Attualità Sabato23Novembre2019 Giorgia, il risveglio e un ... · viamo io e il papà di Giorgia in...

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15 www.gazzettino.it Sabato 23 Novembre 2019 C iao, buongiorno, non so nemmeno come iniziare questa lettera. Nella mia testa ci sono cir- ca un milione di parole, tutte si accavallano, scom- paiono, ritornano, ma nessuna alla fine sembra riuscire a de- scrivere esattamente cosa pro- viamo io e il papà di Giorgia in questo momento così buio che sta passando la nostra bambina. Scusate non mi sono nemmeno presentata, sono Francesca Do- retto la mamma di Giorgia Kus, la bambina di quattro anni e mezzo della quale forse cono- scete già la storia, visto il tam tam sui sociali, sui giornali e le tv. Ormai sono più di due mesi che siamo qui a Padova, abbia- mo lasciato la nostra città in Friuli Venezia Giulia per stare con lei. Il 6 di settembre, quan- do ci hanno trasferiti, quasi sen- za darci il tempo di capire cosa stava succedendo, ci siamo tro- vati spaesati, davvero. Poi, per fortuna, qua a Padova tutti ci hanno accolti con gentilezza e comprensione, sia gli infermieri che i dottori. UN GRAZIE DI CUORE Quella sera, quando siamo ar- rivati, era di turno la dottoressa Angela Amigoni, una donna e un medico straordinario, non ci ha lasciato un giorno da quel 6 settembre. Eravamo spauriti, ar- rabbiati, frastornati, impauriti, preoccupati, disperati e speran- zosi, tutto insieme. E avevamo bisogno di professionalità e umanità: ed è quello che abbia- mo trovato. Io, noi, la riteniamo davvero un angelo per tutto quello che sta facendo per salva- re Giorgia. Tutta l’équipe della Terapia Intensiva Pediatrica è magnifica. Lo staff del reparto è composta dal primario Andrea Pettenazzo. Poi ci sono la sua vi- ce, la dottoressa Angela Amigo- ni e i dottori Mazza, Stritoni, Da- verio, Gaffo, Tosoni e le due spe- cializzande Tessari e Brugnola- ro. A queste persone io posso so- lo dire grazie, perché stanno provando in ogni modo a capire che cosa abbia Giorgi, a salvar- la, ogni giorno. E accanto a loro lavorano quotidianamente gli infermieri e le infermiere, non li vogliamo dimenticare perché condividono con noi il quotidia- no, le speranze e le delusioni. Ci sono Giorgia, Claudia, Elena, Anita, Cristiana, Federica, Pier- gianni, Igor, Davide, Moreno e Giuseppe. Tutto lo staff della Ti- ped non ci ha mai fatto sentire soli, ogni volta che siamo tristi o che io piango viene sempre qualcuno di loro a dare confor- to. Ormai siamo di casa in quel reparto, abbiamo creato legami d’amore e affetto con gli altri ge- nitori, ci diamo forza a vicenda. Poi, quando condividi esperien- ze così forti e drammatiche suc- cede qualcosa di inaspettato: i bambini ricoverati in questo re- parto diventano un po’ “figli di tutti”. La paura, la speranza, il dolore che i genitori dei piccoli pazienti provano diventa parte dell’animo di tutti gli altri. Spe- riamo e preghiamo per tutti, non esiste più solo la nostra bambina, ci preoccupiamo gli uni degli altri, con sincerità e amore. Quando succede “il mi- racolo”, quando un bambino guarisce, è una festa per tutti, ma a volte succede anche il con- trario. La frustrazione e la dispe- razione che si provano in quei momenti sono tali da non avere il modo per essere spiegate. Cre- detemi. E noi non sappiamo co- me faccia lo staff a non crollare, ma a lavorare sempre con il sor- riso. Per noi medici e infermieri sono dei supereroi. UNA SORPRESA INASPETTATA Ogni giorno quando varchia- mo quelle porte cerchiamo di farlo nel modo più positivo che ci è possibile, in fondo la nostra bambina adorata aspetta il no- stro arrivo anche se è addor- mentata. Non possiamo e non vogliamo demoralizzarci, ogni giorno apriamo gli occhi e il pri- mo pensiero è lei: Giorgia. Circa due settimane fa, passando da- vanti ad un negozio di giocatto- li, abbiamo visto in vetrina il camper delle Lol, delle bamboli- ne, che lei desiderava tanto, sia- mo entrati senza pensarci un at- timo e glielo abbiamo compra- to. Siamo tornati in ospedale con questo scatolone enorme e abbiamo chiesto all’infermiera se potevamo portarlo dentro per farlo “vedere” a Giorgia, lei ci ha detto di sì, avvertendoci: la bambina era sedata, quindi sa- rebbe servito a poco. Sapevamo che aveva ragione, ma il cuore di un genitore a volte procede per vie imponderabili. Entrati in stanza il papà, William, l’ha salutata e lei inaspettatamente ha aperto quei suoi occhioni blu meravigliosi. Le ho chiesto se le piaceva e mi ha risposto sì muo- vendo la testa facendo un sorri- so come meglio poteva, visto che aveva un tubo della respira- zione. In quel momento siamo stati travolti da una gioia così grande... era tempo che non ci accadeva. Troppo. A volte per- diamo le speranze, poi la guar- diamo, vediamo Giorgia che lot- ta, e ci diciamo che no, non pos- siamo mollare. Non possiamo mollare nep- pure di fronte ai tanti attacchi che abbiamo ricevuto. Ci hanno detto che eravamo dei truffato- ri, che la nostra raccolta fondi non serviva per Giorgia. Sapete cosa vi rispondo? Magari. Già, perché preferirei finire in galera piuttosto che vedere la mia bam- bina in quel letto di ospedale. Ve lo dico io come stanno le cose. La raccolta fondi è stata aperta in caso di cure specifiche per Giorgia e per sostenere noi geni- tori. Abbiamo lasciato la nostra città e qua a Padova abbiamo af- fittato un appartamento a paga- mento giornaliero, il mio com- pagno non lavora, “per fortuna” in questo caso, altrimenti sarei sola. William ha terminato il contratto con la ditta dove era stato assunto a tempo determi- nato il 31 luglio, aveva già un al- tro posto dove andare, ma ha ri- nunciato per stare con la bambi- na. Senza le donazioni saremo persi. IL SOSTEGNO Ringraziamo tutti di cuore per il sostegno e l’affetto che ci mandate, ringraziamo anche mia sorella Sara che ha fatto di tutto per trovare medici e aiuti per Giorgia, lo staff della Tiped per tutto quello fanno, i medici esterni che ci stanno aiutando come il dottor Genovese del Ge- melli di Roma e il dottor Quat- trone di Trento e tutti gli altri di cui non ricordo il nome, la Mito- con che è un’associazione di me- dici e la mia amica Valentina che nonostante gli insulti che ha ricevuto per la raccolta fondi è ancora accanto a noi e continua ad aiutarci. Grazie di aver dedi- cato cinque minuti per leggere queste righe scritte in modo sconclusionato, ma a cuore aperto di una mamma e un pa- pà che lottano tutti i giorni per la loro bambina. Francesca Doretto William Kus © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA Un manifesto per chiama- re all’appello i medici a un uso corretto degli antibiotici e una pagina di informazione ad hoc sul sito del ministero della Salute: l’Italia, maglia nera in Europa per il numero di morti causate da batteri resistenti, con più di 10.000 decessi ogni anno, corre ai ripari. A fare il punto sulle nuove iniziative per contrastare la diffusione dei superbatteri è stato il convegno “Meno antibiotici, più efficaci”, in occasione della Settimana Mondiale per l’uso consapevole di queste preziose armi contro le infezioni. «Nuove molecole sono allo studio, ma se non usiamo bene gli antibiotici oggi, il numero di batteri resistenti crescerà sempre di più», perché «l’antibioticoresistenza va molto più veloce di quanto possa andare la nostra ricerca nel combatterla», ha commentato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. «Un microrganismo su tre ha sviluppato una forma di resistenza». Questo è anche dovuto al fatto che «l’impiego inappropriato degli antibiotici supera il 30%», spiega Luca Li Bassi, direttore generale Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Dall’influenza al raffreddore, da tracheiti e tonsilliti a cistiti e bronchiti, dai dati Aifa 2018 emerge che il problema della prescrizione impropria da parte dei medici non è l’unico. «Il 15% degli antibiotici viene acquistato dai cittadini privatamente e quindi non è a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ogni giorno nel 2008 sono state acquistate privatamente 3,4 dosi di antibiotici ogni 1000 abitanti». Sul portale del Ministero della Salute dalla prossima settimana ci sarà una sezione dedicata all’uso corretto di questi farmaci. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Così il reparto di terapia intensiva ora è diventato la nostra famiglia» IL CASO PADOVA Un attimo di speranza, il lavoro dei dottori, i tentativi, tut- to sembra procedere per il me- glio, il fiato resta sospeso, poi un nuovo crollo, e si torna punto e da capo. Bisogna ricominciare. Que- sto è il percorso di Giorgia Kus. La bambina che dal Friuli Vene- zia Giulia è arrivata all’ospedale Civile di Padova con una malattia sconosciuta. I suoi giorni trascor- rono nell’immobilità, è in seda- zione profonda dal 13 settembre all’ospedale Civile di Padova. Ma negli ultimi tempi era successo qualcosa: la piccola paziente ave- va mosso le mani e i piedi. Può sembrare un dettaglio da poco, ma non lo è. Non lo è per i genito- ri, per i medici, per gli infermieri. Era il risultato della diminuizio- ne dei farmaci per la sedazione profonda, uno scalaggio lentissi- mo, durato fino a ieri l’altro, quando uno pneumotorace ha co- stretto l’équipe di medici che la seguono ad una brusca retromar- cia: la piccola è stata sedata di nuovo. Giorgia avrebbe dovuto ri- svegliarsi fra qualche settimana, ma è tutto rimandato, adesso oc- corre gestire questa emergenza, l’ennesima. DIMINUZIONE La dose di farmaci era stata di- minuita con accortezza, era im- portante che Giorgia non si agi- tasse, anche perché nel frattem- po era stata sottoposta a un pro- cesso di “pulizia” del sangue: un macchinario esterno lo preleva- dalla giugulare della paziente, lo depura dall’anidride carbonica e lo reimmette dall’arteria femora- le. Perché i polmoni di Giorgia riescono a scambiare ossigeno ma non ce la fanno ad eliminare l’anidride carbonica. Gli organi fondamentali per la respirazione della piccola hanno riportato al- cune lesioni, ma a quanto sembra dai primi riscontri i danni non sa- rebbero irreversibili. I medici spe- ravano di portarla ad un risveglio lento per riuscire a sottoporla a Tac, ma la problematica sorta nel frattempo ha imposto un signifi- cativo e doloroso passo indietro. A vegliare su Giorgia, come sempre, ci sono la mamma Fran- cesca Doretto e il papà William Kus. Loro sono abituati ad aspet- tare, e a sperare con forza. Fran- cesca e William sono attenti ad ogni piccolo cambiamento e nei giorni scorsi hanno raccontato: «L’abbiamo vista aprire gli occhi - raccontano - ma non ci vede. È come se fosse in dormiveglia, per- cepisce le voci, e ci riconosce. Quando Giorgia sente che le par- liamo, che la chiamiamo per no- me, la sua frequenza cardiaca au- menta. Alla nostra bambina batte forte il cuore, sa che siamo con lei». Poi il crollo, ma mai la perdi- ta della speranza: «È sempre così, un giorno sembra andare tutto per il meglio, i dieci successivi no. Ma non molliamo». E non ci sono solamente Fran- cesca e William, tantissime perso- ne seguono ogni giorno la vicen- da di Giorgia sui Social, sulla pa- gina Facebook “La Forza di Gior- gia Kus”, nella quale i genitori pubblicano informazioni e referti medici. E in molti hanno anche aiutato la coppia economicamen- te, visto che i genitori hanno la- sciato la città dove vivevano per trasferirsi a Padova. Per questo, ma soprattutto per garantire alla figlia eventuali cure specifiche, hanno attivato la “Raccolta fondi di Valentina per aiutare Giorgia e la sua mamma”, sempre sul So- cial. Beatrice Mani © RIPRODUZIONE RISERVATA Giorgia, il risveglio e un passo indietro QUEI SOLDI SERVONO PER LE CURE E PER SOSTENERCI: ABBIAMO SOSPESO IL NOSTRO LAVORO PER STARLE ACCANTO Gli italiani usano troppi antibiotici Così si rischiano i “superbatteri” Campagna del ministero QUANDO SUCCEDE IL MIRACOLO E UN BIMBO GUARISCE QUI È UNA FESTA PER TUTTI MA A VOLTE CAPITA ANCHE IL CONTRARIO Attualità CI HANNO DETTO CHE ERAVAMO DEI TRUFFATORI PER LA NOSTRA RACCOLTA DI FONDI E IO RISPONDO: MAGARI OSPEDALE DI PADOVA Giorgia Kus, 4 anni, e la mamma Francesca Doretto ` I medici avevano diminuito i farmaci che la tengono sedata ma uno pneumotorace li ha costretti a rimandare l’operazione ` Padova, lettera della mamma e del papà della bimba di 4 anni di Pordenone affetta da una malattia rara: «Ha aperto gli occhi»

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www.gazzettino.itSabato 23 Novembre 2019

Ciao, buongiorno,

non so nemmeno comeiniziare questa lettera.Nella mia testa ci sono cir-ca un milione di parole,tutte si accavallano, scom-

paiono, ritornano, ma nessunaalla fine sembra riuscire a de-scrivere esattamente cosa pro-viamo io e il papà di Giorgia inquesto momento così buio chesta passando la nostra bambina.Scusate non mi sono nemmenopresentata, sono Francesca Do-retto la mamma di Giorgia Kus,la bambina di quattro anni emezzo della quale forse cono-scete già la storia, visto il tamtam sui sociali, sui giornali e letv. Ormai sono più di due mesiche siamo qui a Padova, abbia-mo lasciato la nostra città inFriuli Venezia Giulia per starecon lei. Il 6 di settembre, quan-do ci hanno trasferiti, quasi sen-za darci il tempo di capire cosastava succedendo, ci siamo tro-vati spaesati, davvero. Poi, perfortuna, qua a Padova tutti cihanno accolti con gentilezza ecomprensione, sia gli infermieriche i dottori.

UN GRAZIE DI CUOREQuella sera, quando siamo ar-

rivati, era di turno la dottoressaAngela Amigoni, una donna eun medico straordinario, non ciha lasciato un giorno da quel 6settembre. Eravamo spauriti, ar-rabbiati, frastornati, impauriti,preoccupati, disperati e speran-zosi, tutto insieme. E avevamobisogno di professionalità eumanità: ed è quello che abbia-mo trovato. Io, noi, la riteniamodavvero un angelo per tuttoquello che sta facendo per salva-re Giorgia. Tutta l’équipe dellaTerapia Intensiva Pediatrica èmagnifica. Lo staff del reparto ècomposta dal primario AndreaPettenazzo. Poi ci sono la sua vi-ce, la dottoressa Angela Amigo-ni e i dottori Mazza, Stritoni, Da-verio, Gaffo, Tosoni e le due spe-cializzande Tessari e Brugnola-ro. A queste persone io posso so-lo dire grazie, perché stannoprovando in ogni modo a capireche cosa abbia Giorgi, a salvar-la, ogni giorno. E accanto a lorolavorano quotidianamente gliinfermieri e le infermiere, non livogliamo dimenticare perché

condividono con noi il quotidia-no, le speranze e le delusioni. Cisono Giorgia, Claudia, Elena,Anita, Cristiana, Federica, Pier-gianni, Igor, Davide, Moreno eGiuseppe. Tutto lo staff della Ti-ped non ci ha mai fatto sentiresoli, ogni volta che siamo tristi oche io piango viene semprequalcuno di loro a dare confor-to.

Ormai siamo di casa in quelreparto, abbiamo creato legamid’amore e affetto con gli altri ge-nitori, ci diamo forza a vicenda.Poi, quando condividi esperien-ze così forti e drammatiche suc-cede qualcosa di inaspettato: ibambini ricoverati in questo re-parto diventano un po’ “figli ditutti”. La paura, la speranza, ildolore che i genitori dei piccolipazienti provano diventa partedell’animo di tutti gli altri. Spe-riamo e preghiamo per tutti,non esiste più solo la nostrabambina, ci preoccupiamo gliuni degli altri, con sincerità eamore. Quando succede “il mi-racolo”, quando un bambinoguarisce, è una festa per tutti,ma a volte succede anche il con-trario. La frustrazione e la dispe-razione che si provano in queimomenti sono tali da non avereil modo per essere spiegate. Cre-detemi. E noi non sappiamo co-me faccia lo staff a non crollare,ma a lavorare sempre con il sor-riso. Per noi medici e infermierisono dei supereroi.

UNA SORPRESA INASPETTATAOgni giorno quando varchia-

mo quelle porte cerchiamo difarlo nel modo più positivo checi è possibile, in fondo la nostrabambina adorata aspetta il no-stro arrivo anche se è addor-mentata. Non possiamo e nonvogliamo demoralizzarci, ognigiorno apriamo gli occhi e il pri-mo pensiero è lei: Giorgia. Circadue settimane fa, passando da-vanti ad un negozio di giocatto-li, abbiamo visto in vetrina ilcamper delle Lol, delle bamboli-ne, che lei desiderava tanto, sia-mo entrati senza pensarci un at-timo e glielo abbiamo compra-to. Siamo tornati in ospedalecon questo scatolone enorme eabbiamo chiesto all’infermierase potevamo portarlo dentroper farlo “vedere” a Giorgia, leici ha detto di sì, avvertendoci: labambina era sedata, quindi sa-rebbe servito a poco. Sapevamoche aveva ragione, ma il cuoredi un genitore a volte procedeper vie imponderabili. Entratiin stanza il papà, William, l’hasalutata e lei inaspettatamenteha aperto quei suoi occhioni blumeravigliosi. Le ho chiesto se lepiaceva e mi ha risposto sì muo-vendo la testa facendo un sorri-so come meglio poteva, vistoche aveva un tubo della respira-zione. In quel momento siamostati travolti da una gioia cosìgrande... era tempo che non ci

accadeva. Troppo. A volte per-diamo le speranze, poi la guar-diamo, vediamo Giorgia che lot-ta, e ci diciamo che no, non pos-siamo mollare.

Non possiamo mollare nep-pure di fronte ai tanti attacchiche abbiamo ricevuto. Ci hannodetto che eravamo dei truffato-ri, che la nostra raccolta fondinon serviva per Giorgia. Sapetecosa vi rispondo? Magari. Già,perché preferirei finire in galerapiuttosto che vedere la mia bam-bina in quel letto di ospedale. Velo dico io come stanno le cose.La raccolta fondi è stata apertain caso di cure specifiche perGiorgia e per sostenere noi geni-tori. Abbiamo lasciato la nostracittà e qua a Padova abbiamo af-fittato un appartamento a paga-mento giornaliero, il mio com-pagno non lavora, “per fortuna”in questo caso, altrimenti sareisola. William ha terminato ilcontratto con la ditta dove erastato assunto a tempo determi-nato il 31 luglio, aveva già un al-tro posto dove andare, ma ha ri-nunciato per stare con la bambi-na. Senza le donazioni saremopersi.

IL SOSTEGNORingraziamo tutti di cuore

per il sostegno e l’affetto che cimandate, ringraziamo anchemia sorella Sara che ha fatto ditutto per trovare medici e aiutiper Giorgia, lo staff della Tipedper tutto quello fanno, i mediciesterni che ci stanno aiutandocome il dottor Genovese del Ge-melli di Roma e il dottor Quat-trone di Trento e tutti gli altri dicui non ricordo il nome, la Mito-con che è un’associazione di me-dici e la mia amica Valentinache nonostante gli insulti che haricevuto per la raccolta fondi èancora accanto a noi e continuaad aiutarci. Grazie di aver dedi-cato cinque minuti per leggerequeste righe scritte in modosconclusionato, ma a cuoreaperto di una mamma e un pa-pà che lottano tutti i giorni perla loro bambina.

Francesca DorettoWilliam Kus

© RIPRODUZIONE RISERVATA

R O M A Un manifesto per chiama-re all’appello i medici a un usocorretto degli antibiotici e unapagina di informazione ad hocsul sito del ministero dellaSalute: l’Italia, maglia nera inEuropa per il numero di morticausate da batteri resistenti,con più di 10.000 decessi ognianno, corre ai ripari. A fare ilpunto sulle nuove iniziativeper contrastare la diffusionedei superbatteri è stato ilconvegno “Menoantibiotici, piùefficaci”, inoccasione dellaSettimana Mondialeper l’usoconsapevole diqueste preziose armicontro le infezioni.«Nuove molecole sono allostudio, ma se non usiamo benegli antibiotici oggi, il numerodi batteri resistenti cresceràsempre di più», perché«l’antibioticoresistenza vamolto più veloce di quantopossa andare la nostra ricercanel combatterla», hacommentato il viceministrodella Salute Pierpaolo Sileri.

«Un microrganismo su tre hasviluppato una forma diresistenza». Questo è anchedovuto al fatto che «l’impiegoinappropriato degliantibiotici supera il 30%»,spiega Luca Li Bassi, direttoregenerale Agenzia Italiana delFarmaco (Aifa). Dall’influenzaal raffreddore, da tracheiti etonsilliti a cistiti e bronchiti,dai dati Aifa 2018 emerge che il

problema dellaprescrizione

impropria da partedei medici non èl’unico. «Il 15% degliantibiotici vieneacquistato dai

cittadiniprivatamente e

quindi non è a caricodel Servizio Sanitario

Nazionale. Ogni giorno nel2008 sono state acquistateprivatamente 3,4 dosi diantibiotici ogni 1000 abitanti».Sul portale del Ministero dellaSalute dalla prossimasettimana ci sarà una sezionededicata all’uso corretto diquesti farmaci.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

«Così il reparto di terapia intensivaora è diventato la nostra famiglia»

IL CASOP A D O V A Un attimo di speranza, illavoro dei dottori, i tentativi, tut-to sembra procedere per il me-glio, il fiato resta sospeso, poi unnuovo crollo, e si torna punto e dacapo. Bisogna ricominciare. Que-sto è il percorso di Giorgia Kus.La bambina che dal Friuli Vene-zia Giulia è arrivata all’ospedaleCivile di Padova con una malattiasconosciuta. I suoi giorni trascor-rono nell’immobilità, è in seda-zione profonda dal 13 settembreall’ospedale Civile di Padova. Manegli ultimi tempi era successoqualcosa: la piccola paziente ave-va mosso le mani e i piedi. Puòsembrare un dettaglio da poco,ma non lo è. Non lo è per i genito-ri, per i medici, per gli infermieri.Era il risultato della diminuizio-ne dei farmaci per la sedazioneprofonda, uno scalaggio lentissi-mo, durato fino a ieri l’altro,quando uno pneumotorace ha co-stretto l’équipe di medici che laseguono ad una brusca retromar-cia: la piccola è stata sedata dinuovo. Giorgia avrebbe dovuto ri-svegliarsi fra qualche settimana,ma è tutto rimandato, adesso oc-

corre gestire questa emergenza,l’ennesima.

DIMINUZIONELa dose di farmaci era stata di-

minuita con accortezza, era im-portante che Giorgia non si agi-tasse, anche perché nel frattem-po era stata sottoposta a un pro-

cesso di “pulizia” del sangue: unmacchinario esterno lo preleva-dalla giugulare della paziente, lodepura dall’anidride carbonica elo reimmette dall’arteria femora-le. Perché i polmoni di Giorgiariescono a scambiare ossigenoma non ce la fanno ad eliminarel’anidride carbonica. Gli organi

fondamentali per la respirazionedella piccola hanno riportato al-cune lesioni, ma a quanto sembradai primi riscontri i danni non sa-rebbero irreversibili. I medici spe-ravano di portarla ad un risvegliolento per riuscire a sottoporla aTac, ma la problematica sorta nelfrattempo ha imposto un signifi-

cativo e doloroso passo indietro.A vegliare su Giorgia, come

sempre, ci sono la mamma Fran-cesca Doretto e il papà WilliamKus. Loro sono abituati ad aspet-tare, e a sperare con forza. Fran-cesca e William sono attenti adogni piccolo cambiamento e neigiorni scorsi hanno raccontato:

«L’abbiamo vista aprire gli occhi- raccontano - ma non ci vede. Ècome se fosse in dormiveglia, per-cepisce le voci, e ci riconosce.Quando Giorgia sente che le par-liamo, che la chiamiamo per no-me, la sua frequenza cardiaca au-menta. Alla nostra bambina batteforte il cuore, sa che siamo conlei». Poi il crollo, ma mai la perdi-ta della speranza: «È sempre così,un giorno sembra andare tuttoper il meglio, i dieci successivi no.Ma non molliamo».

E non ci sono solamente Fran-cesca e William, tantissime perso-ne seguono ogni giorno la vicen-da di Giorgia sui Social, sulla pa-gina Facebook “La Forza di Gior-gia Kus”, nella quale i genitoripubblicano informazioni e refertimedici. E in molti hanno ancheaiutato la coppia economicamen-te, visto che i genitori hanno la-sciato la città dove vivevano pertrasferirsi a Padova. Per questo,ma soprattutto per garantire allafiglia eventuali cure specifiche,hanno attivato la “Raccolta fondidi Valentina per aiutare Giorgia ela sua mamma”, sempre sul So-cial.

Beatrice Mani© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giorgia, il risveglio e un passo indietro

QUEI SOLDISERVONO PER LE CUREE PER SOSTENERCI:ABBIAMO SOSPESOIL NOSTRO LAVOROPER STARLE ACCANTO

Gli italiani usano troppi antibioticiCosì si rischiano i “superbatteri”

Campagna del ministero

QUANDO SUCCEDEIL MIRACOLO E UN BIMBOGUARISCE QUIÈ UNA FESTA PER TUTTIMA A VOLTE CAPITAANCHE IL CONTRARIO

Attualità

CI HANNO DETTOCHE ERAVAMODEI TRUFFATORIPER LA NOSTRARACCOLTA DI FONDIE IO RISPONDO: MAGARI

OSPEDALE DI PADOVA Giorgia Kus, 4 anni, e la mamma Francesca Doretto

`I medici avevano diminuito i farmaci che la tengono sedatama uno pneumotorace li ha costretti a rimandare l’operazione

`Padova, lettera della mamma e del papà della bimba di 4 annidi Pordenone affetta da una malattia rara: «Ha aperto gli occhi»