Attività di tutoring per il corso di Economia Politica tutoring/Appunti... · saranno utili...
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Attività di tutoring per il corso di Economia Politica
CdL Giurisprudenza
Appunti su Costi e Forme di mercato
Offerta
I costi di produzione
La legge dell’offerta
Le imprese sono disposte a
produrre e vendere quantità
crescenti di un bene al
crescere del suo prezzo,
dunque la curva di offerta ha
una pendenza positiva
Q
P
Perché si studia il
comportamento delle imprese?
Per ottenere una migliore comprensione
delle decisioni fatte dai produttori e di
come queste contribuiscono a
determinare la curva di offerta.
In base a quali criteri le imprese decidono
quanto produrre?
Lo scopo dell’impresa
L’obiettivo di un’impresa è
massimizzare il profitto
Profitto:
Ricavo totale - Costo totale
RT-CT
PROFITTO = RICAVI -COSTI Ricavi: La somma che un’impresa incassa
complessivamente per la vendita del proprio
prodotto. RT= P x Q
Costi: La somma che un’impresa spende per
comprare i fattori di produzione
Come si calcolano?
L’economista considera tutti i costi opportunità
che l’impresa deve sostenere per realizzare la
propria produzione
Costo come costo-opportunità
I costi di produzione comprendono i costi
espliciti e i costi impliciti :
– Costi espliciti : costi che comportano una
spesa monetaria diretta per i fattori di
produzione
– Costi impliciti : costi che non comportano
una spesa monetaria diretta
Entrambi possono essere costi
opportunità
Costo come costo-opportunità
Gli economisti quando misurano i costi prendono in considerazione tutti i costi opportunità.
Profitto economico:
Ricavi totali – (Costi espliciti + Costi impliciti)
I contabili misurano i costi espliciti ma spesso ignorano i costi impliciti.
Profitto contabile:
Ricavi totali-Costi espliciti
Profitto economico e profitto contabile (1/4)
Il sig. Rossi lavora come giardiniere a 10€ all’ora.
Decide di creare un vivaio su un terreno di sua
proprietà.
Costi acquisto dell’attrezzatura: 700€
Lavorando 100 h:
– Produzione (Q) = 200 piante
– Prezzo (P) =10 €
RT= P x Q = 200x10=2000
Profitto contabile: 2000-700=1300
Profitto economico e profitto contabile (2/4)
Il sig. Rossi lavora come giardiniere a 10€ all’ora. Decide di creare un vivaio su
un terreno di sua proprietà.
Costi acquisto dell’attrezzatura: 700€
Lavorando 100 h:
Produzione (Q) = 200 piante
Prezzo (P) =10€
Per calcolare il profitto economico dobbiamo considerare:
– Perdita guadagno di giardiniere: 1000 (=10€x100h)
– Perdita affitto su terreno di sua proprietà: 100
Profitto economico = 2000-700-1000-100=200
Profitto economico e profitto contabile (3/4)
Produzione = 200 piante
Prezzo=10€
Costi acquisto dell’attrezzatura: 700€
Perdita guadagno di giardiniere: 1000 (=10€x100h)
Perdita affitto su terreno: 100
Supponiamo che il sig. Rossi:
– abbia acquistato il terreno per un costo di 10.000
– utilizzando 4.000€ dei suoi risparmi
– prendendo a prestito 6.000€
• Il tasso di interessi : 2%
• Interessi sul prestito: 6000x0.02=120
Profitto contabile: 2000-700-1000-100-120=80
Profitto economico e profitto contabile (4/4) Produzione = 200 piante
Prezzo=10€
Costi acquisto dell’attrezzatura: 700€
Perdita guadagno di giardiniere: 1000 (=10€x100h)
Perdita affitto su terreno: 100
Interessi sul prestito per l’acquisto del terreno: 120
Acquisto terreno per 10.000 €= 4.000€ risparmi + 6.000€ prestito (tasso di
interessi 2%)
Per calcolare il profitto economico dobbiamo calcolare, oltre agli interessi
sul prestito che deve pagare(120), anche gli interessi a cui i sig.
Rossi rinuncia utilizzando i suoi risparmi (4000 € ) per acquistare il
terreno, invece che prestarli ad altri.
Interessi a cui rinuncia: 4.000x0.02=80
Profitto economico = 2000-700-1000-100-120-80=0
Funzione produzione Le imprese sostengono dei costi per acquistare i fattori necessari alla produzione di beni e servizi.
Funzione produzione:
relazione che intercorre tra la quantità dei fattori produttivi utilizzata (K e L) per produrre un bene e la quantità prodotta (Q)
Q=F(K,L)
K= Capitale
L= Lavoro
Funzione produzione Prodotto marginale (PM):
l’incremento della quantità prodotta (ΔQ) causato da un incremento dei fattori di produzione (ΔK e ΔL), mantenendo costanti gli altri fattori
Se K=costante, PML=ΔQ/ΔL
(Rappresenta la pendenza della funzione di produzione!)
PRODOTTO MARGINALE del lavoro è DECRESCENTE: al crescere dei lavoratori, Q aumenta, ma con incrementi sempre più piccoli.
Come rappresentereste graficamente la funzione di produzione? Pendenza + o -? Linearità crescente, decrescente o costante?
Funzione di produzione???
Pendenza positiva o negativa?
Linearità: crescente, decrescente, costante?
Un esempio (salario orario=10€)
Addetti (L)
Quantità
prodotta
in 1 ora PML
Costo
impianto (K)
Costo
addetti (L)
Costo
totale
0 0 30 0 30
1 10 10 30 10 40
2 18 8 30 20 50
3 23 5 30 30 60
4 25 2 30 40 70
5 26 1 30 50 80
Funzione produzione
0
5
10
15
20
25
30
0 1 2 3 4 5
Addetti
Qu
an
tità
in
1 o
ra
All’aumentare degli addetti, la pendenza
diventa sempre più piatta.
Pendenza: PML=ΔQ/ΔL
Come vi aspettate che sia rappresentata
graficamente la PML? Pendenza positiva o
negativa?
Produttività marginale del lavoro
0
2
4
6
8
10
12
14
0 0.5 1 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 5
Addetti
PM
L
(1,10)
(2,8)
(3,5)
(4,2)
(5,1)
Curva del Costo Totale
Copyright © 2004 South-Western
Costo
Totale
Quantità 0
CT
All’aumentare degli
addetti, diventa
sempre più ripida
Diverse misure del costo
Funzione di produzione e Costi totali sono due
facce della stessa medaglia!
All’aumentare della quantità prodotta la funzione di
produzione si appiattisce, la curva dei costi totali diventa
più ripida.
Diverse misure del costo
Queste variazioni di pendenza hanno la
stessa ragione:
• ogni lavoratore aggiuntivo contribuisce sempre
meno alla produzione, rispecchiando Produttività
Marginale decrescente e funzione di
produzione piatta.
• Se è così, produrre un bene richiede molto
lavoro aggiuntivo e quindi è molto costoso. Al
crescere della quantità prodotta curva del Costo
Totale è più ripida.
Diverse misure del costo
QUINDI i Costi Totali (CT) dipendono dalla
funzione di produzione.
Dai CT possiamo dedurre altre misure di costo che
saranno utili quando analizzeremo le decisioni di
produzione e prezzo in concorrenza, monopolio
e nelle altre forme di mercato.
Diverse misure del costo
I costi di produzione possono essere
suddivisi in due componenti:
• Costi fissi:
– Sono costi che non variano al variare della
quantità prodotta. Sussistono anche se la
quantità prodotta è nulla.
• Costi variabili
– Sono costi che variano al variare della quantità
prodotta
La famiglia dei costi totali...
Costi totali (CT)
=
Costi fissi totali (CFT)
+
Costi variabili totali (CVT)
Costo Medio e Marginale
Costo medio: “quanto costa produrre in media una unità di prodotto?”
Costo marginale: “quanto costa produrre una unità addizionale di prodotto?” ESEMPIO
Costo totale per produrre 4 automobili = 225 mila euro
Costo totale per produrre 5 automobili = 250 mila euro
Qual è il costo medio totale?
Qual è il costo marginale della quinta automobile?
CMeT=250000/5=50.000
CM=(250000-225000)/(5-4)=25.000
La famiglia dei costi medi. . .
Il Costo Medio ci dice qual è il costo
dell’unità di prodotto se si ripartisce il costo
su tutta la produzione.
Costi medi: Costo ÷ Q (Livello di produzione)
– Costo medio fisso (CMeF)=CFT ÷ Q
– Costo medio variabile (CMeV)=CVT ÷ Q
– Costo medio totale (CMeT) = CT ÷ Q
Costo marginale:
Il Costo marginale ci dice come aumenta il
costo totale in seguito ad un incremento
della produzione.
Costo Marginale (CM):
CM = CT ÷ Q
Tabella Costi
Quantità
per ora
Costo
fisso
Costo
variabile
Costo
totale CMeF CMeV CMeT CM
0 3 0.00 3.00 - - - -
1 3 0.30 3.30 3.00 0.30 3.30 0.30
2 3 0.80 3.80 1.50 0.40 1.90 0.50
3 3 1.50 4.50 1.00 0.50 1.50 0.70
4 3 2.40 5.40 0.75 0.60 1.35 0.90
5 3 3.50 6.50 0.60 0.70 1.30 1.10
6 3 4.80 7.80 0.50 0.80 1.30 1.30
7 3 6.30 9.30 0.43 0.90 1.33 1.50
8 3 8.00 11.00 0.38 1.00 1.38 1.70
9 3 9.90 12.90 0.33 1.10 1.43 1.90
10 3 12.00 15.00 0.30 1.20 1.50 2.10
Curve dei costi con i dati dell’esempio
Copyright © 2004 South-Western
Costi
$3.50
3.25
3.00
2.75
2.50
2.25
2.00
1.75
1.50
1.25
1.00
0.75
0.50
0.25
Quantità 0 1 4 3 2 7 6 5 9 8 10
CM
CMeT
CMeV
CMeF
Curve dei costi: Costo Medio e
Costo Marginale
Analizziamo tre caratteristiche di
queste curve:
Forma della curva del Costo Medio (CMe)
Forma della curva del Costo Marginale (CM)
Relazione tra queste curve
Curve dei costi: Costo Medio e
Costo Marginale
CMeT= CMeF+CMeV
Perciò la forma della curva del
CMeT dipenderà dalla forma delle
curve del CMeF e del CMeV
Curva Costo Medio Fisso C
os
to (
in e
uro
)
Quantità
CMeF
CMeF diminuisce
all’aumentare della
produzione, poiché il
costo viene ripartito
su una base di
produzione più ampia.
Curva Costo Medio Variabile C
osto
(in
eu
ro
Quantità
CMeV
CMeV aumenta
all’aumentare della
produzione, a causa
del Prodotto
Marginale
decrescente
Curva CMeT C
os
to (
in e
uro
)
Quantità
CMeT
CMeV
CMeF
Forma ad U del costo
medio totale:
• Per livelli bassi di q.,
prevale l’effetto del
CMeF
• Per alti livelli di q.,
prevale l’effetto del
CMeV
Il punto più basso della curva ad U
corrisponde alla quantità che
minimizza il costo medio totale:
dimensione efficiente dell’impresa
Curva Costo Marginale C
os
to (
in e
uro
)
Quantità
CM
Il Costo marginale cresce
all’aumentare della quantità
prodotta. • A piccoli livelli di produzione, si
può aumentare la produzione a
un costo relativamente basso
• L’aumento della produzione è
più costoso se il livello di
produzione è già elevato, dato
che le attrezzature sono
sfruttate al limite e impresa
affollata di lavoratori
La relazione tra costo marginale e
costo medio totale C
osto
(in
eu
ro)
Quantità
CM CMeT
La curva del CM
interseca sempre la curva
del CMeT nel suo punto di
minimo!
Se CM è sotto
CMeT, CMeT
è decrescente
Se CM è sopra
CMeT, CMeT è
crescente
La relazione tra costo marginale e costo
medio totale
QUINDI
Se il costo dell`unità aggiuntiva di prodotto (cioè il costo marginale) è MAGGIORE del costo medio dell`unità prodotta fino a quel punto, il nuovo costo medio aumenta.
Se il costo dell`unità aggiuntiva di prodotto è MINORE del costo medio dell`unità prodotta fino a quel punto, nuovo costo medio diminuisce.
Rendimenti di scala
Crescenti o Economie di scala: CMeT
diminuisce all’aumentare della quantità
prodotta. Si generano quando un’impresa ha
elevati costi fissi.
Decrescenti o Diseconomie di scala: CMeT
aumenta all’aumentare della quantità
prodotta. Si generano ad es. dalla difficoltà di
gestire un’impresa di dimensione
eccessivamente grande.
Costanti: CMeT resta invariato all’aumentare
della quantità prodotta.
Costi di produzione
Addetti Prodotti
finiti (Q)
Prodotto
marginale
Costo totale
Costo Medio
Totale
Costo
Marginale
0 0
1 20
2 50
3 90
4 120
5 140
6 150
7 155
Completare la tabella considerando che un
addetto costa 100 euro e i CF=200 euro
Ricavi
Quantità prodotte Prezzo Ricavo
Totale
Ricavo
Medio
Ricavo
Marginale
0 10
1 10
2 10
3 10
4 10
5 10
6 10
7 10
Completare la tabella
Acqua potabile Televisione
via cavo
Monopolio
(capitolo 15)
Romanzi
Film
Grano
Latte
Concorrenza
monopolistica
(capitolo 16)
Palle da tennis
Petrolio greggio
Oligopolio
(capitolo 17)
Numero di imprese
Concorrenza perfetta
(capitolo 14)
Tipo di prodotto
Prodotti identici
Prodotti differenziati
Una impresa
Poche imprese
Molte
imprese
Lo spettro delle strutture di mercato
42
Il significato della concorrenza (1/2)
Un mercato perfettamente concorrenziale
ha le seguenti caratteristiche:
Sul mercato sono presenti molti venditori
e compratori
I beni offerti dai vari venditori sono
perfettamente sostituibili tra loro
Le imprese possono entrare e uscire
liberamente dal mercato
Compratori e venditori sono
perfettamente informati
Il significato della concorrenza (2/2)
Queste caratteristiche fanno si che in un
mercato perfettamente concorrenziale:
La singola impresa rappresenta una piccola
parte del mercato totale
L’impresa non può influenzare il prezzo con le
proprie decisioni (price taker): accetta il
prezzo determinato dal mercato come il
prezzo che riceverà per i suoi prodotti
Il ricavo di un’impresa in un
mercato concorrenziale (1/3)
Obiettivo dell’impresa è MASSIMIZZARE il
Profitto (P)
Profitto = Ricavo Totale – Costi Totali
Costi totali ne abbiamo già parlato.
Il Ricavo totale (RT) di un’impresa è il prodotto
tra prezzo di vendita e quantità prodotta.
RT = (P X Q)
Il Ricavo totale è proporzionale alla quantità
prodotta
Il ricavo di un’impresa in un
mercato concorrenziale (2/3)
Ricavo medio (Rme) indica quanto incassa
l’impresa per unità di prodotto venduta ed
è uguale al prezzo del bene
Il ricavo di un’impresa in un mercato
concorrenziale (3/3)
Ricavo marginale è l’incremento del ricavo totale a fronte
di un incremento unitario della quantità venduta
RM =RT/Q
Per le imprese in un mercato concorrenziale il ricavo
marginale è uguale al prezzo del bene. P=RM=RMe
Perché?
RT=PxQ
RM= RT/ Q = (PxQ)/ Q = ( PxQ+ PxQ) / Q
Dato che in un mercato concorrenziale P non varia (è
costante): P=0
RM=P xQ/ Q =P Quindi: RM=P=RMe
Massimizzazione del profitto
in un’impresa concorrenziale (1/12)
L’obiettivo dell’impresa in un mercato
concorrenziale è la massimizzazione del
profitto
Questo significa che l’impresa desidera
produrre la quantità che massimizza la
differenza tra ricavo totale e costo totale
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (2/12)
L’impresa massimizza il profitto
producendo la quantità per la quale il
ricavo marginale eguaglia il costo
marginale PERCHÉ?
Se RM > CM, un incremento di Q fa
aumentare il profitto
Se RM < CM, una riduzione di Q fa
aumentare il profitto
Se RM = CM, il profitto è massimizzato
Massimizzazione del profitto in un’impresa
concorrenziale: Esempio Numerico (3/12)
Quantità Ricavo totale Costo totale Profitto RM CM
Variaz.
profitto
(RM-CM)
0 0 3 -3
1 5 5 0 5 2 3
2 10 8 2 5 3 2
3 15 12 3 5 4 1
4 20 17 3 5 5 0
5 25 23 2 5 6 -1
6 30 30 0 5 7 -2
P=5
RM-CM=0 quando RM=CM che è la condizione di massimizzazione del profitto
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (4/12)
Quantità 0
Costi e
ricavi
CM
CMeT
CMeV
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (5/12)
Quantità 0
Costi e
ricavi
CM
CMeT
CMeV
P P = RM = RMe
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (6/12)
Quantità 0
Costi e
ricavi
CM
CMeT
CMeV
QMAX
P = RM = RMe
L’impresa massimizza il profitto producendo la quantità per la quale il costo marginale eguaglia il ricavo marginale (CM=RM)
P
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (7/12)
Un’impresa concorrenziale opera continui
adattamenti a livello di produzione (Q)
fino a quando raggiunge la quantità che
massimizza il profitto (QMAX)
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (8/12)
Quantità 0
Costi e
CM
CMeT
CMeV
QMAX
P = RM = RMe P
ricavi
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (9/12)
Quantità 0
Costi e
CM
CMeT
CMeV
CM1
Q1 QMAX
P = RM1 P = RM = RMe
ricavi
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (10/12)
Quantity 0
Costi e
CM
CMeT
CMeV
CM1
Q1 QMAX
P = RM1 P = RM = RMe
RM > CM,
aumenta Q
ricavi
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (11/12)
Quantità 0
Costi e
CM
CMeT
CMeV
CM2
Q2 QMAX
P = RM2 P = RM = RMe
ricavi
Massimizzazione del profitto in
un’impresa concorrenziale (12/12)
Quantità 0
Costi e
CM
CMeT
CMeV
CM2
Q2 QMAX
P = RM2 P = RM = RMe
RM < CM,
diminuisce Q
ricavi
Un esempio usando l’algebra (1/2)
Costo totale dell’impresa: CT=Q2+4Q
Costo marginale: CM=2Q+4.
P= 20
Quale sarà la quantità prodotta da una
impresa che opera in concorrenza perfetta.
Data la quantità ottimale, quale sarà il
profitto?
Un esempio usando l’algebra (2/2)
DATI CT=Q2+4Q; CM=2Q+4 P= 20
Soluzione
Quantità prodotta
CM= P (=RM)
2Q+4=20
2Q=20-4
Q=(20-4)/2=8
La quantità ottimale è pari a 8
Profitti : RT-CT
RT = PxQ= 20x 8=160
CT= Q2+4Q = [82+(4x8)]= 64+32=96
160-96=64
Curva del CM come curva di offerta:
come un’impresa concorrenziale reagisce a un
cambiamento di P?
Quantità 0
Prezzo
CM
CMeT
CMeV
P2
Q2 Q1
P1
Se P=P1 l’impresa produce la
quantità Q1 per la quale
CM=P
Se P aumenta a P2, l’impresa scopre che il
nuovo RM (cioè P2) è maggiore del CM
relativo alla Q prodotta in precedenza (Q1)
e decide di aumentare la produzione. La
nuova quantità che max profitto sarà Q2
per la quale il CM è di nuovo uguale al P
QUINDI se il
prezzo aumenta
da P1 a P2, la
quantità offerta
aumenta da Q1
a Q2: la curva
del CM
determina la Q
offerta
dall’impresa
concorrenziale
a ogni dato
livello di P e
corrisponde
perciò alla sua
curva di offerta
Le curve di offerta dell’impresa concorrenziale
La curva del CM corrisponde alla curva di
offerta dell’impresa.
Tutta la curva del CM? Una parte?
Occorre distinguere tra curva di offerta di breve
periodo e di lungo periodo.
Occorre, cioè, distinguere a quali condizioni
un’impresa decide di produrre/non produrre nel
breve e nel lungo periodo.
Detto in altri termini occorre analizzare la decisione di
breve periodo di sospendere la produzione e di lungo
periodo di uscire dal mercato.
La decisione di breve periodo di sospendere
la produzione e di lungo periodo di uscire
dal mercato
La sospensione è la decisione di non
produrre a breve termine durante un
periodo specifico, a causa di condizioni
contingenti del mercato.
L’uscita è la decisione di lungo periodo di
lasciare il mercato.
Costi sommersi (Sunk costs ) La distinzione tra breve periodo (bp) e lungo periodo
(lp) deriva dal fatto che nel bp i CF sono
inevitabili, ma non lo sono più nel lp: anche se si
sospende la produzione i CF si devono sostenere,
mentre se si esce dal mercato no.
I CF che non possono essere recuperati sono detti
«costi sommersi». Essendo irrecuperabili è
possibile ignorarli nel prendere alcune decisioni:
un’impresa ignora i costi sommersi quando decide
se sospendere la produzione, ma li prende in
considerazione quando decide di uscire dal
mercato.
La decisione di breve periodo di
sospendere la produzione (1/8)
L’impresa decide di sospendere la produzione nel momento
in cui i proventi della vendita non riescono a coprire i costi
variabili di produzione:
non conviene produrre un bene che costa più del ricavato
generato dalla vendita di quel bene!
Sospensione della produzione se:
RT < CV
dividendo per Q si ottiene: RT/Q < CV/Q – RT/Q=(PxQ)/Q=P
– CV/Q=CMeV
Perciò si sospende la produzione se: P < CMeV
La decisione di breve periodo di
sospendere la produzione (2/8)
Quindi
se ciò che si ricava dalla vendita di un
bene (P)
non copre il costo variabile che si
sostiene per produrlo (CMeV)
conviene sospendere la produzione e
riavviarla quando le condizioni
cambieranno e P>CMeV.
La decisione di breve periodo di
sospendere la produzione (3/8)
In sintesi
Se l’impresa decide di produrre, produce la
Q per la quale CM=P.
Ma se a quel livello di produzione,
P<CMeV, all’impresa conviene
smettere di produrre.
La curva di offerta di breve periodo
dell’impresa concorrenziale (4/8)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
La curva di offerta di breve periodo
dell’impresa concorrenziale (5/8)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
Se P > CMeT, l’impresa continua a produrre con profitti
La curva di offerta di breve periodo
dell’impresa concorrenziale (6/8)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
Se P > CMeT, l’impresa continua a produrre con profitti
Se P > CMeV, continua a produrre nel breve periodo
La curva di offerta di breve periodo
dell’impresa concorrenziale (7/8)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
Se P > CMeT, l’impresa continua a produrre con profitti
Se P < CMeV, ferma la produzione
Se P > CMeV, continua a produrre nel breve periodo
La curva di offerta di breve periodo
dell’impresa concorrenziale (8/8)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
Curva di offerta dell’impresa di breve periodo
Nel breve
periodo la curva
di offerta
dell’impresa
concorrenziale
corrisponde al
tratto della
curva del costo
marginale che si
trova al di sopra
dell’intersezione
con la curva del
costo medio
variabile
La decisione di lungo periodo di
uscire dal mercato (1/7) Nel lungo periodo, l’impresa deciderà di uscire
dal mercato se il ricavo che potrà trarre dal
proprio prodotto sarà inferiore al costo totale
di produzione (occorre cioè considerare
anche i CF)
Uscita dal mercato se RT < CT
dividendo per Q si ottiene: RT/Q < CT/Q
– RT/Q=(PxQ)/Q=P
– CT/Q=CMeT
Si esce dal mercato se P < CMeT
La decisione di lungo periodo
di uscire dal mercato (2/7)
In sintesi
se l’impresa è nel mercato, produce la Q
per la quale CM=P
MA se in corrispondenza della Q di
equilibrio P<CMeT deve uscire dal
mercato
La decisione di lungo periodo di
entrare nel mercato (3/7) Lo stesso criterio si applica alla decisione di
entrare nel mercato
Un’impresa entrerà nel mercato se potrà ottenere
per il bene prodotto un prezzo superiore al costo
medio totale di produzione.
Entrata nel mercato se RT > CT
Dividendo per Q: RT/Q > CT/Q
Si entra nel mercato se P > CMeT
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa concorrenziale (4/7)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa concorrenziale (5/7)
L’impresa entra se P > CMeT
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa concorrenziale (6/7)
L’impresa entra se P > CMeT
L’impresa esce se P < CMeT
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
La curva di offerta di lungo periodo dell’impresa concorrenziale (7/7)
Quantità
CM
CMeT
CMeV
0
Costi
Curva di offerta dell’impresa nel lungo periodo
La curva di
offerta di lungo
periodo
dell’impresa
concorrenziale
è la porzione
della sua curva
del costo
marginale che
si trova al di
sopra del
costo medio
totale
Le curve di offerta di lungo e breve periodo dell’impresa concorrenziale
Curva di offerta di breve periodo
La porzione della sua curva del costo
marginale che si trova al di sopra del
costo medio variabile
Curva di offerta di lungo periodo
La porzione della sua curva del costo
marginale che si trova al di sopra del
costo medio totale
Un esempio usando l’algebra (1/5)
I costi totali dell’impresa concorrenziale
sono: e CM=2Q+2
P= 8 euro
1.Quali sono i costi medi fissi, i costi medi variabili
ed i costi medi totali?
2. Determinare il livello ottimale di produzione.
3. Nel breve periodo l’impresa decide di produrre
oppure cessare l’attività?
4. Nel lungo periodo?
1622 = QQCT
Un esempio usando l’algebra (2/5)
1. Costi
• Costi medi variabili:
• Costi medi fissi:
• Costi medi totali:
222
=
Q
CVCMV
CFCMF 16==
Q
Q
CTCMT 162
1622
=
==
1622 = QQCT
Un esempio usando l’algebra (3/5)
PRMCM ==
822 =Q
3* =Q
2/)28( =Q
2. Produzione ottimale
DATI CM=2Q+2 P= 8 euro
Un esempio usando l’algebra (4/5)
3. Regola per la cessazione dell’attività
nel breve periodo:
Dato che P=8 e CMV=5
Conclusione: l’impresa continua a produrre
CMeVP 5232 === QCMV
CMVP
3* =Q
Un esempio usando l’algebra (5/5)
4. Regola per la cessazione dell’attività
nel lungo periodo
Dato che P=8 e CMeT=10.3
Conclusione: l’impresa cessa l’attività
CMeTP
3.1023162 316 ===
QQCMeT
CMeTP
3* =Q
Il profitto come l’area compresa tra il prezzo e il costo medio totale (1/5)
Profitto= RT – CT
Si moltiplica e si divide per Q:
Profitto= (RT/Q – CT/Q) x Q
– RT/Q= Rme=P
– CT/Q=CMeT
Per cui, Profitto = (P-CMeT) x Q
Questa espressione della formula del profitto ci
permette di misurarlo in un grafico
MISURARE IL PROFITTO
Il profitto come l’area compresa tra il prezzo e il
costo medio totale (2/5)
Quantità 0
Prezzo
CMeT CM
Il profitto come l’area compresa tra il
prezzo e il costo medio totale (3/5)
Quantità 0
Prezzo
P = RMe = RM
CMeT CM
P
Il profitto come l’area compresa tra il
prezzo e il costo medio totale (4/5)
Quantità 0
Prezzo
CMeT CM
P
CMeT
Q
Quantità che massimizza
il profitto
P = RMe = RM
Il profitto come l’area compresa tra il
prezzo e il costo medio totale (5/5)
Quantità 0
Prezzo
Profitto
CMeT CM
P
CMeT
Q
Quantità che massimizza
il profitto
P = RMe = RM
Rettangolo: altezza = (P-CMeT)
base = Q
Area= base x altezza = (P-CMeT) x Q
La perdita come area compresa tra il
prezzo e il costo medio totale (1/3)
Quantità 0
Prezzo
CMeT CM
P P = RMe = RM
La perdita come area compresa tra il
prezzo e il costo medio totale (2/3)
Quantità 0
Prezzo
CMeT
CMeT CM
Q
Quantità che minimizza
la perdita
P P = RMe = RM
La perdita come area compresa tra il prezzo
e il costo medio totale (3/3)
Quantità 0
Prezzo
CMeT
Perdita
CMeT CM
Q
Quantità che minimizza
la perdita
P P = RMe = RM
Nel caso di perdita, la MASSIMIZZAZIONE del profitto
corrisponde alla MINIMIZZAZIONE della perdita, che si
raggiunge sempre producendo Q per cui P=CM.
In questo caso, dato che P<CMeT, decisione ottimale è
USCIRE dal mercato
Offerta in un mercato concorrenziale
Dopo avere analizzato la decisione della singola
impresa, occorre passare alla curva di
OFFERTA di mercato.
L’offerta di mercato è uguale alla somma
delle quantità offerte dalle singole imprese
in un mercato.
Occorre distinguere tra:
• mercato con un numero fisso di imprese (b.p.)
• mercato con libertà di entrata e uscita (l.p.)
Offerta in un mercato concorrenziale
(breve periodo) (1/2)
Offerta di mercato con un numero fisso di
imprese (breve periodo)
Per ogni dato prezzo, ogni impresa
produce la quantità di prodotto per la
quale il prezzo eguaglia il costo
marginale
La curva di offerta del mercato riflette le
curve dei costi marginali delle singole
imprese
La curva di mercato con n. fisso di imprese (2/2)
(a) Offerta singola impresa
Quantità (impresa)
0
Prezzo
(b) Offerta di mercato
Quantità (mercato)
Prezzo
0
Offerta CM
1
100
2
200 100.000 200.000
1
2
Operano 1000 imprese identiche: ad ogni dato p, ogni impresa produce q
per cui P=CM (fig.a). Quindi CM e Offerta dell’impresa coincidono (finché
P>CMeV).
Offerta di mercato: somma della q offerta da ogni impresa per ogni P
(fig.b). Quindi Q offerta è 1.000 volte quella offerta dalla singola impresa.
Offerta in un mercato concorrenziale: lungo periodo (1/6)
Offerta di mercato con libertà di entrata e uscita
(lungo periodo)
Le imprese continuano ad entrare e
uscire dal mercato finché il profitto non diventa
nullo
Ipotesi. Tutte le imprese hanno accesso:
1) alla stessa tecnologia per la produzione del bene
2) allo stesso mercato dei fattori produttivi
Queste ipotesi implicano che le imprese hanno le
stesse curve di costo
Offerta in un mercato concorrenziale: lungo periodo (2/6)
Se profitto è positivo (negativo) le imprese continuano ad
entrare (uscire), aumenta (diminuisce) il numero di
imprese, aumenta (diminuisce) l’offerta e ciò fa diminuire
(aumentare) il prezzo e il profitto finché non diventa nullo
Nel lungo periodo il profitto è nullo
P=(RT)-(CT)=0
P=(PxQ)-(CMeTxQ)=0
P=(P - CMeT)xQ=0
P=0 se Q=0 e P=CMeT
Perciò l’impresa realizza profitto economico nullo se P=CMeT
Se P>CMeT, P>0, nuove imprese entrano nel mercato
Se P<CMeT, P<0, imprese esistenti escono dal mercato
Processo di E e U termina solo quando P=CMeT
Offerta in un mercato concorrenziale: lungo periodo (3/6)
Nel lungo periodo P=CMeT
Ma sappiamo anche che l’impresa produce la
quantità per cui P=CM
QUINDI P=CMeT=CM
Considerato che la curva di CM e quella di CMeT
sono uguali (cioè si intersecano) nel punto di
minimo della curva di CMeT :
nel lungo periodo il prezzo è uguale al minimo del
costo medio totale (dimensione efficiente)
La curva di offerta di mercato di lungo periodo è
una linea orizzontale corrispondente al
suddetto livello di prezzo
Offerta in un mercato concorrenziale:
lungo periodo (4/6)
(a) Condizioni di profitto
nullo per l’impresa
Quantità (impresa)
0
Prezzo
P = CMeT minimo
(b) Offerta di mercato
Quantità (mercato)
Prezzo
0
Offerta
CM
CMeT
Offerta in un mercato concorrenziale: lungo periodo (5/6)
Se P>CMeT, P>0, nuove imprese entrano nel
mercato, aumenta l’offerta
Se P<CMeT, P<0, imprese esistenti escono
dal mercato, diminuisce l’offerta
Numero imprese attive sul mercato si
aggiusta in modo da:
– P=min CMeT
– Ci sono abbastanza imprese da
soddisfare tutta la domanda a quel
prezzo
Offerta in un mercato concorrenziale: lungo periodo (6/6)
Perché le imprese in regime di concorrenza
continuano ad operare anche se i profitti sono
nulli?
Profitto = RT-CT
Il CT include tutti i costi opportunità dell’impresa,
compreso il costo-opportunità del tempo e del
denaro che l’imprenditore dedica all’attività
dell’impresa.
Perciò anche se il profitto è nullo, l’imprenditore
viene remunerato per il tempo e il denaro che
dedica alla conduzione dell’impresa.
Conclusioni (1/4)
• Poiché l’impresa che opera in un mercato
concorrenziale prende il prezzo come
dato, il suo ricavo (RT) è proporzionale
alla quantità di prodotto che offre (Q).
• Il prezzo del bene è uguale sia al ricavo
medio che al ricavo marginale
(P=RMe=RM)
Conclusioni (2/4)
• Per massimizzare il profitto l’impresa
decide di produrre la quantità di bene che
permette di eguagliare il ricavo marginale
al costo marginale (RM=CM).
• Questa, per un’impresa in un mercato
concorrenziale, è anche la quantità in
corrispondenza del quale il prezzo è
uguale al costo marginale (P=CM).
Conclusioni (3/4)
• Nel breve periodo un’impresa decide di
sospendere temporaneamente la
produzione se il prezzo è inferiore al costo
medio variabile (P<CMeV).
• Nel lungo periodo un’impresa decide di
uscire dal mercato se il prezzo è inferiore
al costo medio totale (P<CMeT).
Conclusioni (4/4)
• In un mercato in cui le imprese possono
entrare e uscire liberamente i profitti
tendono a zero nel lungo periodo.
• Nell’equilibrio di lungo periodo il prezzo
è uguale al costo medio totale e il
numero delle imprese presenti nel
mercato si aggiusta in modo da
soddisfare la quantità domandata a quel
prezzo.
110
Monopolio
Un’impresa è un monopolio se:
è l’unico venditore di un prodotto;
il suo prodotto non ha buoni sostituti;
può influenzare il prezzo di mercato del proprio bene.
111
Perché esistono i monopoli La causa fondamentale del monopolio sono le
barriera all’entrata che dipendono dalle seguenti cause :
1. Possesso di una risorsa chiave
2. Diritto esclusivo concesso per legge di produrre un bene
3. Struttura dei costi di produzione tale da rendere la singola impresa più efficiente di una molteplicità di produttori
4. Acquisizione da parte di un’impresa del controllo di altre imprese, crescendo in dimensione
112
1. Monopolio delle risorse
La proprietà esclusiva di una risorsa chiave che non può essere prontamente duplicata è una causa potenziale di monopolio.
Esempio: il mercato dell’acqua in una piccola città in cui vi è un solo pozzo.
113
2. Monopoli legali (1/3)
Se la protezione dalla concorrenza è dettata dalla legge.
Obiettivi di:
i) sostegno di imprese nascenti o di alcuni settori produttivi;
ii) efficienza dinamica (innovazione);
iii) tutela delle invenzioni (brevetti);
iv) pressioni delle lobby.
114
2. Monopoli legali (2/3) ii) efficienza dinamica.
Schumpeter (1942) avanzava l’ipotesi che il monopolio è necessario all’attività innovativa e fondava questa ipotesi su 4 postulati:
• Solo un’organizzazione atta a operare su larga scala è in grado di sopportare il rischio connesso all’attività innovativa
• I profitti che si possono estrarre da una posizione di monopolio rappresentano una risorsa indispensabile per una attività innovativa
• L’incentivo a innovare è legato alla possibilità per l’innovatore di ottenere profitti e questi sono meglio garantiti quando l’innovatore è anche monopolista
• La velocità del progresso tecnico è più sostenuta in condizioni di monopolio
Verifiche empiriche non portano sempre a questa conclusione
Il progresso tecnico è più rapido nei settori in cui, indipendentemente dalla struttura di mercato, la domanda è più sostenuta;
Rapporto non univoco tra struttura dell’offerta e velocità dell’innovazione: né una concorrenza troppo intensa, né un monopolio troppo protetto favoriscono il processo innovativo; …….
115
2. Monopoli legali (3/3) iii) tutela delle invenzioni (brevetti).
Le leggi sui brevetti e sui diritti d’autore sono le maggiori risorse dei monopoli legali. Il monopolio si crea perché l’amministrazione pubblica offre a un singolo operatore il diritto esclusivo di vendere un particolare bene in un determinato mercato.
Perché? Alle case farmaceutiche viene garantito il monopolio sulle proprie scoperte per incentivare la ricerca farmacologica!
Ci sono costi e benefici: – Costi: prezzi più elevati
– Benefici: incentivo a comportamenti virtuosi (incentivi alla ricerca, alla produzione artistica,…)
116
3. Monopolio naturale (1/2)
Un settore è un monopolio naturale se una singola impresa può fornire il bene o il servizio all’intero mercato a costi inferiori rispetto a quelli di due o più imprese.
A causa delle economie di scala, la dimensione minima efficiente dell’impianto di un’impresa è così grande che solo un ‘impresa può fornire il bene efficientemente.
Esempio. Per distribuire l’acqua potabile occorre costruire una rete di condutture.
Se lo fanno 2 o + imprese, invece di una sola, le spese di impianto aumentano; il costo medio dell’acqua è + basso se il servizio è fornito da una sola impresa.
117
In quali situazioni si verifica monopolio naturale? Si verifica sempre quando il peso dei costi variabili
è relativamente ridotto rispetto ai costi fissi. Ad esempio, per la gran parte delle aziende che
forniscono gas, acqua, elettricità, servizi telefonici, radiotelevisivi, trasporti pubblici, ecc.
Per queste imprese il costo delle strutture fisse (costi fissi) è di solito molto alto, mentre la sola gestione del servizio (costi variabili) è poco costosa.
3. Monopolio naturale (1/2)
118
4. Crescita esterna
Molte delle più grandi imprese al mondo sono cresciute tramite fusioni o acquisizioni di altre società.
Quando ciò accade, il numero di imprese che operano in quel settore diminuisce.
Effetto: un’impresa acquisisce potere monopolistico sui concorrenti ed erige barriere all’entrata per impedire ad altre imprese di entrare nel settore
Le decisioni di produzione e di prezzo in regime di monopolio
Come un’impresa monopolistica decide quanto produrre e a che prezzo?
119
Monopolio e concorrenza
Monopolista
E’ l’unico produttore
Ha una curva di domanda inclinata verso il basso
E’ un price maker cioè determina il prezzo
Riduce il prezzo per aumentare le vendite
Impresa concorrenziale
E’ una dei tanti produttori
Ha una curva di
domanda orizzontale
E’ un price taker cioè prende il prezzo come dato
Vende qualsiasi quantità allo stesso prezzo
120
121
Monopolio e concorrenza
Concorrenza: domanda (prezzo di mercato) come una retta orizzontale, dato che può vendere qualsiasi Q a quel P
Monopolio: domanda con pendenza negativa (essendo l’unico produttore, la sua domanda coincide con quella di mercato)
Se il monopolista aumenta P, i consumatori riducono Q;
Se il monopolista riduce Q, P sale
QUINDI, il monopolista aggiustando Q o P, può scegliere di collocarsi in qualunque punto sulla curva di domanda
La differenza fondamentale è la capacità del monopolista di influenzare il P. Un modo per evidenziare questa differenza è considerare la curva di domanda.
La curva di domanda
(a)Domanda impresa concorrenziale
Quantità 0
Prezzo
(b) Domanda impresa monopolistica
Quantità
Prezzo
0
DOMANDA DOMANDA
122
Monopolio e concorrenza
Quale punto sulla curva di domanda sceglierà il monopolista?
Obiettivo: MAX del profitto
Profitto: RT-CT
Per analizzare il comportamento dell’impresa monopolistica, occorre studiare i ricavi.
123
124
Il ricavo di un monopolista
Ricavo totale
P x Q = RT
Ricavo medio
RT/Q = RMe = P
Ricavo marginale
RT/Q = RM
125
Ricavo totale, medio e marginale di un’impresa monopolistica
Quantità Prezzo Ricavo totale Ricavo medio Ricavo marginale
Q P RT=PxQ RMe=RT/Q RM=RT/Q
0 11 0 — —
1 10 10 10 10
2 9 18 9 8
3 8 24 8 6
4 7 28 7 4
5 6 30 6 2
6 5 30 5 0
7 4 28 4 –2
8 3 24 3 –4
126
Ricavo marginale di un monopolista
Il ricavo marginale di un monopolista è sempre inferiore al prezzo del bene che produce.
La curva di domanda è inclinata verso il basso
Per vendere una quantità superiore del bene, l’impresa deve offrirlo a un prezzo più basso
Monopolio e concorrenza RM del Monopolista
Quando il monopolista aumenta la quantità venduta, sortisce due effetti sul ricavo totale (P x Q).
L’effetto produzione—aumenta la quantità venduta, quindi Q è maggiore e RT aumenta.
L’effetto prezzo—il prezzo diminuisce, quindi P è minore e RT diminuisce.
La curva del ricavo marginale giace sempre al di sotto della curva di domanda: RM<P.
RM in concorrenza
Potendo vendere qualsiasi Q al prezzo di mercato P, non subisce l’effetto prezzo.
Se aumenta l’offerta di 1 unità, incassa il P anche per quella. Come per le altre unità già vendute.
La curva del ricavo marginale coincide con la curva di domanda: RM=P.
QUINDI, in monopolio RM<P: per vendere q maggiore si deve ridurre P per tutte le unità vendute (domanda
pendenza negativa) 127
Monopolio L’effetto produzione: è il
maggior ricavo derivante dalla vendita dell’ultima unità del bene.
L’effetto prezzo: è il minor ricavo causato dalla riduzione del prezzo necessaria a vendere l’unità addizionale.
Esempio. Un monopolista può
vendere 10 unità di un bene al prezzo di 14 euro, o 11 unità dello stesso bene al prezzo di 13 euro.
A quanto ammontano, rispettivamente, l’effetto di quantità e prezzo nel passare da 10 a 11 unità?
L’effetto produzione: il monopolista vende l’11ma unità a 13 euro, con un ricavo unitario di 13 euro.
L’effetto prezzo: il monopolista vende le 10 unità originarie non più a 14 euro, bensì a 13, con una perdita di ricavo pari a –1 euro × 10 unità = –10 euro.
128
130
Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Quantità d’acqua
Prezzo
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
-1
-2
-3 -4
1 2 3 4 5 6 7 8
131
Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Quantità d’acqua
Prezzo
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
-1
-2
-3 -4
Domanda (ricavo medio)
1 2 3 4 5 6 7 8
132
Domanda e ricavo marginale di un monopolista
Quantità d’acqua
Prezzo
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
-1
-2
-3 -4
Domanda (ricavo medio) Ricavo
marginale
1 2 3 4 5 6 7 8
N.B. RM può essere negativo (se effetto prezzo> effetto produzione: aggiungere 1 unità provoca riduzione di P tale da ridurre il RT, nonostante l’aumento di Q)
133
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Un monopolista massimizza il profitto producendo la quantità per il quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale.
Il monopolista usa la curva di domanda per individuare il prezzo che i consumatori sono disposti a spendere per ogni data quantità di bene.
135
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Quantità 0
Domanda
Ricavo marginale
Ricavi Costi e
136
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Quantità 0
Domanda
Costo medio totale
Ricavo marginale
Ricavi Costi e
marginale
Costo
137
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Quantità 0
Domanda
Costo medio totale
Ricavo marginale
A
marginale
Ricavi Costi e
Costo
138
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Quantità 0
Domanda
Costo medio totale
Ricavo marginale
1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ...
A
Ricavi
Costi e
Costo marginale
139
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Quantità QMAX 0
Domanda
Costo medio totale
Ricavo marginale
1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ...
A
Ricavi Costi e
Costo marginale
140
Massimizzazione del profitto in regime di monopolio
Prezzo di
Quantità QMAX 0
Domanda
Costo medio totale
Ricavo marginale
B
1. L’intersezione della curva del ricavo marginale con quella del costo marginale determina la quantità che massimizza il profitto ...
A
2. …e la curva di domanda individua il prezzo coerente con tale quantità.
Ricavi Costi e
monopolio
Costo marginale
141
Differenza tra impresa concorrenziale e impresa monopolistica
Regola generale RM=CM
MA, per un’impresa concorrenziale, il prezzo è uguale al costo marginale
P = RM = CM
Per un’impresa monopolistica, il prezzo è maggiore del ricavo marginale
P > RM = CM Questa differenza è fondamentale per comprendere il
costo sociale del monopolio
142
Il profitto del monopolista
Il profitto è uguale al ricavo totale meno il costo totale.
Profitto = RT - CT
Dividendo per Q
Profitto = (RT/Q - CT/Q) x Q
Profitto = (P - CMeT) x Q
146
Il profitto del monopolista
Quantità 0
Costi e Ricavi
Domanda
Costo marginale
Ricavo marginale
Costo medio totale
147
Il profitto del monopolista
Prezzo di
Quantità QMAX 0
Costi e Ricavi
Domanda
Costo marginale
Ricavo marginale
Costo medio totale
monopolio
148
Il profitto del monopolista
Prezzo di
totale
Quantità QMAX 0
Costi e Ricavi
Domanda
Costo marginale
Ricavo marginale
Costo medio totale
monopolio
Costo medio
149
Il profitto del monopolista
Prezzo di
Quantità QMAX 0
Costi e Ricavi
Domanda
Costo marginale
Ricavo marginale
B
C
E
D
Profitto di Costo medio totale
monopolio
Costo medio
totale
monopolio
Il monopolista riceverà profitti finché il prezzo è maggiore del costo medio totale.
150
Il costo del monopolio in termini di benessere
Il monopolio porta ad un’allocazione inefficiente delle risorse e all’incapacità di massimizzare il benessere economico totale.
Il monopolista produce meno della quantità socialmente efficiente di prodotto.
Il prezzo di monopolio impedisce che si realizzino degli scambi mutuamente
vantaggiosi.
151
Quantità 0
Domanda
(valore del compratore)
Costo marginale (costo del monopolista)
Il valore del
Costo del monopolista
Valore del compratore
Valore
del compratore
Prezzo
Costo del monopolista
efficiente Quantità
compratore è superiore al costo del produttore
Il valore del compratore è
superiore al costo del venditore
Se l’impresa fosse gestita da un pianificatore benevolo si produrrebbe Q efficiente e P=CM
152
Il costo del monopolio in termini di benessere
Possiamo valutare gli effetti del monopolio sul benessere mettendo a confronto il livello di prodotto scelto dal monopolista con quello che avrebbe scelto il pianificatore benevolo.
Monopolista: Q in modo che RM=CM
Pianificatore benevolo: Q in modo che P=CM
POICHÉ in monopolio RM<P:
il monopolista è inefficiente perché (1) produce una QUANTITA’ minore di quella efficiente (PERDITA SECCA) (2) a un PREZZO più alto (dato che P>CM)
156
La perdita secca
Quantità 0
Prezzo di
Quantità di monopolio
Domanda Ricavo marginale
Costo marginale Prezzo
monopolio
157
La perdita secca
Quantità 0 Quantità efficiente
Prezzo di
Quantità di monopolio
Domanda Ricavo marginale
Costo marginale Prezzo
monopolio
158
La perdita secca
Quantità 0 Quantità efficiente
Prezzo di
Quantità di monopolio
Perdita
Domanda Ricavo marginale
Costo marginale Prezzo
monopolio
secca
Poiché il monopolista applica P>CM, si crea un differenziale tra la disponibilità a pagare del consumatore e il costo del produttore. Questo differenziale provoca una caduta della quantità prodotta al di sotto del livello socialmente ottimale.
159
Inefficienza del monopolio dal punto di vista del Prezzo
Poiché la DOMANDA descrive una relazione negativa tra Prezzo e Quantità, a una Quantità inefficientemente BASSA, corrisponde un Prezzo inefficientemente ALTO.
Dato che P>CM, alcuni potenziali consumatori si trovano nella condizione di valutare il bene più del costo marginale, ma meno del prezzo di monopolio e decidono di non acquistarlo.
RISULTATO è INEFFICIENTE: il valore che i consumatori attribuiscono al bene è MAGGIORE del costo in più che occorrerebbe sostenere per produrlo (CM).
CONCLUSIONE: il P di monopolio impedisce che si realizzino scambi reciprocamente vantaggiosi!!!
160
Costi sociali del monopolio (1/3)
I costi sociali di monopolio NON sono solo quelli legati alla inefficienza allocativa (perdita secca) analizzata finora.
Vi sono almeno altri due costi:
• Inefficienza da costi
• Ricerca della rendita
161
Costi sociali del monopolio (2/3) Inefficienza da costi o inefficienza X
L’assenza di concorrenza ha un impatto negativo sulla propensione all’efficienza del monopolista e, quindi, sul livello dei costi del settore monopolizzato
Le fonti: • Viene meno l’incentivo a minimizzare i costi
(barriere all’entrata sono un riparo dalla minaccia di nuove entrate….)
• Obiettivi diversi dalla massimizzazione del profitto. Essendo imprese grandi vi è una separazione tra
proprietà e controllo: chi gestisce l’impresa può non avere interessi a massimizzare il profitto.
162
Costi sociali del monopolio (3/3) Ricerca della rendita Costi connessi all’acquisizione e al mantenimento
della posizione di monopolio: • investimenti per la creazione di barriere strategiche
all’entrata (costruzione di capacità in eccesso, spese in pubblicità…)
• azione di lobbyng • investimenti + o – leciti per ottenere protezione legale
(concessioni, protezione tariffaria, riconoscimento di standard di qualità)
Si tratta di risorse, trasferite dal consumatore al produttore che, anziché essere impiegate in modo efficiente in un altro settore produttivo, vengono “dissipate” nell’attività di ricerca della rendita.
163
Monopolio e politica economica
Il legislatore risponde al problema del monopolio in uno di questi quattro modi: Cercando di stimolare la concorrenza nei
settori monopolistici
Regolamentando il comportamento delle imprese monopolistiche
Trasformando alcuni monopoli privati in imprese pubbliche
Restando inattivo
164
1. Stimolare la concorrenza Il governo può sostenere normative antitrust per creare un
mercato più competitivo, stabilendo regole di comportamento e
sanzioni che tolgono alle imprese l’incentivo di cercare o
sfruttare il potere economico raggiunto.
Legislazione antimonopolistica (leggi antitrust):
• può dichiarare illegali le intese che hanno lo scopo di
restringere la concorrenza (accordi di collusione del prezzo,
per la ripartizione del mercato,…);
• può impedire l’abuso di posizione dominante (discriminazione
dei prezzi, fissazione di elevati prezzi di vendita, introduzione
di barriere strategiche, …);
• può contrastare la concentrazione di risorse economiche in
poche imprese.
• ………………………
165
2. Regolamentazione Il governo può regolamentare i prezzi che il
monopolista chiede
L’allocazione delle risorse sarà efficiente se il prezzo eguaglierà il costo marginale.
Ci sono due problemi pratici nell’applicazione del principio di uguaglianza di prezzo e costo marginale.
Se vi è un monopolio naturale:
l’impresa subisce una perdita se si impone P=CM
Non crea alcun incentivo alla riduzione dei costi per il monopolista
166
Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
Quantità 0
Prezzo
Domanda
Costo marginale
Costo medio totale
Il Monopolio naturale presenta una curva del CMeT che decresce in modo costante e quindi CM<CMeT (N.B. affinché la «media» diminuisca l’«aggiunta» deve essere minore)
La diminuzione del costo medio
è da attribuire all’esistenza di
importanti costi fissi
167
Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
Quantità 0
Prezzo
Domanda
Costo marginale
Costo medio totale
Quantità
regolamentato Prezzo
regolamentata
Se il legislatore impone P=CM, per MAX il benessere economico…
168
Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
Costo
Quantità 0
Prezzo
Domanda
Costo marginale
Costo medio totale
Quantità
medio totale
regolamentata
Prezzo regolamentato
Essendo CMeT>CM…
169 regolamentata
Uguaglianza tra prezzo e costo marginale
Quantità 0
Perdita
Prezzo
Domanda
Costo marginale
Costo medio totale
Quantità
medio totale Costo
regolamentato Prezzo
… subisce una perdita
170
2. Regolamentazione Nel caso di monopolio naturale che fare?
Non è possibile imporre alle aziende di produrre
in perdita, costringendole ad applicare P=CM; ma non è neppure “giusto” dal punto di vista
sociale lasciarle libere di stabilire il prezzo di monopolio, poiché si verificherebbe una insufficiente fornitura di questi servizi essenziali
171
2. Regolamentazione Possibili soluzioni: • Sussidiare il monopolista facendosi carico
delle perdite provocate da P=CM Ma ciò implica introduzione di imposte per i cittadini. Non è efficiente!
• Lo Stato può permettere un P>CM ma =CMeT in modo che il profitto sia nullo. Ma P=CMeT non è efficiente!
Ulteriore problema: la regolamentazione basata su P=CM o P=CMeT non crea alcun incentivo alla riduzione dei costi per il monopolista!!!
172
3. Proprietà pubblica
L’amministrazione pubblica può trasformare i monopoli in imprese pubbliche.
173
4. Non agire
L’amministrazione pubblica rinuncia ad agire se il fallimento del mercato viene valutato meno pericoloso delle inevitabili imperfezioni della politica.
174
La prevalenza del monopolio Quanto sono frequenti i problemi di monopolio? I monopoli sono comuni: la maggior parte delle
imprese ha un certo controllo sul prezzo poiché i beni che produce sono diversi.
MA le imprese con un reale potere monopolistico sono rare: pochi beni sono veramente unici.
In conclusione, il potere monopolistico è una questione di gradi: è vero che molte imprese godono di un certo potere di mercato, ma è anche vero che questo è abbastanza limitato.
175
Conclusione (1/4)
Un’impresa opera in regime di monopolio se è l’unico venditore presente sul mercato.
La curva di domanda per il proprio prodotto è inclinata verso il basso.
176
Conclusione (2/4)
Come un’impresa concorrenziale, il monopolista massimizza il profitto producendo la quantità di bene per il quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale.
Diversamente da quanto accade in regime di concorrenza, in regime di monopolio il prezzo è superiore al ricavo marginale e, quindi al costo marginale.
177
Conclusione (3/4)
Il livello di produzione che massimizza il profitto del monopolista è inferiore a quello che massimizza la somma della rendita del consumatore e di quella del produttore.
Il monopolio produce costi sociali legati a:
• Inefficienza allocativa
• Inefficienza da costi
• Ricerca della rendita
178
Conclusione (4/4)
L’amministrazione pubblica può reagire alle inefficienze del monopolista con una normativa antitrust, con regolamentazioni dei prezzi, o trasformando i monopoli in imprese pubbliche.
Se il fallimento del mercato viene valutato meno pericoloso delle inevitabili imperfezioni della politica, l’amministrazione pubblica può rinunciare ad agire.