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Anno 17 n° 16 - EDIZIONE GRATUITA Sabato 7 dicembre 2019 Atalanta, l allievo sfida il maestro OGGI IL VERONA Arriva la squadra di Juric: prima pupillo del Gasp, poi suo fidato vice e oggi rivale Quella col Verona non si preannuncia come una passeggiata per la banda del Gasp. I ragazzi di Juric finora hanno stupito tutti. Il tecnico di Grugliasco potrebbe optare per un turn-over mirato in vista della sfida decisiva di mercoledì a Kharkiv contro lo Shakhtar Donetsk Servizi da pagina 2

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Anno 17 n° 16 - EDIZIONE GRATUITA Sabato 7 dicembre 2019

Atalanta, l’allievo sfida il maestroOGGI IL VERONAArriva la squadra di Juric: prima pupillo del Gasp, poi suo fidato vice e oggi rivale

Quella col Verona non si preannuncia come una passeggiata per la banda del Gasp. I ragazzi di Juricfinora hanno stupito tutti. Il tecnico di Grugliasco potrebbe optare per un turn-over mirato in vista dellasfida decisiva di mercoledì a Kharkiv contro lo Shakhtar Donetsk Servizi da pagina 2

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Bergamo&Sport2 Sabato 7 Dicembre 2019

Dea, si apre una settimana di fuocoSERIE AOggi il Verona, poi la sfida decisiva di Champions con lo Shakhtar e si chiude col Bologna

E’ noto a tutti gli appassio-nati di calcio che le partite delnostro campionato siano sem-pre complicate e sempre dif-ficili da pronosticare. Forseper questi motivi è stato in-ventato il fantacalcio che per-mette a chi si cimenta in que-sta particolare lotteria di di-vertirsi. E’ una premessa chevale più che mai per Atalan-ta-Verona in programma oggial Gewiss Stadium come se-condo anticipo della quindice-sima giornata. Quindi è unapartita insidiosa. L’Atalantavuole punti, è smaniosa di tor-nare nella zona Championsanche perché la concorrenza èspietata tra almeno quattrosquadre, è pronta sbranare gliavversarsi ma, per l’occasio-ne, deve tenere alta la guardiaperché il Verona non è più lasquadra materasso di due sta-gioni fa, oggi è una signora

squadra che ha due punti inmeno del Napoli e non ha pau-ra di nessuno. E poi è guidatada un allenatore, Ivan Juric,che a lungo è stato giocatore epoi allievo tecnico di Gaspe-rini (Crotone, Genoa, Inter ePalermo). Insomma conosce imetodi del nostro mister e cer-ca di metterli in pratica col ilsuo Verona. E a guardare , ap-punto, la classifica bisogna ri-conoscere che ha imparato be-ne le lezioni. Non è un casoche la formazione gialloblupratichi un gioco aggressivoed efficace soprattutto con ilaterali che sono veri e propriincursori. E questo modo digiocare, grazie anche ai piediintelligenti di Veloso che di-spensa palloni in mezzo alcampo, affiancato dal motoperpetuo del sorprendenteAmrabat, permette sempre si-tuazioni offensive interessan-

ti. La difesa gialloblu è solidama l’attacco è piuttosto spara-gnino senza una punta centra-le di qualità. I nerazzurri,quindi, dovranno giocare unapartita accorta ed intelligentee si prevede, quindi, un con-fronto diretto in tutte le zonedel campo alla ricerca di duellivincenti. Insomma non saràuna passeggiata come quelladi Brescia che non è stata unavera partita, al massimo un al-lenamento un poco più impe-gnativo del solito. Col Veronasi torna alla realtà . Ma c’è an-che un’altra incognita, vale adire lo stato d’animo dei gio-catori dell’Atalanta che maga-ri volgeranno già i loro pen-sieri alla sfida di mercoledìcon lo Shakhatar, sfida deci-siva per continuare l’avventu-ra di Champions. E’ un bel ri-schio. A parte Zapata, Gaspe-rini ha a disposizione tutti gli

altri componenti della rosa maconosceremo la formazionesolo poco prima del fischiod’inizio di Valeri. Prima dellasfide di Champions Gasperiniha spesso praticato un turno-ver intelligente e, di sicuro, lometterà in pratica anche oggipomeriggio. Magari potrebbelasciare in panchina Kjaer eDe Roon che in settimana han-no patito qualche acciacco.Vedremo. Intanto in difesatornerà Toloi, che non gioche-rà contro gli ucraini perchésqualificato mentre la coppiadegli interni di centrocampopotrebbe essere formata daFrueler e da Pasalic, ormaigiocatore insostituibile dellascacchiera gasperiniano, gliesterni Hateboer e Castagne, ein attacco la solita probabilegiostra tra Gomez, Malinov-sky, Ilicic e Muriel.

Giacomo Mayer

La formazione schierata dal Gasp nella sfida vittoriosa di San Siro contro la Dinamo Zagabria (foto Francesco Moro)

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Bergamo&Sport4 Sabato 7 Dicembre 2019

Il mistero Zapata tiene ancora bancoIL CASO Per il colombiano una cicatrice che non si rimargina o paura di farsi di nuovo male?

Mani avanti da giornalaio: se Duvan Zapata sifosse rimesso sotto a free press ormai in stampa,resettare quanto segue, please. Stavolta la sorpresadietro l'angolo è la partenza-bis del 4 dicembre.Questione di testa, di timori. Ma non si può dire.Dopo la prima fuga l'altro martedì sotto il sole an-daluso, la passerella al Gran Galà del calcio per latop 11 e il muro di gomma del club, sfondato dallaGazzetta. A margine, il dito puntato sulla piaga,pardon, il tendine. E poi, anziché il campo, magarisolo col differenziato, le "terapie". Un "ciclo" pro-seguito con la visita a Villa Stuart del 3 col prof.Pier Paolo Mariani e l'aereo. Nessuno può vedere ititoli di coda di un film sgradito ai tifosi, adusi acedevolezze da teoria del complotto: va al RealMadrid a gennaio, 80 milioni già all'orizzonte, stalì per acclimatarsi, che vuoi che siano le centinaiadi chilometri dalla meta. Chiamatelo mistero buf-fo. Ma retroscena, silenzi e verità a posteriori amezza bocca stanno tingendo il caso di giallo thril-ling tendente al noir. Tipo che ancora un po' e ilnostro Fabrizio Carcano ne farà un soggetto ro-manzato di un libro dei suoi. A quattro mani colroseo Francesco Fontana, che habla español echiede la trama direttamente ai procuratori Fer-nando Villareal e Fernando Schena?

Qui, altro che questurini sgamoni. Un rompica-po che nemmeno il più tenace dei segugi. Perchéquello che pareva uno stiramento si sta trasfor-mando nel più inestricabile dei gineprai da mezzastagione, col calvario iniziato in autunno. I tempidi recupero sono al pari di una prognosi mai sciol-ta. Fermo ai box da due mesi dopo aver sfiorato ilwarm up in pista da almeno uno, il toro di Calisembra tornato il vitellino che era nelle cebollitasdell'America, El Ternero, appunto. Sbuffante nonperché non abbia segnato, anzi: 7 in 9 partite, 6 in 7match di campionato, gli ultimi acuti contro loShakhtar, che rivedrà forse col binocolo l'11 nellapartita decisiva del girone di Champions a Khar-kiv, e in campionato col Lecce battezzando il Ge-wiss Stadium alla settima giornata. 1 e 6 ottobre, èpassata una vita. In principio era una lesione al-l'adduttore destro. Poi, tra la mancata convocazio-ne nel retour match di San Siro col Manchester Ci-ty e in occasione del big match dominato con laJuventus e perso nell'ultimo quarto d'ora, nono-stante il nostro avesse postato su Instagram il vi-deo di un suo golasso a giro nella partitella sulcampo principale del Centro Bortolotti di Zingo-nia, la rivelazione di Gian Piero Gasperini: "La ci-catrice non si rimargina". Un refrain in seguito di-ventato "clinicamente sarebbe guarito, ma ha pau-ra a calciare e scattare, bisogna rispettare le suesensazioni".

Quindi, biglietto e giù a Siviglia il 26 novembreda Carlos Pedrosa, il fisioterapista di fiducia vi-sitato a lungo in maglia Sampdoria, scortato dal-l'omologo dell'Atalanta, Simone Campanini. Imalpensanti, subito all'opera facendo frullare ilcervellino: club e attaccante non sono in sintoniasulla diagnosi, o sulle cure, o su entrambe? Il tuttotradotto in uno stacco della spina, un distacco dallabase, da farsi ronzare nella crapa un Masini d'an-nata in loop o qualcosa che gli somiglia. Un ritardodi sei giorni, con consulto incorporato (a malapenaufficioso) a Barcellona dal professor Ramon Cu-gat, il mago mondiale dei campioni rotti e rimessiin sesto, e non sai se dirlo a lui. Dove lui è il mister,il Gasp, il primo a dare adito alla tesi della fibrosicicatriciziale, anche se questa è un'espressione dapiccolo chirurgo usata sui giornali e lui si era li-mitato alla ferita non ancora chiusa. Che significa?Roba pregressa cioè vecchia, oppure effetto col-laterale dell'infortunio ottobrino? No: solo fifa bludi rifarsi la bua. Niente di più. Anche se comefromboliere il buon Zapata ha trovato chi ne fa leveci, tra il connazionale Luis Muriel (8+1), JosipIlicic (5), Papu Gomez (4+1) e Mario Pasalic(3+1), manca tantissimo a tutti. Orsù, ex Vitellinodivenuto Toro mata-portieri, torna fra noi e facci ilregalone sotto l'albero di Natale.

Simone Fornoni Duvan Zapata festeggiato da Robin Gosens dopo il gol segnato al Lecce nella prima stagionale giocata dalla Dea a Bergamo (foto Moro)

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Bergamo&Sport6 Sabato 7 Dicembre 2019

Verona, attenzione ai giovani talentiL’AVVERSARIO Una squadra simile all’Atalanta per gioco e velocità, con tante plusvalenze all’orizzonteBERGAMO - La neopromossa che non ha voglia di recitare la partedi Cenerentola fa sul serio. A immagine e somiglianza dell'Ata-lanta, covando lo sgambetto nell'anticipo. I prestiti del portiere diriserva Boris Radunovic e del jolly Matteo Pessina c'entrano fi-no a un certo punto: un parcheggio esperienziale. Non è solo que-stione di modulo e filosofia, o di sfida dell'allievo Ivan Juric almaestro Gian Piero Gasperini. L'Hellas Verona, in questo scor-cio di 2019-2020, ha sul palcoscenico un trio di plusvalenze cheriempiono le pupille del presidente Maurizio Setti, lungimirantenella scelta dei collaboratori, e pazienza per il pacchetto di mag-gioranza del Mantova in portafoglio. Due su tre in difesa, fin qui laterza meno battuta, 14, dietro Juventus (12) e Inter (13). La vetrinaè per Amir Rrahmani, nazionale kosovaro già albanese, terzo didestra, per il prodotto (sull'altro lato, di preferenza) del vivaio (ita-lo-albanese) Marash Kumbulla, nativo di Peschiera del Garda equindi col campo d'allenamento sotto casa fin da bambino, e perl'interno Sofyan Amrabat, marocchino dei Paesi Bassi.

Valgono sessanta, a star bassi. E saranno difficilmente sosti-tuibili, perché dalle parti di Romeo e Giulietta non è che abbianochissà quali cavalli di ritorno fatti o svezzati in casa, tra vivaio eprima squadra, a garantire il ricambio. Niente Caldara, Conti,Gagliardini, Kessie e Petagna. La formula però è simile. Giovanie/o illustri sconosciuti, nemmeno troppo stagionati, lanciati inproprio o rilanciati dopo averli riciclati. Li ha pescati il ds TonyD'Amico, ma a valorizzarli trovando loro le note sullo spartitoverde ha pensato il direttore d'orchestra col Genoa (Günter, La-zovic, Bessa, Veloso) e il Gasp nel cuore e nel cervello. Il colossobalcanico del '94 è stato pagato due milioni alla Dinamo Zagabria,rivale di Champions League della Dea. Il carneade dal doppio pas-saporto, cresciuto nel Zuidvogels e nell'Utrecht, va riscattato dalBrugge: nemmeno mezza stagione per fare gola al Napoli, allaricerca di un cucitore della manovra che raccolga l'eredità della

cazzimma a colpi di genio dell'esportato al Chelsea Jorginho Frel-lo. Anche Rrahmani, il meno noto del lotto, pare sia stato opzio-nato dai Ciucci. Ha invece storia e prospettive a sé Kumbulla,ragazzo che ha puntato sul sangue optando per la nazionale schi-petara e il 14 ottobre in Moldavia ne è stato ripagato, guarda lecoincidenze della vita, dall'ex tecnico atalantino Edy Reja. Il suoagente Gianni Vitali non nega l'interessamento della Juventus edei portacolori del Golfo, che vorrebbero portarsi via l'intero ter-zetto di pezzi divenuti pregiati nel giro di una manciata di partite.Tante ne sono bastate, vedi anche superba inzuccata da apripista acorrezione dello spiovente su corner di Miguel Veloso il 5 ottobrescorso con la Sampdoria, per capire che lui e l'Hellas non sonosolo ragazzini che giocano a fare i grandi nell'élite del calcio. Ma-rash ha sposato la causa dagli Esordienti. E nonostante le traversiefisiche, compreso il guaio al bicipite femorale, figlie di uno svi-luppo in verticale non supportato da un impianto muscolare al-l'altezza del tutto & subito, la leadership da enfant-du-pays gli ècongeniale. Quella che non ha il pochissimo utilizzato centrocam-pista Andrea Danzi, nato nel club pure lui, '99 non esploso. E chenon può avere l'attaccante slovacco del '98 Lubomir Tupta, stop-pato dal menisco lacerato. Ci sono poi i bebè altrui importati per lepoppate in alto loco. Eddie Salcedo, ahilui appena sginocchiato,2001 di punta dell'Inter. Claud Adjapong, esterno destro ('99) delSassuolo. E infine un giovane vecchio, un '91, l'età di Duvan Za-pata e Luis Muriel, uno che sbarra la strada proprio al neroverde.Davide Faraoni, che gli stessi milanesi rivogliono indietro a unsettennio dal ripudio, lui che aveva esordito con Gasperini il 6agosto 2011 nella Supercoppa-derby persa col Milan. Ora è ca-pitano, ha segnato al Cagliari e alla Roma. Alcuni di questi sa-ranno famosi. Per adesso, da schei in entrata dalla prossima estate,corroborano l'obiettivo di una A tranquilla.

Simone Fornoni

Era il brutto anatroccolo appena un annofa.

Era il dicembre 2018 quando Mario Pa-salic si contendeva il poco ambito premio dibidone estivo insieme all’argentino EmilianoRigoni.

Oggi è un cigno, un cigno d’oro. E quandoarriverà il mercato estivo per lui ci sarannoofferte faraoniche. Aggettivi ed elogi da qual-che settimana si sprecano per SuperMario, l’e-roe del mese di novembre dell’Atalanta. Il gio-catore on fire di novembre per la Dea: l’eroecon il suo gol (di testa) per il primo punto nellastoria atalantina in Champions, quello segnatoal Manchester City a San Siro, il gol che hagirato l’avventura europea nerazzurra. L’eroedi Brescia, con la sua doppietta al Rigamontiche ha deciso il derby.

Nessun dubbio, Pasalic è la rivelazione diquesto inizio di stagione, anche se parlare dirivelazione è riduttivo per un giocatore che hafatto sempre meglio da gennaio in poi. Incre-dibili i suoi numeri nell’anno solare: 10 gol e 6assist tra serie A e coppe. Anche se il verosalto di qualità è arrivato in questo campio-nato. A 24 anni l’eterna promessa Pasalic, ilragazzino prodigio che a soli 18 anni il Chel-sea aveva ingaggiato a suon di milioni dal-l’Hajduk Spalato, iniziando a farlo girare inprestito ovunque, è finalmente maturato edesploso. L’Elche in Spagna, il Monaco inFrancia, la tappa interessante al Milan, con 5gol e il rigore decisivo nella vittoria della Su-percoppa 2016, quindi lo Spartak Mosca. Nes-suno aveva mai creduto in lui. Un pacco po-stale in giro per l’Europa, senza mai avere una

vera occasione al Chelsea, neppure nell’estate2018, quando Sarri lo valutò in ritiro e nelleamichevoli prima di decretarne la cessione.Stava per accasarsi a Firenze, un blitz di LucaPercassi lo ha dirottato in extremis a Bergamo,per rimpiazzare Cristante. Anche se l’impattocon Bergamo e la Dea era stato complicato. Ilcroato aveva faticato lo scorso anno nel gironedi andata, collezionando cinque in pagella emugugni, in un quadrimestre terribile tra set-tembre e fine dicembre, con il 2019, una voltaappresi i complessi meccanismi tattici gaspe-riniani, è cresciuto continuamente.

E oggi è diventato un oggetto del desideriodi tanti top club europei, a cominciare da quel-li britannici. Anche se il suo agente, MarkoNatelic, ha già tranquillizzato tutti assicurandoche Pasalic vuol restare a Bergamo anche l’a n-no prossimo. Ovviamente se l’Atalanta deci-derà di riscattarlo dal Chelsea per la cifra fis-sata a 15 milioni. Ma su questo non ci sonodubbi. Un affarone con il senno del poi. Pa-salic è arrivato in prestito ad un milione, rin-novato anche per questa stagione, per un totaledi due milioni in due anni. Spiccioli pensandoche un anno fa, nella stessa sessione di mer-cato, l’Atalanta ha speso oltre 11 milioni perReca, Tumminello e Varnier che, tutti insie-me, non hanno collezionato neppure 90 minutiin presenze ufficiali. Davvero un affare per ungiocatore per cui pioveranno offerte vicine ai30 milioni in estate.

Intanto Gian Piero Gasperini si gode un’a l-tra scommessa vinta con il lavoro quotidiano ela sua intuizione di arretrare il giocatore inmediana, dove si è espresso al meglio ritro-

vando fiducia, per poi spostarlo nuovamentein avanti una volta sicuro dei suoi mezzi. « P a-salic ha una capacità straordinaria di inse-rimento. Ha già fatto molti gol e si sta con-sacrando in questo ruolo. Mi sembra sia già alivelli alti, non solo dal punto di vista rea-

lizzativo», lo ha elogiato il mister. Ricordan-do: «L'anno scorso aveva più difficoltà nel-l'impostazione, invece adesso è proprio bravoa fare il centrocampista. È un giocatore af-fidabile in più ruoli».

Fabrizio Carcano

L’Atalanta riscatterà Mario Pasalic dal Chelsea per una cifra vicina ai 15 milioni (foto Moro)

Sofyan Amrabat, il Verona lo ha prelevato dal Bruges

E la Dea punta tutto su super MarioIL GIOCATORE Continuità e determinazione hanno fatto di Pasalic una pedina ormai fondamentale

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Bergamo&Sport8 Sabato 7 Dicembre 2019

Gasperini-Juric, il maestro e l’allievoPANCHINE A CONFRONTO Una storia di amicizia lunga una vita: ora il secondo duelloBERGAMO - Il maestro e l’allievo.Quella tra Atalanta e Verona è anchela sfida nella sfida tra Gian Piero Ga-sperini e Ivan Juric. Il maestro el’allievo. Alla loro seconda sfida disempre. La prima e unica risale al 30ottobre 2016, a Bergamo: un secco3-0 per la Dea contro il Genoa, ne-razzurri a segno con doppietta di Kur-tic e gol del Papu Gomez. La loro pri-ma e unica volta contro, in un rap-porto umano e professionale durato11 anni. Dal 2003 al 2014. Da Cro-tone a Genova passando per Milano ePalermo. Ma andiamo con ordine.Nel 2003 il 45enne Gasperini arriva aCrotone, in serie C, per la sua primaesperienza in panchina da professio-nista dopo buone stagioni nel settoregiovanile della Juventus. Tra i pelo-ritani c’è il 28enne croato Ivan Juric,centrocampista interno, giocatore tat-tico che non ha sfondato in Spagna eha ripiegato sulla terza serie italiana.Tra i due il feeling scatta subito. IlCrotone vince il campionato e appro-da in B e il connubio tra i due pro-segue nelle due stagioni successivetra i cadetti. Poi Gasp, siamo nel2006, viene chiamato al Genoa e siporta dietro Juric, all’apice della ma-turità agonistica, a 31 anni, per det-tare i tempi al centrocampo dei Gri-foni. Salgono subito in A e insieme

arriveranno fino all’Europa, in quellache sarà l’ultima stagione di Juric dagiocatore. Prima di diventare il vicedi Gasp. Una stagione al Genoa in-terrotta dall’esonero, poi la toccata efuga all’Inter e le due esperienze a in-termittenza a Palermo. Sempre insie-me, Gasp da capo allenatore, Juric davice. Nel 2013 sono di nuovo a Ge-nova ma questa volta Juric va ad al-lenare la Primavera. È l’ultimo annoinsieme. Ormai l’allievo ha imparatoil mestiere e vuol camminare da solo,alla soglia dei 40 anni. Una stagione aMantova, una al Crotone con cui ot-tiene la storica promozione in A. Sia-mo all’estate 2016. Percassi chiamaGasperini a Bergamo e il Genoa, suindicazione del Gasp, punta su Juricche saluta Crotone e ritorna al Genoa.Ma sulla panchina rossoblu il tecnicocroato avrà un rapporto tormentato,con tre esperienze in tre anni e altret-tanti esoneri, mentre Gasperini incan-ta a Bergamo e trasforma la Dea daprovinciale a realtà europea. AdessoJuric è al Verona, la rivelazione sta-gionale dopo il Cagliari. Per qualcunoè una piccola Atalanta, con ragazzigiovani che stupiscono, un pressingalto e un gioco sempre all’attacco.L’allievo ha imparato tanto dal mae-stro. E adesso vorrebbe batterlo…

Fabrizio Carcano

Sempre più capitano, sempre piùuomo imprescindibile e vero trascina-tore della Dea. Il Papu Gomez è an-dato ben oltre dall’essere un giocatorecon la casacca nerazzurra. È come sefosse un fratello, un cittadino berga-masco come tutti, un’icona che rappre-senti la città come potrebbe fare il Sin-daco. L’argentino a Bergamo è amatoda tutti incondizionatamente. Ha scal-dato i cuori delle persone con le suegiocate, la sua perenne allegria e la suainfinita classe. Il Papu Gomez è un gio-catore dal così elevato spessore tecni-co che la sua mancanza in campo sipercepisce già dal riscaldamento. Mainessun giocatore nella storia atalantinaè divenuto nel tempo così leader quan-to lo sia lui oggi. Un’icona dicevamoparagonabile ad un’istituzione quale ilPresidente di una nazione, il cantanteche ha scritto la storia della musica.Bergamo ha il Papu Gomez. Una ban-diera, un trascinatore sia per i compa-gni, ma anche per gli avversari, soloche loro devono trascinarsi dietro di luiper cercare di fermarlo. Sul rettangolodi gioco il Papu è Speedy Gonzales.Dribbla avversari come fossero birillie ha una visione di gioco avanti anniluce rispetto agli altri ventuno gioca-tori in campo. Meraviglioso il suo gollo scorso 26 novembre realizzato con-tro la Dinamo Zagabria inserito tra lepiù belle reti di giornata della Cham-

pions League. Il fantasista atalantina èriuscito negli anni a fare ciò che rara-mente, soprattutto al giorno d’oggi, vi-sto e considerato il mercato prorom-pente che sposta giocatori da una squa-dra all’altra in un batter d’occhio, ungiocatore riesce a fare: divenire un tut-t’uno con l’ambiente circostante. Nonche l’argentino sia diventato un mu-schio di Bergamo, ma è riuscito coltempo ad essere un figlio acquisito del-la città e grazie a questo fattore è riu-scito ad apprendere la mentalità berga-masca. Come lui anche mister Gaspe-rini, il quale in maniera magnifica, do-po essere stato incoronato miglior tec-nico della stagione 2018/2019 lunedìscorso al Gran Galà del Calcio a Mi-lano, ha spiegato a tutti come Bergamogli abbia trasmesso quella identità pro-fonda vissuta in simbiosi con l’Atalan-ta. Impossibile fare a meno di un gio-catore come Gomez. Una pedina tal-mente inamovibile da dare sicurezza aicompagni anche solo con la propriapresenza in campo. La qualità che in-fatti contraddistingue maggiormente ilfolletto nerazzurro è proprio l’altrui-smo per i propri compagni di squadra.Infiniti i suoi assist vincenti, i suoi pas-saggi illuminanti e le sue finte a libe-rare gli altri membri della sua squadra.Un giocatore le cui gesta sono ormaidecantate in Italia e in Europa, un gio-catore invidiato all’Atalanta da tutti.

Per fortuna il Papu lo abbiamo solo noie non è possibile clonarlo, ma solo tra-

smettere ad altri tutta la sua positività,la sua allegria nel giocare a calcio e la

sua sportività da campione.Mattia Maraglio

Gian Piero Gasperini e il fidatissimo Ivan Juric ai tempi del Palermo

Papu Gomez, sempre più capitanoIL GIOCATORE DEL MESE Uomo simbolo della squadra e idolo indiscusso di tutti i tifosi atalantini

Il Papu Gomez esulta dopo lo splendido gol segnato alla Dinamo Zagabria (foto Francesco Moro)

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Bergamo&Sport10 Sabato 7 Dicembre 2019

Kharkiv, ultima chiamata per la ChampionsLA PROSSIMA SFIDA Mercoledì da leoni per i nerazzurri nel match che li aspetta contro lo ShaktharBERGAMO - Al Metalist Stadium di Kharkiv, l’Atalanta si pre-para a scrivere quella che, comunque vada, rimarrà una paginaindelebile nel proprio libro di storia. Nel gelo ucraino (e con unocchio a Zagabria) si consumerà il destino europeo della Dea. Tut-to ancora aperto, o quasi, nel raggruppamento C della ChampionsLeague: il super Manchester City di Pep Guardiola – capoclas-sifica con undici punti – è già certo sia del pass per gli ottavi difinale che del primo posto nel girone. Alle spalle dei Citizens,invece, rimangono da assegnare il secondo posto, a sua volta va-lido per la top sedici della Coppa dei Campioni e il terzo, cheproietta verso i sedicesimi di finale di Europa League. Racchiusein un fazzoletto di due punti troviamo Shakhtar Donetsk a quotasei, Dinamo Zagabria a cinque e l’Atalanta, virtuale fanalino dicoda, ferma a quattro. Per alimentare le proprie chances di qua-lificazione europea, la banda del Gasp ha un solo imperativo adisposizione: vincere. In caso di pareggio o sconfitta, per la Dea sitratterebbe di eliminazione certa perché, anche in caso di arrivo apari punti con la Dinamo Zagabria, la differenza reti negli scontridiretti andrebbe a premiare proprio la formazione croata, trasci-nata dalla stellina Dani Olmo. Con una vittoria, invece, gli orobiciavrebbero la certezza di rimanere in Europa, Champions o vec-chia Coppa UEFA che sia. Serve, dunque, l’impresa con la “I”maiuscola su un campo complicatissimo come quello dello Sha-khtar. La formazione allenata dal tecnico lusitano, Luìs Castro, ècinica, esperta, preparata a certi tipi di palcoscenico e soprattutto èabituata a gestire la pressione del dentro-fuori. Nelle ultime quat-tro partecipazioni al tabellone principale della Coppa dalle grandiorecchie, i “minatori” hanno sempre superato la fase a gironi, pri-ma di arrestare la propria corsa agli ottavi di finale. E quella diquest’anno, per gli arancioneri, è la ventitreesima partecipazioneconsecutiva ad una rassegna europea. Papu e compagni sono dun-que avvisati. Se per riempire di impegni europei anche l’agendad’inizio 2020 bisognerà salire sul volo di ritorno con i tre punti nelbagaglio, per proseguire tra i grandi servirà che, duemila chilo-metri più a ovest, la Dinamo Zagabria non ottenga il bottino pienocontro il già sazio Manchester City. Battere lo Shakhtar nel suofortino e sperare che le seconde linee del City non cadano in terracroata. Un incastro difficile ma non impossibile. “Se battiamo lo

Shakhtar, andremo avanti in Champions”, ha sentenziato il tec-nico Gian Piero Gasperini. Un grido di battaglia, il cui eco è statoprontamente raccolto dal popolo atalantino, pronto a sbarcare inmassa alla volta dell’Ucraina. Saranno circa cinquemila i soste-

nitori nerazzurri al Metalist Stadium, pronti a scaldare una notteche può diventare la più importante della storia atalantina. Unanotte di Coppa Campioni, non a caso.

Michael Di Chiaro

Controsensi. Predichiamo giorno e notte divolere fortemente un calcio sano, privo di vio-lenza e odio e poi neghiamo la possibilità ad unatifoseria che sta mantenendo un comportamentoesemplare (da sottolineare l’aggettivo ora piùche mai calzante visto e considerato che la tifo-seria atalantina ha dimostrato in questi anni divoler rinnegare la violenza nonostante le provo-cazioni dei supporters rivali, vedi Bad Blue Bo-ys) di presenziare ad un derby che mancava dal2006. Quanto tutto questo sia paradossale e in-dichi come forse le istituzioni e la società mo-derna ancora stentino a voler dare al calcio il sal-to di qualità di cui tanto parlano ogni giorno èchiaro a tutti. Tanto che persino atalantini e bre-sciani sono riusciti di comune accordo a disertarela manifestazione sportiva. Due tifoserie con unarivalità tanto radicata sono arrivate a unirsi nellostesso pensiero. Inimmaginabile anni fa, oggirealizzabile. I tempi cambiano e la tifoseria ata-lantina è maturata, divenendo un esempio a li-vello nazionale ed europeo. Adesso tocca alleistituzioni dare fiducia e realizzare una gestionedelle manifestazioni sportive eccellente, noncerto come quanto visto a Milano in occasionedella partita contro la Dinamo Zagabria lo scorso26 novembre dove i tifosi ospiti sono stati lasciatiliberi di bloccare con il loro corteo una città in-tera per poi scorrazzare tranquillamente tra le fa-miglie atalantine, per permettere a tutti di vederela partita e di godere della giusta atmosfera. D’al-tronde cosa sarebbe il calcio senza rivalità spor-tiva e senza i cori goliardici? Lo abbiamo vistosettimana scorsa durante Brescia-Atalanta: unteatro silenzioso. Attenzione: stiamo parlando disportività e sfottò che vanno ben distinti da di-

scriminazione e violenza. Il mondo sportivo sista evolvendo giorno dopo giorno ma gli stadi sisvuotano continuamente. Questo è il chiaro se-gnale di come qualcosa non stia funzionando almeglio. I fattori negativi sono svariati e vannodall’aumentare spropositato del costo dei bigliet-ti, arrivato a picchi di quasi 50 per i cosiddettisettori popolari, alle leggi restrittive che vietanodi presenziare a determinate partite come adesempio il derby Brescia-Atalanta. Tutto questoè dovuto al fatto che il ricavato della vendita deibiglietti incida ad oggi sempre meno nei bilancisocietari e al contrario siano i diritti televisivi afarla da padrone. Praticamente vediamo la partitain TV, ma l’operatore deve necessariamente es-sere bravo a non inquadrare gli spalti privi dispettatori o ancor peggio, come visto a Triestenel 2010, potremmo mettere delle sagome cherappresentino i tifosi o dei teloni disegnati per farsembrare l’impianto sold-out. Ritorniamo al pa-radossale che di questi tempi nel mondo del cal-cio è all’ordine del giorno. Davvero vogliamoandare verso questa direzione? E dove potremovivere l’emozione di uno stadio intero che esultaper un gol della propria squadra? O i cori che fan-no saltare tutto lo stadio? Forse metteremo unamusichetta e saremo tutti contenti o forse, si spe-ra, attueremo delle politiche mature sui costi deibiglietti, sull’apertura degli stadi e sulle agevo-lazioni per le famiglie. La mancata presenza del-la tifoseria atalantina a Brescia per il derby è unasconfitta per lo sport. Una nuova flagellazioneverso una tifoseria che negli ultimi anni ha di-mostrato di aver mutato la propria indole e di me-ritare palcoscenici di enorme valore che rispec-chino la maturità acquisita in questi anni. Colo-

riamo gli stadi, riempiamoli e trasmettiamo lapassione e i valori di rispetto per l’avversario e losport. Non chiudiamo le porte, non costruiamomuri, perché otterremmo solamente risentimen-

to e negatività. Al contrario apriamoci al con-fronto, gestendo al meglio le situazioni, così chetutti possano godere dello spettacolo del calcio.

Mattia Maraglio

La Curva Nord prima del match contro la Juventus

Juan Jesus, Toloi e Gollini durante la sfida Champions col Manchester City Foto Francesco Moro

I tifosi della Nord meritano più fiduciaMONDO TIFO Inconcepibile il divieto di trasferta per i non tesserati nel derby di Brescia di sabato scorso

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Bergamo&SportSabato 7 Dicembre 2019 11

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Bergamo&Sport12 Sabato 7 Dicembre 2019

Pierino Fanna, il motorino della fasciaSIPARIO Un’ala d’attacco d’altri tempi che ha vestito con grande onore entrambe le maglieBERGAMO - Pietro Fanna, meglio conosciuto come Pierino, èstato un numero 7 fantastico, dotato di grandi corse sulla fascia edi fiuto del gol. Un’ala d’attacco che oggi potrebbe risultaredevastante in qualsiasi formazione italiana.

Fanna è un pezzo di storia di Atalanta e Verona. Uno di queigiocatori che nascono una volta ogni cent’anni. Pierino, nato il23 giugno 1958 in un paesino in provincia di Udine, comincia lasua carriera tra i professionisti proprio nella Dea, ad inizio anni‘70. Dal 1972 al 1977, il talentino friulano regala giocate degnedi nota e, nell’ultimo anno tra i nerazzurri, è uno dei protagonistidella promozione in Serie A avvenuta negli spareggi di Genovadel ‘77. L’Atalanta torna nella massima serie e Pierino, invece,fa il grande salto: acquistato dalla Juve con cui giocherà finoall’82 vincendo in Italia e in Europa.

Ma è dopo l’avventura in bianconero - segnata da alti e bassi,soprattutto nel suo rapporto con Trapattoni- che Fanna troverà ilsuo Eden: nell’estate del 1982, quella “Mundial” per l’Italia,Pierino sbarca a Verona in riva all’Adige. In maglia gialloblù,Fanna gioca divinamente e, guidato dalla sapienza tecnico-tat-tica e morale di un grandissimo allenatore come Osvaldo Ba-gnoli, nella stagione 84/85 conquista lo Scudetto con il Verona.Il 12 maggio 1985, senza farlo apposta proprio al “Comunale” diBergamo, l’ala friulana guida la squadra veronese a un successorimasto, ancor’oggi, epico.

Atalanta e Hellas Verona, quindi, a cavallo tra gli anni 70-80hanno potuto ammirare e godere le gesta tecniche e atletiche diun calciatore modello, sia in campo che fuori. Un vero cam-pione, che disputerà poi un altro pezzo di carriera a Milano spon-da Inter permettendo ai nerazzurri di vincere lo “Scudetto deirecord” nel 1989. Poi ancora Verona, il grande amore, fino al1993 anno in cui Pierino Fanna si ritira dal calcio giocato a 35anni autore di una carriera fantastica. Atalanta, Juventus, Ve-rona e Inter, quattro piazze davvero importanti del calcio ita-liano.

Fanna poi intraprende la carriera di allenatore, prima nellegiovanili dell’Hellas e poi come vice allenatore di Cesare Pran-delli, a Verona prima e a Venezia poi. Oggi Fanna si dedica allesue passioni e alla famiglia. Quella che, nel mondo del calcio, dagiovanissimo è stata l’Atalanta e nella maturità Verona, città chelo ama e in cui in vive.

Filippo Grossi

La Dea, questa splendida creatura griffataGasperini, potrà un giorno coronare il sognoScudetto emulando un’altra provinciale come ilVerona dell’85 guidato magistralmente daOsvaldo Bagnoli? La risposta la conosce solo ilSignore, per chi ci crede. Personalmente, credoche Gasperini abbia portato l’Atalanta a vettemai raggiunte in passato e che, se l’Atalantamantenesse questa costanza di risultati anchenegli anni a venire, potrebbe davvero sperare diraggiungere quel sogno tricolore ad oggi “ir-raggiungibile” o comunque impensabile.

La banda Gasperini oggi ha tantissime qua-lità. Gioca un calcio offensivo e spumeggiante,non teme nessuno e parte sempre per vincere suqualunque campo. A ciò si aggiunga che pos-siede un’ottima squadra che si conosce da annie, soprattutto, una società alle spalle solidissi-ma. La ricetta per un sogno chiamato Scudettoc’è tutta. Ma è chiaro che il gap economico conJuventus e Inter e la minor importanza “poli-tica” di Lazio e Roma, non sono argomenti chegiocano a favore di un successo che avrebbe delclamoroso.

L’analogia con l’Hellas Verona targato Ba-gnoli “il mago della Bovisa” però calza a pen-nello. Come l’Hellas, anche l’Atalanta, gioca

senza paura e con un calcio offensivo. Inoltre,come i gialloblù del Verona nello storico 1985,anche i nerazzurri di Bergamo è da qualche an-no che campeggiano nelle zone altissime dellaclassifica. E allora, cosa manca? Allora ci vor-rebbe la “stagione perfetta”, quella dove vincisempre e non sbagli nulla contro le “Grandi”del Campionato…e magari anche arbitri chesiano davvero imparziali. Purtroppo, lo abbia-mo visto anche nell’era della tecnologia e dellaVar, gli arbitri riescono a interpretare l’uso del-la tecnologia sempre in modo favorevole alleBig.

Senza nascondersi, però, possiamo comun-que dire che la Dea le carte per provare l’”im-presa Scudetto” potrebbe avercele. Come quelVerona che nel maggio 1985, proprio al Co-munale di Bergamo, riuscì a diventare Campio-ne d’Italia facendo impazzire di gioia una cittàintera. E sognare il resto d’Italia.

Che un’impresa così sia ancora possibile nelcalcio di oggi? Chissà, ma è chiaro che l’unicasquadra che ad oggi potrebbe emulare quel fan-tastico Hellas si chiama Atalanta…e alloradai…sogniamo, che tanto sognare non costanulla!

Filippo Grossi

Pierino Fanna ai tempi del Verona di Bagnoli

La Dea e il sogno di emulare la banda BagnoliCORSI E RICORSI STORICI Potrà mai l’Atalanta raggiungere quello scudetto centrato dai gialloblù nel 1985?

12 maggio 1985: a Bergamo si consuma il trionfo del Verona di Osvaldo Bagnoli

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Bergamo&SportSabato 7 Dicembre 2019 13

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Bergamo&Sport14 Sabato 7 Dicembre 2019

Pessina, la prima in campo da exLA CURIOSITÀ Il centrocampista in prestito al Verona sta andando alla grande. All’attivo già due golBERGAMO - Tra i tanti giovani in orbita Atalanta, nell’attualecampionato di Serie A sta brillando la stella di Matteo Pessina,di proprietà nerazzurra, ma in prestito fino a giugno all’HellasVerona che tanto bene sta figurando al ritorno in massima seriedopo la promozione della passata stagione.

Il centrocampista classe 1997, nato a Monza e cresciuto nelsettore giovanile del club brianzolo, è una delle liete sorpresedel torneo nostrano. Ufficialmente tra i Pro dal 6 gennaio 2015,il suo contributo si rivela determinante per la salvezza del Mon-za, il cui successivo fallimento, però, lo lascia senza contrat-to.

Da svincolato viene ingaggiato dal Milan che poi lo girerà inprestito al Lecce, sempre in Lega Pro. L’annata 2015-2016 sirivela però un autentico flop per il centrocampista lombardo:tre misere presenze in Salento e il passaggio al Catania a gen-naio dove, di fatto, non vedrà mai il campo. Per ridare nuovalinfa ad una carriera in rampa di lancio è decisivo il passaggioal Como. Con i lacustri vive una stagione da protagonista,coronata da ben nove gol stagionali.

Nell’estate del 2017 rientra come pedina di scambio nel-l’operazione che porta Andrea Conti al Milan. Da lì un nuovoprestito – allo Spezia – prima del ritorno in quel di Bergamo,dove accumulerà un complessivo di diciannove presenze traSerie A, Coppa Italia e preliminari di Europa League. L’a t-tualità, invece, ci racconta che all’ombra dell’Arena, Pessinaha trovato l’habitat ideale per raggiungere quella continuità direndimento che le solide gerarchie della mediana atalantinanon gli avrebbero garantito.

Sei giorni dopo il suo approdo in gialloblù, bagna nel mi-gliore dei modi il debutto in maglia Hellas, griffando il de-finitivo 0-1 sul campo dell’altra neopromossa Lecce.

Due mesi dopo, arriverà un’altra rete decisiva, contro il Bre-scia, davanti al pubblico amico dello Stadio Bentegodi. Duesquilli decisivi in altrettanti confronti diretti che possono pe-sare tantissimo nell’economia dell’operazione salvezza degliscaligeri. Fino ad oggi, Pessina ha collezionato tredici pre-senze, delle quali sette con maglia da titolare annessa, per uncomplessivo di 756 minuti d’impiego.

Freschezza atletica, buona cifra tecnica nella mediana a duee grande capacità di inserimento negli spazi, lo hanno reso fattoil profilo ideale per il centrocampo tracciato da Ivan Juric, unoche, guarda a caso, da Gasperini è stato allenato e dal quale haereditato parecchi principi di gioco nelle nuove vesti da al-lenatore. Oggi, per il ragazzo monzese, ci sarà l’esame di ma-turità contro il suo passato recente. Una sorta di prova del noveper capire se Matteo Pessina già dall’anno prossimo potrà am-bire al ruolo di cavallo di ritorno in casa Dea.

Michael Di Chiaro

BRESCIA-ATALANTA 0-3

BRESCIA: Joronen 6,5; Sabelli 6, Cistana 5,5,Chanchelor 5,5, Mangraviti 5,5 (40‘ s.t. Morosinis.v.), Martella 6; Tonali 6, Ndoj 5 (19’ s.t. Bisoli 6);Romolo 5,5; Balotelli 6, Torregrossa 6 (30’ s.t. Don-narumma). A disp. Alfonso, Andreacci, Mateju, Ga-staldello, Spalek, Zmrhal, Ayè, Magani, Matri. All.Grosso.

ATALANTA: Gollini 6,5; Djimsiti 6, Palomino 6,5,Masiello 6; Castagne 6,5, De Roon 6 (5’ s.t. Freuler6), Pasalic 7, Gosens 6 (29’ s.t. Hateboer s.v.); Go-mez 6,5, Ilicic 6,5, Muriel 5 (12’ s.t. Malinovsky 6,5).A disp. Sportiello, Rossi, Ibanez, Arana, Barrow. AllGasperini.

ARBITRO: Doveri. Ass.ti Preti-Del Giovane. IV Giua.Var Fabbri, A.Var Valeriani.

RETI: 27’ p.t. e 12’ s.t. Pasalic, 47’ s.t. Ilicic

BRESCIA - La leonessa s’inchina alla Dea. Nel do-poguerra non era mai successo una vittoria del-l’Atalanta al Rigamonti. Stavolta non c’è statastoria, come di solito si dice, perché è abissale ladifferenza di valori tra l’Atalanta e il Brescia. Inerazzurri tornano alla vittoria al termine di unapartita dominata senza macchiare eccessivamen-

te di sudore le loro maglie, insomma qualcosa dipiù di un allenamento di fronte ad un Brescia sen-za vigore e senza idee di gioco, solo due occasionidi Baloteli ma casuali. Dunque l’Atalanta ripren-de speditamente la marcia verso il quarto postodopo un derby senza sugo. Gasperini presentauna formazione tutta d’attacco con il trio Go-mez-Muriel-Ilicic e in difesa rientra Masiello chenon gioca dal primo minuto dalla partita con laLazio, Grosso recupera Balotelli e schiera Man-graviti in difesa e propone le rondinelle con 5-3-2. Pronti via e dopo 38’’ l’Atalanta ha subito la pas-sibilità di andare in gol: Pasalic apre a destra perIlicic che salta con facilità Mangraviti e serveMuriel al centro, è un rigore in movimento mal’attaccante colombiano spara alto sopra la tra-versa. E’ solo Atalanta e al 3’ uno scambio traMuriel e Ilicic consente allo sloveno di colpire mail tiro finisce fuori. Il Brescia non riesce ad as-sestarsi in mezzo al campo, De Roon e Pasalic simuovono senza trovare ostacoli, Torregrossa faaddirittura il laterale di destra. Al 5’ Ilicic allargaper Gomez, il tiro del Papu è bloccato da Joronen.Le rondinelle cercano qualche timido contropie-de ma non arrivano mai dalle parti di Gollini. Do-po troppa accademia da parte dei nerazzurri che

fa infuriare Gasperini al 27’ l’Atalanta passa fi-nalmente in vantaggio: Castagne dalla destrascende con estrema facilità e crossa, Pasalic sulpalo alla destra di Joronen spedisce di testa il pal-lone in rete. Poi l’Atalanta continua a dominare (8angoli ) ma giochicchia e non infierisce, il Bre-scia s’affaccia dalle parti di Gollini con un colpodi testa innocuo di Romulo poi al 39’, su calciod’angolo di Gomez, colpisce il palo di testa e al43’ Ilicic prende la mira e tira ma il pallone escefuori. Prima parata di Gollini al 3’ del secondotempo su tiro di Cistana. L’Atalanta risponde conun tiro di De Roon, sostituito al 6’ da Freuler. Al10’ contropiede del Brescia con l’Atalanta tuttain avanti e Balotelli colpisce la traversa. Gaspe-rini corre ai ripari e toglie il solito Muriel formatovacanze e inserisce Malinovsky. Finalmente ar-

riva il raddoppio, al 16’ tiro di Malinovsky re-spinge Joronen, Ilicic ribadisce in porta e di taccoPasalic spedisce in rete. Gollini: seconda parata al18’ su tiro di Balotelli, assist di Torregrossa. Al23’ Malinovsky lanciato da Masiello colpisce labase del palo, Tonali risponde con un tiro deviatosopra la traversa, è il primo angolo dei bresciani.Insistono le rondinelle: Tonali per Sabelli ma nons’intende con Balotelli e l’azione sfuma. Grossocambia tra i fischi Torregrossa e manda in campoDonnarumma, prima era entrato Bisoli. La partitanon crea particolari emozioni. L’Atalanta con-trolla agevolmente senza correre pericoli. Al 2’ direcupero Ilicic da metà campo anticipa Martella es’invola per l’inevitabile 3-0 con i tifosi brescianiche invocano il ritorno di Corini.

GIACOMO MAYER

Sabato sul velluto per l’Atalanta del Gasp a Brescia

Matteo Pessina è passato al Verona in prestito con diritto di riscatto (e controriscatto da parte nerazzurra)

Solita magica Dea, umiliato il BresciaL’ULTIMA SFIDA Un secco 3-0 in un derby senza storia per i nerazzurri: show di Pasalic e Ilicic

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Bergamo&Sport16 Sabato 7 Dicembre 2019