella mo-stra di sé una lapide celebrati-va di quell’avvenimento. Durante la visita i potentati lo-cali avellinesi perorarono lacausa di Avellino come capo-luogo della provincia di Princi-pato Ultra in sostituzione diMontefusco, sostenendo chequest’ultima era poco agevoleda raggiungere e poco suscet-tibile di espansione.La visita del re si dimostròmolto efficace per Avellinopoichè Bonaparte l’8 agostodel 1806, nell’emanare una ra-dicale riforma istituzionale acominciare dall’abolizione del-la feudalità, che si concretizzònella soppressione degli ordiniecclesiastici ed enti religiosi enella pubblicazione di un im-

ponente codice civile, che di-sciplinava i rapporti patrimo-niali e la corretta convivenzatra tutti i cittadini, rinnovò an-che la precedente divisioneamministrativa del regno.

Avellino capoluogoAumentò il numero delle pro-vince, da 12 le portò a 13 e de-cretò Avellino capoluogo dellaprovincia di Principato Ultra,in sostituzione di Montefusco.Per l’amministrazione dellenuove province Bonaparte sta-bilì che per ognuna di esse do-vesse essere eletto un consiglioprovinciale scelto tra i cittadi-ni possidenti e benestanti, ri-servando tuttavia il vero pote-re esecutivo e di governo adun Intendente di nomina regia.

Primo Intendente Giacomo Mazas

Primo Intendente della Provin-cia di Avellino fu nominatoGiacomo Mazas consideratoun funzionario molto risolutoe con profondo senso delloStato che, peraltro, conoscevabene il territorio per avere giàsvolto l’incarico di Preside aMontefusco sotto il regimeborbonico.Avellino all’epoca aveva unapopolazione di poco più di10.000 abitanti e l’assetto ur-

banistico risentiva ancora diuna struttura edilizia medieva-le con la più parte delle picco-le abitazioni raccolte intorno alDuomo.Ciò pose dei grossi problemilogistici al nuovo Intendente.Avellino, in quanto capoluogodi provincia, aveva necessitàdi numerosi uffici pubblici.Dall’intendenza fino al Tribu-nale, le carceri, le caserme deimilitari di truppa, la gendar-

meria e quant’altro potevaservire per il buon funziona-mento di una città capoluogoe per una guarnigione di dife-sa.

Interventi per lo sviluppodella città

Per la carenza di edifici pubbli-ci Mazas si sistemò provviso-riamente nella sede vescovileda dove avviò una innumere-vole mole di cambiamenti perdare alla città l’imponenza e ladignità che spettavano ad uncapoluogo.Impose al comune di requisirel’ex convento dei Domenicaniche fece ristrutturare ed ade-guare per destinarlo a palazzodel Governo.Il nuovo regime napoleonicoaveva abolito l’Udienza Gene-rale in materia di giustizia, edaveva introdotto i Tribunali ci-vile e Penale che Mazas col-locò con grande enfasi nel pre-stigioso palazzo costruito unsecolo prima dai principi Ca-racciolo, così da dare anche ilnome al piazzale antistante, si-no ad allora chiamato LargoAnnunziata.Per provvedere alle necessitàderivanti dalla tutela dell’ordi-ne e la sicurezza pubblica di-spose l’acquisto di una grandestruttura, lungo l’allora via dei

Pioppi, per destinarla a padi-glione militare della reale gen-darmeria, oggi il palazzo è se-de di Uffici della Provinca alc/so V.Emanuele.

Mazas, geniale amministratore

Mazas era un funzionarioprovvisto di eccezionale acu-me politico nel senso di sape-re orientare le scelte per mi-gliorare le condizioni di vita

12CORRI R

Lunedì 14 novembre 2011 STORIA DEL TERRITORIO

RED. CULT.

Briganti

Il nuovo regime napoleonico aveva abolito l’Udienza Ge-nerale in materia di giustizia, ed aveva introdotto i Tribu-nali civile e Penale che Mazas collocò nel prestigioso palaz-zo costruito un secolo prima dai principi Caracciolo. La pre-senza dei Tribunali diede il nome al piazzale antistante,sino ad allora chiamato Largo Annunziata

Giuseppe Bonaparte

Avviso emanato da Mazas

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dei cittadini e per questo, perrendere più igienica e salubrela centrale via Costantinopoli,ordinò la chiusura del vecchioe nauseabondo macello comu-nale facendolo trasferire in unalocalità allora esterna alla città,e cioè nella partebassa dell’attualerampa Macello.Ordinò di provve-dere alla pianta-gione di pioppilungo le vie dicomunicazioneesterne alla città.All’interno, inve-ce, curò l’aspettoestetico di tutte lestrade facendoeliminare le scaleesterne delle caseche intralciavanola circolazione e,per la prima voltafece installare latarghe murariecon l’indicazione del nomedella via. Per dare maggiore slancio ur-banistico alla città fece abbat-tere la porta monumentale se-

centesca, fatta costruire da Ma-rino II Caracciolo, che all’incir-ca all’altezza dell’attuale incro-cio di via Matteotti con il cor-so, ostruiva lo sviluppo versoNapoli. Inoltre per migliorare icollegamenti con il popolosoquartiere di via Campane fecerimuovere alcune case peraprire una nuova strada cheoggi porta il suo nome.Mazas si preoccupò anche disconfiggere il brigantaggio che

infestava l’interland avellinesesoprattutto tra i boschi del Par-tenio e del Terminio.All’epoca il più noto briganteera Laurenziello, di Santo Ste-fano del Sole, il quale vennecatturato e giustiziato in Largo

dei Tribunali (odierna piazzadella Libertà) il giorno 10 mag-gio 1810.

Pianificazione urbanistica

Mazas intervenne con risolu-tezza anche nella razionalizza-zione urbanistica. Mutò l’as-setto della città con un’espan-sione in senso longitudinale,favorendone la modernizzazio-ne e facendola uscire dall’iso-lamento mediante il migliora-mento e l’ampliamento dellarete stradale. Sotto il suo governo furono av-viati i lavori per la strada deiDue Principati e per il ponte

della Ferriera per mettere incomunicazione Avellino conSalerno e fu concessa l’auto-rizzazione a iniziare i lavoridel primo tronco della stradaper Melfi. Tutte le strade citta-dine furono lastricate, come si

conveniva a un ca-poluogo di provin-cia.

Il Teatro comunale

Sul piano più stretta-mente economicoGiacomo Mazasfondò la Reale So-cietà di Agricoltura,ma l’Intendente nonsi limitò solo ad of-frire un moderno as-setto urbanistico al-la città, egli volle do-tarla anche di un’o-pera di maggioreprestigio, simbolodella cultura, facen-

do costruire un teatro comuna-le.Per la costruzione del teatro fuscelta piazza dei Tribunali sul-l’area di un ex monastero che

era stato chiusoa seguito delleleggi napoleoni-che.Il teatro avevauna imponentee maestosa fac-ciata Dall’ingressoche si apriva sulargo dei Tribu-nali, percorsoun ampio foyermolto elegante,si accedeva allasala, costituitada una plateadi 132 posti asedere nellaclassica forma aferro di cavallo,decorata concornici ed orna-menti Mazas morì il24 gennaio1814 e non videl’inaugurazioneche avvenne lasera del 31maggio del1817 quando fuscoperta una la-pide che rivolgealla città diAvellino l’au-spicio di riful-gere sempre più

del suo splendore e che anco-ra oggi è visibile nell’andronedi palazzo Sarchiola, in Piazzadella Libertà. Il Teatro rimaseattivo sino al 1925, attraver-sando anche periodi di ecce-zionale splendore, allorquandoil Comune, incapace di provve-dere ai necessari ed urgenti re-stauri, se ne disfece vendendo-lo a privati, dove fu poi co-struito l’attuale palazzo Sar-chiola.

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Lunedì 14 novembre 2011 STORIA DEL TERRITORIO

Largo Tribunali con il Teatro Lapide in ricordo del Teatro esposta a Palazzo Sarchiola

Incisione d’epoca del Teatro Comunale

E’ un progetto nato da un lavo-ro di squadra quello da cui na-sce “Avellino nel Risorgimen-to”. A comporre le musiche ori-ginali Sergio DeCastris. La consu-lenza storica è diFiorentino Vec-chiarelli. La vocenarrante è di An-gelo Colantuono.Direttore di pro-duzione Mirko DiMartino. E’ lostesso regista An-tonio Di Martino araccontare i con-tenuti del video.«Il documentarioripercorre, con pa-gine palpitanti, lastoria della città diAvellino durante ilperiodo del Risor-gimento, dal pri-mo arrivo dei Francesi a Napo-li nel 1799, fino alla proclama-zione del Regno d’Italia nel1861. Attraverso quelle pagine abbia-

mo ricostruito anni densi di av-venimenti per il piccolo capo-luogo di Provincia che culmina-rono, nel 1820 sebbene per soli

pochi giorni, con l’elevazionedi Avellino a capitale europeadelle insurrezioni democratiche,grazie al tentativo di MicheleMorelli e Giuseppe Silvati, uffi-

ciali della cavalleria borbonicadi stanza a Nola.Il loro contributo fu essenzialeper convincere il re FerdinandoI ad adottare la costituzione. Il documentario racconta moltedelle figure storiche più interes-santi della città: - il comandante militare Leo-pold Sigisbert Hugo, il padre delceleberrimo Victor, che per qual-che mese dimorò ad Avellino; - il brigante Laurenziello, cheterrorizzava la città e la provin-cia; - l’ing. Luigi Oberty, progettistadi una lunga serie di opere pub-bliche di notevole importanza; - fino alle figure di patrioti comeMichele Pironti, rinchiuso nellecarceri di Montefusco insiemea Carlo Poerio e Luigi Settem-brini, ma soprattutto il film faemergere con prepotenza la fi-gura del primo Intendente na-poleonico, Giacomo Mazas. Mazas è un personaggio ecce-zionale, a cui l’odierna Avellinodeve molto del suo aspetto e delsuo sviluppo».

«Uomini che hanno fatto la storia»IL DOCUMENTARIO RICOSTRUISCE FIGURE CENTRALI NELLA MEMORIA DELLA CITTA’IL REGISTA

A causa della carenza di edificipubblici Mazas si sistemò provvi-soriamente nella sede vescovileda dove avviò una innumerevolemole di cambiamenti per dare al-la città l’imponenza e la dignitàche spettavano ad un capoluogo

Per provvedere alle necessità derivanti dalla tutela dell’or-dine e la sicurezza pubblica dispose l’acquisto di una gran-de struttura, lungo l’allora via dei Pioppi, per destinarla apadiglione militare della reale gendarmeria, oggi il palaz-zo è sede di Uffici della Provinca al Corso V.Emanuele

Raccolta di atti del Consiglio Provinciale

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Domani alle 19 al «de la Ville» la presentazione del libro-dvd di Antonio Di Martino promosso dall’Accademia dei Dogliosi

«Avellino nel Risorgimento»

Per l’occasione saranno consegnate anche le Borse di Studio«Pina Carullo» sul Risorgimento, istituite dall’Accademia presie-duta da Fiorentino Vecchiarelli e dalla Società Filosofica Italiana

Il film documentario èstato realizzatodall’avvocatoAntonio DiMartino, perl’occasione pre-stato alla regia,e promossodall’Accademiadei Dogliosi diAvellino, e rien-tra tra gli eventiche hannocaratterizzato il2011 comeanno del 150°anniversariodell’UnitàNazionale. Essosi propone difar scoprire evalorizzareaspetti dellastoria avelline-se, spesso tra-scurati o nonadeguatamentevalorizzati.

di FABRIZIA BARBARISI

Il cofanetto del Dvd èaccompagnatoda un pastellodel maestroPinoLucchese, vicepresidentedell’Accademia dei Dogliosi,che nei pannidella popolanaavellinese, col costumetradizionaledell’epoca, ha volutorappresentareidealmentel’Italia che si risolleva doposecoli di dominazionie sventolail tricolore nell’aurora del nostroRisorgimento.

n film-documentario per raccontarel’Avellino del Risorgimento. Un dono per lacittà che accoglie quest’opera promossadall’Accademia dei Dogliosi di Avellino,presieduta dal professore FiorentinoVecchiarelli, e realizzata dall’AvvocatoAntonio Di Martino nelle insolite vesti di

regista. L’opera racchiude anche l’arte del maestro irpinoPino Lucchese che ha realizzato un pastello raffiguranteuna popolana avellinese del tempo. Un insieme di arte epassione per un prodotto di qualità che sarà presentatodomani pomeriggi alle 19 presso la Sala Congressidell’Hotel de la Ville di Avellino. Si tratta del film-documen-tario “Avellino nel Risorgimento”. All’incontro di domanipresenzieranno Don Agostino II Caracciolo V° Conte diCastelrosso dei Principi di Avellino (Magnifico Rettore

storia avellinese, spesso trascurati o non adeguatamentevalorizzati. Il video propone un suggestivo ed emozionanteviaggio nei primi decenni dell’800, densi di palpitanti riven-dicazioni di libertà, che videro Avellino, prima città in Italia,rivoltarsi contro il potere assoluto centrale e dotarsi di unaCostituzione democratica e liberale.«Il primo moto del nostro Risorgimento si è sviluppato pro-prio nella città di Avellino, prima città d'Italia a sollevarsi con-tro la tirannia ed a proclamare la prima costituzione liberalesul nostro suolo. Non a caso, il nome della nostra piazza cen-trale "della Libertà" vuole proprio evocare quell'epopea cosìfulgida da cui germogliò il nostro Risorgimento meridionale. -ha spiegato il Presidente dell’Accademia dei DogliosiFiorentino Vecchiarelli - La notte tra il 1 e il 2 luglio 1820, lanotte di San Teobaldo, patrono dei carbonari, Morelli e Silvatidiedero il via alla cospirazione disertando con circa 130uomini e 20 ufficiali. Ben presto li raggiunse 1'abateMinichini che entrò in contrasto con Morelli: il primo volevaprocedere con un largo giro per le campagne allo scopo diaggiungere alle proprie fila quei contadini e quei popolaniche credeva attendessero di unirsi alla cospirazione; il secon-do voleva puntare direttamente su Avellino dove lo attendevail generale Guglielmo Pepe. Minichini lasciò lo squadroneallo scopo di seguire il proprio intento, ma dovette far ritornopoco dopo senza risultati. Il giovane ufficiale Michele Morelli,sostenuto dalle proprie truppe, procedeva verso Avellinosenza incontrare per le strade l'entusiasmo delle folle che siaspettava. - prosegue Vecchiarelli - Il 2 luglio, a Monteforte,furono accolti trionfalmente. Il giorno seguente, Morelli, Silvatie Minichini fecero il loro ingresso ad Avellino. Accolti dalleautorità cittadine, rassicurate del fatto che la loro azione nonaveva intenzione di rovesciare la monarchia borbonica, pro-clamarono la costituzione sul modello spagnolo di Cadice.Dopo di che, passarono i poteri nelle mani del colonnelloLorenzo De Concilij, capo di stato maggiore del generalePepe. Questo gesto di sottomissione alla gerarchia militare,provocò il disappunto di Minichini che tornò a Nola per inci-tare una rivolta popolare. Il 5 luglio, Morelli entrava aSalerno, mentre la rivolta si espandeva a Napoli dove il gene-rale Guglielmo Pepe aveva raccolto molte unità militari. Ilgiorno seguente, il re Ferdinando I si vide costretto a concede-re la costituzione. Dopo pochi mesi, le potenze della SantaAlleanza, riunite in congresso a Lubiana, temendo ripercus-sioni anche nei loro regni, decisero l'intervento armato controi rivoluzionari che nel regno delle Due Sicilie avevano procla-mato la costituzione. Si cercò di resistere, ma il 7 marzo 1821

i costituzionalisti di Napoli comandati da Guglielmo Pepe,sebbene forti di 40.000 uomini, furono sconfitti ad Antrodocodalle truppe austriache. Il 24 marzo gli austriaci entrarono aNapoli senza incontrare resistenza e chiusero il neonato par-lamento. Dopo un paio di mesi, re Ferdinando revocò la costi-tuzione e affidò al ministro di polizia, il principe di Canosa, ilcompito di catturare tutti coloro che erano sospettati di cospi-

dell’Accademia dei Dogliosi), il prof. Fiorentino Vecchiarelli(Presidente dell’Accademia dei Dogliosi di Avellino), il prof.Giovanni Sasso (presidente della Società FiolosoficaItaliana - Sezione di Avellino), il prof. Gregorio Rubino(Università degli Studi Federico II di Napoli), il dott.Antonio Guerriero (Procuratore della Repubblica di

Sant’Angelo deiLombardi), ladr.ssa RosaG r a n o(Dirigente UfficioS c o l a s t i c oProvinciale diAvellino) e il

Sindaco di Avellino Dott. Giuseppe Galasso. L’incontro saràmoderato dal vice presidente dell’Accademia, Dott. PinoLucchese. L’iniziativa rientra tra gli eventi che hanno caratterizzato il2011 come anno del 150° anniversario dell'unità nazionale.Esso si propone di far riscoprire e valorizzare aspetti della

razione. Terminava, così tristemente, 1'epopea iniziata con lecinque giornate di Avellino, ma il seme della rivoluzione unita-ria era oramai germogliato anche nelle genti meridionali».Entusiasta dell’iniziativa anche il maestro Pino Lucchese. Il cofanetto è accompagnato infatti da un suo pastello, cherappresenta, nei panni della popolana avellinese, col costumetradizionale dell'epoca, idealmente 1'Italia che si risollevadopo secoli di dominazioni e sventola il tricolore nell'auroradel nostroRisorgimento. «Rispetto alprimo documen-tario realizzatolo scorso annodal titolo: “Lacittà dei Caracciolo”, l’impegno artistico è stato diverso ma nonper questo meno impegnativo. I motivi sono da ricercarsi nelfatto che per l’Avellino dei Caracciolo, il tutto era basato sullaricerca delle varie opere artistiche di cui i Caracciolo hannoriempito ed arricchito la città di Avellino. C’era solo l’imbarazzodella scelta. In quella occasione, non fu facile ottenere i vari per-messi da enti e privati, anche se questi ultimi sicuramente moltopiù sensibili dei primi. Nel realizzare il documentario sulRisorgimento in Irpinia, la ricerca si è basata principalmente suopere, quadri, cimeli od altro, che fossero attinenti al quel perio-do e che testimoniassero quanto accaduto. Da sottolineare inol-tre, la grandissima disponibilità di tutti quanti hanno consentitole riprese di alcuni cimeli di proprietà privata, molto importantiper farci capire il periodo storico vissuto dalla città di Avellinonell’epoca risorgimentale. Indubbiamente il lavoro più importan-te è stato quello di far coincidere determinati ritratti, determinatescene o immagini di cimeli in una sceneggiatura che desse un’i-dea dell’atmosfera di rinnovamento e di cambiamento che siviveva in Irpinia ed Avellino in particolare in quegli anni».

U

19Tempo liberoVenerdì 18 novembre 2011

Ottopagine

All’iniziativa di presenazioneprenderà parte anche il

primo cittadino di Avellinodott. Giuseppe Galasso

L’iniziativa rientra tra glieventi promossi in occasio-

ne del 150° anniversariodell’Unità d’Italia

L’Avvocato Antonio Di Martino autore delfilm documentario