ATTI TORINO CARLO CLAUSEN · Le poesie di Floro ci sono conservate in massima parte da due Mss....

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ATTI DELLA R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI TORIIO PUBBLICATI DAGLI ACCADEMICI SEGRETARI DELLE DUE CLASSI VOLUME VIGESIMOSETTIMO 1891-92 TORINO CARLO CLAUSEN Libraio della B. Accademia delle Sciente 1892 2014-04-16 08:14 GMT / http://hdl.handle.net/2027/njp.32101079232029 in the United States, Google-digitized / http://www.hathitrust.org/access_use#pd-us-google

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ATTI

DELLA

R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE

DI TORIIO

PUBBLICATI

DAGLI ACCADEMICI SEGRETARI

DELLE DUE CLASSI

VOLUME VIGESIMOSETTIMO

1891-92

TORINO

CARLO CLAUSEN

Libraio della B. Accademia delle Sciente

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123LETTUREDue poesie inedite di Floro, diacono di Lione;Nota del Dott. FEDERICO PATETTAFloro, diacono di Lione, morto verso l'860, conta certo frai più illustri rappresentanti del clero francese del secolo nono.Teologo, controversista. poeta di grande valore, egli fu in rela-zione coi più illustri personaggi dell'epoca ed ebbe una parteimportante nelle questioni, che interessavano la chiesa francesee specialmente la sua diocesi.Ai giuristi Floro è inoltre noto per un commento ad alcunedelle «rà dette costituzioni Sirmondine, scoperto da non molto edillustrato da Maassen (1). 11 clero, sopratutto in Francia, cercavaallora nel diritto romano un'arma contro gli arbitrii del poterelaico: da ciò il commento di Floro e l'importanza eccezionaledell'elemento romano nelle falsificazioni di Benedetto e dello Pseudo-Isidoro.L'importanza delle leggi romane in favore del clero è delresto riconosciuta espressamente dal nostro autore, che in unadelle sue poesie (ed. Diimmler xxvii, v. 95 e segg.) scrive:Post evangelico* clipeos, post tela coruscaOris apostolici, post pia iura dei,Me Constantinus reverendo munit ab oro,Me quoque Theodosius protegit ore pio:Archadio dulci praedulcis Honorius haerensMe dulci eloquio laudat, honorat, amat.Questo brano non darebbe certo una grande idea del valoredi Floro come poeta, ma, fortunatamente, non tutti i suoi versi(1) SUtungsber. dei- Wiener Akad., XCII, 301 e segg. Cfr. Conbat, Gesch,br Quellen und Lit, des róm. R. im frilh. M. A. 1, p. 253 e seg.

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124FEDERICO PATETTArassomigliano a questi; tanto che E. Dttmmler, nella prefazioneall'edizione delle poesie di Floro, ne dà questo giudizio: (Florus)metris satis accurate prò indole temporis illius usus, poetartitaìem se praebet, ut eìegantioribus certe saecuìi notti vatibusiure possit adnumerari.Le poesie di Floro ci sono conservate in massima parte dadue Mss. parigini, e furono pubblicate per la prima volta nel1560 da Guglielmo Morel: parecchie altre furono poi scoperteseparatamente da varii eruditi, fra cui Mabillon, Martène, Baluzio,Muratori. La migliore edizione è ora quella citata di Diimiuler neiMon. Germ. Hist. Poetar, latini Aevi Carolini, II, 1884.Però due poesie, a mio avviso non indegne del poeta, e cheho ragione di ritenere inedite, sono di mano della fine del sec. ìx,nel Ms. vatic. Regin. 598, f. di, insieme ad una terza poesiaedita (1).Si tratta, come in altre poesie del nostro autore, di due ri-sposte a versi mandatigli per la sua festa; la prima indirizzataad un Audinus, di cui non trovo notizia altrove, la seconda forsead uno di nome Tommaso, parimenti sconosciuto. In questa se-conda poesia l'autore si nomina nel quartultimo verso, cosicchésull'attribuzione a Floro non cade dubbio.L'amanuense del Ms. vaticano trascrisse le due poesie da unesemplare in cattivo stato, mutilo e in parte illeggibile. Perciò delprimo verso ci è rimasta soli la prima parola, o nella secondapoesia, i quattro ultimi versi sono monchi. Credo inoltre che siastata fraintesa qualche parola nel verso 5 o 6 di quest'ultimapoesia. Ecco del resto il testo preciso:GratiorDucamus letum lucis honore diem:Absit mestitie langor, perdiscat et ipseTemporis exacti tristis abire dolor.5. Karior hac mundi iocunda luce sodalisDulcia nunc nobis carmina misit ovans,Carmina que nnstras tollant ad sidera mentes,Carmina quae sanctus ornat et almus amor.Non illum colles, non illum denique valles,■(1) Titulus libelli ad altare sancti Stephani oblati. Ed. Dùmmler, Xll (p. 542e segg.).

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DUE POESIE INEDITE DI FLORO10. Non rapidi fluctus exsuperare queunt:Cedunt et silve, cedunt et maxima terreIugera, dum vincit cuncta fldelis amor,Cersior et scopulis et vallibus altior imis,Ocior atque ipsis amnibus et zephyris.15. Quem licet ardentem succendit fortius altoAudinus nostri totus amore calens.THOMAE VITA . TOMAE SALVS.O cordi nostro dulcissime semper amiceEt decus et nostre candida pars anime,Non ita cecropio dulces eunt nectare faucesNec sic hybleis floribus arva fraglant5. Nomine distincto recinentia carmina metroSensibus et cordi complacuere meo.Nunc, rogo, nunc maneat venis vitalibus intusInsitus atque alto pectore flxus amor:Quem non divitie, non gloria celsa potenti10. Obruit aut memori depulit ex animo.Ut gemini versus nectuntur iure canendiSic duo divinus pectora iungat amor;Ut mihi bis septem misisti carminis odasGratia sic mentes repleat una duas;15. Gratia, que septem pollens virtutibus almiVertice consedit floris, ut ipse legis.He. sunt mentis opes, hec est substantia viviMuneris, hec animi gloria, verus honor:Non hec predo rapit, non fur populatur iniquus20. Non erugo vorat, dissipat aut tinea,Sed retinet celi domus ardua, servat et ipseQui dedit, atque omnes amovet insidias.Quo nos mortalis post vincla tenacia carnisCollocet ac foveat ihesus ubique pius.25. Ecce tibi breviter animi dulcissimi nostriExpressi motum; tu cape nostra libens,Et tua perpetuo transmittere sepe sodaliNe contempne, precor ac peto suppliciterFesta dies fioro fuerit quotiens . .:30. Fistula dulcimodos mise â– .Testis adest christus, qui oditDiligo et ad calcem , .

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126FEDERICO PATETTADella stessa mano delle poesie è un'epistola formata, scrittada Agilmaro vescovo di Clermont a San Remigio, arcivescovo diLione (m. 875), e che crediamo utile pubblicare, mantenendol'ortografia e la punteggiatura dell'originale.nyAiiAeeu occccxvmjSummo archiepiscopo domno remigio . agilmarus arvernensis epi-scopus salutem;Servantes morem eclesiasticum . credimus hunc fratrem vobis essecommendandum; Cuius vita laudabilis . Conversatio inreprehensibilis .unde tam nos quam etiam ecclesia que enntrivit amplius est oblectata;Nunc quoniam necessitudo . et rerum exegit utilitas . ut ad vos diver-teret edulsimus libenter expetenti; Roborantes eum comitibus apicum.secundum canonicum ritum . Quibus undique defensus valeat interpel-lantium resistere obiectus; Suscipite itaque hunc nostrum nutricum .auctoritate ordinatum . et licenter a nobis dimissum; Siquidem usumformate tenentes . digessimus elementa greca . in huius capite . scilicetpatris et filli et spiritus sancti . petri apostoli primam: nominis quoquenostri primam . vestrique secundam. Ac mittentis fratri J) terciam etquartam civitatis nostre . Sed et indictione suo posuimus loco: Quareomnia erga fllium susceptum gerite uti bonus pater circa benigni!mfllium . VALEAS AMICORVM MAXIME.L'uso delle epìstolae formatae, prescritto dal concilio di Niceaè abbastanza noto. Ricordiamo solo che la regula formataruni,che si trova in moltissimi Mss., fu pubblicata da Zeumer, conparecchie epistoìae, nelle Formulae Mcrowingici et Karolini Aevi(1886, Form. Extrav. II, 11-27). L'epistola qui pubblicata ècomposta secondo questa regola: solo non vi troviamo la parolaAMHN e manca inoltre la lettera corrispondente all'indizione.Le lettere greche in principio sono regolari: l'ultima deve es-sere un V, colla qual lettera è reso il V latino per esempio anchenell'epistola pubblicata da Zeumer al n° 20. Ricordiamo anche,a proposito di essa, che accanto alla forma Arvernum per Cler-mont, si trova pure Arevernum, nella quale il v è precisamentela quarta lettera. E poi appena necessario dire che il numerodccccmviiii deve rappresentare la somma dei numeri corrispon-(1) Dovrebbe essere: accipientis fìatris.

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DUE POESIE INEDITE DI PLOROdenti, secondo la regola, alle singole lettere greche, più il numerodell'indizione. Esso però è corrotto, come in parecchie delle epi-stoìae edite da Zeumer, e credo debba cambiarsi in dcccclxxviiii.Infatti, siccome A corrisponde ad 1, 6 a 5, 0 a 9, Il ad 80, T a400, abbiamo 804-400 + 1 +80 + 1 + 5 + 9 + 400 = 976.Il numero dell'indizione sarebbe quindi 3. Ora siccome Remigiomorì, come abbiamo detto, nell'875, correndo l'indizione ottava,ed il primo documento in cui compare Agilmaro è appunto dellostesso anno (1), coll'indizione terza siamo ricondotti all'anno 870,che è la data probabile dell'epistola.Del Ms. che contiene i versi di Floro e l'epistola pubblicatafece già cenno Bethmann nelVArch. di Perfz (2). Aggiungiamosolo l'indicazione delle parti ommesse o non bene indicate.f- 5. Versus Gisleberti abbatis auree vallis (Orval nel Luxem-burg ?) sec. in. Agnus mactatus populi ìicet ore voratus...f. 9-33 sec. ix o x.1. Prefatio cuiusdam de libro Aratoris (Migne, Patrol. 68, 55).2. Visio quae fratri nostri wettino ostensa fuerat (Mon. Germ.Hist. Poetae lat. Aev. Carolini, II, 268-275).3. Incipit pe aideimi episcopi (S. Aid. vescovo di Sherborn,m. 709) Metrica tyrones nunc promani carmina castos...4. Epistola Hypocratis (Quattuor Immani corporis partes).5. De libro Quinti Sereni (Emigranio medendo: Capillo tin-guendo, ecc.).Dopo questi estratti dal poema De medicina di Q. SerenoSammonico, troviamo due passi di un poeti assai poco conosciutonel medio evo, cioè Lucrezio. Si tratta disgraziatamente solo deiversi 152-157 e 281-285 del libro I (ed. Bernaysius, Lipsiae,1881). "Nel v. 154 è la variante divino munerc per divino nu-mine: in 156 de nihilo dum per de nilo, tum: in 157 per-spiem-us ut per perspiciemus, et (si noti però che Yet delle edi-zioni fu sostituito di congettura M'ut dei Mss.). Nei v. 281-285non notai alcuna variante, poiché come tale non può considerarsinel v. 284 conitiens per coniciens. Nel v. 282 si trova la le-ti) Gallio Christiana, lì (1720), col 252-53.(2) Archiv der Qeull. fùr òli. d. Geschichtkunde, XII, 1874, p. 297-98.

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128 FEDERICO PATETTAzione queni data dai li ss., invece del quam , che fu sostituitonelle edizioni per congettura di Lachmann (1).f. 34. Frammento di uno scritto in favore di un vescovo per-seguitato da Ragenardo e Manasse (sec. x od xi).f. 85-36. Frammento del conc. di Reims dell'852, presiedutoda Hincmaro (sec. x.)f. 37 e segg. Juliani monachi sermo (sec. xn).f. 41-62. sec. ix.1° Una poesia sulle fatiche d'Ercole:(Prima cìeonei toìerata erumna leonis);2° Pochi estratti da Orazio e Giovenale:(Quo semel est imbuta recens servai odorem testaditi. Iiabeat iam roma pudorem..., )3° Scritti liturgici.(Quid significent duodccim candeìae )4° Versi di Floro, ecc.f. 63 e segg. sec. ix. Frammenti del registro di S. Gregorio.f. 69 e segg. sec. x. S. Saver ini epistola de transitu S. Mar-tini, ecc.f. 97-100. sec. xvi. Genealogie de la noble et fres-puissantelignee de cliauvìgny.(1) C. LachmaNNI in T. Lucr. Cari de rerum noi. libros commentarius,Berolini, 1855, p. 32.A dissipare un dubbio natomi appunto sul quem, pregai l'egregio Pro-fessore Carlo Merkel di mandarmi copia degli ultimi versi, che credo utileriprodurre esattamente.ITE 6IUSD. (cioè Titi)« Et cum mollis aqute ferturnaturarepenteFluniine ab un danti quemlargis imbribus auge*Montibus exaltis magnus decuisu9 aquaiFiagminaconiti enssilvarum arbustaq; totaNec validi poBsunt ponte» venientis aquai ».

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DUE POESÌE inedite di ploro 120t 113. sec. xiv. Incipiunt deflorationes libri plinti secundi denaturali historia. Quas Robertus chricheladcnsis prioroxonfordie excerpsit1 114. sec. xii. Regole sul canto di Guidone d'Arezzo (Migne,141, p. 411 e segg. con grandi varianti).All'infuori della notizia di Bethmann, non so se il Ms. va-ticano sia stato indicato ed usato.L'Accademico SegretarioErmanno Ferrerò.Atti della R. Accademia - Voi. XXVfl.li