Artù - volume 2 - La maturità

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sceneggiatura David Chauvel disegnI Jérôme Lereculey colore Jean-Luc Simon

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Coic book on arthurian cicle

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sceneggiatura

David Chauvel

disegnI

Jérôme Lereculey

colore

Jean-Luc Simon

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Arthur, volumes 4-6, Chauvel - Lereculey© Guy Delcourt Productions, 2000-2003

© per l’edizione italiana Comma 22 srl

P.zza Roosevelt, 440123 Bologna

Tel/fax 051232702comma22.com

direzione editoriale Daniele Brolliredazione Francesca Guerratraduzione Federica Tonni

grafica e lettering Silvia Mocchegiani

isbn 978-88-6503-082-0Stampa a cura di Tipografia Rumor srl

ottobre 2012

CHAUVEL - LERECULEY

già disponibile:Chauvel - Lereculey, Artù - la giovinezza

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fu prima che Arthur avesse moglie e figli, quando era ancora un

capo guerriero in cerca di gloria e bottini.

Kilydd, il Signore di un paese vicino, aveva

preso in sposa una certa Goleudydd e il popolo attendeva impaziente il

frutto della loro unione.

ma quando la bella goleudydd rimase

incinta, perse il lume della ragione e fuggì

nella natura.

gli anni passarono finché una malat-tia terribile si portò via goleudydd.

fino al giorno del parto quando, ritrovato il senno,

decise di fare ritorno.

ma il travaglio la sorprese lungo il cammino e, sola in un porcile, partorì un bambino che fu chiamato kulhwch. prima di morire, ella decise due cose.

innanzitutto, fece promettere a kilydd che non si sarebbe risposato finché sulla sua tomba non avesse visto un rovo con due fiori.

dopodiché incaricò il suo servitore più vecchio e fedele, e suo figlio

dopo di lui, di pulire ogni mattina il luogo della sua sepoltura cosicché nulla potesse mai crescervi...

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per diversi anni, il servitore incarica-to da goleudydd di pulire la sua

tomba compì il suo dovere con cura.

ma quando anche lui morì, suo figlio non diede importanza alle raccomandazioni del padre e

lasciò la tomba all’abbandono. fu così che un

mattino...

informò kilydd che subito si mise

alla ricerca di una nuova moglie.

poiché aveva messo gli occhi sulla moglie di

doged, signore di un paese poco lontano, lo attaccò di sorpresa e lo uccise.

dopodiché prese la sua vedova in sposa, non senza aver prima

compensato come d’uso lei e la figlia.

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La nuova moglie di kilydd voleva che la figlia

sposasse un guerriero ricco e potente.

Non conoscendo altri che kulhwch, un giorno

gli recò visita all’insaputa del proprio sposo.

non sono affatto d’accordo. E mi è stato detto che mia figlia apprez-za molto la tua compagnia.

kulhwch, sei giovane e forte. Dimmi, non credi sia giunto per te il momento di prendere moglie?!

sono ancora troppo giovane.

vostra figlia?! Non se ne parla

proprio!!

ah davve-

ro?!

allora, poiché mia figlia non è degna di te, ti maledico!

il tuo fianco non toccherà mai quello di una donna fino a che non avrai conquistato olwen, figlia di yspaddaden, re dei

giganti.

e il potere della matrigna era tale che al solo suono del nome, kulhwch impallidì, le sue membra cominciarono

a tremare e si innamorò all’istante.

e non ebbe che un pensiero: trovare

questa olwen e farne la sua sposa.

ascolta, figlio, è ormai tempo che ti dica la verità. Sei cugino di primo grado del grande Arthur, le cui gesta tutti conoscono.

recati da lui, è il solo che possa

aiutarti nella tua impresa.

allora mi rivolgerò a lui

per primo!

addio padre!! Tornerò con olwen al mio fianco, o non tornerò mai

più!!

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salute a te, uomo!! Vai a chiamare il

portiere!!

sono io il portiere di Arthur, fino a che non sarò sostitui-to da huandaw, gogigwr, lla-esgemyn o penpingyon, colui che cammina sulla testa per

non consumare i piedi.

in tal caso, apri la porta.

il coltello è nella carne, la bevanda nel

corno.

apri la porta o lancerò tre grida come non se ne sono

mai sentite nell’isola di bretagna e tutte le donne incinte perderanno il loro

bambino, e le altre non potranno averne mai più!!

è troppo tardi per entrare e prendere posto

accanto ad arthur, ma sarai trattato come si conviene

e lo vedrai domani.

a nulla servì l’insistenza di kulhwch, glewlwyt non ne volle sapere e non lasciò

entrare il giovane che, osti-nato, rimase ad attendere

alla pioggia e al vento.

e poiché non si presentò nessun altro, glewlwyt entrò per placare la sua

fame, che era degna delle sue dimensioni.

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allora glewlwyt, amico mio, ci sono novità alla porta?

nessuna, Arthur, eccetto il guerriero più bello e aitante che abbia visto da

lungo tempo!!

se è come dici, vai a chiamarlo anziché

lasciarlo fuori sotto questa pioggia

battente!!

salute a te, Arthur!! Salute a te,

gwenhwyfar!!

e salute ai tuoi guerrieri le cui fronti ri-fulgono come oro!! Che la tua prosperità,

la tua potenza e la tua gloria restino integre su quest’isola e altrove, per

tutta la durata della tua vita!!

e salute a te!! siediti, e mangia a

sazietà!!

non sono venuto per mangiare,

Arthur, ma per domandare il tuo

aiuto.

e se non otterrò ciò che chiedo dal più grande dei capi guerrieri, porterò il disonore sulla sua barba ai quattro

angoli del paese.

otterrai quel che chiedi a meno che non sia la mia spada

kaletvwlch, la mia lancia rongomynyat, il mio scudo wyneb

gwrthucher, il mio coltello karnwenhan o la mia sposa

gwenhwyfar.

prima di tutto voglio che mi tagli i capelli.

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Non appena ebbe finito di mangiare, Arthur, il cui titolo lo obbligava a

esaudire le richieste di chiunque si fosse presentato alla sua porta, si dedicò a

soddisfare la domanda del giovane.

ragazzo, desti qualcosa in me. Dimmi, chi sei?!

sono kulhwch, figlio di kilydd, figlio di kelyddon wledic, e di goleudydd, figlia di anlawdd wledic e dunque,

tuo cugino germano.

lo sospettavo!! Chiedi quel che vuoi,

kulhwch, cugino, e ti sarà concesso.

ciò che sto per domandarti, Arthur, lo domando anche ai tuoi

uomini più valorosi.

a gwalchmei, tuo nipote! A kei hir, tuo fratellastro! A

bedwyr il monco, tuo valoroso compagno! A llenlleawc, il gaelico! A bedwni, tuo

consigliere!

e kulhwch si mise a nominare, uno a uno, i più valorosi tra i compagni di arthur.

tra di essi vi era gwenwynwyn, figlio di nav, e il più grande tra

gli uomini di Arthur.

e gwlydyn saer, il carpentiere di Arthur, che aveva ricostruito, su sua richiesta, la grande sala

di kaerllion sul wysg.

e anche kyledyr il pazzo, che nessuno poteva

eguagliare nella caccia.

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e ancora huarwar, il cui appetito era insaziabile e che sorrideva

solo a pancia piena.

poi uchdryt varv draws, la cui barba rossa e irsuta era celebre

in tutta l’isola di bretagna.

e infine medyr, che, da un angolo qualunque del paese poteva centrare un signorotto nell’angolo opposto,

e tirando da in mezzo alle gambe.

e a ciascuno di essi, kulhwch domandò aiuto. e quando ebbe terminato

la sua lunga lista…

domando, a te Arthur e a tutti i tuoi guerrieri, di ottenere

per me la mano di olwen, figlia di yspaddaden,

re dei giganti.

sulla mia barba, sarai

esaudito!

non ho mai sentito parlare di questa ragazza né di suo padre ma invierò

subito dei messi in sua ricerca. Nell’attesa, prendi

posto al mio fianco e festeggiamo.

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myrddin! gwendydd… lei…

lasciaci soli, per favore.

lo so.

arrivederci, gwendydd.

addio morgwen,

fiorellino…

non sono triste, gwendydd, perché te ne vai in pace con il mondo e con te stessa.

ho una domanda, però. L’hai sorvegliata

giorno e notte, come ti avevo domandato?

certo.