Auto-Aiuto_03-2011

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AUTO AIUTO Fiducia Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici Poste Italiane Spa - Spedizione in abbo- namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2011 DA UN “LUOGO PROTETTO” ALLA VITA QUOTIDIANA IDEE UTILI ALLA GUARIGIONE Giornata Europea della Depressione

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Giornale dell'Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici, Bolzano

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Auto Aiuto

Fiducia

Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Poste italiane Spa - Spedizione in abbo-namento postale - D.L. 353/2003 (Conv: in L. 27/02/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Bolzano Reg. 3.7.1995, n. 17/95, Nr. 3/2011

Daun“luogoprotetto” allavitaquotiDiana

iDeeutiliallaguarigione giornataeuropeadellaDepressione

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Auto Aiuto

Indice

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Editoriale

Da un “luogo protetto” alla vita quotidiana

La cura comunitaria: Benedizione o disgrazia? Congresso Europeo di EUFAMI

Spese sanitarie detraibili e deducibili

Idee utili alla guarigione 1 ottobre - Giornata Europea della Depressione Fiera della Salute

Riduzione per famiglie Quota associativa 2012

iMPRESSuM

opuscolo informativo quadrime-strale dell‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici

Registrato al tribunale di Bolza-no: Nr. 17/95 R.St. del 3.7.1995

Editore:Associazione Parenti ed Amici di Malati PsichiciVia G. Galilei, 4/a39100 Bolzanotel. 0471 260 303 Fax 0471 408 [email protected]

Responsabile:Prof.ssa Carla Leverato

Redazione:Martin Achmüller, Lorena Gavil-lucci, Margot Gojer, Laura Kob, Carla Leverato;

traduzione:Martin Achmüller, Margot Gojer, Klaudia Klammer, Carla Leverato, Carmen Premstaller;

Foto:Archivio, Martin Achmüller, Mar-got Gojer, Carmen Premstaller;

impostazione e veste grafica:Carmen Premstaller

Stampa:Karo Druck, Frangarto

La redazione ringrazia per la preziosa collaborazione tutti co-loro che hanno contribuito alla pubblicazione di quest‘edizione. Si riserva il diritto di effettuare abbreviazioni ai testi.

Con il sostegnodella Città di Bolzano

Con il sostegno della

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EDitoRiALE

Cari lettori!Carla Leverato

n ella vita delle persone con ma-lattia psichica e dei loro fami-

liari ci sono delle circostanze critiche particolarmente cariche di ansia e di preoccupazione. una fra queste è indubbiamente rap-presentata dalle dimissioni dopo un ricovero ospedaliero o altra struttura di cura.Noi del comitato di redazione ci siamo chiesti che cosa succede in questa si-tuazione e come si intracciano le varie offerte in aiuto dei pazienti e dei loro familiari e qual è il vissuto di questi ultimi. Per saperne di più ci siamo ri-volti ai primari dei Servizi psichiatrici, a psicologi, assistenti sociali, utente e familiari.Le relazioni che abbiamo ricevuto, i cui autori ringraziamo di tutto cuore,

ci danno un quadro interessante e vario della realtà osservata dai diversi punti di vista e vissuta con vario coin-volgimento.Le testimonianze delle persone che vivono la malattia in prima persona sono come al solito estremamente coinvolgenti.Arianna (nome di fantasia) scopre il piacere di uscire dalla solitudine ad-dirittura nel reparto di psichiatria. Lì ci sono persone attente, premurose e persino affettuose. Però fuori il porto sicuro non c‘è più, non c‘è nemmeno una famiglia. Finchè le cure, compre-se quelle dell‘anima, la rendono capa-ce di instaurare altre relazioni.

Gli articoli degli psichiatri ci illustra-no con grande chiarezza le varie fasi che accompagnano i pazienti e i loro familiari dal momento in cui tutti si devono riconfrontare con le molte aspettative circa lo stare bene da par-te del contesto ambientale e familia-re. tutto ciò è contenuto nei protocolli predisposti a garanzia che le dimissio-ni e la prosecuzione del trattamento avvengano senza strappi, assicurando continuità alle proposte farmacologi-che unitamente a quelle terapeutiche e riabilitative e garantendo la rete di servizi necessaria.

Però non sempre tutto fila liscio come sta scritto e come dovrebbe, come una mamma ci racconta .Rimane sempre aperto e molto grave

per la famiglia il problema di chi non ce la fa più e non vuole più curarsi. “Mio figlio avrebbe bisogno non di passare da una struttura all‘altra, spe-rando di trovare quella giusta - dice questa mamma - ma di occupare le sue giornate con un attività “sensa-ta”, di avere qualcuno che lo aiuti a strutturare le sue giornate, di avere contatti sociali, ma non soltanto con persone che stanno peggio di lui, ed anche di formazione per un futuro la-vorativo.“

Ed è appunto compito dell‘assistente sociale aiutare a definire problemati-che legate alla vita sociale e/o lavora-tiva.

Dallo scritto degli psicologi abbiamo la possibilità di dare uno sguardo alle problematiche del “dopo comunità”, quando il piacere dello star meglio si mescola con la paura che tutto torni come prima, soprattutto nei riguardi del rientro in famiglia, spesso così dif-ficile per il paziente.

E da ultimo, rileggendo tutti gli scrit-ti, ci rimane la sensazione di una nota stonata, e cioè che per quanto finora si sia fatto, è sempre troppo il peso della sofferenza, della paura, delle preoccu-pazioni che grava sui familiari.

Buon Natale e buon Anno!

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Auto Aiuto

Ti auguriamo...

Da un “luogo protetto” alla vita quotidiana

Dopo le dimissioni da un ricovero ospedaliero, familiari e qualche

volta anche pazienti si rivolgono al „Punto di Sostegno“ con domande su come comportarsi nei riguardi della malattia, dell‘ammalato, dell‘inseri-mento lavorativo, del sostegno fi-nanziario, delle possibilità abitative, oppure perchè desiderano offerte te-

“Punto di Sostegno“ dell’Associazione

Barbara Morandell, Consulente

“Punto di Sostegno“ dell’Associazione

Barbara Morandell, Consulente

rapeutiche aggiuntive. i motivi delle loro richieste e della loro ricerca di sostegno e consulenza sono le più varie.Qualche familiare, ad esempio, è scon-volto perchè un membro della fami-glia è stato ricoverato per la prima vol-ta in psichiatria, rifiuta questa realtà e non ha ancora imparato ad accettare la malattia e come questa riduce il pa-ziente. Qualche domanda e qualche tema emergono soltanto col passare del tempo e devono essere ricono-sciuti e chiariti.troppo sono essi ancora presi dal pro-blema dell‘accettazione della nuova situazione per riconoscere l‘appunta-mento per continuare il trattamento presso il competente psichiatra come sufficiente prosecuzione della cura.Altri invece si sentono sollevati, perchè il loro caro si fa curare e pongono tutte le loro speranze nel ricovero ospeda-liero e fanno molta fatica ad accettare che venga dimesso. Si sentono incapa-ci di affrontare la situazione, si sentono lasciati soli e con tutta la responsabilità addosso a loro. il sostegno alla fami-glia presso il Centro di Salute Menta-le (CSM) viene vissuto come insuffi-cientemente adatto per le loro paure, preoccupazioni, insicurezze.Altri non sanno reggere la loro impo-tenza nei confronti della malattia psi-chica e piombano in un frenetico darsi da fare, cercando di crearsi da soli una rete di assistenza.i pazienti dal canto loro cercano nuo-ve offerte terapeutiche e nuovi meto-di per guarire o per riottenere lavoro e denaro.

Dopo numerosi colloqui con i familiari credo che è proprio il caos di emozio-ni, le paure e le preoccupazioni nei ri-guardi del componente della famiglia malato che riducono la capacità di percepire e accogliere le informazio-ni che vengono dall‘esterno, di modo che rimangono poca chiarezza e molta insicurezza nei riguardi delle dimissio-ni dall‘ospedale e della prosecuzione della cura ambulatorialmente. tutto ciò potrebbe essere eliminato, dedi-cando ai familiari uno spazio dove poter colloquiare, esprimersi ed avere attenzione ed esaurienti risposte.Molto importante mi sembra, che, sia i familiari, che i pazienti siano resi consapevoli che la terapia viene predisposta su misura per loro, che essi vengono seguiti in modo multi- disciplinare, che presso il CSM sono sempre a loro disposizione insieme con lo psichiatra anche uno psicotera-peuta e un assistente sociale e all‘oc-correnza anche infermieri e operatori sociali. i familiari hanno molte richie-ste e desiderano risposte dal team assistenziale per la loro concreta situa-zione. E molte richieste si ripropongo-no sempre di nuovo...

il ricovero ospedaliero in un reparto psichiatrico rappresenta per la mag-

gior parte delle persone un‘esperienza particolarmente difficile, soprattutto perchè esse si trovano per lo più in

Servizio Psichiatrico di BrunicoIvano Simioni, Psichiatra

Servizio Psichiatrico di BrunicoIvano Simioni, Psichiatra

q uesta edizione di “Auto Aiuto” si è realizzata grazie ai contributi dei Primari dei Servizi di Psichiatria, di psicologi, anche dal Centro terapeutico Bad Bachgart, e assistenti sociali, delle testimonianze della responsabile del “Punto

di Sostegno”, di utenti e familiari ai quali va il nostro grazie di cuore.

Siamo partiti rivolgendo loro le seguenti domande: “Che cosa succede quando un paziente viene dimesso dopo un ricovero ospedaliero? Esiste un protocollo, una regolamentazione per le dimissioni e l‘organizzazione della prosecu-zione dei trattamenti di cura? oltre alle cure farmacologiche esistono anche altri tipi di offerte terapeutiche quali ad es. tecniche di rilassamento, terapia corporea, psicoterapia ecc.? Che tipo di accompagnamento/assistenza offre la “rete” ai pazienti e ai familiari? Come funziona e in che cosa consiste l‘assistenza sociale? Come vengono coinvolti i familiari? Esiste una terapia familiare? Ci sono offerte adatte ed adeguate, affinchè riesca il reinserimento nella vita quotidiana?

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...fiducia

una situazione che non sanno più af-frontare con le sole proprie forze e che li rende bisognosi di aiuto. Per lo più è possibile strutturare il periodo del ricovero del paziente nel reparto di psichiatria in modo da offri-re tutto l‘aiuto possibile: insieme con la terapia farmacologica sono infatti possibili anche colloqui psicoterapeu-tici, colloqui familiari, arteterapia, mu-sicoterapia ecc.Con la progressiva stabilizzazione del paziente, ma anche a causa della scar-sa disponibilità di letti per i casi acuti nel reparto, il giorno delle dimissioni dall‘ospedale si avvicina sempre più. Molto spesso esso si presenta ai pa-zienti e ai loro familiari carico di paura e preoccupazione, ed effettivamente al ritorno a casa possono ripresentarsi crisi o ritornare sintomi, che costrin-gono ad un ulteriore ricovero.il contrasto fra la vita dentro il reparto, dove la maggior parte delle esigenze quotidiane vengono soddisfatte dal personale, e la vita fuori può essere molto grande. Spesso i pazienti dopo le dimissioni si devono confrontare con le molte aspettative circa lo star bene, da parte del contesto ambien-tale, della famiglia e di loro stessi, e i progressi ottenuti vengono messi in discussione dalla pressione e dallo stress.Le „dimissioni protette“ rappresenta-no una possibilità di strutturare il pas-saggio dal trattamento ospedaliero a quello ambulatoriale in modo scorre-vole e poco stressante.Sapere che esiste la possibilità di un buon trattamento ambulatoriale sen-za soluzioni di continuità è per lo più una buona garanzia per „dimissioni protette.“ Molti pazienti vengono pre-si in carico durante la crisi o durante la fase acuta della malattia dagli psi-chiatri che già li curano ambulatorial-mente, anche durante la permanenza in reparto e poi tornano nel setting conosciuto e familiare e adattato alle loro necessità. tornano ad esempio alla psicoterapia, affrontano le visite psichiatriche e i colloqui, e se è ne-cessario chiedono l‘intervento delle assistenti sociali, se hanno bisogno di aiuto per problemi sul posto di lavoro, o per cercare un‘occupazione, in caso

di difficoltà finanziarie o di altre pro-blematiche di carattere sociale, ecc.Ci sono anche molti pazienti che prima del ricovero ospedaliero non erano in trattamento ambulatoriale o lo aveva-no terminato anni prima. Specialmen-te con questi pazienti è importante verificare le loro risorse prima delle dimissioni, e se necessario, procurare loro gli aiuti necessari e una rete di in-terventi.un paziente che ritorna a casa sua, o alla casa di riposo o in altra struttu-ra, che ha amici che lo sostengono o comunque ha intorno a sé una rete sociale, questo è un paziente che di regola ha buone risorse. in questo

caso può bastare, che si prevedano colloqui col paziente e le persone più vicine, nei quali si parli della terapia, di come comportarsi in casi di neces-sità, di diagnosi ecc., e che prima del rilascio si concordi un appuntamento di controllo ambulatoriale con lo psi-chiatra. Pazienti stabilizzati, che però hanno ancora bisogno di trattamento o di un periodo di convalescenza, trovano a Brunico nell‘alloggio protetto psichia-trico un luogo dove poter guarire.Altri pazienti possono essere inviati dopo il ricovero ospedaliero diret-tamente in altre strutture, come ad esempio il Centro terapeutico Bad

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Auto Aiuto

...ascolto

Bachgart, per proseguire il percorso di guarigione con l‘aiuto di un tratta-mento psicoterapeutico intensivo, il Sägemüllerhof, che cura la riabilita-zione ai fini dell‘inserimento al lavoro e all‘abitare autonomamente, l‘ufficio del Lavoro e gli accompagnatori al posto di lavoro ed infine gli assistenti sociali, per facilitare il passaggio dallo stato di malattia alla vita lavorativa.Dopo il ricovero ospedaliero c‘è anche la possibilità di fermarsi per un perio-do di ricovero parziale (day hospital) in reparto, per usufruire delle offerte terapeutiche a disposizione, come l‘assistenza nell‘assunzione dei me-dicinali, la possibilità di strutturare la giornata, i colloqui con i medici e gli altri operatori, l‘arteterapia e la musi-coterapia, l‘ergoterapia, la terapia mo-toria.

in ambito ambulatoriale i pazienti ven-gono poi accompagnati dagli specia-listi dal punto di vista farmacologico, psichiatrico e psicoterapeutico; dove

è necessario si attivano le assistenti sociali, e data la possibilità di psico-terapia e dove lo si desidera anche di colloqui familiari.i familiari possono essere sostenuti, avere consulenza, possono richiedere essi stessi di psicoterapia. L‘attenzio-ne è sempre rivolta a far si che venga assicurata discrezione e privacy e che vi sia accordo e intesa con il paziente interessato.Al di fuori dell‘ambulatorio e del repar-to esiste una stretta collaborazione con gli altri servizi. Caso per caso possono essere attivate le suore del distretto, che possono ad esempio aiutare nella preparazione e somministrazione dei medicinali; il medico di famiglia viene informato e si attiva caso per caso e i servizi sociali si assumono l‘incarico di intervenire nella soluzione di pro-blemi sociali. Per pazienti che hanno bisogno di strutture diurne ci sono a Brunico i Centri Diurni, che possono dare soprattutto ulteriore sicurezza a chi non è ancora completamente

guarito, ma anche l‘intermezzo e altri punti fissi possono essere di aiuto nel tempo libero.Per i giovani viene fatto riferimento all’Ambulatorio specialistico per la salute psicosociale nell’età infantile ed evolutiva dove vengono assistiti a tutto campo.Non tutti i pazienti hanno bisogno di „dimissioni protette“ e non tutti le de-siderano.Ciò che soprattutto è utile è attivare caso per caso e individualmente, un passaggio il più possibile morbido dal-lo stato di malattia a quello di salute, in collaborazione con le diverse strutture sia all‘interno che al di fuori dell‘ospe-dale, con le reti da attivare e da forma-re in caso di bisogno, con i familiari e le altre persone vicine al paziente, con le diverse figure professionali, e tenendo contemporaneamente in considera-zione le risorse del paziente.

per molte persone il ricovero in un reparto psichiatrico è un evento

che colpisce nel vivo. Questo provve-dimento viene avviato soltanto nel caso in cui le cure ambulatoriali non sono riuscite ad ottenere i risultati sperati.La riabilitazione e l‘obiettivo della con-duzione di una vita autonoma riman-gono sempre al centro di ogni terapia psichiatrica. Non appena lo stato di salute del pa-ziente lo permette, nel reparto psi-chiatrico del Distretto Sanitario di Bressanone viene programmata la prosecuzione del trattamento di cura ambulatoriale insieme con il paziente, e ciò viene concordato con il familiare più vicino.Ancora durante il ricovero ospedalie-ro viene informato il Centro di Salute Mentale (CSM, il nostro servizio psi-chiatrico ambulatoriale) delle prossi-me dimissioni, stabilito un medico di riferimento e concordata la data per una prossima visita ambulatoriale. inoltre il medico di base riceve una dettagliata relazione sulla terapia.

Servizio Psichiatrico di BressanoneJosef Schwitzer, Primario

Servizio Psichiatrico di BressanoneJosef Schwitzer, Primario

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Auto Aiuto

...rispetto

Per gli „attori“ nel campo psichiatrico incomincia così la consegna „in rete“ ai colleghi delle cure ambulatoriali. Que-sto passo viene effettuato secondo un protocollo esattamente stabilito. A seconda del grado di gravità della ma-lattia, e rispettivamente delle difficoltà sociali e psicologiche, viene stabilito un processo terapeutico individuale.Accanto alla eventuale terapia farma-cologica è prevista nel setting ambu-latoriale tutta una serie di strutture e interventi psicosociali, che vengono offerte a seconda dei bisogni dei pa-zienti già prima delle dimissioni. Fra queste le offerte del Servizio per le malattie da dipendenza, del Servizio Psicologico, dell‘ufficio del Lavoro al fine della consulenza professionale e del reinserimento lavorativo.Di regola i pazienti vengono presi in carico dal team multiprofessionale dei CSM. il coordinamento degli interven-ti terapeutici avviene tramite una per-sona di riferimento del CSM.

il CSM offre i seguenti interventi tera-peutici: visite mediche, psicoterapia singola, gruppi di rilassamento, musi-coterapia, psicoeducazione, consulen-za sociale, informazioni e consulenza per familiari.

Esiste inoltre un gruppo guidato per familiari di malati psichici.

nel Servizio di Salute Mentale di Merano non si crea alcuna discon-

tinuitá fra il ricovero in SPDC ed il trat-tamento precedente o successivo, nel senso che il paziente viene preso in carico sempre dallo stesso psichiatra con relativo team curante (psicologi, infermieri, assistenti sociali, operatori assistenziali). Lo psichiatra che dimette il paziente dal reparto è lo stesso che effettuerá la visita di controllo al Centro di Salute Mentale. il programma alla dimissione è quello che è stato costruito e concor-dato con il paziente ed eventualmente con i familiari nel corso della degenza.

Servizio Psichiatrico di MeranoLorenzo Toresini, Primario

Servizio Psichiatrico di MeranoLorenzo Toresini, Primario

in questo modo viene evitata l‘eve-nienza di passaggi di medici od ope-ratori e la conseguente necessitá per paziente e familiari di aver a che fare con referenti multipli, cosa che puó aumentare i fattori di confondimento e rallentare il procedere dei program-mi terapeutico-assistenziali.La dimissione puó avvenire a seconda dei casi a domicilio con successiva vi-sita presso il CSM oppure presso una Comunitá Alloggio del Servizio di Sa-lute Mentale; in ciascuno dei casi il pa-ziente verrá preso in carico dallo stes-so psichiatra e team curante. Da quel momento il programma terapeutico prosegue a partenza dal CSM e/o dalla Comunitá Alloggio.Solitamente nelle situazioni a mino-re gravità clinica (es. disturbi d’ansia, panico, fobie, depressioni medio-lievi ecc.), può essere avviato un tratta-mento esclusivamente ambulatoriale a carattere farmacologico e/o psico-terapico, mentre in situazioni di mag-giore gravità (Schizofrenia, altre forme di Psicosi, gravi Disturbi Affettivi) può rendersi necessaria l’organizzazione di un programma terapeutico-assisten-ziale più complesso che può preve-dere l’inserimento in attività terapeu-tico-riabilitative e/o lavorative presso una o più strutture del Servizio di Sa-lute Mentale o anche presso strutture esterne al Servizio di Salute Mentale.in ogni fase di programmazione ed effettuazione di un programma tera-peutico il team curante accompagna il paziente ad ogni passo in ogni strut-tura ed é preciso obiettivo del team, di sviluppare, favorire il contatto e la col-laborazione con il gruppo familiare e sociale del paziente. Sistematicamen-te il team curante rivaluta l‘andamento del programma terapeutico insieme al paziente ed ai familiari o talvolta ad al-tre figure di riferimento al di fuori del Servizio di Salute Mentale.Presso i CSM e le Comunitá Alloggio si effettuano oltre ai trattamenti psi-cofarmacologici e psicoterapici, va-lutazioni psicodiagnostiche, gruppi terapeutico-riabilitativi a vari livelli di intensitá, gruppi di rilassamento, gruppo danza, gruppo teatro, gruppo cinema, gruppo giornali ecc.Per i pazienti per i quali risulti necessa-

rio, vengono attivati tramite l‘Assisten-te Sociale misure a carattere sociale quali per esempio sussidi economici, disbrigo di pratiche per invalidità, isti-tuzione di amministrazione di soste-gno ecc. o vengono effettuate visite e prodotte certificazioni a carattere medico-legale.

quando un paziente viene dimes-so dopo un ricovero ospedaliero,

il nostro compito è quello di offrire e organizzare un passaggio senza inter-ruzioni al trattamento ambulatoriale.Con il rientro alla vita di tutti i giorni non cessa la necessità della prosecu-zione del trattamento ed esiste infatti una regolamentazione, un protocollo che lo garantisce.il passaggio con il team del Centro di Salute Mentale competente viene or-ganizzato programmando a tale sco-po incontri di servizio interni e con-cordando con il paziente il modo di procedere.

il modo della prosecuzione del tratta-mento dipende essenzialmente dai bi-sogni personali, dalla situazione socia-le, dalle necessità spirituali, e dal tipo e intensità del disturbo psichico. Si trat-ta quindi di organizzare il trattamento in modo multidisciplinare (in primo luogo lavoro sociale, psicoterapia e in-terventi medici) e individualizzato (su misura per il paziente).A tale scopo disponiamo di infrastrut-ture adatte e competenti (day hospital, centri diurni, comunià alloggio, centri di riabilitazione) e personale adatto e formato allo scopo, e mettiamo in rete i progetti terapeutici con il Servizio psicologico, i gruppi di auto aiuto, le associazioni private.

Naturalmente non vengono dimenti-cati i familiari, che hanno il diritto di essere informati, di essere ascoltati e di avere informazioni complete rela-tive alla loro propria situazione; non sempre è possibile mediare fra pazien-te e familiari e dal punto di vista legale

Servizio Psichiatrico di BolzanoAndreas Conca, Primario

Servizio Psichiatrico di BolzanoAndreas Conca, Primario

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8 ...sorrisi

infatti i pazienti possono imporre agli operatori il silenzio (il diritto di privacy) circa la loro situazione.È proprio in tali momenti critici che i familiari hanno bisogno del nostro so-stegno, che noi dobbiamo loro senz‘al-tro assicurare.Perciò essi vengono regolarmente in-vitati a colloquio durante il ricovero ospedaliero, nel setting ambulatoriale offriamo oltre ai colloqui anche grup-pi per familiari e in campo preventivo come in quello riabilitativo cerchiamo anche di dare informazioni per un pubblico più vasto.

quando i pazienti lasciano l’ospe-dale essi generalmente hanno

già fissato un appuntamento per una visita presso il Centro di Salute Men-tale (CSM) e più propriamente con il medico psichiatra dell’equipe compe-tente per territorio.

i problemi, che i singoli utenti portano, vengono valutati e discussi all’interno di un’equipe multiprofessionale, com-posta dal medico, dallo psicologo, da un’assistente sociale e alcuni infermie-ri e operatori socio-assistenziali.

Con ogni persona si elabora un pro-getto individualizzato che ha come scopo primario il rientro nel proprio ambiente di vita grazie al raggiungi-mento del massimo grado possibile di autonomia. Si mettono quindi in cam-po tutte le risorse interne ed esterne al servizio per consentire alle persone di vivere la propria vita in modo digni-toso.

il CSM offre sostegno medico, psicolo-gico individuale, familiare o di gruppo, sostegno sociale e infermieristico.Sono stati creati gruppi terapeutici ma anche gruppi di sostegno come la montagna-terapia.Quando gli utenti presentano proble-matiche legate alla vita lavorativa o sociale interviene l’assistente sociale che attraverso i propri strumenti pro-fessionali aiuta a definire i problemi

Edi Da Rugna, Assistente SocialeEdi Da Rugna, Assistente Sociale

e ad ipotizzare un percorso per farvi fronte avvalendosi anche della colla-borazione di servizi pubblici e privati esterni.Si collabora con l’azienda servizi so-ciali e le comunità comprensoriali, con gli uffici provinciali, con l’ipes, con la magistratura, con altri servizi sanitari come quello psicologico ma anche con le cooperative sociali e le associa-zioni.

Le problematiche in genere sono mol-teplici e le risorse disponibili devono essere valutate attentamente per otti-mizzarle e raggiungere gli obiettivi.La persona in difficoltà trova negli operatori del CSM accoglienza e so-stegno professionale.

alle dimissioni da “Bad Bachgart” viene consegnato ai clienti:

una lettera per il Servizio inviante, nella quale viene già fissato il pros- simo appuntamento

per il medico di famigliase il cliente lo desidera anche per

un‘altra istituzioneeventualmente anche per i Servizi

sociali o per il cliente stesso, se lo desidera

l‘elenco dei farmaci con indicazione delle dosi e della somministrazione

per il cliente e per il Servizio (ev. anche per fax)

le ricette occorrenti un elenco con i consigli di altri

Servizi (ad es. Servizio psicologico, Consulenza professionale...) spesso con un appuntamento già fissato

la data per un appuntamento per la visita di controllo medica

quasi sempre la data per un appun- tamento con lo psicologo

un „piano di emergenza“ per situazioni di crisi, già predispo- sto durante il ricovero insieme con il cliente:

quali persone rappresentano una risorsa (i familiari vengono invitati al colloquio durante il ricovero)

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Centro terapeutico “Bad Bachgart”Petra Zambelli, Psicologa

Centro terapeutico “Bad Bachgart”Petra Zambelli, Psicologa

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Auto Aiuto

quando mi trovavano a piangere, in-sistevano che, se stavo male, dovevo chiamarli.Ma io non volevo disturbare. E pensa-vo anche che nessuno avrebbe avuto interesse per i miei problemi.Piano piano, ho iniziato a fidarmi di loro, e quando mi serviva, riuscivo an-che a chiedere timidamente aiuto.trascorse 3 settimane, mi dissero che ero pronta per uscire: non lo dissi, ma mi prese il panico.Dovevo tornare a casa?E a fare cosa?Fuori il mondo è orrendo, e lì dentro non poteva accadermi niente di brut-to. Ero accudita e coccolata. Non dove-vo pensare a niente.Cominciai a pensare a qualche modo per non farmi mandare via, ma non riuscii a trovarlo.E così tornai a casa.Ero stata sola per tutta la vita e la so-litudine non mi pesava, perchè mi ci ero adattata. ormai era diventata una cosa normale.Ma ora era diverso, avevo provato cosa significava avere una spalla su cui piangere, avere un aiuto su cui conta-re.Nel reparto mi ero appassionata alla terapia dell’arte, e potevo continuare a frequentare agli incontri.Quindi inizia ad andare spesso a Bruni-co, non solo per dipingere, ma anche per ritornare nel reparto. inventavo qualche scusa e andavo a parlare con

...gentilezza

indicazioni su come intervenire in caso di peggioramento

indicazioni su come intervenire in caso di ricaduta

Elenco delle persone che si possono contattare (numero di telefono della persona di riferi- mento, Servizio di riferimento, Carabinieri, “Bad Bachgart”...)

un elenco di comportamenti disfunzionali e di come essi possono venire modificati

una lista delle cose da dire in caso di emergenza, ad esempio al pronto soccorso

Gli ultimi tre punti vengono affrontati più volte negli incontri di gruppo, che si tengono circa 8 – 10 volte.La lettera di dimissioni viene conse-gnata quasi sempre all‘atto delle di-missioni, o viene completata al più tardi una settimana dopo. Essa con-tiene la diagnosi medica e la terapia medica (circa i motivi, la durata della terapia ecc. si tengono durante il sog-giorno diversi colloqui con il medico).

non ricordo molto del mio primo ricovero nel reparto psichiatrico

all’ospedale di Brunico.Nè dei primi 10 giorni che vi ho trascorso.Però ricordo che un giorno mi sono svegliata e mi sono ritrovata in un posto che mi pareva tanto strano: c’erano tante persone gentili che mi stavano sempre vicino, si occupavano e si prendevano cura di me.Non saprei spiegare bene le sensazio-ni che provavo: ero tanto confusa.Me ne stavo lì, buona buona, senza chiedere mai niente. tutti mi dicevano che per qualunque cosa avrei dovuto rivolgermi a loro, ma non ci riuscivo; perchè io non avevo mai chiesto nien-te a nessuno. i miei problemi avevo sempre dovuto risolverli da sola. Non ero abituata a chiedere aiuto.Quando di notte venivano a control-lare e vedevano che non dormivo, mi dicevano che avrei dovuto chiedere di darmi qualcosa per dormire. oppure

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Arianna, utenteArianna, utente

le infermieri o con qualche medico. Pur di stare un po’ lì.ormai la mia vita ruotava solo intorno al reparto, ogni volta mi sembrava di tornare a casa.Per Natale chiesi di poter andare là a mangiare e a trascorrere la giornata. Per me fecero un’eccezione: trascorsi un bel Natale, con persone, medici, in-fermieri e pazienti, che mi fecero sen-tire il calore del Natale.Successivamente sono stata ricovera-ta altre due volte.La prima perchè si stava avvicinando un altro crollo.La seconda perchè lo simulai e volli farmi ricoverare.Ma intanto il tempo passava e le cure farmacologiche e psicologiche inizia-vano a farmi stare meglio e a farmi ac-quistare sicurezza in me stessa.iniziai a pormi il problema del distacco dall’ospedale.Capivo che non potevo incentrare la mia vita sempre e solo sul reparto psi-chiatrico.Ne parlai con i medici che mi dissero che, anche se non ci fossi più andata, loro erano sempre là e per qualsiasi cosa, anche il problema più picco-lo, avrei potuto rivolgermi a loro: mi avrebbero accolta a braccia aperte. Era quello di cui avevo bisogno: iniziare una vita nuova con la consapevolezza di avere un porto sicuro in cui potermi rifugiare.Non so come potrebbe essere ritor-

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Auto Aiuto

...comprensione

nare a casa dall’ospedale e avere un famiglia che ti aspetta. Posso solo dire come vorrei che fosse: vorrei trova-re affetto, calore e comprensione ma non essere trattata da malata, perchè non siamo dei malati.Anzi, meglio: siamo si malati, ma solo nell’anima. E la famiglia dovrebbe starci vicino, rassicurarci che non sia-mo soli, così da riuscire insieme a far rimarginare le ferite.

Dopo il suo primo ricovero all‘ospe-dale di Bressanone t. fu dimesso a

condizione che ancora lo stesso gior-no del rilascio si mettesse in contatto con la psichiatra del Centro di Salute Mentale di Bolzano. Lì venne proposto che t. frequentasse il Centro Diurno “Arca di Noè” di Via del Ronco. Ci andò soltanto un paio di volte e poi si rifiutò di continuare a frequentarlo.Da quel momento in poi rimase a casa.Più volte gli fu raccomandata la fre-quenza del centro, ma non ci fu nien-te da fare. Da quando poi capì che la frequenza era „libera“ e che nessuno lo poteva costringere, si rifiutò categori-camente di andarci, con la motivazio-ne che lì c‘erano solo persone anziane che stavano molto peggio di lui. An-che ad un gruppo per pazienti andò soltanto una volta, perchè le storie e le situazioni altrui lo agitavano troppo.Seguì un‘altra crisi e t. volle di nuovo tornare da Bolzano a Bressanone. Ciò

R. A., familiareR. A., familiare

fu possibile, poichè sulla base della competenza territoriale soltanto il so-stegno psichiatrico e psicologico era possibile, non però quello dell‘assi-stenza sociale e infermieristica.Seguirono altri due ricoveri, dopo i quali venne sempre rimandato a casa.La prima volta cercò di riprendere lo studio, la seconda volle prendere un anno di pausa e accettare una sup-plenza annuale.ottenne una supplenza part time del 50 per cento, ma sui nove mesi di sup-plenza ne lavorò forse tre. il resto del tempo lo trascorse in malattia e, dopo il quarto ricovero subito dopo l‘inizio della scuola, a casa. tutto questo tempo non strutturato trascorso a casa dopo ogni ricovero era per lui autentico „veleno“. Cadeva in uno stato di depressione che gli impediva qualsiasi attività di tempo libero, qualsiasi contatto sociale e pas-sava la maggior parte del tempo a let-to dormendo, fumando, guardando la televisione o giocando al computer.Per me come familiare questi momen-ti erano difficilissimi e durissimi da sopportare.un mese dopo il suo quarto ricove-ro di una settimana avrebbe dovuto riprendere il lavoro. E invece tentò il suicidio. Fu portato all‘ospedale per intossicazione da farmaci e dimesso il giorno seguente dopo una visita psi-chiatrica.Allora viveva da solo in un apparta-mento, dopo che io alcuni mesi prima mi ero trasferita altrove. La vita in co-mune con la sua compagna durò ben poco, perchè la relazione fallì.

Per risparmiargli un ulteriore ricove-ro, tornai io a casa e gli organizzai per quasi tutta la giornata un „servizio visi-te“, di modo che non fosse mai solo.Seguì una lunga fase depressiva. insie-me con il CSM cercammo le soluzioni possibili. Fu preso in considerazione il Centro “Bad Bachgart” e avviate le pro-cedure per un ricovero. Non ci rimase nemmeno una settimana e poi tornò a casa. La settimana seguente si fece lui stesso ricoverare in psichiatria, a Bressanone. Dopo un breve periodo ritornò a casa e poco dopo tentò per la seconda volta il suicidio.Di nuovo tornò in ospedale e dopo due giorni in osservazione venne tra-sferito in psichiatria e dimesso dopo un paio di giorni perchè faceva una buona impressione.il suo stato di salute peggiorava a vista d‘occhio, finchè non finì di nuovo in psichiatria, questa volta per due mesi e mezzo.A questo punto mi fu chiaro che così non si poteva continuare.Dopo che per la terza volta avevo riordinato e pulito una casa del tutto trascurata, richiesi un colloquio con psichiatra, psicologi, direttore del servizio psicologico, t. e noi genitori, dove fu concordato insieme come si poteva procedere.t. voleva essere ricoverato in una clinica specializzata all’estero, noi prendemmo in considerazione la so-ciopsichiatria di Bregenz, il Centro di Riabilitazione Gelmini o un sostegno in campo abitativo attraverso gli assi-stenti sociali, dopo che io avevo chia-ramente dichiarato che t. non poteva

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Auto Aiuto

...salute

vivere da me e che io non mi volevo trasferire da lui. Anche t. confermò che la sua situazione abitativa gli era insopportabile e che non voleva più tornare a casa.Dopo aver molto riflettuto t. si de-cise per un progetto del FSE “PFiFF” riguardante la stabilizzazione della salute e l‘orientamento professiona-le per persone con problematiche psichiche.Mi meravigliai molto che i medici non mi avessero informata di questo pro-getto, di cui erano a conoscenza.t. partecipa tuttora a questo progetto, col quale si possono veramente otte-nere una stabilizzazione della salute e un orientamento professionale. Però il progetto sta arrivando alla conclusio-ne e di nuovo si pone la domanda su quello che succederà poi e su cosa si potrà ancora fare.

Sulla base di questa mia personale esperienza sono consapevole che ac-canto all‘accompagnamento e all‘assi-stenza di tipo farmacologico e psicolo-gico c‘è l‘urgenza di offerte su misura di sostegno e stabilizzazione. Le per-sone con malattia psichica hanno as-solutamente bisogno, come tutti noi, di uno svolgimento strutturato delle attività quotidiane, di contatti sociali, di un‘attività sensata, e di un accom-pagnamento affidabile.

Per questi passaggi critici, che nel-la migliore delle ipotesi portano alla guarigione, c‘è bisogno di offerte, pos-sibilmente molte e diverse, adeguate ai bisogni soprattutto dei giovani du-rante il difficile processo del divenire adulti, per i problemi dell‘istruzione e della formazione professionale, del confrontarsi con la malattia e del superarla.

i ncontro Giulia dopo il soggiorno di circa 10 settimane in comunità.

Come sempre il nostro appuntamen-to è alle 11 del martedì e so che come sempre arriverà almeno 15 minuti

Melania Bisesto, Psicologa

Giuseppe De Felice, Psichologo

Melania Bisesto, Psicologa

Giuseppe De Felice, Psichologo

prima. Mi preparo al nostro incontro, sento una certa „agitazione“. „Come la trove-rò? Cosa mi racconterà?“ Questa volta però Giulia arriva alle 11 in punto.“Buongiorno, Giulia!” (pensavo non arrivassi.... dico tra me e me). “Buon-giorno, dottoressa! oggi mi sono pre-sa il tempo per arrivare bella. Volevo farle vedere quanto sto meglio!” tera-peutico, per me! Ecco cosa accade a chi aspetta... il primo vissuto è legato all‘incontro. Finalmente! All‘eccitazione della novi-tà. Sullo sfondo c’è, la paura che tutto torni come prima... la fatica della rela-zione, la pesantezza del rapporto... Ma anche l‘idea che se tutto torna come prima so come devo comportarmi... Se ha la sua „solita“ crisi so cosa fare... il modo di entrare in relazione con l‘al-tro, il malato, è dato dalle solite aspet-tative.... mi aspettavo che Giulia fosse puntuale... arrivando 15 minuti prima. Giulia mi racconta della sua esperien-za, la prima in comunità. Delle rela-zioni nutrienti che ha intessuto, della condivisione, della bellezza degli in-contri con chi come lei fuori ha delle difficoltà. È contenta di essere tornata, a casa con i suoi, il fratello... ma quello che emerge è questo dentro/fuori, questa polarità che la spaventa. E se fuori tor-na tutto come prima? E se ricado nel mio vecchio meccanismo? A casa mi conoscono come prima... Con i miei vecchi modi. E se poi non mi vorran-no? Mamma è andata addirittura via dal lavoro per starmi dietro... perché sono stata male... Si sente quasi in col-pa di fare questi pensieri... Di cosa ha bisogno Giulia adesso? Mettere insieme quel dentro e questo fuori. Sento che la terapia in questo momento è importante. Penso anche che i genitori, la famiglia ha bisogno di essere sostenuta nel/al cambia-mento. oggi Giulia me lo ha insegna-to: puntuale per lei oggi è diverso da ieri. Anche io, come chi l‘ha aspettata, ha bisogno di sgombrare l‘animo dal-la sicurezza del prima.un altro aspetto molto interessante che è emerso dal dialogo tra Giulia e la sua terapeuta è quello del rien-

tro in famiglia, a volte difficile per il paziente. i familiari del paziente non avendo, più delle volte, svolto un per-corso personale sono costrette a vi-versi con difficoltà il cambiamento del paziente. È il fenomeno della codipendenza, una particolare forma di “dipenden-za affettiva”, che ci fa comprendere le dinamiche consce o inconsce che avvengo in alcuni contesti familiari, e che determinano o rinforzano il ma-lessere di una persona.La persona si carica di sofferenza, annulla se stessa, focalizzando tutte le proprie attenzioni ed energie sui bisogni e comportamenti di un part-ner bisognoso di aiuto, in questo caso per disturbo psichico. il motivo per cui questa forma di dipendenza af-fettiva è stata inizialmente osservata, paradossalmente non riguardava il benessere di chi ne fosse affetto, ben-sì l’osservazione della capacità che la co-dipendenza ha di mantenere nel-lo stato patologico quello che viene definito il “paziente designato”, ossia colui che sembra, ma non è, l’unico paziente bisognoso di aiuto in quanto affetto da forme di dipendenza o con comorbidità psichiatrica (Norwood R.; 1985). La co-dipendenza, in realtà, ha in co-mune con le altre dipendenze affetti-ve quella tendenza a rinunciare a tutti i propri bisogni e desideri, discono-scendoli e negandoli, fino a portare nel partner di alcuni dipendenti, alla strutturazione di un “falso Sé” e quin-di di una “falsa vita”, una realtà fatta di scelte che non rispondono ai propri bisogni interiori. La conseguenza di tutto ciò spesso è il raggiungimento di una debolezza dell’io nel codipen-dente, un io che diviene vulnerabile e che sopravvive attraverso la tendenza progressiva a cercare di dimostrare la sua forza e a nutrire l’autostima attra-verso il “controllo” del partner dipen-dente.il compito di noi operatori è sostene-re il paziente e la relazione terapeu-tica nel prendersi il tempo lento e a volte doloroso di scorporare le varie dinamiche intra e interpsichiche, a di-spetto di una post-modernità dove il trend è facile e veloce.

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Auto Aiuto

i l V congresso europeo di EuFAMi, organizzato in col-

laborazione con VASK Schweiz, (www.vask.ch) si è tenuto a Basi-lea (Svizzera) il 24 e 25 Settembre 2011 e si è svolto nella sede della Clinica Psichiatrica universitaria.

Dalla prospettiva del familiare e del carer, però, la “presa in cura comunitaria” diviene in realtà “presa in cura da parte della fa-miglia”. Per tali motivi le famiglie si trovano a fronteggiare cari-chi maggiori quale risultato del maggiore livello di cura e supporto che da loro ci si aspetta. È allora all’in-terno di questa cornice, in cui questo nuovo approccio presenta tale dupli-cità di aspetti favorevoli e svantaggio-si, che in questo congresso ci si pone la domanda dalla prospettiva della famiglia: ”La cura comunitaria è una benedizione o una disgrazia?”.

Per definizione, con la presa in carico comunitaria del trattamento psichia-trico s’intende un approccio ed il trat-tamento delle persone con disabilità mentale nel loro ambiente familiare, piuttosto che in ospedali psichiatrici esclusi dalla società.

Lo scopo della presa in carico comu-nitaria del disagio psichico è quello di permettere alle persone una ripresa di ruoli validi all’interno del proprio contesto di vita. Per essere sviluppata

questa aspettativa è basilare che sac-che di inefficienza e di esclusione so-ciale vengano individuate e non osta-colino il raggiungimento dei risultati attesi, il che rende necessario anche il ruolo di un intervento volto a sbloc-care resistenze e il monitoraggio del cambiamento. in questa comunione di idee i rap-presentanti di 44 organizzazioni di familiari di utenti psichiatrici e dele-gati dell’EuFAMi provenienti da tutte le regioni d‘Europa in occasione del Congresso e in conformità con la po-sizione dell‘organizzazione Mondiale della Sanità (oMS) ed in sostegno di essa hanno discusso sulle difficoltà riscontrate in termini comunitari e di come una crescente attenzione, a livello globale nei confronti degli strumenti che consentono alle parti sociali di interpretare un ruolo impor-tante nei processi decisionali collettivi

abbia creato dei mutamenti in alcune aree europee e che le seguenti con-dizioni è bene che vengano ulterior-mente soddisfatte:

• Equità nella fornitura di servizi di co-munità dove i divari dipendono da un rivelante problema relativo alla sus-sidiarietà. ovvero, vi sono differenze consistenti alle preferenze interna-zionali, nazionali, regionali di pro-muovere servizi e politiche e livello di decisione e intervento per ragioni culturali, contestuali, sociali.

• Equità nella fornitura e opportunità d’accesso a trattamenti di riabilitazio-ne con interventi individualizzati, non ridotti unicamente alla riduzione dei sintomi, osservando che non basta dare risorse ma anche occuparsi dei risultati diviene una necessità per il riconoscimento della pluralità di fat-tori che potrebbero ostacolare la con-servazione dei risultati. Azioni basate sulle evidenze dove il supporto socia-le alle persone colpite per ripristinare e aumentare la capacità di vita auto-noma, di lavoro e indipendenza sia-no rispettose della libertà di scelta e del valore della comune uguaglianza morale.

• una crescente partecipazione alle scelte politiche, ora che l’autorità, conquistata sul campo legittima la partecipazione democratica alla de-cisione su quali politiche sociali di

La cura comunitaria: Benedizione o disgrazia?Alessandra Masiero

...accoglienza

L‘EuFAMi è la Federazione delle organizzazioni europee di familiari di malati psichici ed è formata da 40 organizzazioni associate, di 26 stati europei.La maggior parte degli associati sono organizzazioni a livello nazionale, ma vi appartengono anche alcune organizzazioni regionali.Complessivamente l‘EuFAMi rappresenta centinaia di migliaia di malati psi-chici, loro familiari e assistenti in tutta Europa e combatte in loro nome.

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Auto Aiuto

uguaglianza, misure e programmi partecipati sarebbe opportuno venis-sero implementati e cui realizzazione è una scelta politica senza dubbio.

• una maggiore attività di lobbing Eu-ropeo che rilevi la molteplicità degli interessi, tentando di rimodulare il sistema di finanziamenti adeguando-lo ai bisogni locali, dove il budget ai servizi di comunità riflettano istanze di un reale sostegno sociale in un pro-cesso decisionale collettivo.

• una maggiore consapevolezza nella società che si opponga al pregiudizio e si opponga allo lo stigma con un approccio dove la testimonianza am-plifichi la presa di coscienza e sensibi-lizzazione rispetto al tema con nuo-ve forme di “dialogo” provocati dal network, relazioni, reti tra pubbliche autorità, enti finanziari, giovani ricer-catori, da cui spesso hanno origine i risultati più innovativi e brillanti.

• L’attenzione e sostegno nei casi di esordio della malattia per permettere un maggiore recupero con interventi precoci, contrastando il cronicizzarsi di sintomi e comportamenti che ol-traggino le performance delle perso-ne e che tengano in considerazione quei processi di Empowerment che possono influenzare in maniera deci-

siva il riappropriarsi, dell’utente e del-la famiglia di una buona qualità della vita.

Questa vorticosa spirale discendente in cui si possono trovare famiglie ed utenti può trasformarsi ed ascendere a superiori livelli di conoscenza e con-sapevolezza comune. La presa in ca-rico comunitaria si può raffigurare in quattro macro aree collegate tra loro in maniera continuativa ed integrata in un processo attivo dove ogni setto-re è legato da un inesauribile rapporto aperto al dialogo e al “fare assieme”.

PRoCESSo Di EMPowERMENt E BuoNE PRASSi

Motivazione. Agevolato da risultati e performance misurabili.

Responsabilità condivisa. Agevola- to dal lavoro di scambio comuni- cativo.

Fiducia. Agevolato dalla valorizza- zione delle capacità individuali.

Risultati basati sulle esperienze. Agevolato dalla condivisione.

i canali che permettono lo scambio tra queste importanti componenti in-dipendentemente dal follow-up isti-tuzionali che potranno avere avranno un impatto da giudicare straordinario (nel senso di non comune) sul piano

1)

2)

3)

4)

...aiuto concreto

culturale.Questo rapporto comunicativo è una possibile via di un dibattito che solita-mente è patrimonio dei soli addetti ai lavori il che non significa, ovviamente sottovalutare rischi e difficoltà (ec-cessiva politicizzazione del tema) ma quale è l’alternativa? Delegare ogni responsabilità solo agli organi istitu-zionali?i familiari hanno deciso di mettersi al “centro” del dibattito dimostran-dosi essenziali ad attivare e monito-rare i cambiamenti. in questo senso si desidera segnalare il lavoro svolto da EuFAMi anche in termini di be-nessere collettivo con lo strumento PRoSPECt, manuale per la formazio-ne dei familiari ed il LEXiKoN, ma-nuale per una corretta terminologia dedicata ai mass media di indiscusso supporto alla lotta contro lo stigma.

i temi presentati evidenziano come i processi decisionali che si svolgono in seno alla nostra realtà nazionale siano, si, caratterizzati dalla com-partecipazione di più attori alla for-mulazione delle scelte, ma le analisi proposte, tuttavia, hanno evidenziato come il numero di gruppi attivi sul territorio e interessati al settore non siano correlati il che ne consegue anche il mal funzionamento e la mancata erogazione di servizi indi-spensabili per una evoluta rete di pro-tezione esterna.

Gli esiti che si ottengono risultano condizionati da “ideologie di troppo” dove nonostante l’incessante “tam-tam” da parte degli interessati e alla scarsa articolazione delle associazioni si aggiunge una applicazione ancora più ridotta, consistente nella mera iscrizione legale, delle cui attività di confronto e collaborazione con le isti-tuzioni non si registrano tracce.

È quindi, forse, arrivato il momento di intervenire sul cortocircuito lasciato in testamento da rivalità ideologiche ed attivarsi, come cittadini consape-voli e partecipare in trasparenza.

AH! Queste istituzioni...! Le facciamo noi!

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Auto Aiuto

t utto quel che attiene alla salute dispiace e può far male, ma, come

ognuno di noi vive nel proprio quoti-diano, costa anche tanto, sempre di più. Per questo merita un plauso l‘ini-ziativa della Federazione per il Sociale e la Sanità che ha pensato bene di rea-lizzare un opuscolo sui più importanti „100 quesiti sulla sanità in Alto Adige“.

una guida pratica che verrà redatta in collaborazione con la Provincia e con l‘Azienda Sanitaria di Bolzano.

Nel frattempo riceviamo un‘anticipa-zione importante: una lista delle spe-se sanitarie detraibili dalla dichiarazio-ne dei redditi (aggiornato settembre 2011) o, sempre nello stesso modello

di dichiarazione, deduci-bili dall‘imponibile.

Come a dire, tutto ciò per cui si può ot-tenere uno

sgravio fisca-le, quindi un

rimborso percen-tuale, o che si può togliere dal reddito

che viene successi-vamente tassato.

E in effetti conviene stare at-tenti a queste cose, perchè l‘elenco dei dispositivi medi-

ci e delle prestazioni sanitarie su cui si può risparmiare qual-

cosa è davvero lungo. Fra i primi ad esempio troviamo occhiali cor-

rettivi di difetti della vista, apparec-chi acustici, per l‘aerosol e per la

misurazione della pressione e della glicemia; panno-

loni; prodotti ortope-dici e ausilii per le

persone disabili; prodotti per den-tiere e materassi ortopedici e an-tidecubito. Fra i dispositivi me-dico diagnostici

in vitro, l‘elenco contiene diversi tipi di test e di

autodiagnosi.

Sono poi de-traibili le spe-se mediche

sostenute pres-so specialisti e

Spese sanitarie detraibili e deducibiliLorena Gavillucci

quelle del medico di base, qualora rientrino nelle prestazioni a paga-mento. Sono altresì detraibili le spese sostenute per prestazioni rese da psi-cologi e psicoterapeuti iscritti all’albo, anche senza prescrizione medica. i ticket pagati al servizio sanitario nazio-nale per visite, analisi, esami e sedute di fisioterapia, neuropsichiatria, e di riabilitazione prescritte dal medico; le prestazioni di medicina omeopatica con prescrizione medica; le sole cure termali (non il viaggio e il soggiorno) anche prescritte dal medico di base. E poi, secondo regole precise, varie spe-se sostenute per interventi chirurgici, ricoveri, prestazioni all‘estero, traspor-ti in ambulanza per persone portatrici di handicap, assistenza a persone di-sabili e non autosufficienti ed infine per l‘acquisto di medicinali.

il consiglio è di mettere sempre da parte, durante l‘anno, tutte le ricevu-te e gli scontrini – di pagamenti e di acquisti - che ci vengono consegnati in campo sanitario, così come ricette e prescrizioni. È buona cosa tenere nel portafoglio la tessera sanitaria che riporta anche il numero del co-dice fiscale e consegnarla al farmaci-sta ad ogni acquisto, anche minimo, perchè alla fine dell‘anno la somma cresce senza che ce ne accorgiamo e può fare una certa differenza quando consegnamo tutto al patronato o al commercialista.

È un diritto di tutti che è meglio non lasciar perdere...

...tenerezza

Potete richiedere l’intero elenco presso la nostra Associazione. ulteriori informazioni potete trova-re anche sul sito internet della Fe-derazione per il Sociale e la Sanità: www.fss.bz.it.

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Auto Aiuto

n ei paesi sviluppati il 5 % della po-polazione soffre in ogni istante

di depressione. in Alto Adige si con-tano ben 22.000 persone affette da depressione, l’incidenza per le donne è raddoppiata rispetto agli uomini. Nelle metropoli le depressioni sono ancora più frequenti, si contano pun-te fino al 10 % degli abitanti. ovvia-mente il fenomeno della depressione si collega anche alla meritocrazia, allo stile di vita frenetico e alle pressioni sociali, cui siamo sottoposti. Anche i fattori ereditari e le esperienze trau-matizzanti dell’infanzia giocano un ruolo importante nell’evolversi della patologia depressiva.

L’organizzazione Mondiale per la Sa-lute ha individuato la depressione come la patologia di massa che toglie all’umanitá più anni di salute di qual-siasi altra malattia fisica o psichica. Dal lato economico la depressione consu-ma l’1 % del PiL dei paesi sviluppati. un terzo dei sofferenti di depressione non ri- corre a nessun tipo di aiuto. i medici, nonostante il loro i n t e n s o impegno, riescono a diagnosti-care e cura-re appena la metà dei pazienti de-pressi che si rivolgono a loro. Secondo stime internazionali, il 40 - 70 % dei suicidi è riconducibile a patologie depressive. Questa casistica richiama degli interventi urgenti e mirati quali: l’informazione di massa, la forma-zione di esperti e il potenziamento dell’auto-aiuto. La depressione è una patologia frequente, di grande rilevanza, che oggi si può curare con successo. Gli elementi essenziali della cura sono la psicoterapia, i medicinali antidepressivi e l’adesione a gruppi di auto-aiuto.

Da 8 anni l’Europa celebra il 1 ottobre

come “Giornata della Depressione” offrendo l’occasione per una vasta campagna informativa sulla patolo-gia e sui possibili interventi. A questo proposito l”Alleanza Europea Contro la depressione” istituisce quest’anno degli stand informativi nelle zone in-gresso degli ospedali di Bressanone, Brunico, Vipiteno e Silandro, puntan-do stavolta apposta sulla periferia. Per tutto il giorno le brochure “Salute mentale – Che cos’è” saranno a dispo-sizione. Si tratta di una raccolta su 9 malattie psichici e sulla diffusa sindro-me del burnout, importante condizio-ne di rischio per depressioni.

Negli ospedali di Brunico e Silandro si è svolto un progetto artistico. Presso l’ospedale di Brunico l’opera di video arte e l’istallazione “Blues” erano ac-cessibile al pubblico da sabato, 1 otto-bre fino al martedì, 4 ottobre. Le opere erano composte dalla nota artista fran-cese Sylvie Riant assieme a pazienti e terapeuti e raffiguravano la lotta in-tensa contro il male oscuro. Alla stes-sa tematica è stata dedicata un’evento video artistico presso l’ospedale di Si-

landro avente luogo il 1 ottobre,

gestito dall’artista e psichiatra Giorgio Vallazza.il progetto artistico era sostenuto dai Comprensori Sanitari di Brunico e Merano, dall’Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici e dall’Associa-zione a sostegno della Salute Mentale “Lichtung/Girasole”.

Associazione Parenti ed Amici di Ma-lati Psichici assieme a “Lichtung/Gi-rasole” e Caritas ha organizzato due serate informative su “Evitare burnout e depressione per ritrovare la vita” il 6 ottobre presso l’Accademia Cusano di Bressanone ed il 7 ottobre presso la Casa di riposo “Lorenzerhof” a Lana. Quale relatore si presenterà l’ex pa-ziente ed autore Gerhard Huber pro-veniente da Feldkirchen in Austria.

La psichiatria di Merano aveva invi-tato al convegno internazionale “La-voro, dignità e responsabilità sociale – La missione delle ditte sociali” che si è tenuto nella sala Civica di Merano il 6 e 7 ottobre. il tema trattato era le opportunità di inserimento lavorativo per i malati psichici.

i primi punti di riferimento per i sof-ferenti di depressione sono i medici di base, i Centri di Salute Mentale e i

Servizi Psicologici, nonché gli psichiatri e gli psicologi priva-ti. Per i casi urgenti e a rischio di suicidio, ci si può rivolgere 24

ore su 24 ai Pronti Soccorsi degli ospedali di Bolzano, Merano,

Bressanone e Brunico presso i quali è istituito un servizio di reperibilità

psichiatrica. Alcune helpline telefoniche com-

pletano la rete assistenziale provinciale: il “Punto di Sostegno dell’Associa-zione Parenti ed Amici di Malati Psichici, “telefono

amico”, la “telefonseelsor-ge” della Caritas e “Young and direct”, sono degli ottimi inter-locutori anonimi in caso di crisi psicosociali.

1 ottobre - Giornata Europea della Depressione: Idee utili alla guarigioneRoger Pycha a nome dell“European Alliance against Depression” e dell“European Depression Association”

...cura

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...stima

Caro socio,

con questa lettera vorremo invitarla a rinnovare anche per l‘anno 2012 la Sua adesione all‘Associazione Parenti ed Amici di Malati Psichici.

Per rafforzare l‘Associazione c‘è biso-gno del Suo sostegno e di quello della sua famiglia. Anche Lei, confermando la sua qualifica di socio/a aquisterà più forza, perchè con la Sua apparte-nenza all‘Associazione contribuirà ad aumentarne l‘influenza nell‘opinione pubblica e in campo politico.Per l‘anno 2012 il Direttivo ha delibe-rato di venire incontro alle famiglie, introducendo una riduzione sulla quota associativa per la famiglie (fino al terzo grado di parentela) che è così distribuito:

L‘Associazione Parenti ed Amici di Ma-lati Psichici è attiva in tutta la Provin-cia. il suo obiettivo fondamentale è quello di migliorare la qualità di vita delle famiglie, un membro delle quali soffre di una malattia psichica.

Ciò avviene sia a livello individuale attraverso un aiuto concreto per mez-zo di consulenza su problemi legati alla malattia e/o legale, soggiorni di vacanza per persone con malattia psichica che a livello socio – politico con rappresentanza degli interessi dei soci nei diversi Comitati Provinciali e nei Gruppi di Lavoro ed inoltre facen-do opera di sensibilizzazione, divulga-zione, informazione.

in qualità di socio Lei ha la possibilità di portare nuove idee e nuovi stimoli,

di partecipare alle manifestazioni del-l‘Associazione, di avere agevolazioni sulle offerte dell‘Associazione. Ha il diritto di partecipare alle decisioni e di essere personalmente attivo ed ha inoltre il diritto di voto e di elettorato attivo.

L‘abbonamento la rivista di informa-zione dell‘Associazione Parenti ed Amici di malati Psichici „Auto Aiuto“, è per Lei, in qualità di socio, gratuita. Essa le viene spedita tre volte all‘an-no.

Le chiediamo gentilmente di versare la quota annuale associativa indiriz-zata all‘Associazione Parenti ed Amici di Malati psichici entro il 31.01.2012 sul c. c. della Cassa Rurale di Bolzano, filiale di Gries iBan it 21 o 0808111601000301075802.

La ringrazio e La saluto cordialmente

Siglinde JaitnerPresidente

Quota associativa 2012 - Riduzione per famiglie

Distribuzione Quota annuale 2012

1 socio singolo = 19,00 Euro = 19,00 Euro

2 soci per famiglia = il secondo versa soltanto 14,00 Euro = 33,00 Euro

3 soci per famiglia = il terzo versa soltanto 7,00 Euro = 40,00 Euro

Novembre 2011

L’Associazione alla Fiera della Salute “Sani & Vital”

Per ogni ulteriore membro della famiglia l‘iscrizione all‘Associazione è gratutita.

Stand informativo e laboratorio di Art-Counseling