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a.s. 2010/2011 n. 3 COMENIUS, ULTIMA PUNTATA A CIPRO i ragazzi raccontano Il giorno 9 Maggio da Fiumicino ci siamo imbarcati sull‟aereo per partecipare a Cipro al progetto Comenius. Con 2 aerei siamo arriva- ti a Larnaca dove ci aspettava Anna, una delle coordinatrici, che è la preside di una scuola speciale. Essa ci ha accompagnato all‟albergo Tetyk. Abbiamo cenato subito perché era già tardi. Il giorno seguente siamo andati al teatro, per le prove dello spettacolo ”Il matrimonio”, in cui recitavano gli allievi della scuola “Apostolo Barnaba”, con problemi mentali e fisici. I gruppi degli altri paesi portavano agli sposi un dono che consisteva in balli o musiche tipiche; noi abbiamo portato 3 musiche, l‟inno di Mameli, un pezzo dell‟Aida e La Primavera di Vivaldi. In seguito abbiamo visitato la scuola speciale, dove ci sono ra- gazzi con un handicap, divisi in classi con nomi invece delle sezioni; le professoresse controllano e trattano i ragazzi come se fossero i loro figli. All‟entrata c‟era una teca in cui erano messi in vendita i braccialetti e gli anelli creati da questi ragazzi. Dopo il pranzo tutti insieme a scuola, ci siamo di- retti verso il fortino di Liopetri in cui erano state giustiziate 4 persone che dichiararono l‟indipendenza dello stato e instaurarono una democrazia. In seguito ci siamo diretti verso un pi c- colo canale collegato al mare con dei piccoli moli. Qui, sulla sabbia si trovavano tantissime conchi- glie bellissime e molti paguri. Poi, tornati all‟albergo, ci siamo fatti un bagno in piscina. La sera ab- biamo cenato in una taverna tipica, in cui abbiamo fatto amicizia con i polacchi. Il giorno seguente, siamo stati quasi sempre in teatro per la prova generale. Alle 4 siamo tornati in albergo per cam- biarci e rilassarci e subito dopo siamo ritornati a teatro per lo spettacolo. Il giorno dopo, siamo an- dati ad Agia Napa, il museo del mare. Qui sono conservati moltissimi animali marini imbalsamati e moltissime conchiglie. La cosa che mi è rimasta più impressa è stato un mollusco di una conchiglia che paralizzava le altre conchiglie e poi le mangiava! Dopo, siamo andati a ”Water World”, il parco acquatico più grande d‟Europa. Qui mi sono divertito tantissimo, tra scivoli, piscine con le onde, e percorsi nell‟acqua da fare con gli amici. Verso le17, tornati in albergo, abbiamo avuto 2-3 ore per rilassarci. Alle 8 siamo andati a mangiare tutti insieme e in seguito è iniziata una festa in cui le per- sone che hanno contribuito a questo progetto venivano “premiate” con dei prodotti tipici di Cipro. Dopo abbiamo iniziato a ballare, 2-3 ore in continuazione; balli di gruppo e altri generi musicali… Abbiamo fatto amicizia con le ragazze tedesche, perché di ragazzi ce n‟erano solo 2 con cui ave- vamo fatto già amicizia in precedenza. L‟ultimo giorno siamo andati a visitare una chiesa paleocri- stiana del „400. Gli affreschi erano dell‟anno 1000. Poco dopo siamo andati al Camel park, dove siamo saliti in groppa a dei dromedari. È stato molto bello, anche se ogni tanto facevano paura perché si abbassavano di colpo… Dopo aver mangiato, ci siamo diretti verso Nicosia. Purtroppo è iniziato a piovere e quindi siamo stati costretti a rinchiuderci in un centro commerciale. Smessa la pioggia, siamo riusciti a visitare soltanto la linea verde, che divide lo stato in due parti. Dopo aver lasciato i polacchi, che la mattina dopo sarebbero partiti alle 3.20, siamo tornati all‟albergo, abbi a- mo salutato le nostre amiche e abbiamo finito la valigia. Il giorno seguente, ci siamo svegliati alle 5 e siamo ripartiti, arrivando alle 17.30. Giuseppe Celani, Francesco Ronzani 3° B, Enrico Grignani 2° D Questo viaggio, secondo me, è stato uno dei viaggi che non dimenticherò mai nella mia vita. Mi è piaciuto molto perché ho fatto amicizia con molte persone di altri paesi che non avevo mai visto prima in vita mia. Credo che questa esperienza mi abbia fatto maturare moltissimo e adesso so anche come vengono accettate nel mondo le persone con problemi. Giuseppe

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a.s. 2010/2011 n. 3

COMENIUS, ULTIMA PUNTATA A CIPRO

i ragazzi raccontano Il giorno 9 Maggio da Fiumicino ci siamo imbarcati sull‟aereo per partecipare a Cipro al progetto Comenius. Con 2 aerei siamo arriva-ti a Larnaca dove ci aspettava Anna, una delle coordinatrici, che è la preside di una scuola speciale. Essa ci ha accompagnato all‟albergo Tetyk. Abbiamo cenato subito perché era già tardi. Il giorno seguente siamo andati al teatro, per le prove dello spettacolo ”Il matrimonio”, in cui recitavano gli allievi della scuola “Apostolo

Barnaba”, con problemi mentali e fisici. I gruppi degli altri paesi portavano agli sposi un dono che consisteva in balli o musiche tipiche; noi abbiamo portato 3 musiche, l‟inno di Mameli, un pezzo dell‟Aida e La Primavera di Vivaldi. In seguito abbiamo visitato la scuola speciale, dove ci sono ra-gazzi con un handicap, divisi in classi con nomi invece delle sezioni; le professoresse controllano e trattano i ragazzi come se fossero i loro figli. All‟entrata c‟era una teca in cui erano messi in vendita i braccialetti e gli anelli creati da questi ragazzi. Dopo il pranzo tutti insieme a scuola, ci siamo di-retti verso il fortino di Liopetri in cui erano state giustiziate 4 persone che dichiararono l‟indipendenza dello stato e instaurarono una democrazia. In seguito ci siamo diretti verso un pic-colo canale collegato al mare con dei piccoli moli. Qui, sulla sabbia si trovavano tantissime conchi-glie bellissime e molti paguri. Poi, tornati all‟albergo, ci siamo fatti un bagno in piscina. La sera ab-biamo cenato in una taverna tipica, in cui abbiamo fatto amicizia con i polacchi. Il giorno seguente, siamo stati quasi sempre in teatro per la prova generale. Alle 4 siamo tornati in albergo per cam-biarci e rilassarci e subito dopo siamo ritornati a teatro per lo spettacolo. Il giorno dopo, siamo an-dati ad Agia Napa, il museo del mare. Qui sono conservati moltissimi animali marini imbalsamati e moltissime conchiglie. La cosa che mi è rimasta più impressa è stato un mollusco di una conchiglia che paralizzava le altre conchiglie e poi le mangiava! Dopo, siamo andati a ”Water World”, il parco acquatico più grande d‟Europa. Qui mi sono divertito tantissimo, tra scivoli, piscine con le onde, e percorsi nell‟acqua da fare con gli amici. Verso le17, tornati in albergo, abbiamo avuto 2-3 ore per rilassarci. Alle 8 siamo andati a mangiare tutti insieme e in seguito è iniziata una festa in cui le per-sone che hanno contribuito a questo progetto venivano “premiate” con dei prodotti tipici di Cipro. Dopo abbiamo iniziato a ballare, 2-3 ore in continuazione; balli di gruppo e altri generi musicali… Abbiamo fatto amicizia con le ragazze tedesche, perché di ragazzi ce n‟erano solo 2 con cui ave-vamo fatto già amicizia in precedenza. L‟ultimo giorno siamo andati a visitare una chiesa paleocri-stiana del „400. Gli affreschi erano dell‟anno 1000. Poco dopo siamo andati al Camel park, dove siamo saliti in groppa a dei dromedari. È stato molto bello, anche se ogni tanto facevano paura perché si abbassavano di colpo… Dopo aver mangiato, ci siamo diretti verso Nicosia. Purtroppo è iniziato a piovere e quindi siamo stati costretti a rinchiuderci in un centro commerciale. Smessa la pioggia, siamo riusciti a visitare soltanto la “linea verde”, che divide lo stato in due parti. Dopo aver lasciato i polacchi, che la mattina dopo sarebbero partiti alle 3.20, siamo tornati all‟albergo, abbia-mo salutato le nostre amiche e abbiamo finito la valigia. Il giorno seguente, ci siamo svegliati alle 5 e siamo ripartiti, arrivando alle 17.30. Giuseppe Celani, Francesco Ronzani 3° B, Enrico Grignani 2° D “Questo viaggio, secondo me, è stato uno dei viaggi che non dimenticherò mai nella mia vita. Mi è piaciuto molto perché ho fatto amicizia con molte persone di altri paesi che non avevo mai visto prima in vita mia. Credo che questa esperienza mi abbia fatto maturare moltissimo e adesso so anche come vengono accettate nel mondo le persone con problemi.” Giuseppe

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DAI REPORTER DELLA SCUOLA MAZZINI

All‟interno del progetto Continuità abbiamo avviato una collaborazione con la Scuola primaria Maz-zini per arricchire il CORRIERE DELL'ESOPO con alcuni contributi dei ragazzi più giovani, impe-gnati anch'essi nella lettura e nel racconto di ciò che succede a scuola e oltre.

UN PASSAGGIO MOLTO DIFFICILE Sono passati cinque anni dal nostro ingresso alle elementari e adesso è arrivato il momento di la-sciare il posto ad altri. L‟ansia aumenta sempre di più e i giorni di scuola ancora da trascorrere insieme diminuiscono ve-locemente. Quello alle medie è un passaggio importante e forse anche un po‟ speciale. Rappresenta una cre-scita: si diventa più maturi. Il rapporto con i professori sarà molto diverso da quello che abbiamo con le maestre, adesso. Alle medie ci saranno materie nuove e i compiti saranno infiniti.. Come faremo? Riusciremo ad abi-tuarci? Forse sarà un po‟ difficile, ma prima o poi dobbiamo riuscirci tutti. Molti dei compagni che siamo abituati a vedere ogni giorno forse andranno in scuole o classi di-verse e non li vedremo più così spesso. Tutti in fondo in fondo hanno un po‟ paura delle medie. Ci sono anche ragazzi fortunati che hanno fratelli che ci sono già andati. Chi vorrebbe lasciare le ma-estre dopo cinque anni; qualche lacrima scapperà a tutti, anche ai maschi! Alla fine tutti si sono abituati ai cambiamenti, perché noi non dovremmo farcela? Albachiara Bellaroba, Francesca Foddai, Margherita Rimassa Classe V C

Roma 6/4/11 Gentile Signor Sindaco Alemanno, Siamo gli alunni del 37° circolo didattico di Roma Giuseppe Mazzini, classe VA. Sappiamo grazie a due nostre compagne che Lei è stato avvertito che i platani che erano nel nostro giardino sono stati tagliati e molti di noi non ne sono stati entusiasti. Vorremmo che li ripiantaste. “Per noi gli alberi erano come degli amici“ dice Federica ”Adesso non c‟è più ombra e l‟ossigeno da chi lo prenderemo ora che sono rimasti solo due alberi?” Marzia invece sostiene: “Gli alberi per noi sono una specie di casa e senza di essi non si potrà più giocare a nascondino“ Claudia: “Chi ha fatto tagliare alberi anziani come l‟Italia? Senza di loro mi sento triste . Perché li avete abbattuti?” Chiara e Sofia pensano: “ Anche se erano vecchi, chi ci darà l‟ossigeno? Vi preghiamo di riflet-tere” “Gli alberi sono vostri e nostri amici, gli alberi sono il nostro ossigeno e quando non li ho visti mi sono sentita triste” afferma Marta. La nostra seconda Sofia: “Perché avete distrutto la vita di quei cinque alberi? Erano il ricordo del nostro passato. Adesso non credo che nessuno avrà più voglia di passare la ricreazione in un giardino triste come il nostro. Il sorriso ritornerà sul mio viso quando li vedrò di nuovo“. La nostra terza Sofia dice: “Mi è dispiaciuto moltissimo appena ho visto il giardino senza alberi. Non erano malati. Vorrei che ci fossero ancora.” Infine Carla dice: “Chiedo sostegno alla mia città e al mio Stato perché il giardino sia di nuovo come prima.“ Tutti in coro noi alunni della V A: “ Rivogliamo i nostri alberi”. Sperando di riavere presto in nostri alberi, La salutiamo.

Federica, Marzia, Chiara, Claudia, Marta, Sofia, Sofia, Sofia, Carla e tutta la VA

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Il patriota che ha dato il nome alla nostra scuola: GIUSEPPE MAZZINI

In occasione del 150° anniversario dell‟unità di Italia, vogliamo ricordare il padre della patria che ha dato il nome alla nostra storica scuola oltre a numerose piazze e vie: Giuseppe Mazzini.

Nato a Genova nel 1805, a soli 15 anni è ammesso all‟Università e si laurea in “Iure Utroque”, cioè in Legge, ma la sua grande passione è la letteratura. Entra a far parte della Carboneria, la società segreta che si batte per la liber-tà, l‟unità e l‟indipendenza dell‟Italia. Tradito, è chiuso in carcere nella fortez-za di Savona. Va in esilio in Francia dove fonda la Giovine Italia, ispirata agli ideali di liber-tà, uguaglianza e fraternità propri della Rivoluzione Francese, e che si pro-pone di costituire la Nazione “Una, Libera, Indipendente, Repubblicana”. Mazzini si batte anche per l‟indipendenza degli altri stati europei e viene con-dannato a morte in contumacia nel 1832.

Prepara vari moti insurrezionali che però non riescono; nel 1837 giunge a Londra dove fonda una scuola gratuita per i bambini poveri e dove vive in miseria. Nel 1848 partecipa alla Prima Guerra d‟Indipendenza e nel 1849 è nominato triunviro della Repub-blica Romana la cui assemblea, eletta a suffragio universale, elabora un‟avanzata Costituzione democratica e repubblicana. La Repubblica, difesa da Garibaldi, dopo una tenace resistenza, viene sconfitta dalle preponderan-ti truppe francesi. Negli anni successivi Mazzini vive quasi sempre in esilio a Londra, ma continua ad organizzare tentativi insurrezionali e a battersi per la libertà dell‟Italia. Nel 1872 giunge in incognito a Pisa dove muore il 10 marzo. Il giorno 17 dello stesso mese si svolgono a Genova i solenni funerali e vi partecipano, secondo i calcoli della polizia, circa centomi-la persone. Giuseppe Mazzini è stato insieme a Giuseppe Garibaldi, a Camillo Benso Conte di Cavour e al re Vittorio Emanuele II, l‟artefice della nascita della nostra nazione. Classe V B

STANNO ABBATTENDO I NOSTRI ALBERI Oggi , 21 marzo 2011, quando sono entrato in classe, io e i miei compagni non ci siamo accorti di niente ed abbiamo iniziato le lezioni. Verso le ore 9,00, un ronzio di motoseghe è risuonato nella scuola. Subito con la maestra ci siamo affacciati e tutti abbiamo provato un‟emozione triste; avevano ab-battuto i nostri platani.!! Il giardino era vuoto e c‟era segatura qua e là. C‟era ancora qualche operaio che finiva di tagliare il tronco innocente di un platano. A noi della scuola avevano detto che avrebbero tagliato i platani, ma per un paio di settimane non s‟era visto nessuno e quindi pensavamo che non li tagliassero più…. ma non è andata così. Ora il giardino è vuoto senza i nostri amici con cui giocavamo: ci rotolavamo sulle loro foglie morte di color beige che cadevano in autunno. In estate vedevamo le loro foglie forti e verdi men-tre in inverno quando cadeva la neve, dedicavamo loro testi, ma ora non sarà più così. Secondo me questi giganti buoni che ci hanno ac-compagnato per cinque anni ci mancheranno tan-to. Forse anche loro si erano affezionati a loro, al giardino e noi a loro. Non li vedremo più, non giocheremo più tra le loro foglie, non dedicheremo loro poesie e non vedre-mo più spuntare le loro foglie verdi. Oggi in questo primo giorno di primavera, che do-vrebbe essere il più felice, c‟è una scintilla di dolo-re perché i nostri platani non ci sono più. Lorenzo Iacorossi V D

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Inseriamo qui, dopo il racconto in cui i ragazzi della scuola elementare Mazzini descrivono il loro primo contatto con la nostra scuola media, la stessa espe-rienza raccontata da una ragazza di una delle classi che li ha accolti. Il medesimo episodio descritto con emozioni e commenti da entrambe le parti che vi hanno partecipato… Inseriamo anche un disegno che rappresenta la le-zione vissuta insieme Disegno di Caterina Priolo 1° I

UNA VISITA INATTESA Il primo marzo scorso sono venuti a trovarci nella nostra classe, la prima I, dei bambini di quinta elementare della scuola “Mazzini”. Avendo vissuto la stessa esperienza l‟anno scorso, ho sub i-to capito che si sentivano spaesati. Ci hanno fatto molte domande sulla scuola e spero che con le nostre risposte siamo riusciti a tranquillizzarli sulla loro paura della scuola media. Noi, che non sapevamo della visita, non abbiamo potuto prepararci a rispondere e dunque tutto ciò che abbiamo detto è stato sincero e spontaneo: è stato molto piacevole essere “chi risponde” al po-sto di essere “chi domanda”. Inoltre i bambini hanno assistito ad un‟interrogazione di geografia, che per fortuna è andata bene. Mi ha molto incuriosito che avessero le domande pronte su un foglio, sul quale hanno scritto le risposte perché io, quando ho vissuto questa esperienza, non ero così organizzata! Sono stata felice di questa visita perché mi ha ricordato un momento in cui ero molto emozionata. Ci è sembrato che anche loro siano stati entusiasti della visita e spe-riamo che l‟anno prossimo vengano qui all‟Esopo, trovandosi bene e vivendo la scuola con tranquillità, come facciamo noi ogni giorno in classe. Chiara Nonno 1° I

IL NOSTRO INCONTRO CON LE MEDIE Il giorno 4 Marzo noi della V E abbiamo avuto occasione di conoscere in parte il nostro futuro: le medie. È lo stesso nostro edificio, ma pareva così diverso. Dalla quinta, dove siamo i più grandi, siamo passati alle medie, dove eravamo meno dei più piccoli. A gruppetti ci hanno diviso nelle varie classi prime. Le classi hanno meno alunni e sono meno decorate. Gli alunni ci aspettavano, ci hanno accolto e ci hanno raccontato le loro esperienze come il viaggio a Policoro e le differenze tra le elementari e le medie. Le professoresse (ci fa strano chiamarle così, dopo aver passato cinque anni a chiamarle mae-stre) non hanno tanta confidenza con i loro alunni e sono molto più severe sui voti. Nonostante tutto ci sono molti progetti interessanti di musica, di ginnastica, d‟arte, di teatro… Ci sono stati dati anche molti consigli utili per anno prossimo. Abbiamo notato che non vengono tollerate le chiacchiere, infatti alla prima chiacchiera succede di andare fuori dalla classe e lo scattare della nota. Le professoresse ci hanno coinvolti nelle loro lezioni come le professoresse di tecnologia, di matematica, di inglese. Nell‟ora di tecnologia ci hanno spiegato che questa materia è tutto: quello che vediamo, quello che mangiamo e persino un hamburger è tecnologia!! Nell‟ora di matematica ci hanno insegnato il quadrato magico e noi abbiamo spiegato il trucco della tabellina del 9 con le mani. Nella lezione d‟inglese hanno fatto leggere a una bambina un testo. Insomma, questa visita ci è piaciuta molto e ci ha preparato all‟incontro con questo mondo d i-verso che incontreremo il prossimo anno: le medie. I bambini della V E

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L'ESTRAZIONE DEL DNA: un'esperienza di laboratorio scientifico

Lunedì 11 aprile per la prima volta abbiamo visitato l‟università “La Sapienza”. Ero emozionatissimo e anche molto ansioso. Con i miei compagni ho fatto un‟esperienza di laboratorio, guidato dalla dottoressa Giovanna, ricercatrice della Fondazione Cenci Bolognetti, nel dipartimento di Biologia e Biotecnologia dell'Università “ La Sapienza“ di Roma. Giunti in dipartimento, dopo una lezione introduttiva sul DNA, siamo andati in laboratorio per mettere in pratica tutte le procedure per l‟estrazione del nostro DNA per poi metterlo in un cuore di vetro attraverso questo procedimento: la prima fase consisteva nel mettere in bocca 2 ml di acqua e per 30 secondi morderci le guance per staccare le cellule e, una volta finito, abbiamo raccolto l‟acqua e la saliva in un bicchierino; poi con una pipetta l‟abbiamo trasportata dentro la provetta e abbiamo miscelato 5 volte delicatamente. Nella seconda fase abbiamo aggiunto nella provetta 5 gocce di proteasi per distruggere la membrana cellulare e nucleare delle cellule eucariote, quindi l'abbiamo rimescolata 2 o 3 volte sempre delicatamente. Nella terza fase abbiamo messo le provette in un bagno caldo con l‟acqua a 50 gradi per 10 minuti e intanto noi abbiamo fatto ricreazione. Una volta tolta dal forno, ciascuno ha invertito la sua provetta a 45 gradi e ha aggiunto 10 ml di alcool freddo. Dopo un riposo di 5 minuti, abbiamo osservato che nella provetta si formava una nuvoletta; ora bisognava invertire la provetta lentamente 5 volte per favorire la precipitazione del DNA che ha cominciato ad aggregarsi. Tutti felici abbiamo sigillato nei ciondoli di vetro il nostro DNA e ce li siamo legati al collo. E‟ stato un giorno indimenticabile per me perché ho vissuto un‟esperienza fantastica. Andrea Biscardi 1° B

UNA GIORNATA AI LABORATORI DELL‟UNIVERSITÀ Il 13 aprile la mia classe, la seconda B, è andata in visita ai laboratori dell‟Università “La Sapienza” per un‟attività organizzata dalla Fondazione Cenci Bolognetti. Noi abbiamo assistito a una lezione sulle cellule neuronali e cerebrali, quelle che sono alla base del sistema nervoso insomma, e che avevamo appena studiato in classe. La lezione è proseguita con un filmato incredibile su cosa ac-cade nel cervello quando questo subisce un danno. Devo dire che è stato molto interessante vede-re come il cervello è in grado di difendersi grazie alle microglia, cellule che fagocitano ogni corpo estraneo presente nel tessuto nervoso, anche se sapere che gli esperimenti vengono compiuti sui topolini mi è dispiaciuto molto. Dopo la lezione sulle cellule i ricercatori ci hanno fatto vedere una macchina speciale, in grado di preparare i tessuti del cervello per gli esperimenti, in pratica un‟affettatrice. Poi siamo andati a fare le osservazioni al microscopio, con il contrasto di fase e con la fluorescenza, sia delle HEK, che sono delle linee cellulari, sia dell'ippocampo di un topo. Infine abbiamo fatto delle esperienze con le pipette, quegli strumenti usati in laboratorio per prelevare una sostanza e poterla usare. Noi abbiamo pipettato per poter fare la conta delle cellule con la camera di Burker. Insomma, per un giorno siamo stati dei ricercatori veri e propri, e abbiamo potu-to osservare dal vero quello che avevamo studiato, fare esperimenti, usare strumenti molto com-plicati. E vedere come lavorano le persone che cercano sempre le cure alle malattie. Per ricordarci questa giornata ci hanno consegnato un attestato di partecipazione, a ognuno il suo, con tanto di nome. Un bel ricordo per una giornata davvero speciale. Da oggi posso dire che conosco le cellule quasi meglio del mio cellulare. Lucrezia Brunetti 2° B

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VISITA A PIAZZA VENEZIA DEL 01/04/2011 A Piazza Venezia, durante gli scavi per la metro, è stato rinvenuto un edificio composto da tre stanze identiche (di cui ne sono state messe alla luce soltanto due poiché la terza si trova sotto un palazzo) e dei corridoi che le collegano. Si pensa che l‟edificio risalga all‟epoca dell‟imperatore A-driano (117-138 d.C.). Data la sua strana forma, con delle scalinate laterali divise da uno spazio centrale, è probabile che si trattasse di una specie di “università” in cui si tenevano delle lezioni. Chi doveva parlare stava nello spa-zio centrale e le scalinate erano per gli “studenti” o coloro che sen-tivano le lezioni. Le pareti erano decorate di marmi ed infatti sono stati ritrovati delle specie di chiodi piantati nei muri che servivano a tenere le lastre. Ma l‟edificio non è sempre stato usato per questi scopi ed è stato cambiato molte volte radicalmente. Infatti, se ini-zialmente era un‟università, in seguito è divenuto un‟officina e an-cora dopo una stalla. Da quando è stato abbandonato come uni-versità sono stati tolti tutti i marmi e le decorazioni e sono stati fatti dei fori nel lastricato del pavimento che venivano utilizzati per fon-dere il bronzo e altri metalli. In seguito come abbiamo già detto è stato utilizzato come stalla. L‟avevano ricoperto di terra in modo ta-le che venissero ricoperte le scalinate e divenisse uno spazio abbastanza grande per tenerci delle bestie e soprattutto abbastanza piano. Gli archeologi che lavorano a questo scavo hanno capito che era stato utilizzato come stalla perché hanno trovato degli anelli fissati nel muro allo scopo di legarci gli animali. Ma c‟è stato anche un altro elemento che gli ha dato la certezza che quell‟edificio era stato usato per tenerci le bestie: infatti tra i vari marmi sono state trovati anche dei denti e delle ossa di animale. Successivamente venne un terremoto col quale cadde il soffitto e l‟edificio non venne più utilizzato. Negli angoli si possono ancora notare le crepe che questo terre-moto provocò. Alice Mazzacurati 1° E

Foro nel terreno utilizza-to per fondere i metalli

Sulla destra le scalinate e sulla sinistra lo spazio per chi parlava

Ecco un esempio di gancio che serviva per tenere il marmo

Corridoio che porta-va da una

sala ad un’altra

Si sono notati inoltre dei

marchi su al-cune pietre

sparse in tutto l’edificio

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Cominciò tutto il 28 aprile … Mondo reale o fantastico … E da lì il nostro punto di vista cambiò…

Tutto ebbe inizio il 28 aprile quando andammo alla RAI. Ci fecero capire che un solo semplice te-legiornale era composto da almeno 30 persone. Abbiamo avuto l‟opportunità di fare delle interviste cominciando dalla conduttrice Nicoletta Manzione : Come si riesce a parlare con la regia?

Si parla con la regia grazie a questa piccola auricolare che si chiama Teller In studio c’è una televisione, a che serve? Serve per controllare che il servizio, che si chiama anche RVM, fili liscio Perché lo studio che in tv sembra enorme in realtà è minuscolo?

Perché grazie ad un tipo di inquadrature si riesce ad ottenere questo effetto Ma se viene una notizia dell’ultimo minuto cosa si fa? Viene portato il foglio della notizia da un collaboratore e lo leggi al finire del servizio che in quel momento sta andando in onda Poi abbiamo continuato con la guida : Cosa rappresenta il cavallo alato davanti alla RAI? Il cavallo rappresenta il voler superare i limiti dell‟uomo e la corda significa che non ci riescono Come si monta un servizio?

Un servizio si monta in varie fasi: si va nella sala di montaggio e si monta il pezzo, però, per regi-strare la voce del giornalista, si deve andare nella sala speaker Ci sono più sedi della RAI? Sì, ci sono più sedi. Una cosa è certa… d‟ora in poi noi non penseremo solo alla conduttrice che conduce, ma anche alla tanta gente che ci lavora!

Caterina D‟Amico 1° A

VISITA CULTURALE ALL'UNIVERSITÀ "LA SAPIENZA"

L' 11 maggio il professore Fiorillo e la professoressa Ricci ci hanno portato all'Università La Sapienza" e lì una delle dottoresse ci ha parlato del DNA, ovvero l'acido desossiribonucleico. Ci hanno spiega-

to che il DNA porta l'informazione genetica che è ereditata dai nostri genitori alla progenie: controlla il colore dei capelli, degli occhi, della pelle, il tipo di sangue, l'altezza e le altre cose che ci rendono unici; infatti caratterizza ognuno di noi. Il DNA si trova nel nucleo che contiene tutte le sue molecole ed è organizzato in 46 cromosomi. Ogni volta che una cellula si divide, produce due cellule identiche, per dire un insieme di DNA di-ciamo Genoma. Poi ci hanno fatto fare un esperimento per ottenere il nostro DNA dalle cellule della guancia. Prima dovevamo masticare delicatamente le nostre guance, poi mescolare in bocca dell'acqua mine-rale per circa 30 secondi per poi sputarla in un bicchierino. Utilizzando una pipetta di plastica, abbiamo preso un po' del nostro risciacquo, lo abbiamo messo in una provetta con del tampone di lisi dentro e lo abbiamo riempito fino a 5 ml. Sempre usando la pipetta, abbiamo aggiunto la proteasi prelevata dalla provetta "prot" con il ri-sciacquo. Dopo abbiamo mescolato lentamente la provetta per 5 volte. Per togliere la membrana cellulare, per poi prendere il DNA, abbiamo messo le nostre provette in una specie di forno, a 50° per 10 minuti. Per rendere il DNA visibile le abbiamo tirate fuori, e abbiamo aggiunto l'etanolo freddo, cioè l'alcol bianco, e abbiamo miscelato per inversione 5 volte. E' spuntata poi, una sostanza bianca a forma di batuffolo che è andato verso il basso: quello era il DNA!! Uno ad uno, ci hanno prelevato dalle provette il DNA, e l'hanno messo in una boccetta per poi ag-giungere un filo e legarlo attorno al collo per usarlo come collanina!! Questa esperienza ci è piaciuta molto, e siamo sicure, che rimarrà nel nostro cuore per sempre!! Lavinia Bonicatti, Eugenia De Geronimo 1° G

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UNA PAZZA GIORNATA DENTRO A UNA VILLA Villa Gregoriana è una villa romana che si trova a Tivoli. All‟inizio veniva usata come discarica perché non si accorgevano della sua immensa bellezza. Attraversata dal corso del fiume Aniene, la cascata più volte inondava la città distruggendola. Il fiume girava intorno al Monte Catillo e il Papa Gregorio XVI decise, per il bene della città e dei cit-tadini, che il fiume andava spostato. Affidò i lavori all‟architetto Clemente Folchi. Si cominciò nel 1832. Scavarono nel monte un grosso tunnel dove sarebbe corso il fiume. Nella roccia fecero due grossi fori in due diversi punti della montagna che presero il nome di Cunicoli Gregoriani. I lavori finirono nel 1835 e ancora oggi ne è visibile una parte, che io ho visto e posso dire che sono im-pressionanti per la loro bellezza. Si scende per sentieri ripidi e ombrosi per i tanti alberi che li co-steggiano. A un certo punto il cuore fa un balzo: la Valle dell‟Inferno. Questa, che è la maggior attrazione di Villa Gregoriana, offre un panorama “da paura”. Si chiama così perché Dante Alighieri nella Divina Commedia dice che l‟Inferno ha la forma di un imbuto. In fondo alla valle si può vedere la Grotta delle Sirene. Scendendo ancora si può notare, dall‟altra parte, una galleria, che è stata creata nel 1809 dal governatore degli stati pontefici Miollis, per far godere ai turisti un panorama migliore e in modo più sicuro, perché prima si calavano con delle fu-ni e c‟era pericolo di morte. Questo panorama lo abbiamo potuto apprezzare anche noi alla fine della visita, è molto suggestivo perché fa vedere la Valle dell‟Inferno e la Grotta delle Sirene insieme. Proseguendo per il sentiero quest‟ultima, che è stata scavata interamente dall‟acqua, è una grotta a strapiombo. All‟inizio di tutto c‟era un grosso lago che poi con un‟alluvione è scomparso dando vita a tutte le insenature e le cavità. Risalendo per un altro percorso si arriva ai templi di Vesta e di Sibilla, le Vestali dovevano lasciare acceso il fuoco sacro alla dea Vesta. Le Sibille erano veggenti. Villa Gregoriana nel 2005 diventò proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e ora si può cono-scere con visite guidate. Auguro a tutti di andarla a visitare: è uno spettacolo con sorprese che non finiscono mai!!! Francesca Miracle 1° A

VILLA GREGORIANA

E’ lì, quella villa,

dal nome altisonante con un paradiso terrestre dentro,

con un muto sapore, di terra verdeggiante.

Magnifica,

con una sfavillante lucentezza, rinata.

Chiara Passagrilli 1° A

VILLA GREGORIANA

Due grotte gli occhi neri, per lacrime gocce pure di cascata, capelli di luce dorata intrecciati con foglie, rametti e fiori di cielo. Su ogni candida mano di nuvola un tempio di storia. Piena delle anime innamorate della sua antica bellezza, adagiata nell'Inferno rendendolo Paradiso. Margherita Rossi 1° A

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LA GALLERIA NAZIONALE D‟ARTE MODERNA Venerdì 29 Aprile noi ragazzi della prima I siamo andati a visitare la Galleria Nazionale d‟Arte Mo-derna. Questa galleria nasce nel 1883, all‟inizio era ospitata nel Palazzo delle Esposizioni in Via Naziona-le; nel 1915 le opere della galleria vengono trasferite nell‟attuale palazzo, progettato da Cesare Bazzani. Essendo nata per celebrare lo Stato Unitario, questo luogo ospita diverse opere, di diver-si periodi: dall‟arte neoclassica fino alle esperienze astratte degli artisti degli anni 50 e 60. L‟enorme palazzo è diviso in quattro parti: primo e secondo 800, primo 900 ed infine secondo 900. In questo posto, che ti fa assaporare ogni momento dell‟Italia nell‟arte, sono conservati circa 5500 quadri, anche se purtroppo solo 1100 sono esposti nelle cinquanta sale presenti nell‟edificio; per far entrare tutte queste meraviglie, il palazzo fu ampliato nel 1933/1934, ma in realtà gli ultimi lavori sono stati fatti per il Giubileo del duemila. Ecco gli stili che abbiamo potuto ammirare: Lo stile all’inizio dell’800: in quest‟epoca gli artisti sono ancora legati allo stile classico. Lo stile alla fine dell’800: in questo periodo c‟è un passaggio da arte classica (storica, religiosa, ecc…) all‟arte realistica e naturalistica ed all‟arte usata per protestare; a questo punto diventa più facile capire in che ambiente ed in che tempo viveva l‟artista. Lo stile del 900: lo stile di questo periodo è più concettuale, infatti le forme si deformano, cambia-no i colori ed i soggetti, che diventano ritratti, paesaggi e nature morte. Credo di avervi abbastanza informato su ciò che i miei compagni ed io siamo andati a vedere; ho voglia di descrivervi inoltre un quadro che abbiamo visto: “Le ninfee rosa” di Monet. Titolo:Ninfee Rosa Autore:Claude Monet Committenza:Progetto Nynphéas per Orangerie (otto dipinti), Museo di Pittura Impressionista e Post-Impressionista Data:1897-99 Provenienza:Acquisto dalla Marlborough Fine Art di Londra, 1962 Formato:81x100 cm Supporto:tela Tecnica: colori ad olio Sala:Del Giardiniere N° riferimento:5163 Breve descrizione: la tela rappresenta un particola-re dello stagno della tenuta di Giverny, dove l‟autore trascorse gli ultimi anni della sua vita. Vi sono ripro-dotte alcune foglie con fiori di ninfee che galleggiano placidamente sull‟acqua, che a sua volta rispecchia i colori del cielo. Analisi espressiva:le linee morbide e sfumate la-

sciano nell‟osservatore la sensazione di un pacato moto, come di una leggera brezza che accarezza l‟acqua e le ninfee. La posizione delle foglie e dei fio-ri di ninfee sulla tela è disomogenea, non centrale, ciò crea un vagare dello sguardo sull‟intera tela alla ricerca del soggetto, permettendo di dilatare la visione dal centro verso i margini della tela. Un ricco gioco di ombre e sfumature di colori permette alla fantasia di ciascun osservatore di immagi-nare il paesaggio intorno a questo piccolo particolare dello stagno: secondo me, ad esempio, un albero dalla chioma tonda si riflette nell‟angolo in basso a destra, delle nuvolette corrono nel cielo tinto dai colori del tramonto e quasi mi aspetto di veder saltare una piccola rana di foglia in foglia, tanto è vivida l‟immagine. Insomma lo spazio della tela si riempie non con soggetti definiti dall‟autore, ma con linee sfumate, che accendono l‟immaginazione degli osservatori.

Silvia Raveggi 1° I

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FOSSE ARDEATINE

Il 24 marzo la nostra classe, al termine del percorso sul valore della memoria, ha partecipato alla commemo-

razione, alla presidenza del presidente Napolitano, dell‟eccidio delle Fosse Ardeatine. Il 23 marzo 1944 un

gruppo di partigiani posizionò congegni esplosivi, perché esplodessero in via Rasella, a Roma, al passaggio

di una colonna di soldati tedeschi. L‟esplosione uccise trentadue soldati nazisti. Subito partì la rappresaglia:

per ogni tedesco ucciso dieci civili avrebbero dovuto essere fucilati. Con la morte di un ulteriore soldato e

cinque civili, in più si raggiunse il numero di 335 cittadini catturati. Molti di essi erano partigiani, carcerati o

ufficiali italiani. Oltre centocinquanta furono i civili innocenti. L‟esecuzione, ordinata e organizzata del co-

mandante tedesco Herbert Kappler, avvenne il giorno seguente all‟attentato. L‟uccisione delle vittime fu

compiuta all‟interno delle antiche cave di pozzolana, nei pressi di via Ardeatina.

COMMENTI E OSSERVAZIONI PERSONALI: “penso che i responsabili dell‟eccidio delle Fosse Ardeatine abbiano agito con ferocia, senza preoccuparsi della vita altrui, quasi come se fossero padroni del mondo ma, purtroppo per loro, il futuro radioso e splendi-do che avevano pensato di costruire, non è mai esistito, e, finché la libertà e la ragione prevarranno sulla stoltezza e sull‟ignoranza, non esisterà mai” “ …tutti noi possiamo comprendere il male che è stato fatto a queste persone; dobbiamo fare in modo che questo non accada più.” “… partecipare a questa manifestazione mi ha fatto riflettere su questa terribile carneficina” “… di cosa erano capaci i tedeschi pur di mantenere il controllo sull‟Italia” “…episodi come questi hanno provocato tanto dolore sofferenza in molte famiglie del tutto innocenti.” Lorenzo De Bonis, Gregorio Savarese 3° F

LA SCUOLA FUORI DALLA SCUOLA

LA RISIERA DI SAN SABBA Una strada normale che non dà nell‟occhio, piena di case e appartamenti. A un certo punto, verso la fine della strada si vede una struttura che a prima vista sembrerebbe una vecchia fabbrica dismessa da tempo. Un muro grigiastro, alto, che suscita in chi lo vede una sensazione di tristezza, il quale percorre tutta la struttura. Una linea continua che si interrompe solamente per fare spazio a un corridoio stretto, anch‟esso triste, inespressi-vo. A guardarlo non ti verrebbe mai in mente che in questo luogo sono morte migliaia di persone o passate altre mi-gliaia che sarebbero state successivamente brutalmente uccise. Appena finito il corridoio, a sinistra, la stanza della morte, una piccola stanza, buia, vuota, con solo una colonna in mezzo, nulla da vedere ma tanto da sentire. Nel cortile, uno spazio immenso ma vuoto, una struttura di metallo si erige all‟angolo che simboleggia il fumo del forno crematorio andato distrutto nell‟incendio appiccato dai nazisti prima dell‟arrivo degli alleati. Questa visita mi ha suscitato vari sentimenti e mi ha fatto capire come poteva essere vivere in spazi angusti e dor-mire con l‟angoscia che il giorno dopo potresti essere uc-ciso. Benjamin Barda 3° G

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IL CASTELLO DI MIRAMARE

Visitando il castello del nobile cognato di Sissi, abbiamo intrapre-so un viaggio nel passato, respirando l‟aria pura delle coste trie-stine, resa fresca e piacevole dalla brezza marina portata dal ven-to. Nella sua immensa poesia, il castello è avvolto in un groviglio di rami e acqua, che lo isola dalla città come se ci si trovasse in un universo parallelo, lontano dal caos e dal male. L‟aria, anche se ancora piovosa, sembrava accogliere gli infreddoliti visitatori, avvolgendoli in un manto di mistero e intrighi. Chissà quanti prima di noi hanno passeggiato per l‟afrodisiaco giardino, perdendosi tra le varietà di piante con il loro profumo, osservando nella quiete i movimenti della natura. Nell‟elegante costruzione ampie finestre sembrano raccontare di quando, con i primi raggi del sole, erano solite avvisare i reali che un nuovo giorno stava per iniziare. Costoro si svegliavano senza esitare, affacciandosi per ammirare le onde infrangersi contro la scogliera. Questa dimora conserva una così rara bellezza, perché Massimiliano D‟Asburgo l‟ha progettata per la sua amata, Carlotta del Belgio, affinché si realizzasse il loro sogno, trascorrendovi insieme i loro giorni, usandolo come rifugio per scappare dal resto del mondo. Ergendosi su un promontorio, il vento non tarda ad andarlo a trovare, per raccontargli di posti lon-tani e voci di passaggio. Al suo arrivo, la quiete svanisce per lasciare posto al soffio che ripulisce i pensieri e riordina le idee. Uscendo dal parco ci si lascia alle spalle emozioni che si trasformeranno in nuovi ricordi, in attesa di essere condivisi.

Valentina Pucinischi 3° G

RIFLESSIONI SUL VIAGGIO A TRIESTE

Durante questo viaggio abbiamo girato molte città, ripercorrendo, attraverso musei, castelli, risiere, mura, la storia, in parte anche la nostra storia. ELENA È una strana sensazione quella che provi trovandoti nel tuo paese, ma in un luogo quasi anormale, surreale. Il pensiero che cose orribili come quelle della Seconda Guerra possano succedere nel tuo stato, nella tua casa, ti lasciano spiazzato. Sentir raccontare (o anche vedere, come nel mio caso) di campi di concentramento o sterminio in altri paesi, vicini ma lontani, non da lo stresso ef-fetto. Quelli sono altri paesi, altra gente “diversa”, e solo gente nata in un posto diverso, capisci che siamo nello stesso mondo, che dobbiamo difenderci a vicenda, vicine o lontane che siano le nostre case. ARIANNA La risiera mi ha messo i brividi perché secondo me, visi-tare una struttura in cui venivano uccise delle persone solo per il loro pensiero politico o per la loro religione, è una cosa di cui si potrebbe fare a meno; però bisogna, almeno una volta nella vita, visitare questi posti per non dimenticare ciò che è stato fatto nel passato per impara-re dai nostri errori. GIUSEPPE La visita alla Risiera mi ha impressionato molto, non a-vevo mai visto nulla di simile. Mi ha fatto capire quanto l‟uomo ha sbagliato nella sua esistenza, provocando e-normi danni ai suoi simili. TOMMASO Abbiamo raggiunto San Michele del carso dove abbiamo visitato le trincee. Buchi. Stretti buchi in cui i soldati erano costretti a vivere. Non potevano quasi allargare le braccia. Era impressionante. Come se una talpa un po‟ cresciuta avesse scavato dei fossati. Troppo stretti per degli esseri umani. ARIANNA

3° B

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REPORTAGE: VIAGGIO IN TOSCANA ALLA SCOPERTA DI PIENZA, SAN QUIRICO D'ORCIA, BAGNO VIGNONI, SIENA E

MONTEPULCIANO

Alessandra Fondacaro 2° G

PIENZA: Piccola cittadina senese, situata al centro della Valle d'Orcia, soprannominata anche “città ideale” venne fatta costruire da Papa Pio II nel Rinascimento con l'aiuto dell'ar-chitetto Bernardo Rossellino.

La piccola Chiesa di San Francesco di ori-gine duecentesca con le caratteristiche delle chiese

francescane

SAN QUIRICO D'ORCIA: Paese di origini etrusche in pro-vincia di Siena, situato tra la Val d’Orcia e la Val d’Asso

La chiesa di

San Biagio

di origine

romanica.

BAGNO VIGNONI: Borgo medioevale situato nella Val d'Orcia. È noto in tutto il mondo per le sue terme e per la vasca che si trova all'interno della piazza principale.

Facciata del Duomo di Santa Maria Assunta in stile romanico -gotico italiano.

Il Palazzo Pubblico e la la Torre del Mangia in sti-le gotico, se-de del comu-ne.

SIENA: è una delle città più belle della Toscana, sorta sulle alture di tre colli è attraversata da vicoli e ampi viali che portano tutti al cuore della città: “Piazza del Campo” con il Duomo.

MONTEPULCIANO: sorge a 600 metri sul livello del mare. Il paese è circondato da una cinta

muraria. Montepulciano è molto importante per i suoi palazzi rinascimentali, per le sue chiese

e per il vino Nobile conosciuto a livello internazionale.

Facciata del Tempio di San Biagio in stile rinascimentale rea-lizzata da Antonio da Sangallo il Vec-

chio

Porta d'ingres-

so del paese

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I SOGNI

Alcune volte il più grande nemico dell‟uomo è il suo cervello; grande esempio sono i sogni, scherzi che quello scenografo che è il nostro cervello ci tende usando gli argomenti della giornata e met-tendoli insieme. Chi più, chi meno, tutti hanno dei sogni, e ancora, chi più, chi meno, ne hanno di realistici; i miei di sogni sono di quelli realistici, MOLTO realistici, infatti partono dallo svegliarsi la mattina, alla giornata, all‟addormentarsi tant‟è vero che al risveglio mi sembra di essermi svegliato da un giorno vero e proprio. Però la medaglia ha sempre due facce, e c‟è sempre quella situazione in cui lo “scenografo cervello” diventa “quel burlone di un cervello” e i nostri sogni diventano follie, antitetiche come il vestito del clown folle che riposa in noi che prende il sopravvento dal lato oscuro del nostro cervello e inizia i nostri folli pensieri, i pensieri che se ne “burlano” di tutto e che rendono i nostri sogni dolorosamente divertenti e divertentemente dolorosi. I sogni folli, su una mente “an-cora in costruzione” un po‟ come quella di un bambino possono avere molteplici effetti come per esempio “l‟indifferenza” che aiuta ad essere protetti da qualsiasi provocazione dato che in un so-gno folle “ci si burla di tutto”. Purtroppo però “la medaglia ha sempre due facce” ed il sogno folle può far diventare la persona folle come il sogno stesso. Infine, dico che una persona deve SEM-PRE ascoltare i propri sogni e fuggire dai possibili problemi causati da “QUEL BURLONE DEL NOSTRO CERVELLO”.

Francesco Firth 2° F

LIBERTÀ E DIRITTI

“La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, d‟ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all'autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva.” Così recita l‟articolo tredici della Costituzione Italiana; quest‟articolo può essere integrato con l‟articolo tre che dichiara che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e quindi anche gli stranieri o i diversamente abili; insomma nessuno può essere privato della propria libertà o della propria difesa in tribunale. Ogni persona può esercitare questo diritto, ma è suo dovere fare in modo che esso venga rispettato evitando di interferire sui diritti altrui. Da sempre l‟uomo ha fatto in modo che le sue libertà fossero rispettate, ma diversi esempi nella storia ci insegnano che non è sempre riuscito in questo intento. Uno degli esempi che rappresenta meglio la privazione della libertà è la shoah durante la quale milioni di persone sono state private della propria libertà e soprattutto della propria dignità. La libertà è un principio inviolabile anche secondo la Bibbia che invita i credenti a non uccidere, a amare gli altri e a non infliggere dolori violando la libertà degli altri. Oggi esistono numerose associazioni che, anche grazie a quest‟articolo della costituzione, si battono contro la violazione delle libertà. Secondo me questo è l‟articolo più importante di tutta la Costituzione perché invita i cittadini a essere rispettosi nei confronti delle persone anche se non condividono gli stessi interessi, opinioni o fede religiosa. Purtroppo è molto facile che si realizzino condizioni in cui questi valori siano violati. Federica Bilotta 3°C

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CORSE SFRENATE, SCHERZI E MOCCOLETTI NEL CARNEVALE DELLA ROMA PAPALINA

Il Carnevale Romano è stato uno dei più belli al mondo, se-condo quanto ci tramandano i documenti. Carnevale significa levare tutti i piaceri, infatti, precede la Qua-resima periodo di digiuno e preghiera. Il Carnevale Romano va dal 1150 al 1870, quando Roma di-venne capitale. Ai tempi del papato il popolo romano viveva in condizioni di disagio e povertà, non c'era libertà di parola e chi protestava veniva messo in prigione. Allora il Papa per evitare una rivolta contro di lui, concesse a Roma dieci giorni di baldoria, do-

ve tutte le regole potevano essere infrante. Nacque così il Carnevale Romano. A Roma il cuore del Carnevale era Testaccio, un quartiere molto popolare, poi, però, nel 1466 fu spostato a Piazza del Popolo, a Piazza Venezia e a Via del Corso, per volere del Papa Paolo II che in questo modo poteva affacciarsi dalla sua residenza di Palazzo Venezia e godere dello spet-tacolo di Roma in festa. Il Carnevale Romano era una vera e propria follia collettiva: gli uomini si travestivano da donne, i ricchi da poveri e al posto dei coriandoli si lanciavano riso, farina e sassolini che talvolta potevano accecare le persone. Gli Ebrei dovevano pagare una somma di denaro imposta dai Romani per partecipare al Carneva-le, ed erano oggetto di scherno e talvolta venivano uccisi. Il momento più emozionante e entusiasmante dei festeggiamenti era la corsa dei cavalli berberi che partivano da Piazza del Popolo, attraversavano Via del Corso e arrivavano a Piazza Venezia. A volte poteva capitare che qualche persona ai lati della strada venisse travolta o qualche fantino fosse scaraventato giù dalla sella. La storia del Carnevale Romano può essere considerata una metafora del potere temporale della Chiesa. Il papato che aveva acquistato sempre più potere dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente fu costretto a mantenere alcune delle tradizioni pagane, come i Baccanali e i Saturna-li, che inizialmente aveva perseguitato, ma poi è stato costretto ad accettare per non ritrovarsi con-tro parte della popolazione. Lo stesso Vaticano sorge sopra la Lucus Vaticana che era il bosco sa-cro pagano. Assimilando la cultura pagana a quella cristiana si ebbero le prime forme di sincreti-smo religioso. La Candelora, di tradizione pagana, fu assorbita nel Carnevale Romano. La festa dei mocco-letti, una delle più magiche e misteriose di Roma con cui il Martedì grasso si chiudeva il Carnevale Roma-no, deriva propria dalla Candelora. Questa festa consisteva nell‟incontrarsi tutti in strada, in particolare a Via del Corso e a Piazza Navona, in-dossando una maschera e portando con sé un moc-coletto acceso. Lo scopo del gioco era quello di spe-gnare il moccoletto di un‟altra persona conservando il proprio intatto. Vinceva l‟unico che rimaneva con il moccoletto acceso. Con l‟Unità d‟Italia e la fine del potere temporale della Chiesa iniziò un periodo di grande rinnova-mento a Roma: furono alzati gli argini del Tevere, strade e piazze vennero allargate, Via Nazionale fu prolungata fino alla Stazione Termini; ci fu quella che venne chiamata “Piemontesizzazione”. Con lo Statuto Albertino ci fu un miglioramento generale della condizione del popolo rispetto alla Monarchia. Ora Roma era capitale d‟Italia e doveva competere con le altre capitali europee, non poteva più permettersi dieci giornate di completa inattività. Vittorio Emanuele II abolì la corsa dei cavalli berberi e questo segnò la fine del Carnevale Roma-no. Nei festeggiamenti dei giorni nostri è rimasto poco di quella grande euforia che coinvolgeva tut-to il popolo. Jacopo Di Biagio 1°A

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TRE GIORNI INDIMENTICABILI: UN’ESPERIENZA FANTASTICA

Come tutti sanno, Venezia è una città unica ma non solo. Durante le vacanze pasquali, con la mia famiglia, sono andata appunto a Venezia. Il giorno della partenza non ero emozionata, di più. Ero elettrizzata al solo pensiero della partenza per una città meravigliosa e straordinaria e spiccavo salti di gioia. Durante il viaggio (che, confesso sembrava interminabile), non sono neanche riuscita a fare un pisolino! Arrivati a Venezia, ero stanca morta ma abbiamo subito iniziato a cercare la casa che una nostra amica ci aveva prestato. Muniti di mappa e valigie siamo partiti alla ricerca dell‟appartamento. Devo però confessarvi una cosa: mamma non vede molto bene e quindi ha scambiato una “e” con una “a”. E quindi? Immag i-no vi chiederete: che importanza può avere un così piccolo particolare? Ma, a Venezia tutto è im-portante anche una “e”, infatti la strada che cercavamo si chiamava “Calle dello Scaleter” e mam-ma l‟aveva letto con la “a”. Quindi, da una piazzetta nella quale ci trovavamo, siamo dovuti arrivare fino, praticamente, all‟altra parte della città. Cammina, cammina finalmente eccoci nella nostra pic-cola casetta: molto carina e luminosa con due terrazze. Una cosa che a mamma e, devo dire,un po‟ a tutti è piaciuta è stata la magnifica pasticceria sotto casa e il suo proprietario, un pasticcere veneto molto simpatico e molto gentile. La sera del primo giorno, dopo aver incontrato i nostri “com-pagni” di viaggio (dei nostri amici spagnoli che non vedevamo da tempo) abbiamo cenato in un risto-rante molto carino e finalmente tutti a nanna. Il giorno successivo, dopo una noiosa visita alla cattedrale dei Frari, siamo andati in giro per le tre isole: Burano, Murano e Torcello. La prima che abbiamo visitato è stata Burano: l‟isola del merletto. Meravigliosa con le sue case colo-ratissime, e molti negozi di merletti. Siamo entrati in uno di essi e mamma me ne ha comprato uno a forma di ballerina. Dimenticavo! La proprietaria del negozio ci ha spie-gato che per fare un centrino da tavola tondo ci mettono dieci giorni perché ogni signora che lavora il merletto è specializzata nel fare un punto solo. Dopodiché siamo andati nell‟isola di fronte, Tor-cello. Non mi è piaciuta molto ma una delle cose più belle è stato il trono di Attila. Dentro la chiesa di Torcello, c‟è anche un mosaico enorme tutto d‟oro e, devo dire, anche quello non era male! Do-po la visita a quest‟isola, siamo andati a Murano: la città del vetro, la mia preferita! Quando siamo arrivati, la prima cosa che abbiamo fatto è stata cercare una fornace aperta per vedere come si fa il vetro ma... che brutta notizia, non ci voleva: tutte le fornaci chiudevano alle quattro e noi, per visi-tare Torcello, siamo arrivati alle cinque. Però, niente musi lunghi perché comunque Murano è la città del vetro o mi sbaglio? No che non mi sbaglio! Infatti abbiamo continuato a camminare e ab-biamo guardato tutte le vetrine di tutti i negozi. Poi, dopo aver attraversato un ponte e aver guarda-to un altro paio di vetrine, siamo tornati indietro e abbiamo comprato tutti i regalini necessari. I giorni successivi abbiamo visitato molti monumenti ma un edificio che mi è piaciuto molto è stato “la scuola grande di S. Rocco”. All‟interno di questo edificio si trova un quadro enorme e bellissimo di Tintoretto che si chiama “La Crocifissione” nel quale il pittore si è anche raffigurato in un uomo che guarda la scena. Dopo questa gita, le altre, secondo me, sono state meno interessanti ma lo splendore di Venezia è infinito: si scoprono sempre cose nuove ed è una delle cose che preferisco di questa città. Emma Sciarra 1° E

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Il mio amico libro… amico solo per alcuni I ragazzi preferiscono cellulare, play-station e facebook invece che una bella lettura

Una finestra aperta, una tenda accarezzata dal vento e un libro aperto letto e riletto… questa è la tipica immagine ottocentesca. Ecco, oggi non è più così. Si dovrebbe descrivere con un computer connesso a facebook, tra notifiche e aggiornamenti, un orecchio incollato a una cuffietta dell‟iTouch e l‟altro al cellulare (touch screen, con connessione wi-fi e memoria di un bel po‟ di gi-gabyte, altrimenti sei considerato „sfigato‟). Certo, a chi non piace sentirsi qualcuno in una community online e avere tanti amici che ogni giorno ti scrivono? A chi non piace chiacchierare per ore? A chi non piace ascoltare la musica di tendenza che ascoltano i coetanei, anche se non ri-specchia i gusti personali di qualcuno? L‟integrazione è importante, sì, ma non potrà mai essere paragonata alla cultura, soprattutto se per integrazione si intende far parte di un gruppo, i cui indi-vidui che ne fanno parte perdono una personalità per adeguarsi agli altri. Un‟abitudine che si sta via via perdendo è quella della lettura. “Siamo nel III millennio, a che serve leggere? È passato di moda…” si giustificano alcuni. Ma siamo sicuri che leggere sia una moda? E, comunque, di certo non è la tendenza che trasforma un passatempo in passione. Certo, non tutti la pensano così. Ho svolto personalmente un breve sondaggio tra i ragazzi della scuola, per capire davvero quali fosse-ro gli interessi generali. Inutile! Certo, non dico che non serva saper leggere. Ci servirà, da grandi, per esempio a leggere le bollette o cose del genere. Ma leggere libri… no, non serve. Non so cosa farei se non ci fosse la lettura. Dopotutto serve a noi, per il nostro bagaglio culturale. E poi, non si sa mai, potremmo trovarci noi stessi, da grandi, dalla parte opposta, a fare gli scrittori. Allora, se non conosci qualche tecnica, sei nei guai. Leggere? Sì, non ho molto tempo, ma mi rilassa, quello sì. Troppo noiosa, la lettura. Preferisco mille volte la play-station e il PC, almeno con quelli mi diverto. Poi ci sono libri e libri. Personalmente a me non piacciono i tomi di mille pagine e passa, perché la trama è confusa e non ci capisco niente. Preferisco quelli più brevi e incalzanti. Ad ogni modo, direi che la lettura non è uno dei miei hobby preferiti. “Lettura” è un termine che si può riferire a innumerevoli aspetti. La lettura è quella di un volantino pubblicitario, di un giornale, di un libro. Per ciò che riguarda questi ultimi, ci sono decine e decine di generi letterari: fantasy, romanzi rosa, storici, di avventura, gialli e chissà quanti altri. Però alla fine serve a poco. La lettura è un gran bel passatempo, che ha appassionato e continua ad appassionare (anche se in forma ridotta) tantissimi giovani. Se qualcuno la considera inutile, è un problema suo. Serve per una cultura personale, per aprirsi a nuovi mondi, per ampliare il proprio lessico e, per i più ottusi, coloro che non ne capiscono l‟importanza, serve anche per prendere bei voti a scuola nei testi di italiano. Alla luce di ciò, mi sento di potere affermare che la lettura è fondamentale, a prescindere da ciò che va e che non va di moda. I dati riportati sono in base a un ristretto campione di studenti, ma è stato appurato in modo più scienti-fico che molti ragazzi preferiscono decisamente fare altro, invece che leggere un buon libro. Infatti, in ba-se a un sondaggio del 2006 svolto dall‟ISTAT, solo il 13% dei giovani si dedica ai libri. Si può quindi af-fermare che leggere non è una tendenza da segui-re, bensì una passione da coltivare per se stessi. Francesca Leonardi 3a H

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L’INDIGNAZIONE DEI LIBRI IN INGLESE RISPETTO A TRADUZIONI IN ITALIANO E FILM

Prima di leggere questo articolo, si deve sapere che nel libro “Harry Potter e la pietra filosofale” vengono elencati alcuni ragazzi: il film “scambia” addirittura un personaggio dell‟elenco, rispetto al libro! Di seguito, un dialogo tra libro, traduzione e film in italiano. Libro: Oggi vi voglio dire una cosa tremenda: le traduzioni in italiano dei libri in inglese ed i film trat-ti dai libri sempre in italiano sono fatti malissimo! Traduzione: COME TI PERMETTI!? Libro: Tu ancora ancora ci riesci ad essere abbastanza attinente al testo inglese, MA LUI NO!!! Film: MA COSA DICI! Libro: Ti faccio un esempio: hai presente il libro “Harry Potter e la pietra filosofale?”. E hai presente come lo racconti tu? Film: Sì, perché? Libro: Be‟, io dico che, ad un certo pun-to, si parla di Neville, Harry, Hermione e Marfoy (personaggi della storia), i quali vanno in punizione, mentre tu scambi Neville con Ron (altro personaggio)! Traduzione: E per quanto mi riguarda invece, come giustifichi una tale affer-mazione ? Libro: Se leggi il libro “Harry Potter e i doni della morte”, io parlo di una bac-chetta di quercia, mentre tu dici che è di sambuco. So che può sembrare niente, ma cambia la storia. Se leggi un qualun-que libro in inglese quindi e lo confronti con la traduzione in italiano, trovi diverse sottigliezze che, anche se non contano molto, non sono ben tradotte, a volte sono proprio ERRORI! I libri andrebbero letti nella loro versione originale, se pos-sibile!!! Traduzione e Film: UFFA! E VA BENE HAI VINTO TU, MA NE RIPARLERE-MO! Libro: Sì, sì, dite pure. Intanto io saluto: Ciaoooo! Disegno di Giorgio Donati 1° I Chiara Nonno 1° I

LA GIUSTIZIA SECONDO I RAGAZZI

La giustizia: un valore indispensabile per ogni società organizzata perché garantisce l‟uguaglianza tra le persone. Allora sorge spontanea una domanda: che cos‟è la giustizia? La giustizia è un prin-cipio morale, ma anche virtù, che consiste nel dare a ciascuno il dovuto e nel giudicare con equità. A volte però è difficile valutare imparzialmente, ma cos‟è che ci impedisce di farlo? Secondo noi i fattori possono essere vari, ma i più determinanti sono il pregiudizio e la paura verso il diverso. Ci sono vari modi per “giustiziare” nel mondo ma, secondo noi, non è giusta la pena capitale perché non rappresenta la “Giustizia” ma una forma di negazione del diritto alla vita. Per concludere biso-gna ricordarsi che noi siamo il futuro e che dobbiamo creare un mondo più giusto, per la felicità nostra, degli altri e della gente dell‟avvenire. Sofia Alfano, Valeria Feliciangeli, Flavia Fiorito, Giulia Rusciano 3° F

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LA SCUOLA... UNA FINESTRA APERTA SUL MONDO

Nell'antichità la scuola era riservata ai ricchi, mentre oggi le scuole sono pubbliche e alla portata dei più, perché è sinonimo di sviluppo, ed è quindi importante che le generazioni future non vivano nell'ignoranza. La persona ignorante è una marionetta, incapace di agire con la propria testa, nelle mani di altre persone più furbe che sono arrivate ad un gradino più alto. I fili con cui i burattinai comandano e controllano la marionetta sono composti da una fibra speciale, quella dell'ignoranza (molto resistente, difficile da spezzare). La scuola serve proprio a liberarsi da questi fili o evitare questa situazione,facendo nascere nei singoli individui una consapevolezza delle proprie capacità, rendendoli in grado di affrontare il burattinaio senza scrupoli dandogli, così, la possibilità di conquistarsi la liberà, diritto di tutti gli uomini. Detto questo, la scuola serve anche per altre cose, non meno importanti: ti apre le porte ad un futuro... grazie alla scuola puoi riuscire a riconoscere e coltivare ciò che ti piace di più, magari rendendolo il tuo lavoro, o comunque serve a prepararti ad altri lavori, che, anche se non ti piacciono, ti permetteranno di vivere in una situazione sostenibile, che, in questo periodo di crisi, è già tanto. In realtà, la scuola non è utile solo per te singolo individuo, ma opera anche per il bene della collettività: infatti, le scoperte scientifiche e in altri campi, quelle che migliorano la vita dell'uomo fornendogli cure e comodità, non sarebbero possibili senza la scuola, che fornisce ai ricercatori le conoscenze base. Quello che ho detto non è scritto da nessuna parte, ma si sa, però ci sono alcune persone che nella scuola vedono un potenziale nemico che ostacola la loro ascesa al potere, quindi fanno in modo di renderla incapace di nuocere, servendosi di tagli , con la scusa che pur da qualche parte, per via della crisi bisogna tagliare ecc. ecc. La cosa che mi irrita maggiormente è che, mentre la scuola pubblica è sommersa dai problemi, quella privata ''nuota nell'oro'', come se questa crisi non la toccasse minimamente...DICO IO! TROVIAMO IL MODO DI PAREGGIARE I CONTI!!! Viola Quinti 2° F

Una vita reale in un mondo ideale?

NEL TERZO MILLENNIO SI DICE ADDIO AI RAPPORTI UMANI A causa dei social network la gente si isola

Nella giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il pontefice Benedetto XVI approva l‟uso dei social network, ma non è d‟accordo con l‟utilizzo eccessivo, perché ciò incrementa la chiu-sura in se stessi creando una vita parallela on line. Mark Zuckerberg, creatore di Facebook, ha ricevuto un premio dal Times, giornale inglese, come uomo dell‟anno. “Questo attaccamento ai social network uccide i veri rapporti umani” dicono gli scienziati e confermano i genitori dei ragazzi. A proposito dell‟argomento, Sherry Turkle ha scritto un libro intitolato “Alone together“ che prende in considerazione il rapporto tra tecnologia e umanità: il computer è uno strumento molto utile “se si sa usare”, come del resto la televisione e tutti gli apparecchi elettronici. Un recente studio ha dimostrato come si è verificato un grande incremento nell‟utilizzo dei so-cial network ed in particolare di Facebook. In tre anni è cresciuta del 70 % la percentuale delle persone connesse ad Internet. “Anziché fare una telefonata inviamo un sms, invece di una lettera aggiorniamo lo stato su Fa-cebook, non parliamo e ci scusiamo perché non abbiamo più tempo e facciamo qualche altra cosa, magari un twitter rinviando il momento del dialogo a voce” dice la psicologa Turkle. L‟attaccamento eccessivo ai social network fa chiudere in se stessi soprattutto gli adolescenti, impedendo loro di costruirsi una vera identità e questo avrà ripercussioni su tutta la vita.

Francesco Consalvo, Leonardo Faleri, Francesca Leonardi 3° H

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LE LAGNE DEL MIO ZAINO

Il mio zaino è viola. E‟ un trolley grande con una piccola tasca laterale e un‟altra molto ampia dove metto i libri di scuola. Se potesse parlare credo che si lamenterebbe prima di tutto la mattina presto, quando mio padre lo mette sulla moto, grosso e pesante com‟è, sta sicuramente molto scomodo. Si lamenterebbe anche quando piove (ultimamente molto). Mentre noi abbiamo le giacche e gli ombrelli, lui sta lì al freddo a bagnarsi. Ma anche quando abbiamo lezione non mi darebbe pace un attimo e, se potesse, sbadiglierebbe per la noia. Inoltre i miei compagni molte volte, quando scendiamo le scale, gli danno i calci, e penso che se potesse parlare gli direbbe di smetterla. Gli spallacci dello zaino hanno una tasca apposita per metterli dentro, ma nonostante la mia forza, io non ci riesco mai, per la sua testardaggine. Lui mi risponderebbe che è cresciuto così. Nel pomeriggio, sta sempre in camera con me, mentre io faccio i compiti e - meno male che non parla! - altrimenti avvertirebbe mia madre se non studio. Quando lo lascio per andare a cena, è come se lo sentissi urlare di non lasciarlo solo soletto, per-ché ha paura del buio. L‟unico momento in cui non brontola è quando andiamo a dormire. Costanza Fiorespino 1° A

IL BULLISMO

Con il termine bullismo si indica generalmente nella letteratura psicologica internazionale il feno-meno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. In particolare con il termine bullismo si intende riunire aggressori e vittime in un‟ unica categoria. Le cause di queste prepotenze verso i più deboli sono tante ma la più frequen-te è quando il bullo subisce maltrattamenti dai genitori e ripercuote le azioni verso un suo coetane-o. Nella maggior parte dei casi il problema si risolve con sospensioni o note ma la soluzione più adatta sarebbe parlare con il ragazzo e capire i suoi problemi aiutandolo a risolverli. Iniziando a studiare questo fenomeno si è capito che appena si vedono le prime forme di bullismo bisogna in-tervenire e non giustificare il ragazzo o la ragazza dicendo: “È solo un brutto periodo poi smetterà” oppure “È solo una ragazzata”. No, non è una ragazzata, il ragazzo ha dei problemi che vanno ri-solti. I bulli possono maltrattare un ragazzo, anche solo verbalmente; possono essere anche in-consapevoli di quello che fanno, ma intanto provocano nella vittima una terribile insicurezza. Un‟insicurezza che, se non si interviene in tempo, la vittima porterà per sempre e spesso vivrà

momenti in cui rievocherà i sentimenti terribili provati.

Martina Bossù 1° F

CINEMA VS TEATRO

Oggi, mentre tornavo a casa, ho sentito dei ragazzi che parlavano di cinema e teatro e mi sono fermata ad ascoltare: “Ieri sera sono stata a teatro. È stato molto bello e mi ha emozionato, più del cinema” diceva una. “Credo che il cinema renda i messaggi più chiari” rispondeva l‟altro. “Io vado al cinema solo per vedere gli effetti speciali, per il resto trovo che sia inutile”, aggiungeva una ter-za. Mi sono quindi fermata a pensare quale secondo me dei tre ragazzi avesse ragione almeno in parte e sono giunta ad una mia conclusione. A me personalmente piacciono sia teatro che cinema, e credo che siano due cose abbastanza differenti: il teatro è bello perché hai un “contatto diretto” con gli attori ed è difficile essere “ingannati”; il cinema invece credo sia in qualche modo più rilas-sante e forse coinvolgente, anche se con gli effetti speciali di adesso capita spesso di perdere il filo della trama e di conseguenza capire poco di quello che accade. Trovo però che andare al cinema solo per gli effetti speciali sia uno spreco di tempo. Il bello di questi due ambienti è che puoi andare con gli amici e commentare e discutere col loro quello che hai visto, ma puoi andare anche da solo (personalmente trovo che sia più brutto) e farti la tua opinione. Alla fine, la cosa più importante è poter vedere spettacoli e film ben fatti,che pos-sano divertire e istruire allo stesso tempo, senza effetti speciali super costosi – spesso inutili e con dei contenuti intelligenti e “attraenti”. Sofia Alfano 3° F

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IL PONTE DELLA MUSICA Il nuovo Ponte della Musica è la nuo-va espressione artistica del quartiere Flaminio che ha l‟obiettivo di creare un legame culturale tre le strutture presenti nel quartiere mescolando ar-chitettura, musica, cultura, teatro e ar-te contemporanea. Il Ponte della Musica consente di

saldare due zone del centro urbano di Roma ricche di episodi architettonici significativi per la vita socioculturale della città: da una parte il quartiere Flaminio, con il Parco della Musica di Renzo Piano e il Maxxi, il museo di arte contemporanea, ma pure le infrastrutture sportive dei Giochi Olimpici del 1960 fra le quali il Palazzetto dello Sport di Nervi e lo Stadio Flaminio; dall‟altra, il quartiere della Vittoria, con l‟‟Auditorium della Rai e il complesso sportivo del Foro Italico. Il ponte e la pianificazione urbanistica: il ponte rappresenta quindi la prosecuzione ideale di un Asse della Musica, che dal quartiere Flaminio giunge verso Monte Mario. In tale funzione, l‟aspetto preminente del ponte diventa più pedonale che carrabile, in quanto concepito come colle-gamento fra i nuclei urbani presenti sulle due sponde più che come nodo di collegamento all‟interno del sistema viario dei Lungoteveri. La concezione architettonica: rispetto ad altri tipi di struttura la forma ad arco scelta per il ponte è la più visibile e riconoscibile, in uno spazio aperto tra le due sponde alberate. I due archi sono realizzati in modo tale che i due percorsi pedonali siano separati dalla corsia carrabile centrale. L‟inclinazione verso l‟esterno degli archi fornisce all‟area centrale del ponte l‟aspetto di una piaz-za tra le due sponde del fiume. L‟analisi strutturale ha tenuto conto fra le altre cose degli aspetti aerodinamici mediante test in ga l-leria del vento, e degli aspetti dinamici relativi alle vibrazioni indotte dal transito pedonale. Il ponte e gli spazi urbani: gli archi inclinati creano un naturale allargamento nella parte centrale del ponte, conferendogli l‟aspetto di uno spazio aperto urbano, quasi una piazza tra le due sponde del fiume. Lo spazio aperto dell‟impalcato, totalmente accessibile per un uso pedonale, sarà utiliz-zabile per fiere, festival, spettacoli e teatro di strada. Si potrà incoraggiare l‟apertura di caffè lungo il ponte, così da trasformarlo in una “destinazione”, un luogo dove fermarsi e dove passare il tem-po. Con la sua posizione centrale, diventerà una nuova Piazza lungo l‟Asse della Musica, a caval-lo fra il quartiere Flaminio e il Foro Italico.

Il ponte e i trasporti: il Ponte della Musica e le opere acces-sorie previste sulle sponde realizzano non solo il collegamento fra due sponde opposte, ma anche una serie di reciproche connessioni fra i percorsi esistenti (carrabili, ciclabili, pedonali e fluviali), agendo quindi come un vero e proprio punto di scambio fra differenti mezzi di trasporto e spostamento. C‟è dunque un capovolgimento della concezione tradizionale del ponte come elemento il cui scopo è consentire il transito fra due punti. Il Ponte assume il ruolo di punto focale per sé, e ri-volge l‟attenzione anche a ciò che c‟è in mezzo, a ciò che c‟è

sotto e a ciò che c‟è intorno al Ponte. Una curiosità: sebbene realizzato nel XXI secolo, il progetto di un ponte che collegasse i due quartieri Flaminio e della Vittoria era presente già nei primi piani regolatori della città di Roma ad inizio del secolo scorso. Immagini del Ponte sono presenti infatti nei piani regolatori del 1916, del 1932, del 1933, e del 1941 per poi scomparire nell‟immediato dopoguerra ed essere recuperato solo agli inizi del 2000. Ginevra Ricceri 1° E

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SI SENTE SPESSO DIRE CHE TRA GENITORI E FIGLI NON C'È COMPRENSIONE.

UNA RAGAZZA RACCONTA…

Non posso dire di avere la classica famiglia felice, quella perfetta che si vede nei film. Vivo da sola con la mia mamma, il mio papà è a pochi metri di distanza da me, ma sembra che tra noi passi un oceano. Non posso assolutamente lamentarmi del rapporto che ho con mia madre, lei mi capisce, mi sa consigliare ed è sempre, in ogni occasione, pronta ad aiutarmi. Sa farmi riconoscere quando sbaglio e quando prendo le giuste decisioni. Molti dei miei amici mi invidiano per questo, invidiano il nostro rapporto di amicizia. Il problema, se così si può definire, è il mio papà, fidanzato e con un altro figlio che amo più della mia stessa vita. Voglio bene a mio padre, molto bene e anche lui me ne vuole, lo so. Come dicevo prima, però, tra noi passa un oceano, siamo uguali, ma totalmente diversi. È un controsenso, ma è così. È incredibile, pensiamo esattamente le stesse cose l'uno dell'altro, ma nessuno dei due ha il coraggio di esprimere in pieno la mancanza, il bisogno di soddisfarci, il bene, il bastarsi. E non serve piangere, non servono quelle messe in scena dove in lacrime ho detto: "Non mi capisci, non mi capirai mai!". So che non è così, so che lui è l'unica persona in grado di capirmi, l'unica persona che sa esattamente cosa provo e perché. Il problema è che non vuole farlo, lui non mi vuole capi-re; o fa finta di non farlo. Ma io cosa dovrei fare? Cosa dovrei fare oltre a chiamarlo tutti i santi giorni; e tutti i santi giorni, dopo avergli chiesto di vederci, ricevere un: "Domani" come risposta. Non mi piace per niente questa parola, perché bisogna sempre rimandare? Perché non oggi? Ècome se fosse offeso, se mi tenesse il muso per qualcosa di inesistente, qualcosa che non riesce ad esprimere. Mi chiama ripetendomi che gli manco, ma quasi non ci credo più. Se gli mancassi, troverebbe del tempo per stare con me. "E' tutto così complicato!" mi di-ce. Ma cosa è complicato, cosa? Mi manca, mi manca da impazzire. Sì, non sono perfetta, ho i miei difetti come tutti. Ho dei capelli che fanno come vogliono, degli occhioni marroni dai quali piove ogni volta che stiamo insieme, e quelle manine, enormi, uguali alle sue. Quelle manine che solo poco tempo fa erano sempre pronte a stringermi, ed ora? Servono solo ad asciugare le lacrime? Voglio tornare ad essere la sua principessa, quella che un giorno chiamava "piccola", ma che ora non lo è più. Forse questo è il problema? Forse pensa che sono ancora una bambina? Ma io sono cresciuta, anche se tante volte vorrei tornare indietro nel tempo, dove era tutto così semplice, dove i miei problemi erano basati sulle bambole, dove la mia unica preoc-cupazione era come fare uscire Barbie dal suo castello. Forse sono io che pretendo troppo, sono io che non mi accontento? Che inseguo il sogno della famiglia perfetta inutilmente? A volte, o meglio molto spesso, mi fermo a pensare a queste cose. Ho bisogno di pensare, di capire ed essere capita. Giorgia

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LA SCUOLA La scuola … non le medie, la scuola in generale: materna, elementare, medie, liceo, ecc. Bisogna farla, per alcune persone dico “pur-troppo” per altre “per fortuna”. Tra sec-chioni e non sec-chioni la scuola non è molto amata. C‟è gente che ha tutti 10, ma la lezione la passa a contare quanti giorni manca-no alla fine dell‟anno sottraendo i giorni delle altre vacanze e dei week-end. Andiamo all‟inizio di tutto questo, quando avevamo tre anni, all‟asilo, quando “disegnavamo” tutto il giorno con la porporina colorata, bei tempi, eh? Passiamo alla materna, quando invidiavamo i nostri fratelli e le sorelle maggiori perché studiavano e avevano i compiti a casa, non ne voglio neanche parlare. A quei tempi, sì che ave-vamo voglia di imparare, ma dalla terza elementare quella voglia era già passata, e non vedevamo l‟ora di vedere com‟erano le medie. Ora sappiamo come sono, le abbiamo viste, ok, basta, non ci va più di fare le medie. Non posso ancora parlare del liceo, so solo che se alle medie hai tutti 6, al liceo avrai tutti 4, ma buona fortuna! Ovviamente ci sono anche i lati positivi: gli amici (che credo siano la cosa più importante) e imparare. P. S. Sembrano poche cose ma non lo sono. Fidatevi sono cose che vi serviranno per tutta la vita. Daniele Procaccino 1° F

“SPEGNETE LA TV, ACCENDETE IL CERVELLO!”

Io consiglio di seguire le notizie dei telegiornali, giornali etc, senza considerarle oro colato ma con uno sguardo più critico; consiglio inoltre di non farsi influenzare da tutto quello che ci trasmette la televisione, perché altrimenti saremo una generazione teledipendente, senza idee, che viene con-vinta da qualunque cosa venga detta; se dovessimo arrivare a questo punto, vorrà dire che qual-cuno ci starà comandando, neutralizzando ogni nostra idea, e saremo convinti che la nostra vita si è divisa in tre fasi. Fase di rivoluzione quando volevamo cambiare il mondo (fino a 20 - 25 anni); fase di constatazio-ne, quando capiremo che abbiamo sbagliato a pensare di cambiare il mondo, perché non si può cambiare (fino a 30/45 anni); fase di televisione quando l'unica cosa che riusciremo a cambiare sono i canali della tv (fino all'età di 65/75 anni). Quando arriveremo a pensare così e ad esserne convinti, vuol dire che saremo sotto una dittatura come quella del libro “1984”, dove tutti erano strettamente controllati e la tv era obbligatoriamente accesa. Infine vorrei dare un consiglio, su cui bisogna riflettere: “Spegnete la tv, accendete il cervello”, trae-tene voi le conclusioni. Alessandro Pompapacchi 3° F

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Durante quest‟anno noi ed altri alunni della scuola abbiamo avuto l‟occasione di partecipare ad un corso di teatro diretto dalla prof.ssa Vecchione e Biagio Tomassi. Grazie al loro aiuto, abbiamo messo in scena “Sister Act”, un musical tratto dall‟omonimo film. Il film parlava di una cantante di varietà (Deloris),che, avendo assistito ad un delitto compiuto dal suo amante Vincent, viene nascosta dalla polizia nel convento di Santa Caterina. All‟ inizio Deloris, che nel convento veniva chiamata suor Maria Claretta, si sente come un pesce fuor d‟acqua, ma con l‟aiuto della suora pazzerella Maria Patrizia e della novizia Maria Roberta, riuscirà ad ambien-tarsi, anche se verrà ostacolata dalla severa Madre Superiora. Anche nel convento però, Deloris non perde la passione per il canto, e aiuta le sorelle dirigendo il loro coro, che non era conosciuto per la bravura delle suore nel canto, ma per il contrario. Con l‟aiuto di Deloris, il coro diventa fa-moso e talmente popolare da finire in televisione; in questo modo, Vincent scopre il nascondiglio segreto di Deloris e la rapisce. Ma, con l‟aiuto di tutte le sorelle e della Madre Superiora, che alla fine rivela un animo buono, Deloris verrà liberata e Vincent finirà in prigione. All‟interno del musical sono presenti molte canzoni, che noi abbiamo dovuto interpretare, ma non sempre è stato facile. Era divertente ritrovarci ogni settimana per provare, nonostante le arrabbia-ture che abbiamo fatto prendere ai prof. Il giorno più emozionante, però, rimane sempre quello dello spettacolo: IL 31 MARZO 2011. Lo spettacolo si è svolto nella cripta di una chiesa, la cui atmosfera si addiceva al tema dello spettacolo. Prima di salire sul palco, il nostro cuore batteva a mille e il respiro era affannato. 17.30 UN QUARTO D‟ORA all‟ora X (agi-tazione media) 17.40 CINQUE MINUTI all‟ora X (agita-zione alta) 17.45 0 MINUTI all‟ora X (PANICOOOO) 17.50 … ASPETTATE: SIAMO IN RI-TARDO !!! 18.10 FINALMENTE INIZIAMO! CUORE? batte. RESPIRO? presente. Ok, 3…2…1… IN SCENAAA! Eravamo tutte al massimo dell‟agitazione, con il panico da vendere, tra un cambio e un personaggio dopo l‟altro, lo spettacolo era purtroppo finito… e con esso, tutte le nostre risate, i nostri incontri, le dispera-zioni e il nostro impegno, anzi no, il pre-zioso ricordo è rimasto e rimarrà per sempre nel nostro cuore! Francesca Massari, Giusy Parrilla, Francesca Trento 2°B

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I COLORI DEL MONDO…

Nei mesi di marzo, aprile, maggio è stata allestita al Palazzo delle Esposizioni, in via Nazionale,

una mostra fotografica di immagini provenienti da tutto il mondo, dalla Macedonia alla foresta a-mazzonica in Brasile. Il percorso si divideva in quattro sezioni e perciò di quattro colori: l‟azzurro, il colore che raffigurava la tristezza in cui non sono stati rappresentati soggetti vivaci, ma anche si-gnificativi come lo scioglimento dei ghiacci o un tuareg vestito dalla testa ai piedi di azzurro. Que-sto colore fa riflettere sulle persone che abusano esageratamente dei beni del pianeta, infatti la fo-to che mi ha colpito più di tutte è stata quella di una bambina seduta sul ciglio di una fognatura per sorseggiare l‟acqua lercia. Poi, svoltando l‟angolo della galleria, il colore da osservare era il bianco. In questa foto, tra le tante, c‟era una fotografia del Carnevale di Venezia, in cui si potevano osservare due personaggi: Luigi XIV accompagnato dalla moglie, trainati da quattro cavalli bianchi. La didascalia spiegava che era-no due turisti della Penisola Iberica, venuti per trascorrere questa festività a Venezia. Andando a-vanti per il corridoio si vedevano immagini sug-gestive che, per la maggior parte, provenivano dall‟Africa, dato che il tema principale era l‟acqua. Molti visitatori esclamavano a gran vo-ce: - Ma guarda un po‟ com‟è ingiusto il mondo! – e io avrei voluto rispondere, anche se dopo lo pensai solo: “No, non è così, la vera ingiustizia siamo noi”. Successivamente questi turisti, probabilmente dalla Penisola Scandinava, im-boccarono un altro corridoio e io li seguii. Il colore adesso da ammirare era il verde. Qua-si sicuramente era quello che presentava il maggior numero di fotografie, e perciò gli han-no dedicato il corridoio più largo, perché avreb-be trattenuto a guardare più visitatori alla volta, e il più lungo per contenere la grande quantità di immagini. Il colore verde riguardava la natura; infatti due immagini catturavano l‟attenzione degli interessati: la prima si trovava al centro del corridoio e faceva notare un bisonte in mezzo a una prateria verde ferito alla schiena da un felino (non specificato nella spiegazione, forse un leopardo o un puma). L‟altra era un baobab, all‟apparenza minuscolo, ma, se si osservava bene, si poteva-no notare le persone che, in proporzione, erano un centesimo della statura rispetto all‟albero; e co-sì il baobab sembrava piccolo, ma in realtà era di un‟altezza eccezionale. Le foto erano interessan-ti, ma non come quelle descritte in precedenza.

Al colore rosso non erano riferite molte fotografie, infatti gli hanno dedicato il corridoio più piccolo. Tra le poche fotografie c‟era la seconda immagi-ne italiana: l‟eruzione dell‟Etna del 2002 con la didascalia che riportava una piccola spiegazione. La foto si trovava in uno dei lati di una stanza quadrata, dove ogni lato proponeva otto immagini per ogni colore; al centro della camera c‟era una palma di carta verde con disegnati i suoi deliziosi frutti sia alla vista che al gusto, dei cuscini verdi circondavano la palma di cartone, seduti su di essi si poteva ammirare su un televisore piatto dei video girati dai fotografi nei loro viaggi. Si no-

tava facilmente il passaggio da un colore all‟ altro nello schermo, anche se la gente disturbava transitando davanti al televisore e ciò non permetteva di osservare i minimi particolari. Comunque alla fine, usciti da quel palazzo, chiesi a ogni membro della mia famiglia se la mostra gli era piaciuta, ma non mi risposero: era una domanda retorica e con un‟occhiata capii che non c‟era bisogno di rispondere alla mia domanda. Marco Leonardi 1° H

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INFORMAZIONI E CURIOSITÀ SU ALCUNI ANIMALI DEL MONDO

ANIMALI DELL‟ARTICO: nei primi giorni di gennaio spunta il sole e gli orsi polari escono

dal letargo. Insieme alla madre ci sono anche i cuccioli che devono imparare a camminare. Le ma-dri non hanno mangiato per 5 mesi e hanno perso metà del loro peso. Insieme ai cuccioli devono raggiungere i maschi nel mare ghiacciato per procurarsi del cibo. In estate la calotta polare si scio-glie e per gli esemplari maschi, non avendo un territorio di caccia, è difficile sopravvivere. A dicembre, quando il sole non tramonta mai, i pinguini iniziano la ricerca di un luogo dove nidifi-care e riprodursi. Questo comportamento è più conosciuto in quelli di Adelia. L‟inizio della primavera attira molte specie animali che approfittano della breve abbondanza di cibo primaverile e dello scioglimento dei mari come i caribù che migrano verso la Tundra. I caribù sono in continuo viaggio quindi i cuccioli sono costretti a imparare a camminare fin dal primo giorno di vita. I lupi spesso li attaccano ma raramente riescono a catturare qualche cucciolo perché loro so-no più veloci.

ANIMALI DEI TROPICI: ai Tropici il sole splende 12 ore al

giorno e permette alle foreste pluviali di crescere rigogliose. Le foreste pluviali coprono soltanto il 3% della superficie terrestre ma ospitano più della metà di tutte le piante e degli animali del mon-do. Quelle della Guinea ospitano più di 42 specie di uccelli del paradiso come l‟uccello “dalle sei piume”. Le megattere in estate sono nella loro zona di riproduzione ai tropici. È una zona ideale per far crescere i piccoli perché ci sono pochi predatori temibili. I cuccioli bevono 600 litri di latte al giorno e le madri per nutrirsi devono migrare in zone più ricche di ali-menti, all‟estremo sud del nostro pianeta, è la migrazione più lun-ga compiuta da un mammifero. La meta delle megattere è l‟Antartide perché è un luogo molto ricco di alimenti come il krill, piccoli crostacei che si affollano non appena il ghiaccio si ritira. Le megat-tere hanno una tecnica di pesca che tramandano da generazioni: creano delle bolle d‟aria che cir-condano il Krill intrappolandolo, poi aprono la bocca e lo ingoiano.

ANIMALI DEL DESERTO: nella stagione secca, nel deserto del Kalahari nell‟Africa meri-

dionale, vivono pochi animali come gli elefanti che sono alla disperata ricerca di acqua e si dirigo-

no verso il grande delta interno del fiume Okavango nel cuore del deserto. Gli esemplari più deboli del gruppo, come i cuccioli o le madri, spesso si perdono e difficilmente ritrovano il branco. Gli ele-fanti proseguono verso il fiume e di notte si fermano nelle rare pozze d‟acqua di cui sono padroni soltanto il giorno, perché di notte la posizione di forza passa ai leoni. I leoni di notte ci vedono bene, mentre gli elefanti hanno una vista peggiore della nostra al buio. I leoni e le leonesse sono affamati e quest‟ultime si preparano per attaccare solo una cosa: i cuccioli delle loro prede. Gli elefanti però hanno una difesa: circondano i cuccioli per proteggerli. Le leo-nesse cercano nervosamente un varco per passare e aspettano il segnale per attaccare. Molto spesso la difesa degli elefanti è molto più efficace dell‟attacco dei leoni, quindi essi sono costretti ad attaccare in branco. Un solo leone non avrebbe speranza contro un ele-fante, ma i branchi sono formati anche da trenta esemplari e qualche volta alcuni elefanti cedono. Altri milioni di animali fanno la stessa disperata ricerca dell‟acqua. Il deserto termina dove acqua e polvere si incontrano e la sabbia lascia il po-sto alle vaste verdi praterie.

ANIMALI DELL‟INDIA: la Damigella di Numidia (un uccello migratore)

in estate inoltrata fugge dai freddi inverni della Mongolia e si dirige verso sud, in India, dove la attende un clima caldo. Per arrivarci dovrà superare l‟Himalaya ovvero la catena montuosa più alta della Terra. Quando il sole ri-scalda i versanti delle montagne l‟aria tiepida si alza dalle valli ma, poi, si tra-sforma in un vento impetuoso. Molte volte gli stormi incontrano delle turbo-lenze e sono costretti a ritornare indietro per la notte per non morire. Bianca Galli, Giuseppe Rampello 2° E

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I LIBRI Ad alcuni ragazzi non piace leggere. Questi ragazzi non vogliono leggere perché pensano che la lettura sia una cosa noiosa. Secondo me non è possibile giudicare i libri se nemmeno qualche pa-gina sia stata sfogliata. Questi sono pregiudizi, a volte insensati, perché, se sfogli qualche pagina e il libro ti piace, ti ci attacchi e non ti stacchi più. Se un ragazzo scrive male è perché, quasi sicura-mente, non leggeva o leggeva poco. La lettura aiuta tutti i ragazzi a scrivere e ad esprimersi me-glio. Anche se sei bravissimo la lettura ti aiuterà sempre di più a scuola. Penso però che, se si prende la lettura come un obbligo e non si legge un libro con passione, la lettura ti annoierà sem-pre. Se, invece, lo si legge con volontà e interesse si finisce il libro in fretta perché ti piace e sei in-curiosito. Dipende anche dai gusti di un ragazzo perché se a lui piacciono i libri horror e gli viene proposto un libro sentimentale è naturale che non lo leggerà. Insomma, credo che i libri siano delle finestre sul mondo. Delle finestre dalle quali conviene affacciarsi per accrescere la propria cultura personale. Occorre, però, trovare quello giusto che più si addice al nostro gusto, al nostro tempe-ramento e alle nostre abitudini. Nicolas De Matteo 1° F

LOLEK, UN RAGAZZO CHE AMAVA IL TEATRO Lolek è un ragazzo polacco di Wadowice. Adora lo sport e la letteratura; brilla nel canottaggio e nello sci. La sua passione per la letteratura, invece, è qualcosa di più profondo e poetico, una passione che gli è stata trasmessa dalla sua famiglia. Adora la letteratura e tutto ciò che ad essa è collegato, quindi in primo luogo la scrittura e il tea-tro. Fonda, insieme ad alcuni suoi amici, una compagnia dilettantesca di teatro e diventa un abile commediografo, attore e regista. Ama il teatro rapsodico e dice sempre “l‟esperienza teatrale è stata per me una continua scoperta ed una ricerca infinita”. All‟interno della sua esperienza tea-trale, Lolek si riconosce nei personaggi e li ammira per coraggio ed intelligenza. La vita a Cra-covia però sta cambiando: il teatro di Lolek non piace più a nessuno e di conseguenza, a causa della guerra, il gruppo perde molti dei suoi attori nel 1943 e si scioglie definitivamente nel 1945. Forse non conosciamo Lolek per le sue opere teatrali o per i suoi film e potremmo pensare a quel ragazzo come ad un uomo qualunque, ma se vi dicessi che quel ragazzo biondo e magro-lino è conosciuto in tutto il mondo come Papa Giovanni Paolo II cambiereste idea? Pietro Lanza °1B

E' Primavera!

Sento nell'aria una frizzante energia

Percorro vie di tenui e profumati colori

Gli alberi del parco emanano silenziosi o-

dori

di freschezza e di brina.

Non più grigie strade

ma verdi prati

Non più scuri palazzi

ma fiori dai mille colori.

Camilla Angelini 1° A

PROFUMO D'OMBRA

Nell'oscurità del sottobosco

tra muschi e licheni

ecco profumo d'ombra:

odore pungente che ricordi amari rievoca

come una voce fredda

in questa notte vellutata.

Margherita Rossi 1° A

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UN REPORTAGE SU NEW YORK…

Il giorno 15 aprile sono partita insieme alla mia famiglia: destinazione New York. Siamo arrivati come previsto il 15 sera. L‟indomani la nostra prima tappa è stata Central Park, un parco al centro di Manhattan. Successivamente siamo andati a Times Square: una delle piazze più famose di que-sta città. Verso le sei di pomeriggio ha iniziato a pio-vere, quindi ci siamo riparati nel centro commerciale “Columbus Circle”, all‟interno del quale erano esposte delle statue dello scultore spagnolo Dalì. Il 17 aprile siamo andati a visitare “Madame Tusseaud”, il famosissimo museo delle cere nel quale sono esposte le statue di molti at-tori famosi e di molti personaggi storici. Abbiamo proseguito la nostra passeggiata fino a Brooklyn, il più popoloso quartiere di New York a est di Manhattan, oltre l‟East Ri-ver. In questo quartiere non abbiamo visto tantissimi grattacieli ma solamente palazzine di sei o sette piani ( alte per noi, basse per loro!), tutte con le tipiche scale di emergenza in ferro fuori dai balconi. Questo quartiere è collegato al centro di New York dal Brooklyn Bridge, un fantastico ponte dal quale si può ammirare lo skyline di Manhattan. Nell‟arco della vacanza abbiamo visitato molti altri posti divertenti e interessanti, ad esempio il Metropolitan Museum, uno dei musei più grandi e più ricchi del mondo. Ol-tre questo, abbiamo visitato altri musei tra i quali il MOMA (Museum of Modern Art), nel quale si trovano opere d‟arte moderne e de-cisamente particolari, e il Guggenheim Mu-seum, un museo a forma di spirale. Un punto dal quale si ha una vista spettaco-lare della città é “Top of the Rock”, la terraz-za del grattacielo che si trova presso il Ro-ckfeller Center, la famosa piazza nella quale durante l‟inverno aprono una enorme pista di pattinaggio sul ghiaccio. New York è una città fantastica, unica ed eccitante! Consiglierei a tutti di visitarla. Sara Buccola 2

a G

Columbus Circle Times Square

Il Ponte di Brooklyn Vista dal “Top of the Rock”

Metropolitan Museum

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LA PRIMA GUERRA MONDIALE PER LA FAMIGLIA DI MAX

Hans stava tornando a casa con gli attrezzi in mano, accanto gli stava suo figlio Max. Arrivati a casa il sole era ormai rosso e l‟aria iniziava ad essere fredda. La cena era una povera zuppa. – Per favore, passami il giornale - disse Hans sedendosi; la moglie glielo passò. - Che notizie! Ho letto la prima pagina e le cose non vanno bene - disse osservando la prima pagina e passandosi una mano nei ca-pelli grigi: BATTAGLIA DELLA SOMME, ARMATE TEDESCHE VICINE A PARIGI piu di un milione di morti. Sotto c‟era un piccolo riassunto della situazione, ogni giorno era lo stesso e quando succedeva qualcosa di importante ne aggiungevano un pezzo. I titoli erano brutti e non sempre dicevano la verità. - Hai preso il giornale inglese? - domandò Hans alla moglie. - Sì ma è quello di ieri -, - Allora le cose già le so -. Max si alzò dal tavolo e scomparve per qualche secondo, poi tornò con una lettera in mano; il padre la vide, sapeva già cosa conteneva, gli era già arrivata tre volte e ogni lettera si era portata via un figlio. Hans la pre-se tra le mani, la lesse attentamente. - Ti hanno richiesto in marina - disse infine il padre. -Posso andare? - chiese Max. Il padre esitò, poi dopo un sospiro disse – Puoi andare -. La madre iniziò a piangere silenziosamente, l‟ultimo dei quattro figli stava partendo per la marina, uno era in aviazione e due nell‟esercito; nessuno lo sapeva, ma il fratello maggiore era morto nella battaglia della Mar-na e lei teneva il segreto per sé. Il 16 aprile 1917 Max si trovava su un U-boot, a leggere un libro e aveva in mano una lettera di suo fratello Josep che gli parlava della Somme e delle sue battaglie: aveva aiutato un ferito di nome Hitler e il suo spirito gli piaceva. Max era triste da un po‟ di tempo, in quello spazio ristretto non si poteva fare nulla; avevano affondato un mercantile americano, unica cosa di cui andava fiero; ora l‟U-boot stava tornando in Germania. - Forza ragazzi,venite, venite! - disse un marinaio. Tutti si precipitarono a sentire, era raro che la radio fun-zionasse ma quel giorno si sentiva perfettamente e tutti speravano in uno sfondamento del fronte occidenta-le e in una vittoria immediata. - Oggi il presidente Wilson ha indotto il congresso a dichiarare guerra alla Germania e agli imperi centrali mentre la Russia continua la sua corsa alla disfatta. La Grecia è entrata a fianco degli alleati e la Turchia è stata battuta in Mesopotamia e Palestina e in piu l‟off….-il segnale si interruppe. Sconsolato Max tornò alla lettera del fratello e continuò a leggere. L‟allarme iniziò a suonare – Allarme! - gridò il capitano. Tutti si precipitarono alle loro posizioni, un colpo pre-se il sommergibile che iniziò ad imbarcare acqua. - Emersione! - comandò un uomo. L‟acqua era sempre di più, arrivava alle ginocchia, ma ad un certo punto il sommergibile fece un balzo fuori dall‟acqua e tutti gridarono di gioia. - Abbiamo i serbatoi allagati - disse un marinaio. Il capitano non poté rispondere perché la plancia saltò in aria rivelando il cielo azzurro. - Comandante,che facciamo? - chiese Max, ma il comandante non rispose, era a terra con la testa sangui-nante. Un altro colpo prese il sommergibile e Max svenne. Non vedeva più nulla, poi finalmente riuscì a guardarsi intorno: stava in un ospedale, c‟erano tantissimi feriti, mutilati o morti; stava male solo a quella visione. Un dottore in camice più rosso che bianco gli venne incon-tro: - Figliolo, stai bene, hai solo le orecchie danneggiate, il timpano ha qualche problema ma dovrebbe gua-rire; ora vai, c‟è un camion qui fuori che ti porterà a Berlino dove continuerai a lavorare. Scusa ma ho pa-zienti più gravi da accudire -. Max restò a Berlino per tutta la guerra e nel 1918 lo rimandarono a casa, ormai non più utile ai servizi milita-ri. Tornato a casa si accorse di essere il primo di tutti e 4 i figli. La madre e il padre erano felicissimi; dopo qualche settimana tornarono pure i fratelli, tutti tranne il maggiore che tutti ormai sapevano che non sarebbe mai tornato. - Cosa ne pensate della pace? - chiese il padre ai figli - Non dovevamo arrenderci così - disse Josep - Invece secondo me abbiamo fatto bene - disse l‟altro Max stava zitto perché non sentiva quasi nulla, aveva le orecchie danneggiate e alla fine dell‟anno gli sareb-bero tornate normali. Lui era tornato la settimana prima, Josep era stato con un suo amico e poi era tornato, aggiungendosi all‟altro fratello. - Bene? abbiamo perso la guerra, l‟Alsazia, la Lorena, le nostre colonie e quagli antipatici e vendicativi di francesi pretendono pure lo sfruttamento delle miniere della Saar per 15 anni, e poi - disse sbuffando – a est via altri territori per la Polonia e via anche soldi, miliardi e miliardi - - Secondo me coso, quello là, come si chiama … Hitler ti ha messo troppo patriottismo in testa! Ragiona, ci sono altri paesi che sono andati peggio di noi: l‟Austria è un ottavo di quello che era, non ha più sbocchi al mare, l‟impero ottomano è caduto e la Russia ha perso molti territori - disse il padre.

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Josep non si dette per vinto: - Già ma la flotta tedesca si è autoaffondata, che ce ne facciamo del mare sen-za navi? - - Non capisci che favore che ci hanno fatto gli inglesi e i francesi - Il padre disse: - Basta ragazzi, oggi torniamo a casa presto - Si incamminarono, il padre davanti e i fratelli che litigavano dietro; andavano incontro ad un sole rosso che tramontava. Il mondo nella prima guerra mondiale aveva conosciuto una grande crisi, l‟Europa era uscita dal conflitto stremata, perdendo il primato economico. La Gran Bretagna era vicina alla bancarotta, la Germania era ferita ma non smembrata e i termini di pace erano troppo duri: eppure la Germania non rimase incatena-ta, come la Francia sperava. Nel 1920 già giravano voci che la guerra non fosse finita, bensì sospesa … in-tanto, però, tutti dovevano pagare un terribile tributo: 10 milioni di morti Saverio Smorto 3° E

PICCOLO È BELLO Dal 28 Febbraio al 29 Aprile 2011 mi sono dovuto trasferire in un paese della Valle d'Aosta, Gressoney-Saint-Jean, e ho dovuto frequentare la scuola del paese. E' stata una buona opportunità per conoscere una realtà diversa con cui confrontarmi. Tutto mi è apparso differente fin dall'entrata, il primo giorno: le panche all'ingresso, il fatto di dover usare le ciabatte in classe, l'intervallo al piano terra con i distributori di merendine. Le ore di lezione sono di cinquanta minuti, e ci sono due intervalli di dieci minuti. In alcuni giorni le lezioni proseguono il pomeriggio. L'edificio scolastico ha muri in pietra, tetto costruito con lòse (pietre levigate grossolanamente), pavimenti in legno. E' molto curato e accogliente. Ci sono solo 40 alunni in tutta la scuola, tre classi di un'unica sezione, che provengono da tutta la valle del Lys, un fiume dell'est della regione che confluisce nella Dora Baltea. Anche i professori non sono tutti di Gressoney. Il mezzo più utilizzato dai ragazzi (e anche da qualche insegnante) per recarsi a scuola, è l 'auto-bus di linea che raggiunge la fermata della scuola poco prima del suono della campanel-la, raccogliendo gli alunni da tutta la valle. Il basso numero di individui consente di avere un'organizzazione rapida e classi in cui si ri-cava più spazio. Realtà ben differente da quella di Roma. I ragazzi della valle vivono in una realtà diver-sa, le loro famiglie sono legate alla montagna e alcuni si fermano alla terza media senza in-traprendere gli studi superiori. Nella loro vita la scuola è un grande punto di riferimento. Al contrario di Roma, le attività pomeridiane sono poche e tutte organizzate dalla scuola, che così diventa ancora più im-portante per gli alunni. All'inizio mi sentivo sorpreso e stupito, la nuo-va scuola mi appariva molto carina. Le prime impressioni erano molto positive e anche successivamente so-no rimaste tali. Durante la prima settimana, però, mi sono sentito un po' estraneo al nuovo ambiente scolastico, come se avessi un ruolo da spettatore; per fortuna, grazie ai professori e ai compagni sono riuscito a integrarmi nella classe e ad essere più partecipe. Il legame che ho costruito con i nuovi amici mi ha aiutato a capire e ad attingere ancora di più da questa e-sperienza. Forse, qualche "Romanaccio" per identificarmi se lo potevano risparmiare, ma in fondo mi è pia-ciuto anche quello. Il momento in cui pensavo a ciò che stavo vivendo e a quanto mi piacesse viverlo, era quando arrivavo in ritardo o quando entravo a scuola un'ora dopo per via della mia non frequenza dei corsi di religione, mentre salivo per la strada ripida che porta all'entrata ascoltando il canto degli uccelli e i miei passi sull'asfal-to, osservando gli alberi spogli sui rami dei quali iniziavano a spuntare le gemme: un'immagine che non scorderò. Credo di essere stato fortunato ad aver avuto questa opportunità e ad aver fatto quest'esperienza che mi sa-rà utile in tutta la vita. Antonio Umberto Mosetti 2°H

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La 1° D La 1° D è una classe che dal tono della voce sembra che ha le casse c'è un ragazzino il suo soprannome è scusino c'è Taliente che di matematica studia poco o niente c'è Martelli che è buona come Cappelli c'è Salvaggi che non è buono come i Re Magi c'è Massari che a geografia si scorda sempre i nomi dei mari c'è Giovanni che dalla sua altezza sembra che ha più anni c'è Abiuso che quando si arrabbia mette il muso c'è Moresi che si fidanza tutti i mesi c'è Morettini che in classe non ascolta e fa dei pisolini c'è Gorini che riempie il diario di disegnini. Francesco Bona Galvagno 1° D

In prima D In prima D siamo in ventisei e in epica studiamo gli dei, siamo confusionisti e grandi musicisti, c‟è la matematica che a certi bambini non sta simpatica, i prof per parlare devono urlare e noi non vogliamo ascoltare, c‟è chi prende sempre dieci ed è colto come i greci, c‟è chi non studia niente un esempio è taliente; questa è la prima d simpatica e golosa Alexandra Spassov, Gregorio Taliente,

Isabela Vaduva 1° D

La mia classe E‟ una classe un po‟ speciale se hai coraggio puoi entrare no, non devi aver timore se qui è il regno del rumore: il silenzio non ha pace e la calma sempre tace eppur tanta effervescenza ha qualcosa di geniale è una classe un po‟ speciale. Lorenzo Carella 1°D

Il fiore Il fiore è un essere grazioso, è carino ma anche permaloso. Sia che sia una rosa , una viola o una mimosa, è pur sempre una pianta vanitosa. Di profumare mai non smette e ogni persona la sua delicatezza ammette. Le api sopra di esso si posano e del dolce nettare qui vi trovano. La sua dolcezza è incredibile e non c'è un essere a lui simile. Maria Isabela Vaduva 1^D

La torre di Pisa

La torre di Pisa in due fu divisa un pezzo andò a Isa e l'altro ad Elisa. Giulia Sgreccia 1° D

Il Signore di Verona

C’era un Signore di Verona

Che indossava una corona

La mostrava ad ogni passante

Era un tipo molto pesante

Quel fanatico Signore di Verona.

Lucrezia Bertuzzi 1° D

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Il cuore

Cuore d’amore e stupore che ha sen-

timenti e pentimenti, rimproveri ed

emozioni, cuore rosso come il fuoco

che arde sulla spiaggia e non si spe-

gne, non smette di amare.

Maria Elena Martelli I° D

IL LIBRO

Un libro è una grande finestra sul mondo che ci fa viaggiare dovunque ci va.

Tutti lo possono leggere dai grandi ai bambini di tutte le età. Un libro non è una filastrocca da studiare a memoria

ma raccoglie più di una bellissima storia. Dall’avventura alla paura , dalla fantasia alla magia;

UN LIBRO CI PUO’ INDICARE LA VIA

Giulia Fonsi 1° D

LA MONGOLFIERA

La mongolfiera ti porta dove vuoi tu, in quale posto lo sai solo tu,

vola di qua e di la ma da qui giù dove va non

si sa Chiara Massari 1° D

C’era un vecchio di Forlì C’era un vecchio di Forlì che era grosso tanto così. E non riusciva ad andare a spasso perché pesava molto più di un masso. Quel faticoso vecchio di Forlì.

Matteo Fusco 1° D

L’autostrada L’autostrada è un serpente gigante e le sue uscite sono tante. L’autostrada è piena di ponti e passa per mari e monti.

Un uomo mi chiese nella collina

Un uomo mi chiese nella collina: -Quante persone vivono in Cina? Ed io risposi senza esitare: -Tante quante ne riesci a contare!

Matteo Fusco 1° D

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LA PRIMA I RACCONTA: FRAMMENTI SULLE NOSTRE ORIGINI

Quanta storia c‟è alle nostre spalle! Ognuno di noi ragazzi della prima I ha indagato sulle sue origi-ni e, dopo aver creato un albero genealogico, si è concentrato su un antenato o su un mestiere molto praticato o ancora in generale sulla vita durante le guerre. …La mia quadrisavola viveva in Corsica all‟epoca di Napoleone. Lei, con altre persone, fece un complotto contro Napoleone che però non andò a buon fine perchè fu scoperta e condannata a morte. Riuscì però a scappare ed a raggiungere l‟Italia… Daniele Mazzarella … Mio nonno Nicola fu un ufficiale della polizia, durante la guerra coloniale in Eritrea ed Abissinia. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale venne, con altri soldati, fatto prigioniero dagli inglesi in Sud Africa, prima a Johannesburg, poi a Città del Capo e poi in India a Nuova Delhi. Alla fine della guerra, venne liberato e rimpatriato in Italia… Daniele De Mucci …La mia bisnonna aiutò gli Ebrei, bloccati dalla polizia fascista per essere deportati nei campi di concentramento. Raccontava di quando cercò di salvare una bambina ebrea, che tentò di trattene-re con sé e nascondere ma inutilmente: quando infatti i suoi genitori vennero caricati su un camion per essere deportati, la bambina non rimase con la mia bisnonna ma rincorse istintivamente il ca-mion e, ovviamente, catturarono e deportarono anche lei… Silvia Macera …Renè Japiot, il mio bisnonno, durante la seconda guerra mondiale, scattava foto da applicare sulle false carte d‟identità: in questo modo aiutava i giovani ebrei a salvarsi dalle deportazioni pro-prio con le carte di identità false, che dimostravano che le persone in oggetto non erano ebree… Marine Grosjean …L‟ 8 settembre del 1943, lo zio di mia madre fu bloccato in caserma dai tedeschi e deportato in Germania a Lipsia, in un campo di lavoro: qui gli fu impresso sul braccio un marchio a fuoco, im-posto ai deportati. Con altri due italiani, escogitò un piano per la fuga e uccise dei soldati di guar-dia: si camuffarono poi indossando le divise dei militari. Fortunatamente, durante la fuga, incontra-rono gli americani, che li riportarono in Italia… Andrea Marraccini …Mio nonno nasce nel 1923 ed a diciassette anni, parte per la Seconda Guerra Mondiale; cattura-to dai Tedeschi, viene deportato in un campo di concentramento, dove resta tre anni; poi scappa grazie ad una donna polacca e riesce a tornare a casa in Italia… Valerio Santucci …Un mio prozio, durante la seconda guerra mondiale, si nascose in un reparto psichiatrico e quando i tedeschi passarono in rassegna l‟ospedale, si finse malato. Mio nonno scelse una caverna come nascondiglio dai tedeschi; delle persone lo aiutavano e gli portavano da mangiare… Luisa Consalvo …Il mio bisnonno, negli anni ‟30, viene accusato di attività di spionaggio a favore dell‟Urss, portato a Genova e torturato; si apre un‟inchiesta e viene condannato all‟ergastolo, pena commutata poi in deportazione presso il campo di sterminio di Bergen Belsen: nell‟estate del ‟45 è riuscito a tornare a casa zoppo, con un braccio fuori uso e pesava 31 chili! Mio nonno invece realizzò il primo trapianto di polmoni in Italia, al Policlinico Umberto I di Roma… Giorgio Ricci …La mia bisnonna, in guerra, perse il figlio molto giovane, durante una battaglia contro gli austriaci. Un giorno trovò la forza di andare in un o-spedale, dove conobbe un giovane che, a causa di una mina, aveva per-so una gamba; questo ragazzo le ricordava moltissimo il figlio e quindi per amore verso il giovane, si offrì come volontaria nelle strutture di soc-corso medico. Lì riprese la gioia di vivere, perché vedeva, in questo im-pegno, una sorta di omaggio che dedicava al figlio defunto… Valerio Martiello …Il mio trisnonno nel luglio del 1903 si laurea in medicina e durante la Prima Guerra Mondiale, lavora all‟Ospedale di Foligno… Giorgio Donati …Il mio bisnonno faceva il contadino ad Acitrezza, in Sicilia, ma nel 1915 fu chiamato in guerra contro l‟Austria e partecipò alla conquista di Gori-zia. A guerra finita, in onore del suo amore per la Patria, gli fu donata la Croce di Cavaliere dell‟Ordine di Vittorio Veneto… Lorenzo Di Maria

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…Il mio bisnonno paterno apparteneva alla principale famiglia di Guardia Sanfra-mondi, un paesino vicino a Benevento, ed abitava in un castello. Partecipò alla 1° guerra mondiale, durante la quale fu ferito gravemente da una pallottola. Fu quindi catturato e curato dagli austriaci e liberato alla fine della guerra. In seguito si trasferì ad Ischia, dove diventò notaio e fece costruire una grande casa, la casa dove attualmente trascorro le mie vacanze… Chiara Nonno …Un mio pro-zio, nato nel 1859, nella sua vita fu: giornalista, tipografo, pittore, politico (per motivi politici, emigrò a Marsiglia) e seguace di Mazzini… Caterina Priolo …Il mio bisnonno passò parte della sua vita tra Rovigo e Venezia, fino a quando arrivarono gli au-striaci ed allora si trasferì a Roma, dove ottenne una cattedra all‟università… Flavio Casucci …Il mio trisnonno, Armando Perera, fondò nel 1911 la Galleria d‟Arte Perera, in via Sistina a Ro-ma. Fu subito un gran successo, infatti dopo poco divenne il fornitore della Real Casa Savoia. Di-venne amico di D‟Annunzio e molti dei quadri che il poeta possedeva furono donati alla Galleria. Oggi la Galleria Perera è stata spostata a via Margutta… Francesca Ferrola …Il mio bisnonno, compositore e arrangiatore statunitense, negli anni „20 ha successo a Broadway e va a Hollywood nel 1929. Diventa musical general director delle MGM fino alla morte… Edoardo Bongi …I miei antenati lavoravano come scalpellini nel paese di Strada, in Casentino: questa è un‟arte che ha delle origini molto antiche… Tommaso Crudi …Il mio nonno materno era un conte, si chiamava Luigi Gaetani. Nato nel 1927, alto, snello, occhi azzurri, riservato ed introverso, è morto nel 2010, a 87 anni… Anna Zanchi …All‟inizio del 1700, alcuni miei antenati partirono da Genova per andare a colonizzare una parte dell‟Africa, in particolare un‟isoletta della Tunisia. Nel 1738 gli abitanti furono cacciati dai tunisini e fu donata loro un‟isola deserta, dove fondarono il paese di Carloforte. Il mio bisnonno nacque a Carloforte nel 1810… Benedetta Centofanti Concludiamo parlando di giochi e fantasia prima e dopo la guerra: …Mia nonna materna, vivendo in città, aveva limitate possibilità di fantasia ma comunque giocava a carte o con giochi da tavolo; d‟estate con le amiche si sbizzarriva, allora sì che si divertiva. Mio nonno sempre materno invece viveva in un paesino e la fantasia era alla base dei giochi: lui e i suoi amici avevano costruito una “macchina” di legno; nel dopoguerra hanno fatto saltare in aria un cannone di legno, in segno di disprezzo e odio verso la guerra. All‟epoca, la fantasia era tutto… Silvia Raveggi

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… VE LO DICO VERAMENTE SERIAMENTE!!! Forse voi non sapete che, durante le lezioni, ai nostri professori scappano espressioni che si rive-lano battute, spesso esilaranti. Ecco alcune delle migliori frasi che ho raccolto in due anni (con i miei commenti in corsivo), divise per categorie … … GIOCHI DI PAROLE … prof. γ: Guarda, non lo guardare! (ok, ora sono confusa) prof. δ: Sono ancora ancorata … prof. γ: L‟ordine deve essere ordinato! prof. α: Il primo della prima del primo! (dei primi) prof. δ: Certe certezze … prof. λ: Le vacanze sono vacanze, e se sono vacanze, sono vacanze! (si infatti, poi se sono va-canze …) … LE MINACCE … prof. φ: Se non la smetti metto la nota ai tuoi genitori! prof. γ: Tra un po‟ io mi stufo del sottofondo, e il sottofondo o lo mando fuori, o chiamo casa che si venga a prendere il sottofondo! ... I NONSENSE … prof. φ: Non voglio vedere la giacca sul non mi interessa! (io l‟ho detto che sono nonsense …) prof. δ: L‟ho sentita con i miei occhi! (appunto …) prof. φ: Dopo aprile viene maggio, e dopo maggio viene luglio … (sì magari, direttamente all‟estate senza esami!) prof. γ: E‟ cambiato tutto ma non è cambiato niente … prof. β: Ci sono persone che chiacchierano zitte zitte … (perché, non vi è mai successo di chiac-chierare zitti zitti?)

prof. φ: Girati e non scrivere sul pennarello con il tavolo! prof. γ: Ho tre mani alzate. (sì e io ne ho cinque …) prof. ε: Quando ti cade il dito mandi i tuoi genitori a dirmelo? … DI TUTTO E DI PIU‟… prof. ε: Così sembrate quasi una classe normale … (quasi …)

bidella π: Ieri ho trovato l‟aula pulita … stiamo tutti bene, si? prof. γ: Si può fare una lezione scialla, ma scialla non vuol dire che non si fa niente! prof. δ: Hai tirato fuori la pistola, la pizza, le palline; il pallottoliere ce l‟hai? (no, in effetti quello mi manca …)

prof. δ: Sei un povero perplesso … prof. γ: Non fare l‟antipaticuccio! prof. δ: Alcuni si scambiano messaggi sotterranei, sopraterranei, per vie aeree … prof. φ: Il dizionario non vi ha dato un‟unica significazione … prof. α: Poi ripeti quando hai finito di fare gli origami! prof. γ: Chi non vuole sentire pensi alle farfalle! prof. β: Nota a chi parla, qui e a casa! E questo è solo un piccolo assaggio di tutte le stranezze che sentiamo in classe … Il resto alla prossima puntata!

Francesca Palanza 3° G

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Questa poesia è risultata vincitrice al concorso di poesia in romanesco:

So' romano e me ne vanto perché noi ciavemo quanto nun ce sta ner monno „ntero. Pur se vai ar cimitero, ar Verano sto pensanno pe' lo meno pe' quest'anno, troverai li monumenti fabbricati da le genti che ariccontano la storia e puranco un po' de gloria. Si ce stai 'n artro poco, ce poi mette 'a mano ar foco, t‟ aritrovi l'antenati come fossero arivati: che ce parli, ce raggioni, siano poveri o baroni. So romano e me ne vanto, nun te posso dì de quanto, perchè noi concittadini, commercianti e contadini, se volemo tutti bene, s'assistemo nelle pene, se tiramo i sampietrini tra fratelli e tra cugini. LORENZO CORDELLA 1° G

TV

Ciao, sono tv Trasmetto canali da rai 1 a rai gulp.

In me passano notizie cattive, ma anche tecnologiche, positive e sportive.

Con i film io mi metto in poltrona, divento simpatica, a volte odiosa o cialtrona, quando mi sento male mi trasformo a strisce

divento a onde grigie che sembrano bisce. Dopo mi tiro su capendo la mia importanza

in questo mondo bello se si vuole, ma pieno di ignoranza. Stando alle partite mi metto a giocare

che bello questo sport, che bello tifare. Durante l’inverno io vado a San Remo é bello cantare, ballare un po’ meno.

Adesso vado a letto con la ninna di Sonia senza dormire con una striscia di insonnia.

ALESSANDRO CELESTE 1° A

Gli Haiku* della settimana bianca a Monte Campione (*Haiku= una composizione poetica formata da tre

versi di 5, 7 e 5 sillabe)

In seggiovia Se mi guardo intorno C’è il tramonto. (Gabriele Casagrande Raffi)

Sulla montagna Lo spirito si perde E si rincontra. (Giordano Zaino)

La neve cade Silenziosa e lieve Bianco tappeto. (Maria Francesca Gozzi)

Un fiocco bianco Cade piano dal cielo E copre tutto. (Antonio Umberto Mosetti)

Sulla montagna soffice e lieve cade la neve (Alice Marcheselli)

Un haiku intruso

Una parola è Scritta ma non solo su Una pagina (Sofia Lemaire)

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ENGLISH CORNER Marsopolis, Monday 9th May Dear Eyal! My name is Giulia and I‟m almost fourteen, I am writing to you thank to a project we are doing with our histo-ry teacher. I come from the future, today it is exactly the 9

th May 2036, I belong to the new generation born after the

Maya-predicted end of the world. You probably have loads of questions about what will happen, but don‟t worry, five people will survive, and save our species from extinction. After that things had been sorted out, the five survivors decided to establish the new village on Mars, as the Earth was now falling into pieces. So now you know who I am, where and when I come from, what else do you want to know? My family is quite large, in fact we live in five in a house. My sister, my cousin and I share the top floor as we are almost the same age and have lots of fun together. My mum and dad are called Luna and Rocket and they are both astronauts, they are frequently not at home, because they are about to discover how stars ex-plode. Last week I read a book about how it was when you went to school, it was very different! Today, we do school at home, with our mega-screens we are in contact with a teacher and some class-mates! We study History, Maths and Martian and do tree hours of school every day, even the day you usually rest and have fun. Is your school like I read it in my book? Tell me something about the past! What do you do during your free time? In Marsopolis, my city, we are dressed almost all the same, as we have spacesuits with oxygen and heavy shoes to be held to the ground. They are really uncomfortable! During my free time I like to go out with my friends, we usually get the spacebus and go to the moon, but I always have to be home for dinner. Maybe for the summer holidays my family and I are going to go to the Earth, I can‟t wait! Please write me back soon, I‟m really impatient to hear everything you have to tell me! With love, Giulia.

Giulia Picardo 3° G

A Fairy Tale Wedding

(Kate and William’s Wedding)

On 29th April 2011 there has been an important event for the British Royal Family and for the English ,too, that is the long-awaited wedding of Kate and William. She comes from a non-aristocrat family, he is next to the crown at birth. The great romance began at the University of St. Andrew in Scotland, where Kate and William met for the first time in 2001 and since then on they have lived their love story. On the fateful day there were more than 1900 guests including the most famous stars. According to the law, the Royal couple could not talk during the ceremony and their kiss could take up to 10 seconds, but William could not resist the charm and, at the sight of the bride, pronounced the fateful words: I love you… you are beautiful! Among the many curiosities of the happy marriage, before the event the priest Ben Sheward stumbled in the nave of the abbey of Westminster, just because he could not hold back emotion. Another gossip occurred just when William and Kate kissed each other, in which a lady has covered her eyes, probably because she was embarrassed.The rest of the celebrations was as wonderful as the religious ceremony, and the evening party was even better: they said that Prince Harry turned some of Buckingham Palace‟s rooms into a very amusing disco… Alessandra Fondacaro, Chiara Lubicz, Federica Mercuri 2° G

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HARVEST

The warm wind coming Has been filling our hearts.

And the fields, sleeping Up to yesterday,

Get colourful of fruits Of fantasy.

And we are opening our hands

Seeding a long time ago, And we are going to gather

From the ground The treasures for our lives.

Giorgia Nicosia 2°C

HARVEST

Red apples of love

and happy bananas are looking at the sunny day

which is badly going away. The cornflakes are just a bit sad

because the farmer is bad.

Oranges are sun at 6:00 p.m. and the kid who is making bread is

called "Little Sam". The corn is gold

and how happy are the pineapples which were born.

Chiara Nonno 1° l

THE SEA ENCHANTMENT

Who is the man swimming into the sea?

I am the fish that understands where he must go

I am the fish that can hear the sound of the wind

Slow, I can see the men’s boat sailing the waves

To the beach , while a beautiful Mermaid sings a song for him, helping his death.

Roberto Iesari 3° G

ENCHANTMENT

The spell of the sea, Something moves the waves, Something lulls the fish, Something pushing the boats And the fisherman.

We can see the horizon line But we cannot reach it Because the spell does not allow us to do it. But over the horizon line Perhaps another world exists Where new dreams bear a new Happy way of living And a new way of loving.

But until the spell will last Nobody will be able to overcome The horizon line.

Giada Rizzari 3° G

ENCHANTMENT

The spell is to look at things with magic: The look and the smile of a child, the flight and song of a bird ... ... magic ... The magic of a sunset, the magic of a rainbow and ... the enchantment of a spell ...

Virginia Asole 3° C

ENCHANTMENT

I saw a star

It was the most beautiful And I felt like her Shining bright and beautiful

As a dream comes true or as if I were

the fairy in a tale.

Federica Bilotta 3° C

The following poems are a selection of the students‟ poems for the “POETRY PRIZE FOR SCHOOLS” presented yearly by the “KEATS SHELLEY HOUSE” museum of Rome situated in Piazza di Spagna.

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“Rango”

Regia: Gore Verbinski. Anno: 2011 Paese di produzione: USA Voce originale di Rango: Johnny Depp Genere: Animazione, avventura Trama: Un camaleonte domestico, molto simpatico, viene smar-rito dai suoi proprietari. Il povero animale, sperduto nel deserto, comincia ad avere sete ed incontra un rospo di poche parole, che gli dice di allontanarsi ed ha ragione perché un falco, di lì a poco, li aggredisce. Il camaleonte viene trovato da una lucertola di nome Burlotta, che lo porta in un paesino di nome Dust (in italia-no polvere). Qui ci sono molti banditi ed il camaleonte, entrando in un locale di gente senza scru-poli, si mette a raccontare fandonie. Gli chiedono il suo nome e lui inventa il nome Rango; dopo essere uscito dal locale, il falco ritorna e per sbaglio Rango, con un solo colpo, lo uccide, viene ac-clamato per questo dalla gente ed in seguito nominato sceriffo della città. Ma Rango non sa che problemi ben più grandi si celano, oltre il falco. Commento: La trama del film „Rango‟ non mi è sembrata particolarmente originale, perché il tema di fondo è quello del protagonista che arriva in un luogo sconosciuto, sconfigge un „cattivo‟ del luo-go e cattura l‟attenzione e l‟ammirazione degli abitanti. Nella parte centrale del racconto, accade qualcosa che fa scoraggiare il protagonista che, per aiutare coloro che invocano il suo aiuto, si as-sume la responsabilità generale di riportare l‟ordine nella città. La stessa trama si rintraccia spesso nei classici western, dunque sotto questo aspetto „Rango‟ non si distingue particolarmente. Va detto però che l‟intreccio da western classico è vivacizzato dal carattere del personaggio princ i-pale, dal suo modo di comportarsi, non convenzionale e strambo. Dal punto di vista dell‟animazione, Rango, tra tutti i film di animazione che ho visto, è quello che mi è piaciuto di più. E sono un appassionato di cinema! Per quanto riguarda la sceneggiatura, le battute divertenti prevalgono rispetto a quelle riflessive e serie. Se volete ridere, il mio consiglio è di andarlo a vedere senz‟altro. Il piacere della visione è stato per me ancora più intenso per il fatto di essere uscito, un pomeriggio di domenica, insieme ad un amico al quale sono particolarmente affezionato e che sono sicuro condivide i miei gusti. Giorgio Ricci 1° I

“FALLEN”

Consiglio questo libro a tutte le amanti del ciclo di Twilight che si sono sentite sperdute come me alla fine dell‟ultimo libro. Fallen racconta la storia d‟amore impossibile tra un angelo cacciato dal paradiso, ovvero caduto (da qui il titolo), e un‟umana; insieme dovranno lottare per poter rimanere insieme. Tra maledizioni divine, tradimenti, bugie, segreti, amicizia e amore vero Lauren Kate ci racconta in 442 pagine una storia romantica e veramente appassionante. La copertina dice „solo un amore impossibile può essere eterno‟ e tu, sei d‟accordo?

Valentina Cesaretti Salvi 2°B

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“BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE” "Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto". Leonardo è un ragazzo di 16 anni che pensa solo al calcio, agli "sfidoni" con il suo amico Niko, alla musica.. La scuola lo annoia e i professori sono per lui una categoria in via di estinzione. Infatti, nel momento in cui arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, Leo prepara la sfida "umiliare i supplenti" il cui con-cetto sia "i supplenti sono degli sfigati". Ma le cose vanno diversa-mente dalle sue aspettative: questo insegnante è diverso e Leo sco-pre con lui che ognuno ha un sogno, ma che l'unico problema è capi-re quale esso sia. Leo capisce allora una cosa: il suo sogno è Beatri-ce, una ragazza più grande di lui di un anno. Leo pensa tanto a ciò che rappresentano il colore bianco e il colore rosso. Il bianco lo terrorizza, lo fa sentire vuoto, solo e gli da un senso di smarrimento. Il rosso invece per lui rappresenta l'amore, i capelli di Beatrice e Beatrice stessa. Ma quando scopre che Beatrice è malata di leucemia e che sta morendo, Leo si trova ad affrontare una paura ancora più grande del bianco nel quale si sente sprofondato e solo, come se stessa urlando a gran voce in una immenso deserto fatto di sabbia bianca. La sola cosa che lo tirerà su sarà l'amicizia immanca-bile di Silvia con la quale però affronterà dei problemi.. Leo in seguito capisce che i sogni non possono morire ma che bisogna trovare il coraggio di crede-re in qualcosa di molto più grande.. Questo è un libro bellissimo che coinvolge il lettore a tal punto da emozionarlo e fargli capire cosa vale veramente nella vita. C'è una frase che mi ha fatto molto ragionare e che volevo condividere: "La vita è un'interrogazione fatta per estorcerti una verità che non sai e che farai finta di ricordare pur di non soffrire ancora, fino a convincerti di quella menzogna, dimenticando che l'hai inventata tu" Margot Auletta 3° B

Freaks! “Freaks!” È una web-series italiana fatta da alcuni ragazzi quali Matteo Bruno, Guglielmo Scilla, Claudio di Biagio ecc. La serie racconta di cinque ragazzi che dopo una serata caotica si risvegliano dopo quattro mesi di Blackout totale con fantastici superpoteri, già accennati nella suddetta serata. Tra colpi di scena e momenti ad alta tensione, la storia vede i protagonisti impegnati nella ri-scoperta dei 4 mesi di blackout. Che cosa è successo? Chi è il misterioso personaggio senza volto? La serie, per essere girata da ragazzi, è fatta molto bene: la fotografia è spettacolare, gli “attori” re-citano molto bene, la scelta delle musiche è molto adeguata, anche grazie al gruppo musicale de-gli About Wayne che ha composto la sigla grazie alla conoscenza di uno dei ragazzi, i dialoghi so-no avvincenti e intriganti. Per ora la serie vanta solo 5 episodi ma molto seguiti e sono piaciuti al giovane pubblico. Certo si vede bene che è molto ispirata a serie come “Heroes” e “Misfits” ma comunque è spetta-colare, per i motivi sopra-elencati. Andrea Boccianti 2°G

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“IL FANTASMA DI CANTERVILLE”

Oscar Wilde, l‟autore, nacque a Dublino il 16 Ottobre 1854. Il futuro scrittore dopo aver frequentato il prestigioso Trinity College a Dublino e il Magdalen College, divenne presto popolare per la sua lingua pungente, per i suoi modi stravaganti e per la elastica intelligenza. Scrisse numerosi libri tra cui molto celebri sono: “il ritratto di Dorian Gray”, “Questo sono io”, “L‟usignolo e la rosa e altri rac-conti”, “Fiabe Il Principe felice - Il gigante egoista” e “Il fantasma di Canterville”. L‟ambasciatore americano Hiram B. Otis si trasferisce in Inghilterra, in un tipico castello inglese appartenente alla famiglia Canterville. La famiglia Otis non si lascia spaventare dai terrificanti rac-conti e le inquietanti storie che dominano il castello. Una notte però si rivela alla famiglia il fanta-sma di un certo Sir Simon de Canterville conosciuto per l‟omicidio della moglie e per le precedenti apparizioni che hanno terrorizzato molti dei precedenti proprietari. La comicità del libro sta nel fal-limento del fantasma nel suo obiettivo di spaventare e terrorizzare la famiglia che invece prende il fatto con un atteggiamento scettico e realistico, umiliandolo anche un po‟. L‟unica che riesce ad in-staurare un rapporto col fantasma ormai depresso è Virginia, la figlia maggiore; lo spettro le spiega la sua condanna così che, pregando per la salvezza della sua anima, Virginia gli fa ottenere il per-dono eterno. Il libro si conclude con una scena che riprende l‟ormai sposata Virginia che con suo marito ritorna sulla tomba del fantasma, ripensando alla sua avventura.

Il fantasma di Canterville è una parodia delle tradizionali storie inglesi di fantasmi. Il libro mi è pia-ciuto in quanto inserisce nella comicità argomenti importanti, mettendo a confronto una società moderna sicura di sé anche nell‟affrontare il sopranaturale, con una civiltà più tradizionale più “an-tica”, ancora influenzata da certi aspetti e schiacciata dalla scetticità e realisticità. Ho trovato quindi la trama molto simpatica e di facile comprensione la lettura. Un‟altra caratteristica di questo libro è secondo me la possibilità di essere apprezzato sia da lettori giovani che adulti, in quanto i primi possono essere divertiti dalla trama comica e i secondi colgono anche gli aspetti più profondi, sim-bolici e sociali del racconto. Anche in questo libro si vede la genialità e la capacità di nascondere in trame „apparentemente‟ semplici importanti argomenti sociali e spirituali dello straordinario autore Oscar Wilde.

Giacomo Bruschi 2° G

“VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA” DI JULES VERNE

Jules Verne era un autore francese molto famoso per i suoi romanzi che narravano delle vicende avventuro-se che si basavano sulla fantascienza, perché lui era appassionato della scienza. Egli nacque l‟8 Febbraio del 1828 e morì il 24 Marzo 1905. Le sue opere più importanti sono: “Dalla Terra alla Luna”, “Viaggio al centro della Terra”, “Ventimila leghe sotto i mari” e “Il giro del mondo in ottanta giorni”. Questo libro si intitola “Viaggio al centro della Terra”. Racconto: Una pergamena, trovata in un vecchio libro dal professore Otto Lidenbrock scritta in caratteri ru-

nici e decifrata da suo nipote Axel, apparteneva all‟alchimista Arne Saknussemm che avrebbe raggiunto il centro della Terra scendendo nel vulcano Sneffels che si trova in Islanda. Il professore, esperto in mineralo-gia, vuole subito partire con suo nipote per questo viaggio; salutata Marta, che è la domestica di casa, e la fidanzata di Axel, Grauben, che è anche la nipote del professore, partono per l‟Islanda. Durante il viaggio hanno dei problemi a Kiel e Copenaghen, ma alla fine arrivano. Dentro al vulcano sono accompagnati dalla guida Hans; una volta scesi, devano entrare nella galleria giusta regolandosi con l‟ombra del solstizio d‟estate. Nel viaggio scoprono molti minerali, resti di animali preistorici e in alcuni momenti soffrono la disi-dratazione, ma per fortuna Hans, spaccando la parete, fa sgorgare un ruscello che viene chiamato “Hans-bach”. Arrivati finalmente dopo alcuni imprevisti in una “caverna” considerata il centro della Terra, trovano delle piante gigantesche e un mare (ribattezzato “mare Lidenbrock”), costruiscono una zattera per attraversarlo e assistono ad una lotta tra animali preistorici. Durante questa attraversata li colpisce una tempesta che li fa ritornare al punto di partenza e così vanno ad esplorare il territorio, trovano un cimitero immenso di ossa di animali dove c‟era anche un uomo morto e poi vedono uomo-gigante che pascola la sua mandria di masto-donti. Ritrovate le tracce lasciate da Saknussemm riprendono il viaggio, però trovano un grosso masso così lo fanno esplodere, ma questa esplosione li trascina sotto un vulcano in attività che eruttando li fa risalire in superficie; quel vulcano era lo Stromboli delle isole Eolie. Tornati a casa acquistarono gloria e fama, Hans se ne ritornò in Islanda e il professore diventò membro di tutte le società scientifiche. Giulia Landori 2°G

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IL DISCORSO DEL RE Mi chiamo Elisabetta e sono la moglie del Re d‟Inghilterra. Mio marito Albert, quando era duca di York, tenne il suo primo discorso pubblico allo stadio di Wem-bley di Londra in occasione della chiusura dell‟Empire Exhibition. Davanti al micro-fono era molto emozionato, tremava perché tutte le persone lo guardavano. Mi sa-lirono le lacrime agli occhi pensando che mio marito, pur essendo gentile, bello, elegante, avesse un difetto: è balbuziente. In quell‟occasione non riuscì a parlare molto al microfono: cominciò il suo discorso dopo dieci minuti di silenzio, e dopo ogni parola si fermava per cinque minuti, poi ne diceva un‟altra e via di seguito. Mentre lo guardavo capii che non avrebbe potuto continuare così. Avevamo già provato a chiedere aiuto a vari medici e logopedisti, ma mi sembrarono tutti inca-paci. Un giorno, una persona ritenuta fidata, gli fece mettere 12 palline sterilizzate in bocca e gli chiese di leggere qualcosa. Purtroppo reagì male, le sputò e senza dire una parola se ne andò via. Io stavo per seguirlo ma mi fermai. Avrei voluto gridare in faccia al dottore: “Scusi, ma come può credere che 12 palline in bocca

possano aiutare un balbuziente? Caso mai lo fanno soffocare!” invece mi contenni, strinsi la mano al “dotto-re” e dissi: “È stato molto interessante”. Comunque, qualche tempo dopo lessi un articolo sul giornale che parlava di un logopedista che riusciva a fare miracoli. Andai al suo studio nel pomeriggio. Dopo aver avuto problemi con l‟ascensore entrai in un pic-colo salone. Mi aspettavo di trovare la segretaria, ma non vidi né scrivanie, né tavoli: solo due poltroncine accanto ad una porta. - C‟è nessuno? - chiesi ad alta voce. Probabilmente c‟erano altre stanze e il dottore non mi aveva sentita entrare. Sentii una risposta: la voce veniva da una porta alle mie spalle. - Sono al gabinetto! - urlò. - Si comincia bene - pensai sull‟orlo dell‟esasperazione. Dopo qualche minuto arrivò un uomo, abbastanza alto, con i capelli corti non più giovanissimo. - Non mi piace avere una segretaria - si giustificò – Sono una persona semplice - - Molto piacere dottore – risposi – sono qui per mio marito. Sarebbe possibile una visita da parte sua doma-ni, a casa nostra? - - Mi dispiace, ma visito solo nel mio studio - - Sarebbe meglio che lei venisse da noi - insistetti. - Mi dispiace ma la legge è uguale per tutti, e visito solo nel mio studio - A questo punto persi la pazienza: possibile che non mi avesse riconosciuta? Decisi di essere più esplicita. - Neanche se mio marito fosse il duca di York? - Mi fissò con aria sbigottita e, finalmente, capì chi ero. Mi aspettavo che cedesse, ma fu irremovibile. - No, mi dispiace, ma se suo marito vuole essere curato deve venire qui da me - Il giorno dopo io e Berti – così mi piaceva chiamare mio marito - ci recammo nello studio. Ci accolse un bambino: balbettava anche lui. Ne rimasi molto colpita. Mio marito mi salutò ed entrò nell‟ambulatorio mentre io mi accomodavo su una poltrona sperando di aver trovato la giusta strada. Quando Berti uscì era arrabbia-to e aveva un disco in mano. Rassegnata pensai: un altro fallimento! O almeno così credetti. Andammo a casa. Mi stavo cambiando per andare a dormire mentre mio marito ascoltava la musica con il giradischi. Ad un certo punto la musica cambiò. Era la sua voce, parlava in modo veloce e scorrevole, senza balbettare. Aprii la porta, lo fissai. Lui guardava me. Una forte emozione ci unì, tanto da farci commuovere. Il giorno dopo ritornammo dal dott. Lionel. Facemmo esercizi giornalmente. Esatto, facemmo! Lavorammo tutti e tre insieme e andava tutto bene, ma la fortuna non fu dalla nostra parte. Il padre di Berti, re Giorgio V, morì. Il trono fu ereditato dal fratello di Albert: Davide. Per qualche tempo stette al potere, ma abdicò, abdicò per amore. Voleva sposare una donna già divorziata due volte, ed essendo anche capo della Chiesa Anglicana, nessuno lo avrebbe accettato. Così mio marito fu incoronato Re del Regno Unito. A causa di un litigio, avevamo interrotto la terapia con il dott. Lionel, divenuto nel frattempo un amico confi-dente oltre che il medico di fiducia. Ma dopo l‟ascesa al trono, Albert capì che avrebbe dovuto farsi amare dal popolo, e che per parlare al cuore delle persone avrebbe dovuto superare la sua balbuzie. Le sedute ri-cominciarono e Berti, con grande sorpresa, scoprì che Lionel non era un medico, ma un attore che aveva capito di poter aiutare le persone dopo la prima guerra mondiale, quando casualmente aiutò dei soldati che avevano difficoltà a parlare per lo shock subito a causa delle esplosioni. Intanto le cose in Inghilterra cambiarono e mio marito dovette fare il discorso che annunciava l‟entrata in guerra dell‟Inghilterra contro la Germania. Così cominciava la seconda guerra mondiale. Il giorno del discor-so io, le mie due figlie e tutta l‟Inghilterra ascoltammo mio marito parlare. Cominciò un po‟ incerto ma andò alla grande. Ci fu solo qualche balbettio, ma lui si giustificò dicendo che se non avesse balbettato neanche una volta la gente non lo avrebbe riconosciuto. Tutti si commossero, io per prima. Un momento che non scorderò mai! Ci affacciammo al balcone e salutammo la folla estasiata, che inneggiava al suo re. Valentina Palmisano 3° A

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Il Mercante di Venezia

Dalla Venezia di oggi alla Venezia di ieri attraverso il cinema… Il film “Il mercante di Venezia” è una delle celebri opere di Shakespeare; grazie a questa commedia possiamo riconoscere la Venezia del XVI se-colo: una città marinara molto potente e influente, famosa e ricca. Il film racconta la storia di un uomo, Antonio, un ricco mercante venezia-no, con 4 navi in mare (uniche sue fonti di ricchezza). Egli si rivolge ad un uomo, Shylock, ebreo (che proprio per questo ha sempre disprezzato), per avere un prestito, accettando anche la clausola di rendergli un libbra di carne umana se la somma non fosse stata pagata. Purtroppo però per-de tutte le sue navi ed è costretto a ripagarlo con la sua stessa carne. Fortunatamente però il prestito, servito al nipote Bassanio per conquistare una nobile ricca, torna a fruttare,ed è proprio lei che attraverso alcuni stra-tagemmi e piccoli inganni a salvare la situazione.

Commento

Io trovo molto interessante la storia in tutto il suo svolgimento, è molto teatrale, e un po‟ malincon i-ca. Durante tutto il film mi è piaciuto provare ad indovinare come sarebbe finito ma…non ci sono riuscita! Mi ha colpito particolarmente il cambio comportamentale dell‟ebreo, il suo „‟sfogo‟‟, ho cambiato la mia opinione su di lui rendendola incerta, anche lui si è dimostrato debole, risponden-do con „‟cattiveria a cattiveria‟‟. Il film infatti non vuole metterti dalla parte di uno dei personaggi, non ce n‟è uno che voglia mettere in mostra e, nell‟intrecciarsi delle vicende non c‟è un eroe, un giusto o un malvagio ma semplice-mente e umanamente alcuni uomini e le loro vicende, i loro interessi ed i loro soldi, forse proprio loro protagonisti del film. Mi è piaciuta l‟idea degli scrigni che ha dato un tocco fiabesco alla trama, l‟astuzia delle due don-ne, l‟ambientazione ed anche il finale.

Sara Pieri 2° F

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Disegno di Luca Formi-sano, Carl Santhee Ro-que 3° D

Disegno di Carl Santhee Roque 3° D

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Disegno di Liam Bryant 3° G

Disegno di Priscilla Adabbo 2° G

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Disegno di Francesco Burlini 3° D

Avete presente il mi-to di Icaro? Quel ra-gazzo coraggioso che, un po‟ volendo scappare dalla dura realtà, un po‟ volen-do vedere cosa c‟era al di là e tocca-re il sole, prese le ali e iniziò a volare alto, lontano da tutti. Lo ammiro perché ebbe il coraggio di decol-lare per ottenere ciò che voleva, anche se poi andò in fiamme. Cadde, ma era vici-no a ciò che voleva. Alessandra Ricotta

3° A

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Disegno di Sara Lauretti, Tommaso Schia-vetti 2° H

Disegno di Tommaso Marsaglia 3° H

Disegno di Stefania Lago 3° H Disegno di Chiara Lubicz 2° G

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Disegno di Giulia Domenici 3° G

NOTIZIE DALLA SCUOLA…

TITOLO: durante la spiegazione in classe la mente degli studenti si sdoppia…

Sara Lauretti 2° H

PROGETTO COMENIUS “INCLUSIONE”

Si è concluso il progetto Comenius dal titolo ”The challenge of Inclusion in Europe” finanziato dalla Comunità europea, iniziato nel 2008 con i partners Germania, scuola capofila, Italia, Polo-nia e Cipro. Questo percorso ha visto impegnata tutta la scuola, in particolare alcuni docenti e alunni che hanno partecipato ai vari incontri, svoltisi nei paesi partecipanti, e i dirigenti che si sono succeduti nel tempo. Il progetto ha come obiettivo l‟inclusione, inserimento e integrazione nelle classi, degli studenti diversamente abili; l‟incontro di Cipro ha messo in rilievo le diverse legislazioni europee inerenti l‟”inclusion” degli alunni nelle varie realtà scolastiche. A Cipro si è realizzata la piena integrazione tra i ragazzi di diversi paesi attraverso attività labora-toriali organizzate per loro, attività spontanee nei diversi momenti della giornata e in particolare nell‟evento conclusivo, durante il quale si è potuto assistere ad una partecipazione realmente in-clusiva dei ragazzi dei paesi partner. A Cipro dal nostro istituto è stato presentato e proiettato un video girato a scuola con brevi pro-duzioni espressive in lingua italiana, straniera e con musiche scelte e suonate dai ragazzi. L‟incontro ha rappresentato per i docenti coinvolti un momento di crescita sia professionale che umana, per gli alunni partecipanti un‟occasione di intercultura.

Si ringraziano tutti gli alunni e i docenti che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione del dvd e alla conclusione del progetto.

La dirigente

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Il 18 maggio è stato rappresentato, all‟interno del Parco Nemorense, “Don Chisciotte” che ha visto in-terpreti in ordine di apparizione: Martina Ledda Chiara Massari Andrea Balestrucci Gabriele Gallo Asia Jannetti Giulia Fonsi M.Elena Martelli Chiara Marras

CONCORSO “LA COSTITUZIONE ITALIANA: CONOSCERLA ED AMARLA” PER L‟EDUCAZIONE ALLA GIUSTIZIA ED ALLA LEGALITÀ

organizzato dal lions club Roma Castel Sant‟angelo La nostra scuola ha ricevuto:

Premio per i componimenti: “L‟Italia ripudia la guerra” di Flavia Talamone 3° C e “L‟Uguaglianza” di Francesca Iannini 3° C ex equo con testi di scuole superiori.

Premio per i disegni/manifesti: “Democrazia/Fascismo” di Flavia Fiorito, Valeria Feliciangeli, Giulia Ru-sciano, Irene Simonini 3° F ex equo con classi di scuola superiore.

La premiazione è avvenuta il 24 maggio presso la Biblioteca “E. Flaiano”. I testi risultati vincitori erano stati pubblicati nella scorsa edizione del giornalino.

Riconoscimenti: - Repubblica@scuola: 22 Gennaio: Designazione del migliore articolo della settimana (a livello nazionale) "Commento all'art.9 della Costituzione italiana" - Ludovica Longo, 3^G - Repubblica@scuola: Attestazione di merito di ALBOSCUOLE - Associazione nazionale giornalismo scolastico: Diploma di Gran Merito per l'attività redazionale 2010/11 svolta sul web

Primo posto per Lorenzo Cardella 1° G al Concorso di Poesia Romanesca organizzato dalla s.m.s. “G. G. Belli” di Roma.

Passaggio alle fasi nazionali dei “Giochi Sportivi Studenteschi” di canottaggio per le imbarcazioni 4 di coppia con timoniere categoria esordienti, classe 3° D: Paolo Adinolfi, Giovanni Bonagalvagno, Remigio Napoleon Velo, classe 3° H: Francesco Consalvo, Giacomo Putti. La gara nazionale si è svolta il 21/5 al lago di Bomba (Ch).

L‟orchestra della scuola si è esibita il 23 maggio presso l‟Auditorium Parco della Musica nell‟ambito della 7° edizione dell‟iniziativa “Scuole in Palcoscenico” promossa dall‟Associazione Amici dell‟Auditorium con il contributo della Provincia di Roma.

Partecipazione alla gara di grammatica promossa dal Liceo Aristofane di Flavia Talamoni 3° C, classificata 4° e Giorgio Rossi 3° classificato.

Desidero informare gli alunni, in particolare, delle classi II C e III E che i 500,00 € del mercatino di Natale sono stati devoluti all' "Associazione Andrea Todisco Onlus" nata ad ottobre del 1997 per onorare la memoria del piccolo Andrea, morto di leucemia linfoblastica acuta all'età di 10 an-ni. L'Associazione attiva e sostiene azioni che migliorano la qualità di vita dei piccoli pazienti e dei loro familiari: in particolare, in questi anni, è nata una casa di accoglienza per offrire ospitalità ed assistenza ai piccoli pazienti e ai loro genitori per dare risposta al bisogno di normalizzazione dei sistemi familiari che stanno vivendo la difficile esperienza della malattia grave di un figlio. L'As-sociazione, inoltre, ha attivate una serie di iniziative gratuite (ludoterapia, Clown terapia, assi-stenza sociale e legale, supporto psicologico). P.S. E' possibile, per chi desidera, devolvere il 5 per mille utilizzando il seguenti dati: IBAN IT 93

W030 6903230100000002346. Prof.ssa Paola Giri