Athletic Élite - Road to Eugene

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road to EugeneLa nazionale under 20 di atletica leggera è in viaggio verso l’Oregon (USA).

Ad aspettarla ci sono i migliori atleti del pianeta, sulla pista che diventerà teatro

della battaglia per i titoli mondiali di categoria - e noi non siamo disarmati

Photography : Gabriele Buttafuoco

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Giovani atleti, ragazzi che spesso vengono definiti “speranze”o “talenti”. Eppure i ragazzi della nazionale junior di atleti-ca sono proprio come i propri coetanei, con gli stessi problemi ed emozioni di chi sta crescen-do anche se i loro sacrifici sono tanti, a partire dal tanto tempo dedicato all’allenamento a faticare su quell’anello rosso, inseguendo un sogno misurato in centesimi e centimetri. Un sapore amaro quello della fatica, che non sempre paga, ma per il quale si è disposti a non mollare mai.

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“Lo sport universitario è una cosa seria in America. E tutta un’altra mentalità. Là avrò più occasioni e più visibilità per intraprendere una carriera da pro-fessionista”Luca

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L’atletica in Italia viene spesso definito “sport L’atletica in Italia viene spesso definito “sport minore” , che trova il suo momento di gloria solo ogni quattro anni quando il fascino di sapere chi è l’uomo più veloce del pianeta cat-alizza milioni di persone davanti ad uno sch-ermo. Spesso l’equazione “100 metri = atleti-ca” annichilisce quello che è il messaggio universale di questo sport, sono passati più di 30 anni da quando Pietro Mennea colse l’alloro ol-impico di Mosca 1980 e conquistò l’ammirazione di un popolo intero con una corsa leggendaria, a braccia alzate sul traguar-do, consapevole di aver dato il senso più bello alla propria carriera di atleta. Eugene, Oregon. Più precisamente TrackTown, un nome magico che ci fa capire come l’atletica qui non è sport, è religione. Per in-tenderci le gesta di Mo Farah di Londra 2012 hanno le radici in questa terra dove le migliori tecnologie sono a disposizione di chi vuole sfidare i propri limiti e diventare immortale. Dai tempi di Mennea sono cambiate le piste, le Dai tempi di Mennea sono cambiate le piste, le scarpe, i materiali tecnici ma per diventare im-mortali come il grande Pietro bisogna sempre vivere in compagnia della fatica e dedicando ogni singolo momento a raggiungere i propri sogni. Dal 22 al 29 luglio a TrackTown ci saranno anche loro: Levi Roche, Luca, Jacopo ed Helen. Quattro ragazzi normali che indossate scarpette chiodate e maglietta diventano gio-vani supereroi, alla ricerca del loro primo con-fronto con il mondo lontano dalle piste di casa dove tutto è più facile, dalla vittoria all’essere riconosciuti e acclamati. Luca si è da poco diplomato al liceo scientifico tecnologico di Crema, e la sua esperienza a stelle e strisce non si concluderà con i campi-onati del mondo. A settembre si trasferirà a Boston per frequentare il Masachousset Insti-tute of Technology, una delle università tec-niche più prestigiose del pianeta. La vita sportiva dei college americani è molto diversa da quella che viviamo qui, lo sport universitario è sacro, e le strutture per portare avanti una carri-era professionistica non mancano di certo. Gli

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“Il mio unico hobby? L’atletica. Il mio sogno: volare alle Olimpiadi.”Helen

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“Il mio unico hobby? L’atletica. Il mio sogno: volare alle Olimpiadi.”Helen

stessi studi sono agevolati per i campioni sportivi dell’università, sia economicamente tramite ricchi-ssime borse di studio ma anche dal punto di vista dei test, degli orari delle lezioni, fatte ad hoc per chi deve continuare ad allenarsi o a gareggiare, cose che qui in Italia sembrerebbero quasi parados-sali. È un’altra cultura, che vede davvero lo sport come una palestra di vita.Jacopo non sarà da meno, a lui sono già state aperte le porte dell’università di Washington dove si iscriverà al corso di Civil Engineering, dopo aver frequentato il quarto anno presso la Woods Cross High School nello Utah. Non è un caso che ragazzi che apparentemente passano la vita su un campo di atletica possano raggiungererisultati di altissimo livello anche in altre discipline, nello altissimo livello anche in altre discipline, nello studio, nell’arte. Sono persone che imparano sulla loro pelle cosa significhi il sacrificio vero, che pas-sano i pomeriggi degli anni più belli a correre fino a stramazzare al suolo senza forze. Con questi pre-supposti, uniti al denominatore comune degli atleti di cercare sempre il meglio da sé stessi, non è difficile puntare ai voti alti a scuola o a vivere davvero a fondo qualsiasi tipo di passione senza paura di sbagliare o di inseguire sogni troppo ambiziosi o presunti tali. Jacopo infatti, pluricampione italiano fin dalle categorie più giovani, suona anche la fisarmonica.Altri hanno semplicemente come passione quella di migliorarsi sempre di più proprio nell’atletica e puntano tutto su quello, come Helen, che continua a studiare ma che sogna di superare l’asticella di Rio 2016.La prima cosa che ci viene in mente guardando La prima cosa che ci viene in mente guardando Levi, invece, è la somiglianza con un personaggio ben più noto di un altro sport con il pallone, ma è solo apparenza. Lui, introverso e senza sfarzi, il calcio lo ha abbandonato perché preferisce correre veloce. Giocava in serie D, aveva di fronte buone proposte economiche e una possibile carriera da calciatore ben pagato delle serie minori. E invece calciatore ben pagato delle serie minori. E invece ha scelto di abbandonare tutto per inseguire più ve-locemente possibile il sogno olimpico, si è fatto se-durre dal fascino di portare il suo corpo oltre al limite, ha lasciato dietro ogni certezza, e ora si allena in strutture fatiscenti e lontane da casa, perché nella sua città, come in tantissime altre, una pista adeguata non c’è.Il percorso di questi ragazzi è iniziato mesi fa ad Ancona, più precisamente a febbraio in occasione

dei campionati italiani juniores: prime affermazio-ni, l’ingenua consapevolezza per alcuni di loro di poter credere nel “sogno americano” che passa per la convocazione in nazionale per un incontro indoor in Germania. Da maggio parte la frenetica ricerca di conferme e del tempo o della misura che assicurano il biglietto aereo per l’Oregon che, vista la caratura della manifestazione, è molto selettivo. la caratura della manifestazione, è molto selettivo. Per alcuni come Jacopo e Luca il minimo è imme-diato, per altri è una continua ricerca di gare dove poter esprimersi al meglio, dove la frustrazione di non riuscire a centrare l’obiettivo porta a volte i ra-gazzi a gettarsi nella rassegnazione di rinunciare a quel sogno. L’atletica è testa, gambe, fiato ma soprattutto cuore: le emozioni possono essere il pro-pellente per superare i propri limiti ma anche l’ostacolo più grande verso i propri obiettivi. E, cosa ancora più difficile, bisogna fare attenzione agli infortuni che sono in agguato sia per la sfor-tuna che per mancanza di attenzione. A Torino i primi di giugno vengono assegnati i titoli italiani outdoor: la tensione è alta, c’è chi ot-tiene la consacrazione, chi grandi delusioni, chi mezze verità sul proprio potenziale. Oltre al tempo c’è il prestigio della maglia di campione italiano ed Helen, Jacopo e Luca la indossano con orgoglio. Levi è tradito dalla tensione, il trono di miglior ve-locista che aveva guadagnato sui 60 indoor lo perde anticipatamente per una falsa partenza: la de-lusione è tanta, ma fa presto spazio alla forza del riscatto. Infatti non è ancora finita, mancano ancora preziosi giorni in cui continuare a crederci e nelle settimane successive tutto si risolve: il potenziale diventa reale, il sogno realtà: anche Levi ed Helen ottengono il minimo, e gli hashtag #roadtoEugene cominciato a riempire le loro pagine social.Per tutti ora TrackTown è davanti ai propri occhi, una destinazione che ha il significato di punto di partenza verso quei cinque cerchi olimpici: dalle montagne dell’Oregon il mare di Rio non sembra poi così lontano… Rendeteci fieri, più di quanto noi lo siamo già.

#makeusproud#roadtoEugene#roadtoEugene

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