Associazione Laici Bonilliani...

36
Associazione Laici Bonilliani A.L.Bo. Sussidio per la formazione 2010 - 2011

Transcript of Associazione Laici Bonilliani...

Associazione Laici Bonilliani A.L.Bo.

Sussidio per la formazione 2010 - 2011

1

Presentazione

In sintonia con le indicazioni della Chiesa Universale, con le li-nee carismatiche dell’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto e con le finalità dell’Associazione Laici Bonilliani, svilup-pando il tema “Stile di vita della famiglia cristiana”, desideriamo ri-flettere su come l’ascolto della Parola e la sequela di Gesù siano gradualmente capaci di suscitare uno stile di vita in quella prima cel-lula di Chiesa e di società che è la “famiglia cristiana”.

Il presente sussidio è frutto di un cammino di Chiesa e di una ri-cerca comune che ha visto impegnati centinaia di laici, sacerdoti, re-ligiosi e religiose in un lavoro fatto di ascolto, di studio, di dibattiti e di scambi reciproci.

Esso si propone di offrire ai gruppi Nazareno-Bonilliani un per-corso di approfondimento su alcune tematiche legate agli stili di vita della famiglia nella sua unitarietà e dei suoi componenti, ciascuno secondo il proprio stato di vita (sposi, genitori, vedovi, giovani, sin-gles).

Le nove schede che lo compongono sono state concepite con una struttura unitaria. La parte introduttiva contiene una preghiera di in-vocazione allo Spirito Santo e un brano della Parola di Dio.

La prima parte presenta l’ ”Approfondimento del tema”, cioè una serie di contenuti elaborati a partire dalla Parola e dall’osservazione della realtà odierna.

La seconda parte, denominata “Per il lavoro di gruppo” com-prende un breve testo magisteriale, un brano carismatico tratto dagli scritti del Beati Pietro Bonilli o da altre fonti a lui strettamente lega-te, un piccolo riferimento ad uno scritto di un autore contemporaneo particolarmente significativo e da una serie di domande che hanno lo scopo di rielaborare i concetti precedentemente presentati sulla base della personale esperienza di vita.

Nell’ultima parte la scheda contiene una preghiera conclusiva che può essere completata o sostituita da preghiere spontanee dei parte-cipanti all’incontro.

2

Ci auguriamo che questo strumento possa essere un valido aiuto per il nostro cammino di conversione e di formazione e che possa aiutarci a realizzare nella nostra vita quotidiana quel progetto che Gesù ha espresso con le parole: «Da questo tutti sapranno che sie-te miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri» [Giovanni 13,35].

Buon cammino con Gesù, Maria e Giuseppe nello spirito del Beato Pietro Bonilli!

Il Consiglio Nazionale A.L.Bo

3

1° incontro

LA FAMIGLIA E LO STILE DELLE RELAZIONI NELLA VITA QUOTIDIANA

Da questo tutti sapranno

che siete miei discepoli (Gv 13,35)

Obiettivo: Scoprire che il punto di riferimento per uno stile evange-

lico delle relazioni familiari è Gesù. Invocazione dello Spirito Santo O Spirito di Dio, che con la tua luce distingui la verità dall’errore, aiutaci a discernere il vero. Dissipa le nostre illusioni e mostraci la realtà. Facci riconoscere il linguaggio autentico di Dio nel fondo dell’anima nostra e aiutaci a distinguerlo da ogni altra voce. Rendici atti a percepire i tuoi suggerimenti, per non perdere nessuna delle tue ispirazioni. Concedici quella intelligenza soprannaturale che ci faccia scoprire le esigenze della carità e comprendere tutto ciò che richiede un amore generoso. Per Cristo nostro Signore. Amen.

4

Ascoltiamo la Parola Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 33-35

Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un coman-damento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri".

Parola del Signore

Approfondimento del tema

La persona non può neppure definirsi se non

in relazione agli altri. Occorre, prima di tutto, accogliere e accettare se

stessi, con la propria storia, i propri limiti e le pro-prie risorse.

La relazione è ciò che lega, anche inconsapevolmente, i membri della famiglia tra di loro: marito e moglie, genitori e figli, nonni e nipoti.

Lo stile delle relazioni umane di Gesù è mettere sempre al centro la persona e cercare di coglierne i bisogni veri.

Nel rapporto di coppia è necessario dare spazio all'intimità e

alla comprensione, a una buona capacità di comunicazione e a tutte quelle che sono le dimensioni affettivo-sessuali, ma accanto a queste è necessario che vi siano anche le componenti sacramentali ed "eti-che", quali l'impegno e la fedeltà verso il legame, la dedizione e il supporto reciproco, la capacità di accettare e perdonare anche i limiti dell'altro, lo spirito di sacrificio, la forza di affrontare insieme le prove della vita.

5

È necessario che non venga mai a mancare il rispetto reciproco, che acquista forma anche in un "prendersi cura" e implica un ricono-scimento e una legittimazione dell'altro, amato per ciò che è, ricono-sciuto nella sua unicità, rispettato nella sua differenza e accolto co-me dono gratuito. Dialogo e ascolto autentico sono gli elementi fon-damentali di una buona relazione, uniti a una certa dose di empatia.

La famiglia è chiamata a essere aperta e accogliente e a pre-

parare i figli alla solidarietà e alla condivisione, nell'esercizio di una genitorialità diffusa che va ben oltre i confini di quella biologica. È necessario passare da una generatività familiare a una generatività ecclesiale e sociale, superando la prospettiva tendenzialmente indi-vidualistica che non riesce a interpretare i fenomeni familiari dal punto di vista relazionale, ricordando che le generazioni familiari sono anche generazioni sociali e viceversa.

I genitori sono chiamati ad aiutare i figli a gestire la propria affettività e, nello stesso tempo, a sostenerli nell'impegno verso una progettualità di vita. "L'arte di educare" è un processo complesso e delicato, che richiede attenzione, sensibilità, capacità creativa e non solo conoscenze tecniche teoriche.

La famiglia è l'ambiente in cui si costruisce l'individuo e rappre-senta il luogo privilegiato in cui ogni componente sperimenta affetto e solidarietà, costituenti necessarie per affrontare la vita e affacciarsi nel sociale.

Le figure del nonno e della nonna rappresentano una delle presenze più importanti nel "mondo relazionale" dei bambini.

Essi sono i custodi e i narratori della storia familiare, coloro ai qua-li è affidata, anche solo attraverso la loro presenza, la trasmissione dell’appartenenza. I nonni sono anche figure educative di sostegno ai loro figli-genitori.

La vita di coppia necessita di un insieme di attenzioni e di

scelte che comportano anche fatica e sofferenza, ma sono indispen-

6

sabili per garantire quell'equilibrio che la rende una felice avventura. Il mancato equilibrio nelle varie relazioni che caratterizzano la cop-pia sta spesso alla radice della fragilità di un matrimonio

PER IL LAVORO DI GRUPPO

In ascolto dei pastori

Familiaris consortio, 18. La famiglia, fondata e vivificata dall'amore, è una

comunità di persone: dell'uomo e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è di vivere fedelmente la realtà della comunione nell'impegno co-stante di sviluppare un'autentica comunità di persone.[…]

L'amore tra l'uomo e la donna nel matrimonio e, in forma deriva-ta ed allargata, l'amore tra i membri della stessa famiglia - tra geni-tori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari - è animato e sospinto da un interiore e incessante dinamismo, che conduce la fa-miglia ad una comunione sempre più profonda ed intensa, fonda-mento e anima della comunità coniugale e familiare.

Lettura carismatica

Gesù, Maria e Giuseppe nell'interno della lo-ro casa si astengono dal recarsi il minimo di-sgusto; nell' esterno sostengono con dolcezza e mansuetudine i difetti dei prossimi, coi qua-li sono costretti a trattare, e così ci offrono la più bella scuola della mitezza e della pazienza. Dentro la santa abitazione, Gesù Maria e Giuseppe pongono uno studio singola-re nel contentarsi a vicenda: si guardano da un no, da uno sguar-do, da un gesto che potesse leggermente non incontrare il genio

7

altrui; in tal modo vi regna pace profonda, perché sono rimosse tutte le cause che la potrebbero turbare. Nelle famiglie nostre si pone questo studio di astenersi dal recar molestia agli altri? Lo fosse! Ma per nostra. vergogna è l’opposto. Quante volte gli sposi incontrano spose importune e dispettose […]. Quante volte le madri non rivolgono parole ai figli che per inve-lenirli, e per amareggiarli, onde l’Apostolo è necessitato gridare: Non vogliate provocare a sdegno i vostri figliuoli? (Col 3,21) Ed i figli stessi, ahimè! Quante volte non mettono piede in casa, che per portarvi scompiglio […]. Invece di astenersi dall’offrire occasioni di turbamento, se ne provocano i motivi ad ogni piè sospinto; come dunque può godersi la pace di Nazareth […]. La Santa Famiglia se non esercitava la sofferenza nel tollerare i di-fetti interni, perché i tre membri che la componevano, ne erano esenti; ben la esercitava cogli estranei. Giuseppe, per cagiono della sua arte è posto in relazione con gente spesso rozza, più spesso dura ed esigente, Egli con volto ilare accoglie la ruvidez-za, con mansuetudine sopporta la stravaganza, colla dolcezza medica l'asprezza altrui. Anche Gesù oh! con quanta mitezza tratta i Nazareni? Con quale affabilità li riceve nella officina, con qual soavità di maniere ci conversa, con qual garbo li ri-manda. Tutti a gara si invitano d'andare a lui. Niuno parla con lui, niuno a lui si avvicina che non ne parta migliore […].Maria stessa qual mirabile impasto di tenerezza, compatimento, e soa-vità! […] O membri delle cristiane famiglie, imitate voi i tre. membri della Casa Nazzarena? Ma allora perché risentirvi coi naturali, ora troppo vivaci, ora troppo tardi e lenti? Perché non compatire la poca attitudine ai lavori, agli affari? Perché non e-vitare l'asprezza, il rancore per questioni nulla? perché non, sof-frire le più piccole contraddizioni? Perché ombrarsi ad una face-zia? Sopportiamo per esser sopportati. Nella vita socievole re-chiamo ciascuno la parte del nostro compatimento: diamo pa-zienza con una mano per averne dall'altra […].

8

Beato chi soffre e non fa soffrire! Beata quella casa in cui tutte le nature diverse si trasformano in una sola. Ma questo è miraco-lo della pazienza. [La Famiglia Cattolica, Dicembre 1915]

DOMANDE PER IL CONFRONTO

C'è ancora spazio per un'autentica trasmissione di valori da una generazione all'altra?

Come viene vista oggi la dimensione della relazione familiare

come "patto"? È mortificazione o è garanzia?

Quale ruolo possono assumere i nonni in una società che invec-chia sempre più rapidamente? Solo quello di baby-sitter a buon mercato?

Perché oggi le prove e le difficoltà attraverso cui una coppia

normalmente deve passare sono spesso viste come insormonta-bili e disgreganti? È proprio così, oppure sono possibili cammi-ni di crescita, maturazione e riconciliazione reciproca?

Preghiera finale

Oh, Dio, che nella Sacra Famiglia ci hai lasciato un modello perfetto di vita familiare

vivida nella fede e nell’obbedienza alla tua volontà.

Ti rendiamo grazie per la nostra famiglia. Concedici la forza di rimanere uniti

nell’amore, nella generosità e nella gioia di vivere insieme.

Ti chiediamo, Signore, che questo nuovo anno di cammino

9

sia un periodo di intensa esperienza di fede e di crescita delle nostre famiglie.

Aiutaci nella nostra missione di trasmettere la fede

che abbiamo ricevuto dai nostri padri. Apri il cuore dei nostri figli

affinché cresca in loro il seme della fede ricevuta con il battesimo.

Rafforza la fede dei nostri giovani, affinché crescano nella conoscenza di Gesù.

Aumenta l’amore e la fedeltà in tutti i matrimoni, ed effondi la tua grazia e la tua benedizione

su tutte le famiglie del mondo.

Uniti a Giuseppe e Maria, te lo chiediamo per Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore.

Amen.

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………

10

2° incontro

LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA E IN DIALOGO CON DIO

Ascolta Israele!.

(Dt 5,1)

Obiettivo: Scoprire quali e quanti sono i benefici di chi fonda il proprio stile di vita sull’ascolto della Parola.

Invocazione dello Spirito Santo Vieni Spirito Santo, tu che santifichi e dai vita: donaci uno sguardo vigilante che sappia discernere e penetrare le meraviglie compiute da Dio. Vieni Spirito Santo, tu che dai luce all’intimo splendore dell’anima: dissipa ogni ombra nascosta nelle profondità del cuore, rivelaci la bellezza e l’incanto che danno forma alla nostra esistenza. Vieni Spirito Santo, tu che penetri gli abissi e risvegli la vita: infondi in noi tenerezza e fiducia perché scorgiamo un frammento del tuo chiarore sul volto di ogni creatura. Vieni Spirito Santo, tu che accendi lo stupore degli occhi: ravviva i colori della speranza, inonda del tuo fulgore la storia e fai sorgere l’orizzonte atteso che realizza le promesse di pace. Amen

11

Ascoltiamo la Parola Dal Libro del Deuteronomio 6, 4-9

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai e li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Parola di Dio

Approfondimento del tema

L'ascolto vero presuppone un cuore capace di

fare spazio, di essere accogliente, di amare e rispetta-re; una tale disposizione d'animo è ciò che permette ai coniugi (ma lo stesso si può dire anche del rappor-to tra genitori e figli) di condividere i sentimenti più profondi del loro essere e sentirsi amati l'uno dall'altro.

È questa stessa disposizione d'animo che non solo permette, ma fa-vorisce un reale e proficuo ascolto di Dio che ci parla. Il coniuge è infatti una vera e propria palestra, in quanto via per la santità speci-fica del sacramento del matrimonio: imparando ad ascoltare il co-niuge che è stato posto accanto nel cammino verso Dio, e ricono-scendolo come immagine di Cristo Sposo (o della Chiesa Sposa), si impara ad ascoltare bene Dio. Per contro, quando gli sposi non si educano a diventare buoni ascoltatori di Dio, difficilmente sapranno essere buoni ascoltatori l'uno dell'altro.

L'ascolto della Parola di Dio e il saper riconoscere l'impor-

tanza della preghiera anche nella quotidianità di tutta la famiglia è 12

senz'altro un cammino da percorrere con gradualità, rispettando i tempi di ciascuno.

Il compito di ciascuna famiglia è quello di coltivare la preghiera e l'ascolto della Parola di Dio affinché venga vissuta come un'esigenza di tutta la famiglia e non come una regola da rispettare.

Una famiglia che, modellata da questa relazione, è presente nel mondo e lo trasforma, esportando ed espandendo la comunione che viene da Dio; la famiglia non è autosufficiente e non può chiudersi in se stessa; l'amore è fatto per espandersi, per diffondere comunio-ne, per aprirsi all'orizzonte di Dio senza confini.

Vivere come preghiera tutti i momenti della propria storia, comprese le difficoltà e i litigi, sempre nel rispetto delle singole in-dividualità, aiuta la famiglia a fare della propria vita una preghiera.

Bisogna che la vita di ogni famiglia diventi liturgia. Da qui il com-pito e la missione di ogni famiglia: vivere la propria storia testimo-niando nella quotidianità l'amore di Dio.

Allora occorre che la famiglia, ma anche i componenti singo-

larmente, trovino il tempo per fermarsi ad ascoltare ciò che Dio vuo-le dire loro.

La Parola della Scrittura ha lo scopo quindi di metterci in rela-zione con Dio, di farci conoscere il "cuore di Dio", di sentirci amati da Lui e di rispondere nell'amore alla sua offerta di comunione. La Bibbia è una lettera di amore che Dio ha indirizzato all'uomo e leg-gere questa lettera di amore riaccende la relazione. Deve essere con-siderata dalla famiglia come la fonte da cui attingere costantemente per modificare le sue relazioni e il suo stile di vita: prendere co-scienza del fatto che Dio ci ama e ci accompagna, ci porta ad assu-mere il medesimo stile di amore gratuito e attento verso le persone che si incontrano, ma prima di tutto verso il coniuge e i figli.

Occorre tenere ben presente che il primo dovere dei coniugi

è quello di mantenere l'unità della coppia. Una preghiera quotidiana che toglie spazio al coniuge o ai figli, che magari rende nervosi per-

13

ché "non si riesce a pregare come ci siamo imposti", non risponde alla vocazione matrimoniale e genitoriale.

PER IL LAVORO DI GRUPPO

In ascolto dei pastori

Familiaris consortio, 59.

[La preghiera familiare] ha come contenuto ori-ginale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazio-ne di Dio e attuata come risposta filiale al suo ap-pello: gioie e dolori, speranze e tristezze, nascite e compleanni, anniversari delle nozze dei genitori, partenze, lonta-nanze e ritorni, scelte importanti e decisive, la morte di persone ca-re, ecc. segnano l'intervento dell'amore di Dio nella storia della fa-miglia, così come devono segnare il momento favorevole per il ren-dimento di grazie, per l'implorazione, per l'abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli.

Lettura carismatica

Per restituire all’umanità decaduta, alla società brancolante nelle tenebre, la stima e l’amore del vero bene, non bastava istruirla solo con la sua divina Parola, annunciarle i precetti, mostrarle i principi di sapienza attinti al seno stesso del Divin Padre. [Direttorio dell’Associazione delle Famiglie consacrate alla Sacra Famiglia - Cap. 2°; Art. 1° § II – Pag. 28]

Qual è il mezzo per rigenerare la famiglia, per riportarla nelle sue regolari condizioni, per ricollocarla in quella sublime dignità a cui

14

venne innalzata dal cristianesimo? L’abbiamo già detto, è di farvi ritornare Dio che n’è partito, è il ristabilirvelo come fondamento e qual chiave di volta dell’edificio; ma in qual modo? Per mezzo della preghiera; e non tanto per la preghiera individuale ed isolata, omag-gio personale che ogni ragionevole creatura deve tributare al suo creatore, ma per il ritorno a quella pratica, una volta universalmente e devotamente osservata in tutte le case cristiane, intendo la preghie-ra comune di tutti i membri della famiglia che lodano e glorificano Dio con labbro e cuore concordi; intendo la preghiera della quale ci assicuro il Divin Salvatore: “Dove due o tre persone sono riunite in mio nome per pregare mio Padre, io sono in mezzo ad esse …” […] Due verità rimarranno sempre incrollabili, perché impresse nel-la coscienza dell’umanità: la prima è che ogni bene viene da Dio; la seconda è che l’unico canale per cui questo bene discende sino a noi è la preghiera. La preghiera è il legame che unisce il mondo visibile con l’invisibile, le cose del tempo con quelle dell’eternità. […] Ed è appunto perché la preghiera è venuta meno sul labbro di quasi tutti gli uomini, che si sono moltiplicati i mali sulla Terra. [Dal Direttorio dell’Associazione delle Famiglie consacrate alla Sacra Famiglia – Cap. 2°; Art. 2° § I – Pag.42]

DOMANDE PER IL CONFRONTO

È presente nella nostra vita familiare la dimensione dell' ''ascolto''? Quali difficoltà incontriamo a metterci veramente all'a-scolto gli uni degli altri?

Che risposta diamo all'interrogativo: perché pregare? Che spazio

trova la preghiera in mezzo alle mille incombenze quotidiane, tut-te apparentemente irrinunciabili?

La vita quotidiana di una famiglia può divenire liturgia? Se sì,

come?

15

Se la Bibbia è la lettera d'amore che Dio ha indirizzato all'uomo, come fare a far diventare questa sua Parola nutrimento costante che accompagna le famiglie in tutte le vicende della loro vita?

La Parola di Dio ci invita a professare la nostra fede innanzitutto

in famiglia, con i nostri figli: con quali modalità? Con quali at-tenzioni?

Preghiera finale O Signore, unica mia speranza, ascolta la mia preghiera: non permettere che per stanchezza smetta di cercare il tuo volto. Concedimi la forza di cercare te, che mi hai fatto il dono di trovarti e mi hai dato la speranza di avvicinarmi a te sempre di più. Il mio impegno e la mia fragilità sono davanti a te, Signore: rafforza il mio impegno, guarisci la mia fragilità. O Dio, vieni in mio aiuto, perché non mi dimentichi mai di te e viva sempre alla tua presenza. Fa', o Signore, Dio mio, che io ti conosca sempre di più e ti ami con tutto il cuore Sant'Agostino

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………

16

3° incontro

LA FAMIGLIA TRA BISOGNI E CONSUMISMO.

«State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano».

(Lc. 21, 34)

Obiettivo: Riscoprire il valore della sobrietà. Invocazione dello Spirito Santo Vieni in me Spirito di Dio: illumina la mia vita con la sapienza del Vangelo. Vieni in me, Spirito di Dio: infondi nel mio cuore l’amore per la pace e la giustizia. Vieni in me, Spirito di Dio: fa’ che sia fedele agli impegni presi e forte nel superare le difficoltà. Vieni in me, Spirito di Dio: donami il coraggio della verità che rende limpidi e sinceri. Vieni in me, Spirito di Dio: dammi la forza di perdonare e di fare opera di pace. Vieni in me, Spirito di Dio: liberami dalla schiavitù delle cose e aprimi alla donazione e all’amore. Amen.

17

Ascoltiamo la Parola Dal Vangelo secondo Luca 12, 13-21

Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fra-tello che divida con me l'eredità". Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".

E disse loro: "Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede".

Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poi-ché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a dispo-sizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divèrtiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio".

Parola del Signore

Approfondimento del tema

La società attuale è stata definita da molti "la società dello spreco", perché ha fatto del superfluo il suo emblema.

Il denaro è lo strumento principe di questo mecca-nismo, ma a differenza dei tempi passati in cui chi non ne aveva rinunciava ai beni, oggi si inducono i "consumatori" ad acquistare beni sovente inutili anche se non hanno soldi; l'enorme crescita delle vendite a rate, dei finanziamenti al consumo, dei pre-stiti, che poi non si è in grado di ripagare, sono una conseguenza preoccupante del consumismo, non esenti anche da aspetti delin-quenziali connessi (es. usura).

18

La qualità della vita non dipende dall'accumulo dei beni e dal con-sumo smodato, anzi, lo spreco comincia a dimostrarsi contrario al concetto di benessere. Allo stesso tempo, a livello di aspirazione, il valore della sobrietà sta incontrando un certo consenso: il consumo, lo spendere sfrenatamente per alcuni è sentito non solo come un danno recato ai poveri, ma una diminuzione di umanità e una con-trazione pericolosa delle relazioni.

Sobrietà è un valore che pone a verifica la vita del cristiano e

lo invita alla riflessione in quanto indissolubilmente legata al concet-to di bene. La sobrietà ci interpella come singoli, come coppia, come famiglia.

La sobrietà, quindi, intesa non come rinuncia, ma come "uso dei beni nell'ordine dell'acquisizione della qualità della vita e della qua-lità dell'amore".

Possedere beni, quindi, non è visto come un pericolo, ma come un dono e come diceva Giovanni Paolo II: «Il male non sta nell'ave-re in quanto tale, ma nel possedere in modo non rispettoso dell'or-dinata gerarchia dei beni» (Sollecitudo rei socialis, 28).

L'attrazione del denaro sta invadendo un po' tutti indebolen-

do ideali e spinte etiche. E quando penetra nel cuore questo fascino ammaliante non c'è posto per valori quali la solidarietà, l'attenzione agli ultimi, l'interesse per i problemi mondiali, il rispetto delle diffe-renti culture e quindi per Dio, che è il fondamento di questi valori e la spinta a viverli. Gesù mette frequentemente e aspramente in guar-dia l'uomo dal porre il suo cuore nei beni materiali «che la ruggine consuma e il tarlo corrode (Mt 6,19).

Cercare la ricchezza è un pericolo se ci si appropria di cose che spettano anche ad altri, spogliandoli. La ricerca e l'accumulo del de-naro possono essere un "tarlo" che guasta le relazioni tra sposi e figli perché tutto può venire sacrificato in nome del successo e dell'arric-chimento; d'altra parte chi non sa come arrivare a fine mese, per mancanza di denaro e di lavoro, fa fatica a vivere relazioni serene.

19

La riflessione cristiana su "famiglia tra bisogni e consumi-smo" trova il suo primo fondamento sulla Parola di Gesù

L'Incarnazione stessa può essere considerata come una scelta di sobrietà/povertà, di rinuncia da parte di Gesù al tesoro derivante dal-la natura divina, per assumere i limiti e la fatica propri della natura umana (Cfr. Fìl2,6-11).

Anche la celebrazione Eucaristica è un esempio di grande sobrietà. L'Eucarestia stessa è stata definita "sobria ebbrezza": Dio ci dà tan-tissimo (se stesso) con poco (pane e vino).

Se poi guardiamo il quadro dell'ultima cena dipinto da Giovanni attraverso la lavanda dei piedi, emerge con forza il legame profondo tra sobrietà e servizio: rinuncio al di più e mi rendo disponibile a servire perché a nessuno dei fratelli manchi l'essenziale.

Anche l'invocazione contenuta nella preghiera del Padre nostro: «[...] dacci oggi il nostro pane quotidiano [...]» è un invito alla so-brietà come essenzialità, evitando di accumulare e fidandosi del Si-gnore nelle cui mani dobbiamo rimettere ogni giorno la nostra vita.

Solo se mettiamo Lui al centro della nostra vita, guardiamo a Lui come al bene più prezioso, se non risparmiamo risorse, impegno per cercare la sua amicizia, la sua intimità, solo così potremo vivere una vita pienamente evangelica, compreso quello stile di sobrietà che la deve caratterizzare.

La Chiesa ci invita a conformarci a uno stile di vita sobrio

per dare più spazio ai problemi e alle necessità dei fratelli nell'ottica "dell'Amore universale" .

Siamo un corpo e la sobrietà si vive attraverso il corpo. "Sobrietà della vista" è: • non lasciarsi prendere dal desiderio di acquisti durante gli

sconti cose che non sempre sono indispensabili; 20

• accettare di avere la casa non sempre a posto ma comunque aperta lo stesso agli amici, agli inviti etc., perché è una grande gioia avere ospiti!

• correggere l'atteggiamento di chi fa confronti con gli altri; • vedere il bello che ci circonda per ringraziare Dio; • essere accorti del bisogno delle persone che ci sono vicine. • essere critici nell'utilizzo dei media. •

Sobrietà dell'udito" è:

• la volontà sincera di ascoltare con l'umiltà di chi non mostra certezze ma si mette in discussione;

• valorizzare il silenzio come spazio per ascoltarsi e per ascol-tare.

"Sobrietà del gusto" è

• la moderazione nel consumo del cibo; • il digiuno solidale; • usare parole giuste al momento giusto; • saper apprezzare la domenica: "vedete e gustate come è buo-

no il Signore". "Sobrietà del tatto" è:

• ringraziare e lodare il Signore per il dono dei corpi quando si toccano;

• quella dei gesti, non solo di facciata, ma autentici.

21

"Sobrietà dell'olfatto" è:

• non mettere il naso nelle vicende degli altri quan-do lo si fa più per curiosità che per reale coinvol-gimento;

• conoscere, capire per interessarsi quel tanto che basta per condividere o dare una mano.

PER IL LAVORORO DI GRUPPO

In ascolto dei Pastori Il grande protagonista della vita economica sembra

essere, accanto all'imprenditore, il consumatore. Ad esso viene chiesto, in un modo o in un altro, di

consumare sempre di più. Il ragionamento che viene fatto è sempli-ce: se calano i consumi, cala anche la produzione; se cala la produ-zione prima o poi le aziende vanno in crisi e devono licenziare i propri dipendenti, aumenta la disoccupazione ed i disoccupati - che hanno ovviamente meno soldi a disposizione - acquistano di meno. In tal modo si viene tuttavia ad innescare una spirale senza limiti tra produzione e consumo... L'induzione al consumo è sistematica e scientifica e porta ad assumere comportamenti discutibili non solo sotto il profilo etico, ma anche civile. Così i centri commerciali si propongono non solo come occasione di scambio (acquisto/vendita), ma come luoghi di incontro.

Il business ha già capito che non si guadagna più dando solo og-getti: bisogna offrire situazioni emotive. Ed il marketing ha avvertito la necessità di verificare a quale gruppo appartiene un individuo per vendergli le icone e le immagini, i segni di distinzione della sua "tri-bù"... La ricerca dei beni materiali fa parte della condizione umana. Accade però che l'avere sia messo al centro della condizione umana, quale unica realtà che dà senso all'esistenza.

22

Così oggi avere equivale ad essere. E quindi avere meno è essere di meno. Bambini ed adulti, giovani ed anziani sembrano tutti u-gualmente sottomessi a questi comportamenti e modelli di vita. Il consumare diventa quasi una nuova religione e la felicità assume i connotati di un possesso e di un consumo senza limiti. Davanti a questa realtà non pochi hanno la sensazione di essere educatori im-potenti ed inutili. Molti genitori, insegnanti, formatori si sentono sviliti, contestati, bocciati. Coscienza e costume sociali si sono mo-dificati notevolmente.

Si spinge ad occupare i primi posti, a guadagnare di più, ad essere più spettacolari degli altri, piuttosto che a considerare gli altri parte essenziale ed integrante del proprio cammino. La pressione sociale porta a fare dei propri figli personaggi di spicco, atleti, uomini e donne di successo, competitivi nella società del benessere. E ci si dimentica di far loro acquisire le virtù che li rendono veramente u-mani: l'onestà, la giustizia, la sobrietà, la fortezza, la bontà, la fede.

(O. Paletto, Lettera per la Quaresima, 2008)

Lettura carismatica Gesù amò tanto la povertà che la volle compa-gna di tutta la sua vita mortale. Egli non volle nascere nella sua casa di Nazareth dove almeno non gli sarebbero mancate le cose di prima ne-cessità; ma in viaggio in una squallida diroccata capanna. In Egitto visse miseramente per sette anni coi suoi genitori dove si procacciavano appena il vitto giornaliero con le fatiche delle loro mani. Ritornato in Nazareth seguitò ad esser povero, perché povera ebbe la casa, povera la suppellettile, povero il vestiario, povero il so-stentamento che si procurava col sudore della sua fronte.[…] Ma perché Gesù volle in sé e in tutta la sua famiglia somministrarci un tale esempio? Perché troppo era il bisogno che gli uomini ne a-vevano. Fra le cose cui essi si affezionano, non rade volte, smoda-

23

tamente, sono le ricchezze. Queste per sé non son un male: ma tal volta il loro amore proviene da avarizia. Finché si amassero sol perché possono servire a far del bene, ingiu-sto non ne sarebbe l'amore, ma sovente si amano unicamente per i godimenti che valgono a procurarci. In tal caso diventano causa di peccato e sono fonte di peccato. […] Volgendomi poi ai ricchi dirò: Deh quale somiglianza tra voi così provveduti e Gesù Cristo sì povero? Vedete dunque con quanta con-traddizione vorreste esser figli della S. Famiglia quando deponeste quell'attacco eccessivo che avete per le ricchezze. Se volete portare questo bel titolo potete farlo, ma a quali condizioni? Forse che ab-biate a privarvi de' beni che avete? Non vi domando questo sacrifi-cio: domando solo che consideriate le ricchezze non come fine, ma come mezzi, e mezzi per fare il bene. [Dagli scritti del beato Pietro Bonilli – Discorso n° 14 “La Sacra Famiglia” – 1° luglio 1873]

DOMANDE PER IL CONFRONTO

Siamo coscienti che esiste una vera e propria patologia socia-le, che prende il nome di consumismo, e che consiste nel ri-empire la propria vita di beni materiali senza riconoscerne il senso e il valore?

Come ci si educa in famiglia a trovare un giusto equilibrio tra

bisogni materiali e valori morali e spirituali?

Come il Vangelo ci aiuta a una vita sobria che afferma il primato dell'essere sull'avere, del donare sul ricevere, della gratuità sul possesso?

Siamo d'accordo che la via della sobrietà necessita non solo di una rivoluzione degli stili di vita personali, ma anche della

24

produzione dei beni e dell'intera economia? Come possono contribuirvi le nostre famiglie? Visione del Power Point “Qualcosa molesta”

Preghiera finale Signore, alla fine di questo incontro ti ringraziamo per tutta la ricchezza spirituale che hai riversato su ciascuno di noi e per averci fatto comprendere che la sobrietà è un valore con il quale dobbiamo confrontarci quotidianamente. Signore, senza di te non possiamo nulla e allora ti chiediamo: aiutaci a liberaci dal consumismo che ci soffoca e non ci fa ascoltare il tuo eterno richiamo; liberaci dai nostri desideri materiali e donaci un cuore così vigile che non si lascia contaminare da pensieri vani e da passioni indegne, un cuore libero, che sappia essere segno luminoso della tua salvezza. Amen. Il mio impegno personale Gesù ha sempre insegnato e vissuto la sobrietà. Gli esempi sono tan-

ti ed io mi impegno a meditarne alcuni:

Sobrietà/affidamento: Lc. 12, 22-31; Mt. 6,25-34;

Sobrietà/essenzialità: Mt 10,8-10; Me 6,8-9; Le 3,10; Le 9,3;

25

Sobrietà/provvisorietà: Mt. 8,20; Le 9,58;

Sobrietà/discernimento: (Mt 6,19-21;

Sobrietà/ comunione/comunità: At 2,44

26

4° incontro

UNA FAMIGLIA CHE EDUCA ALLA PACE E AL RISPETIO DEL CREATO

Le opere di Dio sono

splendore di bellezza» (Sal 11 0, 3)

Obiettivo: Scoprire che il rispetto dell'ambiente trova il suo primo fondamento nell'opera creatrice di Dio

Invocazione dello Spirito Santo Vieni, Spirito Santo e riempi di speranza il cuore del mondo. Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di un amore senza confini. Vieni, Spirito d'amore e illumina le strade della pace e della riconciliazione tra i popoli. Vieni, per tutti i poveri del mondo per tutti quelli che piangono per quelli che hanno fame e sete di giustizia. Vieni, Spirito di vita col tuo soffio d'amore, con la tua luce ardente, con la forza della tua grazia. e rendici testimoni di speranza. Vieni Spirito di Dio! Amen.

27

Ascoltiamo la Parola Dal Libro della Genesi 2, 4-9.15 Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespu-glio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d'acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uo-mo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suo-lo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albe-ro della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del be-ne e del male. Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

Parola di Dio

Approfondimento del tema

La famiglia è luogo privilegiato per l'a-

pertura a una responsabilità ad ampio raggio per l'intera famiglia umana attraverso l'attenzione reciproca per i volti che chiedono cura, atten-zione, fedeltà.

La famiglia è anche spazio caratterizzato dall'attenzione e dalla cura per la propria casa, atteggiamenti essenziali per la stabilità della sua stessa esistenza.

28

La famiglia è luogo di "apprendimento della pace", nella scoperta dell'importanza di relazioni positive, capaci di perdono e di acco-glienza, nella capacità di far crescere la diversità-nella-comunione.

La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua mi-sura in cui intessere le proprie relazioni. "Per la famiglia umana que-sta casa è la terra", l'ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità.

Il racconto della Genesi è in grado di mettere subito in luce il

profondo legame che esiste tra esperienza del Dio cristiano e rappor-to dell'uomo con la creazione: la custodia e il lavoro della terra sono uno dei comandi attraverso i quali si istituisce la relazione tra Dio e gli uomini.

«La salvaguardia del creato - sottolinea ancora mons. Betori - e-sprime l'impegno morale della responsabilità dell'uomo che vuole e può risolvere la questione ecologica». Un impegno che pone le pro-prie radici nella consapevolezza che «la terra appartiene a Dio, che la dona all'uomo, perché la abiti con amore e libertà».

Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non consi-derarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione.

Nella cultura ebraica, shalom (pace), esprime uno stato di

perfezione e di prosperità nella vita di ogni giorno, uno stato in cui la persona vive in armonia con se stessa, con gli altri, con la natura e con Dio. La pace implica felicità piena, stabilità e mutua fiducia tra le persone.

Nel piano divino di salvezza, la pace è «il risultato della giustizia» (Cfr. Is 32,17).

Impegnandosi per la pace, i cristiani devono guardare a Cristo, dal momento che «Egli è la nostra pace» (Cfr. Ef2,14).

29

Educare alla pace equivale a educarsi e viceversa. Davvero il pro-cesso di pace implica l'e-ducere, il tirar fuori le ragioni della pace. Cioè la pace non si fonda da sola, ma va cercata e costruita. Questo lo possiamo imparare in famiglia in modo tutto particolare quando esplorando le ragioni che inducono a mettersi dal punto di vista dell'altro, scopriamo le risorse che danno consistenza alle relazioni coniugali e familiari.

Come famiglie cristiane dobbiamo prendere coscienza che un

cammino di spiritualità familiare presuppone anche di impostare un nuovo stile di vita. Nessun problema ecologico è a se stante e non va preso da solo: nel creato vi sono equilibri e il danno che si fa a un'a-rea del globo si riversa su tutto il resto del pianeta.

Concretamente, come può una famiglia diventare protagonista di un miglioramento di questa "casa comune" ed essere così educatrice di pace?

Applicando la “Strategia delle 5R”.

Primo: Ridurre, ovvero diminuire la produzione dei rifiuti, sce-gliendo per esempio prodotti con meno imbal-laggi e stando molto attenti agli sprechi.

Secondo: Raccogliere in maniera differenziata.

Terzo: Riusare, combattendo l'idea e la pratica dell'usa e getta.

Quarto: Riciclare, valorizzando in altro modo quella parte dei rifiu-

ti che non si riesce a riusare.

Quinto: Recuperare, almeno l'energia. Tutti e solo i rifiuti che non puoi riusare e/o riciclare possono essere inceneri-ti per ottenere energia.

30

Come ricorda Giovanni Paolo II, la crisi che viviamo esige in primo luogo una vera e propria "conversione ecologica" che tocchi in profondità i comportamenti personali, familiari e comunitari.

C'è bisogno di una speranza grande che faccia "preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti"; solo "adot-tando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un'equa distribuzione delle risorse, sarà possibile instaurare un ordi-ne giusto e sostenibile.

PER IL LAVORO DI GRUPPO

In ascolto dei pastori

Messaggio per la 5ª Giornata per la salvaguardia del creato 1 settembre 2010 – “Custodire il creato, per coltivare la pace” Benedetto XVI ha segnalato più volte quanti ostacoli incontrino oggi i poveri per accedere alle risorse ambientali, comprese quelle fon-damentali come l’acqua, il cibo e le fonti energetiche. Spesso, infatti, l’ambiente viene sottoposto a uno sfruttamento così intenso da determinare situazioni di forte degrado, che minacciano l’abitabilità della terra per la generazione presente e ancor più per quelle future. Questioni di apparente portata locale si rivelano con-nesse con dinamiche più ampie, quali per esempio il mutamento climatico, capaci di incidere sulla qualità della vita e sulla salute an-che nei contesti più lontani. Come osserva il Papa nell’Enciclica Caritas in veritate, “l’incetta delle risorse naturali, che in molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti conflitti tra le Nazioni e al loro interno” (n. 49). Anche le guerre – come del resto la stessa pro-duzione e diffusione di armamenti, con il costo economico e am-bientale che comportano – contribuiscono pesantemente al degrado della terra, determinando altre vittime, che si aggiungono a quelle che causano in maniera diretta.

31

Pace, giustizia e cura della terra possono crescere solo insieme e la minaccia a una di esse si riflette anche sulle altre: “Il libro della na-tura è uno e indivisibile, sul versante dell’ambiente come sul versan-te della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale” (n. 51). [Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, la Giusti-zia e la Pace] Lettura carismatica

Tutte le creature erano nel nulla, furono create da Dio. Ma perché le creò? Per l’uomo. Anima mia, getta lo sguardo intorno a te, che bellezza, che ricchezze, che magnificenze. Tutto questo per te! [Pietro Bonilli - Diario 12 settembre 1862]

«Pace tra l’uomo e Dio, pace tra figli e genitori, pace tra fratelli e sorelle, pace tra famiglia e famiglia, pace tra gli estranei e con i ne-mici stessi. Questi beni ci auguriamo gli uni gli altri».

(L’Apostolo della S. Famiglia 15 dic. 1880)

DOMANDE PER IL CONFRONTO

Siamo capaci di vedere la relazione che c'è tra la nostra casa

e la Terra come casa di tutti? Come superare una visione e-goista e intimista del proprio spazio privato?

Siamo coscienti che il rispetto dell'ambiente trova il suo pri-

mo fondamento nell'opera creatrice di Dio? Come evitare che prevalga l'idea che l'uomo ne abbia il possesso incontrol-lato, o che possa sottoporlo a uno sfruttamento illimitato?

32

Come possiamo vivere, nelle nostre famiglie, il nesso tra giu-stizia e pace?

Quali azioni concrete possiamo mettere in atto, nella nostra famiglia, per diminuire l'impatto del nostro stile di vita sull'ambiente che ci circonda?

Preghiera finale Dio nostro Padre, creatore del cielo e della terra, noi ci affidiamo a Te. Rendici consapevoli dei benefici della tua creazione, fa’ che ciascuno di noi senta la dignità e la responsabilità dell’essere con Te, re e custode del creato e mai tiranno che spadroneggia sui beni che ci hai affidati. Non permettere a nessuno di profanare le tue creature e la tua Terra. Sia essa il luogo dove, attraverso la carità e la convivialità, possiamo anticipare la Giustizia e la Gioia che regnano nella tua Casa. Sostieni il nostro impegno per la salvaguardia del Creato, illumina i cuori e le mani di tutti, affinché questo mondo e la nostra vita possano risplendere la Tua bellezza. Te lo chiediamo per intercessione della S. Famiglia e per Cristo, nostro Signore. Amen

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………

33

5° incontro

LA FAMIGLIA E LA RESPONSABILITÀ EDUCATIVA

«Gesù cresceva in sapienza, età e grazia»

(Lc. 2,52)

Obiettivo: Scoprire che la famiglia è chiamata per sua natura ad es-

sere il primo e il fondamentale ambiente educativo per le nuove generazioni.

Invocazione dello Spirito Santo Spirito Santo, Dio d’infinita carità, dacci il tuo santo amore. Spirito Santo, Dio delle virtù, convertici. Spirito Santo, Fonti di celesti lumi, dissipa la nostra ignoranza. Spirito Santo, Dio d’infinita purezza, santifica le nostre anime. Spirito Santo, Dio di ogni felicità, comunicati ai nostri cuori. Spirito Santo, che abiti nelle nostre anime, trasformale e nell'unità familiare falle tutte tue. Spirito Santo, Amore sostanziale del Padre e del Figlio, dimora sempre nelle nostre famiglie. Amen.

34

Ascoltiamo la Parola Dal Vangelo secondo Marco 4, 26-29 (Gesù) Diceva: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura".

Parola del Signore

Approfondimento del tema

I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno il diritto e dovere di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa. La Famiglia è la prima scuola di virtù sociali, di cui hanno bisogno tutte le società per educare all’amore verso Dio e Verso gli uomini.

Educare non è solo acquisizione di competenze, bensì costruzio-ne della persona.

La generazione del post-sessantotto ha rotto con i propri ge-

nitori e da questa rottura è derivata sofferenza sia per i padri e le madri che per i figli: per risparmiare questa sofferenza ai propri fi-gli, la generazione del post-sessantotto ha cercato di realizzare un rapporto non conflittuale con essi, un rapporto (se così vogliamo di-re) alla pari, essere "amici" dei loro figli. Questo genere di rapporto, incapace di gestire i conflitti, si è però anche impoverito di quella intenzionalità e di quella fermezza educativa che sono indispensabili in un dialogo educativo.

35

Lo scopo dell'educazione cristiana per i giovani è l'educazio-ne del carattere, il formarli nel carattere di Cristo. In questo la fami-glia diviene insostituibile ed essenziale

Ma come possiamo aiutare i bambini in famiglia a diventare "di ca-rattere"? Offrendo loro relazioni amorevoli, buoni modelli, nobili aspettative, una disciplina ferma e giusta che li responsabilizzi ri-spetto a tali aspettative, e che consenta loro di svilupparle e acquisir-le.

Ad aggravare la situazione familiare nella sua dimensione

educativa si aggiunge anche il fatto che il nostro tempo è segnato dalla fragilità delle famiglie sul piano relazionale e sul piano della "tenuta" ai valori fondamentali che dovrebbero sorreggerla, fragilità che determina spesso il fallimento del progetto di vita di molte fa-miglie.

Dobbiamo credere fortemente che anche oggi la famiglia la-

scia un segno determinante nella vita dei propri figli. Nel campo educativo non c'è mai nessuna situazione "disperata":

partendo dall'amore paterno e materno e dal desiderio di ricercare il bene per il proprio figlio è sempre possibile ritrovare, anche a costo di grandi cambiamenti, la capacità di essere un buon educatore.

L’educazione deve essere carica di gioia: “un sorriso fa fare il doppio di strada di un brontolio”.

Quali sono i mezzi principali che la famiglia anche oggi ha a

disposizione per lasciare il segno nei propri figli? Non c'è dubbio che la principale ricchezza che ogni famiglia ha a disposizione è la relazione affettiva che deriva dalla comune appartenenza di sangue e dalla vicinanza quotidiana. L'amore ha una forza persuasiva che va al di là della capacità di motivare e di convincere; esso suscita un desiderio di imitazione e un bisogno di identificazione che abbraccia tanto i modi di vivere che i valori sui quali si imposta la vita.

36

Una risorsa importante per l'educazione in famiglia è data da una comunicazione significativa ed efficace. Quando diciamo "comuni-cazione", non alludiamo soltanto all'uso della parola, perché la co-municazione si avvale di una grande ricchezza di mezzi, a seconda dei momenti e dei contenuti della relazione interpersonale: saper a-scoltare per mettersi in sintonia, ascoltare "con il cuore", per capire ciò che c'è nell'altra persona, dire le parole giuste, quelle che conta-no, al momento giusto.

Un'altra grande risorsa che la famiglia ha a disposizione per educa-re è la forza della testimonianza della vita di coppia, la qualità della relazione dei genitori, i quali dedicando tempo e risorse a loro stessi, curano la loro intimità senza rischiare di impoverire il loro rapporto. Tutto questo vale ben più delle parole e delle raccomandazioni.

Il genitore, come il contadino, dopo aver seminato con cura,

va a dormire tranquillo e attende con pazienza la stagione dei frutti. I genitori saggi sanno che è un Altro che fa crescere e affidano nella preghiera i loro figli a Colui che li ha chiamati con un gesto di gran-de fiducia ad essere «cooperatori e quasi suoi interpreti nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla» (Gaudium et spes 50).

Obiettivo della cura dei genitori infatti non è quello di legare a sé i propri figli per la vita, ma quello di aiutarli a crescere verso il lo-ro futuro. Quando i genitori non sanno mettersi in disparte rispetto ai figli già adulti, sono causa di problemi enormi nei figli: special-mente quando questi stanno impostando la loro giovane famiglia.

Va anche detto che i genitori, per essere dei buoni educatori, non devono trascurare la propria relazione di coppia. È frequente infatti che due sposi, dal momento in cui diventano genitori, orientino tut-te le proprie risorse e attenzioni sul figlio. È importante allora che í genitori dedichino tempo e risorse anche a se stessi, coltivino la propria intimità e relazione, altrimenti rischiano di impoverirsi e di non essere più in grado di comunicare nulla ai figli se non povertà, tensioni e frustrazioni.

37

Occorre considerare l'educazione non come un fatto privato, ma come una responsabilità collettiva, che deve essere sentita da tut-ti come urgente e necessaria per lo sviluppo di una cittadinanza atti-va e solidale.

PER IL LAVORO DI GRUPPO

In ascolto dei pastori Educare però non è mai stato facile e

oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno respon-sabilità educative. Si parla perciò di una grande ˝emergenza educativa˝: conferma-ta dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborazione con gli altri e di dare un senso alla propria vita. […]

È forte certamente sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori la tentazione di rinunciare e ancora prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo o meglio la missione ad essi affidata. […]

Sarebbe una ben povera educazione quella che si limitasse a da-re delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la gran-de domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita.

Mano a mano che il bambino cresce, diventa un adolescente e poi un giovane, dobbiamo accettare il rischio della libertà rimanen-do sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate. Quello che invece non dobbiamo mai fare è assecondarlo negli er-rori, fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano.

L'educazione non può fare a meno di quella autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità. Essa è frutto di esperienza e

38

competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della pro-pria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero. L'educatore è quindi un testimone della verità e del bene: cer-to, anch’egli è fragile e può mancare, ma cercherà sempre di nuovo di mettersi in sintonia con la sua missione.

(Benedetto XVI, Lettera alla diocesi ed alla città di Roma sul compito urgente dell'educazione, gennaio 2008)

Lettura carismatica Senza il buon esempio o genitori, tutti gli altri mezzi di educazione rimangono quasi sempre infruttuosi. Tutto il mondo vive per lo più d'imi-tazione, ed un paese ricopia quel che fa l'altro: ma la gioventù vi è obbligata non solo dall'usan-za, ma dalla stessa natura perché non ha esperienza, non ha cogni-zioni, non ha modo da fare da sé. Se pertanto vedono in voi la forma del viver cristiano, come impara-no da voi a parlare, le costumanze, il vivere civile, così apprende-ranno le virtù, la religione, la pietà. Questa è una scuola tacita ma efficacissima. Però dovete controllarvi in ogni vostra parola, in ogni vostro atto af-finché sia di edificazione ed insegnamento. Essi impareranno a pensare quel che voi pensate, a stimare o di-sprezzare quel che voi avete in stima o in dispregio; in breve conse-guiranno, quasi senza avvedersene, tutto quello che vedono in voi. Se Dio chiederà ai maestri dei vostri figliuoli, ai parroci, ai confes-sori, perfino ai rettori delle città se hanno rimosso i pericoli del ma-le, se han provveduto al bene della gioventù; qual conto chiederà a voi che avevate obblighi tanto più sacri, mezzi, metodi tanto più ef-ficaci? Se invece di migliorarli, li avete anzi dimenticati, peggio se avrete loro data la spinta a cadute più rovinose? Ah! meglio sarebbe non solo non essere padre, ma neppure essere nato che dare tali scandali ai propri figli. [ Discorso n° 5 – L’educazione dei figli – 21 nov. 1870]

39

DOMANDE PER IL CONFRONTO

La relazione affettiva è la principale risorsa per educare, ma è sufficiente? Quali possono essere le altre risorse per aiutare i fi-gli a non assumere acriticamente le logiche di comportamento dell'ambiente esterno?

Come vincere le ansie e le angosce che il compito di educare

suscita? Siamo convinti che i figli non sono nostro possesso, e che il loro destino ultimo è nelle loro mani? L'atteggiamento del seminatore, che lascia crescere con fiducia, ci pare adeguato?

Quali forme di sostegno e accompagnamento ai compiti educa-

tivi dei genitori possiamo ipotizzare? Come offrire a tutti delle occasioni di formazione, crescita, confronto?

Preghiera finale Signore, che nella tua bontà, ci affidi i Tuoi figli, aiutaci in questa grande e sublime missione. Insegnaci ad aprire loro gli occhi su tutto ciò che è bello, ad aprire il loro spirito su tutto ciò che è vero e santo, e il loro cuore su tutto ciò che deve essere amato. Insegnaci ad ascoltarli, ad aiutarli, a poco a poco, ad assumere le loro responsabilità secondo la loro vocazione, non secondo i nostri desideri. Donaci di saper discretamente

40

scomparire, quando per loro verrà l’ora di prendere in mano la propria vita. Amen

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………

41

6° incontro

LA FAMIGLIA NELLA FRAGILITÀ E NELLA SOFFERENZA

Beati gli afflitti,

perché saranno consolati.

(Mt 5,4)

Obiettivo: Riscoprire il senso del dolore e della sofferenza

Invocazione allo Spirito Santo

Eterno Padre, in nome di Gesù Cristo e per l’intercessione di Maria Vergine Immacolata e del suo castissimo sposo Giuseppe, manda su di noi lo Spirito Santo. Vieni, Spirito Santo, nel nostro cuore e santificalo. Vieni, Padre dei poveri, e sollevaci. Vieni, Autore di ogni bene, e consolaci. Vieni, Luce delle menti, e illuminaci. Vieni, Consolatore delle anime, e confortaci. Vieni, dolce Ospite dei cuori, e non Ti allontanare da noi. Vieni, vero Refrigerio delle nostre famiglie, e ristoraci.

Ascoltiamo la Parola Dal Vangelo secondo Giovanni 16, 20-22

In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattriste-rete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.

42

La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’ affli-zione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi do-manderete più nulla.

Parola del Signore

Approfondimento del tema

Fragilità e sofferenza fanno parte dell'espe-rienza del nostro vivere quotidiano: come viverla?

Dice S. Paolo: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi» (Col 1, 24). È una gioia che proviene dalla scoperta del senso della sofferenza come aiuto all'a-zione salvifica nei confronti dell'uomo e della Chiesa.

Per questo dobbiamo educare ed educarci a riscoprire il senso del dolore e della sofferenza, a vedere nell'esperienza del limite la molla che ci avvicina al Dio infinito, a conoscere e maturare nuovi stili di vita per stare vicini alla famiglia che vive la sofferenza, e farci anche noi stessi piccoli strumenti per portare un po' di consolazione.

La cultura occidentale tende a rimuovere il dolore e la morte. Un altro atteggiamento di oggi nei confronti del male è l'indiffe-

renza.

La sofferenza è qualcosa di ancora più ampio della malattia, di più complesso e insieme ancor più profondamente radicato nell'umanità stessa. Una certa idea di questo problema ci viene dalla distinzione tra sofferenza fisica e sofferenza morale, il dolore dell'a-nima.

Si può dire che l'uomo soffre quando sperimenta un qualsiasi male. Il male ci inquieta sempre, ci deprime, ci turba, ci tormenta, sia che

43

esso venga identificato come sofferenza, come finitudine, come morte, o come malvagità, cattiveria, peccato.

Nasce un interrogativo esistenziale importante: l'afflizione è

solo una negatività da subire passivamente? Punto e basta? Oppure si può vivere come positività? Cerchiamo di approfondirlo in ordine alla nostra vita.

La Bibbia nella traduzione interconfessionale riporta: «Beati quelli che sono nella tristezza perché Dio li consolerà». Il termine originale penthountes significa tanto afflizione che tristezza.

Il senso del vocabolo "afflitti" si allarga a ogni realtà che, di fatto, procura dolore sia a livello personale che sociale.

L'afflizione cambia aspetto nella misura in cui mi rapporto a Dio. Dentro uno sguardo contemplativo concepisco il mistero della mia miseria e di più, molto di più, il mistero della sua misericordia.

La consolazione - ecco - è questa onda della vitalità e dell'a-

more e della purezza di gioia che è l'essere stesso di Dio. Sì, riesce a travolgere l'onda dell'afflizione, purché ci sia l'apertura, il grido esi-stenziale, la coscienza che se essa viene investita dall'onda viva di Dio che è il mistero del Crocifisso-Risorto, lì e solo lì si trasfigura, lì e solo lì diventa un bene, dunque una grande gioia.

Già qui e ora infatti si può entrare nel conforto e quindi anche nella gioia di sapere che quello che soffriamo ha senso, unito alla divina forza redentiva di Gesù.

Noi cristiani, guardando Gesù crocifisso troviamo la forza di accet-tare questo mistero. La fede in Cristo non toglie la sofferenza, ma la illumina, la eleva, la purifica, la sublima, la rende valida per l'eterni-tà. Solo una vita di fede sinceramente accettata e intensamente vis-suta può illuminare alle radici il mistero del dolore, alleviarlo col soffio della speranza e, con la forza della carità, giungere perfino a trasformarlo in gioia e farne una delle leve che sollevano il mondo.

44

Per capire il dolore e la sofferenza in tutte le sue forme è im-portante capire il senso del limite e conseguentemente educarci ed educare al senso del limite.

Per superare le difficoltà ad accettare il limite ci viene in aiuto "fratello corpo". Il corpo è davvero segno della nostra finitezza e del nostro limite. Il corpo è quello che ci lega alla terra, quello che ci mette in relazione con gli altri. Anche dal punto di vista teologico è importante tenere presente che la comunicazione con gli altri avvie-ne attraverso il corpo. Per comunicare pienamente con l'uomo Dio ha scelto di rivestirsi di un corpo; la comunione sacramentale è co-munione al corpo di Cristo.

Nel piano di Dio non ci sono né dolori né sofferenze... Colo-

ro che soffrono, che sono oppressi, sfruttati, coloro che non hanno speranza umana, hanno vicino a loro un Dio che fa sue le loro lacri-me e i loro dolori, le loro rivolte e le loro disgrazie non perché ab-biano a rassegnarsi, ma per incitarli a vincerli.

Anche il cristiano si interroga sul senso del suo dolore, ma

con la preghiera e mettendosi in relazione con Cristo, offrendogli la propria sofferenza, riesce (al di fuori della logica del mondo) a com-prenderne il senso.

PER IL LAVORO DI GRUPPO In ascolto dei pastori Salvifici doloris, 8. La sofferenza umana costituisce in se stessa quasi uno specifico

"mondo" che esiste insieme all'uomo, che appare in lui e passa, e a volte non passa, ma in lui si consolida ed approfondisce. Questo mondo della sofferenza, diviso in molti, in numerosissimi soggetti, esiste quasi nella dispersione.

45

Ogni uomo, mediante la sua personale sofferenza, costituisce non solo una piccola parte di quel "mondo ", ma al tempo stesso quel "mondo" è in lui come un 'entità finita e irripetibile. Di pari passo con ciò va, tuttavia, la dimensione interumana e sociale.

Il mondo della sofferenza possiede quasi una sua propria com-pattezza. Gli uomini sofferenti si rendono simili tra loro mediante l'analogia della situazione, la prova del destino, oppure mediante il bisogno di comprensione e di premura, e forse soprattutto mediante il persistente interrogativo circa il senso di essa. Benché dunque il mondo della sofferenza esista nella dispersione, al tempo stesso contiene in sé una singolare sfida alla comunione e alla solidarietà.

Lettura carismatica Se noi a mente fredda e col cuore non avvinto da passioni gettiamo uno sguardo sul mondo, lo spettacolo più universale e più dominante, quel-lo che impera dalla sua origine e durerà fino al suo termine è il dolore, l'afflizione, il pianto in qualunque luogo noi ci portiamo ci ferisce l'orecchio, un lamento. Noi siamo tribolati. Lo si sente nei più umili tuguri dove abita il po-vero contadino, non meno che nei palazzi dei grandi e dei potenti della terra. [...] Se dunque tutti universalmente soffrono, conviene che esista una cagione, un motivo universale per cui tutti devono risentire dolori e patimenti: questa cagione è il peccato. [...] Considerato che nella S. Casa di Nazareth non albergò peccato di sorta alcuna, sembrerebbe che nemmeno il dolore si fosse dovuto avvicinare a quelle sante mura. Ma quanto ci inganneremmo se cosi la pensassimo. [...] Abbiamo considerata la S. Famiglia come modello di virtù, come ri-formatrice de' cattivi costumi dell'uomo; la vedremo oggi nel pianto e nell'amarezza in quello stato in cui, l'uomo si trova più spesso. Ma non vogliate credere che il dolore potesse turbare quella serenità di mente e di cuore che godevano Gesù, Maria e Giuseppe, perché

46

quando si possiede Iddio ogni lacrima ha il suo lenitivo, ogni ama-rezza il suo balsamo. [...] Il Signore nella sua bontà volle sempre alternare anche nella S. Fa-miglia il riso e il pianto; la gioia e l'amarezza. [...] Oh l'esempio della S. Famiglia ci conforti a portare pazientemente le nostre amarezze. [...] Uno sguardo anche al cielo, o fratelli contemplate quella gloria che vi sta preparata. Là un succedersi di delizie l'una più ineffabile dell'altra, là un bearsi dolcissimo nella visione di Dio, là un torrente di luce, di beatitudine, di Gaudio, là una gioia che non ha misura, un tripudio che non ha mai termine: là non più lacrime, non più affanni, non più gemiti, non più afflizioni, ma una felicità inesauribile, impe-ritura, sempre crescente. Volete arrivarvi - Eccovi la scala - Patire, patire, patire - Prendetevi la vostra croce e portatela pazientemente con Gesù, Maria e Giuseppe e giungerete alla gloria. [ Discorso n° 15 – La S. Famiglia – 5 Lug. 1873]

DOMANDE PER IL CONFRONTO

In quali aspetti della vita sociale vediamo la tendenza a rimuo-vere la morte e il dolore?

Quali sono le esperienze di dolore e sofferenza che hanno colpi-

to la nostra famiglia? Viviamo in maniera differente la sofferen-za fisica da quella morale e/o relazionale?

Nella nostra vita abbiamo sperimentato l'opera dello Spirito

come Consolatore? Come presentare questa sua caratteristica senza cadere in facili inviti alla rassegnazione, e senza negare la tragicità della sofferenza?

Come educare al senso del limite, della finitezza in una società

che sembra tesa a "superare ogni limite"? Come porlo in rela-

47

zione con l'ansia di infinito che ci pervade, con la vocazione a tendere all'infinito che è costitutiva dell'essere umano?

Come vedere le esperienze di dolore come esperienze del Ge-

tsemani e della croce, cioè dell'abbandono di Dio, attraverso cui è passato anche Gesù per poter risorgere?

Le tematiche della malattia e della morte oggi portano inevita-

bilmente a interrogarsi sui dilemmi etici relativi da un lato all'accanimento terapeutico e dall'altro all'eutanasia. Come vive-re queste tensioni, soprattutto in situazioni che spesso sono vere e proprie "zone grigie" della nostra esistenza?

Preghiera finale O Gesù, nostro Dio e Salvatore, ricevi le nostre paure e trasformale in fiducia! Ricevi le nostre sofferenze e trasformale in crescita! Ricevi il nostro silenzio e trasformalo in adorazione! Ricevi le nostre crisi e trasformale in maturità! Ricevi il nostro scoraggiamento e trasformalo in fede! Ricevi la nostra solitudine e trasformala in contemplazione! Ricevi le nostre attese e trasformale in speranza! Ricevi la nostra vita e trasformala in resurrezione! Amen

Il mio impegno personale ………………………………… 48

7° incontro

UNA CASA PER COMUNICARE E PER ACCOGLIERE «Accoglietevi gli uni gli altri»

(Rm 15, 7)

Obiettivo: Comprendere che essere seguaci di Cristo comporta ave-re un preciso stile di vita anche nell'ambito della propria casa.

Invocazione dello Spirito Santo

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l’udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza della verità in tutta la sua pienezza. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine.

Amen.

Sant’Agostino (353-430)

49

Ascoltiamo la Parola Dal Libro dell’Esodo 18, 1-8

Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mam-

re, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'o-ra più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini sta-vano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: "Mio si-gnore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa' pure co-me hai detto".

Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Pre-sto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce". All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco in-sieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, men-tre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

Parola di Dio

Approfondimento del tema

Sull'esempio del Verbo che ha posto la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14), chi dispone di una casa la deve considerare non come un possesso gelo-so ed esclusivo, ma come un dono da condividere con i fratelli, rendendosi accogliente verso tutti e in particolare verso quelli meno favoriti.

50

La casa è a servizio di chi la abita nella misura in cui si è consape-voli che è centro di relazioni e non vetrina.

L'accoglienza è una caratteristica della famiglia in senso cristiano, perciò è importante favorire una cultura degli spazi come condivi-sione e disponibilità all'ospitalità di chi è in condizione di disagio.

La casa è il luogo protetto e intimo in cui la famiglia nel suo in-sieme e in ogni suo componente manifesta più autenticamente se stessa.

È fondamentale organizzare la casa e pensare gli spazi in modo tale che aiutino a uno stile di vita sobrio.

Anche le nostre case sono elemento di supporto al ruolo educativo; ci si può educare all'accoglienza e alla condivisione anche in base a scelte "semplici" come l'arredamento o la destinazione dei vari spazi della casa.

La nostra fede ci insegna come l'uomo sia propriamente "uomo in relazione": è veramente uomo solo se entra in relazione positiva con la natura, con i suoi simili e con Dio che gli ha fatto dono della ca-pacità di relazione, che ci rende "simili" a Lui.

La scelta del "dove" abitare e come strutturare la propria casa è funzionale a un'educazione alla fede; noi cristiani abbiamo il dovere di diffondere uno "stile di vita cristiano".

La casa può diventare il luogo in cui dimora lo Spirito (Cfr. At 2,2b) perché se «due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,20). La comunità familiare, infatti, accoglie il dono dello Spirito quando diventa il luogo in cui si sperimenta la so-lidarietà (prima tra i coniugi e poi con i figli) accompagnata da una costante preghiera (Cfr. Ef. 6,18).

Premesso che l'accoglienza è una disposizione dell'animo verso il prossimo, l'ospitalità ne costituisce un'attuazione pratica.

L'ospitalità comporta in primo luogo dialogo fra i coniugi perché va sempre condivisa, e anche gli altri membri della famiglia, quale che sia l'età di ciascuno, perché tutti hanno diritto a esprimere la propria opinione attraverso le modalità e il ruolo di propria compe-

51

tenza, e sono chiamati a dare ciascuno il proprio contributo all'ospi-talità.

Esiste, di fatto, anche una diversità di ospitalità tra uomo e donna: nella maggior parte dei casi la donna è condizionata da fattori quali la pulizia e l'ordine e teme di essere giudicata in questo ambito. L'uomo è solitamente più libero da queste paure ed è disposto ad ac-cogliere le persone, preoccupandosi poco del normale disordine, che fa conoscere l'intimità e la vita stessa della casa; un sano disordine è indice di vita vissuta.

La bellezza non deriva da oggetti belli messi insieme, ma è la

"cura" con cui mettiamo insieme gli oggetti che crea il bello. La qualità dello spazio è qualità di vita che nasce dalle relazioni:

sono le persone che rendono accogliente lo spazio.

È in casa che si entra in relazione, e questa sarà positiva se la casa sarà strumento e non idolo.

Curare lo spazio con amore non è mai inutile, aiuta a vivere me-glio.

È molto importante ripensare alla qualità della vita e saper dare un significato pregnante a questo valore, che non dipende da fattori e-conomici.

Prima ancora che la coppia condivida la propria vita con l'e-

sterno deve rafforzare il proprio rapporto. Da un'armoniosa coesione della coppia scaturiscono l'esigenza e

l'attenzione a strutturare e programmare la propria vita in termini di accoglienza verso una realtà più ampia.

Quando ancora non ci sono figli, gli sposi hanno tutta la casa per loro, potendo così creare intimità in ogni ambiente. L'arrivo dei figli porta a ridefinire gli spazi, i tempi e i modi stretta-mente personali della relazione, e la camera da letto diventa il luogo dell'intimità e del dialogo.

52

Accogliere è bello, ma faticoso anche quando si tratta dell'ar-rivo di un figlio. Spesso l'idea di non avere lo spazio adeguato per accogliere i figli porta a rimandare la decisione di averne. Nell'attesa è però facile che la coppia si organizzi in modo tale da non creare mai questo spazio.

Lo spazio favorisce l'accoglienza, ma non è indispensabile per una generosa apertura alla vita.

È importante utilizzare insieme, per quanto possibile, gli spazi comuni e i diversi servizi presenti nella casa, non sottovalutando la fondamentale funzione del confronto e della condivisione dei pasti, della TV, del PC, etc …

È necessario educare le nuove generazioni al rispetto, alla

cura della casa e degli spazi. La casa è il primo luogo dove si educa-no i figli al rispetto delle cose, e la condivisone aiuta al rispetto degli oggetti comuni anche fuori casa.

L'abitudine all'usa e getta toglie il gusto della storia, legata a ogget-ti che ricordano le nostre radici. Anche usare gli abiti del fratello o del cugino grande può essere vissuta come una conquista.

La casa può essere punto di riferimento per parenti o amici, ma anche luogo idoneo al dialogo di supporto, e il servizio che la famiglia può offrire a coppie in difficoltà è di grande utilità.

L'esempio di una coppia, a volte più matura, che si fa vicina e apre la sua casa fa sentire importante chi è in difficoltà: "la mia situazio-ne sta a cuore a qualcuno". A volte queste coppie si sentono sole e pensano che a nessuno importi di loro, del loro matrimonio o co-munque del loro amore che rischia di morire.

È bene, per la coppia che si riconosce cristiana, raggiungere un buon compromesso tra il tempo da dedicare a se stessa e l'apertura al prossimo, nelle forme dell'accoglienza e dell'ospitalità, al fine di rea-lizzare la sua vocazione ecclesiale e godere dei frutti che questo por-ta nella vita stessa della coppia.

53

PER IL LAVORO DI GRUPPO In ascolto dei Pastori Familiaris consortio, 44. In particolare è da rilevare l'importanza sempre più

grande che nella nostra società assume l'ospitalità, in tutte le sue forme, dall'aprire la porta della propria casa e ancor più del proprio cuore alle richieste dei fratelli, all'im-pegno concreto di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere. Soprattutto la famiglia cristiana è chiamata ad ascoltare la raccomandazione dell'apostolo: "Siate... premurosi nell'ospitalità': e quindi ad attua-re, imitando l'esempio e condividendo la carità di Cristo, l'acco-glienza del fratello bisognoso: "Chi avrà dato anche solo un bic-chiere di acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è mio disce-polo, in verità io vi dico:non perderà la sua ricompensa".

Lettura carismatica Ogni associato è chiamato ad annunciare con la parola e con la vita il Mistero della S. Famiglia di Nazareth, perché tutti la conoscano, se ne innamorino e ne vivano lo stile di vita […] Tale Missione impegna ogni associato a: […] * “DARE FAMIGLIA”, ossia a condividere ciò che è ed ha con tutti e specialmente con chi è “privo di famiglia”, aprendo la propria casa e il proprio cuore ad una famiglia più grande ancora: la famiglia dei deboli; la famiglia degli oppressi, degli infelici che riempiono la Terra secondo il cuore e l’esempio del Beato P. Bonilli. [Art. 3.3 Statuto dell’Associazione Laici Bonilliani]

54

DOMANDE PER IL CONFRONTO

Come fare che la casa non diventi un albergo, che la vita in essa non sia una semplice convivenza, ma una vera condivisione di spazi, di orari, di progetti insieme? Come, inoltre, non chiudersi in se stessi secondo il modello del "due cuori e una capanna"?

La crescita dei figli comporta nuovi cambiamenti. Come aiutarli a

entrare in relazione con gli amici? Come creare nella casa nuovi spazi dove essi possano giocare e condividere momenti di cresci-ta?

La crescita dei figli comporta nuovi cambiamenti. Come rispon-

dere adeguatamente al loro bisogno di spazio personale, e anche fisico nella casa?

Sposati i figli, la coppia si ritrova ad essere sola. Come ripensare

la propria vita da coppia non più giovane? Come aprire la propria casa ai nipoti, o ad altre presenze di ospitalità?

Preghiera Signore, visita, la nostra casa e allontana da noi ogni insidia del nemico infernale; Donaci la grazia di animarla con il tuo amore; sia confortevole per coloro che vivranno in essa e accogliente per coloro che in essa verranno. Dona a tutte le case una donna forte e saggia, che, insieme al suo uomo,

55

sappia creare momenti di gioia, di accoglienza e rispetto reciproco. Fa' che dopo aver vissuto felici in questa casa, ci ritroviamo ancora tutti uniti nella felicità del Paradiso. Amen.

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………

56

8° incontro

LA FAMIGLIA CHE VIVE LA CITTÀ

«Voi siete il sale della terra e la luce del mondo»

(Mt 5,13-14)

Obiettivo: Scoprire che la città è un patrimonio dell'umanità Invocazione dello Spirito Santo

Siamo qui, dinanzi a Te, Spirito Santo, sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti nel Tuo nome. Vieni a noi, assistici, scendi nei nostri cuori, e insegnaci Tu cosa dobbiamo fare, mostraci Tu il cammino da seguire. Non permettere che sia lesa da noi la giustizia, Tu che ami l’ordine e la pace. Non ci faccia sviare l’ignoranza e non ci renda parziali l’umana simpatia. Tienici stretti a Te, col dono della Tua grazia, perché siamo una sola cosa in Te. Fa’ che, riuniti nel Tuo santo nome, sappiamo armonizzare bontà e fermezza insieme, così da far tutto in sintonia con Te, nell’attesa che, per il fedele compimento del tuo progetto, ci siano dati in futuro i premi eterni. AMEN.

57

Ascoltiamo la Parola Dal Vangelo secondo Matteo 5, 13-16 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sa-pore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nel-la casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché ve-dano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Parola del Signore

Approfondimento del tema

Nel contesto culturale contemporaneo la famiglia si presenta come un sistema fragile, dall'identità incetta, chiusa spesso nella sua sfe-ra privata.

Di fatto, quando la famiglia non funziona su larga scala, la so-cietà si trova di fronte a gravi problemi sociali.

Oggi 1a città è abitata da profonde ambiguità e innegabili con-traddizioni. Più che luogo della vita, del lavoro e dell'acco-glienza, essa oscilla tra paure e aspirazioni, chiusure ed espan-sionismi, povertà laceranti e promesse di benessere.

La riscoperta delle identità locali, in questa fase storica, è il

passaggio obbligato e privilegiato per chiunque voglia diventare soggetto attivo nella società, sia esso il singolo individuo o grup-pi organizzati di persone.

58

Occorre quindi reinventare nuove forme di partecipazione che permettano alla persona di diventare cittadino del proprio quartiere (dimensione locale) e del mondo (dimensione globale).

Per questa ragione la Città deve riscoprire la sua vocazione

come "casa" dei cittadini.

Emerge con forza la necessità di un impegno politico da par-te delle Famiglie. Impegno politico oggi più che mai urgente e, per il laico battezzato in un certo qual modo "obbligo" così come contem-plato dal canone 225, par. 2 del Codice di diritto canonico: «I laici sono tenuti anche al dovere specifico, ciascuno secondo la propria condizione, di animare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito evangelico e in tal modo di rendere testimo-nianza a Cristo, particolarmente nel trattare tali realtà e nell'eserci-zio dei compiti secolari».

In tale senso, si rende indispensabile recuperare la spiritualità cri-stiana come possibile esperienza di pienezza di umanità che pone al centro dell'attenzione la persona . Ricordando quanto don Sturzo affermava in tema di impegno politico, non esiste dualismo nell'uomo tra l'essere cristiano da una parte e l'essere civile o poli-tico dall'altra.

Le famiglie devono imparare a riunirsi e far conoscere il proprio ruolo nella società, devono capire l'importanza di associarsi, per-ché stare insieme ad altre famiglie significa poter scatenare una grande forza sociale, politica.

Nella dottrina sociale della Chiesa c'è la vocazione a una so-cialità avanzata.

Quella cattolica è piuttosto una socialità di tipo "relazionale", che punta sui diritti della persona, delle comunità a cominciare dalla fa-miglia, dei gruppi sociali: una socialità che non scollega mai la "li-bertà" dalla "responsabilità verso l'altro". Dentro questo disegno il credente è chiamato a "occuparsi" piuttosto che a "pre-occuparsi"

59

della famiglia, oggetto e al tempo stesso soggetto attivo di politiche familiari mature.

Cardine dell'impegno politico è il principio di fraternità: «La fra-ternità è ciò che può riempire il vuoto relazionale lasciato all'inter-no degli ambienti economici, culturali, sociali, politici di oggi, at-traverso l'apertura al diverso, come consapevolezza della moltepli-cità dei mondi vitali e delle identità. La fraternità parte dalla co-munità "prossima" ma non perde mai di vista i "prossimi" quali che siano le loro appartenenze o le coordinate geografiche in cui vivo-no, sperano, attendono.

PER IL LAVORO DI GRUPPO

In ascolto dei Pastori

La fede in Gesù Cristo che ha definito se stesso «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) chiede ai cristiani lo sforzo per inoltrarsi con mag-gior impegno nella costruzione di una cultura che, ispirata al Vange-lo, riproponga il patrimonio di valori e contenuti della Tradizione cattolica. La necessità di presentare in termini culturali moderni il frutto dell’eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo appare oggi carico di un’urgenza non procrastinabile, anche per evi-tare il rischio di una diaspora culturale dei cattolici. Del resto lo spessore culturale raggiunto e la matura esperienza di impegno poli-tico che i cattolici in diversi paesi hanno saputo sviluppare, special-mente nei decenni posteriori alla seconda guerra mondiale, non pos-sono porli in alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fal-limentari. È insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché se alla base non vi è una cultura in grado di acco-gliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno sempre su fragili fonda-menta. [CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE - NOTA DOTTRINALE circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica ]

60

Lettura carismatica

«Abbiate la compiacenza di ascoltarmi un i-stante, e poi ho bello e finito. E non avete voi stessi le tante volte deplorato che la società va a sfascio? Ora siccome la società, come voi ben sapete, non è altro che l’aggregato di tutte le famiglie, ne vien per legittima e logica conseguenza, che chi vuol la riforma della società, conviene che ponga mano a riformar la famiglia. Vi pare chiaro cotesto ragiona-mento? E siccome la famiglia non di altro risulta che del padre, del-la madre e dei figli, ne vien per secondo ineluttabile corollario, che codesta riforma deve avere il suo primo ed unico principio nel pa-dre, nella madre e nei figli. Per operare con sicurezza è necessaria un tipo su cui modellare le azioni. Qual norma più sicura e perfetta degli esempi lasciati nella Casa di Nazareth dalla Famiglia più per-fetta e più santa di Gesù, di Maria e di Giuseppe?

Amici miei carissimi, volete assicurare una vera, una stabile feli-cità alla vostra famiglia su questa Terra, che sia il preludio di quel-la che otterrete nel cielo?

Voi, o madri e spose cristiane, specchiatevi in Maria Vergine Madre di Dio.

Voi, o padri, modellatevi in Giuseppe, padre putativo del Verbo di Dio, Figlio a Maria ed a Giuseppe, e da loro imparate a compie-re perfettamente tutti i doveri dello stato vostro. »

[ D. P. Bonilli – Apostolo 15 aprile 1881]

DOMANDE PER IL CONFRONTO

È vero che la "città dell'uomo" (e insieme a essa la famiglia)

oggi ha perso la propria identità, o quantomeno vive un momen-to di disgregazione e di spersonalizzazione?

61

Come abitare la città in quanto luogo di elaborazione e trasmis-sione di processi culturali? Che posto ha in questo la famiglia come "sottosistema" della società?

Le famiglie, associandosi, scatenano una forza sociale, politica,

civile capace di incidere sul territorio... Conosciamo qualche e-sempio?

Siamo a conoscenza dei principi fondamentali della dottrina so-

ciale della Chiesa? Quali conseguenze ha il fatto che la socialità tipica della cultura cattolica abbia le caratteristiche della rela-zionalità, della sussidiarietà e della fraternità?

Preghiera Signore, fa’ di me uno strumento della Tua Pace: Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore, Dove è offesa, ch'io porti il Perdono, Dove è discordia, ch'io porti l'Unione, Dove è dubbio, ch'io porti la Fede, Dove è errore, ch'io porti la Verità, Dove è disperazione, ch'io porti la Speranza, Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia, Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce. Maestro, fa’ che io non cerchi tanto Ad esser consolato, quanto a consolare; Ad essere compreso, quanto a comprendere; Ad essere amato, quanto ad amare. Amen. Il mio impegno personale ……………………………………………………………………

62

9° incontro

LA FAMIGLIA NELLA COMUNITÀ CRISTIANA. PER UNO STILE DI VITA EUCARISTICO

Alla comunità che si raduna nella tua casa grazia e pace.

(Fm 1,2)

Obiettivo: Scoprire che con il suo "stile di vita" la famiglia può cor-rispondere al compito e alla missione che essa è chiama-ta ad assumere in rapporto alla comunità cristiana

Invocazione dello Spirito Santo Spirito Santo, scendi su di noi. Donaci la saggezza per scegliere il bene, e il coraggio per compierlo. Donaci l'intelligenza per capire ciò che Dio vuole da noi, e la forza per metterlo in pratica, anche quando può costare fatica. Donaci una fede profonda, una speranza forte, una carità instancabile. Amen.

63

Ascoltiamo la Parola

Dalla Lettera di S. Paolo apostolo a Filemone (1, 1-7)

Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Ti-mòteo al carissimo Filèmone, nostro collaboratore, alla sorella Apfìa, ad Archippo nostro compagno nella lotta per la fede e alla comunità che si raduna nella tua casa: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie pre-ghiere, perché sento parlare della tua carità e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. La tua partecipazione alla fede di-venti operante, per far conoscere tutto il bene che c'è tra noi per Cri-sto. La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazio-ne, fratello, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati.

Parola di Dio

Approfondimento del tema

Il mistero della Chiesa si manifesta dove due o tre sono riuniti nel suo nome: sia la comunità cristiana che la famiglia sono Chiesa e concorrono entrambe a "fare" Chiesa. Non bisogna immaginare che la famiglia e la comunità cristiana sia-no due realtà rigidamente separate: tra comunità cristiana e famiglia c'è un rapporto di vicendevole inclusione che è stato molto fecondo in passato e che è stato ripreso dall'insegnamento del Magistero re-cente.

Lo stile che rende affini comunità cristiana e famiglia può

essere colto nelle dinamiche proprie dell'Eucaristia, vero centro di ogni comunità di cristiani. Tali dinamiche mostrano come lo stile di

64

vita della famiglia e lo stile di vita di una comunità cristiana si ri-chiamino a vicenda e possano testimoniare insieme un unico mistero della Chiesa.

Accogliere perdonando: "i riti di accoglienza e di richiesta di per-dono". In famiglia l'accoglienza dell'altro è volergli bene sempre, soprattut-to quando egli si è esposto nella sua fragilità fino a sbagliare. Egli ha bisogno di essere accompagnato e sostenuto, e poi aiutato a superare quel male da cui si è lasciato ferire. Ascoltare corrispondendo: "la liturgia della parola". Ascoltarsi in famiglia è uscire da se stessi, continuamente coinvol-gersi nella crescita dell'altro, fargli spazio per stare insieme e costru-ire casa insieme. L'ascolto vicendevole è corrispondersi, è favorire la responsabilità dell'altro. Non c'è ascolto senza questo lasciarsi cam-biare dall'altro, volendo la sua libertà. È costruire la casa nell'ascolto della Parola e ascoltare insieme la parola rivolta da Dio a ciascuno, per aiutarsi vicendevolmente a risponderGli. Offrire benedicendo: "la presentazione del pane e del vino". La presentazione delle offerte dice il tratto più "familiare" dell'Euca-ristia: ognuno porta e offre quello che può e che è. L'''offertorio'' rappresenta l'ordinarietà della vita familiare, gioia e dolori, costruita con l'apporto di tutti. Nel mettere a disposizione quello che si è e che si ha, ci si arricchisce. Questa dinamica della reciprocità sgorga dall'offrirsi all'altra persona gratuitamente. Nell'Eucaristia si porta pane e vino e si riceve il corpo e il sangue di Cristo. La benedizione sta in questa ricchezza di dono interscambia-to. Raccontare ringraziando: "la preghiera eucaristica". In famiglia raccontare è consegnare la propria storia all'altro, ma an-che "fare memoria" delle tappe più importanti della propria vita di coppia e di famiglia, è dirsi, nell'intimità della propria casa, dell'in-

65

contro con Dio, narrare e narrarsi l'esperienza dell'intervento di Dio nella propria storia proprio come fa Gesù nell'ultima cena, che fa di-ventare "racconto" i suoi sentimenti, i suoi timori, i suoi gesti, le sue parole. È la storia divina e umana che diventa "memoriale", annun-cio di Pasqua. Condividere donandosi: "i riti di comunione". Condividere, in famiglia, è "dividere con" l'altro anche la propria vi-ta, è mettere insieme le proprie diversità, ma anche i propri talenti per il bene dell'altro, donare le proprie povertà perché possano di-ventare ricchezza, "spezzare il pane" della propria vita e fame dono agli altri. .Gesù ha spezzato il pane e ha versato il vino: due gesti che rivelano il senso pieno della condivisione che si fa comunione. Una situazione in cui la famiglia può e ha la responsabilità di offrire il modo "domestico" di essere Chiesa è nell'incontro con le altre vo-cazioni, sia per favorire e far crescere il rapporto tra le diverse voca-zioni ecclesiali, perché la vocazione dell'uno possa divenire dono e aiuto per l'altro, sia perché si crei tra loro quell'armonia che permette di costruire insieme la comunità cristiana

PER IL LAVORO DI GRUPPO Lettura carismatica

È qui davanti a Gesù-Eucaristia, che noi im-

pariamo la scienza sublime dell'amore; qui che arriviamo a conoscere il nostro nulla, la nostra miseria, le nostre piaghe e le nostre brutture, ma insieme anche la nostra grandezza d'essere suoi, suoi figli amati e benedetti e posse-duti da Lui.

66

È qui, dinanzi a Gesù, che lo spirito prova il bisogno immenso di staccarsi da tutto e fin da se stesso, per poter penetrare nei misteri del Cuore di un Dio, fatto Ostia per solo amore delle sue creature.

Veniamo a Lui sempre, e sempre per amore, né ci stanchiamo di state con Lui, specialmente quando è più abbandonato e disprezzato, senza riguardo alle nostre pene; ed Egli sarà ancora più divinamente benefico con noi.

È qui davanti a Gesù in Sacramento che tutto ciò che infiamma nel mondo si ammorza, tutto ciò che attrae si scolora, tutto ciò che spaventa si accetta, tutto ciò che fa piangere ci fa lieti e contenti. È qui dove si riempie il vuoto desolante che sente talvolta questo nostro povero cuore, quando non sa trovare alimento d'amore, quan-do il Dio Crocifisso, unico nostro modello e conforto, sembra disce-so dalla sua Croce, che ci offre nuda, fredda, pesante. […]

Veniamo dunque a visitare Gesù, veniamo a imparare come si deve amare, pazientare e soffrire; veniamo a trovare la nostra vita e quella luce che ci è necessaria lungo il cammino,

Veniamo a domandargli tutte quelle grazie che Egli è sempre de-sideroso di concedere, e ci sentiremo di poter continuare nella via della perfezione con nuovo ardore, con più sicurezza e costanza. [Dagli scritti del Beato P. Bonilli - "Il Tabernacolo dell'amore", dic. 1902]

Abbiamo visto, il "compito" primario della famiglia è dare volto al Gesù eucaristico. Proviamo ora a rileggere le dinamiche eucaristiche illustrate in pre-cedenza, cercando possibili concretizzazioni dello stile e attenzioni pastorali in ambito ecclesiale. Accogliere perdonando. "Come, nella comunità cristiana, la fami-glia può aiutare e favorire una forma accogliente, sanante e perdo-nante della vita cristiana?"

67

Innanzitutto accogliendo le persone con lo stesso amore con cui Ge-sù ha incontrato le persone, a qualsiasi categoria appartenessero. (Suggeriamo azioni concrete) Ascoltare corrispondendo. "Come, nella comunità cristiana, la fa-miglia può dare spessore esistenziale all'ascolto della Parola di Di-o, all'ascolto delle persone che si incontrano negli itinerari formati-vi o che si accostano in pastorale, all'ascolto dei "segni dei tempi" nei quali Dio parla al suo popolo?" Cercando di portare uno stile dialogico. Questo è anche il modo in cui parla Gesù, nel senso che la sua Parola risveglia l'ascoltatore alla libertà, non lo zittisce e ha un taglio esistenziale, differenziandosi in questo dall'insegnamento cattedratico. Può voler dire di pensare all'annuncio e alla catechesi, non tanto come a una trasmissione di nozioni sulla fede, ma di un parlare che sia confronto esistenziale tra le proprie vite, per scoprire come ri-suona in esse la Parola di Dio attraverso il proprio vissuto di perso-ne, sposi, genitori e famiglie. (Suggeriamo azioni concrete) Offrire benedicendo. "Come, nella comunità cristiana, la famiglia può stimolare un'attenzione concreta alle persone, valorizzandole nelle loro reali potenzialità e facendole sentire cercate e riconosciu-te?" Innanzitutto cercando di capire chi sono concretamente le persone che si hanno di fronte, attenti a cogliere il bello che c'è in loro, le lo-ro ricchezze, le competenze, le passioni e le potenzialità di cui sono portatrici. La diversità delle persone, delle famiglie e delle loro sto-rie va custodita perché in questa diversità si può scorgere la firma di Dio. Infine ringraziando Dio per queste persone che incontriamo, ricono-scendo che sono dei doni per noi e per la comunità. (Suggeriamo a-zioni concrete)

68

Raccontare ringraziando. "Come, nella comunità cristiana, la fa-miglia può portare il proprio vissuto, la storia salvifica "domestica" e, con il suo racconto di vita, dare consistenza esistenziale alla pre-ghiera eucaristica della Chiesa?" Favorendo la creazione di quelle occasioni di intimità in cui viene naturale raccontare di sé per ricordare, ringraziare, contemplare e lodare. (Suggeriamo azioni concrete) Condividere donandosi. "Come, nella comunità cristiana, la fami-glia può indicare la concretezza della comunione eucaristica e pro-vocare alla condivisione di un senso per vivere ("questo è il mio corpo offerto per voi [...] questo è il mio sangue versato per tutti") e di una prassi di solidarietà ("per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo")?" Creando un contesto di relazioni interpersonali significative e grati-ficanti; se un adulto si rimette in cammino non è perché ha sentito delle belle idee, ma perché si è sentito inserito in un contesto di rela-zioni che lo cambiano, lo persuadono a cercare qualcos'altro. Quanto più siamo in comunione con Dio, tanto più sentiamo che il nostro stare insieme ha un valore enorme che va al di là dei senti-menti e che sa superare anche la discontinuità dei nostri sentimenti. (Suggeriamo azioni concrete)

69

Preghiera e impegno

"Signore Gesù, con il tuo aiuto, noi ci impegniamo: ad incontrare coloro che ci sono stati affidati

con lo stile con cui tu incontrasti i due discepoli sulla strada di Emmaus,

ad accostarci a loro con discrezione e rispetto, senza imporre la nostra presenza,

a camminare con loro

e a rispondere senza false sicurezze, senza retorica, senza frasi fatte, senza luoghi comuni;

ma con risposte vere e sincere che facciano ardere il loro cuore. Signore Gesù, aiutaci a testimoniare

nella nostra vita quotidiana, attraverso gesti di amore, di rispetto, di attenzione, di servizio,

l’esempio della tua Santa Famiglia e gli insegnamenti del Beato Pietro Bonilli

nostro maestro e guida. Amen.

Il mio impegno personale

………………………………………………………………………