Asset building

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Fondazione Culturale Responsabilità Etica CAPIRE LA FINANZA Politiche Asset Based come investimento sociale

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Opuscoli di approfondimento promossi dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica grazie ai quali capire il complesso mondo delle Istituzioni finanziarie, la Finanza etica, i rapporti finanziari tra Nord e Sud del mondo, le Banche, i Derivati, la scommessa sulla Fame, l'Azionariato critico, gli Accordi di Basilea e i Paradisi fiscali.

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CAPIRE LA FINANZA

Politiche Asset Based come investimento sociale

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3Capire la Finanza - Politiche Asset Based come investimento sociale

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Testo a cura di

Nadia LambiaseBanca Popolare Etica

Editing Irene Palmisano

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Testi chiusi il 3/2/2012

1. Un problema di definizione

2. Verso una politica sociale asset based2.1 Strumenti di investimento sociale

3. Il modello politico funzionale all’asset building3.1 Una politica integrativa rispetto al sostegno al reddito

3.2 I fondi di sviluppo personale

4. Applicazioni dell’asset building

5. La capacità di ben funzionare5.1) Dall’asset building al ben-essere

Bibliografia

Siti

Indice

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Politiche Asset Based come investimento sociale

L’intento di queste pagine è illustrare il con-cetto di asset building, inteso letteralmente, costruzione di un patrimonio individuale per far fronte alla vulnerabilità sociale.

La vulnerabilità sociale può essere conside-rata infatti una situazione di incertezza, la cui origine può essere rintracciata in fattori che ostacolano l’accesso a beni essenziali. L’emergere di difficoltà relative alla condi-zione abitativa, all’autonomia finanziaria, alla salute, alla condizione lavorativa, alle relazioni sociali e affettive convergo in vari modi nel minare le capacità potenziali delle persone, condizionando cosa esse riescono a essere e, dunque, a fare, con le risorse di cui dispongono, influenzando in ultima istanza le concrete carriere di vita 1.

l’ Ocse, come riportato nel documento “L’asset building e l’uscita dalla povertà. Un nuovo dibattito sulla politica di welfare” 2 considera l’asset building come uno stru-mento di rilievo per una politica pubblica di contrasto alla vulnerabilità 3. Più da vicino l’OSCE prospetta l’asset building uno stru-mento di politica economica di medio e lun-go termine, indirizzato alla costruzione di un patrimonio personale attraverso un percor-so di risparmio finalizzato, in aggiunta alle

1 Cfr. Estratto del verbale dell’adunanza LXIX, del 25 ottobre del 2005, avente per oggetto l’approvazione del programma triennale delle polit-iche pubbliche di contrasto alla vulnerabilità sociale ed alla povertà, Prot. N. 399755/2005, p. 3.Per maggior informazioni su tutto il Programma cfr. il sito http://www.provincia.torino.it/sportellosociale/vulpov.

2 OCSE, L’asset building e l’uscita dalla povertà: Un nuovo dibattito sulla politica del welfare, OECD Publishing, 22/giu/2006.

3 Esempi di sperimentazione si hanno, ad esem-pio, in Gran Bretagna e anche in Irlanda (cfr. Ocse, op. cit., 2003).

tradizionali politiche di sostegno al reddito e al consumo, in modo da coinvolgere persone socialmente deboli e combattere l’esclusione sociale.

Lo sfondo e il contesto all’interno del quale fiorisce la riflessione sull’asset building è, dunque, quello del legame tra vulnerabilità sociale e politica di welfare.

foto: Irene Palmisano

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Un primo problema cui si va incontro nel definire cosa sia l’asset building è di natura interpretativa. Si tratta, infatti, di relazionar-si con una terminologia straniera e questo comporta un problema di comprensione tanto linguistica che concettuale. Forniremo, quindi, una prima definizione letterale di assets building, nel tentativo di trovare una corrispettiva espressione italiana, e inda-gheremo, successivamente, le implicazioni operative conseguenti a livello di politiche pubbliche e il background concettuale di origine.

I binomi assets/reddito e risparmio/con-sumo conduce inevitabilmente ad aprire il discorso ai concetti di benessere e di vulne-rabilità. Se da una parte oggi non è adeguato parlare solo di povertà assoluta ma è neces-sario utilizzare anche il concetto di povertà relativa, ancora di più è opportuno fare rife-rimento non solo al concetto di reddito ma anche ai concetti di capitale e di patrimonio.

Viste da vicino, le nuove povertà sono sempre più legate ad un’insufficienza di patrimonio piuttosto che di entrate correnti. In altre parole la povertà è segnata dalla non capacità/possibilità di risparmiare e quindi accumulare certezza per il futuro. Da questo punto di vista l’attivazione di esperimenti che accompagnano chi è segnato dalla po-vertà in un percorso di costruzione di un proprio patrimonio può dare un contributo di rilievo nel contrasto alla vulnerabilità. Per altri versi il lavoro intorno all’asset building può essere definito un investimento sociale.

Ma cosa significa, più da vicino, costruzione di un patrimonio? Nella cultura anglosasso-ne il concetto di asset è un concetto cardine accanto a quello di reddito.

1. Un problema di definizione

Michael Sherraden 4, autore del saggio Asset and poor 5 spiega come gli asset non sono né le cose in sé né tanto meno il possesso delle cose, ma piuttosto i diritti correlati alla pro-prietà, concreta o astratta che sia.

Sherraden si concentra sull’opposizione tra «asset tangibili» e «asset intangibili» 6, anche se tale distinzione non deve indurre a

4 Michael Sherraden insegna Social Devel-opment presso la Benjamin E. Youngdahl, ha fon-dato e dirige il Centro per lo Sviluppo Sociale (CSD) dell’Università di Washington, St. Louis. Il CSD studia e sperimenta strumenti innovativi per il potenziamento economico di individui in stato di vulnerabilità eco-nomica e sociale.

5 M. Sherraden, Asset and poor, 1991. Sherredan analizza la relazione che intercorre tra assetse reddito. Quest’ultimo, se risparmiato e accumu-lato, si trasforma in assets, mentre, al contrario, molti asset hanno la capacità di generare reddito. Dunque, l’autore condivide l’idea secondo cui non è possibile separare nettamente l’uno dall’altro, ma piuttosto sare-bbe meglio considerarli come legati da un continuum, con un’area di prossimità in cui l’uno sfuma nell’altro. Utilizzando i concetti di capitale e di denaro, al posto di assets e reddito, è possibile vedere la relazione che li lega attraverso la seguente espressione: il capitale è denaro in movimento, in azione, sotto forma di inves-timenti.

6 Gli asset tangibili si dividono in risparmio, titoli e obbligazioni, proprietà reali (edifici e terre), gioielleria e collezioni d’arte, macchine, equipaggia-menti, beni durevoli domestici, risorse naturali e, in-fine, brevetti e licenze. Gli asset I secondi sono: accesso al credito (ossia al capitale altrui), capitale umano (intelligenza, istruzione, esperienze lavorative, cono-scenze, abilità, salute, ma anche, speranza, immigrazi-one), capitale culturale (educazione e sensibilità in e per temi culturalmente significanti, abilità a interagire in contesti sociali e istituzionali, anche in termini di vocabolario e linguaggio, vestiti, apparenza), capitale sociale informale (relazioni familiari, amicali e reticoli sociali); capitale sociale formale o organizzazionale (strutture e tecniche di organizzazioni formali appli-cate a capitale tangibile), capitale politico (partecipazi-one, forza e influenza nella sfera politica).

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pensare che le differenti tipologie di asset, si presentino rigorosamente distinte, in quanto nella realtà è frequente una commistione di forme. Lo studioso americano fa riferimento al termine asset nella sua accezione tangibi-le e, in modo particolare, a quella finanziaria (risparmio e investimenti) per due ragioni: in primo luogo e da un punto di vista più teo-rico per rimanere maggiormente ancorato al tradizionale campo economico; in secondo luogo, da una prospettiva più pratica, perché il focalizzarsi su beni tangibili è quello che la politica sociale può fare meglio e con meno impiego di risorse umane.

Il concetto di asset possiede una dimensio-ne dinamica, rimanda un approccio costrut-tivo, in quanto, in qualsiasi forma vengano declinati, gli asset non si danno da soli, ma sono frutto di un’attesa, di un’azione di accu-

mulo che richiede tempo e perciò continuità nella durata degli investimenti.

Una volta costruito, l’asset può servire per la realizzazione di una qualcosa di più gran-de, grandezza da intendere sia in accezione qualitativa sia quantitativa. A questo propo-sito, viene ribadito come una nuova politica sociale volta al sostegno dell’accumulazione degli asset a favore delle persone vulnerabi-li, debba essere, nel lungo periodo, finalizza-ta soprattutto allo sviluppo di altre forme di asset, in particolare non tangibili.

Dunque, provando a coniugare le due parole analizzate separatamente, l’espressio-ne asset building, originariamente tradotta come costruzione di un patrimonio, può essere meglio esplicitata come realizzazione di un percorso di risparmio finalizzato alla costruzione di un patrimonio.

La tesi a sostegno di una politica sociale asset-based può essere illustrata a partire da due ipotesi.

La prima sostiene che l’accumulo di asset e l’investimento, piuttosto che il reddito e il consumo, sono strumenti chiave per contra-stare situazioni di vulnerabilità sociale.

La seconda sostiene che una politica sociale del benessere promuove l’accumulo di asset tra le persone socialmente vulnerabili, le quali sanno risparmiare se aiutate e messe nelle condizioni per farlo. Ne consegue che una politica sociale asset-based si configura a tutti gli effetti come un investimento socia-le, strumento per uno sviluppo economico socialmente e politicamente sostenibile.

Alla base della prima ipotesi vi è la distin-zione tra due tipologie di trasferimenti socia-li finalizzati alla promozione del benessere: quelli volti al consumo immediato e quelli volti all’accumulo di beni. In questa prospet-tiva il secondo tipo di trasferimento è ritenu-to quello più adeguato ed efficace per affron-tare il tema della vulnerabilità, in quanto è il possesso di beni materiali e non la disponibi-lità liquida di soldi fornita tramite sussidio, a garantire un miglioramento negli stili di vita, sebbene l’acquisizione di beni sia un proces-so più lungo e meno immediato del ricevere direttamente un aiuto monetario. L’idea è resa bene da un’espressione molto convin-cente di Sherraden: «Mentre il reddito nutre lo stomaco delle persone, gli asset cambiano

2. Verso una politica sociale asset based

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la loro testa» 7.

La seconda ipotesi, invece, sostie-ne che la propensione al risparmio non dipende solo da caratteristiche intrinseche ai soggetti o da fattori culturali quanto, piuttosto da fatto-ri istituzionali. Sherraden, infatti, afferma che un contesto istituzio-nale favorevole aiuta a uscire dalla povertà, intesa, dunque, come fe-nomeno processuale e non statico. Uno dei fattori istituzionali chiave è la strutturazione del sistema fiscale, il quale, nei fatti, dimostra di avere un’ingente influenza sull’andamento dell’accumulazione di beni nel corso del tempo.

2.1 Strumenti di investimento sociale Le due ipotesi sopra esposte costituiscono le

basi per argomentare la tesi vera e propria, secondo cui politiche assets-based possono figurarsi come investimento sociale.

In primo luogo pensare all’asset building in qualità di investimento sociale significa cam-biare prospettiva riguardo ai costi pubblici. Nella norma, quando una famiglia rispar-mia, rinvia i consumi con il reddito corrente. In un programma asset building finanzia-to dal sistema pubblico, le integrazioni al risparmio non costituiscono effettivamente spese pubbliche correnti, ma possono figu-rare a tutti gli effetti come risparmi, proprio come quelli delle famiglie che ne beneficia-no.

7 Cfr. Sherraden M., op. cit., p. 6. Tuttavia, lo stesso studioso ammette come non sia ancora del tutto chiaro in che direzione vada la relazione di causa-effetto, se sia il possesso di asset a determinare un dato comportamento o, al contrario, se determinati compor-tamenti facilitano l’acquisizione di asset.

Dunque, andrebbero considerati come «risparmi pubblici» o, meglio, «investimenti pubblici». Questa è la base dell’idea di inve-stimento sociale, di cui i primi benefici, sep-pure di lungo periodo, si hanno in termini di crescita economica e di minori trasferimenti di reddito 8. È imprescindibile, tuttavia, una

8 Per quanto nel contesto americano, leader nella sperimentazione di programmi assets building, un calcolo preciso del ritorno economico degli inves-timenti nei fondi individuali di investimento (Ida) sia difficile da calcolare, l’Ong «Corporation for Enterprise Development»,(Cfed), ha stimato, sulla base dei dati provenienti dalla dimostrazione nazionale «American Dream Demonstration (Add) 1997-2002», come ciascun dollaro federale investito in Ida dovrebbe generare un ritorno per l’economia nazionale di circa cinque dollari sotto forma di nuovi guadagni, avvio di nuove attività, nuove case, riduzione della spesa di welfare, capitale umano e una miglior performance scolastica nazionale. Inoltre, sempre secondo la stessa fonte, è possibile prevedere che economie di scala rendano gli Ida strumenti vantaggiosi dal punto di vista dei costi. Basandosi sui dati della sperimentazione americana Add, si evince come, mentre il costo di avvio per un singolo programma è circa di 70$ mensili a parteci-pante, esso decresce nel tempo quasi del 40%.

foto: TerraFutura 2010

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forma di finanziamento corrente e a fondo perduto.

In secondo luogo, gli effetti di benessere de-rivanti dal possesso di asset determinano un miglioramento delle capacità di sviluppo del-le persone tale per cui queste risulteranno a loro volta motore di sviluppo per il contesto in cui sono inserite e, di conseguenza, per il paese.

In particolare, introdurre una politica di sostegno al risparmio e all’accumulo di asset significa passare da una politica di redistri-buzione (sostegno al reddito e al consumo) a una politica di capitalizzazione. Infatti, risparmiando e utilizzando i canali della finanza formale, le persone socialmente ed economicamente deboli acquistano quote del sistema, venendo in esso coinvolte e di-ventandone corresponsabili 9.

Inoltre grazie all’entrata nella dimensione strettamente finanziaria, condizione neces-saria ma non sufficiente, si sviluppa un’ul-teriore capacità/possibilità, ossia quella di avere accesso alla creazione sociale di signi-ficato e, dunque, alla dimensione normativa della società.

Questo determina un senso di apparte-nenza che incentiva la rappresentazione

9 Ogni azione economica si pone come un’azione comune, in quanto, per essere agita occorre che si sviluppi un’interazione tra due o più soggetti. Per essere definita comune, un’azione necessita di alcuni requisiti. In primo luogo è necessario che av-venga una scelta tra diversi attori, inerente alla finalità per cui lavorare assieme e la volontà di farlo. In sec-ondo luogo richiede la consapevolezza di ciò che si sta compiendo da parte di tutti gli attori coinvolti. Con-seguentemente, la consapevolezza implica una presa di responsabilità e dunque la conservazione della titolarità sull’azione che si compie. Infine è necessario che avvenga l’unificazione degli sforzi in vista del rag-giungimento dell’obiettivo comune.

del noi, grazie alla scoperta o rifondazione del legame sociale: chiunque è chiamato a mettere in campo la propria creatività oltre che responsabilità, concretizzando, in questo modo, il processo di empowerment 10.

In ogni caso, la validità di politiche asset bu-ilding andrebbe valutata confrontandola con l’erogazione diretta di sussidi per l’acquisto dei beni in questione. Quale soluzione è meno gravosa per i bilanci pubblici: i rispar-mi agevolati oppure i finanziamenti diretti?

Per rispondere adeguatamente è necessario confrontare non solo i costi ma anche i bene-fici prodotti da entrambi gli interventi.

Un rischio che si annida dietro l’asset bu-ilding è che i risparmi risultanti dalla spe-rimentazione sostituiscono semplicemente risparmi che sarebbero stati raggiunti anche in assenza dell’intervento di politica socia-le. Questo introduce il problema del costo economico a fondo perduto dei sussidi: più l’incentivo al risparmio è universale, più il rischio è alto, più è mirato a persone real-mente povere, più è basso.

Riflettere sulle implicazioni del concetto di asset building, comporta individuare chi sono i soggetti coinvolti e quali le relazioni che li legano. Sinora, abbiamo individuato, da un lato, la politica sociale, dall’altro, il fenomeno da affrontare, la vulnerabilità sociale.

10 Acquista importanza, accanto alla dimensione dell’efficienza (costi/benefici), anche la dimensione dell’efficacia, ovvero la congruenza tra obiettivi e risultati. Quindi se i servizi forniti risultano efficienti ma non accrescono le capacità di funzionamento di chi li riceve, essi non sono efficaci, risultando addirittura controproducenti per un reale sviluppo.

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La vulnerabilità sociale non è una condizio-ne costante, ma “un problema spiegabile solo all’interno di una complessa dinamica pro-cessuale in cui si sviluppa la vita dei sogget-ti, che può in diversi periodi attraversare sia fasi di caduta verso situazioni di maggior im-poverimento, sia fasi di risalita verso stadi di stabilità e integrazione» 11. Di conseguenza, la vulnerabilità è vista come fase di un continu-um in cui «situazioni di precarietà e criticità in più ambiti della vita» 12 possono condurre alla povertà estrema. Dunque, la vulnerabili-tà sociale indica questo stato di incertezza, in cui «la pover-tà termina di essere conside-rata un carattere ascritto nei soggetti e diventa invece una situazione che può essere ac-quisita in certi momenti della vita. Non un destino a cui si è costretti ma la possibile fase di un processo» 13: dalla pover-tà come è possibile entrare, è altrettanto possibile uscire.

Fondamentale diviene un’adeguata rifles-sione sul ruolo della politica sociale quale strumento di intervento e di sviluppo.

3.1 Una politica integrativa rispetto al sostegno al redditoA fronte di un’esplosione del concetto di

povertà in un continuum situazionale che prende il nome di processo di impoverimen-to, non è più pensabile solo un intervento

11 C. Francesconi, Segni di impoverimento. Una riflessione socio antropologica sulla povertà, Ed. Il Mulino, Bologna, 2006, p. 15.

12 Ivi.

13 Ibidem, p. 26.

politico-sociale monolitico di contenimento della contingenza ma, accanto a ciò, è utile riflettere su altri interventi di sviluppo da avviare. In quest’ottica, l’asset building è pensato come politica integrativa rispetto alle tradizionali politiche di sostegno al red-dito: politiche complementari piuttosto che contrapposte perché finalizzate a obiettivi e tipologie di persone differenti e agite in un arco temporale diverso.

Se le ultime rispondono a problemi sociali urgenti, in cui l’intervento richiesto è di carattere assi-stenziale e di tamponamento di un bisogno immediato, le prime rispondono a proble-mi sociali caratterizzati da precarietà, fragilità rela-zionale, malessere, in cui è più funzionale un’azione a carattere di sviluppo e progettazione, il cui frame temporale è il lungo perio-

do. Differente è anche il target di persone a cui sono rivolte: a persone caratterizzate da deprivazione totale, da un lato, e a persone socialmente fragili e vulnerabili, dall’altro.

Diversa, quindi, è l’istanza sociale a cui la politica è chiamata a rispondere: se l’esclu-sione e la povertà estrema pongono di fronte al problema dell’eguaglianza, il fenomeno della vulnerabilità pone il problema del po-tenziamento delle possibilità di scelta perso-nale.

Proprio nella crescente incapacità di co-niugare equità e libertà risiede la causa della crisi del vecchio modello di welfare europeo 14, il cui superamento si potrebbe

14 S. Zamagni, Un’idea di Europa: il modello Sociale Europeo, in: Beni pubblici e servizi sociali

3. Il modello politico funzionale all’asset building

La vulnerabilità sociale non è un destino a cui si è costretti ma una fase

di un processo, dun-que una condizione che

muta.

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raggiungere attraverso un nuovo modello di welfare definito come «welfare civile» 15.Infine, l’asset buil-ding, come nuova politica sociale, comporta oltre che un differente modo di pensare al contenuto della politica, un nuovo modo di pensare alla struttura della politica, perché «una politica asset-based non è solamente una questione di programmi sociali, ma di una cornice politica che può, per quanto è possibile, integrare numerosi sforzi politici in un singolo sistema» 16.

3.2 I fondi di sviluppo personaleCome ogni politica sociale, anche l’asset bu-

ilding è declinabile in programmi operativi.

in tempi di sussidiarietà, Ed. Giappichelli, Torino, 2007, pp. 266 - 291. Per semplicità il riferimento è al modello europeo, come se fosse un modello unitario. Nella realtà è possibile distinguere quattro tipologie differenti: il modello nordico, con elevata tassazione e preferenza per l’erogazione di servizi reali a tutti rispetto ai trasferimenti monetari; il modello anglosas-sone, meno universalista del precedente e orientato al lavoro; il modello continentale, in cui le tasse sull’occupazione finanziano la maggioranza dei sevizi di welfare; il modello mediterraneo, con un peso ecces-sivo assegnato ai programmi pensionistici e una scarsa attenzione alla famiglia, nonostante la forte ingerenza del modello familiare all’interno della società mediter-ranea. Il primo modello è definito come «istituzionale-redistributivo», il secondo «residuale» e gli ultimi due come « remunerativi». (Cfr. C. Trigiglia, Sociologia economica, Il Mulino Ed., Bologna, 1998).

15 S. Zamagni, L. Bruni, Economia civile, Il Mu-lino Ed., Bologna, 2004.

16 M. Sherraden, op. cit., p. 199.

Tali programmi intendono estendere forme di incentivazione al risparmio a tutti coloro che ne sono esclusi. Cercano di stimolare le famiglie o i singoli a risparmiare picco-li importi per scopi specifici che possono aiutare a uscire da condizioni di precarietà permanente. In genere, l’incentivazione è data sotto forma di integrazione monetaria pubblica o privata: il beneficiario si impegna a risparmiare piccoli importi per un deter-minato periodo, alla fine del quale riceve l’integrazione.

Negli anni ’90, Sherraden, sull’esempio del-la classe abbiente americana che risparmia e accumula asset grazie alle ingenti agevo-lazioni fiscali di cui beneficia, soprattutto in campo abitativo e pensionistico, ha formula-to la proposta dei fondi di risparmio integra-to a favore delle classi meno abbienti: i fondi di sviluppo personale (Individual Develop-ment Accounts, Ida).

foto: Francesco Peraro

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L’asset building negli Stati Uniti

Negli Usa, il movimento dell’ asset building esplicitamente a favore delle persone in dif-ficoltà, dunque, ha preso l’avvio, in maniera del tutto spontanea ed endogena, nel settore privato con l’elaborazione e realizzazione di “piccoli programmi” portati avanti da gruppi non profit locali, finanziati quasi esclusiva-mente da fondazioni private. Il passo è stato quello di creare un vero e proprio movimen-to di lobby nei confronti dei governi statali perché venissero approvati leggi a favore dell’ asset builing in vista di un disegno di legge federale, attualmente in fase di di-scussione 17. L’asset building esplicitamente a favore delle persone in stato di precarietà, finora non ha ricevuto opposizione da nessu-na delle due ali politiche. Pertanto il movi-mento è in continua crescita, sostenuto dalla maggio parte degli stati americani attraverso la legislazione statale o attraverso azioni am-ministrative. Il primo stato a dotarsi di una legge disciplinante gli IDAs è stato lo Iowa nel 1993.

I soldi dell’integrazione provengono per la maggior parte da fondi federali del Tesoro

17 Nel corso del Congresso n. 110 (gennaio 2007) sono state introdotte due leggi per assicurare che le politiche di risparmio e proprietà assistano effettiva-mente le famiglie povere lavoratrici permettendo loro di risparmiare, costruirsi un patrimonio e di entrare nel sistema finanziario. (cfr sito). Il Savings forWorking Families Act - SWFA - dovrebbe provvedere all’apertura e sostegno di 900.000 conti IDA in un arco ti tempo di 10 anni. Sono previsti incentivi per istituti finanziari qualificati come il credito d’imposta pari a 500$ annuali per ciascun IDA per quattro anni, al fine di far fronte ai costi di integrazione del risparmio e un credito di imposta pari a 50$ annuali per IDA al fine di sostenere i costi del conto.

4. Applicazioni dell’asset building

Statunitense, grazie all’Asset for Indipenden-ce Act del 1998, il quale finanzia circa il 60 percento dei programmi. Altre fonti di finan-ziamento sono costituite da organizzazioni a ispirazione religiosa, gruppi filantropici, varie corporazioni. Anche le banche appor-tano un buon contributo.

Durante gli anni Ottanta, periodo in cui Sherraden elaborava la sua tesi su una po-litica di sostegno al risparmio, l’America si poneva come la società spend-and-borrow (spendi prendendo a prestito) con maggiori spese a livello mondiale. La fotografia che ne emergeva era di un paese notevolmente impoverito negli ultimi anni: aumentati i lavoratori che vivono sotto la soglia della povertà; gap tra ricchi e poveri; aumento dei senza fissa dimora; diminuito sotto zero il tasso di risparmio individuale; diminuita la produttività; divenuta la nazione mondiale più indebitata. Ciò che è stato deleterio per lo sviluppo economico fu una stimolazione eccessiva del consumo. Secondo CFED, la vi-sione dominante consumistica risulta molto ostacolante e difficile da superare, per quan-to la maggior parte delle persone che hanno beneficiato di un IDA trovano che la cosa più importante che abbiano ottenuto sia stata una nuova mentalità, volta alla progettualità, piuttosto che non l’avere ricevuto i soldi.

Banca Etica e la Provincia di Torino spe-rimentano nuove forme di welfare civile

Il progetto di Fragili Orizzonti è il nome dato al programma di contrasto alla vul-nerabilità sociale pensato ed avviato nel 2005 18 dalla Provincia di Torino. L’obiettivo

18 Cfr. Estratto del verbale dell’adunanza

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primario del Programma è quello di con-frontarsi con il fenomeno, allora emergente, della “vulnerabilità sociale”, proponendo azioni specifiche di sostegno al credito e al risparmio dei cittadini. Tali azioni si sono concretizzate rispettivamente nella speri-mentazione del microcredito individuale e dell’asset building, due misure innovative nel loro genere, pensate come integrative rispetto alle tradizionali politiche di soste-gno al reddito. La sperimentazione è stata avviata operativamente nell’anno 2007-2008. Attualmente è prorogata fino alla fine di del 2012, e coinvolge 9 territori consortili della Provincia di Torino.

L’espressione asset building all’interno della sperimentazione di Fragili Orizzonti può essere meglio esplicitata come realizza-zione di un percorso di risparmio integrato e finalizzato alla costruzione di un patrimo-nio individuale o familiare. Il rapporto di integrazione è 1:1 fino a un massimo di 1500 euro per nucleo familiare.

Banca Etica, in quanto partner progettuale si è occupato della elaborazione di un pos-sibile modello operativo da sperimentare nella provincia di Torino, attraverso una ricerca sul campo, valutando in particolar modo le sperimentazioni più consolidate negli Stati Uniti e in Canada 19. Come partner

LXIX, del 25 ottobre del 2005, avente per oggetto l’approvazione del programma triennale delle polit-iche pubbliche di contrasto alla vulnerabilità sociale ed alla povertà, Prot. N. 399755/2005, p. 3. Per maggio-ri informazioni su tutto il Programma cfr. il sito http://www.provincia.torino.it/sportellosociale/vulpov.

19 Per un approfondimento sul tema vedi il report Assets building: costruzione di risorse per una progettualità personale e collettiva, a cura di Banca Popolare Etica, Provincia di Torino, Assessorato soli-darietà sociale- Politiche giovanili - programmazione sanitaria, Torino, Novembre 2007.

finanziario, invece, si occupa dell’apertura e della gestione dei c/c, dell’erogazione a fine percorso, dell’accompagnamento individuale e del corso di formazione. Questo si compo-ne di 5 incontri collettivi in cui si affrontano l’analisi del concetto di consumo e rispar-mio, l’analisi dei comportamenti e abitudini quotidiane e domestiche, e infine, i concetti base della finanza in generale e della finan-za etica in particolare. Accanto allo sviluppo dei moduli formativi è previsto, inoltre, un sistema di accompagnamento personale che mira all’analisi puntuale delle abitudini di spesa di ciascun beneficiario grazie alla compilazione mensile di schede di bilancio familiare.

Le tipologia di target inizialmente indivi-duate sono state quattro: giovani studenti, fa-miglie con figli piccoli, donne iscritte al CPI e persone con problemi ai denti in cura presso l’Asl. Il 2010, a causa del perdurare della cri-si e delle sue conseguenze, ha visto l’ingresso di una nuova tipologia di beneficiari: nuclei conosciuti o in carico ai servizi sociali.

Per quanto riguarda la finalizzazione del risparmio è interessante fare una diversifi-

foto: Fragili Orizzonti - Provincia di Torino

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cazione per target, dal momento che la tipo-logia di persone, a priori coinvolte, determi-nava l’ambito delle finalizzazioni. Per cui le famiglie con figli hanno quasi tutte orientato il proprio risparmio per fare un intervento in casa (arredo, acquisto cameretta figli, o abbattimento mutuo) e per destinarlo ai figli attraverso un deposito a loro intestato. Gli studenti, dal canto loro, hanno dedicato la maggior parte dei propri risparmi a prose-guire il loro percorso formativo all’universi-tà, e in parte per acquistare strumentazione di supporto, quale pc o macchine fotogra-fiche. In alcuni casi è stato dedicato anche per la patente e/o acquisto auto. I nuclei in cura presso l’Asl hanno tutti risparmiato per potersi permettere l’acquisto della protesi

Infine il nuovo gruppo di beneficia-ri legati ai servizi sociali, per quanto

non abbiano ancora terminato la sperimen-tazione, sembrano orientati a risparmiare per spese legate alla casa.

La sperimentazione dell’asset building si configura a tutti gli effetti come politica di contrasto alla vulnerabilità sociale e di promozione della famiglia. Ha permesso di ragionare sul nucleo familiare in termini di asset, cioè come un vero e proprio bene.

Questo significa dedicare alla famiglia 20 risorse e investimento. Da quanto emerso ne

20 Famiglia: definizione Istat: secondo gli ef-fetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabi-tanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune, dunque una famiglia può essere costituita anche da una sola persona”.

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discende la necessità di un’adeguata defi-nizione di che cosa si debba intendere per benessere familiare e se e come esso debba rientrare tra i più ampi obiettivi della na-zione. Ne discende l’importanza della tutela del risparmio familiare da parte dei pubblici poteri, in aggiunta alla tutela del risparmio individuale. Infine, tuttavia, anche se con più difficoltà, la declinazione del risparmio, oltre al binomio indivduale-familiare, può assumere una forma collettiva. Percorsi di risparmio collettivo finalizzati ad esempio all’auto costruzione, o all’acquisto di im-pianti fotovoltaici o semplicemente di mezzi di trasporto in condivisione, contribuiscono ulteriormente alla valorizzazione dei legami privati in un’ottica di interesse pubblico.

La sperimentazione della Provincia di Tori-no, la prima su territorio italiano, ha portato frutti fuori confini arrivando fino ala Comu-ne di Venezia, il quale, sulla scia del territo-rio torinese, ha avviato nell’anno 2009, una sperimentazione analoga.

- Risparmiare fino a 1500€ in un tempo massimo di un anno;- Finalizzare il risparmio;- Rapporto di integrazione 1:1;- Apertura di un c/c tecnico presso Banca Etica a costo 0 sul quale versare il rispar-mio e ricevere integrazione;- Compilazione di schede di bilancio men-sili;- Partecipazione a incontri collettivi di for-mazione;- Certificare l’“investimento” effettuato. Alcuni dati- 182 beneficiari, così suddivisi:- 28 ragazzi (tra i 18 e i 25) - 128 famiglie con bimbi piccoli- 3 donne inscritte al centro per l’impiego- 11 nuclei in cura odontoiatrica presso asl;- 12 nuclei seguiti dai servizi socialiDei 182 beneficiari - 144 hanno già concluso il percorso- 9 hanno abbandonato- 29 sono in fase di completamentototale integrazione: € 173.061

Condizioni per accedere al programma

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L’intento delle politiche asset ba-sed è quello di agire sulle capacità dei singoli di essere pienamente soggetti realizzati. A questo pro-posito, può essere utile riferirsi al pensiero di Amartya Sen per chiarire alcuni concetti sin qui utilizzati, quali capacità, libertà e uguaglianza.

Sen, nel corso degli anni ‘70 e ‘80, ha elaborato infatti un’inedita concezione del benessere, incardinata sul concetto di libertà e sull’eguale assegnazione dei diritti, abbandonando la visione neoclassica incen-trata esclusivamente sulle categorie di reddi-to e consumo.

Secondo quest’ultima, infatti, il benessere è semplicisticamente inteso come l’utilità derivante dall’atto del consumo, il quale, a sua volta, dipende dall’ammontare di reddito a disposizione. Il passaggio operato da Sen, comporta uno spostamento di attenzione, intendendo con benessere non più la produ-zione e il consumo di beni e servizi quanto la possibilità concreta di utilizzarli.

A partire da tali considerazioni si rivela più utile e produttivo fornire i mezzi per godere dei beni e dei servizi prodotti e non diretta-mente questi ultimi. I beni, nella concezio-ne di Sen, hanno valore, non per il fatto di essere posseduti, ma per gli effetti che il loro possesso e utilizzo comportano nel migliora-re la vita e lo star bene. E’ possibile notare come Sherraden si sia ispirato all’approccio di Sen nel proporre la sua teoria del benesse-re derivante dal possesso di asset.

Concretamente il benessere o, well-being, secondo l’approccio adottato da Sen, si misu-ra attraverso due variabili.

In primo luogo i funzionamenti, ossia le acquisizioni effettive e misurabili, raggiunte

5. La capacità di ben funzionare

dalle persone in termini di salute, longevità, istruzione.

In secondo luogo le capacità, ovvero le ac-quisizioni potenziali date dalla libertà/possi-bilità di essere, da intendere sia come abilità in capo al soggetto sia come condizioni favo-revoli presenti nel contesto e ambiente in cui il soggetto è inserito.

Una stretta relazione unisce i due concetti, i quali possono essere letti come un’unica espressione che designa il concetto di benes-sere quale capacità di funzionare, riflesso della libertà del poter essere e fare.

Sen stesso ricorda che: «l’insieme della ca-pacità nello spazio dei funzionamenti riflette la libertà della persona di scegliere tra vite possibili» 21.

5.1 Dall’asset building al ben-essereLa teoria dei funzionamenti, che suggerisce

implicazioni pratiche per una politica sociale - la fornitura pubblica di alcuni beni essen-ziali quali la sicurezza sociale, l’istruzione e la sanità, riconosce il “ruolo pubblico” nel promuovere il benessere sociale per l’intera popolazione, oltre che la mera crescita eco-

21 A. Sen, La disuguaglianza, un esame critico, Il Mulino Ed., Bologna, 1994, p. 63-64.

foto: Irene Palmisano

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nomica, in congiunta sinergia con l’iniziativa privata.

Il concetto di benessere richiamato, riman-da inevitabilmente a un orizzonte temporale di lungo periodo, considerando la natura processuale dello sviluppo della vita umana. Lo stesso concetto di asset, come abbiamo visto inizialmente, permette di catturare questa dinamica di lungo periodo, rifletten-do un processo di accumulo finanziario che procede di pari passo con lo svolgersi della vita.

Infatti, l’accumulo di asset, considerato in maniera più ampia rispetto al potenziale consumo futuro, è latore di importanti effetti che vanno oltre il semplice ottenimento di piacere derivanti dal consumo e la cui natu-ra ha carattere sociale, psicologico, oltre che economica 22.

22 Da qui l’importanza per un approccio inter-disciplinare all’argomento, con l’apporto, nel definire la nuova teoria di benessere, di altre discipline, tra le quali spicca la psicologia economica. Sherraden si sofferma nell’illustrare e spiegare quali siano gli ef-fetti sul benessere generati dagli assets, per un nucleo familiare. Gli asset da una parte migliorano la stabilità del nucleo familiare, attenuando improvvise interruzi-oni di reddito, causate più frequentemente da malattie, perdita lavoro, e anche divorzi., dall’altra aiutano a sviluppare un orientamento verso il futuro. Gli as-set, per loro natura sono di lungo periodo in quanto connettono il presente con il futuro, ma si potrebbe dire, afferma Sherraden, che gli asset sono il futuro in quanto si presentano come «speranza in forma con-creta». Infatti, continua Sherraden «pensare alla ges-tione e all’utilizzo di asset comporta automaticamente una pianificazione di lungo periodo. Se le persone possono pensare di avere un futuro su cui investire, ci deve essere qualche legame tangibile tra l’oggi e il domani. In molte situazioni gli asset sono questi legami in quanto promuovono lo sviluppo del capitale umano e delle altre forme di «asset intangibili», con-sentono di specializzarsi, costituiscono un fondamento per l’assunzione di rischio, incrementano l’efficienza personale permettendo una maggior capacità di pre-

Ne consegue che l’asset building può essere definito come un percorso per la costruzione di risorse che nel tempo risultano apporta-trici di bene, o meglio di ben-essere, prima di tutto individuale ma anche sociale. Infatti l’asset building, può essere visto come uno strumento «che pur finalizzato al raggiun-gimento di obiettivi individuali, presenta un alto contenuto sociale, contribuendo alla piena affermazione e alla tutela dei diritti costituzionalmente garantiti» 23.

Alla luce di quanto scritto, infine, è possibi-le vedere l’asset building come un continu-um che va dal micro al macro, passando da programma o intervento a politica pubblica e sociale di comunità. In questo senso, politi-che di potenziamento della libertà individua-le, tra cui quelle di asset building, possono diventare anche condizioni di base per una società più coesa e in grado di esercitare una responsabilità sociale e collettiva.

visione e di controllo, aumentano l’influenza sociale e la partecipazione politica, permettono di accrescere il benessere della discendenza.

23 Ocse L’asset building, op .cit..

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Bibliografia

Sitografia

OCSE - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico www.oecd.org

U.S.A. Asset and Opportunity Card http://assetsandopportunity.org/scorecard/

Canada SEDI - Social and Enterprise Develpoment Innovations www.sedi.org

Provincia di Torino:

http://www.provincia.torino.gov.it/sportello_sociale/site/index.htm

Fragili Orizzonti - Provincia di Torino http://www.provincia.torino.it/sportellosociale/vulpov.

http://www.youtube.com/watch?v=31Qqfy5LnJ8

OCSE, L’asset building e l’uscita dalla povertà: Un nuovo dibattito sulla politica del welfare, OECD Publishing, 22/giu/2006.

M. Sherraden, Asset and poor, 1991.

C. Francesconi, Segni di impoverimento. Una riflessione socio antropologica sulla povertà, Ed. Il Mulino, Bologna, 2006

S. Zamagni, Un’idea di Europa: il modello Sociale Europeo, in: Beni pubblici e servizi sociali in tempi di sussidiarietà, Ed. Giappichelli, Torino, 2007

S. Zamagni, L. Bruni, Economia civile, Il Mulino Ed., Bologna, 2004.

Banca Popolare Etica, Assets building: costruzione di risorse per una progettualità personale e collettiva, Provincia di Torino, Assessorato solidarietà sociale- Politiche giovanili - programma-zione sanitaria, Torino, Novembre 2007.

A. Sen, La disuguaglianza, un esame critico, Il Mulino Ed., Bologna, 1994

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La Fondazione Culturale Responsabilità Etica (www.fcre.it) è stata fondata da Banca Etica per promuovere nuove forme di economia sostenibile, per dif-fondere i principi della finanza eticamente orientata, per analizzare il funziona-mento della finanza e proporre soluzioni nella direzione di una maggiore sos-tenibilità. Per realizzare questi obiettivi, la Fondazione lavora in rete e partecipa alle iniziative e alle campagne delle organizzazioni della società civile in Italia e a livello internazionale.

Nell’ambito delle proprie attività, la Fondazione ha deciso di proporre queste schede “capire la finanza”. Le schede provano a spiegare in maniera semplice i principali meccanismi e le istituzioni del panorama finanziario internazionale, dalle istituzioni internazionali ai paradisi fiscali, dai nuovi strumenti finanziari alle banche e alle assicurazioni. Con queste schede ci auguriamo di dare un con-tributo per comprendere le recenti vicende in ambito finanziario e per stimolare la riflessione nella ricerca di percorsi alternativi.

Le schede sono realizzate in collaborazione con il mensile Valori e con la CRBM.

Valori (www.valori.it) è un mensile specializzato nei temi dell’economia sociale, della finanza etica e della sostenibilità. E’ tra le testate più autorevoli in Italia a trattare questioni complesse e “difficili” relative al mondo dell’economia e della finanza in maniera approfondita ma al tempo stesso comprensibile: denuncian-done le ingiustizie, evidenziandone le implicazioni sui comportamenti individu-ali e sulla vita della società civile a livello sia locale che globale, e promuovendo le esperienze, le progettualità e i percorsi dell’economia sociale e sostenibile.

La CRBM (www.crbm.org) lavora da oltre 10 anni per una democratizzazione ed una profonda riforma ambientale e sociale delle istituzioni finanziarie internazi-onali, con un’attenzione particolare agli impatti ambientali, sociali, di sviluppo e sui diritti umani degli investimenti pubblici e privati dal Nord verso il Sud del mondo, in solidarietà con le comunità locali che li vivono in prima persona ed all’interno di numerose reti della società civile internazionale.

La Fondazione Culturale, CRBM e Valori sono anche tra i promotori dell’Osservatorio sulla Finanza, uno strumento di informazione critica sulla fi-nanza e l’economia: www.osservatoriofinanza.it

Per contatti e per maggiori informazioni: [email protected]