Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della...

26
ECONOMIA E SICUREZZA 147 ESC 12 Originale: inglese Traduzione non ufficiale Assemblea parlamentare della NATO ORIGINI E CONSEGUENZE DELLA CRISI DELL'EURO PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE* PETRAS AUSTREVICIUS (LITUANIA) RELATORE GENERALE ** Segretariato internazionale 14 settembre 2012 * La presente relazione è basata su un progetto già redatto dal precedente Relatore, John Sewel (Regno Unito) ** Fino all’approvazione della Commissione difesa e sicurezza, il presente documento esprime unicamente le opinioni del relatore. I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo http:// www.nato-pa.int

Transcript of Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della...

Page 1: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

ECONOMIA E SICUREZZA

147 ESC 12 Originale: inglese Traduzione non ufficiale

Assemblea parlamentare del la NATO

ORIGINI E CONSEGUENZE DELLA CRISI DELL'EURO

PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE*

PETRAS AUSTREVICIUS (LITUANIA) RELATORE GENERALE **

Segretariato internazionale 14 settembre 2012

* La presente relazione è basata su un progetto già redatto dal precedente Relatore, John

Sewel (Regno Unito) ** Fino all’approvazione della Commissione difesa e sicurezza, il presente documento esprime

unicamente le opinioni del relatore.

I documenti dell’Assemblea sono disponibili all’indirizzo http://www.nato-pa.int

Page 2: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | i

INDICE

I. INTRODUZIONE ........................................................................................................ 2

II. CONTESTO ............................................................................................................... 6 III. LA CRISI DELL'EURO E L'IMPEGNO A RICOSTRUIRE CREDIBILITA'ERRORE. IL

SEGNALIBRO NON È DEFINITO. IV. IL PROBLEMA COMMERCIALE .... ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. V. IL RITIRO DALL'EUROZONA: UN'OPZIONE POSSIBILE ?ERRORE. IL

SEGNALIBRO NON È DEFINITO. VI. SOLUZIONI PER IL SISTEMA INTERNAZIONALEERRORE. IL SEGNALIBRO

NON È DEFINITO. VII. CONCLUSIONI: FAR FRONTE AI RISCHI POLITICI ED ECONOMICI DELLA CRISI

DELL'EURO ................................... ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Page 3: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 2

I. INTRODUZIONE 1. Nel corso degli ultimi quattro anni la Commissione ha studiato nei suoi i diversi aspetti quella che da molti viene definita come la crisi economica mondiale più grave che si sia verificata dagli anni trenta. La crisi ha segnato profondamente ognuno dei paesi membri dell'Alleanza e sta modificando in maniera significativa i legami tra l'America settentrionale e l'Europa. Oggi essa ha un forte impatto sulle relazioni tra gli Stati europei e le istituzioni che hanno il compito di regolare tali legami. E' tuttavia troppo presto per stabilire la reale portata di questi cambiamenti. 2. Il dilemma monetario europeo si inserisce nel contesto più ampio dell'instabilità monetaria internazionale. Oggi sono motivo di seria preoccupazione non solo il debito sovrano, accumulato da diversi paesi dell'area dell'euro, ma anche i disavanzi di bilancio e delle partite correnti degli Stati Uniti nonché gli ingenti surplus commerciali cinesi che sono anch'essi motivo di tensioni e instabilità. Tuttavia allo stato attuale la crisi dell'euro è considerata forse la sfida più insidiosa per il sistema monetario internazionale, essendosi rivelata come una questione istituzionale e strutturale di importanza fondamentale e un problema politico e diplomatico che sta rischiando di rallentare la crescita mondiale. I rischi legati a un default sovrano di paesi come la Grecia e il potenziale effetto di contagio che potrebbe interessare le regioni più vulnerabili dell'area dell'euro sono elementi che stanno erodendo la fiducia del mondo nel futuro dell'economia europea. Secondo l'OCSE l'Europa si trova ad affrontare problemi di bilancio e di carattere finanziario e strutturale assai gravi, che finora non sono stati risolti adeguatamente. Inoltre le risposte tardive e parziali dell'Europa hanno causato profonde preoccupazioni in merito alla capacità decisionale europea (OECD, 2011). 3. In effetti i governi dei paesi aderenti all'euro hanno reagito alla crisi in ordine assai sparso. In Europa fare politica implica da sempre un'azione negoziale lenta e paziente tra coloro che sono chiamati a decidere, mentre le crisi finanziarie divampano con una rapidità estrema. Nella crisi attuale si avverte chiaramente uno sfasamento tra il ritmo dell'elaborazione di decisioni politiche, da un lato, e la velocità, assai più sostenuta, con cui la crisi si è diffusa, dall'altro. Il governo degli Stati Uniti, dal canto suo, deve ancora affrontare in maniera globale gravi problemi strutturali, e in particolare i disavanzi di bilancio e delle partite correnti tuttora persistenti, anche se è stato in grado di reagire alla crisi finanziaria del 2008 con una celerità che ha contribuito a rimettere il paese sulla carreggiata giusta verso la ripresa. La sua capacità di reazione è chiaramente rafforzata dal fatto di essere un'entità economica e politica integrata, mentre l'Europa continua ad essere costituita da un insieme di Stati sovrani. Sia sotto l'amministrazione Bush che sotto quella di Obama i massimi esponenti americani, collaborando con la Federal Reserve guidata da Ben Bernanke, sono stati capaci di reagire rapidamente per stabilizzare il sistema bancario, scongelare i mercati creditizi e contrastare l'impatto della riduzione del livello di indebitamento [deleveraging] avvenuto su scala mondiale grazie a misure di stimolo e a salvataggi mirati. Si è fatto ricorso a misure monetarie e di bilancio per rilanciare l'economia che rischiava la paralisi completa. Molti dei provvedimenti adottati non erano affatto popolari, come l'iniezione di denaro pubblico nel settore bancario, ma hanno comunque contribuito a impedire il blocco dell'economia e a migliorare in maniera significativa una situazione che, pur grave, avrebbe potuto essere ancora più seria. Mentre l'economia degli Stati Uniti ha generato oltre 4,5 milioni di nuovi posti di lavoro negli ultimi due anni e mezzo, dal 2010 l'eurozona ha continuato a perdere posti di lavoro (Sachs, 2012). 4. Non è un caso che l'amministrazione statunitense stia seguendo con particolare attenzione le misure varate dall'Europa per superare la crisi debitoria che ha investito diversi paesi europei e ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato frequentemente in Europa per sollecitare misure più concertate e più decisive. Le sue visite dimostrano fino a quale punto la crescita degli Stati Uniti e del mondo intero è messa a rischio dalla crisi dell'euro. 5. E' l'economia mondiale nel suo insieme ad avere un forte interesse a una moneta europea stabile. D'altronde, il 90% delle riserve in valuta straniera detenute dalle banche centrali e dai governi è espresso in dollari e in euro. Le due monete costituiscono almeno il 75% delle riserve in valuta oggetto di transazione tra il Fondo monetario internazionale e i suoi paesi membri e dei titoli

Page 4: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 3

di debito denominati in valuta estera. Come monete l'euro e il dollaro svolgono una funzione essenziale di strumento di scambio per i sistemi finanziari e commerciali internazionali (Eichengreen, 2012). E' quindi comprensibile che la percezione della persistenza di una crisi monetaria su entrambe le sponde dell'Atlantico costituisca un rischio non solo per le economie europee e quella americana, ma per l'intero sistema finanziario mondiale. Il calo della domanda di importazioni colpisce non solo gli esportatori nordamericani, ma ancora di più il loro omologhi cinesi che sono ormai il più importante partner commerciale dell'Europa. Da qualche anno la Cina è il motore della crescita mondiale e si mostra pertanto sempre più preoccupata per la crisi europea. Il premier cinese Wen Jibao ha dichiarato recentemente in un incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel che il suo paese è pronto ad acquistare un numero maggiore di titoli di Stato europei nel quadro dei provvedimenti adottati a livello internazionale volti ad attenuare l'impatto della crisi (Rinke, 2012). Chiaramente tutti gli attori internazionali si sono resi conto che una soluzione positiva della crisi è nel loro stesso interesse. 6. Anche se la presente relazione verterà prevalentemente sulla crisi dell'euro e le sue conseguenze, è importante sottolineare fin d'ora che anche la fiducia nel ruolo del dollaro come moneta predominante è crollata vertiginosamente negli ultimi anni. Le acrobazie politiche dello scorso anno per la definizione di un nuovo tetto del debito statunitense hanno suscitato gravi preoccupazioni in merito alla mancanza di un consenso di fondo all'interno del mondo politico americano sulla scelta migliore da compiere per risolvere il duplice problema del debito pubblico in costante crescita e dei bassi tassi di crescita dell'economia (Dash & Appelbaum, 2011). L'Europa tuttavia si confronta con uno scetticismo ancora più marcato, anche perché i problemi del continente non sono solo di natura politica e diplomatica, ma riguardano la struttura stessa dell'unione monetaria. Nonostante i problemi a livello politico e di bilancio, gli Stati Uniti traggono vantaggi notevoli dal fatto che i due settori sono integrati, dalla relativa flessibilità dell'economia americana e da una cultura politica ed economica che favorisce la competizione e lo spirito imprenditoriale. Queste caratteristiche fungono da ammortizzatori naturali nei periodi in cui il paese si trova in una fase di rallentamento economico e automaticamente consentono alle regioni più prospere di sostenere la spesa nelle regioni meno ricche, fornendo al contempo nuovi strumenti per la crescita. Il protrarsi della recessione mette chiaramente a nudo la carenza di strutture analoghe in Europa e questo, a sua volta, fa venire meno la fiducia nel progetto europeo. 7. In un certo senso è quasi improprio parlare di una crisi dell'euro. In realtà l'Europa è chiamata ad affrontare contemporaneamente sfide diverse, di carattere politico, economico e sociale. Tali sfide sono: - la crisi del debito sovrano e della finanza pubblica in diversi paesi europei; - la crisi bancaria collegata a tale crisi del debito; - i profondi squilibri nella bilancia delle partite correnti di diversi paesi, riconducibili a quello

che molti esponenti degli stessi paesi considerano un fondamentale disallineamento tra le valute;

- la crisi causata da una crescita lenta o addirittura negativa; - la crisi occupazionale; - la crisi di competitività; - la crisi sociale in cui le classi sociali più vulnerabili sopportano un peso enorme dovuto a tagli

di bilancio e alla crescente disoccupazione; - infine, la crisi politica che riguarda fondamentalmente l'identità dell'Europa, ma che viene

percepita allo stesso tempo come una contrapposizione tra il nord e il sud del continente. In ultima analisi questa situazione costituisce una rischio non solo per l'Europa, ma anche per la solidarietà transatlantica. Si registrano inoltre sempre più di frequente forti reazioni di protesta contro le misure di austerità, in particolare nelle società con elevati tassi di disoccupazione e con scarse prospettive immediate per una crescita economica che generi nuovi posti di lavoro. In alcuni paesi tali reazioni stanno assumendo anche spiccati connotati nazionalistici e antieuropei.

Page 5: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 4

8. L'elenco sopra riportato dimostra la profondità del dilemma politico che governi e banche centrali si trovano ad affrontare. Rimediare contemporaneamente a problemi come un elevato deficit di bilancio, un forte indebitamento e una crescita debole è pressoché impossibile, in particolare quando l'obiettivo è raggiungere a breve-medio termine la sostenibilità di bilancio e un tasso di crescita ragionevole. Contenere il disavanzo è molto più semplice in periodi di espansione economica. Se non vi è crescita i bilanci sono automaticamente sotto pressione e i paesi che versano in una crisi più grave hanno pochi margini per ricorrere a una politica di bilancio che stimoli la crescita. In Spagna ad esempio la crisi bancaria ha causato enormi difficoltà di bilancio a livello sia nazionale che regionale e ha ristretto i margini di deficit spending. Per far fronte al rallentamento economico i paesi del Nord europeo possono generalmente contare su un margine di manovra più ampio, in materia di bilancio, rispetto ai paesi dell'Europa meridionale, e in questi paesi la presenza di stabilizzatori automatici e una politica di bilancio discrezionale hanno contribuito ad alleviare il peso. L'Europa nel suo insieme sconta l'assenza di un sistema di bilancio comune che consenta di distribuire tale peso in maniera più equa e tra tutti. Questo stato di cose è a sua volta motivo di tensioni politiche e diplomatiche che stanno pregiudicando quella solidarietà che l'unione monetaria avrebbe dovuto promuovere. Sta infatti emergendo una crisi tra il Nord e il Sud nella quale determinati gruppi e partiti politici nei paesi settentrionali più ricchi accusano i paesi meridionali di essere all'origine della crisi, mentre altre voci nei paesi del Sud d'Europa individuano in queste accuse elementi di xenofobia e di razzismo e si rammaricano per la generale assenza di una solidarietà europea in un periodo che li mette a dura prova. 9. Infine, il fatto che nei paesi dell'eurozona la politica monetaria sia per definizione unica, fa sì che nelle economie più colpite dalla crisi i responsabili politici nazionali abbiano le mani legate nel tentativo di superare le difficoltà poste, ad esempio, dalla dicotomia crescita-indebitamento. Nella migliore delle ipotesi essi possono sperare che la Banca centrale europea (Bce) comprenda i loro problemi e adotti una politica monetaria più accomodante. Ma come si è visto nel corso della crisi, questa speranza può rivelarsi illusoria. Il mandato della Bce è limitato e la sua attenzione è principalmente concentrata su livelli aggregati di inflazione. Nell'ambito dell'attuale crisi, assolvere a questa funzione si è dimostrato difficile e ha dato luogo a un acceso dibattito sulle finalità e le funzioni della Bce. 10. Ad onore del vero, la Bce recentemente ha reagito alla crisi aumentando le iniezioni di liquidità nelle economie europee. Il Presidente della Bce, Mario Draghi, ha iniziato a prospettare l'idea di potenziare l'acquisto diretto di titoli di Stato sudeuropei da parte della Bce per contribuire a contenere il livello degli interessi passivi. L'idea ha tuttavia incontrato la decisa opposizione di Berlino. All'inizio di settembre 2010 Draghi ha indicato che per salvare l'euro la Banca era pronta a ricorrere in maniera illimitata alle risorse monetarie. Ha annunciato che la Bce si sarebbe offerta di acquistare sui mercati secondari titoli a breve scadenza dei paesi membri della zona euro nell'ambito di un programma denominato "Outright Monetary Transactions" (OTM). Tali acquisti avranno tuttavia un prezzo, in quanto ai debitori verrebbero imposte determinate condizioni. I candidati in cambio dell'apporto di credito dovranno intraprendere delle rigorose riforme strutturali e di bilancio. Al momento della redazione della relazione né la Spagna né l'Italia hanno segnalato di essere pronte a ricorrere a tale linea di credito. I mercati hanno comunque reagito positivamente alla notizia, facendo registrare un calo degli interessi sui titoli di Stato in Italia, Spagna e Portogallo e un contestuale rialzo del mercato azionario (Mackintosh, 2012). Vale la pena di ricordare che mentre la cancelliera tedesca, Angela Merkel ha recentemente dichiarato di sostenere gli acquisti diretti di titoli di Stato da parte della Bce, la Bundesbank è nettamente contraria a un'ipotesi del genere e nella riunione del Consiglio dei governatori ha votato contro il provvedimento. 11. Anche se nell'eurozona i livelli di indebitamento non sono nel complesso significativamente più elevati che negli Stati Uniti, la perdita di fiducia nel sistema, congegnato dai governi degli Stati dell'eurozona per creare e sostenere la moneta, è un fattore che ha contribuito ad aggravare la crisi. Numerosi osservatori ritengono che la zona dell'euro non rappresenti quella che molti economisti definiscono un' “area valutaria ottimale”, considerati i livelli divergenti di sviluppo economico e istituzionale, le differenze significative nei tassi di inflazione naturali e la variabilità dei livelli di produzione che si registrano tra i suoi componenti. In estrema sintesi, si può dire che

Page 6: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 5

quello che verrebbe considerato come tasso di cambio ottimale da alcuni dei paesi più prosperi e produttivi del Nord Europa non coincide affatto con il tasso di cambio che sarebbe giudicato ottimale dai paesi europei con tassi di produttività meno elevati. Molti economisti sostengono in proposito che la quadratura del cerchio non è possibile. Le economie europee, gravemente colpite dalla crisi, non hanno avuto la possibilità di ricorrere al potente strumento della svalutazione per rilanciare l'economia e contrastare gli effetti micidiali che le misure di austerità hanno avuto per la crescita. La Germania non è disposta a tollerare un livello di inflazione più elevato nelle economie del Sud Europa in difficoltà, rimane contraria alla mutualizzazione dei debiti nazionali dei paesi meridionali e insiste invece sulla necessità che questi ultimi accrescano la produttività attuando allo stesso tempo una politica di bilancio restrittiva. E' possibile che di conseguenza questi paesi dovranno affrontare un lungo periodo di stagnazione economica. 12. Intervengono in questo contesto fattori culturali e storici, la cui portata è difficile da valutare con precisione. Alcuni paesi che oggi si trovano ad affrontare gravi turbolenze in passato ricorrevano alla svalutazione per stimolare la crescita. Questi paesi impiegavano in diverso grado l'inflazione come uno degli strumenti per far fronte al problema del persistente indebitamento pubblico. In questa impostazione si differenziavano sostanzialmente da quella dalla Germania. A seguito della crisi economica e politica degli anni trenta, scatenata dall'iperinflazione, e delle conseguenze dolorose e catastrofiche dell'instabilità che ne è scaturita, per lungo tempo i governi tedeschi del dopoguerra hanno fatto della lotta all'inflazione una delle massime priorità politiche del paese, e questo ha avuto un impatto sull'azione sia del governo che della banca centrale tedesca. Tale orientamento antinflazionistico ha per molto tempo permeato la politica del governo e della banca centrale e alimentato una tendenza diffusa, e profondamente sentita, a mantenere il marco forte. Questa particolare cultura monetaria ha, in ultima analisi, esercitato una profonda influenza sulle regole fondamentali di funzionamento della Banca centrale europea; la Germania non avrebbe mai acconsentito alla creazione dell'unione monetaria, se tale orientamento antinflazionistico non fosse stato iscritto nel codice genetico di questa istituzione che, di fatto, ha raccolto l'eredità diretta della Bundesbank. 13. La crisi ha inoltre reso visibili le crepe esistenti nell'architettura istituzionale dell'Unione. Le strutture che la compongono avrebbero dovuto fornire ai responsabili politici una serie di strumenti affidabili per gestire delle crisi come quelle scatenate dalle tempeste che si sono abbattute sull'economia negli ultimi quattro anni. Secondo alcuni analisti è fuori dubbio che l'area dell'euro sia stata penalizzata dall'assenza di un'unione di bilancio - un elemento necessario, ma finora trascurato, di un'unione monetaria funzionante. Una vera unione di bilancio presupporrebbe l'esistenza di un Tesoro comune, capace di prelevare imposte ed emettere titoli europei piuttosto che nazionali, con un settore bancario unificato e trasferimenti transfrontalieri capaci di fungere da cuscinetto in caso di crisi. E' interessante notare che il tanto lodato accordo tra i governi europei del gennaio 2012, pur avendo creato strutture e procedure volte a introdurre una disciplina di bilancio rispondente a regole che mancavano nel Trattato di Maastricht e nel Patto di stabilità e crescita, non dà di per sé origine a una vera unione di bilancio. L'idea dell'unione di bilancio è diametralmente opposta agli interessi della sovranità nazionale ancora persistenti, in particolare in Germania; questa, in fin dei conti, sarebbe costretta a sostenere questi titoli con il proprio capitale - una prospettiva osteggiata da molti elettori e esponenti politici tedeschi. Eppure l'annuncio recente della Bce di essere pronta ad acquistare direttamente titoli di Stato a breve scadenza sul mercato secondario sembra segnare una svolta importante, anche se i dettagli devono essere ancora definiti. 14. Attualmente l'Europa si trova dunque impegnata in un dibattito economico e politico fondamentale e altamente controverso sul proprio futuro. Il fatto che tale dibattito sia in atto sta creando già di per sé un clima di incertezza sui mercati internazionali, e questo a sua volta si ripercuote sul malessere economico di fondo che sta interessando l'area dell'euro e, in misura crescente, i suoi partner commerciali all'interno e all'esterno dell'Unione. La presente relazione si propone di approfondire maggiormente tale dibattito, valutare i provvedimenti finora adottati per affrontare la crisi e studiare gli orientamenti che potrebbero essere adottati nei prossimi mesi dall'Europa e dal sistema monetario internazionale in senso lato.

Page 7: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 6

II. CONTESTO 15. La fine della guerra fredda e la riunificazione della Germania sono due eventi che hanno scosso alle sue fondamenta l'ordine europeo. All'epoca alcuni analisti manifestavano apertamente il timore che una Germania allargata avrebbe inevitabilmente sconvolto gli equilibri delicati all'interno dell'Unione europea e il sistema degli Stati del continente nel suo insieme. La creazione di un sistema monetario comune doveva servire in parte a mitigare tali preoccupazioni e contribuire all'ancoraggio della Germania all'interno di quello che ben presto sarebbe diventato il nuovo ordine europeo (Rachman, 2012). La logica sottostante emergeva con chiarezza. L'accelerazione dell'unione politica è da sempre stata lo scopo, in larga parte implicito, dell'introduzione dell'unione monetaria in Europa. Si pensava che una moneta comune avrebbe promosso un più profondo e diffuso sentimento di appartenenza a una comunità europea coesa. L'integrazione monetaria doveva rendere molto più tangibili gli interessi comuni in tale unione e creare una nuova lealtà nei suoi confronti. Questa evoluzione avrebbe a sua volta contribuito a costruire quell'ampio consenso necessario per allineare le politiche nazionali e consolidare ulteriormente il peso dell'Europa nel mondo. Questa ambizione era indubbiamente lodevole e ben si iscriveva nella logica e nel modello cui si è ispirata l'integrazione europea sin dall'istituzione della Comunità per il carbone e l'acciaio nel 1951. Rispetto allo sviluppo delle istituzioni nell'Unione è sempre prevalso l'approccio "facciamole e gli altri ci seguiranno", che vede nella costruzione di istituzioni transnazionali uno strumento per alimentare la domanda di tali istituzioni. Per quel che riguarda la moneta comune il problema è che questo scenario non si è realizzato secondo le previsioni. 16. Un secondo obiettivo, citato meno spesso, era quello di attribuire all'Europa un peso maggiore negli affari monetari internazionali. Già negli anni del declino del sistema di Bretton Woods numerosi economisti ed esponenti politici europei erano del parere che l'assetto monetario frammentato dell'Europa rendesse il continente incapace di affrontare le conseguenze, talvolta anche gravi, delle politiche monetarie e di bilancio degli Stati Uniti, che certamente non erano ottimali per i loro partner. Ad esempio, l'Europa si è trovata praticamente costretta ad importare l'inflazione americana alla fine degli anni sessanta, quando gli Stati Uniti stampavano dollari in grande quantità per finanziare la guerra nel Vietnam, riducendo indirettamente le riserve di valuta estera delle banche centrali europee ed esportando in tal modo le politiche inflazionistiche verso l'Europa. In quel periodo l'ordine monetario internazionale era basato sulla tesi fittizia per cui un'oncia d'oro valeva 35 dollari, una leggenda che si è rivelata come vera e propria menzogna fin dai primi anni settanta. 17. La decisione unilaterale del Presidente Nixon di abbandonare i tassi di cambio fissi nel 1973 ha posto fine a tale menzogna e in un sol colpo ha ridotto ufficialmente il valore dei depositi in dollari delle banche centrali europee. In seguito alla persistente inflazione negli Stati Uniti e alla fine del sistema di Bretton Woods, le autorità europee hanno cercato di trovare sistemi nuovi per difendere le proprie economie da ciò che molti consideravano un'ingerenza monetaria internazionale sconsiderata. Gli sforzi intrapresi in questa direzione hanno avuto un successo limitato. Nel 1972, ad esempio, i governi europei hanno introdotto il cosiddetto "serpente monetario" che limitava le fluttuazioni dei tassi di cambio tra i paesi aderenti. Tale sistema è tuttavia fallito definitivamente quando il dollaro ha cominciato a fluttuare liberamente sui mercati valutari mondiali, contribuendo a far divergere il corso delle monete europee. 18. Il serpente è stato sostituito nel 1979 dal Sistema monetario europeo (Sme), che ha creato un paniere di valute destinato a funzionare come una sorta di valuta di riserva. L'Unità di conto europea (Ecu) doveva servire da valuta di riserva e il sistema limitava le fluttuazioni dei tassi di cambio bilaterali al 2,25% (anche se è significativo che all'Italia, al Portogallo e alla Spagna venisse concessa una banda di oscillazione più ampia, pari al 6%, a causa dei tassi di inflazione naturalmente più elevati registrati in quei paesi). Lo Sme consentiva inoltre di correggere i disallineamenti più rilevanti. Le strutture di credito europee vennero ampliate e il Fondo europeo

Page 8: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 7

per la cooperazione monetaria rimpinguato perché potesse trasferire Ecu alle banche centrali in cambio di oro e di dollari USA. Il sistema era informalmente ancorato al marco tedesco, e la potente Bundesbank svolgeva un ruolo fondamentale nella disciplina dei mercati monetari europei. Fondamentalmente i membri del sistema ricorrevano a una politica dei tassi di interesse per mantenere i tassi di cambio all'interno delle relative bande di oscillazione, anche se in alcune occasioni i tassi venivano adeguati all'andamento dei fondamentali macroeconomici. 19. Pur lodevole nelle sue ambizioni, il sistema si disgregò a causa degli squilibri sottostanti e di shock esterni, primo e più importante fra tutti l'unificazione della Germania. La riunificazione tedesca ha causato un improvviso aumento della massa monetaria tedesca, mentre i suoi costi elevati hanno fatto crescere notevolmente la spesa pubblica. In seguito al finanziamento pubblico di una serie di progetti nella Germania orientale, il deficit di bilancio della Germania è così passato dal 5% al 13,2%. La banca centrale tedesca ha aumentato drasticamente i tassi di interesse a breve, in media passati dal 7,1% nel 1989 all'8,5% nel 1990, al 9,2% nel 1991 e al 9,5% nel 1992. Nel 1993 hanno invece registrato un calo al 7,1%, dovuto a un periodo di recessione causato dalla stretta creditizia. Gli effetti di questi cambiamenti significativi avvenuti a livello macroeconomico non sono rimasti circoscritti alla sola Germania; in realtà, la riunificazione del paese ha scatenato una reazione in una regione più ampia che il sistema monetario europeo non era minimamente capace di assorbire con la struttura che si era dato. Gli elevati tassi di interesse tedeschi hanno esposto gli altri membri del sistema a una pressione enorme. Il valore del marco è salito alle stelle, schiacciando le altre valute verso la fascia bassa della banda di oscillazione dei cambi e costringendo gli altri paesi membri dello Sme a intervenire sui mercati valutari in difesa del valore delle monete. Per mantenere l'ancoraggio occorreva fare degli aggiustamenti interni, in larga misura di tipo deflazionistico e politicamente pericolosi per i partner della Germania. Tale situazione ha finito per sollevare seri dubbi sulla credibilità e la logica economica del sistema nel suo complesso. 20. In quel periodo il Regno Unito stava sperimentando una delle recessioni più gravi dalla fine della seconda guerra mondiale, con un tasso di disoccupazione superiore al 10%. Se non avesse aderito allo Sme il paese avrebbe probabilmente adottato una politica monetaria espansionistica decidendo di svalutare la sterlina per stimolare la crescita. Tuttavia il sistema dei tassi di cambio a parità fisse ha reso una simile manovra impossibile. Le economie di Germania e Gran Bretagna stavano in quel momento attraversando cicli economici completamente diversi, ma in realtà il Regno Unito era costretto a utilizzare un tasso di cambio che non costituiva affatto la risposta giusta alla situazione economica contingente (Sevilla, 1995). Alla fine il mercato ha giudicato non credibile il tasso di cambio praticato in quel periodo lanciando un attacco speculativo contro la sterlina. Nel settembre del 1992 la Banca di Inghilterra aveva inizialmente portato i tassi di interesse al 15% per difendere l'ancoraggio. Ma la decisione di intervenire in questo senso in un contesto di recessione e di forte esposizione del settore immobiliare ha avuto delle ripercussioni estremamente dure sull'economia reale. L'incapacità del governo di difendere l'ancoraggio da un attacco speculativo ha costretto infine la Gran Bretagna a ritirarsi dallo Sme. 21. Questa esperienza infelice ha mitigato l'entusiasmo britannico rispetto alla partecipazione alle unioni monetarie e fornisce elementi interessanti sulla natura della crisi attuale. L'anno successivo, dopo una serie di attacchi analoghi contro il franco francese, la banda di oscillazione è stata estesa al 15%. Gli speculatori avevano capito che il vincolo non era credibile e che potevano guadagnare scommettendo contro di esso. E' interessante rilevare che nel corso della crisi del 1992 la Bundesbank tedesca rifiutò di abbassare i tassi di interesse per scongiurare l'attacco speculativo contro le valute dei partner, e questo ha reso inevitabile l'affondamento del sistema. Anche in questo caso è possibile intravedere delle analogie con la crisi attuale. Lo Sme aveva almeno il merito di riconoscere che l'Italia, il Portogallo e la Spagna presentavano tassi di inflazione naturalmente più elevati e avevano quindi bisogno di bande di oscillazione più ampie per le relative monete; l'attuale unione monetaria non può ovviamente essere accomodante per quanto concerne i tassi di cambio, e in assenza di un'unione di bilancio e dell'emissione comune del debito, l'economia reale è stata necessariamente costretta ad assumersi il peso dell'aggiustamento.

Page 9: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 8

22. Con la firma del Trattato di Maastricht, nel 1992 l'Europa si è incamminata verso la creazione di una moneta unica tra i paesi che aderivano all'unione monetaria e che presentavano i requisiti fondamentali richiesti. Il Regno Unito e la Danimarca hanno scelto di non aderire al sistema dell'euro. Il Regno Unito si è assicurato il diritto di opt out durante la fase iniziale dei negoziati per il Trattato di Maastricht, mentre la Danimarca ha compiuto la stessa scelta in un momento successivo. Il Trattato ha stabilito i cosiddetti "criteri di Maastricht" per l'adesione all'Unione economica e monetaria e per l'adozione dell'euro, la nuova moneta comune del sistema. Prima di aderire all'unione monetaria i paesi membri dovevano presentare tassi di inflazione non superiori dell'1,5% rispetto alla media dei tre Stati membri Ue con l'inflazione più bassa; il rapporto tra il disavanzo pubblico annuo e il Pil di un Paese membro alla fine dell'esercizio finanziario non doveva superare il 3%; l'indebitamento non doveva superare il 60% del Pil; i paesi dovevano appartenere al Meccanismo europeo dei tassi di cambio da almeno due anni senza aver svalutato la propria moneta, e i tassi di interesse a lungo termine non dovevano superare di oltre il 2% la media dei tre paesi con i tassi di interesse più bassi. Questi criteri erano intesi a garantire l'allineamento dei dati economici fondamentali che avrebbero conferito all'unione quella credibilità che era mancata in occasione dei precedenti tentativi di coordinamento monetario. L'introduzione di una moneta comune avrebbe suggellato il patto e allontanato il pericolo di attacchi speculativi. 23. Questi criteri erano stati concepiti anche per rispondere ai timori, presenti in particolare tra i responsabili politici della Germania e il loro elettorato, che una nuova moneta europea potesse creare più inflazione ed essere meno affidabile del marco tedesco. In sostanza, la struttura così creata richiedeva l'adozione, da parte dei diversi paesi, della stessa politica monetaria e dello stesso tasso di interesse di riferimento (mentre le differenze non dovevano riflettere altro che i rischi residui del credito). Implicava inoltre che la politica monetaria venisse fortemente orientata verso strategie antinflazionistiche. Poiché un'unione monetaria presupponeva l'introduzione di tassi di cambio assolutamente e definitivamente fissi tra gli Stati membri, all'interno dell'Unione gli aggiustamenti rispetto ad eventuali shock si sarebbero dovuti effettuare attraverso cambiamenti a livello della produzione e dell'occupazione piuttosto che attraverso il ricorso a strumenti monetari, salvo, ovviamente, eventuali cambiamenti della politica monetaria da parte della Bce (Feldman, 2012). La flessibilità salariale avrebbe potuto forse costituire un altro cuscinetto contro eventuali contraccolpi, ma una flessibilità di questo tipo in Europa semplicemente non esiste, vista la sua legislazione sul lavoro assai restrittiva. Ciò nonostante ci si attendeva che questo particolare ordine monetario sarebbe servito da stimolo a politiche realistiche che avrebbero alla fine portato a un aumento della produttività. Questo avrebbe favorito inoltre una generale convergenza strutturale, costringendo le economie meno produttive a rinunciare a politiche di governo centrate sul consumo e portando gli Stati a concentrarsi sul rafforzamento della produttività e della competitività. In sintesi, la tentazione del binomio inflazione-svalutazione non avrebbe più costituito un'opzione possibile per questi paesi, obbligando i governi a prendere le decisioni difficili che avrebbero reso più competitivi i rispettivi sistemi. L'euro poteva naturalmente svalutarsi rispetto alle altre valute mondiali, ma i singoli paesi che vi aderivano non sarebbero più caduti nella tentazione di attuare svalutazioni per conto proprio nell'esclusivo interesse nazionale e a detrimento dei partner europei. Sulla carta la logica del ragionamento sembrava ineccepibile. Nella pratica in un certo numero di paesi la produttività non è stata mai veramente incoraggiata e condizioni di credito troppo lasche, promosse paradossalmente dalla stessa Unione, hanno permesso a tali paesi di evitare l'adozione di misure di correzione sul lato dell'offerta. 24. Senza un'unione monetaria i singoli Stati, almeno in teoria, sono nella posizione di rispondere a crolli della domanda abbassando i tassi di interesse e svalutando le proprie monete per incoraggiare le attività economiche trainate dalle esportazioni, anche al prezzo di un'inflazione più elevata. Tuttavia, in un'unione monetaria tra Stati che presentano livelli di attività e produttività economica alquanto diversificati, il tasso di interesse non andrà fissato in modo da rendere ottimali le condizioni per le economie meno produttive, ma sarà stabilito in funzione di una media di condizioni generali, orientate verso le economie più forti. In una cosiddetta "area valutaria non ottimale" questo costituisce un problema, in ragione del divario eccessivo che divide le economie

Page 10: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 9

meno produttive da quelle più produttive; i tassi di interesse e di cambio reali in definitiva non servono gli interessi di nessuna delle due categorie. Le economie che presentano il tasso di produttività più basso potrebbero trovarsi a lottare contro la deflazione, e i paesi più produttivi essere soggetti a pressioni inflazionistiche dovute a un valore della moneta a loro giudizio troppo debole (Feldman, 2012). 25. Come spiega il Premio Nobel Robert Mundell nel suo importante studio sulle unioni monetarie, un'area valutaria ottimale è semplicemente una regione geografica nella quale l'integrazione dell'intera regione per mezzo di una moneta unica garantisce il massimo dell'efficienza. Inoltre, secondo la stessa teoria, le unioni monetarie che funzionano richiedono una totale libertà di circolazione dei lavoratori, l'apertura dei mercati dei capitali, la flessibilità dei prezzi e dei salari, un sistema di trasferimento di bilancio per la condivisione dei rischi e un ciclo economico comune (Mundell, 1961). Il sistema di trasferimento del bilancio deve comprendere criteri comuni e la possibilità, per una banca centrale al servizio dell'unione, di emettere titoli, facoltà che farebbe della questione del debito un problema comune piuttosto che una questione strettamente nazionale. Alla luce di ciò risulta evidente che in Europa diverse delle condizioni sopra elencate non sussistono. D'altronde è proprio la loro assenza che ha portato al crollo dello Sme e che oggi sta vanificando i tentativi di rivitalizzare l'eurozona. 26. Ancora una volta si sperava che i paesi a più bassa produttività sarebbero stati indotti a promuovere riforme strutturali per poter sopravvivere nell'ambiente più competitivo che si era venuto a creare con l'unione monetaria. Questi paesi si sono invece serviti di un altro strumento per resistere in tale contesto impegnativo, senza affrontare le riforme strutturali, politicamente rischiose, che nel breve termine avrebbero inevitabilmente creato malcontento presso alcune categorie di elettori. In pratica, i paesi con minore produttività hanno semplicemente sfruttato la possibilità di ottenere prestiti sui mercati internazionali dei capitali a condizioni molto favorevoli. Non solo questi paesi sono stati in grado di rifornirsi massicciamente di capitali presso i prestatori internazionali, ma lo hanno fatto anche sulla base di condizioni che in precedenza venivano concesse solamente alle economie più competitive. In altri termini, l'unione monetaria ha consentito a tutti gli Stati membri dell'Unione di beneficiare delle condizioni di credito estremamente favorevoli un tempo riservate ai paesi altamente competitivi come la Germania. Gli organismi di regolamentazione e le banche classificavano i titoli di debito in euro emessi da questi paesi come pressoché privi di rischio e le banche del Nord Europa erano ben felici di prestare il loro capitale alle economie meridionali. I governi dei paesi membri dell'eurozona hanno potuto pertanto contare su capitali abbondanti e a buon mercato che, in un primo tempo, hanno costituito un cuscinetto di difesa per i paesi meno produttivi che operavano in contesti altamente competitivi. Le banche settentrionali hanno allargato la propria clientela senza aumentare, almeno in teoria, la loro esposizione al rischio di default. 27. Il ricorso al credito ha comportato naturalmente un costante aumento dell'indebitamento pubblico e/o privato in rapporto al Pil in diversi paesi che oggi si trovano a fronteggiare una grave crisi finanziaria e del debito sovrano. Grecia, Irlanda, Spagna e Italia si sono fortemente indebitate sui mercati dei capitali europei a tassi di interesse relativamente bassi. Dal momento che i mercati assegnavano a questa attività di prestito un rating positivo riguardo al livello di rischio, ritenuto molto basso, sembrava che contrarre ulteriori debiti non fosse rischioso. Questa prassi non sostenibile sfuggiva tuttavia a un controllo rigoroso. In un contesto di crescita economica diffusa finanziare il debito crescente non presentava alcun problema, e così l'eccessivo indebitamento a tassi di interesse eccessivamente bassi è continuato senza interruzione. E la bolla ha continuato a gonfiarsi. 28. I nodi sono venuti al pettine solamente in seguito alla serie di shock finanziari provocati dalla crisi dei sub-prime negli Stati Uniti nel 2008, causata da una diffusa sottovalutazione dei rischi presenti sul mercato immobiliare. Questo evento ha scatenato una crisi di liquidità che ha esposto i mercati internazionali dei capitali a gravi rischi, accelerando il crollo della domanda nelle economie colpite dalla crisi. A partire dal 2010 gli attori del mercato hanno cominciato a interrogarsi sulla sostenibilità del peso del debito che gravava su alcuni paesi europei. Ma gli osservatori economici

Page 11: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 10

più brillanti cominciavano a occuparsi seriamente anche di un'altra questione urgente, chiedendosi fino a che punto la struttura stessa del sistema dell'euro rendeva più difficili gli aggiustamenti alle condizioni macroeconomiche in rapido cambiamento che stavano interessando in misura assai diversa i paesi membri dell'euro. Se fino a quel momento i tassi di interesse applicati ai paesi che ricorrevano ampiamente al debito divergevano di poco da quelli garantiti alla Germania, nel 2010 gli spread sono aumentati perché gli attori del mercato improvvisamente hanno iniziato a dubitare della capacità dei paesi citati di onorare le scadenze di pagamento relative agli obblighi di tipo pubblico e/o privato da essi contratti. A quel punto si è innescata una situazione senza via d'uscita, in quanto il forte l'aumento dei tassi di interesse in tali paesi ha reso praticamente ineluttabile una crisi di insolvenza. Questo ha avuto una ricaduta immediata sulle aspettative dei mercati, provocando un ulteriore aumento dei differenziali tra i tassi di interesse dei vari paesi. Nel giro di poco tempo il problema del servizio del debito è sfociato in una vera e propria crisi di solvibilità. Dal momento che il debito era ripartito a livello internazionale, il rischio di contagio è aumentato di conseguenza. 29. La Grecia è stata il primo paese costretto dalle forze ineluttabili del mercato ad ammettere di non essere in grado di rispettare gli obblighi di rimborso del debito, ammissione che ha fatto temerne il default generale. Il paese è da allora impegnato in negoziati con i creditori pubblici e privati ed è stato due volte al centro di operazioni di salvataggio in cambio della promessa dell'avvio di riforme strutturali. I creditori privati hanno recentemente accettato un taglio del debito del 75% (valore attuale sui titoli ellenici con una riduzione del fabbisogno finanziario entro il 2020 dal 180% al 120% del Pil atteso (BBC, 2012). Tuttavia i creditori della Grecia hanno accusato il paese di non avere dato piena attuazione alle riforme strutturali resesi necessarie in seguito alla prima dichiarazione di insolvenza. Le trattative per l'adozione della seconda tranche di crediti sono state ancora più impegnative, perché i creditori hanno richiesto alle autorità greche garanzie concrete in merito all'attuazione di un'ampia serie di misure strutturali e di austerità per assicurare la sostenibilità del bilancio e ridurre nel tempo l'onere del debito. Permangono preoccupazioni circa il fatto che la Grecia possa non aver fatto progressi sufficienti su questa strada. 30. Alcuni economisti sostengono che un'insolvenza controllata avrebbe servito gli interessi a lungo termine della Grecia meglio della concessione di ulteriori crediti finalizzati a mantenere il paese all'interno dell'area dell'euro. I sostenitori di questa opzione hanno ricordato il modello dell'Argentina, che ha dimostrato come attraverso un'insolvenza controllata sia stato possibile avviare una rapida ripresa, quando quest'ultima è accompagnata da un intervento politico disciplinato. Ma naturalmente l'Argentina non faceva parte di un sistema monetario multinazionale integrato e ha potuto svalutare la propria moneta senza conseguenze serie per i suoi partner commerciali. Fino a quando rimarrà nell'euro, la Grecia potrà contare su un numero assai più ristretto di opzioni. 31. La Grecia e il Portogallo sono paesi piccoli. Non vi è alcun dubbio che il mercato sarebbe stato in grado di assorbire un'insolvenza dell'uno e/o dell'altro paese, se solo si fosse trattato di casi isolati. Ma le economie dei due paesi non erano le uniche a navigare in cattive acque. In particolare, la Spagna e l'Italia, più importanti in termini geografici e di influenza, sono al centro di preoccupazioni molto maggiori. Se fosse stato consentito alla Grecia di venir meno ai propri obblighi, il timore era che gli speculatori avrebbero concentrato tutta la loro attenzione sulle economie della Spagna e dell'Italia, paesi ben più grandi e dal peso economico più rilevante. 32. Come si è visto è avvenuto proprio questo, anche in assenza di un vero e proprio fallimento della Grecia e dell'uscita del paese dall'euro. Nel novembre 2011, infatti, in Italia lo spread degli interessi sui titoli di Stato aveva raggiunto il 7%. Il debito italiano stava crescendo molto più rapidamente del Pil, un'evoluzione che ha provocato una vera e propria crisi economica e politica nel paese. L'Italia non presentava deficit di bilancio molto elevati, ma le preoccupazioni per la scarsa crescita, l'evidente necessità di riforme strutturali, l'assenza della volontà politica di intraprendere tali riforme, una struttura rigida e obsoleta in materia di regolamentazione che inibiva la competitività del paese e un aumento insostenibile dei livelli di indebitamento sono tutti fattori che hanno contribuito ad alimentare una crisi molto grave di fiducia verso l'economia italiana.

Page 12: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 11

33. In Spagna e in Irlanda la crisi ha avuto un decorso leggermente diverso. All'indomani dell'adozione dell'euro in entrambi i paesi il capitale era tornato ad essere meno costoso e più liberamente disponibile. Questo a sua volta ha contribuito ad alimentare una speculazione massiccia sul mercato immobiliare, settore che è diventato il motore trainante della crescita economica nei due paesi. I prezzi dei terreni e delle case sono cresciuti a dismisura per buona parte del decennio successivo all'introduzione dell'euro. Quando i prezzi immobiliari hanno iniziato a scendere, la solvenza delle banche di entrambi i paesi è risultata immediatamente a rischio, avendo esse accordato una grande quantità di finanziamenti al settore immobiliare. I governi di Spagna e Irlanda sono stati costretti a fornire garanzie a depositanti e altri creditori, il che si è immediatamente tradotto in una crisi del debito pubblico. Ciò è avvenuto nonostante i due paesi avessero condotto politiche di bilancio relativamente sane. Il problema risiedeva nell'incapacità di fare sgonfiare la bolla immobiliare che era stata alimentata da un afflusso di capitale a bassi tassi di interesse (Feldman, 2012). La Spagna sta attualmente attraversando una crisi bancaria e ricorrerà probabilmente di nuovo ai creditori internazionali, come la Bce e il Fmi, per chiedere aiuto nella ricapitalizzazione dei propri istituti di credito. Le autorità spagnole hanno già ottenuto dalla zona euro un prestito di 100 miliardi di euro per consentire di apportare capitale al settore bancario in gravi difficoltà. In Spagna la crisi bancaria ha bloccato la concessione di crediti, in particolare alle piccole e medie imprese. Al momento della redazione della presente relazione, le piccole imprese spagnole devono affrontare un costo del credito che è il più altro degli ultimi quattro anni, mentre le loro omologhe in Germania possono contare su prestiti a tassi tra i più bassi mai registrati, un fatto che assicura a queste ultime un vantaggio competitivo non trascurabile (Atkins, 2012). L'euro è stato creato proprio per evitare questo genere di fenomeni. 34. La Slovacchia, uno dei paesi ammessi di recente nel club dell'euro, si trova anch'essa ad affrontare un dibattito difficile sul proprio contributo ai fondi di salvataggio per i paesi dell'eurozona in crisi. La revisione delle disposizioni del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) nel 2011 ha portato le garanzie fornite dalla Slovacchia da un valore di 4,4 miliardi di euro (5,9 miliardi di dollari) a 7,7 miliardi di euro. Questo aumento si è rivelato politicamente esplosivo perché nel paese si riteneva che l'adesione all'euro avrebbe generato maggiore ricchezza e non maggiori oneri per i contribuenti, e perché il contributo della Slovacchia avrebbe salvato Stati che, almeno sulla carta, risultavano essere più benestanti. Pertanto il paese ha assunto una posizione non dissimile da quella della Germania, contraria all'acquisto illimitato di titoli da parte della Bce (Novak, 2012). 35. Questi avvenimenti non sono rimasti isolati. In buona parte dell'Europa le banche che detenevano importanti quantità di obbligazioni emesse da paesi in difficoltà finanziarie si sono trovate anch'esse in pericolo. Salvarle significava compromettere ulteriormente la posizione debitoria di diversi paesi che fino a quel momento non sembravano essere a rischio. Il pericolo di contagio era assolutamente reale. A conferma di ciò, a metà gennaio 2012 Standard & Poor’s (S&P) ha preso la decisione assai controversa di declassare più della metà dei 17 Stati membri dell'eurozona, dimostrando con tale gesto fino a che punto la crisi trascendeva oramai i problemi del debito sovrano greco. S&P non si è limitata a criticare la gestione delle politiche economiche nazionali ma ha messo in discussione la stessa "'efficacia, stabilità e prevedibilità delle politiche europee". Secondo la relazione di S&P, "le istituzioni politiche non sono solide quanto noi riteniamo debbano essere per affrontare la gravità di una crisi finanziaria in via di ampliamento e aggravamento". (Barker & Wilson, 2012). Alla fine di gennaio l'agenzia Fitch ha declassato il rating del credito sovrano di Belgio, Cipro, Italia, Slovenia e Spagna, decisione che ha rivelato il grado di perdita di fiducia degli operatori del mercato nello stesso sistema monetario dell'Europa. (Waki, 2012) 36. Standard and Poors, e una serie di altri analisti, hanno peraltro espresso preoccupazione non solo riguardo al ritmo e al tenore della risposta alla crisi, ma anche riguardo alle divergenze fondamentali che portano a politiche di compromesso spesso inadeguate. Tali divergenze riguardano innanzi tutto l'opportunità di puntare su un'austerità generalizzata in materia di bilancio come strumento politico principale in un momento in cui numerosi paesi sono in recessione. In

Page 13: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 12

particolare, gli economisti di scuola keynesiana sottolineano la necessità di mantenere la domanda a un certo livello nel breve periodo e di fare investimenti di produttività a lungo termine, se i paesi europei a rischio vogliono avere qualche speranza di superare i problemi di indebitamento (Schmidt, 2011). L'elemento crudele dell'attuale crisi del debito sovrano è che essa si verifica in una fase di crescita lenta e negativa per molti paesi. Questi ultimi non hanno un margine di manovra, in materia di bilancio, che permetta loro di stimolare le proprie economie attraverso un insieme di misure governative del tipo adottato dagli Stati Uniti. Rischiano pertanto di cadere in una spirale che può comportare una drastica riduzione della spesa pubblica, il collasso dei consumi, un calo della crescita, una riduzione delle entrate fiscali, un calo delle esportazioni e un aumento dell'indebitamento. E' per questo motivo che si sta esercitando pressione sui paesi, come la Germania, che dispongono di un certo spazio di manovra in tema di bilancio, affinché stimolino la domanda nell'Europa nel suo insieme attraverso politiche più espansionistiche e mettano a disposizione liquidità per sostenere la domanda nei paesi meridionali colpiti dalla crisi. Molti economisti sostengono ormai che la liquidità dovrebbe essere resa disponibile attraverso l'emissione di eurobond, scelta che rappresenterebbe un ulteriore passo importante verso l'unione di bilancio. 37. Alcuni economisti sostengono che i problemi del debito e della crescita sono così gravi che la Bce dovrebbe considerare l'ipotesi di consentire un certo grado di inflazione per alleggerire l'onere del debito e fornire uno stimolo monetario alla crescita. Una simile misura più che i debitori colpirebbe ovviamente i creditori ed è fortemente osteggiata dai paesi detentori del debito. (Chin & Frieden, 2012) Inoltre la Bce non ha la struttura giuridica adatta per seguire tale corso. La Riserva federale americana, invece, ha intrapreso un programma di alleggerimento quantitativo e a due riprese ha incrementato i suoi acquisti di buoni del Tesoro a lunga scadenza per iniettare liquidità nell'economia americana. L'inflazione statunitense, tuttavia, è rimasta bassa anche perché l'economia del paese non marcia a pieno regime e, inoltre, il continuo afflusso di importazioni a bassissimo costo dalla Cina e da altri paesi esportatori dell'Asia ha contribuito a calmierare i prezzi al consumo persino nelle fasi di espansione dell'economia. Le economie europee stanno viaggiando attualmente al di sotto delle proprie capacità e questo riduce in maniera significativa il rischio di inflazione.

III. LA CRISI DELL'EURO E L'IMPEGNO A RICOSTRUIRE CREDIBILITA' 38. I seri problemi di indebitamento e di liquidità di Grecia, Portogallo, Italia, Irlanda e Spagna hanno chiaramente suscitato forti preoccupazioni circa la solidità dell'euro. Considerando il peso commerciale dell'eurozona nell'economia mondiale e il fatto che l'euro costituisce una importante moneta di riserva, la crisi dell'euro è divenuta una crisi europea generalizzata con implicazioni a livello mondiale. Il fatto che l'euro stesso abbia rappresentato un fattore di pericolosa distorsione dei mercati del credito ha condotto alcuni analisti a domandarsi se l'euro debba essere conservato o abbandonato. Ma anche i più scettici ritengono che non si possa tornare indietro e che l'Europa non abbia altra scelta che costruire un sistema monetario più funzionante basato sull'euro, piuttosto che rinunciare a una moneta sulla quale ha tanto investito. Ma questo in sé non significa necessariamente che uscire dall'euro è impossibile. Resta ancora da vedere se determinati paesi debbano rimanere nel sistema. 39. Un problema cruciale messo in luce dalla crisi è il fatto che i processi decisionali a livello europeo, fortemente orientati al compromesso, hanno dei tempi molto più lenti di quanto sarebbe necessario per gestire efficacemente una profonda crisi economica e finanziaria. I leader europei sono costantemente costretti a rincorrere gli eventi. Le loro iniziative, una volta adottate, si rivelano rapidamente superate o insufficienti. Questa situazione ha provocato una crisi di fiducia nel processo politico europeo e, per estensione, nello stesso euro. 40. Ad oggi, sono state adottate diverse strategie per far fronte alla crisi. In un primo tempo i leader dell'eurozona hanno stabilito che le banche commerciali dovevano incrementare i propri coefficienti patrimoniali per meglio proteggersi dagli investimenti rischiosi. L'aiuto di 110 miliardi di

Page 14: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 13

euro accordato alla Grecia nel 2010 ha rappresentato un impegno iniziale dei paesi dell'eurozona (escluse la Slovacchia, che ha deciso di non partecipare, e l'Estonia, che nel 2010 non faceva parte dell'eurozona) e del Fmi a favore del paese. Ma ciò non è bastato a risolvere i problemi interni della Grecia, e diversi governi europei hanno manifestato insoddisfazione per la mancata attuazione dei cambiamenti strutturali promessi. Ciò ha complicato le trattative per la concessione di un secondo aiuto all'inizio del 2012. Il Portogallo ha dimostrato di rispettare con maggiore impegno i criteri legati alla concessione di un aiuto di 78 miliardi di euro autorizzato nel maggio 2011. Per avere diritto al finanziamento il paese ha avviato una serie di rigorose misure di risparmio e di riforme strutturali. 41. Il Fondo europeo di stabilità finanziaria è stato creato nel 2010 per aiutare i paesi alle prese con la crisi del debito sovrano. Esso è stato inizialmente autorizzato a contrarre prestiti fino a 440 miliardi di euro, con un residuo di 250 miliardi in seguito all'assegnazione di fondi a Irlanda e Portogallo. Alla fine di novembre del 2011 i ministri delle finanze europei hanno abilitato il Fesf a garantire dal 20% al 30% delle obbligazioni degli Stati membri in crisi. E' stato quindi istituito il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf) per permettere alla Commissione di prendere in prestito fino a 60 miliardi di euro sui mercati finanziari, prestiti garantiti dalla Commissione europea sul bilancio dell'UE. Tali fondi possono quindi essere prestati ai governi che hanno esigenza di un sostegno esterno. La quota del capitale del prestito comprensivo degli interessi viene restituita dal paese membro beneficiario per il tramite della Commissione. Il bilancio dell'Ue garantisce il rimborso dei titoli in caso di default del debitore. L’UE ha accettato di fornire all'Irlanda fino a 22,5 miliardi di euro attraverso il Mesf e fino a 17,7 miliardi attraverso il Fesf nel 2012. Nel maggio del 2011 l'Eurogruppo e il Consiglio dei ministri dell'economia e delle finanze dell'UE hanno deciso di coprire le esigenze di finanziamento del Portogallo fino a 78 miliardi di euro. L'Unione europea fornirà fino a 26 miliardi di euro nell'arco di tre anni attraverso il Mesf e la stessa cifra attraverso il Fesf. Un sostegno supplementare fino a 26 miliardi di euro sarà fornito tramite l'Fmi. (Sito web del Fesf, 2011). 42. Ma sono emersi timori circa il fatto che tale livello di finanziamento non fosse sufficiente a convincere gli speculatori che l'Europa ha la volontà politica di sostenere i paesi in grave difficoltà. Secondo l'economista Paul Krugmann, può essere conveniente scommettere contro i fondi di salvataggio, che a suo parere sono insufficienti in quanto si riveleranno inevitabilmente superati. Evidentemente è necessario far capire ai mercati che non possono vincere puntando contro i fondi di salvataggio, anche se questo presuppone naturalmente di avere le tasche piuttosto piene. C'è chi sostiene che solamente la Bce stessa potrà offrire una simile garanzia (Wolf,2012). Il 21 luglio 2011 i leader dell'eurozona hanno deciso di modificare il Fesf per incrementarne il capitale da 440 a 780 miliardi di euro. In ottobre 2011 gli Stati membri hanno accettato di incrementare ulteriormente la capacità di prestito del Fesf portandola a mille miliardi di euro e hanno offerto la propria garanzia agli acquirenti del debito dei paesi dell'eurozona. E' stato inoltre deciso che nel 2013 il Fesf e il Mesf saranno sostituiti dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), quando e se questo sarà ratificato. Infine il Consiglio ha concordato un calendario per una comune supervisione del settore bancario. 43. Nel luglio 2012 il Consiglio europeo ha deciso di permettere ai fondi di salvataggio di ricapitalizzare direttamente le banche in sofferenza piuttosto che fare transitare il denaro attraverso le autorità dei paesi in gravi difficoltà (Spiegel, 2012). Tale misura aveva lo scopo di rafforzare i bilanci di Spagna e Irlanda, messi ad assai dura prova dal fatto che in entrambi i paesi lo Stato aveva immesso direttamente liquidità nel settore bancario, molto vulnerabile, trovandosi quindi a corto di fondi. Per calmare i timori crescenti dei creditori privati il Consiglio ha deciso che i prestiti accordati nell'ambito dei fondi di salvataggio europei non avrebbero avuto la precedenza sui prestiti già in atto. Il Consiglio stesso non è tuttavia riuscito a trovare un accordo su un eventuale aumento dei fondi resi disponibili nel quadro del Mes, che attualmente hanno raggiunto quota 500 miliardi di euro. Nessun accordo è stato peraltro trovato sull'emissione di eurobond, sulla concessione di una garanzia sui depositi estesa a tutta la zona dell'euro e sul riconoscimento alla Bce del ruolo di prestatore di ultima istanza per i titoli sovrani (Wolf, 2012). Naturalmente una vera unione di bilancio, che taluni ritengono sia alla fine essenziale per garantire che un'unione

Page 15: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 14

monetaria possa funzionare nel lungo periodo, non è stata ancora stata raggiunta. Realizzare questo progetto richiederebbe un rafforzamento sostanziale dei poteri della Bce e la facoltà, che le dovrebbe essere accordata, di emettere eurobond sostenuti dall'Europa nel suo insieme e non solo dai singoli paesi. La Bce sembra si stia ora muovendo in questo senso. 44. Secondo il famoso analista monetario inglese Martin Wolfe la crisi non potrà essere risolta fino a quando non si creeranno le seguenti condizioni: una separazione definitiva tra le banche e gli Stati sovrani, il varo di un sistema capace di finanziare gli Stati sovrani in maniera gestibile durante il lungo periodo di aggiustamento e, soprattutto, il ritorno a una crescita economica sostenuta in Europa. Wolfe ritiene che la decisione di permettere al Mes di ricapitalizzare direttamente il sistema bancario è certamente molto importante in sé e per le prospettive che apre. Ma potrebbe anche essere stata una decisione dalla portata insufficiente che è stata presa con troppo ritardo. Mentre si stanno adottando queste misure le economie dell'eurozona si trovano sotto forte pressione a causa della disoccupazione, che nel luglio 2012 ha raggiunto nell'eurozona l'11,3% (Associated Press, 2012), e di un nuovo aumento degli spread sui titoli di Stato. Il declassamento dell'Italia da parte di Moody's nel mese di luglio ha portato il rating sui titoli di Stato italiani a soli due livelli dal livello "spazzatura". Al 13 luglio i rendimenti dei Btp italiani a dieci anni erano saliti al 6,03%, mentre quelli spagnoli avevano raggiunto il 6,76%. Lo stesso giorno i titoli di Stato decennali tedeschi registravano invece un rendimento dell'1,23% (Sithole-Matarise, 2012). Questi dati fanno capire che i mercati non sono affatto convinti che ci si stia avvicinando alla fine della crisi in atto. 45. Coloro che ritengono necessario portare l'Europa a un più elevato livello di integrazione sostengono che l'assenza di un'autentica unione di bilancio è stato il fattore fondamentale all'origine della crisi. L'Europa ha inoltre sofferto della mancanza di trasferimenti e di stabilizzatori automatici, che sono ad esempio molto importanti negli Stati Uniti, dove contribuiscono ad attenuare gli shock finanziari quando alcune regioni registrano tassi di crescita divergenti. Negli Stati Uniti le regioni del paese che realizzano dei surplus possono facilmente trasferire fondi verso le regioni in deficit attraverso gli ammortizzatori finanziari, come ad esempio il sistema di sicurezza e previdenza sociale. In questo modo, i pensionati della California ricevono i loro assegni di previdenza sociale anche se questo Stato americano attualmente versa in gravi ristrettezze di bilancio. In Europa non avviene lo stesso, e ciò ha peggiorato la crisi in termini sia economici che politici. 46. Se ci si accordasse su un sistema di bilancio più federato, teoricamente sarebbe possibile creare ammortizzatori del tipo sopra indicato, si potrebbe dotare l'Unione europea di una voce molto più forte in materia di politiche di bilancio nazionali e sarebbe possibile attribuire alla Commissione nuovi poteri di applicazione della disciplina di bilancio. Per poter essere credibili, tali nuovi poteri dovrebbero tuttavia essere più ampi di quelli utilizzati per far rispettare i criteri di Maastricht. Di fatto, alcuni elementi del Trattato di Maastricht non hanno mai trovato un'effettiva applicazione. Diversi grandi paesi hanno superato i limiti di bilancio previsti già nel 2004 e hanno successivamente indotto la Commissione a non imporre le multe previste per tali infrazioni. Pertanto già in una fase precedente è stato inferto un duro colpo alla credibilità dell'Unione monetaria, e da esso l'Ue per molti versi non si è mai ripresa. Ad ogni modo, vi sono scarsi segnali che gli Stati europei siano pronti ad accettare un'integrazione in questa materia, che significherebbe per loro perdere il controllo sovrano sulle finanze nazionali e porrebbe seri problemi di carattere costituzionale in diversi Stati membri. 47. Ciò detto, nella gestione della crisi la dimensione di bilancio è stata ufficiosamente inaugurata nel caso della Grecia, quando tra le clausole imposte dall'Fmi e dalla Bce sono stati inclusi limiti in materia di remunerazione degli impiegati pubblici, versamenti della previdenza sociale e altre spese pubbliche. Analoghe pressioni esercitate sul governo di Silvio Berlusconi al fine di imporre una serie di misure di austerità hanno condotto alle dimissioni del governo e alla sua sostituzione da parte di un governo tecnico guidato da Mario Monti (Feldman, febbraio 2012). Mario Monti e la sua squadra hanno deciso di mettere in atto una serie di cambiamenti strutturali cruciali che sono stati oggetto di elogi ed hanno attenuato le preoccupazioni circa l'economia

Page 16: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 15

italiana. Anche il Portogallo e l'Irlanda hanno accettato condizioni rigorose per il risanamento del bilancio e le riforme strutturali in cambio di nuovi crediti. Durante il vertice di giugno 2012 è stato promesso per il futuro un più stretto coordinamento delle politiche di bilancio in Europa, anche se non è affatto chiaro cosa ciò significhi concretamente. Certamente le condizioni politiche per una vera unione di bilancio non sembrano ancora sussistere. 48. Esiste inoltre una miriade di proposte che invitano a fare della Bce un prestatore di ultima istanza per i paesi in difficoltà. Di fatto questo consentirebbe alla Banca centrale di acquistare i debiti che i paesi non possono collocare sui mercati internazionali dei titoli. La Germania si è detta fortemente contraria a questa idea, sostenendo che essa viola i trattati dell'Ue ed in ogni caso sarebbe di natura inflazionistica (Schmidt, 2011). Un altro interrogativo che si pone è se la Bce debba emettere obbligazioni europee (o di stabilità) per conto dei 17 Stati membri dell'eurozona. 49. Nel novembre 2011 la Commissione europea ha richiesto l'emissione congiunta di obbligazioni europee ed ha presentato un Libro verde sulla fattibilità di tale misura. Essa rappresenterebbe un salto di qualità in tema di integrazione europea e un fondamentale progresso sulla via dell'integrazione monetaria e di bilancio europea. (Europa Press Release, 2011). Il Presidente della Commissione José Manuel Barroso ha dichiarato che l'attuazione di tale programma richiederebbe una sorveglianza più stretta in materia di bilancio e un maggiore coordinamento delle politiche per evitare i rischi connessi di free riding e azzardo morale. In termini pratici, ciò significherebbe sottoporre i bilanci nazionali all'esame della Commissione. La Commissione avrebbe il potere di richiedere revisioni dei bilanci in caso di divergenza dei piani di spesa dagli obiettivi di indebitamento e di disavanzo. L'idea che queste revisioni possano prevalere sul processo decisionale nazionale continua ad essere fortemente invisa a molti responsabili politici nazionali che difendono a spada tratta i poteri di controllo sovrani dei loro governi in materia fiscale e di bilancio. 50. Gli esponenti politici tedeschi e quelli di diversi altri paesi continuano a opporsi all'emissione di obbligazioni europee, sostenendo che ciò potrebbe renderli maggiormente esposti ai debiti inesigibili dei loro partner. Di recente la Cancelliera Merkel ha dichiarato che a suo avviso è "assolutamente inopportuno che la Commissione europea oggi suggerisca diverse opzioni in materia di eurobond, ciò che equivarrebbe a dire che possiamo ovviare alle carenze della struttura dell'unione monetaria collettivizzando il debito. E' proprio il genere di cosa che non funzionerà" (Reuters, 2011). Nel frattempo Angela Merkel ha assunto una posizione più morbida e sembra appoggiare la recente decisione della Bce di acquistare sul mercato secondario titoli degli Stati membri dell'eurozona in difficoltà, anche se la Bundesbank continua a opporsi a tale soluzione. Esistono inoltre preoccupazioni che un simile intervento potrebbe costituire una violazione del Trattato di Lisbona, che afferma espressamente che l'Unione europea e i suoi Stati membri non sono responsabili dei debiti di altri Stati. A ciò si aggiunge che in diversi Stati membri dell'eurozona si dovranno ancora risolvere questioni di carattere costituzionale. 51. In una certa misura, tuttavia, la crisi comporterà una maggiore integrazione. Un Patto fiscale firmato da 25 dei 27 membri dell'UE nel gennaio del 2012 prevede un maggiore coordinamento in materia di bilancio e un'intesa volta a imporre un tetto ai disavanzi. L'accordo entrerà in vigore una volta ratificato dai parlamenti dei 25 paesi. L'Irlanda terrà un referendum nazionale sul patto, ed anche in altri paesi vi sono segnali che fanno presagire battaglie politiche. Il patto è stato concordato per dimostrare l'impegno dell'Unione europea a prevenire futuri casi di deficit incontrollati tra i paesi membri. L'accordo, che sia il Regno Unito sia la Repubblica Ceca hanno rifiutato di firmare, avrà un impatto limitato sulla crisi attuale, a parte il segnale che esso trasmette riguardo al futuro. Alcuni hanno affermato che il nuovo trattato è superfluo in quanto si limita a ribadire regole dettate dal Trattato di Maastricht, che i governi ignorano tranquillamente dal 2004. (Cody, 2012) Altri ritengono che oggi sia necessario un incremento della spesa, non una sua riduzione, per mettere in moto la ripresa economica nell'eurozona; secondo costoro un'attenzione esclusiva ai bilanci potrebbe avere un effetto deflazionistico all'interno dell'unione monetaria. In ogni caso, questo nuovo trattato rappresenta una risposta alla richiesta della Germania, secondo

Page 17: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 16

cui l'Unione europea dovrebbe trovare nuove modalità per imporre una disciplina di bilancio a lungo termine. 52. Infine vale la pena di prendere in esame gli approcci alla crisi finanziaria assai diversi adottati dal governo degli Stati Uniti. La politica della Federal Reserve si pone come obiettivo centrale non solo la lotta all'inflazione, ma anche il conseguimento della "massima occupazione e di moderati tassi di interesse a lungo termine" (The Federal Reserve). Ciò significa che la banca centrale americana deve seguire con attenzione l'andamento del tasso di disoccupazione per reagire di conseguenza attraverso una politica monetaria accomodante. Durante la fase iniziale della crisi finanziaria nel 2007-2009 la Fed non solo ha salvato diverse grandi banche ma ha lanciato anche diverse operazioni di prestito per fornire credito alle banche, alle medie imprese e ai consumatori (gran parte del quale è stato successivamente restituito a beneficio dei contribuenti americani). La Banca ha portato quasi a zero i tassi di interesse a breve ed effettuato prove di stress per assicurare la sopravvivenza delle banche. Queste politiche erano associate a un pacchetto di misure federali, presentato dall'amministrazione Obama e approvato dal Congresso, destinato a fornire incentivi di bilancio a breve termine intesi a sostenere la domanda interna. Più di recente la Fed sta cercando di intervenire mantenendo i tassi di interesse a breve quasi a zero e acquistando buoni del tesoro a lunga scadenza e titoli garantiti da mutui ipotecari. La politica della Banca centrale europea è più strettamente concentrata sui tassi di inflazione, e questo orientamento ha condizionato fortemente le reazioni iniziali alla crisi monetaria. Mentre gli Stati Uniti hanno risposto alla crisi con politiche espansionistiche, le prescrizioni imposte dall'Europa e dall'Fmi alle economie europee investite dalla crisi erano maggiormente incentrate sui tagli alla spesa, sull'austerità e sulle riforme. In alcuni degli Stati che continuano a registrare elevati disavanzi di bilancio le riforme sono ovviamente indispensabili, ma rimane l'interrogativo sull'opportunità di adottare misure di austerità in una fase di piena recessione. Ancora una volta gli Stati Uniti hanno tratto vantaggio dalla loro capacità di dare una risposta nazionale e comune alla crisi e dal fatto di avere un bilancio integrato. Non è stato così per l'Europa, e questo è il nodo fondamentale.

IV. IL PROBLEMA COMMERCIALE 53. Un'altra sfida di lungo periodo che i mezzi di comunicazione non approfondiscono a sufficienza è il problema del commercio, che si pone per i paesi membri meno competitivi dell'eurozona. Poiché sul valore dell'euro incidono più fortemente i livelli di produttività delle economie più solide, come quella tedesca, le economie più deboli devono affrontare un serio problema di competitività sui mercati mondiali. Ciò si riflette in parte nell'aumento significativo del costo unitario del lavoro che si è registrato nell'ultimo decennio in diverse economie oggi in serie difficoltà. La Germania, invece, è riuscita a contenere l'aumento dei costi salariali e ciò ha potenziato notevolmente la sua competitività (Noord, 12 febbraio 2012). Nella prospettiva delle economie meno competitive, la sopravvalutazione dell'euro ha portato ineluttabilmente e costantemente a disavanzi delle bilance commerciali e delle partite correnti. In Italia, ad esempio, il disavanzo corrente in percentuale del Pil è aumentato considerevolmente dal 2000. Si è registrato nello stesso periodo un calo della competitività del costo del lavoro e dei livelli generali di produttività (OCSE, 2011). Questa evoluzione contribuisce a spiegare i risultati relativamente modesti raggiunti dall'Italia nel settore delle esportazioni da quando il paese ha aderito all'euro. Si tratta di un problema che il governo di Mario Monti appare intenzionato ad affrontare, anche se si è dovuto scontrare con la resistenza crescente di importanti attori sociali ed economici. 54. Di norma, i paesi con una propria moneta procedono all'aggiustamento dei disavanzi delle partite correnti svalutando la moneta. Ciò avviene automaticamente nei sistemi con un tasso di cambio fluttuante, mentre tutto il resto rimane immutato. Un deprezzamento della valuta contribuisce a far sì che i prezzi delle esportazioni siano più competitivi a livello internazionale e che le importazioni siano più onerose a livello nazionale. A seguito di una svalutazione, il consumo interno diminuisce, le esportazioni aumentano e, col passare del tempo, il deficit della bilancia commerciale comincia a tramutarsi in un'eccedenza. Di conseguenza, il debito estero invariabilmente diminuisce. Alcuni paesi hanno tuttavia perso questa flessibilità naturale in seguito

Page 18: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 17

all'adesione all'euro; la svalutazione della moneta non è più un'opzione da prendere in considerazione, a meno che ovviamente non sia motivata da tendenze su scala europea piuttosto che da trend economici nazionali. Questo crea a tali paesi enormi difficoltà nel fare aggiustamenti in reazione a forti squilibri commerciali internazionali; il deprezzamento della moneta non rappresenta assolutamente un'opzione possibile e il peso dell'aggiustamento ricade sui salari e sui redditi. E' importante prendere inoltre coscienza del fatto che il ricorso costante al disavanzo delle partite correnti è un modo diverso di affermare che un paese continua ad indebitarsi con l'estero. Questo è possibile solo nella misura in cui i creditori sono disposti a concedere prestiti al paese che registra il deficit. Se ciò non avviene, l'aggiustamento è fondamentale, e se non è possibile intervenire sui tassi di cambio molto probabilmente gli aggiustamenti riguarderanno i salari e i redditi. 55. La risposta di coloro che non ammettono il ritiro di un qualsiasi paese dall'eurozona è che l'alternativa consiste nel rendere più forti le economie meno competitive grazie all'adozione di politiche che intervengono sull'offerta, ad esempio rendendo le economie nazionali più competitive mantenendo la crescita dei salari in linea con la produttività, concentrando la spesa pubblica in maniera mirata in settori come l'istruzione, che garantiscono una migliore produttività nel lungo periodo, e tenendo sotto controllo la domanda interna. Ciò significa che ci sarà probabilmente una permanente pressione al ribasso dei salari - un fenomeno che comporta rischi sociali e politici (Feldman, 2012). Ma se i salari sono "rigidi" e non diminuiscono ne risulterà immancabilmente un aumento della disoccupazione. E' opportuno notare in questa sede che all'interno dell'eurozona il tasso di disoccupazione nell'agosto 2012 ha raggiunto l'11,3%, il livello più alto dall'istituzione dell'euro. Questo dato maschera inoltre un tasso di disoccupazione molto più elevato riscontrato nelle economie più deboli come Grecia e Spagna, nonché il problema estremamente grave e preoccupante della disoccupazione giovanile, che nei due paesi ha superato il 50%. A questo punto sarebbe legittimo domandarsi per quanto tempo ancora queste democrazie riusciranno a far fronte a livelli di disoccupazione così elevati senza contraccolpi politici nei confronti di un ordine monetario considerato, almeno in parte, responsabile. I conflitti potrebbero assumere una connotazione intergenerazionale, dal momento che in diversi paesi della zona euro il tasso di disoccupazione giovanile è in continuo aumento, una tendenza che nel lungo periodo potrebbe incidere sulla produttività. Se determinati paesi sono costretti a indebitarsi all'estero per riuscire a finanziare il proprio deficit commerciale, come possono riuscire a finanziare gli investimenti a lungo termine, necessari ad esempio al miglioramento dell'istruzione e delle infrastrutture, che, nel lungo periodo, potrebbero migliorare la competitività e creare nuovi posti di lavoro? Si tratta di questioni fondamentali per il futuro politico dell'Europa ed è legittimo chiedere per quanto tempo ancora gli elettori europei sopporteranno l'austerità senza alcuna prospettiva immediata di crescita.

V. IL RITIRO DALL'EUROZONA: UN'OPZIONE POSSIBILE ? 56. In considerazione di questi evidenti dilemmi che svariati paesi membri della zona euro si trovano ad affrontare, è possibile che alcuni paesi membri decidano di uscire dall'unione monetaria. Si tratta di un argomento tabù negli ambienti ufficiali, poiché la sua semplice evocazione potrebbe inviare un segnale indesiderato ai mercati finanziari. Per questa ragione i governi dell'eurozona si sono maggiormente impegnati per tenere la Grecia nel sistema della moneta unica. Se la Grecia dovesse lasciare l'eurozona gli speculatori inizierebbero immediatamente a scommettere sul prossimo candidato a uscire, e le loro stesse ipotesi potrebbero rivelarsi profezie destinate ad avverarsi. Anche una semplice voce messa in circolazione a conferma di una decisione di questo tipo comporterebbe un assalto speculativo alle banche greche. La crisi greca ne risulterebbe notevolmente aggravata, e i problemi delle istituzioni che detengono il debito peggiorerebbero notevolmente. Alcuni ritengono che un'uscita dall'euro comporterebbe l'abbandono dell'Unione europea da parte delle Grecia, anche se questo non sarebbe assolutamente necessario visto che alcuni membri dell'Unione non fanno comunque parte dell'eurozona.

Page 19: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 18

57. D’altro canto, la « nuova » dracma scenderebbe notevolmente al di sotto del tasso di parità originario nei confronti dell'euro, aumentando la competitività delle esportazioni greche. La svalutazione è stata un elemento essenziale nella ripresa di Russia e Argentina dalle relative profonde crisi economiche, e alcuni economisti ritengono che queste esperienze potrebbero essere prese a modello per la ripresa greca se il paese dovesse uscire dall'euro. L'Argentina, ad esempio, ha svalutato la sua moneta sulla scia del default internazionale del 2002 e da allora l'economia del paese è cresciuta ogni anno di una percentuale vicina al 7% (Nixon, 2012). Allo stesso modo, l'economia britannica ha sperimentato una crescita notevole dopo l'uscita del paese dal Meccanismo di cambio europeo (Mce) nel 1992. Ma non tutti gli analisti sono pronti ad ammettere che i vantaggi legati ad esportazioni a basso costo controbilancerebbero i rischi di un'uscita dall'eurozona, tra cui la probabilità di un assalto alle banche e l'esclusione della Grecia dal club europeo delle nazioni. 58. Un altro scenario ancora più drammatico sarebbe quello di un ritiro simultaneo dall'eurozona di un gruppo di paesi membri colpiti dalla crisi. Una situazione del genere comporterebbe verosimilmente una crisi bancaria immediata in ciascuno di questi paesi. Inoltre, è fortemente probabile che l'inflazione esploderebbe a causa del crollo delle monete, il che provocherebbe un'impennata dei prezzi interni dei prodotti importati, mentre la domanda dei prodotti destinati all'esportazione aumenterebbe comportando un aumento vertiginoso dei prezzi interni. Parallelamente, le economie più solide rimaste nell'eurozona assisterebbero a un aumento molto netto del valore della loro moneta, che costituirebbe una potenziale fonte di inconvenienti per un settore di importanza strategica come quello delle esportazioni. Cambiamenti così radicali all'interno del sistema monetario europeo comporterebbero inevitabilmente un radicale sconvolgimento dell'ordine mondiale. Ma, come è già stato evidenziato, i contraccolpi potrebbero essere meno gravi della permanenza in un sistema monetario che è in aperto contrasto con i dati macroeconomici fondamentali di alcuni paesi. 59. E' peraltro ipotizzabile, anche se improbabile, che l'esperienza stessa dell'euro possa concludersi. Ma anche un'ipotesi del genere si rivelerebbe estremamente costosa e ne seguirebbe un doloroso periodo di cambiamento. Nei paesi con un debito sovrano importante lo spread salirebbe nuovamente alle stelle e si potrebbero verificare assalti alle banche e default. Inoltre, il principio di solidarietà sul quale si fonda l'Ue risulterebbe compromesso, anche se gli Stati membri finirebbero per cooperare comunque per salvare il mercato unico e gli altri pilastri dell'Unione, sempre a condizione che la politica nei singoli paesi continui a considerarli una priorità. In ogni caso, in tempi così incerti come quelli attuali è difficile prevedere in quale direzione si muoveranno le politiche democratiche. 60. Dinanzi alla prospettiva di scenari inaccettabili di questo tenore, l'obiettivo centrale è stato quello di tenere insieme l'area dell'euro. Questo intento appare evidente soprattutto nel caso della Grecia, destinataria alla fine di febbraio 2012 della decisione di iniettare capitale nel paese per evitare un default, non prima dell'accettazione da parte dei negoziatori greci della realizzazione di tagli molto drastici della spesa che, per motivi evidenti, risultano altamente impopolari sul piano politico. Anche se non vi è alcun dubbio sul fatto che, nel lungo periodo, austerità e ristrutturazioni sono essenziali, sotto il profilo politico la tempistica costituisce un problema. Molti economisti keynesiani lamentano il fatto che l'austerità viene imposta in un momento in cui le economie più deboli registrano una crescita negativa. Una generale e rigida disciplina di bilancio rischia di innescare una seconda recessione in Europa e influisce ovviamente sui tassi di crescita negativi della Grecia. 61. La reazione degli Stati Uniti alla crisi mondiale è stata, per contro, in larga misura di tipo keynesiano, anche se alcuni economisti, come Paul Krugmann, sono convinti che l'iniezione di liquidità nell'economia degli Usa sia ancora insufficiente. In ogni modo, le autorità statunitensi hanno cercato di sostenere la domanda adottando politiche monetarie e di bilancio espansionistiche e rinviando gli aggiustamenti di bilancio che si renderanno necessari nel lungo periodo. La reazione alla crisi dell'euro è stata del tipo più classico, e la parola d'ordine - per Grecia, Spagna e Portogallo in particolare - è stata austerità, un approccio che, almeno nel breve

Page 20: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 19

periodo, sembra aver sacrificato la crescita. Il timore dei keynesiani è che i paesi in questione possano essere caduti nella spirale del debito per cui i tagli alla spesa generano un rallentamento della crescita. Questo, a sua volta, provoca problemi di bilancio con conseguenti tagli supplementari. Le crisi bancarie precipitano aggravando e allargando la crisi. Esattamente questa è la spirale nella quale sembrano essere caduti diversi paesi europei.

VI. SOLUZIONI PER IL SISTEMA INTERNAZIONALE 62. La crisi dell'euro pone seri interrogativi riguardo alle modalità con cui l'Europa gestirà il proprio debito sovrano, imporrà una disciplina di bilancio di lungo termine, ridurrà la vulnerabilità delle banche che detengono le obbligazioni e assicurerà il mantenimento di tassi di cambio adeguati, compatibili con il livello di produttività e di competitività dei suoi membri. Le conseguenze di qualsiasi cambiamento sistemico fondamentale vanno ben al di là dell'Europa. Esse possono di fatto rappresentare un'implicita minaccia per il sistema monetario internazionale, poiché attualmente l'euro costituisce la seconda valuta di riserva più importante al mondo. In ogni caso, i problemi legati all'euro e al dollaro hanno contribuito a sollevare un dibattito tra economisti e responsabili politici in merito alle possibili alternative all'ordine attuale. Alcuni reclamano una nuova Bretton Woods mirata a ridurre quella che appare sempre più un'intrinseca instabilità e incertezza dell'attuale sistema. 63. Il sistema monetario internazionale è chiaramente immerso nel caos. Il debito pubblico e privato a livello mondiale ha raggiunto il 300% del Pil e l'intero sistema monetario è pertanto esposto a un calo dei prezzi delle attività. Le tensioni relative alle valutazioni delle monete sono palpabili e il sistema sembra incline alla creazione di bolle speculative che, al momento del loro scoppio, potrebbero seminare caos a lungo termine nell'economia reale. Questa situazione genera anche tensioni diplomatiche. Il Congresso degli Stati Uniti, ad esempio, ha condannato apertamente la politica dei tassi di cambio palesemente predatoria attuata dalla Cina, anche se l'acquisto massiccio di debito americano da parte della Cina aiuta gli Stati Uniti a mantenere tassi di interesse relativamente bassi, che altrimenti gli USA non potrebbero sostenere a causa del loro livello di indebitamento molto elevato. La Cina sta acquistando anche il debito di Grecia, Spagna e Portogallo, in parte per preservare un tasso di cambio favorevole per le sue industrie esportatrici. Le questioni monetarie internazionali rispecchiano invariabilmente lo stato generale delle relazioni tra stati, e secondo alcuni l'attuale caos rispecchia in senso lato i cambiamenti nell'equilibrio di poteri a livello mondiale (Smick, 2012). 64. Alcuni economisti sono attualmente favorevoli sia a un aumento dell'inflazione sia a misure di azzeramento del debito mondiale. La loro tesi è che lo sforzo per ridurre gli oneri legati al debito attuale limiterà a tal punto il consumo da innescare una recessione devastante nonché instabilità politica. Paul Kedrosky ha osservato che uno sforzo organizzato e imponente in direzione di un alleggerimento del debito potrebbe di fatto mettere in moto la crescita economica, ma è molto poco probabile che l'idea difesa da Kedrosky - un default massiccio e organizzato del debito pubblico e privato - possa trovare applicazione, dal momento che risulta contraria alle pratiche e ai principi del sistema attualmente vigente (Kedrosky, 2012). 65. Un altro gruppo di economisti e di politici invoca un ritorno al sistema aureo e a tassi di cambio fissi, cosa che la piattaforma del partito repubblicano del 2012 prevede di prendere in esame. E' interessante notare che alcune banche centrali hanno aumentato le loro riserve d'oro. Ma il valore dell'oro è fortemente volatile e molti temono che un sistema di questo tipo sia instabile e possa imporre limiti reali alla liquidità e, per estensione, alla crescita economica. La maggior parte degli economisti ritiene che l'oro non possa rappresentare una base stabile per le transazioni commerciali e finanziarie mondiali e che non possa fornire il genere di liquidità necessaria al sostegno di una crescita futura (Eichengreen, gennaio/febbraio 2012). Di fatto, l'oro è un bene soggetto alle normali fluttuazioni della domanda e dell'offerta. La tesi classica sostiene che la massa monetaria debba essere legata al livello di attività economica e alla stabilità dei prezzi. Con

Page 21: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 20

il sistema monetario aureo, la quantità di oro disponibile per sostenere la moneta potrebbe aumentare solo seguendo il ritmo dell'aumento delle riserve auree, una situazione che dipenderebbe eccessivamente dai risultati dell'attività mineraria piuttosto che dai bisogni oggettivi dell'economia internazionale (Norris, 2012). 66. Vi è stato inoltre un tentativo di rafforzare la posizione di altre monete presenti nel paniere delle riserve delle banche centrali al fine di proteggersi dall'instabilità dell'euro e del dollaro. Tra il 2010 e il 2011 la quota del totale delle riserve in valute straniere diverse dal dollaro e dall'euro è passata dall'11% al 13% (Eichengreen, 2012). Si tratta di un livello ancora relativamente basso, che riflette la mancanza di solidità e di liquidità delle altre divise, condizione che le rende meno appetibili come monete di riserva. A titolo di esempio, di recente i mercati si sono rivolti al franco svizzero come a una sorta di baluardo dall'instabilità dell'euro, il che ha comportato in ultima analisi un forte apprezzamento di questa divisa, cosa che ha minacciato il settore delle esportazioni svizzere ed ha quindi provocato un intervento disperato delle autorità elvetiche per riportare la moneta a un punto di equilibrio sostenibile. Questo episodio è una dimostrazione della limitata capacità delle monete dei paesi più piccoli di assumere importanti funzioni di riserva. 67. In questo periodo si parla anche molto della possibilità di fare del renminbi cinese una moneta di riserva, e le autorità cinesi non sono necessariamente sfavorevoli a questa prospettiva. In realtà, i cinesi incoraggiano l'uso del renminbi, in alcuni casi mediante accordi bilaterali, come unità di scambio nelle transazioni commerciali: si tratta di una soluzione che abbassa i costi di transazione per la Cina e aumenta la domanda della sua divisa. Il problema è che i mercati finanziari cinesi permangono in una fase di sottosviluppo. Inoltre, la capitalizzazione del mercato cinese dei titoli è pari a solo un decimo di quella degli Stati Uniti e il suo livello di liquidità sul mercato è debole. Il renminbi comincerà realisticamente ad assumere un ruolo trainante a livello internazionale solo quando i cinesi avranno liberalizzato le entrate e le uscite di capitali e avranno adottato un tasso di cambio flessibile, riforme che le autorità non sono ancora pronte a intraprendere. 68. I cinesi hanno inoltre esaminato la possibilità di potenziare il ruolo dei Diritti Speciali di Prelievo - DSP - nel quadro delle riserve della banca centrale. Si tratta di una vecchia idea, avanzata per la prima volta da John Maynard Keynes a Bretton Woods. I DSP attualmente rappresentano solo il 3% delle riserve internazionali. Ma questa è solo una parte del problema. La difficoltà maggiore sta nell'elaborazione di un sistema di allocazione ai paesi ricchi e a quelli poveri. Il raggiungimento di un accordo in materia è pertanto altamente improbabile. 69. Tutto ciò fa pensare che il dollaro e l'euro rimarranno certamente le monete di riserva primarie a livello mondiale ancora per qualche tempo, a condizione ovviamente che l'euro riesca a superare le difficoltà attuali. Anche se finora i leader europei si sono mostrati molto più reattivi che proattivi nell'affrontare il problema, nondimeno essi hanno dato prova di una chiara determinazione a restare allineati sull'euro. La situazione potrebbe cambiare qualora i mercati dovessero rimettere fortemente in discussione la vitalità di fondo dell'euro. Il dollaro potrebbe trovarsi di fronte a problemi qualora non si trovasse una soluzione concertata e credibile alle questioni di bilancio e di indebitamento degli Stati Uniti, cosa che richiederà un grado di impegno bipartisan che recentemente a Washington è mancato. 70. In ogni caso, un adeguamento su entrambe le rive dell'Atlantico sarà essenziale per la stabilità finanziaria globale. I disavanzi correnti statunitensi sono insostenibili nel lungo periodo e il dollaro dovrà probabilmente subire un deprezzamento, in particolar modo in rapporto al renminbi, in modo da correggere i persistenti problemi relativi alla bilancia dei pagamenti, e questa misura dovrà essere associata a correzioni di bilancio essenziali e difficili. Per parte sua, l'Europa dovrà gestire tutti gli aspetti della crisi del debito di alcuni paesi mediterranei. Le banche e i creditori privati si troveranno probabilmente a dover rinunciare a una parte delle loro partecipazioni obbligazionarie, che si sono rivelate molto più rischiose di quanto anticipato dai regolatori. La Banca centrale europea, infine, dovrà fare della crescita un obiettivo aggiuntivo, specialmente in una fase in cui la stabilità dei prezzi non rappresenta la sfida primaria per le economie dei paesi

Page 22: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 21

membri. La crescita rappresenta effettivamente l'unica soluzione a lungo termine per i paesi che necessitano di un risanamento totale dei conti pubblici. Alcune banche dovranno forse procedere ad una ricapitalizzazione e le economie più solide dell'eurozona dovranno inevitabilmente pagare una parte del conto. Anche questo percorso presenta dei rischi politici. La principale fonte di ottimismo risiede probabilmente nel fatto che l'Europa potrebbe in definitiva ritenere di non avere altra scelta a questo tipo di politica. I rischi legati a un mancato salvataggio dell'euro sono assolutamente troppo seri per poter essere contemplati e questo scenario apocalittico ha gradualmente indotto i leader europei alla riflessione.

VII. CONCLUSIONI : FAR FRONTE AI RISCHI POLITICI ED ECONOMICI DELLA CRISI DELL'EURO

71. Per superare l'attuale crisi i leader europei e l'opinione pubblica dei diversi paesi dovranno rinunciare alla caccia al colpevole. Non c'è un singolo paese totalmente colpevole dell'attuale crisi. E' vero che diversi governi europei hanno gestito male le proprie finanze e non hanno intrapreso le riforme strutturali essenziali quando vi era la possibilità, in termini di bilancio ed economici, di farlo. Ma è anche vero che pochi in Europa hanno sollevato interrogativi scomodi sulla sostenibilità della gestione finanziaria e della spesa di Grecia e Italia durante gli anni della crescita. Di fatto, le banche tedesche, francesi e di altri paesi nordeuropei hanno fornito il capitale che ha alimentato la bolla immobiliare in Irlanda e Spagna, abbassando al tempo stesso il prezzo del debito pubblico in Grecia e Italia. Si sono registrate carenze anche in termini di vigilanza, considerato che le banche non erano tenute, in base alla normativa europea, a detenere riserve di capitale come garanzia contro le perdite legate al debito sovrano, pratica che ha incoraggiato una politica di prestiti spregiudicata e ha inibito correzioni essenziali. Inoltre, diversi importanti paesi, tra cui Francia e Germania, sono stati i primi a violare i limiti al disavanzo pubblico previsti dal Trattato di Maastricht, e l'intera Unione europea è colpevole di non aver considerato attentamente le condizioni essenziali di un'unione monetaria, tra cui la necessità di un'integrazione ben più profonda a livello di bilancio e di sistemi bancari. Nell'intraprendere l'unione monetaria, l'Europa è stata mossa più dalla fede che da validi criteri economici (Ewing, 2012). Il mancato riconoscimento di questa serie di errori collettivi renderà ancor più difficile l'individuazione delle essenziali soluzioni collettive. Il problema è che la caccia al colpevole è politicamente conveniente, anche se alla fine controproducente. 72. Il giornalista finanziario inglese Martin Wolf ha individuato tre condizioni essenziali per mettere fine alla grave crisi finanziaria dell'euro. Queste sono: la definitiva separazione delle banche dai fondi sovrani, l'acquisto di bond sovrani deboli a condizioni gestibili durante il lungo periodo di aggiustamento, e soprattutto il ritorno a una sana crescita economica (Wolf, 2012). Rimettere in moto le economie europee nel breve-medio periodo deve essere la priorità fondamentale dei responsabili politici europei. Ma è improbabile che questo obiettivo sarà raggiunto tramite il genere di incrementalismo e di mezze misure che ha fin qui caratterizzato la risposta alla crisi. 73. Questo periodo è stato caratterizzato non solo da dissesti finanziari, ma anche dalla rabbia dell'opinione pubblica. I governi devono fare i conti con reazioni di forte dissenso e sono accusati di aver lasciato che la situazione economica degenerasse al punto da compromettere seriamente la capacità di alcuni Stati di far fronte ai loro obblighi e alle loro funzioni. I governi devono fare i conti con la resistenza dei cittadini alle misure fondamentali necessarie per il superamento della crisi. Le riforme strutturali non sono mai popolari e sembrano ormai suscitare la collera dell'opinione pubblica nonché, in alcuni particolari casi, ondate di euroscetticismo che assumono le forme più estreme di nazionalismo. Si tratta di fenomeni che non riguardano solo l'eurozona. Anche nei paesi membri dell'Ue che non ne fanno parte si assiste a un inasprimento del sentimento anti-europeo che minaccia di indebolire il consenso europeo in senso lato. E' chiaramente necessario impegnarsi per incrementare il sostegno democratico a favore di politiche macroeconomiche sostenibili.

Page 23: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 22

74. I leader e i governi europei hanno davanti a sè la scelta fra tre opzioni molto difficili: 1) possono decidere di sottoscrivere congiuntamente eurobond, fare della Banca centrale europea un prestatore di ultima istanza e così procedere verso la creazione di un'unione di bilancio che darebbe maggiore credibilità all'attuale sistema e porterebbe l'Europa più vicino a un'autentica unione politica; 2) possono abbandonare l'euro e tornare allo status quo ante, o 3) possono continuare a cavarsela alla meno peggio per salvare il sistema nella sua forma attuale tramite piccoli interventi marginali. Tutte queste opzioni hanno dei costi ma l'ultima potrebbe costare più delle altre. 75. Diversi paesi membri dell'eurozona debbono intraprendere la strada del risanamento del bilancio per raggiungere un livello di maggiore sostenibilità. Questo punto è già stato oggetto di intensi negoziati tra la Grecia e i suoi creditori, ma il problema non riguarda solo questo paese. I tagli alla spesa saranno alla fine essenziali per diversi Stati, ma anche i tempi sono importanti. Sebbene non vi sia più molto spazio per aumenti delle imposte, l'efficacia della riscossione potrebbe essere nettamente migliorata nei paesi in cui l'evasione fiscale risulta diffusa. Ma molto spesso l'aumento della pressione fiscale e la riduzione della spesa non sono sufficienti a far fronte ai gravi problemi di fondo. Sarà pertanto fondamentale combattere i problemi strutturali presenti in tutta Europa, come la presenza di normative arcaiche e ingombranti, controlli inutili sui mercati al dettaglio, rigidità del mercato del lavoro, sistemi pensionistici irrealistici e onerosi che non sono finanziariamente sostenibili, nonché altri perduranti ostacoli alla crescita e allo sviluppo economico di lungo periodo. La riduzione della regolamentazione delle libere professioni, l'abbassamento delle barriere di ingresso ai mercati, specialmente per i servizi alle imprese e per le libere professioni, la riforma dell'istruzione secondaria e universitaria in funzione dell'evoluzione del mercato del lavoro, la riduzione delle restrizioni alla concorrenza nel settore della distribuzione costituiscono nuove vie che dovrebbero incoraggiare la crescita legata alla produttività (OCSE, 2011). 76. L'Europa si trova ad affrontare una crisi autogenerata in tema di crescita, e la sua selva normativa rende molto difficile alle società emergenti farsi spazio e competere a livello mondiale (The Economist, 2012). Questo è uno dei motivi per cui si verifica un esodo degli imprenditori europei del settore tecnologico verso Silicon Valley e Boston. Cambiamenti strutturali efficaci genereranno automaticamente nuove opportunità di crescita. Occorre in particolar modo porre rimedio alle rigidità del mercato del lavoro europeo, poiché nel vecchio continente la disoccupazione appare sempre più di natura strutturale (OCSE, 2011). I costi legati alle assunzioni in Europa e i relativi gravami regolamentari devono essere ridotti e le procedure di fallimento devono diventare meno onerose. I paesi che sono riusciti ad attuare una riforma di tali mercati oggi raccolgono i benefici che derivano da una riduzione della disoccupazione. La crescita economica rimane un elemento critico per la soluzione della crisi del debito sovrano europeo. 77. E' inoltre importante che gli oneri delle misure di adeguamento siano ripartiti in modo socialmente equo. I salvataggi delle banche, l'evasione fiscale delle classi privilegiate e le scappatoie fiscali concesse alle fasce più agiate della popolazione dei paesi occidentali hanno suscitato la rabbia dell'opinione pubblica. Se l'onere dell'adeguamento grava troppo pesantemente sulle fasce di reddito più deboli le ripercussioni politiche sono praticamente inevitabili. In caso di aumento dei loro redditi, proprio le persone meno abbienti sono maggiormente inclini a spendere sul mercato. La concessione di detrazioni fiscali alle fasce di reddito più basse potrebbe rappresentare un mezzo per stimolare i consumi. L'eliminazione di alcuni elementi dei codici tributari che favoriscono vistosamente i cittadini più abbienti, come la detraibilità degli interessi sui mutui, potrebbe incrementare l'equità, generando al tempo stesso reddito per il servizio del debito. Al tempo stesso, l'imposizione di imposte molto elevate a imprese e imprenditori non sarà molto utile per stimolare la crescita e potrebbe in ultima analisi penalizzare l'innovazione. E' evidente la necessità di trovare qualche forma di equilibrio. 78. Anche la vigilanza finanziaria va migliorata. Le banche europee hanno detenuto attivi ad alto rischio, trattandoli come se non fossero stati tali, fatto che non può essere considerato un errore imputabile solo alle banche, ma anche alle autorità di regolamentazione. E' opportuno potenziare

Page 24: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 23

le funzioni di vigilanza della Banca centrale europea. Il rischio di contagio deve inoltre essere contenuto assicurando che le banche siano adeguatamente capitalizzate. In termini pratici, sarà necessario incrementare i fondi del Fesf, mentre la Banca centrale europea dovrà agire in maniera più decisiva per alleviare l'onere che grava sui sistemi bancari europei. 79. Nel breve periodo, i paesi che dispongono di uno spazio di manovra più ampio in termini di bilancio potrebbero avere esigenza di stimolare la crescita economica mediante politiche più espansive. All'interno dell'eurozona, si avverte la necessità di generare crescita in tempi rapidi e i paesi in condizioni finanziarie e di bilancio migliori sono naturalmente in grado di svolgere questo ruolo. In termini pratici, ciò potrebbe significare che i paesi che presentano un surplus dovranno accettare un tasso di inflazione un po' più alto in questa fase di seria pressione economica. Questa condizione diventerebbe ancor più necessaria qualora l'attuale situazione economica dovesse peggiorare. Segnali forti di un'ampia - anche se lenta - ripresa negli Stati Uniti, tuttavia, potrebbero significare un primo accenno di una fragile ripresa dell'economia mondiale. Si creerebbe così un contesto più favorevole per l'Europa, che consentirebbe a quest'ultima di affrontare un'ampia serie di problemi critici. L'Europa dovrebbe ricorrere a un programma di fondi strutturali potenziato che possa fungere da ammortizzatore nell'ambiente attuale. Paradossalmente, questi fondi al momento non sono pienamente utilizzati in quanto i potenziali beneficiari non hanno le capacità amministrative necessarie per accedervi. Analogamente, nel corso del 2010 il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), istituito per far fronte ai problemi legati alla disoccupazione, non è stato quasi utilizzato (Schmidt, 2011). 80. L'Europa deve discutere seriamente una possibile integrazione in materia di bilancio e la possibilità di emissione di eurobond per condividere in maniera più ampia l'onere dell'aiuto alle economie maggiormente in difficoltà. Alcuni leader europei non sono stati finora disposti a considerare questo passo, ma tali crediti potrebbero fornire una moneta di scambio per incoraggiare cambiamenti strutturali e di politiche in paesi in cui tali cambiamenti sono effettivamente essenziali per la crescita a lungo termine. La recente decisione della Bce di adottare le Outright Monetary Transactions sembra aver stimolato il dibattito e indica che l'Europa si sta dirigendo verso la collettivizzazione di una quota di debito pubblico in essere. L'annuncio di Mario Draghi è arrivato in un momento critico in cui i mercati stavano iniziando a premunirsi per far fronte alla possibile fine dell'euro e gli analisti stavano facendo previsioni di crescita nefaste per l'Europa. Se messi in atto, questi crediti saranno soggetti a rigorosa ed efficace condizionalità e potrebbero diventare uno strumento per affrontare i problemi strutturali di fondo e far fronte al tempo stesso alle critiche esigenze di credito dei paesi a rischio dell'eurozona. Questo sarebbe anche un mezzo per coinvolgere i soggetti scettici riguardo alla mutualizzazione del debito in Europa (The Financial Times, 2012). 81. Allo stesso modo, la creazione di un vero mercato unico per l'energia, i servizi e le acquisizioni, nonché una più piena integrazione del mercato della difesa, offrirebbero finalmente un forte stimolo per un rilancio reale delle economie europee. Politiche che incoraggino una maggiore mobilità della forza lavoro si rendono altresì necessarie per garantire un funzionamento adeguato dell'unione monetaria. I mercati del lavoro europei sono molto statici e ciò rappresenta un ostacolo per il processo di adeguamento. Parimenti, una ulteriore liberalizzazione degli scambi commerciali transatlantici contribuirebbe ad eliminare gli ostacoli che gravano sul potenziale economico in tutta la comunità transatlantica. La conclusione soddisfacente del Doha round per la liberalizzazione del commercio internazionale potrebbe avere lo stesso tipo di effetto, ma su scala molto più ampia. Tuttavia, finora non è stata accordata sufficiente attenzione alle soluzioni commerciali all'attuale fase di difficoltà economica. 82. I forti tagli ai bilanci della difesa non rappresenteranno soluzioni per le difficoltà economiche e di bilancio in generale. I bilanci della difesa europei sono a livelli storicamente molto bassi e negli ultimi anni il divario di capacità rispetto agli Stati Uniti si è ampliato. Ulteriori tagli significativi avrebbero l'effetto di esasperare tali differenze e di minare la capacità dell'Europa di difendere i propri interessi collettivi e individuali in materia di sicurezza e di essere un efficace alleato della NATO. Se non altro, la crisi finanziaria dovrebbe fornire l'opportunità di rinnovare le strutture di

Page 25: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 24

spesa per la difesa in modo da spendere meno per personale e salari e di più per capacità, materiali e ricerca. Il rafforzamento della cooperazione in materia di difesa per le acquisizioni in ambito europeo rappresenterebbe un contributo cruciale in questa direzione. 83. Infine, durante fasi molto difficili in cui la politica economica diventa un pericoloso gioco di equilibri e la posta in gioco è molto elevata, è essenziale mantenere un dialogo democratico con la società, chiamata immancabilmente a compiere dei sacrifici nel breve e nel medio periodo. Questi sacrifici devono essere accompagnati dalla assicurazione che, nel lungo periodo, essi serviranno ad aprire la strada a miglioramenti fondamentali e dalla consapevolezza che non esistono alternative migliori. L'opinione pubblica tollererà i sacrifici soltanto se sarà chiaro che ad essere coinvolta nel processo è l'intera società e se vi sarà una chiara promessa di cambiamenti positivi al termine di tale processo.

Page 26: Assemblea parlamentare della NATO - senato.it€¦ · ristabilire la fiducia nel progetto della moneta unica. Negli ultimi mesi il segretario del Tesoro Tim Geithner si è recato

147 ESC 12 | 25

BIBLIOGRAFIA

Barker, A., & Wilson, J. (2012, 16 gennaio). Political failure casts cloud on Europe. Black, A. (2012, 3-5 febbraio). China weighs deeper support of euro bailout funds. The Wall Street

Journal. Cecco, M. d., Grauwe, P. d., & Grjebin, A. (2012, 23 gennaio). Fixing trade imbalances is only way

to avoid eurozone implosion. Financial Times. Chin, M., & Frieden, a. J. (2012, gennaio/febbraio). Whip up inflation, now. Foreign Policy . Cody, E. (2012, 30 gennaio). European leaders adopt treaty pleding debt reduction. The

Washington Post. Dash, B., & Appelbaum, E. (5 agosto, 2011). S.& P. Downgrades Debt Rating of U.S. for the First

Time. New York Times. EFSF places €3 billion bond in support of Portugal. (2011, giugno 2011). Consultato il 3 febbraio

2012, sul sito EFSF: http://www.efsf.europa.eu/mediacentre/news/2011/2011-010-efsf-places-3-billion-bond-in-support-of-portugal.htm

Eichengreen, B. (gennaio/febbraio 2012). When Currencies Collapse. Foreign Affairs. Europa Press Release. (2011, 23 novembre). European Commission Green Paper on the

feasibility of introducing Stability Bonds. Consultato il 5 febbraio 2012, su http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=MEMO/11/820

Eurozone emergency deal: Key elements. (n.d.). Consultato il 3 febbraio 2012 sulla BBC: http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-15472679

Feldman, M. (gennaio/febbraio 2012). The Failure of the Euro: The little currency that couldn't. Foreign Affairs.

Fidler, S. (2012, 3-5 febbraio). Greece's hazardous road to restucturing. The Wall Street Journal. Jenkins, P., Oakley, D., & Ralph Atkins. (2012, 31 gennaio). Banks set to double crisis loans from

ECB. Financial Times. Kedrosky, P. (2012, gennaio/febbraio). Write off the world's debt. Foreign Policy. Mahr, K. (2010, 12 ottobre). Is the arctic headed for another. Consultato il 17 febbraio 2012 su

Time Science Ecocentric: http://ecocentric.blogs.time.com/2010/10/12/is-the-arctic-headed-for-another-cold-war/

Munchau, W. (2013, 23 gennaio). Why the IMF should stay out of the euro. Financial Times. Mundell, R. (1961). A Theory of Optiumum Currency Areas. American Economic Review, 657-665. Noord, P. V. (12 febbraio, 2012). Briefing alla riunione della Commissione economia e sicurezza

dell'AP NATO presso l'OCSE. Norris, F. (2012, 3 febbraio). In a focus on gold, history repeats itself. The New York Times. OECD . (2011). OECD Economic Outlook November 2011. In OECD, OECD Economic Outlook

November 2011. Reuters. (2011, 23 november). MSNBC. Consultato il 5 febbraio 2012: EU's Barroso wants tight

euro zone budgets control: http://www.msnbc.msn.com/id/45416073#.Ty5y_FwV2_Z

Schmidt, V. A. (2011, 28 febbraio). Saving the Euro will mean worse troubles for Europe,. Foreign Affairs.

Smaghi, L. B. (2012, 27 gennaio). How to equip the IMF for the crisis of our time. The Financial Times.

Smick, D. M. (2012, gennaio/febbraio). Tame the world's crazy currency system. Foreign Policy. Spiegel, P., & Guy Dinmore, G. S. (2012, January 17). Monti warns of backlash. Financial Times. Waki, N. (2012, 1 febbraio). Reuters. Retrieved from ECB Cash trumps downgrades to drive euro

bond gains: http://www.reuters.com/article/2012/02/01/eurozone-bonds-idUSL5E8D11XH20120201

Walker, M. (2012, 31 gennaio). Planned Budget Treaty Would be niether Panacea nor Poison. The Wall Street Journal.

Wessel, D. (2011, 15 dicembre). U.S. Fiscal Union Offers Lessons to Europe. The Wall Street Journal.

Wolf, M. (2012, 23 gennaio). Seven ways to fix the system's flaws. The Financial Times. Wolf, M. (2012, 18 gennaio). Why the super-Marios need help. The Financial Times. Zoellick, R. (2012, 25 gennaio). A blueprint for Germany to save the eurozone. The Financial

Times.