Avellino nel Risorgimento (Doc) - articolo

2
E’ una vera e propria scommessa quella che lancia l’Accademia dei Dogliosi con un video dedicato ad “Avellino nel Risorgimento”. Un vi- deo, scritto e diretto da F. Antonio Di Martino, in cui alle immagini gi- rate sui luoghi degli eventi, si af- fiancano dipinti, riprese di docu- menti originali e foto d’epoca, riu- scendo nel compito non semplice di andare al di là di un intento pu- ramente didascalico. La storia che scorre davanti ai nostri occhi attra- versa 60 anni, passando in rasse- gna moti rivoluzionari e rivendica- zioni di ideali di libertà per rico- struire il percorso della terra irpina verso l’Unità, il ruolo decisivo che giocò questo piccolo lembo del Sud nella storia nazionale, trasforman- dosi nella culla dei primi fermenti. Si va dalle drammatiche scene di violenza perpetrate dall’esercito francese a Napoli nel 1799 ai moti post-unitari del luglio 1861 che coinvolsero Montemiletto e Monte- falcione, repressi nel sangue. Il racconto, sempre avvincente, si sviluppa secondo una ideale crono- logia degli avvenimenti che mag- giormente hanno segnato la storia di Avellino. E così ad emergere so- no non solo storie di eroismo e co- raggio ma l’intero volto di una città e della provincia che cambiano profondamente in quegli anni, a partire dal passaggio da città indu- striale a città dei servizi dopo il tra- sferimento della capitale del Princi- pato Ultra da Montefusco ad Avel- lino e l’eversione delle feudalità con la nascita di nuovi edifici, il miglio- ramento di vie di comunicazione, il sorgere di scuole ed ospedali. Senza dimenticare uno dei luoghi simbolo della sofferenza dei patrio- ti, il duro carcere di Montefusco do- ve furono fatti prigionieri uomini come Pironti, Poerio e Castrome- diano che sembra conservare anco- ra oggi, con le sue gallerie, quella valenza di spazio del terrore che lo rese tristemente celebre. Uno spa- zio a cui si contrappone un luogo di reclusione certamente più atten- to alle esigenze dei prigionieri co- me quello del Carcere Borbonico. Uno dei meriti del video è proprio nella capacità di restituire lo spirito di un’epoca che avrebbe segnato per sempre il destino della città, una stagione pervasa da speranze ma attraversata anche dal profon- do malcontento dei piccoli contadi- ni che vedevano cambiare i loro go- vernanti ma non le condizioni di miseria in cui vivevano. Sono vol- ti, luoghi ad accendersi in queste immagini, richiamando alla memo- ria il coraggio dei nostri eroi del Ri- sorgimento, la forza dei giovanissi- mi Morelli e Silvati, poco meno che trentenni quando guidarono la ri- volta, la fede negli ideali che li ani- mavano, la forza di Michele Piron- ti nella sua prigionia, il legame di Victor Hugo con Avellino. La scel- ta, indovinata, è quella di lasciare che a parlare non siano solo imma- gini di documenti o scene prese in prestito da film, che pure si carica- no di grande forza narrativa. Ad emergere con forza è la centralità dell’arte, capace come pochi lin- guaggi di raccontare la società, at- traverso tele e ritratti che ricostrui- scono Avellino e il Risorgimento, frutto della consulenza di Pino Luc- chese. Una storia, quella di Avelli- no nel Risorgimento, che chiede con forza di essere conosciuta in- nanzitutto dalle giovani generazio- ni, perchè comincino a interrogar- si sui bassorilievi, targhe o cippi disseminati in Irpinia, che ricorda- no il coraggio degli irpini nella sta- gione del Risorgimento. Un proget- to, quello del video, nato da un la- voro di squadra. Le musiche origi- nali, composte da Sergio De Castris specificamente per la colonna so- nora del documentario, sono state eseguite dallo stesso autore, Sergio De Castris al violoncello, da Rita De Castris al violino e Maria Teresa Della Valle al pianoforte. La consu- lenza storica è di Fiorentino Vec- chiarelli. La voce narrante è di An- gelo Colantuono. Direttore di pro- duzione Mirko Di Martino. E’ lo stesso regista Antonio Di Martino a raccontare i contenuti del video. N N el gennaio del 1799 l’esercito francese del gene- rale Championnet occupava Napoli e consentiva la na- scita della Repubblica Napoletana. Contro la Repubblica si oppose buona parte del popolo, i cosiddet- ti, Lazzari, ed i Sanfedisti del Car- dinale Ruffo. Lo scontro con i fran- cesi si ebbe anche in molti comuni Irpini, come a Lauro e soprattutto ad Avellino, dove la notte dell'a- scensione del 2 maggio 1799 i sol- dati si abbandonarono a crudeli violenze, saccheggi a chiese e mo- nasteri e non mancò la distruzione di molte abitazioni. La Repubblica Napoletana durò po- chi mesi e con la cacciata dei fran- cesi sul trono di Napoli ritornò Fer- dinando IV di Borbone. Allora il Regno di Napoli era suddi- viso in 12 province e quella di Prin- cipato Ultra aveva ancora Montefu- sco come capoluogo. Per l’arretratezza economica e la miseria in cui vivevano le popola- zioni, nei primi anni dell'800, nel- le campagne di Avellino si sviluppò un forte fenomeno di brigantaggio. Ma nel mese di febbraio del 1806 di nuovo l’esercito francese occu- pava il regno di Napoli ed insedia- va sul trono Giuseppe Bonaparte, il quale poco tempo dopo, nel mese di giugno, visitò Avellino. Sotto il suo regno Giuseppe Bona- parte emise una serie di leggi inno- vative e radicali, tra cui l’abolizio- ne della feudalità e la soppressione degli ordini religiosi. Riformò anche le circoscrizioni am- ministrative e Avellino divenne ca- poluogo della provincia di Principa- to Ultra, in sostituzione di Monte- fusco. A capo della Provincia fu previsto un Intendente, con compiti di am- ministrazione e di governo locale. Ad Avellino il primo Intendente fu Giacomo Mazas. Mazas apportò numerose innova- zioni: sul piano amministrativo, su quello urbanistico, sulla sicurezza e finanche sul piano socio-cultura- le. In città aprì nuove strade, mi- gliorò quelle esistenti e fece anche costruire un teatro comunale. Nello stesso periodo venne nomi- nato comandante militare della nuova provincia di Avellino, Leo- pold Sigisbert Hugo, che insieme alla sua famiglia, tra cui Victor, di- morò nell'attuale palazzo della Cul- tura di via Sette Dolori. Il colonnello Hugo intensificò la lot- ta al banditismo e catturò quasi tut- ti i capi briganti, tra cui anche Lo- renzo De Feo, detto Laurenziello, di Santo Stefano del Sole il quale ven- ne impiccato il 6 maggio 1812 di- nanzi alla chiesa dell'Annunziata nel Largo dei Tribunali, odierna piazza della Libertà. Agli inizi del 1800 ad Avellino, ve- nute meno le industrie della lana e siderurgiche, fiorirono alcune atti- vità artigianali, come la produzio- ne artistica di armi da fuoco ed il commercio della neve. Nel 1808 Giuseppe Bonaparte fu incoronato re di Spagna ed a Napo- li fu nominato re, Gioacchino Mu- rat, il quale tentò di riformare lo Stato e di migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Ma dopo la definitiva sconfitta dei francesi a Waterloo, ed il relativo congresso di Vienna, gli assetti de- gli Stati europei ritornarono alla re- staurazione. Il regno di Napoli venne riunito con quello di Sicilia e riassegnato a Fer- dinando IV, che lo riprese col il ti- tolo di Ferdinando I, re delle due Si- cilie. Tra le riforme più significative del periodo francese il nuovo regime Borbonico confermò il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade, alla cui direzione fu nominato l'ing. Luigi Oberty. Oberty progettò una lunga serie di opere pubbliche tra le qua- li spiccano il ponte di via Due Prin- cipati, sul torrente Fenestrelle, ed il Cimitero. La restaurazione che seguì al c.d. "decennio francese" portò con sé anche la nascita di numerose so- cietà segrete, sia ad Avellino che in provincia, come la Massoneria e la Carboneria, i cui aderenti inneggia- vano alla libertà ed alla Costituzio- ne. I fermenti rivoluzionari ebbero il loro culmine nella notte tra il 1° e il 2 luglio del 1820, allorquando 130 soldati e 20 ufficiali, di stanza nella caserma della cavalleria di Nola, si ammutinarono ed insorse- ro contro il dispotismo borbonico, al comando di Michele Morelli e Giuseppe Silvati, a cui si aggregò anche l'abate nolano, Luigi Mini- chini. Gli insorti si diressero ad Avellino, dove furono accolti dal comandan- te militare Lorenzo De Concilii, in- sieme al quale adottarono la Costi- tuzione spagnola di Cadice che fu successivamente promulgata a Na- poli anche dal re Ferdinando I che, tuttavia, la revocò dopo pochi me- si, con arresti e condanne a morte dei rivoltosi. Morelli e Silvati vennero catturati ed impiccati a Napoli nei pressi di Porta Capuana, il 12 settembre del 1822. L’importanza che andava as- sumendo la città di Avellino, so- prattutto con la funzione di capo- luogo di provincia, fece moltiplica- re la costruzione di edifici pubblici di grande rilievo sociale. Il film documentario realizzato dall’Accademia dei Dogliosi e prodotto dal Teatro dell’Osso ricostruisce una pagina indimenticabile della storia irpina. Nelle immagini il lungo processo che condusse alla conquista dell’Unità Quando ad Avellino spuntava l’alba del Risorgimento I I l l p p r r o o g g e e t t t t o o p p e e r r i i 1 1 5 5 0 0 a a n n n n i i d d e e l l l l U U n n i i t t à à Il bassorilievo davanti alla Prefettura che ricorda i moti del 1820 che partirono dall’Irpinia Piazza Libertà nella tela di Cesare Uva E’ Mirko Di Martino, direttore arti- stico del Teatro dell’Osso che ha pro- dotto il Documentario e Direttore di Produzione del documentario a il- lustrare il valore del documentario realizzato: «Il Teatro dell'Osso, dopo il lusin- ghiero successo dello scorso an- no ottenuto con la realizzazione del documenta- rio “La Città del Caracciolo”, è molto lieto di a- ver prodotto que- sto secondo do- cumentario sul- la storia di Avel- lino. Anche que- sta volta si tratta di un lavoro di qualità, di gran- de valore storico e culturale, che rientra perfettamente nelle linee ar- tistiche che fin dalla sua nascita il Teatro dell'Osso ha scelto di seguire. Tra gli obiettivi dell'associazione, in- fatti, ai primi posti c'è la valorizza- zione culturale dell'Irpinia, tra lette- ratura, cinema e teatro. Con la compa- gnia del Teatro dell’Osso siamo appena tornati da Gemona del Friuli dove ab- biamo presenta- to “Il Fulmine nella terra”, uno spettacolo che racconta il sisma dell'80. Lo stesso spettacolo è an- dato in scena an- che a Salerno, a Napoli, a Vicen- za. Abbiamo insom- ma scelto di presentare al pubblico nazionale uno spettacolo che rac- contasse l'Irpinia, la nostra storia, e la decisione ci ha premiati: abbiamo riscosso ovunque un grande succes- so. Inoltre, il Risorgimento è un tema che ci sta a cuore: tra gli spettacoli che abbiamo realizzato in passato c'è “Viva Garibbardi!”, una rievocazio- ne della spedizione dei Mille. Il cinema e il teatro, per noi del “Tea- tro dell’Osso”, sono strumenti fonda- mentali per raccontare ciò che siamo e ciò che siamo stati. Crediamo che sia necessario recupe- rare le nostre radici per proporle ad un pubblico sempre più vasto attra- verso lavori di alta qualità artistica. La nostra identità storica e cultura- le deve diventare un punto di forza che ci differenzi dalle altre realtà ar- tistiche nazionali, e questo docu- mentario, come quello dello scorso anno, lo dimostrano». L’impegno del Teatro dell’Osso in difesa dell’identità del territorio ANTONIO DI MARTINO L’impiccagione di Morelli e Silvati 22 CORRI R Domenica 16 ottobre 2011 PAGINE DI STORIA

description

Un articolo di giornale apparso sul Corriere dell'Irpinia domenica 16 ottobre 2011

Transcript of Avellino nel Risorgimento (Doc) - articolo

Page 1: Avellino nel Risorgimento (Doc) -  articolo

E’ una vera e propria scommessaquella che lancia l’Accademia deiDogliosi con un video dedicato ad“Avellino nel Risorgimento”. Un vi-deo, scritto e diretto da F. AntonioDi Martino, in cui alle immagini gi-rate sui luoghi degli eventi, si af-fiancano dipinti, riprese di docu-menti originali e foto d’epoca, riu-scendo nel compito non semplicedi andare al di là di un intento pu-ramente didascalico. La storia chescorre davanti ai nostri occhi attra-versa 60 anni, passando in rasse-gna moti rivoluzionari e rivendica-zioni di ideali di libertà per rico-struire il percorso della terra irpinaverso l’Unità, il ruolo decisivo chegiocò questo piccolo lembo del Sudnella storia nazionale, trasforman-dosi nella culla dei primi fermenti.Si va dalle drammatiche scene diviolenza perpetrate dall’esercitofrancese a Napoli nel 1799 ai motipost-unitari del luglio 1861 checoinvolsero Montemiletto e Monte-falcione, repressi nel sangue. Il racconto, sempre avvincente, sisviluppa secondo una ideale crono-logia degli avvenimenti che mag-giormente hanno segnato la storiadi Avellino. E così ad emergere so-no non solo storie di eroismo e co-raggio ma l’intero volto di una cittàe della provincia che cambianoprofondamente in quegli anni, apartire dal passaggio da città indu-striale a città dei servizi dopo il tra-sferimento della capitale del Princi-

pato Ultra da Montefusco ad Avel-lino e l’eversione delle feudalità conla nascita di nuovi edifici, il miglio-ramento di vie di comunicazione,il sorgere di scuole ed ospedali.Senza dimenticare uno dei luoghisimbolo della sofferenza dei patrio-ti, il duro carcere di Montefusco do-ve furono fatti prigionieri uominicome Pironti, Poerio e Castrome-diano che sembra conservare anco-ra oggi, con le sue gallerie, quellavalenza di spazio del terrore che lorese tristemente celebre. Uno spa-zio a cui si contrappone un luogodi reclusione certamente più atten-to alle esigenze dei prigionieri co-

me quello del Carcere Borbonico.Uno dei meriti del video è proprionella capacità di restituire lo spiritodi un’epoca che avrebbe segnatoper sempre il destino della città,una stagione pervasa da speranzema attraversata anche dal profon-

do malcontento dei piccoli contadi-ni che vedevano cambiare i loro go-vernanti ma non le condizioni dimiseria in cui vivevano. Sono vol-ti, luoghi ad accendersi in questeimmagini, richiamando alla memo-ria il coraggio dei nostri eroi del Ri-sorgimento, la forza dei giovanissi-mi Morelli e Silvati, poco meno chetrentenni quando guidarono la ri-volta, la fede negli ideali che li ani-mavano, la forza di Michele Piron-ti nella sua prigionia, il legame diVictor Hugo con Avellino. La scel-ta, indovinata, è quella di lasciareche a parlare non siano solo imma-

gini di documenti o scene prese inprestito da film, che pure si carica-no di grande forza narrativa. Ademergere con forza è la centralitàdell’arte, capace come pochi lin-guaggi di raccontare la società, at-traverso tele e ritratti che ricostrui-

scono Avellino e il Risorgimento,frutto della consulenza di Pino Luc-chese. Una storia, quella di Avelli-no nel Risorgimento, che chiedecon forza di essere conosciuta in-nanzitutto dalle giovani generazio-ni, perchè comincino a interrogar-si sui bassorilievi, targhe o cippidisseminati in Irpinia, che ricorda-no il coraggio degli irpini nella sta-gione del Risorgimento. Un proget-to, quello del video, nato da un la-voro di squadra. Le musiche origi-nali, composte da Sergio De Castrisspecificamente per la colonna so-nora del documentario, sono state

eseguite dallo stesso autore, SergioDe Castris al violoncello, da Rita DeCastris al violino e Maria TeresaDella Valle al pianoforte. La consu-lenza storica è di Fiorentino Vec-chiarelli. La voce narrante è di An-gelo Colantuono. Direttore di pro-duzione Mirko Di Martino. E’ lostesso regista Antonio Di Martino araccontare i contenuti del video.

NNel gennaio del1799 l’esercitofrancese del gene-rale Championnetoccupava Napoli econsentiva la na-

scita della Repubblica Napoletana.Contro la Repubblica si opposebuona parte del popolo, i cosiddet-ti, Lazzari, ed i Sanfedisti del Car-dinale Ruffo. Lo scontro con i fran-cesi si ebbe anche in molti comuniIrpini, come a Lauro e soprattuttoad Avellino, dove la notte dell'a-scensione del 2 maggio 1799 i sol-dati si abbandonarono a crudeliviolenze, saccheggi a chiese e mo-nasteri e non mancò la distruzionedi molte abitazioni. La Repubblica Napoletana durò po-chi mesi e con la cacciata dei fran-cesi sul trono di Napoli ritornò Fer-dinando IV di Borbone.Allora il Regno di Napoli era suddi-viso in 12 province e quella di Prin-cipato Ultra aveva ancora Montefu-sco come capoluogo.Per l’arretratezza economica e lamiseria in cui vivevano le popola-zioni, nei primi anni dell'800, nel-le campagne di Avellino si sviluppòun forte fenomeno di brigantaggio.Ma nel mese di febbraio del 1806di nuovo l’esercito francese occu-pava il regno di Napoli ed insedia-va sul trono Giuseppe Bonaparte, ilquale poco tempo dopo, nel mesedi giugno, visitò Avellino.Sotto il suo regno Giuseppe Bona-parte emise una serie di leggi inno-vative e radicali, tra cui l’abolizio-

ne della feudalità e la soppressionedegli ordini religiosi.Riformò anche le circoscrizioni am-ministrative e Avellino divenne ca-poluogo della provincia di Principa-to Ultra, in sostituzione di Monte-fusco.A capo della Provincia fu previstoun Intendente, con compiti di am-ministrazione e di governo locale.Ad Avellino il primo Intendente fuGiacomo Mazas.Mazas apportò numerose innova-zioni: sul piano amministrativo, suquello urbanistico, sulla sicurezzae finanche sul piano socio-cultura-le. In città aprì nuove strade, mi-gliorò quelle esistenti e fece anchecostruire un teatro comunale.Nello stesso periodo venne nomi-nato comandante militare dellanuova provincia di Avellino, Leo-pold Sigisbert Hugo, che insiemealla sua famiglia, tra cui Victor, di-morò nell'attuale palazzo della Cul-tura di via Sette Dolori.Il colonnello Hugo intensificò la lot-ta al banditismo e catturò quasi tut-ti i capi briganti, tra cui anche Lo-renzo De Feo, detto Laurenziello, diSanto Stefano del Sole il quale ven-ne impiccato il 6 maggio 1812 di-nanzi alla chiesa dell'Annunziatanel Largo dei Tribunali, odiernapiazza della Libertà.

Agli inizi del 1800 ad Avellino, ve-nute meno le industrie della lana esiderurgiche, fiorirono alcune atti-vità artigianali, come la produzio-ne artistica di armi da fuoco ed ilcommercio della neve.Nel 1808 Giuseppe Bonaparte fuincoronato re di Spagna ed a Napo-li fu nominato re, Gioacchino Mu-rat, il quale tentò di riformare loStato e di migliorare le condizionidi vita dei cittadini.Ma dopo la definitiva sconfitta deifrancesi a Waterloo, ed il relativocongresso di Vienna, gli assetti de-gli Stati europei ritornarono alla re-staurazione.

Il regno di Napoli venne riunito conquello di Sicilia e riassegnato a Fer-dinando IV, che lo riprese col il ti-tolo di Ferdinando I, re delle due Si-cilie.Tra le riforme più significative delperiodo francese il nuovo regimeBorbonico confermò il Corpo degliingegneri di Ponti e Strade, alla cuidirezione fu nominato l'ing. LuigiOberty. Oberty progettò una lungaserie di opere pubbliche tra le qua-li spiccano il ponte di via Due Prin-cipati, sul torrente Fenestrelle, ed ilCimitero.La restaurazione che seguì al c.d."decennio francese" portò con séanche la nascita di numerose so-cietà segrete, sia ad Avellino che inprovincia, come la Massoneria e laCarboneria, i cui aderenti inneggia-vano alla libertà ed alla Costituzio-ne. I fermenti rivoluzionari ebberoil loro culmine nella notte tra il 1°e il 2 luglio del 1820, allorquando130 soldati e 20 ufficiali, di stanzanella caserma della cavalleria diNola, si ammutinarono ed insorse-ro contro il dispotismo borbonico,al comando di Michele Morelli eGiuseppe Silvati, a cui si aggregòanche l'abate nolano, Luigi Mini-chini. Gli insorti si diressero ad Avellino,dove furono accolti dal comandan-

te militare Lorenzo De Concilii, in-sieme al quale adottarono la Costi-tuzione spagnola di Cadice che fusuccessivamente promulgata a Na-poli anche dal re Ferdinando I che,tuttavia, la revocò dopo pochi me-si, con arresti e condanne a mortedei rivoltosi.Morelli e Silvati vennero catturatied impiccati a Napoli nei pressi diPorta Capuana, il 12 settembre del1822. L’importanza che andava as-sumendo la città di Avellino, so-prattutto con la funzione di capo-luogo di provincia, fece moltiplica-re la costruzione di edifici pubblicidi grande rilievo sociale.

Il film documentario realizzato dall’Accademia dei Dogliosi e prodotto dalTeatro dell’Osso ricostruisce una pagina indimenticabile della storia irpina.Nelle immagini il lungo processo che condusse alla conquista dell’Unità

Quando ad Avellino spuntaval’alba del Risorgimento

II ll pprrooggeett ttoo ppeerr ii 115500 aannnnii ddeell ll ’’UUnniittàà

Il bassorilievo davanti alla Prefetturache ricorda i moti del 1820 che partirono dall’Irpinia

Piazza Libertà nella tela di Cesare Uva

E’ Mirko Di Martino, direttore arti-stico del Teatro dell’Osso che ha pro-dotto il Documentario e Direttoredi Produzione del documentario a il-lustrare il valore del documentariorealizzato:«Il Teatro dell'Osso, dopo il lusin-ghiero successodello scorso an-no ottenuto conla realizzazionedel documenta-rio “La Città delCaracciolo”, èmolto lieto di a-ver prodotto que-sto secondo do-cumentario sul-la storia di Avel-lino. Anche que-sta volta si trattadi un lavoro diqualità, di gran-de valore storicoe culturale, che

rientra perfettamente nelle linee ar-tistiche che fin dalla sua nascita ilTeatro dell'Osso ha scelto di seguire. Tra gli obiettivi dell'associazione, in-fatti, ai primi posti c'è la valorizza-zione culturale dell'Irpinia, tra lette-ratura, cinema e teatro.

Con la compa-gnia del Teatrodell’Osso siamoappena tornatida Gemona delFriuli dove ab-biamo presenta-to “Il Fulminenella terra”, unospettacolo cheracconta il sismadell'80. Lo stessospettacolo è an-dato in scena an-che a Salerno, aNapoli, a Vicen-za.Abbiamo insom-

ma scelto di presentare al pubbliconazionale uno spettacolo che rac-contasse l'Irpinia, la nostra storia, ela decisione ci ha premiati: abbiamoriscosso ovunque un grande succes-so. Inoltre, il Risorgimento è un tema

che ci sta a cuore: tra gli spettacoli cheabbiamo realizzato in passato c'è“Viva Garibbardi!”, una rievocazio-ne della spedizione dei Mille. Il cinema e il teatro, per noi del “Tea-tro dell’Osso”, sono strumenti fonda-mentali per raccontare ciò che siamoe ciò che siamo stati. Crediamo che sia necessario recupe-rare le nostre radici per proporle adun pubblico sempre più vasto attra-verso lavori di alta qualità artistica. La nostra identità storica e cultura-le deve diventare un punto di forzache ci differenzi dalle altre realtà ar-tistiche nazionali, e questo docu-mentario, come quello dello scorsoanno, lo dimostrano».

L’impegno del Teatro dell’Ossoin difesa dell’identità del territorio ANTONIO DI MARTINO

L’impiccagione di Morelli e Silvati

22CORRI R

Domenica 16 ottobre 2011 PAGINE DI STORIA

Page 2: Avellino nel Risorgimento (Doc) -  articolo

Tra il 1821 ed il 1839, venne co-struito il nuovo carcere, oggi ricor-dato come Carcere Borbonico divia Dalmazia. Nello stesso periodovennero inaugurati l’odierno Con-vitto Nazionale, costruito comeReal Collegio per l’educazione e l’i-struzione della gioventù nelle scien-ze e nelle arti, e l’ospedale civile e

militare, costruito nei pressi delDuomo.Nel 1848 l'intera Europa era percor-sa da aneliti di libertà. A Napoli ilpopolo scese in piazza con moti ebarricate.La conseguente repressione borbo-nica portò all'arresto di idealisti, at-tivisti e pensatori, come il deputa-to irpino Michele Pironti e comeCarlo Poerio, Nicola Nisco, Castro-mediano, Settembrini, i quali furo-no rinchiusi nelle carceri di Monte-fusco sino al 1859. Ma proprio in quell’anno gli eventistavano precipitando ed il regno diNapoli, che da oltre sei secoli ave-

va governato alla pari delle grandimonarchie europee, si avviava altramonto. Prendeva corpo l’idea diriunire l’Italia sotto un solo re.Giuseppe Garibaldi, con un nutritogruppo di volontari, tra il 5 e 6maggio 1860 partiva dalla Liguria equalche giorno dopo occupava laSicilia.

Pochi mesi di com-battimenti e risalivala penisola. Il 7 set-tembre entrava a Na-poli da conquistato-re.Tra i primi provvedi-menti Garibaldi no-minò governatoreprovvisorio della pro-vincia di Avellino l'ir-pino Francesco DeSanctis.Ma l'annessione alregno d'Italia produs-se tumulti, rivolte escontri violenti inmolti comuni irpini. Nel mese di lugliodel 1861 a Montemi-letto, fu ucciso il ca-pitano avellinese del-la Guardia Naziona-le, Carmine Taranti-no. Duri scontri siebbero anche a Mon-tefalcione dove, persedare la rivolta, in-tervenne anche unacompagnia di soldatiungheresi.Il capo degli insorti,Vincenzo Petruzziel-lo, venne arrestato etrascinato sino adAvellino in via Cam-pane, dove venne fu-

cilato. Nei decenni successivi all’u-nità d’Italia, Avellino riaffermava econsolidava le grandi scelte urbani-stiche, avviate ed introdotte da Gia-como Mazas e dalle riforme napo-leoniche.Da città di commerci e industrieAvellino si andava trasformando incittà di servizi, con un poderososviluppo, economico, sociale e de-mografico.Di quel fulgido periodo ancora og-gi la città conserva nella memoriail ricordo di quei cinque giorni cheseguirono il 2 di luglio del 1820, al-lorquando un manipolo di corag-giosi, inseguendo ideali di giustizia

Rispetto al primo documentario rea-lizzato lo scorso anno dal titolo: “Lacittà dei Caracciolo”, l’impegno arti-stico è stato diverso ma non per que-sto meno impegnativo.I motivi sono da ricercarsi nel fattoche per l’Avellino dei Caracciolo, iltutto era basato sulla ricerca dellevarie opere artistiche di cui i Carac-ciolo hanno riempito ed arricchitola città di Avellino.C’era solo l’imbarazzo della scelta.In quella occasione, non fu facile ot-tenere i vari permessi da enti e priva-ti, anche se que-sti ultimi sicura-mente moltopiù sensibili deiprimi.Nel realizzare ildocumentariosul Risorgimen-to in Irpinia, laricerca si è basa-ta principalmen-te su opere, qua-dri, cimeli od al-tro, che fosseroattinenti al quelperiodo e che te-stimoniasseroquanto accadu-to.Qualcosa si èriuscito a reperi-re in loco, comeil celebre quadro dedicato alla sop-pressione dei monasteri e degli ordi-ni religiosi, dell’artista Angiolo Vol-pe (1838-1894) di Grottaminarda efratello del forse più celebre Vincen-zo. Quadro che per nostra fortuna èben conservato presso la pinacotecaprovinciale di Avellino.Molto interessante è anche un altroquadro che vediamo nel documen-tario: quello che rappresenta la piaz-

za della Libertà dell’avellinese Ce-sare Uva (1824-1886) e che fa partedi una collezione privata.Dal museo irpino si è potuto ammi-rare il ritratto di Michele Pironti, chefu realizzato a Napoli dal pittore fog-giano Vincenzo Acquaviva (1832-1902).Molti dei restanti ritratti o incisioniprovengono dall’Istituto di storia delRisorgimento di Roma. Sono i ritratti di Giuseppe Silvati e Mi-chele Morelli, incisioni datate 1851 diEnrico Parmiani su disegni di ricca.

Come pure l‘incisione che ricordal’impiccagione degli stessi a Napoli,disegnata da Enrico Matania (1847-1929) e l’arrivo sempre a Napoli de-gli insorti capeggiati dal generale Gu-glielmo Pepe con l’Abate Menichi-ni. Si tratta di una bellissima incisionedel 1850 acquerellata del Migliavac-ca, probabilmente su disegno di Ni-cola Sanesi,(1818-1889), all’epoca

molto affermato per disegni su avve-nimenti storici, vedi il congresso diVienna, la contessa Confalonieri,ecc.L’incisione pura o acquerellata, eraall’epoca di gran moda e se sono ar-rivate a noi scene di guerra, paesag-gi, personaggi e momenti storici, lodobbiamo a quest’arte che nell’Otto-cento ebbe molta fortuna, come al-tre tecniche quali acqueforti, acquetinte e bulino. Sul finire del secolo X-VIII, uno dei grandi interpreti delleacqueforti fu lo stesso Goya.

Da sottoli-neare inol-tre, la gran-dissima di-sponibilitàdi tuttiquanti han-no consen-tito le ripre-se di alcunicimeli diproprietàprivata,molto im-portanti perfarci capireil periodostorico vis-suto dallacittà di Avel-lino nell’e-poca risorgi-

mentale. Indubbiamente il lavoropiù importante è stato quello di farcoincidere determinati ritratti, deter-minate scene o immagini di cimeliin una sceneggiatura che desse un’i-dea dell’atmosfera di rinnovamen-to e di cambiamento che si viveva inIrpinia ed Avellino in particolare inquegli anni.

Pino Lucchese, consulente artistico dell’opera

La copertina del film documentario

Il bassorilievo davanti alla Prefetturache ricorda i moti del 1820 che partirono dall’Irpinia

Il decreto 7 luglio 1866 in un dipinto di Angelo Volpe

In questi ultimi anni innumerevoli sono state leiniziative culturali organizzate e patrocinate dal-l'Accademia dei Dogliosi di Avellino, quali: con-certi, restauri di monumenti, pubblicazioni, con-vegni su problematiche sociali e culturali, inizia-tive filantropiche a favore del terzo mondo, co-me l'invio di apparecchiature mediche, semina-ri scientifici, serate teatrali, visite guidate in Ita-lia e all'estero. Ma in particolare, per restare in tema, a partiredal 2010 l’Accademia ha promosso una grande edinteressante iniziativa che tende a raccontare lastoria di Avellino attraverso una documentazio-ne capace di rappresen-tare visivamente i fatti egli avvenimenti.Per fare ciò l'Accademiasi è guardata all'internoe, utilizzando le nume-rose potenzialità cultu-rali e artistiche dei suoiaderenti, ha promossoun poderoso progettocapace di raccontare lastoria di Avellino attra-verso la realizzazione dialmeno quattro film-do-cumentari, con i qualiripercorrere e presenta-re la vita della città e deisuoi abitanti, a partiredall'epoca romana sinoai giorni nostri.Al momento possiamodire che l’intero proget-to è per metà realizzato,poichè già lo scorso anno abbiamo promosso ilprimo lavoro dal titolo emblematico e suggesti-vo: "La Città dei Caracciolo" in cui si racconta delperiodo delle grandi industrie e del progresso e-conomico, governati dai principi Caracciolo, maanche dei momenti nefasti della peste che colpìAvellino nel 1656.Quest'anno l'Accademia promuove la realizza-zione della seconda opera che riguarda un’altrafase del grande tema che si è prefissa di trattare,

raccontando il periodo che va dagli inizi del 1800all’unità d'Italia.Nella realizzazione di quest’ultimo Video tro-viamo una felice continuità con il direttore ese-cutivo della produzione e con il Teatro dell’Os-so che lo ha prodotto, nella persona del nostrosocio Mirko Di Martino.Come per il primo documentario, ancora una vol-ta l'impegno è stato profuso del nostro socio An-tonio Di Martino, avvocato prestato alla regia perpassione, che ha scritto e diretto quest'ultimo la-voro dal titolo: "Avellino nel Risorgimento". Ma non solo la produzione esecutiva e la regiaprovengono dall'interno dell'Accademia, anchele musiche originali, che costituiscono la colon-na sonora del film, sono state composte dal no-

stro novello maestro di musica, Sergio De Ca-stris,accompagnato nell'esecuzione del trio "Eu-terpe".L’Accademia è altresì presente col maestro d’ar-tePino Lucchese che ha dato un notevole con-tributo con la sua consulenza sulle numerosestampe e pitture d’epoca.Tutto ciò si inserisce a pieno titolo nel solco trac-ciato da Marino Caracciolo che, munificentissi-mo mecenate, nel 1620 diede nuova vita all'Ac-

cademia dei Dogliosi, richiamando ad Avellinol’intellighenzia dell’epoca, ospitando nel castel-lo musicisti, pensatori, letterati e artisti di ogni ge-nere. Oggi la nostra Associazione vuole essere più chemai la continuatrice della ricca e feconda tradi-zione culturale della terra irpina in armonia conle nuove esigenze dei terzo millennio, ed il do-cumentario, che sarà presentato ai soci ed alpubblico il 19 novembre p.v., ne è una testimo-nianza tangibile.L'opera di Di Martino racconta con sapienza, u-tilizzando eccellenti e stupefacenti immagini,rese ancora più suggestive dalle emozionanti eromantiche musiche del De Castris, un periodostorico di Avellino che non ha uguali nella sua

lunga vita.Il documentario, che rappresentaun felice incontro tra immagini eracconto storico, non scende mainella retorica o nell’ovvietà e cipropone un suggestivo ed emo-zionante viaggio che inizia con lavenuta dei francesi nel 1799 e ter-mina con i moti post-unitari avve-nuti in molti comuni irpini.Nel mezzo sono rappresentatiquegli avvenimenti che furono av-viati da poche persone di estre-mo coraggio, che inneggiavanoalla libertà ed alla giustizia, incu-ranti della feroce oppressione delregime totalitario ed assoluto diallora e che seppero rendere gran-diosa ed immortale la loro opera. Lo spettatore è coinvolto nella nar-razione scenica ed è tenuto in con-tinua attenzione dalla scansionedegli avvenimenti storici che si

susseguono con ritmo incalzante.Infine mi piace concludere, più o meno comeconclude il documentario, evocando il sacrificiodi quel manipolo di patrioti che con il loro corag-gio, come rimane certificato dalla lapide incasto-nata nella facciata della Prefettura, "si scosse edesultò l'Italia, spuntava l'alba del risorgimentonazionale".

* presidente dell'Accademia dei Dogliosiconsulente storico nel documentario

Dall’arrivo dei francesi ai motidel 1861, al di là delle retoricaLa scommessa dell’Accademia dei Dogliosi, raccontare la storia della città

Tra ritratti e incisioni, nell’artedell’800 lo sguardo sulla società

FIORENTINO VECCHIARELLI *

La fucilazione di Vincenzo Petruzziello

23CORRI R

Domenica 16 ottobre 2011 PAGINE DI STORIA