Artigianato 55

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A NUMERO 55 Ottobre/Dicembre 2004 Trimestrale Anno XIV I 6,50 ISSN 1724-9376 Spedizione in abbonamento postale 45% Articolo 2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Milano d d’ARTIGIANATO tra arte e design www.ArtigianArteDesign.it ANTONIO GAUdí l’ARTIGIANO MARcellO MORANdINI fRANcO GIORGI dANIele lANzIlOTTO MORelATO eNGlISH TRANSlATION MeRAVIGlIOSI ABITI dIVeNTATI “cOSTUMI” ceRAMIcHe d’ITAlIA MUSeO dell’UOMO ANTIcA SPezIeRIA cONcReTAMAGIA fONTANe PeR Il MONfeRRATO SOUVeNIR dA SAKS AcTA

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Italian Magazien about crafts

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ANUMERO 55Ottobre/Dicembre 2004

TrimestraleAnno XIV

I 6,50

ISSN 1724-9376Spedizione

in abbonamento postale 45%

Articolo 2 comma 20/blegge 662/96

Filiale di Milano

d ’d’ARTIGIANATOtra arte e design

www.ArtigianArteDesign.it

ANTONIO GAUdíl’ARTIGIANO

MARcellO MORANdINI

fRANcO GIORGI

dANIelelANzIlOTTO

MORelATO

eNGlISH TRANSlATION

MeRAVIGlIOSI ABITIdIVeNTATI “cOSTUMI”

ceRAMIcHe d’ITAlIA

MUSeO dell’UOMO

ANTIcA SPezIeRIA

cONcReTAMAGIA

fONTANe PeR Il MONfeRRATO

SOUVeNIR

dA SAKS

AcTA

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A“Antalèna”, grembiule festivo sardo, Orgosolo, inizi sec. XX, Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari.

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S O M M A R I O

d’ARTIGIANATOTRA ARTe e deSIGNAnno XIV - Numero 55ottobre/dicembre 2004

Registrazione al Tribunale di Milanon. 45 del 30.1.1991ISSN 1724-9376

con il patrocinio del Ministero Industria commercio e Artigianato

DIREZIONE, AmmINIstRAZIONE E AbbONAmENtIEdizioni imago intErnational s.r.l.Corso indipendenza 6 - 20129 milanotel. 02.70009474/02.70009480 - Fax [email protected] - www.artigianartedesign.itsEgREtERIA DI REDAZIONEVia guercino 7 - 20154 milanotel. 02.33608400 - Fax 02.33608389DIREttORE REspONsAbIlEUgo la PietraDIREZIONE EDItORIAlEadriano gatti, giovanni mirullacOmItAtO scIENtIfIcOEnzo Biffi gentili, gian Carlo Bojani, gillo dorfles,Vittorio Fagone, anty PanseraHANNO cOllAbORAtO A quEstO NumEROPer i testi: gian Carlo Bojani, Barbara Bozzi, Eva Bozzi, Paolo Coretti, maria Concetta Cossa, giuseppe de Biasi, Vittorio Fagone, adriano gatti, Veronica gramegna, Cristina guarnieri, Ugo la Pietra, Federica marangoni, luciano marziano, lara Vinca masini, Valentina mazzoni, anna Pau, giusy Petruzzelli, roberto ravasi, Francesco Spada, isabella taddeo, nello teodori.Per le fotografie: archivio ilisso, loris Barbano, Helmuth groh, Pietro Paolo Pinna, renato tuzza.INsERZIONI pubblIcItARIEmaison&objet ii cop.; rigatti p.1; Salone del Bricolage p.2; associazione italiana Città della Ceramica p.3; Koinè p.4; i.S.o.l.a. p.5; Vacanze italiane p.6; Vetreria Paci p.7; ambiente p.8; iris arte su cuoio p.9; ChristmasWorld p.10; aracne, Fonderia artistica Bortoletti, laboratorio italiano, Vetreria F.lli Pitau, italvetrine p.11; intergift p.12; macef p.13; mirco-taormina gift Fair p.14; museum Expressions p.15; aF-l’artigiano in Fiera p.16; gmF-Pianeta p.89; artigianato artistico religioso p.92; architettura minimalista p.93; imago Shop & Fair p.94; d’artigianato tra arte e design p.95; ilisso Edizioni iii cop.; morelato iV cop. ImpAgINAZIONEil Quadratino s.a.s., milanofOtOlItOFotoprocess, milanostAmpA E cONfEZIONESatE s.r.l., zingonia - Verdellino (Bg)cONcEssIONARIA pER lA pubblIcItÀ mirCo s.r.l., Via italo Calvino, 19 01030 Vitorchiano (Vt) Call center 899.200070 - [email protected]. 0761.371773 - Fax 0761.371951tel. 0942.628926 - Fax 0942.623770Edizioni imago intErnational s.r.l.Corso indipendenza 6 - 20129 milano tel. 02.70009474/02.70009480 - Fax 02.71092112DIstRIbuZIONE ItAlIA - EDIcOlAitalian PrESS s.r.l., Via Falcone s.n.c.località Bariana - 20024 garbagnate milanese (mi) tel. 02.9944991 - Fax 02.994499227DIstRIbuZIONE EstEROa.i.E., Via manzoni, 12 - 20089 rozzano (mi)tel. 02.5753911 - Fax 02.57512606AbbONAmENtI ItAlIA 4 numeri + Speciali € 25,00 annuale; € 45,00 biennale. numeri arretrati € 9,00AbbONAmENtI EstERO 4 numeri + Speciali € 40,00 annuale; € 75,00 biennale. numeri arretrati € 12,00© 2004 Edizioni imago intErnational s.r.l. tutti i diritti riservati. riproduzione dei testi e delle foto solamente previo consenso scritto dell’Editore.

Editoriale Editorial SOUVENIR di Ugo La Pietra 19

Storia HistoryMERAVIGLIOSI ABITI DIVENTATI “COSTUMI”MARVELLOUS CLOTHES THAT HAVE BECOME COSTUMES di Anna Pau 20

Arts&Crafts DA SAKS, FIFTH AVENUE FROM SAKS, FIFTH AVENUEdi Gian Carlo Bojani 26

Iniziative InitiativesPROGETTO ACTA THE ACTA PROjECT di Giuseppe De Biasi 27

Eventi Events IL MUSEO DELL’UOMO THE MUSEUM OF MAN di Barbara Bozzi 30

Musei Museums ANTICA SPEZIERIA ANCIENT APOTHECARY’S SHOP di Cristina Guarnieri 32

Mostre Exhibitions CONCRETAMAGIA MAGIC IN CLAY di Federica Marangoni 38ANTONI GAUDÍ: L’ARTIGIANO ANTONI GAUDÍ: THE CRAFTSMAN di Luciano Marziano 42CERAMICHE D’ITALIA CERAMICS OF ITALY di Maria Concetta Cossa 46

Progetti e territori Awards and contexts FONTANE PER IL MONFERRATO FOUNTAINS FOR MONFERRATO di Vittorio Fagone 50

Autori Authors MARCELLO MORANDINI di Lara Vinca Masini 54LE CERAMICHE DI FRANCO GIORGI THE CERAMICS BY FRANCO GIORGI di Luciano Marziano 58GLI ALBERI DI DANIELE DANIELE’S TREES di Francesco Spada 62

Aziende Companies MORELATO E IL MODERNO MORELATO AND THE MODERN di Giusy Petruzzelli 64

Fiere e Saloni Fairs and Shows SHOWCASE IRELAND 2005 di Veronica Gramegna 6859a MIA di Eva Bozzi 70ABITARE IL TEMPO 2004 di Roberto Ravasi 71MACEF AUTUNNO 2004 di Adriano Gatti 72

Rubriche Columns MATERIALI E TECNICHE: LA LAVORAZIONE DEL BUCCHERO di Nello Teodori 76AREE REGIONALI OMOGENEE 80SEGNALAZIONI 82CALENDARIO DEGLI EVENTI 90

Indirizzi Addresses 96

www.ArtigianArtedesign.it

d’

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COMITATO D’ONORE

MINISTERO INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATOAntonio Marzano (Ministro Attività Produttive)

CASARTIGIANIGiacomo Basso (Presidente) Nicola Molfese (Direttore Generale)

C.L.A.A.I.Franco Prinzivalli (Vicepresidente Vicario) Marco Accornero (Segretario nazionale)

C.N.A.Ivan Malavasi (Presidente) Giancarlo Sangalli (Segretario Generale)Giovanni Morigi (Pres. Settore Artig. Art.) Walter Ferracci (Segr. Settore Artig. Art.)

CONFARTIGIANATOLuciano Petracchi (Presidente) Guido Bolaffi (Segretario Generale) Raffaele Masprone (Resp. Artigianato Artistico)

FEDERAzIONE NAzIONALE ARTIGIANATO ARTISTICOLamberto Mancinelli e Antonio Parrucca

Gilda Cefariello GrossoLuciano Marziano Maria Luciana Buseghin

Alabastro di VolterraIrene TaddeiBronzo del veronese Gian Maria CologneseCeramica campana Eduardo AlamaroCeramica di AlbisolaRoberto CostantinoViviana SivieroCeramica di Caltagirone Francesco JudicaCeramica di Castelli Vincenzo Di GiosaffatteCeramica di Deruta Nello Zenoni Ceramica di Grottaglie Ciro MasellaCeramica di LavenoMarcello MorandiniCeramica di NoveKatia Brugnolo

Ceramica di PalermoRosario RotondoCeramica di Vietri Sul MareMassimo BignardiCeramica faentina Tiziano DalpozzoCeramica piemontese Luisa PerloCeramica sestese Stefano FollesaCeramica umbraNello TeodoriCotto di Impruneta Stefano FollesaCristallo di Colle Val d’Elsa Angelo MinisciFerro della Basilicata Valerio GiambersioFerro di Asolo Stefano BordignonGioiello di Vicenza Maria Rosaria PalmaIntarsio di Sorrento Alessandro Fiorentino

Legno di Cantù Aurelio PorroLegno di Saluzzo Elena Arrò CerianiLegno della Val d’Aosta Franco BalanMarmo di Carrara Antonello PellicciaMarmi e pietre del trapanese Enzo Fiammetta Marmo del veronese Vincenzo PavanMosaico di Monreale Anna CapraMosaico di Ravenna Gianni MorelliMosaico di Spilimbergo Paolo CorettiOro di Valenza Lia LentiPeperino Giorgio BlancoPietra di Apricena Domenico Potenza

Pietra di Fontanarosa Mario PagliaroPietra di LavagnaAlfredo Gioventù

Pietra lavica Vincenzo FiammettaPietra leccese

Luigi De Luca

Pietra Serena Gilberto CorrettiPizzo di Cantù Aurelio PorroTessuto di Como Roberto De PaolisTravertino romanoClaudio GiudiciVetro di Altare Mariateresa ChiricoVetro di EmpoliStefania VitiVetro di Murano Marino BarovierFederica Marangoni

COMITATO TECNICO E CORRISPONDENTI PER LE AREE ARTIGIANE

“Souvenir di Lecce”, poggialibri in pietra leccese con rametto di ulivo in bassorilievo, di Ugo La Pietra, 1998.

“Souvenir di Lecce”, book stand made of local stone with olive branch bas-relief motif, by Ugo La Pietra, 1998.

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Summer: the time of travels and returns. Many of us bring back “signs” for demonstrating that we have truly been somewhere to those who stayed behind, when we come home to our everyday world. These signs are the objects we call “souvenirs”. Souvenirs have been around for thousands of years since the times when ancient pilgrims returned from holy places carrying miniature terracotta images of divinities. Today, they are objects that tell of a visit to a holy or secular place, a resort, a monument, a city. These objects are “significant” per se,

that is they carry an added meaning as well as performing a function (decorative or clothing). Creating souvenirs could be an extremely useful daily practice for designers and craftsmen: they could focus on creating works capable of conveying meanings and having a high artistic at the same time. On the contrary, the places frequented by the average tourist are flooded by poor copies of original artwork sometimes made in faraway lands (China and Japan) and therefore very loosely linked to the meanings the objects should be expected to carry. It can even get worse: often subjects

Souvenir

EDITORIALE

di Ugo La Pietra

Souvenir

Tempo d’estate, tempo di viaggi e di ritorno dai viaggi. Si rientra nel proprio mondo quotidiano riportando “segni” capaci di dimostrare a chi è rimasto che siamo stati veramente in qualche luogo! Questi segni si chiamano oggetti souvenir. Ci sono sempre stati fin da quando, migliaia di anni fa, i pellegrini tornavano dalle visite ai luoghi sacri riportando il simulacro (più piccolo e in terracotta) della divinità.Oggi sono oggetti che raccontano un luogo visitato, sacro o profano, un territorio turistico, un monumento, una città, oggetti che di per sè sono opere “significanti”, in grado cioè, oltre che di assolvere una funzione (per arredo o per abbigliamento), anche di portare con sè un significato aggiunto.Sarebbero oggetti estremamente

utili come esercizio quotidiano per i progettisti e per gli artigiani-artisti; di fatto per progettarli dovrebbero lavorare su opere capaci di veicolare significati e di produrre quindi oggetti altamente artistici.Invece, purtroppo, i luoghi che il turista medio oggi frequenta sono sommersi da prodotti malamente copiati dall’opera originale oppure realizzati in terre lontane (Cina e

Giappone) e quindi poco legati ai significati che dovrebbero portare con sè, o, ancora peggio, accade che il soggetto visitato venga mortificato come elemento decorativo: dalla cravatta al portacenere, tutto è consentito! Una grande area di progettazione, che dal souvenir va fino al merchandising museale, oggi purtroppo è nelle mani dei più cinici e ignoranti produttori di oggettistica destinata al sempre più elevato numero di turisti.Turisti sempre più spesso riferibili al nostro ormai consolidato “turismo culturale”, viaggiatori attenti, curiosi e informati, desiderosi di vedere le nostre “bellezze”, portano con sè, al ritorno da questi viaggi, delle vere e proprie “schifezze”.

are mortified as a decorative elements. From ties to ashtrays: anything goes. Unfortunately, this major area of design ranging from souvenirs to museum merchandising is today in the hands of the most cynical, ignorant manufacturers because of sheer increase in numbers. Attentive, curious and informed travellers, often attracted by our consolidated “cultural tourism” offering, come to see our beauties and end up taking genuine rubbish home with them.

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Verso il termine della scorsa primavera ero a New York per motivi di studio. Ho voluto conoscere i grandi magazzini Saks nella Quinta Strada, e non per farvi delle spese. Saks è un luogo quasi mitico per chi si occupa di capire quel magico momento per il nostro artigianato, trascorso dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, almeno fino a tutti gli anni Cinquanta. Un nome che ai più dirà poco e nulla, Carlo Barbasetti di Prun, un generale dell’Esercito Italiano che in quel periodo ebbe un certo successo come ceramista tanto da dovervi rinunciare ad esserlo verso la fine degli anni Cinquanta per incompatibilità con la carriera nell’Esercito, mi ha spinto a gratificare quella curiosità. Egli espose le sue opere nello spazio Saks dedicato ad arts and crafts – dove nel mio soggiorno newyorkese ho visto fra l’altro esposizioni di Daum e Christofle – portatovi da Giovan Battista Giorgini, il marchese fiorentino manager, quello della Sala Bianca di Palazzo Pitti, che veicolava la nascente alta moda italiana negli USA, accompagnandola all’artigianato italiano di qualità. Un ruolo che fu assai simile a quello di Gio Ponti, anche lui peripatetico da nord a sud per l’Italia artigiana. Quanto si potrà alfine consultare l’archivio Giorgini destinato dall’omonima fondazione alla Biblioteca Nazionale di Firenze, si potrà fare un passo notevole nella ricostruzione di quel periodo esaltante per il nostro artigianato.Carlo Barbasetti – della cui opere

Da Saks, Fifth AvenueLa riscoperta del ceramista Carlo Barbasetti e delle sue opere esposte nei mitici Magazzini Saksa New York, nello spazio dedicato ad “arts and crafts”.

AUTORIdi Gian Carlo Bojani

mi occupo in questo periodo – fu alla Triennale, all’Angelicum, ai concorsi di Pesaro e Faenza, alla Galleria romana di Gasparo del Corso e a quella di Irene Brinn, fra le tante altre presenze di prestigio. Giorgini, specie per gli accessori, lo coinvolse già nel 1952 nella sua iniziativa americana intitolata: “Fashion show”. Ma, vien ora da chiedersi, chi si occupa oggi di promozione estera con pari serietà, impegno, entusiasmo per il nostro artigianato di alta qualità, al pari della moda che riscuote tanto successo?

From Saks, Fifth AvenueThe rediscovery of the ceramist Carlo Barbasetti and of his works, on display in the mythical Saks Stores in new York in the area dedicated to “arts and crafts”.

Saks is an almost mythical place for people who want to understand that magical period for our handicrafts that occurred in the years following the Second World War, at least up through all of the 1950’s. A name that probably means nothing to most people, Carlo Barbasetti di Prun, was a general of the Italian Army, who in that period found success as ceramist to the degree that, towards the end of the 1950’s, he had to give up his artistic pastime because it was incompatible with his Army career. His works were displayed in the Saks area dedicated to arts and crafts, taken there by Giovan Battista Giorgini, the Florentine marquis manager, who was introducing the growing Italian haute couture to the U.S., accompanying it with high class Italian craftsmanship.Carlo Barbasetti has been at the Triennial, at the Angelicum, at the competitions of Pesaro and Faenza, at the Roman gallery of Gasparo del Corso and the one of Irene Brinn, among the many other prestigious presences. Giorgini, especially for the accessories, involved him already back in 1952 in his American initiative named “Fashion Show”. But now the question arises: who, today, can handle the foreign promotion of our high quality arts and crafts with the same seriousness, dedication, enthusiasm as that of fashion, that meets with such great success?

Accendino per set da fumo in maiolica, di Carlo Barbasetti di Prun, “for Saks”.Lighter for smoking set in majolica, of Carlo Barbasetti di Prun, “for Saks”.

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INIZIATIVEdi Giuseppe De Biasi Progetto ACTA

Valorizzazione della ceramica artistica italiana in un’importante mostra negli Emirati Arabi Uniti, opere premiate al Concorso di Assemini,una singolare iniziativa “gastronomica” a Bruxelles.

The acta project

Italian Artistic Ceramics Conquer the United Arab Emirates"Italian Lifestyle in the Emirates", a fair of Italian style, but especially of Artistic and Traditional Ceramics closed with a resounding success. It was held from the 25th to the 28th of May 2004 at the Sharjah Expo Centre in the United Arab Emirates. It was organized in collaboration with Artex Firenze and Expo Sharjah and promoted by the CnA of Turin, the show was born with the intent of joining the economic vitality of the United Arab Emirates to production sectors that have contributed to affirm the Italian style of life around the world.Thanks to the initiative of the Agenzia Polo Ceramico of Faenza and of the

Associazione Italiana Città della Ceramica, it was possible to set up an exhibition of valuable artistic and traditional ceramic handicrafts that represented the finest characteristics and the typical stylistic features of 33 towns that have ancient ceramic traditions. The show was included among the initiatives of the ACTA Project, an articulated project funded by the Ministry of Productive Activities (Ministero delle Attività Produttive) and directed by the Agenzia Polo Ceramico of Faenza, which is already gathering the first fruits of this first appearance, to the extent that in the Agency’s programme of support to the ceramics sector, participation is already being planned in other international fairs to be held in the United Arab Emirates.

La mostra è inserita all’interno delle iniziative del Progetto ACTA, articolata iniziativa finanziata dal Ministero delle Attività Produttive e gestita dall’Agenzia Polo Ceramico di Faenza, che fin d’ora sta cogliendo i primi frutti di questo esordio tanto che nei programmi dell’Agenzia a sostegno del settore ceramico, vi è già la partecipazione ad altre fiere internazionali da svolgersi negli Emirati Arabi Uniti, l’apertura di uno

show-room ad Abu Dhabi e lo sviluppo contestuale di una rete di vendita per la promozione e commercializzazione dei manufatti ceramici italiani. Il mercato degli Emirati Arabi Uniti presenta, infatti, buone prospettive per la ceramica italiana, con un’economia in sensibile crescita caratterizzata da una forte espansione del settore delle costruzioni e dell’arredo urbano, ma anche di una attenzione particolare per

La ceramica artistica italiana conquista gli Emirati Arabi UnitiSi è conclusa con grande successo dello stile italiano, ma soprattutto della Ceramica Artistica e Tradizionale, "Italian Lifestyle in the Emirates", fiera dello stile italiano, svoltasi dal 25 al 28 maggio scorso presso l’Expo Centre di Sharjah negli Emirati Arabi Uniti. Organizzata in collaborazione con Artex Firenze ed Expo Sharjah e promossa dal CNA di Torino, la mostra è nata con l’intento di coniugare la vitalità economica degli Emirati Arabi Uniti con i settori produttivi che hanno contribuito ad affermare lo stile di vita italiano nel mondo. Grazie all’iniziativa dell’Agenzia Polo Ceramico di Faenza e dell’Associazione Italiana Città della Ceramica è stato possibile allestire una mostra di pregiati manufatti artigianali di Ceramica Artistica e Tradizionale che hanno rappresentato al meglio le peculiarità e gli stilemi tipici dei 33 comuni di antica tradizione ceramica.

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i prodotti artigianali "made in Italy", come la ceramica artistica. Cento opere per AsseminiQuasi cento le opere pervenute all’ottava edizione del Concorso Nazionale di Ceramica Artistica di Assemini, svoltosi a settembre nella cittadina cagliaritana.Ad imporsi è stata Margherita Pilloni di Oristano per l’opera “Caragou in Frori”, che ha vinto il primo premio nella sezione ceramica tradizionale e contemporanea, che assegnava ben 5.165 euro. Il secondo premio è andato a Edoardo Pilia di Quartu Sant’Elena per l’opera "Fecondazione" (2.582 euro) e al terzo posto si è piazzata Maria Teresa Rosa di Castellamonte (premio 1.808 euro). Nella sezione riservata agli istituti d’arte si sono imposti due allievi dell’istituto d’arte statale di Oristano, Stefania Rinetti con l’opera “Gioielli ” e Giovanni Meloni con l’opera “Finestre”.La giuria presieduta dal sindacodi Assemini Luciano Casula e composta da Stefano Collina, presidente dell’AICC, dal critico d’arte ed esperto di artigianato Luciano Marziano, dalla rivista "D’Artigianato", da Antonio Scanu esperto di ceramica in rappresentanza della CNA e Gaetano Farris ceramista asseminese, ha segnalato, nella sezione arte contemporanea, le opere “La casa nel bosco” di Francesco Farci di Assemini, l’opera “Spirit” di Valter Boi di Albissola Superiore (SV) e l’opera “Vita preterrena” di Rosa Maria Raffaele di Santo Stefano di Camastra (ME). Per le opere fuori concorso una segnalazione anche

per l’opera “Aquilone” di Guido Mariani di Faenza. Non è stato semplice fare una graduatoria ed assegnare i premi - ha detto il sindaco Casula - in quanto le opere esposte rappresentano davvero il meglio

nella pagina precedente:ceramiche artistiche esposte a “Italian Lifestyle in the Emirates”.

In questa pagina, dall’alto:“Finestre” di Giovanni Meloni; “Gioielli” di Stefania Rinetti;uno scorcio della manifestazione di Assemini.

della ricerca ceramica mentre Stefano Collina, presidente dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, ha sottolineato come questa vittoria premi l’operosità e la bravura dei ceramisti sardi

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A sinistra: “Caragou in Frori” di Margherita Pilloni di Oristano.A destra, dall’alto: piattino in ceramica “Penna di Pavona”; piattino in ceramica “Geometrico fiorito ’500”.

BrusselsA curious and original initiative to “taste” Italian artistic ceramics in Belgium. From the 24th to the 30th of September, in 13 restaurants, that have earned the quality mark of “Ristorante Italiano” (Sabatini, napoli-Da Leonardo, Donati, Le D’Agnelli, Chez Rino, Il Trionfo, Cucina Marangon, I Trulli, Casa Al Parma, Da Beni, D’Alfonso, Il Carpaccio, Il Cortile), customers had the chance to try a menu made up of authentic Italian specialties and at very special price. The appetizers were served on plates decorated with style features of the Italian ceramics tradition, and at the end of the meal, the diners could take home as a souvenir the plate of the main course, especially made by the craftsmen of Faenza, who can boast of the special brand mark “Ceramica Artistica e Tradizionale” the title that guarantees the authenticity and the typical qualities of the ceramic product. The initiative was made possible by the patronage of the Associazione Italiana Città della Ceramica and the "Res Tipica" Project of the AnCI, which jointly with the Agenzia Polo Ceramico di Faenza, made an agreement with the Association of Italian Restaurants in Belgium.

che da tempo si affermano in molte competizioni nazionali.Bruxelles Una curiosa e singolare iniziativaper “gustare” la ceramica artistica italiana in Belgio. Dal 24 al 30 settembre in 13 ristoranti che hanno ottenuto il marchio di qualità di “Ristorante Italiano” (Sabatini, Napoli-Da Leonardo, Donati, Le D’Agnelli, Chez Rino, Il Trionfo, Cucina Marangon, I Trulli, Casa Al Parma, Da Beni, D’Alfonso, Il Carpaccio, Il Cortile), si è potuto degustare un menù composto da autentiche specialità italiane ad un prezzo speciale. L’antipasto è stato servito in piatti decorati secondo stilemi della tradizione ceramica italiana (vedi foto) e alla fine del pasto il cliente ha potuto portare con sè, come ricordo, il piattino di portata preparato appositamente dagli artigiani faentini che possono fregiarsi del marchio “Ceramica Artistica e Tradizionale”, il marchio che garantisce l’autenticità e la tipicità del manufatto ceramico.Un’iniziativa resa possibile in virtù del patrocinio dell’Associazione Italiana Città della Ceramica e del progetto "Res Tipica" dell’ANCI che, insieme all’Agenzia Polo Ceramico di Faenza, hanno stretto un accordo con l’associazione dei ristoratori italiani in Belgio (ARDI) per favorire, anche attraverso queste iniziative trasversali, la diffusione e la conoscenza della ceramica artistica italiana. Va segnalato come alcune delle ricette sono state “suggerite” da una firma della ristorazione italiana come Enzo De Prà, patron e chef del Ristorante “Dolada”, che ha fatto da ambasciatore della cucina nazionale anche attraverso corsi di formazione dedicati all’arte culinaria “made in Italy”.

A Hundred Works for AsseminiAlmost a hundred works arrived for the eighth edition of the national Competition of Artistic Ceramics, of Assemini (Concorso nazionale di Ceramica Artistica di Assemini), held last September in this little town near Cagliari in Sardinia. The overall winner was Margherita Pilloni of Oristano for her work “Caragou in Frori” who won the first prize in the traditional and contemporary ceramics section, and the award of 5,165.00 euro. The second prize went to Edoardo Pilia of Quartu Sant’Elena, for the work "Fecondazione" (2,582.00 euro), and in third place came Maria Teresa Rosa of Castellamonte (prize 1,808.00 euro).In the section reserved for art institutes, the winners were two students of the State Arts Institute of Oristano (Istituto d’Arte Statale di Oristano), Stefania Rinetti with “Gioielli 4” and Giovanni Meloni with his “Finestre”. The mayor of Assemini Luciano Casula was president of the jury, which also included Stefano Collina, president of the AICC, the art critic Luciano Marziano from the magazine "D’Artigianato", Antonio Scanu ceramics expert and Gaetano Farris, ceramist.

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Il laboratorio Hightech Museum, interessante iniziativa di Smau 2004, offre una dimostrazione delle più innovative tecnologie applicabili all’ambito museale. In questo contesto si colloca il progetto di un book-shop proposto da Creapolis per un ideale Museo dell’uomo. Quando visitiamo un museo gironzoliamo curiosi e voraci. Siamo come sospesi in un “non tempo” che permette un’amplificazione della percezione. Sensazioni ed emozioni, che non vorremmo finissero, chiedono di essere materializzate, di divenire tangibili oggetti da portare nella vita quotidiana, per veicolare la magia del luogo anche in sua assenza. Il merchandising museale ricopre, in questo senso, un ruolo di capitale importanza nella percezione, da parte del visitatore, dell'esperienza-museo: l’arte ivi conservata diviene, nello shop, arte democratica alla portata di tutti. Tutt’altro che scevro dalle atmosfere del museo, lo shop ricrea e dilata lo spazio espositivo, integrandovi però una sua personalità ben definita e riconoscibile. Grafica, immagini, suoni e profumi ad hoc rappresentano le tappe obbligate per allungare il sogno… Lo shop, concepito come l’essenza concentrata del museo, ne veicola i valori e i contenuti. Questa è l’idea che guida il progetto allestitivo proposto da Creapolis, dove lo spazio è stato concepito come book-shop di un ideale Museo dell’uomo, il quale non conserva frammenti della

Museo dell’uomoIl book-shop diventa l’icona del museo, nel progetto di Creapolis, proposto a Smau 2004 nel laboratorio Hightech Museum.

EVENTIdi Barbara Bozzi

storia passata dell’umanità, bensì sguardi gettati su di un futuro possibile in cui l'Uomo, inteso come maschio, diventa un pezzo di rarità. Nudo, clonato, spersonalizzato dalla mancanza di etica, si è irrigidito in una visione statica, perché incapace di capire e dominare la sua evoluzione. La realtà si presenta specularmente divisa in due differenti piani dimensionali che si oppongono e mescolano con inaspettata continuità. Nella parte superiore manichini bianchi, senza volto, fissati al soffitto, a contrasto col nero totale della scenografia, stanno immobili nel loro mondo rovesciato. Sotto: lo scorrere della vita quotidiana, la sfilata dei visitatori che diventano parte integrante dell’allestimento. A separare le due realtà un diaframma trasparente. Sopra di esso i libri sembrano

fluttuare sospesi tra i due mondi, appartenendo ad entrambi. La cultura svolge il suo ruolo democratico e unificante, mentre il libro, icona del sapere, al sicuro da un sorpasso tecnologico, osserva e aiuta l’evoluzione umana. Questo diaframma dell’eterno che ospita la cultura e separa i due piani della realtà e della sua clonata versione, è il luogo d’appartenenza della figura femminile, guardiana di entrambe le dimensioni, collegamento tra il fluire della vita moderna e la stasi tecnologica. Figura eterna, capace di sopravvivere al passare del tempo e delle mode, la Donna non perde la sua identità con l’uso della tecnologia e le sue fattezze iperrealistiche, la sua posizione plastica e viva, in netto contrasto con la posa congelata e robotica dell’uomo, ne sono l’evidente dimostrazione.

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The museum of manThe bookshop becomes the icon of the museum in the Creapolis project, proposed in the Hightech Museum Laboratory of the SMAU 2004.

The Hightech Museum library, an interesting initiative of SMAU 2004, offers a demonstration of the latest technologies applied to the museum field. In this context, there is a project for a bookshop proposed by Creapolis for an ideal Museum of Man. When we visit a museum, we wander about curious and ravenous. It is like being suspended in a “non time” that amplifies our perceptions. Sensations and emotions, that we wish would never end, ask to be materialised, to become tangible objects to be carried about in our daily life, to hold on to the magic of the place also when it is absent. Museum marketing, in this sense, plays a role of primary importance in the perception of the visitor of the museum experience: the art preserved in the museum becomes in the shop a democratic art within the reach of everyone. not at all cut off from the museum atmosphere, the shop recreates and dilates the display space, integrating in it, however, its own well-defined and recognisable personality. The shop, conceived as the concentrated essence of the museum, transmits its values and its contents. This is the idea that guides the furnishing project proposed by Creapolis, where the space has been conceived as a bookshop of an ideal Museum of Man, that does not preserve fragments of the past history of humanity, but rather, looks towards a possible future, in which Man understood as a male, becomes a rarity. Reality is presented specularly divided into two different dimensional planes that oppose each other and mix with unexpected continuity.

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MUSEIdi Cristina Guarnieri Antica Spezieria

Una raccolta di 150 pezzi di maioliche conservatenell’Antica Spezieria dell’Ospedale Maggiore di Milano provenienti dalle più importanti manifatture lombarde operanti tra il XVII e il XVIII secolo

Molte persone associano spesso con naturalezza il termine maiolica a un’idea di carattere utilitario propria di oggetti che, al di là della pregevole fattura e dell’elevato valore artistico, nel quotidiano hanno tipicamente una funzione di contenitore di vivande o bevande oppure di vaso, secondo la tradizione più affermata. Pochi comunque sono portati a pensare a una ceramica come a un contenitore che con l’estetica dell’arredamento non ha avuto a che fare, poiché l’obiettivo primario ha sopravanzato quello relativo al gusto, ed è questo il caso delle maioliche dell’Antica Spezieria della Cà Granda, caratterizzata da imponenti scansie in noce massiccio, su cui erano situati i molti vasi commissionati direttamente alle fornaci dall’Aromatario Collegiato su approvazione del Capitolo Ospedaliero. L’illustre Officina di Specieria, avente una posizione di netta superiorità su tutte le altre nate a Milano, in particolare per i suoi scopi che hanno collimato sempre con quelli dell’istituzione ospedaliera per cui fu creata, è stata l’indispensabile supporto ad una attività medica assai rilevante esercitata in quella struttura, attualmente riconosciuta tra i primissimi istituti al mondo nella produzione della ricerca medica.La Spezieria era funzionante già prima del 1470 nelle due botteghe sotto il maestoso porticato di Via Festa del Perdono e lì restò attiva sino al 1476, quando poi si trasferì nei locali posti tra il Cortile della Ghiacciaia dell’Ospedale e il Naviglio, finché nel 1646

fu ubicata in quelli del famoso Chiostro della Farmacia. Infine si trasferì accanto alla chiesa interna dell’Annunziata, ove rimase sino agli anni antecedenti il II Conflitto Mondiale. Ed è proprio nell’attività di specieria che si posero le radici, nella seconda metà del Settecento, per lo sviluppo del primo nucleo della scuola farmaceutica, in seguito

perfezionatasi e trasformatasi nella Facoltà di Farmacia, frequentata dagli studenti-apprendisti tirocinanti e paganti al finedi conseguire il titolo di Aromatario. Il destino benevolo ha voluto che una parte delle preziose maioliche dei Maestri Speziali della Cà Granda giungesse sino a noi in ottimo stato di conservazione, tanto da costituire

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Nella pagina a fronte:orciuolo in maiolica contenente sciroppo di betonica, XVIII secolo. In the front page:majolica small pitcher containing betony syrup, XVIII century.

In questa pagina, dall’alto:albarelli e bottiglie.In this page, from the top:jars (“albarelli”) and bottles.

così una importante collezione, custodita presso l’archivio Storico dell’Ospedale Maggiore di Milano, formata da 150 pezzi suddivisi in vasi da farmacia, bottiglie sferoidali e orciuoli con manico e beccuccio, provenienti da manifatture lombarde operanti tra il XVII e il XVIII secolo, grandi botteghe artigiane di Lodi in particolare: quella del ceramista Michele Valel (XVII sec.) e quelle di Carlo e Giovanni Ciano e Giuseppe Cadamosti (XVIII sec.).Anche se nel Seicento diverse importanti manifatture italiane di maiolica vissero in un periodo di decadenza, condizionate da una congiuntura economico-politica sfavorevole, l’epoca aurea per la prestigiosa produzione lodigiana coincise invece con questo periodo storico e sino alla metà del secolo Lodi continuò ad essere centro di un’imponente industria con il gusto della sperimentazione, anche per la lavorazione della porcellana; mentre dopo la venuta dei napoleonici fu gravemente danneggiata a causa degli eventi bellici. Le maioliche a cui ci riferiamo sono caratterizzate da un’argilla di qualità molto pregiata che genera un biscotto leggero e conferisce loro uno sfondo cromatico lievemente rosato. Tanto l’argilla, proveniente dalle colline di Stradella, dall’Oltrepò pavese e da Vicenza, con frequenza settimanale, come appare nell’antica documentazione, quanto l’abbondante presenza di limo fine, molto resistente in cottura e facile da modellare, garantivano il soddisfacimento delle notevoli esigenze di tante affermate attività,

Tutte le maioliche sono di proprietà dell’Ospedale Maggiore di Milano.

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Dall’alto e da sinistra:bottiglia sferoidale in maiolica

contenente acqua di scabiosa, XVIII secolo;bottiglia sferoidale in maiolica

contenente acqua saponaria;albarello a rocchetto in maiolica

contenente elettuario diascordio, XVIII secolo.From the top and from the left:

majolica spheroidal bottle containing marsh woundwort water, XVIII century;

majolica spheroidal bottle containing soap-plant water;

majolica reel-shaped jar (“albarello”) containing an aquatic teucris-based electuary, XVIII century.

come, appunto, quelle già citate.I pezzi della Spezieria della Cà Granda sono identificabili per la medesima tipologia decorativa: su uno sfondo bianco si distribuisce il tipico colore blu formando le foglie di quercia, le volute, ovvero gli elementi decorativi curvilinei o a spirale e una graziosa colombina con ramoscello d’ulivo nel becco.Nella parte centrale vi è la scritta del medicamento secondo le indicazioni degli Indices Medicamentorum dell’Ospedale. Le foglie di quercia furono scelte per rappresentare la Spezieria come simbolo di forza e salute e dunque simbolo beneaugurale, poiché l’obiettivo degli Sforza fu quello di soccorrere e reintegrare socialmente i malati, tutti rigorosamente poveri. Il nuovo sistema ospedaliero, unico per struttura e genere, fu infatti finalizzato al risanamento psico-fisico dei nullatenenti collegato anche al loro recupero di produttività, il che contribuiva alla sopravvivenza del Ducato. La colombina con il ramoscello di ulivo nel becco, simbolo di pace e di purezza, indicò invece simbolicamente l’Ospedale, il luogo della rinascita, così come vollero i Duchi di Milano, Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, che fondarono il magnifico complesso il 4 aprile 1456. Un emblema, quello della colombina, derivato, si narra, da un’idea di Francesco Petrarca che, alla conclusione del suo soggiorno milanese, nel 1360, elaborò la colomba circondata da raggi solari serpentini per casa Visconti, per onorare Isabella di Valois, figlia del re di Francia Giovanni II, che veniva in sposa a Gian Galeazzo Visconti portandogli in dote la contea di Vertus. Il Mastro Speziale, residente per obbligo di contratto in Cà Granda con la sua famiglia, nei locali annessi alla Spezieria, al fine di prestare la sua opera per i malati poveri in ogni momento, doveva appartenere al Collegio degli Speziali e la sua assunzione avveniva solo dopo aver appurato con rigore che egli fosse interessato

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Orciuoli in maiolica, XVIII secolo. Majolica small pitchers, XVIII century.

a servire i degenti nullatenenti, cosa che doveva valere anche per i suoiaiutanti, tenuti sempre sotto stretta sorveglianza. In quelle belle maioliche egli riponeva essiccate le parti delle piante considerate di valore terapeutico, ripartendole dalla foglia, centro principale di tutte le sintesi chimiche, al fusto, canale di passaggio dei principi attivi, sino alla corteccia, alle radici, ai bulbi, ai tuberi, ai fiori, al polline, ai frutti e infine ai semi. Dopo la lavorazione delle erbe, il passaggio successivo importantissimo era quello della conservazione, che avveniva principalmente in vasi di ceramica, ma anche in vasi di vetro o terracotta grezza a bocca stretta,

provenienti dalla rinomata fabbrica medicea di Cafaggiolo, a cui l’Ospedale Maggiore si rivolse in virtù dei buoni rapporti intercorrenti tra gli Sforza e i Medici. Insieme alle maioliche di Lodi, prima dello scoppio della II Guerra Mondiale, furono poste al sicuro in un deposito dell’Ospedale a Zelo Buon Persico in provincia di Milano e a fine conflitto ricollocate in Cà Granda. Sono ovviamente diverse da quelle lodigiane per policromia, ricchi decori in stile rinascimentale con arabeschi, cartigli, cornucopie, trofei d’arme, animali fantastici in celestino filettato di azzurro, al cui centro sta il cartiglio con la piccola colomba, lo stemma ospedaliero di speranza e di nuova vita.

turati con pece o cera, in vasi d’oro o d’argento, in vasi di rame o stagno, in sacchetti di cuoio e di tela. I contenitori di materiali differenti dovevano ospitare i semplici essiccati e ciò che lo speziale produceva, dunque gli estratti, i medicamenti, gli spiriti o alcooli, i sali, gli sciroppi, gli oli vegetali essenziali o eterei, i balsami, gli unguenti, le pomate, gli empiastri, gli elettuari, le acque aromatiche distillate, le garze medicate, i dentifrici e i vini medicinali, esaminando assiduamente i vari composti e facendo in modo di non conservarli in grandi quantità per via dell’inevitabile deterioramento.Della stessa collezione fanno parte anche le poche maioliche rimaste

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Ancient Apothecary’s ShopMajolica wares from the Ancient Apothecary’s Shop of the Ospedale Maggiore (Greater Hospital) in Milan

Many people associate the term “majolica” with objects which, let alone the valuable workmanship and high artistic value, in our everyday life are food or drink containers or pots, therefore with ceramic as a container which has had nothing to do with aesthetics and interior design, and this is the case of the majolica wares of the Ancient Apothecary’s Shop of Cà Granda, on whose imposing shelves were placed the pots ordered to the kilns by the Hospital Chapter. The illustrious Officina di Specieria (Apothecary’s Workshop), the most important among those developed in Milan, has supported the remarkable medical activity practised in that organization. In fact it is precisely in the Apothecary’s Shop, working since before 1470 with its specific activity of specieria, that in the second half of the Eighteenth century takes root the first nucleus of the pharmaceutical school, become later on the Pharmaceutical Faculty, attended by students and apprentices for obtaining the qualification of aromatario (grocer).A part of the precious majolica wares of the Apothecary Masters of Cà Granda has reached these days in very good conservation condition; the collection made of 150 pieces divided in chemist’s pots, spheroidal bottles and small pitchers with handle and neck, coming from factories of Lombardy and big artisan shops of Lodi, active between the XVII and the XVIII century, in particular: that of the ceramist Michele Valle (XVII century) and those of Carlo and Giovanni Ciano and Giuseppe Cadamosti (XVIII century, it is kept in the historical archives of the Ospedale Maggiore of Milan).

The golden period of Lodi’s production lasted until the middle of the Seventeenth century, when the impressive industry was damaged by the war events connected with the napoleonic armies’ arrival. The majolica wares to which we are referring are characterized by high quality clay which creates light bisque and gives a lightly rose-coloured chromatic background. Both clay, coming from Stradella, Oltrepò Pavese and Vicenza,

and thin slime guaranteed the quality of the products. The pieces of the Apothecary’s Shop of Cà Granda have the same decorative typology: against a white background the typical blue colour forms the oak leaves, the volutes, the curvilinear or spiral decorative elements and a charming little dove holding the olive-branch in its beak. In the middle there is the name of the medicine according to Indices Medicamentorum of the

Orciuolo di Michele Valle in maiolica, contenente olio di lavanda.Majolica small pitcher by Michele Valle, containing lavender oil.

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Hospital. The oak leaves represented the Apothecary’s Shop as symbol of strength and health, as the aim of the Sforza family, founder of this structure on 4th April 1456, was of helping and rehabilitating from a social point of view the sick, all poor. The little dove holding in its beak the olive-branch, sign of peace and purity, symbolizing the Hospital as a place of regeneration, seems to be born from an idea of Francesco Petrarca’s, who in 1360 worked out for the Visconti family the dove surrounded by serpentine sunrays, in honour of Isabella of Valois, daughter of the king of France John II, for her marriage with Gian Galeazzo. The Apothecary Master had to be a fellow of the College of the Apothecaries and had to show as his sole interest the service to the in-patients. Inside the beautiful majolica wares he put away dried up all the parts of the plants valuable from a therapeutical point of view. After the herbs’ processing, very important was the preservation of everything the apothecary produced, from the extracts to the toothpastes, mainly in ceramic pots, but also in glass, terracotta, gold, silver, copper, tin pots, and in leather and cloth bags. To the same collection belong also the few majolica wares remaining of Cafaggiolo’s Medicean factory to which the Ospedale Maggiore applied for the goods relationships between the Sforza and the Medici family. Before the outbreak of the World War II these majolica wares were put, together with those of Lodi, into a store of the Hospital in Zelo Buon Persico in the province of Milan and at the end of the war they were put back inside Cà Granda. Though obviously different from the Lodi ones because of the polychromy, rich decorations in the Renaissance style, in the middle they show the cartouche with the little dove, the hospital escutcheon of hope and new life.

Dall’alto: orciuolo di Michele Valle in maiolica, Lodi, XVIII secolo;albarello a rocchetto di Michele Valle, maiolica contenente unguento di lappato.From the top:majolica small pitcher by Michele Valle, Lodi, XVIII century;reel-shaped jar (“albarello”) by Michele Valle,majolica containing an ointmentbased on a bitter substance (“lappato”) coming from burdock.

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Presso il Museo nazionale Atestino, nella città d’Este, si è tenuta dal 22/5 al 26/9/2004 la seconda edizione della Triennale Internazionale della Ceramica d’Autore, a cura di Federica Marangoni, di cui riportiamo il saggio introduttivo pubblicato sul catalogo della mostra. Ho ideato questo titolo per la seconda Triennale della Ceramica d’Este, perché mi sembra che nessuna materia come la semplice terra, lavorata dall’uomo con sapienza antica, porti con sé quell’aura di magia creativa e abilità umana allo stesso tempo.Partiamo quindi dalla pura terra, dalla materia prima, per arrivare al prodotto artistico più vario, progettato, e in alcuni casi anche lavorato, da 25 Autori noti di generazioni e radici diverse, ma tutti molto riconoscibili nei loro oggetti, per segno e per forma, per quella matrice personale che è indice di forte individualità artistica. Questo nostro incontro, divenuto ormai triennale, è un raro e direi riuscito esempio della collaborazione fra progettisti e maestranze, aziende artigiane, scuola d’Arte e scuola Bottega, artisti ceramisti, che hanno prestato le loro sapienti mani e il loro studio-laboratorio, affinché Este possa rilanciare le sue qualità e le sue capacità, ritrovare nuovi spunti ed idee per la produzione del prodotto contemporaneo.Con non pochi sforzi sono state realizzate ben 21 opere, alcune delle quali molto impegnative

ConCRETAmagiaNuove proposte creative hanno rivitalizzatola 2a Triennale Internazionale della Ceramica d’Autoread opera di artisti ceramisti e aziende artigiane.

MOSTREdi Federica Marangoni

e complesse e altre 4 sono state realizzate direttamente dagli autori. Molto di tutto questo rimarrà alla città di Este per gentile donazione degli artisti, creando così un nucleo cospicuo di opere contemporanee, che, a fianco del tanto importante passato rappresentato nel bellissimo Museo che ci ospita, daranno vita ad un “Museo del presente” con pezzi di design inediti, sculture bellissime, firmate da nomi famosi: il nuovo Museo Atestino della Ceramica d’Autore.Ciò sarà di stimolo e di meta per altri artisti e designers a venire.E’ con questa visione e con questo entusiasmo che ho lavorato a

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fianco dell’ente pubblico, Assessorato alle Attività Produttive, imprese private, personaggi come Giovanni Battista Fadigati, instancabile sostenitore di questo progetto, artisti generosi e abili come Gastone Primon, Maurizio Morigi e Antonio Cornacchione, con i colleghi insegnanti che hanno reso possibile in tempi tanto brevi la riuscita di questa seconda edizione, prodotta dal Comune di Este, sotto il marchio di Ceramica al Centro: ConCretaMagia.La Mostra comprende anche un gruppo di giovani selezionati dal Concorso “Con Arte, per Gioco”, per le scuole d’arte e di design europee, un elemento in più di stimolo e di fiducia per la cultura del progetto e del rinnovamento estetico, pur nella conoscenza delle antiche radici e tradizioni, che questo luogo pieno di storia offerto per la mostra, generosamente e con la collaborazione preziosa della Direttrice, Dott.ssa Angela Ruta, non ci permette di dimenticare.Bisogna che Este conservi il suo fiore all’occhiello e continui a buon diritto a chiamarsi “Città della ceramica”, bisogna aver fiducia nella continuità di una produzione locale che però deve apprendere, guardare con mente disponibile a questi artisti che ci hanno appoggiato con i loro progetti; l’impresa locale deve capire la necessità di rinnovarsi attraverso cultura e idee, per aprire così nuovi e più attuali spazi di mercato. Se questo avverrà sarà una ConCretaMagia.

nella pagina a fronte, dall’alto: opere di David Palterer; opere di Anna Gili.

In the front page, from the top: works by David Palterer; works by Anna Gili.

In questa pagina dall’alto: opere di Cleto Munari;

opere di Piero Pinto (a sinistra) e Beppe Modenese (a destra).

In this page, from the top: works by Cleto Munari,

works by Piero Pinto (to the left) and Beppe Modenese (to the wright).

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“ConCRETAmagia” Magic in Claynew creative proposals have brought new life to the 2nd “Triennale Internazionale della Ceramica d’Autore” (International Triennial of Artistic Ceramics), held at the national Atestino Museum, in the city of Este. This event, that has now become triennial, is a rare and I would say successful example of collaboration among designers and workers, crafts shops, art and workshop schools and ceramics artists who have lent their skilled hands and their studio-laboratories, so that Este can re-launch its qualities and its capacities and find new stimuli and ideas to produce contemporary artworks. With considerable effort, twenty-one works were realized, some of which very demanding and highly complex, and four others were made directly by the artists. This Show also includes a group of young people selected by the Competition “Con Arte, per Gioco” (With Art, for Fun), for European art and design schools, an additional element of stimulus and faith for the project culture and aesthetic renewal, always, however, with the awareness of its ancient roots and traditions.Este must hold on to its proud heritage and continue to justly call itself the “Città della Ceramica” (“The City of Ceramics”), it must have faith in the continuity of its local production, which, however, must learn, observe with an open mind these artists who have supported us with their works; local enterprises must understand the need to renew themselves through culture and ideas, to open, in this way, new and more up-to-date market spaces.

Dall’alto: piatto di Paolo Portoghesi;

centrotavola di Alessandro Carlini.

From the top: plate by Paolo Portoghesi;

centrepiece by Alessandro Carlini.

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Dall’alto e da sinistra: piatti di Krizia; vaso di Antonia Campi;

centrotavola di Vittorio Giorgini;ciotole di Luca Marcon.

From the top and from the left:plates by Krizia, vase by Antonia Campi;

centrepiece by Vittorio Giorgini; bowles by Luca Marcon.

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La mostra su Antoni Gaudí e il Modernismo Catalano, allestita a Roma nello spazio espositivo del Chiostro del Bramante nel febbraio scorso, oltre a richiamare l’attenzione su un protagonista dell’architettura moderna, rimanda ad una serie di problemi, che restano a tutt’oggi aperti. Gaudí opera tra la seconda metà del sec. XIX e i primi decenni del XX a Barcellona, vivace città in espansione economica ed edilizia, nell’ambito del Movimento Modernista, che si collega a quello dell’Art Nouveau, attivo nel resto d’Europa, dove assume differenti definizioni (Liberty, Jugendstil, Secessione). Il tratto comune è la concezione dell’architettura come unificatrice di tutte le arti. Il riferimento primario alla natura si accompagna allo spirito internazionalista come rispecchiamento della cultura cosmopolita dell’epoca.Il Modernismo Catalano oppone al cosmopolitismo, che peraltro non nega, un radicamento nella tradizione locale. Ricollegandosi ai precedenti di Arts and Crafts di William Morris, trova ispirazione operativa nell’ ascendenza medievale, nello svolgimento dal gotico fino al barocco, che consente di frangere la linea retta per conseguire superfici ondulate, con pieni e vuoti che danno un forte senso di ariosità.Si tratta di ascendenze culturali che, razionalizzate, implicano l’utilizzo e l’apporto dell’artigianato. In questo modo, si entra nel campo della tradizione non intesa come citazione e come replica di modelli del passato, ma quale matrice fattuale da reinterpretare alla luce delle nuove

Antoni Gaudí: l’artigianoLa lezione di un grande architetto nell’ambito del Modernismo Catalano, tra sapienza fattuale della manualità e nuovi sistemi costruttivi, in mostra a Roma nel Chiostro del Bramante

MOSTREdi Luciano Marziano

istanze e delle possibilità offerte dai nuovi sistemi costruttivi, dei quali Gaudí si mostra bene informato. Si trattava, quindi, di proporre una specificità, un’autenticità, che, mentre valorizzava il patrimonio di sapienza fattuale della manualità posseduta dagli artigiani locali, era in grado di apportare un arricchimento all’orizzonte operativo internazionale. Secondo Gaudí la tradizione doveva intendersi non soltanto come un iter di procedure operative, come tipologia consacrata dal tempo, ma anche come riconoscimento del tessuto spirituale, dell’incidenza del vissuto e dell’interiorizzazione del particolare genius loci. Operazione che non poteva non comportare un impatto simbolico. Per fare alcuni esempi: il Mediterraneo contiene il concetto di luce che si manifesta con la policromia dei frammenti ceramici e vetrosi; il movimento delle onde marine si riflette nella linea

sinusoidale degli edifici e degli oggetti di arredamento; il particolare mondo vegetale del Sud si fissa nel ferro battuto in una molteplicità di motivi con al centro le foglie di palma dei cancelli; ricorrono immagini zoomorfe, come quella del drago, emblema e completamento ergonomico in alcuni oggetti d’uso. L’impegno gaudiano è quello di una espressività che implica la conoscenza e la padronanza di diversi fattori: in primo luogo dei materiali la cui resa, sostenuta da una intuizione di base, viene verificata sul campo. Al tempo operavano sul territorio diversi artigiani (falegnami, ceramisti, fabbri, gessisti, muratori), ai quali veniva affidata l’esecuzione di lavori che l’architetto molto spesso aveva soltanto schizzato: questo implica una presenza continua dell’autore, che non soltanto indica il procedimento esecutivo, ma, a volte, opera in prima persona, in un continuo colloquio e scambio di pareri con i collaboratori.Si profila così un organismo che rinvia alla bottega medievale, poiché l’oggetto (sedie, poltrone, panche, sedili in pietra, lampioni, ringhiere, cancelli, ecc.), ma anche più estensivamente la costruzione, sono il frutto di un farsi momento per momento con le modifiche e gli aggiustamenti in corso d’opera, in modo da rendere tattile la morbidezza, la rugosità, la levigatezza dei manufatti, dei quali si mette a nudo la struttura interna affidata alla sapienza e alla manualità artigianale, alla ripetizione intelligente in grado di migliorare il prodotto. In sintesi, si può affermare che il procedimento si basava sulla rapidità immaginativa,

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nella pagina a fronte: A.Gaudí, La Sagrada Familia, Facciata della Passione, Barcellona, 2000.On the opposite page: A.Gaudí, La Sagrada Familia, Façade of the Passion, Barcelona, 2000. In questa pagina, dall’alto: A.Gaudí, appendiabiti della Casa Calvet, legno e ferro, 1900; spada di ferro battuto, La Sagrada Familia.On this page, from the top: A.Gaudí, Clothes hanger of the House of Calvet, wood and iron, 1900; sword in wrought iron, La Sagrada Familia

alla quale seguiva una lenta e meditata fase esecutiva. Con la messa a nudo della struttura, il fruitore non è soltanto consumatore di un bene, ma assume il ruolo di destinatario di un’offerta culturalmente pregevole, da accogliere e vivere anche a livello concettuale.Il procedere, quasi in corpore vili, trasforma l’architetto in scultore, poiché le sue costruzioni, i suoi arredi, i suoi percorsi nei parchi sono come plasmati, come nati al momento sotto l’occhio vigile e governante dell’artista il quale proietta nell’opera le sue fantasie, le sue immagini, a volte ambigue, a volte inspiegabili, come provenienti dalle profonde zone del sogno.È opportuno sottolineare che la situazione sopra descritta cadeva all’epoca in un momento favorevole in quanto, per la presenza di operatori, si presentava con un’ omogeneità che, in seguito, sarebbe venuta meno allorché la predominanza dell’industria avrebbe posto il progettista e il designer, in una posizione di collateralismo. Ma è anche vero che oggi sale una forte istanza di immaginazione, di sensuosità, che nella manualità può trovare un esito favorevole. Riprendendo l’elemento caratterizzante il rapporto di Gaudí con l’artigiano, colto nel momento del fare, pare utile citare un’affermazione di Riccardo Dalisi che, nel corso di uno studio proprio su Gaudí, affermava che “L’artigianalità può essere riscattata e proiettata nell’età moderna, collegandola a quelle radici concomitanti che fondano gesto, movimento, ricerca, ritmo puro”.

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Antoni Gaudí: the CraftsmanThe lesson of a great architect in the sphere of Catalan Modernism, between the factual wisdom of manual dexterity and new construction systems, on show in Rome in the Chiostro del Bramante (Cloister of Bramante). Gaudí worked during the second half of the 19th century and the first decades of the 20th in Barcelona, a lively city that was expanding economically and in its constructions. He worked within the framework of the Modernist Movement, which was connected to Art nouveau, active also in the rest of Europe, where it took on different names (Liberty, Jugendstil, Secessione). The common trait was a basic conception of architecture as the unifier of all the arts. The primary reference to nature was accompanied by an internationalist spirit as the reflection of the cosmopolitan culture of the age. It was, therefore, a matter of proposing specificity, an authenticity, that while valorizing the heritage of factual wisdom of the manual skills possessed by the local artisans, was able to add enrichment to the international operating horizon.According to Gaudí, tradition had to be understood not only as a system of operating procedures, as a typology consecrated by time, but also as a recognition of the spiritual fabric, of the effects of the lived and of the interiorisation of the particular genius loci.Gaudí’s commitment was that of an expressivity that implies the knowledge and the mastery of diverse factors: first of all of the materials whose outcome,

In questa pagina: A.Gaudí, poltrona della Casa Calvet, legno di rovere,1900.

On this page: A.Gaudí, Chair of the House of Calvet, oak wood, 1900.

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In questa pagina: A.Gaudí, Voyeuse de la casa Calvet, legno dorato, ferro e velluto di seta,

1900.

On this page: A.Gaudí, Voyeuse of the House of Calvet,

gilt wood, iron and silk velvet, 1900.

sustained by a basic intuition, is verified on the field.At the time, a number of craftsmen were operating on the territory (carpenters, ceramists, blacksmiths, plaster artists, masons), who were entrusted with the execution of works that the architect very often had only sketched: this implied the continuous presence of the author, who not only indicated the procedures of execution, but sometimes worked personally in a continuous dialogue and exchange of opinions with his collaborators.We find then, an organism that recalls the medieval workshops, as the object (chairs, armchairs, benches, stone seats, lamps, railings, gates, etc.), but also more extensively, the construction are the fruit of building with modifications and adjustments made moment by moment during the work process, that makes the softness, roughness and smoothness of the handiworks tactile, revealing their internal structure entrusted to the skills and the manual abilities of the craftsmen and to intelligent repetition able to improve the product.It is also true that today a strong request for imagination and sensuousness is rising, which can find a favorable outcome in manual skills. Remembering the characterizing element: Gaudí’s relationship with his artisans, taken in the moment of executing, it seems pertinent to quote a statement made by Riccardo Dalisi, who during a study precisely on Gaudí, affirmed that “Craftsmanship can be redeemed and projected to the modern era, linking it to those concomitant roots that unite gestures, movement, research and pure rhythm”.

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MOSTREdi Maria Concetta Cossa Ceramiche d’Italia

L’evento, ospitato dal Macef Autunno 2004, ha visto la partecipazione di molti ceramisti italiani,dai grandi maestri a personaggi emergenti.

La mostra “Ceramiche d’Italia” è stata promossa dalla rivista “D’Artigianato tra arte e design”, patrocinata dalla Associazione Italiana Città della Ceramica e realizzata in collaborazione con l'Ente Ceramica Faenza. Il grande spazio, allestito presso il Padiglione 1 di Fiera Milano, ha accolto una rassegna di produzioni ceramiche provenienti da diverse regioni della penisola, dalla Sicilia al Piemonte. L'esposizione è stata organizzata in modo tale da mettere in evidenza i principali ambiti verso cui il comune denominatore ceramico - in termini di artigianato artistico - si dirige: la produzione artigianale di ceramica d'uso ed ornamentale più strettamente legata ai modelli tradizionali; la ricerca artistica, la ricerca progettuale - ovvero di design - nel settore della produzione di oggetti e complementi d'arredo. Fra questi ultimi due ambiti, spesso, il confine si fa sfumato e non sempre le distinzioni sono possibili quando capita di osservare il lavoro di grandi progettisti come Ettore Sottsass o Nino Caruso. Nedda Guidi come potrebbe realizzare le sue opere senza “essere” artista, donna, progettista allo stesso tempo? La ceramica si presta volentieri a questo intrigante gioco, e la mostra al Macef ha inteso metterlo in evidenza presentando, infatti, anche una bella sezione di opere realizzate da diversi artisti italiani, dai grandi maestri a personaggi emergenti. Aldo Londi, Biavati, Tulli, Recalcati, Candido Fior, Carlo Zauli, Leandro Lega, Fioravanti, ancora Bruno Gambone, Franco Bucci fra gli autori importanti in mostra.

Presenti anche opere di Giulio Busti, Tampieri, Budini ed altri ancora insieme ad una bella generazione di artisti, produttori, progettisti più giovani provenienti da una “scuola ceramica” importante come Faenza. Per citarne solo alcuni: Antonella Ravagli, FOS, Nedo Merendi, Mirko De Nicolò. A fianco, ma nell'enorme spazio a disposizione, il contrasto - voluto - è stato creato dalla presenza di altre ceramiche tradizionali provenienti da diverse “città di antica tradizione ceramica” come: Deruta, Viterbo,

Vietri sul Mare, Grottaglie, Gualdo Tadino, Montelupo, Napoli, Caltagirone, Nove, Castellamonte, Castelli, Orvieto, ed altre ancora oltre a Faenza. Lo scopo di questa iniziativa è anche quello di osservare ad ampio raggio il panorama della ceramica artistica italiana e iniziare ad analizzarne i diversi aspetti e caratteri distintivi, le specifiche esigenze di promozione. Un modo per valorizzare e un invito a riflettere, allo stesso tempo, per nuovi progetti.

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nella pagina a fronte, dall’alto:Adriano Gatti, l’architetto Maria Concetta Cossa e Giovanni Mirulla durante l’inaugurazione della mostra; scorcio dello spazio espositivo.

In the front page, from the top: Adriano Gatti, Architect Maria Concetta Cossa and Giovanni Mirulla during the inauguration of the exhibition; view of the exhibition space.

Alla mostra hanno partecipato con le loro opere alcune fra le più rappresentative aziende italiane: Porcellane Principe, Ceramiche Dal Prà, Ceramiche A Due Tosin e Porcellane La Medea, sotto l’egida del Consorzio Ceramiche Artistiche del Veneto; Sambuco Mario, Caleca Italia, Simonetti e Il Laboratorio Italiano, come partecipazione singola. Hanno inoltre fornito il loro contributo Ente Ceramica Faenza, A.I.C.C. e D’A Gallery.

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Ceramics of ItalyThe event, hosted by the Autumn 2004 MACEF, saw the participation of many Italian ceramists, from the great masters to emerging artists.

The exhibition “Ceramiche d’Italia” was promoted by the magazine “D’Artigianato tra arte e design”, sponsored by the Associazione Italiana Città della Ceramica (Italian Cities of Ceramics Association) and organized in collaboration with the Ente Ceramica Faenza (Faenza Ceramics Association). The large area, set up at the Pavilion 1 of the Fiera Milano, collected a wide variety of ceramic products coming from a number of regions of the peninsula, from Sicily to Piedmont. The exhibition was organized in such a way as to point out the principal fields, towards which the common denominator ceramics, in terms of artistic craftsmanship, is heading: the artisanal production of ceramics for practical use and for decoration more closely tied to traditional models; artistic research, design research - or of design - in the sector of production of furnishing objects and complements. Between these last two fields, often, the boundary is vague and it is not always possible to distinguish when we happen to see the work of great designers like Ettore Sottsass or nino Caruso. How could nedda Guidi realize her works without “being” an artist, a woman and a designer all at the same time?Ceramics lends itself readily to this intriguing game, and the MACEF show intended to bring this out presenting also a fine section of works created by diverse Italian artists, from the great masters to emerging

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nelle immagini di questo servizio: alcune delle più significative opere dei ceramisti italiani che hanno esposto alla mostra ospitata dal Macef Autunno 2004.

In the pictures of this article: some of the most meaningful works of italian ceramists on show in Macef Autumn 2004.

figures. Aldo Londi, Biavati, Tulli, Recalcati, Candido Fior, Carlo Zauli, Leandro Lega, Fioravanti, and also Bruno Gambone, Franco Bucci are among the important artists at the show. There are also works of Giulio Busti, Tampieri, Budini and others, together with a first-rate generation of younger artists, producers, designers coming from an important “ceramics school” like Faenza. To mention only a few; Antonella Ravagli, FOS, nedo Merendi, Mirko De nicolò. next to these, but always in the enormous space provided, a contrast - intentional - was created by the presence of other traditional ceramics coming from different “cities of ancient ceramic traditions” like: Deruta, Viterbo, Vietri sul Mare, Grottaglie, Gualdo Tadino, Montelupo, napoli, Caltagirone, nove, Castellamonte, Castelli, Orvieto, and others, besides Faenza. The purpose of this initiative is also to observe a wide panorama of Italian artistic ceramics and begin to analyze its different aspects and distinctive features, the specific needs of promotion. A way to valorize and an invitation to reflect, at the same time, for new projects.

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PREMIdi Vittorio Fagone Fontane per il Monferrato

Un itinerario suggestivo di “fontane d’arte” progettate e proposte da artisti di tre generazioni, particolarmente orientati alle tematiche ambientali.

Dal catalogo di presentazione della mostra “Fontane per il Monferrato” e relativo conferimento di premi agli artisti, in esposizione a Casale Monferrato nel maggio 2004, pubblichiamo un saggio introduttivo di Vittorio Fagone. Uno degli aspetti più interessanti del panorama artistico contemporaneo a livello internazionale è l’atteggiamento con il quale oggi artisti visuali di diversa provenienza e pratica disciplinare (pittori, scultori, operatori mediali, architetti e designers) si rivolgono al contesto ambientale considerato non solo dentro una dimensione stabile di paesaggio naturale e urbano, ma come un campo dinamico di relazioni comunicative, attive sul piano simbolico ed emozionale. Non si tratta, va detto, dell’adesione a un programma o a un manifesto, ben definito dentro

precise formulazioni teoriche, strategie linguistiche e obiettivi estetici, come storicamente è avvenuto per le prime e le seconde avanguardie artistiche del XX secolo, ma di una diversa attitudine di non pochi artisti a operare fuori dalle “riserve protette” di gallerie e musei e dalla destinazione verso il geloso ed esclusivo possesso del collezionismo privato, in una positiva rispondenza alle indicazioni e alle domande di una pubblica committenza e fruizione.Questa mostra, che raccoglie i progetti e le proposte di artisti di tre generazioni, selezionati in base alla riconosciuta congenialità delle loro opere con le tematiche ambientali al di là dei particolari orientamenti di ricerca, disegna un suggestivo e variato percorso nel Monferrato, città e campagna, dove le “fontane d’arte” risultano ogni volta singolari scoperte di

entità funzionali, ma anche simbolico-comunicative, soste invitanti e segnali in grado di attivare una produttiva relazione con il contesto urbano e paesistico. Merita di essere sottolineato entro quali costanti è stata letta dagli artisti la particolare identità del Monferrato, nodo essenziale nella geografia e nella storia del nostro paese, in quanto ciò consente di meglio valutarne i progetti raccolti in questa esposizione. Sono tre gli elementi fondamentali con i quali gli artisti si sono sentiti obbligati a confrontarsi: il particolare profilo delle comunità urbane del Monferrato (piazze, palazzi, chiese, l’immediato ed esplicito confine tra città e campagna), il ruolo che il Po, qui autentico e dominante “grande fiume”, ha nella complessiva conformazione del paesaggio e infine l’umanizzazione

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nella pagina a fronte: fontana di Job Koelewijn (primo premio ex aequo).

On the opposite page: fountain by Job Koelewijn (joint first prize).

In questa pagina dall’alto: “Acquatica”, di Ugo La Pietra

(primo premio ex aequo); “Pietra d’acqua”, di Silvio Wolf.

On this page from the top:“Acquatica”, by Ugo La Pietra

(joint first prize);“Pietra d’acqua” (Water stone), by Silvio Wolf.

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di questo attraverso il lavoro dell’agricoltura. Le diffuse e diverse geometrie lineari del paesaggio del Monferrato segnano un nodo antico e mai dissolto tra natura e cultura, qui certo non in opposizione, ma in reciproco potenziamento di realtà e immagine. Nell’intervallo esiguo tra realtà e immagine, che è tipico di un territorio così inconfondibilmente segnato, gli artisti animano i diversi strumenti del loro operare cercando di stabilire segni efficaci che di questo paesaggio straordinario sappiano farsi emblemi congruenti e insieme porte e scale verso un’emozione immaginativa che, nella proteiforme evidenza del luogo, ha concordanze e fondamento. L’acqua, la terra e la luce del Monferrato vengono così scandite dentro figure nuove che non rifiutano di utilizzare tecnologie d’immagine complesse ma che, in ogni caso, hanno consapevolezza e

memoria di un sentire insieme individuale e sociale, di un vissuto che è, in modo indistricabile, presenza e memoria. Nel confronto con il paesaggio del Monferrato, la ricerca degli artisti contemporanei qui radunati è stata obbligata a rendere esplicite ragioni formative e inerenze costitutive. I progetti fanno tutti riferimento a una comunicazione di forte segno sociale oltre che estetico. Sono convinto che oggi il mondo, flagellato da un incessante diluvio di messaggi visivi banali e frastornanti, abbia bisogno degli artisti, costruttori e mediatori di immagini che sono emozioni indispensabili e simboli da tutti partecipabili e leggibili. Se i Comuni del Monferrato che hanno lodevolmente promosso questa iniziativa sapranno renderla sino in fondo concreta, essi daranno alla seduzione di questa terra ubertosa ed antica un nuovo itinerario, che varrà a confermarne l’inesaurita bellezza e socialità.

Mostra: “Fontane per il Monferrato”Curatore: Marco PortaProgetto: MOn.D.O. e il Comune di Rosignano per i 37 Comuni monferrini aderenti a PR.O.M.E.S.S.A.Giuria: Vittorio Fagone (Presidente), Luca Cerizza, Tiziana Conti.Artisti invitati Finalisti: Filippo Avalle, Lara Favaretto, Mauro Ghiglione, Trevor Gould, Job Koelewijn, Ugo La Pietra, Angelo Mottura, Claudio Rotta Loria, Mauro Staccioli, William Stok, Attilio Tono, Silvio Wolf. Altri partecipanti: Edgardo Abbozzo, Giuseppe Armenia, Sergia Avveduti, Simone Berti, Mirta Carroli, Francesco Garbelli, Dario Ghibaudo, Robert Gligorov, Jeroen Jacobs, Karpüseeler, Adriano Leverone, Andrea Massaioli, Federico Piccari, nicola Renzi.Vincitori:Primo premio ex-aequo a Lara Favaretto, Ugo La Pietra, Mauro Staccioli, Job Koelewijn.Premio del pubblico a Silvio Wolf.

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Fountains for MonferratoA charming itinerary of “art fountains” designed and put forward by artists of three generations, with a particular interest in environmental issues.

One of the most interesting aspects of the contemporary artistic panorama at international level is the attitude with which visual artists of different origin and discipline (painters, sculptors, media operators, architects and designers) today turn their attention to the environment. It is an issue, which is considered not only within a stable dimension of natural and urban landscape, but as a dynamic field of communicative relations, active on a symbolic and emotional level. This exhibition brings together the designs and proposals of artists of three generations, selected on the basis of the acknowledged congeniality of their work with environmental themes beyond specific lines of research. The event outlines a charming and varied itinerary in the Monferrato area, city and countryside where the “art fountains” are unique discoveries of functional entities. They are also symbolic-communicative inviting rest areas and signs able to set in motion a productive relationship with the urban and rural context. The widespread and diverse linear shapes of the Monferrato landscape mark an antique, as yet unresolved dilemma between nature and culture, here in agreement, in reciprocal expansion of reality and image. Water, earth and the light of Monferrato are thus clearly expressed within new figures, which do not decline the use of complex technologies of image. In any case, they have the awareness and memory of an individual and social feeling of togetherness, past experiences, which are, in an inextricable way, presence and memory. In the context of the Monferrato landscape, the research of the contemporary artists gathered here has been compelled to make educational reasons and constitutive relevances explicit. The projects all make reference to a strong social and aesthetic element of communication.

In questa pagina dall’alto: “La Giostra di Zampanò”,

di Lara Favaretto (primo premio ex aequo); fontana di Mauro Staccioli

(primo premio ex aequo); “Fluidofiume”, di Mauro Ghiglione.

On this page from the top: “La Giostra di Zampanò” (Zampanò’s merry-

go-round) by Lara Favaretto (joint first prize);fountain by Mauro Staccioli (joint first prize);

“Fluidofiume”(Fluid river) by Mauro Ghiglione.

nella pagina a fronte: “Fiore d’acqua”, di Filippo Avalle.

On the opposite page: “Fiore d’acqua” (Water flower), by Filippo Avalle.

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AUTORIdi Lara Vinca Masini Marcello Morandini

Il Premio Internazionale Design Ceramico 2003prestigioso riconoscimento al valore di un grande artista e designer

Dal catalogo della mostra “Marcello Morandini - Ambiente quotidiano 2003” svoltasi al Museo Internazionale Design Ceramico di Laveno (Varese), pubblichiamo un estratto della prefazione di Lara Vinca Masini.

In un piccolo catalogo di una sua mostra presso Lorenzelli Arte (Milano, 2002), Marcello Morandini definisce la sua splendida bambina allora di quattro anni “questo specchio vivente e rifrangente in velocetrasformazione”, “per ogni domanda della quale - aggiunge - non ho sempre una risposta vissuta”. Mi sembra, questa, quasi una dichiarazione di poetica: c’è tutta la sua ansia, la sua necessità di tener dietro a questa “veloce trasformazione” alla quale risponde, da sempre, con l’energia dinamica, “in continua trasformazione” dei suoi progetti, siano essi quelli dei suoi disegni, delle sue sculture, delle sue proposte di spazio architettonico, o quelli del suo design raffinato, fin troppo perfetto. Tutti lavori che fanno parte dellasua interpretazione del mondo quale dovrebbe essere, secondo la globalità della sua progettazione. Il termine “globalità” non ha nulla a che fare, in questo caso, con l’ormai purtroppo inevitabile processo di globalizzazione che sta trasformando questo nostro mondo e soprattutto la nostra condizione umana - e non consiste, certo, nella multietnicità... Quello di Morandini è un progetto che egli va perseguendo, con una forza, un coraggio, una pertinacia che fanno parte della sua

Sopra: Marcello Morandini.

Sotto: un ambiente della mostra.Below: an area of the exhibition.

impostazione etica, quella che contrassegnava l'intenzionalità del momento storico-artistico durante il quale, giovanissimo, iniziava la sua impegnata, vitalissima attività.Ho diviso il mio lungo lavoro sull'arte e l'architettura contemporanee (Giunti, L’Espresso, 1990-2002) secondo una lettura trasversale svolta su due linee, parallele e continuamenteintersecate, una quella che ho definito, rifacendomi a Schopenhauer, “la linea dell’Unicità (Arte come volontà e non rappresentazione)” e l'altra “la linea del modello (Arte come immagine del mondo)”. Non c'è dubbio: il lavoro di Marcello Morandini si colloca in questo secondo settore, che si rifà al Bauhaus, a tuttele scuole, in Europa e negli Stati

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Nella colonna di destra, dall’alto: sculture in porcellana per Rosenthal.In the right column, from the top:porcelain sculptures for Rosenthal.

Sotto, dall’alto:servizio da tavola in porcellana per Furstenberg; prototipi di vasi in porcellana per Rosenthal.Below, from the top:porcelain dinner service for Furstenberg;prototypes of porcelain pots for Rosenthal.

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Dall’alto:vasi in porcellana per Rosenthal,Premio Design Center Stuttgart;scultura. From the top:porcelain pots for Rosenthal,Award Design Center Stuttgart;sculpture.

Uniti, che da quello hanno preso il via attraverso i suoi maestri (da Gropius ad Albers, da Moholy-Nagy, a Meyer...), al De Stijl, al Costruttivismo russo, al Concretismo di van Doesburg e, con implicazioni, ovviamente,diverse, alle linee più dure del Concettualismo; in architettura al Movimento Moderno, prima della sua degenerazione nell'International Style, riprende nel Minimalismo alla Donald Judd (che si ripresenta, da qualche tempo, in architettura nel concettualismo, ad esempio, di un Eisenman), a certi esiti del Decostruttivismo (Libeskind, per dire)... Mi sembra, invece, che tutto il percorso operativo di Morandini, con i suoi programmi che prevedono una continua trasformazione, una continua dinamica organica su una idea di formatività, sulla base di rigorose leggi matematiche, con i suoi progetti che riescono a trasformare la matematica stessa in creatività continua, si sia svolto come una gara, una progressiva presa di posizione, nel tentativo continuo di esorcizzare la dinamica irreversibile di questa accelerazione, che non lascia più spazio al pensiero e sta sconvolgendo il nostro vivere attuale. È con questa che ci si deve continuamente confrontare: è lei la vera grande mutazione del nostro tempo; esige un aggiornamento incessante, sembra usurare sul nascere ogni idea di “nuovo”, che pure impone continuamente...

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Sedia Bine per Sawaya & Moroni.Chair Bine for Sawaya & Moroni.

Marcello MorandiniThe International Award Ceramic Design 2003 prestigious recognitionto the value of a great artist and designer

From the catalogue of the exhibition “Marcello Morandini – everyday environment 2003” occurred at the International Museum Ceramic Design of Laveno (Province of Varese), we publish an excerpt of the preface of Lara Vinca Masini. In the catalogue of an exhibition of his, Marcello Morandini defines his daughter, at that time four years old, “this living and refracting mirror under quick transformation”, “for whose every question not always I have an answer coming from experience”: it seems almost a declaration of poetics: there is all his anxiety, his need to catch up with this “quick transformation” to which he replies with the energy “under continuous transformation” of his projects, whether those of the drawings, of the sculptures, of the proposals of architectonic space, or those of his refined design. All works belonging to his interpretation of the world as it should be, according to the globality of his design, “globality” which has nothing to do here with the process of globalization transforming the world and the human condition – and certainly it does not consist of multiethnicity… Morandini pursues his project with the strength, the courage pertaining to his ethics, that which marked the historical-artistic moment in which he started very young his committed activity. I divided my work about the contemporary art and literature according to an analysis on two lines, parallel and intersected, one I defined, following Schopenhauer,

“the line of Unicity (Art as will, not representation)” and the other “the line of model (Art as image of the world)”. Morandini’s work fits into this second sector, following Bauhaus and all the European and American schools which from that have started through its teachers… It seems to me that the operative path of Morandini, with his programs under continuous transformation, the organic dynamics about an idea of formativity, the projects

transforming mathematics itself into continuous creativity, has developed as a race, a progressive taking sides for exorcizing the irreversibility of this acceleration which does not leave any space to thought and upsets our current living. It is with this that we have to put ourselves to the test: this is the true great change of our time; it needs an unending updating, it seems to wear out on the arising itself every idea of “new”, which yet it imposes continuously…

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In una precedente presentazione di una mostra (Firenze 2001), a conclusione dell’analisi delle varie tipologie proposte da Franco Giorgi, ritenevo di poter affermare che, attraverso i vari procedimenti operativi, l’artista immette un notevole tasso di valenza estetica del vissuto quotidiano. Se ogni opera riuscita comporta tale qualità, quella di Giorgi si qualifica per l’intento finalizzato alla valorizzazione della linea produttiva attraverso la moltiplicabilità, seppure in piccola serie, data la natura e destinazione del prodotto. Il suo percorso appare tangenziale al circuito del mercato, atteso che utilizza le forme di tradizione, ma su di essa interviene con variazioni che, mentre ne confermano le finalità funzionali, accolgono le istanze dell’attualità espressiva affidata all’analisi della struttura, alla tessitura decorativa, agli interventi cromatici declinati con dissonanze e corrispondenza armoniche, richiami e riprese in cantanti colori che trascorrono da brillantezze primarie a sommesse effusività assorbite nelle patine bianche, marroni. Il piatto, il vaso, forme frequentate da Giorgi, si trasformano in campo fascinoso nel quale il valore tattile della forma si accompagna a quello sensibilistico del decoro. Nell’elaborazione degli oggetti l’operatore utilizza una varietà di strumenti e procedimenti compresi quelli di ascendenza artigianale, come il preparare da sé gli smalti,

Le ceramiche di Franco GiorgiLe forme della tradizione vengono declinate secondo varianti funzionali ed espressive, ricche di interventi cromatici e di tessiture decorative.

AUTORIdi Luciano Marziano

nel quale Giorgi ha operato e continua ad operare come docente, preside di Istituto d’arte, designer, sperimentatore. Mi riferisco alla singolare situazione di Civita Castellana che, nota per la massiccia produzione di ceramica, per le decine di imprese, non subisce il peso della tradizione come accade a numerosi centri ceramici d’Italia, condizionati oltre che spiritualmente anche concretamente da forme storicamente definite e alle quali non si può fare a meno di fare riferimento. Questa che potrebbe

procedere ai dosaggi degli ossidi, impiegare il terzo fuoco per il lustro, diluire l’argilla per conseguire tenui e pellicolari colori. Per Giorgi ogni opera è un campo nuovo da scoprire, da sondare, da percorrere, adeguando la risposta ai casi specifici. Da qui una variabilità di proposte che non sono in contraddizione tra di loro, perché ognuna presenta una individualità dettata dalle singole necessità espressive. È una sorta di libertà da condizionamenti, che può collegarsi al contesto produttivo

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essere una pagina bianca ha consentito con più sveltezza di accogliere e utilizzare tecniche, procedure e protocolli caratterizzanti la modernità. Non dovendo fare riferimento a un modello consolidato, si sono elaborate forme conformi e funzionali alle istanze della contemporaneità. Sanitari, stoviglierie rispondono alla immediatezza di soddisfacimenti di bisogni conseguenti alla crescita dei livelli di benessere e di modi di vita più confortevoli. In tale contesto ha incidenza il design, inteso nell’estensione più ampia di metodologia finalizzata alla elaborazione di forme, ma anche di meccanismo atto ad individuarei circuiti produttivi e distributivi. Nel corpo di questa produzione, si inserisce, per iniziativa di sensibili imprenditori, come una dimensione utopica, intendendo per tale la progettazione di oggetti,

di cui, pur non rientrando nei parametri del mercato, si suppone un possibile consumo. Franco Giorgi viene a trovarsi al centro di questa operazione, che non è enfatico definire di ordine culturale. Chiamato a collaborare con aziende civitoniche, appronta progetti di oggetti che, pur mantenendo la morfologia di base, vengono strutturati in modo da sottolineare i coefficienti plastici affidati a piegature, dilatazioni tali da pervenire ai limiti della scultura. Il rispetto delle caratteristiche funzionali ne mantiene, comunque, la specificità del prototipo di oggetto d’uso, da poter essere messoin produzione e, quindi, introdotto nella linea distributiva. In questo percorso un ruolo fondamentale lo gioca il produttore, il quale, dotato di sensibilità nell’intercettare ed anche suscitare attese di beni, si pone come attivo

propulsore fornendo all’operatore mezzi e risorse necessarie per la sperimentazione. In conto viene posta anche la temerarietà di un rischio che, quasi sempre, si rivela risarcitorio, atteso che il prodotto, seppure destinato a circuito elitario, potenzia l’immagine imprenditoriale, ma, ancor più, consente di aprire prospettive nuove a un processo produttivo, che, usurato dalla ripetitività, può adagiarsi in una routine con conseguenze negative di saturazione e di ordine economico. Gli oggetti qui rappresentati esemplificano e confermano quanto si è venuto affermando. Essi infatti sono stati realizzati grazie al sostegno della VARM ceramiche, di Civita Castellana, impresa con la quale Giorgi mantiene, da tempo, un’intensa e proficua collaborazione.

nella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:Sculture per la tavola in terraglia smaltata;contenitore da tavola a 2 scompartiin maiolica smaltata, cm. max. 45;contenitore da tavola a mandorlain maiolica smaltata, cm. max. 58.

On the opposite page, from the top and the left:Sculptures for the table in enamelled pottery;table container with 2 sectionsin enamelled majolica, cm max. 45;almond shaped table container in enamelled majolica, cm max. 58.

In questa pagina, da sinistra:contenitore da tavola in maiolica

smaltata, cm. max. 42;sculture per la tavola,

piano e fondo in terraglia smaltata.

On this page, from the left:table container in enamelled majolica,

cm max. 42;sculptures for the table,

plate and soup plate in enamelled pottery.

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The ceramics by Franco GiorgiThe traditional shapes are declined according to functional and expressive principles, rich in chromatic choices and decorative weavings.

In a previous presentation of an exhibition (Florence 2001) and after an analysis of the various range of wares created by Franco Giorgi, I could affirm that the artist infuses anaesthetic sense into the everyday life through the various artistic processes. Furthermore Giorgi’s work is characterized by the aim to increase the value of the items through the possibility of their reproduction, although in a small and limited number, due to the type ad the target of the item. Giorgi’s work meets the demands of the market since it uses functional

Dall’alto e da sinistra:contenitore spiralico in maiolica smaltata, Ø max. cm 43, h. cm.23;piatto in maiolica smaltata e lustri, Ø cm. 68;piatto da muro in maiolica smaltata, Ø cm. 65.

From the top and the left:spiral container in enamelled majolica, Ø max. cm 43, h. cm 23;plate in enamelled majolica and lustri, Ø cm 68;wall plate in enamelled majolica, Ø cm 65.

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artistic background and experience: teacher, headmaster of Art School, designer, craftsman and experimenter. I refer also to the specific situation of Civita Castellana that, wellknown for its great production of ceramics and for its many firms, was not overcome by the weight of tradition. This metaphorical “white sheet” and its freedom from ancient models gave the opportunity to try new forms and apply modern and fresh techniques. The designer worked in this situation and developed methods and processes for creating new forms as well he studied the manufacturing process and the distributive trades. An utopian aspect characterizes the manufacturing process, since some responsive and broad-minded managers support the artistic experiments and the production of items that are a novelty in the market. Franco Giorgi plays a central role

in this operation that can be surely defined cultural. Giorgi cooperates with Civita’s firms and conducts research into projects of items that although mantain functional features, develop into forms that underline the plastic coefficient and approach sculpture. As above mentioned, in this context the producer plays a significant role, since he is an active promoter that provides the artist with tools to conduct experiments and he also takes the risk of pushing new products, although the risk always develops into a solid investment that improves the firm’s image and oopens new prospects for production. The objects showed testify and confirm what we asserted as they were realized thanks to the support of Varm Ceramics, a Civita’s firm with which Giorgi is fruitfully cooperating since years.

Da sinistra:piatto in maiolica smaltata, Ø cm. 68;

piatto in maiolica smaltata e lustri metallici, Ø cm.62.

From the left:plate in enamelled maiolica, Ø cm 68;

plate in enamelled maiolica and metallic lustri, Ø cm.62.

traditional forms but also uses topics of the current expressive experience, such as structure’s analysis, decorations, chromatic operations of discordance and harmonic correspondence. The plate, the vase - commom forms in Giorgi’s art – evolve into a fascinating field in which the tactile quality of the form and the sensitive quality of decorations match perfectly. During the process of art making, the artist makes use of a lot of instruments and devices that include artisan techniques such as preparing the enamel and the dosage of oxide by himself, polishing and thinning clay in order to get special colours. Every Giorgi’s work is a new field to discover and analyze where the different concepts and readings are related to the specific expressive necessities. A sort of freedom from limitations comes out, and it is connected to Giorgi’s

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La terra riprende a dare nuovi frutti. La terra in questione è il Salento, a sud dell’Italia, abbracciato amorosamente dal Mediterraneo, come pochi altri suoi territori. L’area di intervento è Cursi, un piccolo villaggio circondato da crateri scavati da gente del luogo per estrarre conci di pietra dorata e morbida, che permettono di edificare città e di decorarne le facciate. In questo paesaggio, ai margini superiori dei crateri e tra gli ulivi, si muove Daniele Lanzilotto, un giovane stranamente biondo, forse figlio dei tanti popoli, anche nordici, che hanno abitato da queste parti. Anche lui non può sfuggire all’idea di edificare con quei conci e di essere, quindi, protagonista silenzioso di un lavoro progettuale che abbia in sè la natura tutta del suo paesaggio.Nascono così degli oggetti che vogliono vivere però all’interno delle abitazioni e che comunicano in maniera chiara il paesaggio esterno con i suoi segni caratterizzanti: plasticità, armonia, colore, trasparenze e luminosità. Obiettivo: ritrovare, attraverso oggetti d’uso, quell’equilibrio smarrito con i materiali naturali del luogo e farli rivivere con grazia ed eleganza, quasi in contrasto con un paesaggio forte e maltrattato dalla nostra mancanza di rispetto.Daniele sceglie di stabilire un dialogo intenso con il suo territorio, che diventa il suo archivio di riferimento progettuale, definendo così

Gli alberi di DanieleNel territorio di Cursi, vicino a Lecce, la “pietra leccese” ritrova un ruolo domestico attraverso gli oggetti progettati da Daniele Lanzilotto.

AUTORIdi Francesco Spada

una sorta di “baratto” fra materia e progetto.I nuovi simbolici frutti sono come alberi con le braccia tese che sorreggono delicatamente una chioma trasparente e quindi aperta, senza limiti.Un esercizio di “potatura fatta ad arte” che permette all’albero stesso di ridare ancora buoni frutti.La pietra, il legno, il vetro, il design e un giovane biondo ci invitano per comunicare silenziosamente e in armonia. A noi non resta altro che saper ospitare nuovi abitanti domestici nella nostra quotidianità.

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Daniele’s TreesIn the territory of Cursi, near Lecce, “Lecce stone” (pietra Leccese) finds a place in homes with objects designed by Daniele Lanzilotto.

The land is starting to give new fruits again. The land in question is the Salento, in the south of Italy, lovingly embraced by the Mediterranean as few other territories of Italy. The operating area is Cursi, a small village surrounded by craters dug by people of the place to extract ashlars of soft golden stone that is used to build cities and decorate façades. In this landscape, at the upper edges of the craters and among the olive trees, moves Daniele Lanzilotto, a strangely blond youth, perhaps son of the many peoples, even nordic, who have inhabited these parts. He, too, is captivated by the idea of creating with these stones and being therefore, the silent protagonist of a design work that has within it the nature of this countryside. This is how objects are born, that want to live, however, inside the homes, and that

nella pagina a fronte, dall’alto: tavolini della collezione “Mobili in pietra”: basi in legno sormontate da un gambo in pietra leccese, alla sommità bracci di legno sostengono un cristallo. On the opposite page, from the top: tables of the collection “Mobili in pietra” (Furniture in stone): bases of wood supporting a stem of Lecce stone, at the top arms of wood hold up a crystal.

In questa pagina, dall’alto e da sinistra: “Giorno”, contenitore in pietra leccese con base

in legno, finitura mogano; “I custodi”, portagioie in pietra leccese con base

in legno, finitura palissandro; “Le cummari”, tre portagioie in pietra leccese

con base in legno, finitura palissandro.On this page, from the top down and from

the left: “Giorno” (Day), container in Lecce stone with a wooden base, mahogany finish;

“I Custodi” (the Custodians), jewel box in Lecce stone with wooden base, rosewood finish;

“Le Cummari” three jewel boxes in Lecce stone with wooden base, rosewood finish.

clearly communicate the outside landscape with their characterizing marks: plasticity, harmony, colour, transparencies and luminousness. Daniele’s objective: to find again, through objects of everyday use, that lost equilibrium with the natural materials of the place, and make them live again with grace and elegance, almost in contrast to the worn and

mistreated landscape of our lack of respect. Daniele wants to establish an intense dialogue with his territory, which becomes his archive of design reference, defining in this way a sort of “barter” between the material and the project.His new symbolic fruits are like trees with their arms stretched out, delicately sustaining their transparent foliage, therefore open and limitless.

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Nella storia della Morelato l’approccio al movimento moderno è stato gestito in senso letterale; il repertorio di immagini da interpretare ha subíto lo sguardo attento e critico di chi, da sempre, fa mobili di qualità (con lo stesso materiale che, dalla notte dei tempi, è il principe dei materiali: il legno). La ragione dello spostamento al contemporaneo è da ricercare nello stesso spostamento del gusto comune che caratterizza l’epoca contemporanea: assoluto rigore progettuale, pulizia delle linee,

Morelato e il ModernoUna nuova collezione di modelli contemporanei caratterizza l’evoluzione dell’Azienda Morelatoche, dall’interpretazione dei vari stili classici attraverso il ’900, approda al Movimento Moderno.

MOSTREdi Giusy Petruzzelli

scelta di pochi materiali costitutivi.Trovare ed applicare, nella Morelato, i modelli del contemporaneo non è stato assolutamente facile.Il primo e fondamentale nodo è stato il collegamento e raccordo fra il modo di intendere la produzione del legno della Morelato nel classico ed il modo di intendere il materiale legno nella produzione contemporanea (che per sua natura è sempre più seriale). Il legame profondo che l’azienda ha con il suo standard produttivo,

con le essenze del noce e dei nobili materiali lavorati e trattati a mano e finiti con cere e tinte naturali, ha avuto un ruolo fondamentale nella ricerca di modelli compatibili con questa realtà. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: oggetti di altissimo contenuto realizzati con modalità di grande ricchezza ed approfondimento tecnico artigianale. Oggetti per il nostro presente che hanno un futuro da collezione, come è nel DNA di tutti i mobili della Morelato.

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nella pagina a fronte: esposizione con libreria, tavolo e poltroncina della serie “Cortesia” di Franco Poli.

On the opposite page: Display with bookshelf, table and small armchair, of the “Cortesia” series. of Franco Poli.

In questa pagina dall’alto: tavolo Aero ;

comò 900 di Franco Poli.

On this page from the top: Aero table;

Chest of drawers 900 of Franco Poli.

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Morelato and the ModernA new collection of contemporary articles characterises the evolution of the Morelato Company, which, from the interpretation of various classical styles through the 1900’s, is now approaching the Modern Movement.

In the Morelato story, the approach to the modern movement was managed in a literal sense; the repertory of images to be interpreted was subjected to the careful and critical analysis of specialists

who have always produced high quality furniture (with the same material that, since far back in time, is the prince of materials: wood). The reason for this shift to contemporary trends is to be sought in the same shift in widespread taste that is a characteristic of our modern age: absolute design precision, clean lines and the selection of few constituent materials.In Morelato, finding and applying contemporary models was not at all easy. The first and fundamental problem was to find the relationship and the link between Morelato’s ways of understanding wood-working methods in the classical sense and the way to understand wood as a material in contemporary production (that by its nature is becoming more and more serial).The profound tie that the Morelato company has with its production processes and standards, with the essence of walnut and other noble materials, worked and treated

Dall’alto:sedia impilabile (Ufficio Tecnico Morelato);ambiente con vetrina libreria 900, tavolo rotondo e sedia 900 (Ufficio Tecnico Morelato).

From the top:Stackable chair(Morelato Technical Office);Room with bookshelf display 900, Round table and chair 900 (Morelato Technical Office).

by hand, and finished with natural hues and waxes, had a fundamental role in the search for models compatible with these methods.The results can be seen by everyone: objects of extremely high worth, created with methods of great richness and skilled craftsmanship.Objects for today that have a future for collectors, as in the DnA of all of us.

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Dall’alto: ambiente con letto 900, comodino 900, comò 900 (Ufficio Tecnico Morelato);credenza Zero.

From the top: room with bed 900, bedside table 900, chest of drawers 900 (Morelato Technical Office);Zero sideboard.

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FIERE E SALONIdi Veronica Gramegna Showcase Ireland 2005

Si rinnova anche quest’anno, alla Royal Dublin Society, l’appuntamento con la storica fiera dedicata all’artigianato irlandese.

A Dublino la suggestiva cornice della Royal Dublin Society anche quest’anno, come da tradizione, ospiterà, tra il 23 e il 26 gennaio 2005, la manifestazione “Showcase Ireland”. È il 29° appuntamento per quella che può essere considerata la più rappresentativa e importante fiera dell’artigianato irlandese, con oltre 650 espositori provenienti da ogni angolo dell’isola. Ricco, e come di consueto di qualità, l’assortimento dei prodotti, che il pubblico avrà l’opportunità di vedere da vicino visitando i diversi settori fieristici. Questi, organizzati per aree tematiche, offriranno infatti una ricchissima panoramica della produzione artigiana irlandese, che spazia dalla regalistica all’abbigliamento, dagli accessori per la casa e la tavola alla gioielleria, includendo i tipici prodotti celtici. Organizzata dal Crafts Council of Ireland, la Camera dell’Artigianato Irlandese, e promossa a livello internazionale dall’Enterprise Ireland, Ente Irlandese per il Commercio e la Tecnologia, Showcase è anche l’evento più idoneo per il monitoraggio delle nuove tendenze, oltre a essere la giusta piattaforma per il lancio di prodotti innovativi e l’occasione, per i designer emergenti e le piccole aziende, di farsi conoscere al pubblico internazionale. Uno degli aspetti più interessanti e apprezzati dai visitatori di questa fiera è infatti attribuibile alla presenza di giovani talenti, la cui creatività infonde ulteriore linfa a

un mercato già vitale di per sé. Tra le novità che interessano l’edizione di quest’anno va segnalata l’inaugurazione della sezione Source, che ospiterà espositori scelti da una giuria internazionale. Questa, composta da un gruppo rappresentativo di acquirenti e da esponenti del mondo dell’informazione, ha selezionato i partecipanti sulla base dell’alto livello espresso nel design e nella manifattura, dell’adattabilità al mercato e, soprattutto, dell’alta qualità dei prodotti presentati. Contribuisce a sottolineare il ruolo di primo piano di questa sezione la sua collocazione al centro della Main Hall della Royal Dublin Society.

In occasione di Showcase Ireland l’ufficio milanese propone a condizioni particolarmente vantaggiose l’organizzazione di un viaggio andata e ritorno per Dublino, rivolto ai buyers e alle aziende italiane interessate a conoscere da vicino i prodotti irlandesi e a entrare in contatto diretto con la realtà locale.Per qualsiasi informazione sulla fiera si segnala che l’Enterprise Ireland, Ente Irlandese per il Commercio e la Tecnologia, ha propri uffici in tutta Europa. La sede italiana si trova a Milano, in via Santa Maria Segreta 6 (tel. 02 880 09 91 – fax 02 86 90 243). Responsabile del settore consumer è Roberta Di Gesù ([email protected]).

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Showcase Ireland 2005Again this year, at the Royal Dublin Society, the appointment with the historical fair dedicated to Irish crafts.

In Dublin, again this year according to tradition, from the 23rd to the 26th of January, the evocative setting of the Royal Dublin Society will be hosting “Showcase Ireland”. It is the 29th appointment of an event that can be considered the most representative and important exhibition of Irish crafts, with over 650 exhibitors coming from all over the island.The rich assortment of products that the public will be able to examine close up as they visit the different sections of the show, is as always of high quality. The fair sectors are organized into thematic areas and they offer a splendid array of Irish handicrafts that range from gifts to clothing, from accessories for the home and the table to jewelry, including typical Celtic products. Organized by the Crafts Council of Ireland, and promoted at an international level by Enterprise Ireland, the Irish Agency for Commerce and Technology, Showcase is the most suitable event to monitor new tendencies; it is also the finest platform for the launch of innovative products and the chance for up-coming designers and small businesses to make themselves known to the international public.One of the most interesting and appreciated features of this fair is, in fact, the presence of young talents, whose creativity inspires a market that is already very lively. Among the new features present at this year’s edition, we want to point out the opening of the Source section, which will provide space for exhibitors selected by an international jury. Made up of a representative group of buyers and exponents of the information world, the jury has selected the participants based on the high level expressed in design and workmanship, adaptability to the market and especially the high quality of the products they are displaying.

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FIERE E SALONIdi Eva Bozzi

Bilancio positivo per la 59a MIA Una grande vetrina per progetti vincenti e innovativi che nascono nelle botteghe artigiane e conquistano il mercato.

In un momento economico difficile, in cui il calo della produzione e la sempre più agguerrita competitività da parte dei concorrenti esteri fanno sentire il loro peso, collaborare per recuperare le grandi capacità di cui il nostro Paese dispone può essere un modo per superare la crisi. Questa è stata la linea guida della 59a edizione di MIA, consolidata mostra italiana del settore dell’arredamento che si è conclusa, con il consueto successo di pubblico, lo scorso 26 settembre.Progettualità e innovazione sono stati, come da tradizione, i due principi ispiratori dell’iniziativa, la quale ha attribuito un ruolo da protagonista all’uomo che vive la sua casa come spazio individualizzante e luogo di benessere. Attenzione particolare è stata dedicata in proposito all’arredamento ecosostenibile e biocompatibile che, come i dati di mercato confermano, non si può più considerare un fenomeno di nicchia.L’interesse per le nuove qualità del vivere domestico ha inoltre imposto una nuova attenzione ai materiali e più in generale alla loro naturalità. Non solo il legno, che sta vivendo una seconda giovinezza, ma anche altri materiali, come per esempio la vetroceramica, si stanno imponendo per la loro grande flessibilità e ambientabilità. In un contesto abitativo in cui viene data sempre più importanza al raggiungimento del benessere, la personalizzazione degli spazi e dei complementi d’arredo diventa un aspetto cui si presta grande attenzione. Anche in questo caso il mondo artigiano, di

cui MIA è la più importante vetrina italiana, mostra la sua capacità di interpretare i veloci cambiamenti in atto in un mercato che oggi non ha più confini e richiede la capacità di inventare, realizzare e imporre nuove progettualità. In questo mercato globale è quindi importante il confronto, culturale ed economico, con gli artigiani dei Paesi esteri, obiettivo che MIA persegue fin dagli anni Settanta. Quest’anno ospite dei padiglioni fieristici è stata la Repubblica di Bielorussia, con la sua ricca produzione artigiana, che ha stupito i visitatori per la sua varietà e per la grande abilità con cui i maestri sanno accostare i colori ed eseguire i decori nel rispetto della tradizione e nella ricerca di nuove soluzioni.

A positive balance for the 59th M.I.A. A great showcase for winning and innovative projects that are born in crafts shops and conquer the market.

In a difficult economic period, collaborating to retrieve the great capacities that Italy has can be a way to overcome the crisis. This was the guideline of the 59th edition of the M.I.A., the popular Italian, furnishing sector exhibition, that closed with its usual great public success on last September 26th.Planning and innovation, according to tradition, were the two primary inspirations of the initiative, which attributed the role of protagonist to the man who lives his home as an individualizing space and place of well-being. Particular attention was dedicated to eco-sustainable and biocompatible furnishings, which, as market data are confirming, can no longer be considered a niche phenomenon.The interest in new qualities of domestic living has also drawn fresh attention to materials and more in general to their naturalness. not only wood, that is living a second youth, but also other materials, like for example, pyroceram, that are becoming more and more widely used because of their great flexibility and environmental compatibility.

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FIERE E SALONIdi Roberto Ravasi Abitare il Tempo 2004

Stili, tendenze e progetti in mostra a Verona alla XIX edizione di Abitare il Tempo, osservatorio privilegiato delle migliori espressioniin atto nel settore dell’arredamento, che conferma il successo della sua formula.

Sono stati cinque giorni ricchi di appuntamenti quelli della XIX edizione di Abitare il Tempo, che si è tenuta dal 16 al 20/9/2004. Nel corso degli anni la formulazione fieristica di questa manifestazione ha saputo consolidarsi al punto cheoggi si impone come il solo evento capace di far coesistere perfettamente alto artigianato e design, tradizione ed avanguardia, classico e contemporaneo. Altamente significativa, sia nei numeri che nei contenuti, la selezione degli espositori presenti: 620 aziende, che ben rappresentano la trasversalità dell’arredamento d’interni, riunite in 14 categorie merceologiche. Novità di quest’anno è stato l’incremento che si è registrato alla voce estero, con ben 120 aziende provenienti da 23 diversi Paesi, pari al 20% sul totale degli espositori. Abitare il Tempo diventa sempre più internazionale, grazie a una formula che la differenzia dalle altre manifestazioni fieristiche, un concept riconosciuto fatto di cura dei particolari allestitivi, di ricerca e sperimentazione, oltre che di una rigorosa selezione degli espositori. Tale aspetto, che da sempre caratterizza il salone, si prefigge di individuare e coinvolgere soltanto i migliori produttori dei diversi settori, a totale beneficio della qualità delle collezioni esposte. Ma la vera forza propulsiva dell’evento risiede nelle Mostre di sperimentazione e ricerca e nei Laboratori, luoghi ideali d’interazione tra progettisti e aziende, che, come da tradizione, sono state arricchite dalla partecipazione di personalità di spicco come Vico Magistretti, Setsu e Shinobu Ibu, Franco Poli e Giuseppe Albanese, solo per citarne alcuni.

Sono stati cinque giorni ricchi di appuntamenti quelli della XIX edizione di Abitare il Tempo, che si è tenuta dal 16 al 20/9/2004. nel corso degli anni la formulazione fieristica di questa manifestazione ha saputo consolidarsi al punto cheoggi si impone come il solo evento capace di far coesistere perfettamente alto artigianato e design, tradizione ed avanguardia, classico e contemporaneo. Altamente significativa, sia nei numeri che nei contenuti, la selezione degli espositori presenti: 620 aziende, che ben rappresentano la trasversalità dell’arredamento d’interni, riunite in 14 categorie merceologiche. novità di quest’anno è stato l’incremento che si è registrato alla voce estero, con ben 120

aziende provenienti da 23 diversi Paesi, pari al 20% sul totale degli espositori. Abitare il Tempo diventa sempre più internazionale, grazie a una formula che la differenzia dalle altre manifestazioni fieristiche, un concept riconosciuto fatto di cura dei particolari allestitivi, di ricerca e sperimentazione, oltre che di una rigorosa selezione degli espositori. Tale aspetto, che da sempre caratterizza il salone, si prefigge di individuare e coinvolgere soltanto i migliori produttori dei diversi settori, a totale beneficio della qualità delle collezioni esposte. Ma la vera forza propulsiva dell’evento risiede nelle Mostre di sperimentazione e ricerca e nei Laboratori, luoghi ideali d’interazione tra progettisti e aziende, da tradizione.

Sopra: Laboratorio “La casa fluida”, a cura di Massimo Iosa Ghini.Sotto: Laboratorio “Suites d’autore” a cura di Ettore Mocchetti.

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FIERE E SALONIdi Veronica Gramegna MACEF Autunno 2004

Bilancio decisamente positivo per l’edizione autunnale di Macef Milano, dove il buon clima registrato negli affari infonde ottimismo e fiducia per una ripresa economica del settore.

La ripresa sembra più vicina dopo i quattro intensi giorni di incontri d’affari conclusisi il 6 settembre alla Fiera di Milano: MACEF, la mostra internazionale della casa che si rivolge al mondo della distribuzione e al dettaglio, ai designer e ai progettisti, ha infatti riscontrato un’attività commerciale vivace, come non accadeva da parecchio tempo. Si parla di un’area occupata dagli stand di 131.000 metri quadrati netti, un record per l’edizione di settembre, e di 70.723 visitatori complessivi. Significativi e graditi i ritorni in grande stile dei buyer americani e giapponesi. Significativo anche l’afflusso di “visitatori virtuali”. Gli stand, aggiornati periodicamente dagli espositori, resteranno online fino al prossimo MACEF, che si terrà a Milano dal 21 al 24 gennaio 2005. Nel complesso, quindi, un bilancio positivo che ha soddisfatto gli espositori, in tutto 3.139, provenienti da 58 differenti Paesi. Per quanto invece riguarda i visitatori due sono le considerazioni più importanti: la “riscoperta” di MACEF da parte degli operatori commerciali del Centro-sud e il “ritorno” di importanti visitatori d’affari. Rispetto alle precedenti edizioni autunnali si è registrata una maggiore richiesta di partecipazione che ha portato a un ampliamento dello spazio espositivo complessivo. Buon successo per i settori della bigiotteria e del tessile per la casa, per i quali si è addirittura creata una lista d’attesa, così come per quelli della cucina e dell’argento da tavola. Più articolata la situazione nell’area del regalo, composta da aziende e prodotti

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nella pagina a fronte, dall’alto:entrata del Macef di Porta Carlo Magno;Caleca Italia;Alabastri Ducceschi. In questa pagina, dall’alto:Sambuco Ceramiche d’Arte;Ceramiche Artistiche Simonetti;Il Laboratorio Italiano.

molto diversi fra loro per tipologia e target.Ha funzionato la nuova versione del “Fatto a mano”, con le aziende non isolate in un singolo padiglione ma funzionalmente inserite nelle aree merceologiche di competenza. Tra gli espositori che si sono distinti in questo settore vale la pena ricordare il Laboratorio Italiano, con la sua produzione di manufatti in ceramica, Aracne, azienda specializzata in creazioni in legno pensate per stimolare la fantasia dei bambini, Bortoletti Fonderia Artistica e la Vetreria Artistica Fratelli Pitau, due voci del panorama artigianale veneto. I buyer interessati a questo settore sono apparsi molto selettivi e hanno premiato soprattutto le aziende che si sono distinte per la capacità di leggere in maniera appropriata l’evoluzione dei mercati, adeguando di conseguenza le loro competenze distintive. Sicuramente quello che solo due anni fa era, all’interno di MACEF, l’indistinto agglomerato denominato “Artigianato” sta prendendo un assetto più definito, anche se il cammino verso una più puntuale segmentazione di aziende e prodotti di questa area è ancora da completare. Si confermano interessanti anche le prospettive per l’Etnico, un comparto-idea che, dopo il boom dell’“effetto-moda”, ha raggiunto una certa stabilità sul mercato italiano. Molto buono è, inoltre, risultato l’impatto commerciale di questo MACEF sul settore del Classico, dove gli sforzi degli espositori per dotarsi di un progetto comune e di una buona visibilità danno ormai frutti palpabili. In questo contesto si è ulteriormente

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In questa pagina, dall’alto:Bortoletti Fonderia Artistica; Principe Porcellane;La Medea Porcellane; Ceramiche A Due Tosin.

nella pagina a fronte, da sinistra:Dal Prà Ceramiche;Aracne di Mantovani e C.;Vetreria Artistica Fratelli Pitau.

rafforzata la capacità di attrazione del padiglione 21, divenuto per le aziende di tendenza che operano nel campo del design una sorta di punto di riferimento. Stesso successo di pubblico anche al padiglione 10 per l’area denominata “Segni”, le cui aziende, che non hanno lesinato sforzi per presentare prodotti innovativi in un contesto allestitivo di qualità e spesso raffinato, hanno espresso ampia soddisfazione commerciale. Proprio nel bel mezzo dello spazio “Segni”, a sottolineare come il dettaglio sia oggi fondamentale nell’arredamento e nella decorazione della casa, è stata collocata la mostra “Caffè Caffè”, ideata dallo Studio Talocci, che ne ha curato anche l’originale allestimento. Grazie a questa iniziativa a MACEF si è parlato di cultura del caffè, prodotto che viene da lontano ma è diventato simbolo dell’italianità e, insieme, della domesticità. Molto affollati anche gli altri eventi che hanno animato questa edizione fieristica: la mostra denominata “Gruppo Guzzini: Oggetti Testimoni”, che ha illustrato attraverso le immagini il concept e la storia di alcuni fra i più popolari prodotti del gruppo marchigiano, e la presentazione in anteprima dei lavori vincitori del concorsoZodiac, per una progettazione semiseria dell’ambiente bagno, legata ai segni zodiacali. Il prossimo appuntamento con MACEF Milano è fissato per il 21 gennaio 2005, data che segnerà il via di un’edizione che, già dalle anticipazioni, promette di essere particolarmente ricca di eventi e suggestioni.

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The Autumn 2004 MACEFA decidedly positive balance for the autumn edition of the MACEF Milano, where the good climate recorded in business inspires optimism and confidence for an economic upswing in the sector.

The recovery seems closer after the four intense days of business meetings, that came to an end on September 6th at the Fiera di Milano: the MACEF, the international exhibition of the home, that opens out to the distribution and retail world, to planners and designers, in fact, met with a lively commercial activity that has not been seen for some time. We are speaking of an area occupied by stands of 131,000 square meters net, a record for the September edition, that welcomed a total of 70,723 visitors. Significant and appreciated was the return in grand style of American and Japanese buyers. Also important was the flow of “virtual visitors”: the stands, up-dated periodically by the exhibitors, will remain online until the next MACEF, planned to be held in Milan from the 21st to the 24th of January next year. Generally, then, a highly encouraging outcome that pleased the exhibitors, 3,139 altogether coming from 58 different countries. As for the visitors, there are two important considerations to be made: the “rediscovery” of the MACEF by commercial operators from the centre and south of Italy, and the “return” of important business visitors. Compared to previous autumn editions, there was a

much greater request for participation, which led to an extension of the overall display space. notable success for the sectors of bijouterie and textiles for the home, for which a waiting list had to be created, and also for the kitchen and table silverware sectors. More complicated was the situation in the gift area, that is made up of companies and products that are very different one from the other in their product lines and targets. The new layout of “Fatto a mano” (“Handmade”) was more effective, with the companies not set apart in a pavilion of their own, but functionally inserted into the product areas they belong to. Among the exhibitors that distinguished themselves in this sector, worth remembering are: the Laboratorio Italiano (the Italian Laboratory) with its production of ceramic articles, Aracne, a company specialized in wooden toys created to stimulate children’s imagination, Bortoletti Fonderia Artistica and the Vetreria Artistica Fratelli Pitau, two important firms in the crafts panorama of the Veneto region.The buyers interested in these articles seemed to be very selective and rewarded above all the companies that stood out for their ability to correctly interpret the evolution of the markets, updating and adapting their distinctive skills. Certainly, what only two years ago was an indistinct agglomeration called “Artigianato” (“Crafts”) in the MACEF, is taking on a more well-defined arrangement, even though the road to travel towards a more precise segmentation

of companies and products in this area still needs to be completed. The Ethnic segment-idea also confirmed interesting prospects; following up on the boom of the “fashion-effect”, it has achieved a certain level of stability on the Italian market. Very good, too, was the commercial impact of this MACEF on the Classical sector, where the efforts of the exhibitors to come up with a common project and good visibility are giving tangible fruits. In this context the attractiveness of Pavilion 21 was strengthened: now it has become a sort of reference point for trend companies that operate in the design field. The same success of visitors also for Pavilion 10 in the area called “Segni” (“Marks”), where the firms, that spared no efforts to present innovative products in a high-quality often elegant furnishing context, expressed widespread commercial satisfaction.There were large crowds also at other events that animated this fair edition, as at the show called “Gruppo Guzzini: Oggetti Testimoni”, which illustrated through images the concept and the history of some of the most popular products of the group from Marche region, and the preview presentation of the works that won the Zodiac contest for a semi-serious design of the bathroom environment tied to the signs of the zodiac. The next appointment with the MACEF Milano is scheduled for January 21s,t 2005, a date that will mark the opening of an edition which, from what is already being said, promises to be particularly rich with interesting events and new ideas.

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Il bucchero, elemento caratteristico della civiltà etrusca, è un particolare tipo di ceramica realizzata prevalen-temente al tornio, di colore nero sia internamente che esternamente e lucidato sulla superficie. Si tratta di un vasellame di impasto buccheroide di colore nero, risultato di una cottura in ambiente riducente, che ha dei precedenti già nel IX seco-lo a.C. nella produzione proto-vil-lanoviana e villanoviana, per parlare solo dell’Italia. La produzione del bucchero etrusco è una modificazione dell’impasto vil-lanoviano mediante l’uso di argille più raffinate e dal colore completa-mente nero. Con la scoperta delle necropoli etrusche e con il ritrovamento del vasellame in esse contenuto ha origi-ne in Italia una nuova produ-zione di ceramica nera chiamata "bucchero". Il termine deriva dallo spagnolo buca-ro, parola con la quale veniva indicato un tipo di vasellame prove-niente dall’America Meridionale, molto imi-tato in Portogallo, fabbri-cato con una terra odorosa e colorata. Questo tipo di ceramica, che vero-similmente è il risultato di un proces-so di perfezionamento della tecnica preistorica per la creazione di vasi neri a superficie lucida, è stato trova-to anche al di fuori del territorio etrusco o di diretta influenza etrusca (Spagna, Francia, Grecia, Asia Minore, isole dell’Egeo, costa del Mar Nero, costa Africana, ecc.) ma solo nel territorio etrusco si può par-lare di una continuità di sviluppo e di una varietà di forme e ricerca artisti-ca. L’inizio della produzione del buc-chero etrusco risale al VII secolo a.C. e i principali centri di attività sono collocati nell’Etruria meridionale

LE TECNIChE DEI MAESTRI ARTIGIANILA LAVORAzIONE DEL BUCChERO

di Nello Teodori

M A T E R I A L I & T E C N I C H E

(attuale Toscana, Umbria, Lazio). Lo spessore, prima sottile poi più consistente, dell’oggetto determina la suddivisione in due categorie tipo-logiche: il bucchero sottile e il buc-chero pesante.Il bucchero sottile è caratterizzato dall’uso di un impasto argilloso molto fine, dalle pareti del vaso molto sottili e dal colore nero lucente. La decora-zione in alcuni casi veniva eseguita con graffiti a cottura avvenuta. È documentata anche la produzione di un bucchero sottile dal colore nero con riflessi metallici, detto "bucchero argentato", ottenuto probabilmente da un particolare tipo di cottura.Il bucchero pesante include quegli oggetti foggiati con pareti di maggior spessore e con applicazione di deco-razioni a rilievo. La decorazione ricalca forme baroc-che, complessi rilievi e ornamen-tazi-oni plastiche, che a volte tendono ad appesantire i vasi oltre misura de-ter-minando una perdita di armonia. Al bucchero pesante appartengono comunque alcuni dei vasi più belli di tutta la civiltà etrusca. Orvieto è tra i centri più attivi dell’Etruria meridi-onale nella produzione del bucchero. “Si sperimentano diverse tecniche per liberare gli oggetti ceramici dai limiti imposti dalla tornitura e dalla materia stessa - con applicazioni a rilievo e con l’invenzione della ceramica argentata - si elaborano anche motivi e tecniche innovative per la decorazione a pennello nella produzione a figure rosse e a figure nere, ben riconoscibili sulle grandi anfore del Gruppo Orvieto o del Gruppo di Vanth. La figura demoniaca di Vanth tro-verà, d’altro canto, la sua massima espressività trasferita nella terza

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M A T E R I A L I & T E C N I C H E

dimensione nel Gorgoneion del Tempio del Belvedere, quando, cioè, alla produzione di ceramiche foggiate al tornio e variamente decorate, si aggiunse quella delle terrecotte architettoniche, ritenuta, come ha scritto Torelli, fra le più notevoli dell’arte etrusca di tutti i tempi”. (Alberto Satolli in "La tradizione ceram-ica in Umbria", Perugia 1997).Questo tipo di produzione cessò intorno alla prima metà del V secolo a.C. Dopo questo periodo, fino intor-no al IV secolo, in virtù probabil-mente di una lavorazione più appros-simativa e dozzinale, la produzione diventa di colore grigia-stro. Entra in crisi l’aspetto creativo ed artistico della produzione etrusca, che viene rimpiazzata sul mercato da quella

dalla tornitura e dalla spugnatura. A questo punto inizia la fase più deli-cata: quella della levi-gazione con stecchi di bosso, un legno duro e compatto, mediante il quale si ottiene il pezzo grigio lucente, mentre con spazzola e panno morbido si ottiene un effetto più opaco. Dopo la steccatura si possono fare incisioni a freddo per decori da real-izzare con oro e platino. Per ottenere dei rilievi sulla super-ficie del vaso, vengono usati degli stampini in terracotta che danno origine a statuette, sculture, elementi architettonici. Altro metodo per realizzare un impi-anto decorativo è quello di imprim-erlo, qualora l ’oggetto possa manovrarsi senza subire deforma-

nella pagina a fronte, dall’alto: particolare della fase di formatura al tornio;estrazione dalla scatola in lamiera del manufatto dopo la cottura (Laboratorio Grossi).

etrusco-campana.

Tecniche di lavorazione del buccheroLe argille per la produzione del buc-chero sono localizzate general-mente vicino ai luoghi di produzione; sono argille di tipo sedimentario, ricche di ferro che vengono depurate e impastate con materiale organico per rendere la parete del vaso più sottile possibile. Il ciclo di lavorazione è lungo e complesso. Gli oggetti vengono realizzati al tornio e poi ripuliti, utilizzando anche in una seconda fase il tornio, prima di procedere alla spugnatura. Dopo circa venti giorni, tempo nec-essario per l 'ess iccazione del vasellame, si tolgono con carta vetra-ta e paglietta fine tutti i segni lasciati

In questa pagina, dall’alto e da sinistra: spugnatu-ra dell’oggetto in argilla e particolare della

lucidatura superficiale dell’oggetto eseguita con stecchi di bosso;

esecuzione di incisioni sulla superficie dell’og-getto con punte e graffietti; particolare della

pitturazione a freddo.

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M A T E R I A L I & T E C N I C H E

zioni, per mezzo di stampini, rotelle, stecche e pettini. Cesare Calambrini, noto ceramista, dopo lunghe speri-mentazioni, è riuscito a ottenere un bucchero etrusco di un nero molto uniforme e, in alcuni casi, con riflessi argentati. Questa tecnica di cottura viene effet-tuata senza l’uso del tradizionale forno a legna: va realizzata una scato-la di lamiera metallica di spessore variabile tra i 2 e i 4 mm al massimo e della dimensione della camera di cot-tura di un forno; la parte superiore va chiusa con un coperchio di lamiera che ne sigilla bene l’apertura. Una volta realizzato l’oggetto e sottoposto alla levigatura con una stecca di legno, completata l’essiccazione del pezzo, si procede alla cottura. Sul fondo della scatola di lamiera si prepara un piano di refrattario sul quale vanno appoggiati gli oggetti foggiati facendo in modo che non si tocchino tra loro per permettere la circolazione del fumo che si produrrà all’interno della scatola stessa. Sotto il piano di refrattario vanno collocati inoltre dei pezzetti di legna. Sopra gli oggetti viene disposta una rete metallica agganciata alle pareti della scatola: il piano di rete così real-izzato verrà riempito con pezzetti di legna. È opportuno, per la miglio-re riuscita del colore nero, che la legna non venga mai a contatto con i pezzi sottoposti a cottura. A questo punto si chiude il coperchio sigillandolo con sabbia e un cordon-cino di argilla tutt’intono al peri-met-ro della scatola metallica. L’ultima operazione consiste nel col-

locare il contenitore metallico nel forno, che può essere di qualunque tipo (elettrico, a gas, a nafta, ecc.) per iniziare la fase di cottura. La tempe-ratura di cottura ottimale per otte-nere un bel nero e una riduzione uni-forme è di 700 - 750 °C.: a questa temperatura si ottiene un effetto del nero spesso con riflessi argentati.

La produzione attualeCon l’avvento del sistema industriale la produzione del bucchero è stata

emarginata, ciò in virtù del fatto che questa produzione richiede tempi lunghi di lavorazione, grande atten-zione nella tecnica di finitura superfi-ciale con percentuali elevate di spre-co soprattutto nel procedimento di steccatura e nella cottura. Più l’oggetto è lucido, più è levigato, più è bello, e più tempo necessita per la lavorazione. È per questo che risul-ta difficile far entrare la produzione del bucchero in una dimensione a carattere industriale. Ne consegue che il costo dei prodotti

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M A T E R I A L I & T E C N I C H Enella pagina a fronte, dall’alto e da sinistra:testa di cavallo etrusco;Apollo di Veio (rifacimenti eseguiti da Ceramiche Baffoni, Gubbio);laboratorio Eredi Sebastiani, Gubbio (produ-zione attuale).

In questa pagina, dall’alto e da sinistra: laboratorio La Fornace del Bucchero, Gubbio (produzione attuale);“Souvenir di Gubbio”, di Ugo La Pietra; “Uno e tre ceri”, di Nello Teodori.

Bibliografia

A.A.V.V., Enciclopedia dell’arte antica Treccani, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1959.

A.A.V.V., La tradizione ceramica in Umbria, Centro Umbria Arte Communication Editore, Perugia 1997.

R. Bosi, Storia della ceramica, Faenza Editrice, Faenza 1976.

N. Caruso, Ceramica viva, Hoepli Editore S.p.A., III edizione, Milano 2003.

E. A. Sannipoli, note sulla ceramica eugubina degli anni venti e trenta, in Ceramiche umbre 1900-1940, Electa Editori Umbri, Perugia 1992.

A. Satolli, Orvieto, in La tradizione ceramica in Umbria, Centro Umbria Arte Communication Editore, Perugia 1997.

risulta determinato dal tempo e dalla pazienza necessaria per portare gli oggetti a compimento. Oggi quindi la produzione del bucchero è abba-stanza limitata e presente ancora solo nei luoghi, in particolare del Centro Italia, dove se ne perpetua una tradiz-ione millenaria.

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MERLETTO UMBRO

CERAMICA DI ALBISOLA

LA NUOVA TERRITORIALITÀ “Opus incertum”L’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale

È sempre più chiara la frantumazione per ragioni etniche, culturali, economiche, filosofiche...; siamo tanti e sempre più diversi, e la diversità non è più privilegio, non è più emarginazione, ma è diritto. Diritto a sviluppare ed esaltare le proprie convinzioni e le proprie appartenenze senza prevaricazioni.

La ricerca della differenza ci porta a leggere un’Italia frantumata in tanti territori, luoghi omogenei di attività legate alla cultura materiale. Vengono qui presentate le aree che, in questi ultimi anni, hanno dimostrato una volontà di affermazione della propria identità e, contemporaneamente, il bisogno di rinnovamento.

AREE REGIONALI OMOGENEE

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Merletti a punto d’Irlanda.

IL MUSEO DI ISOLA MAGGIOREIl recupero delle tradizioni locali, la necessità di valorizzare i prodotti e l’artigianato tipico, la creazione di percorsi che integrino il patrimonio monumentale con quello ambientale e culturale, sono alla base della recen-te ristrutturazione di Palazzo delle Opere Pie di Isola Maggiore, sul lago Trasimeno. Il Palazzo è sede del pre-stigioso Museo del Merletto dove sono conservati alcuni importanti

manufatti a punto d’Irlanda, antichi e contemporanei, realizzati dagli abi-tanti del luogo. La lavorazione a punto d’Irlanda, giunta sull’isola agli inizi del XX secolo grazie alla mar-chesa Guglielmi, trae le sue origini dalle tecniche irlandesi della metà del XIX secolo, a loro volta ispirate agli antichi merletti veneziani. In quegli anni venne anche creata una scuola, la cui direzione fu affidata alla maestra Elvira Tosetti De Sanctis, dove le figlie dei pescatori, già abili ad intrec-ciare le reti da pesca, potevano apprendere quest’arte. Sull’isola la tecnica si è distinta da quella tradizio-nale, eseguita ad ago e fuselli, per l’utilizzo di un ago appuntito e fine, l’uncinetto, e di un filo molto sottile (detto filo d’Umbria), raggiungendo effetti di grande raffinatezza. Il mer-letto a punto d’Irlanda è caratterizza-to da motivi floreali che, con grande maestria, vengono uniti tra di loro attraverso una rete, dando origine ad una varietà di disegni utilizzati per creare manufatti e applicazioni di estrema versatilità. Il Museo delle Opere Pie funge da elemento propul-sore non solo per la diffusione di que-sto patrimonio, ma anche per la rina-scita di un artigianato locale che con-tribuisca alla creazione di nuove opportunità di formazione e occupa-zione per le giovani generazioni.

Valentina Mazzoni

FONDAzIONE MAzzOTTI Dopo aver festeggiato nel 2003 i primi cento anni di attività, la Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903 di Albisola, attraverso la Fondazione omonima che gestisce il Museo e le attività culturali ad esso collegate, ha allietato l’estate 2004 con molte inte-

ressanti iniziative. Serate di gala, incontri con artisti, dibattiti con importanti personaggi del mondo dell’arte come Philippe Daverio e la presentazione del 2° Tomo della Monografia dedicata ai primi cent’anni di attività della Fabbrica Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903, hanno dato nuovo impulso alla già famosa città della ceramica. Curato da Antonella Marotta e Riccardo Zelatore, il libro analizza la produzione della fabbrica Giuseppe Mazzotti e la sua evoluzione attraverso i cambiamenti del gusto estetico e della committenza.Contribuisce ad arricchire la pubblica-zione un ricco apparato fotografico che svela un patrimonio artigianale forse unico in Italia nel campo della ceramica, costituito da calchi, disegni preparatori, bozzetti e campionature. Con questa iniziativa editoriale la Fondazione intende dare testimonian-za di cento anni di lavoro artigianale legato, sul piano produttivo, ai grandi movimenti artistici del ’900 e dell’osmosi tra artisti, artigiani e fab-brica. Questo connubio ha valorizzato, nel corso degli anni, una produzione d’arte e d’artigianato che è il risultato di un lungo processo umano, sociale e culturale che - i promotori conferma-no - sarà alimentato con tenacia anche nelle prossime scelte produttive. Isabella Taddeo

IV RASSEGNA NAzIONALE ARTISTI CERAMISTINell’anno di Genova capitale europea della cultura anche Albissola Marina, città d’arte e di ceramica, si è messa in mostra con la IV Rassegna Nazionale per Artisti Ceramisti Contemporanei. La Rassegna, a cadenza biennale, è stata organizzata dall’Associazione culturale di volontariato Amici della Ceramica-Circolo Nicolò Poggi che, oltre a proporre periodicamente corsi,

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incontri e seminari che hanno per tema la ceramica, è già stata promotri-ce in passato di importanti iniziative come le mostre collettive di ceramisti a Cerro-Laveno e a Castellamonte, luoghi legati storicamente e cultural-mente a questo materiale. La manife-stazione albissolese, svoltasi lo scorso giugno, ha visto lievitare il numero dei partecipanti che, provenienti da tutta Italia e dall’estero, quest’anno hanno sfiorato le 230 unità, e la qualità delle opere proposte. Proprio per questo motivo è stato particolarmente arduo il lavoro della giuria. Quattro i premi e quattro anche le menzioni d’onore: il primo premio è stato assegnato all’opera “Strumenti a corde” di Vanda Guazzora da Collegno, per “l’alto equilibrio tra la forma plastica, la raffinata tecnica ceramica e la parti-colare scelta estetica”, e un riconosci-mento particolare è stato attribuito dalla Fondazione Giuseppe Mazzotti 1903 all’opera “Forma” di Riccardo Giraudo da Cuneo. Durante i giorni della Rassegna la stessa Associazione Amici della Ceramica ha allestito nei locali del Circolo degli Artisti a Pozzo Garitta una mostra di artisti ceramisti che negli anni hanno prestato la loro collaborazione o sono stati i vincitori delle passate edizioni; inoltre tavole rotonde, convegni e presentazioni di libri hanno arricchito il tutto per offri-re un panorama completo dello stato dell’arte della ceramica italiana.

(I.T.)

FRA PASSATO E FUTURODal XVII secolo la ceramica ha dato lustro al ponente ligure sia come pro-dotto artigianale che culturale. Ancora oggi questa eredità continua ad essere viva a livello di manifatture e come medium per gli esperimenti di artisti contemporanei. È stata allestita alla Fiera del Mare di Genova fino alla

CERAMICA LIGURE

“Strumenti a corde”, opera in ceramica di Vanda Guazzora.

VETRO DA TAVOLAOrganizzata dal Comitato Trieste Contemporanea in collaborazione con i Musei Civici Veneziani e il museo Revoltella di Trieste, la mostra “Ea table glass - Vetro da tavola”, è parte integrante del Sesto Concorso

VETRO DI MURANO

Allestimento curato da Viviana Siviero.

"FruiTable a trilogy for dessert" di Annika Giesbert.

fine di settembre la mostra “La cera-mica savonese e ligure fra passato e futuro”. Visibili, oltre agli incastri d’autore, cui hanno partecipato 47 fra i più attivi ceramisti contemporanei, come Milena Milani , Aurel io Caminati, Rita Spirito, Renata Minuto e Carla Rossi, cinque vetrine storiche divise per stili fondamentali della sto-ria della ceramica ligure. Le diverse fornaci sono state chiamate a presen-tare due tipologie decorative: le stori-che ceramiche San Giorgio di Albissola Marina hanno partecipato alla mostra con una serie di lustri e lo stile calligrafico; la manifattura Esa Mazzotti, erede del celebre Tullio d’Albissola, fondatore del secondo futurismo, ha presentato lo stile vec-chia Savona e l’Art Decò; la casa dell’Arte di Albissola Capo, specializ-zata in ceramiche popolari, la tachès noires, tanto cara allo Chabrol, la ter-raglia nera e la gialla e nera, fatta con gli stampini imbevuti nell’ossido di manganese e nella ramina su un fondo ad ingobbio. Le manifatture Ernan Design di Albissola Superiore hanno portato in mostra il settecentesco stile levantino e il Mèzero, relativamente recente, che richiama le decorazioni dei tipici scialli delle donne genovesi, mentre per le ceramiche il Tondo di Celle Ligure sono stati protagonisti il bucchero, fra gli stili forse quello meno conosciuto, e gli smalti. Hanno impreziosito la già ricca espo-sizione le opere di grande dimensione realizzate ad invenzione di illustri ceramisti contemporanei. (I.T.)

Internazionale di Design realizzato dal comitato triestino con il patrocinio del l ’ INCE (Iniz iat iva Centro Europea), e con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste. Oggetti lavo-rati secondo l’arte antica del vetro sof-fiato muranese possono assumere nuove forme e assolvere a funzioni non tradizionali nell’arredo della tavo-la? Questa è stata la sfida lanciata da Trieste Contemporanea ai progettisti, italiani e dell’Europa centro orientale, che hanno partecipato alla sesta edi-zione del suo concorso. Otto tra le opere in gara, selezionate da una giu-ria internazionale guidata da Gillo Dorfles, saranno in esposizione fino al 7/11/04 nella sede veneziana di Ca’ Rezzonico e, a partire dal 20/11/04 e fino al 6/1/05, al Museo Revoltella di Trieste. La mostra, che nel corso del 2005 sarà presentata in diverse capitali europee, tra cui Tallinn e Zagabria, presenta inoltre otto opere realizzate per l’occasione da alcuni importanti designer italiani. Quello offerto dalla mostra è un importante valore aggiun-to alle finalità del concorso, vale a dire lo stimolo alla ricerca creativa di nuovi percorsi estetici e formali che valorizzino, nell’ambito della proget-tazione contemporanea, la tradizione della lavorazione del vetro soffiato muranese, facendola conoscere a livel-lo internazionale e spingendo nuovi progettisti a cimentarsi in questa tec-nica particolare. (I.T.)

"Caffè in vetro" di Francesco Maria Gamba.

AREE REGIONALI OMOGENEE

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FELTRO FUORICLASSE Il 22 novembre prossimo alle ore 18.30, a Palermo, presso il Centro Culturale Biotos di via Dodici Gennaio al 2, Matilde Trapassi e Cristiana Di Nardo presenteranno la nuova produzione di manufatti in fel-t r o r e a l i z z a t i d a l t e a m d i “FuoriClasse”. L’attività dell’atelier “FuoriClasse”, fondato alcuni anni fa da Matilde Trapassi a Milano, dove oggi è prevalentemente curato da Cristiana Di Nardo, continua e si riverbera a Palermo, da dove dovreb-be diffondersi in altri centri siciliani. L’atelier, che a Palermo si arricchisce della presenza di Giulietta Salmeri, Rori Palazzo, Adriana Trapassi e Laura Arancio si muove quindi come si muovevano i nomadi che portavano con sé le loro esperienze da trasmet-tere e divulgare. Dice Matilde Trapassi: “la nostra bottega siamo noi e la nostra officina sono le nostre mani”. Oltre ad opere in feltro sono in mostra anche tessuti realizzati da Giulietta Salmeri, “carte” di Rori Palazzo, stoffe dipinte da Elena Bacchi e un video, realizzato da Adriana Trapassi, che viene proietta-to durante la mostra, offrendo una rassegna di immagini suggestive e rese virtuali che documentano l’opera creativa finora svolta. L’evento rap-presenta l’inizio di un’attività artistica più ampia comprendente anche corsi di tessitura, di lavorazione della carta, di tintura di stoffe e di tessuti e di ricerca.

ATELIER

AUTORI

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S E G N A L A Z I O N I

Bicchieri per il caffè di Mariavera Chiari.

BRUNO GAMBONENasce a Vietri sul Mare, in provincia di Salerno, nel 1936 e sin da ragazzo si avvicina al mondo della ceramica nell’atelier fiorentino del padre, affer-mato ceramista italiano, per poi pro-seguire le sue ricerche artistiche anche in altri campi come la pittura e la decorazioni su tessuto. Nel 1963 si trasferisce a New York, dove frequenta artisti come Roy Lychtenstein, Andy Warhol e Robert Rauschenberg. Quello americano è, per Gambone, un periodo ricco di esperienze artistiche che vanno dalla pittura alla scultura, dal cinema al teatro. Ritorna in Italia dopo cinque anni carico di esperienze e stimoli che applica alla ceramica dando un notevole impulso al laboratorio

MARIAVERA ChIARI“Da bambina restavo per ore nelle sale dei musei etnografici a guardare quell'infinita produzione di ciotole, vasi, oggetti votivi modellati in terra-cotta: mi piaceva l'idea che popoli tanto diversi per origine e tradizione avessero trovato comune accordo in que l l 'un ico mater i a l e” . Cos ì Mariavera Chiari, architetto di pro-fessione e ceramista di adozione, ricorda la sua passione coltivata, sin dall’infanzia, per un materiale così povero ma così affascinante, una pas-sione che da qualche anno si è con-cretizzata con un laboratorio a Milano ed una serie di punti vendita

FRANCESCO FARAVELLIFrancesco Faravelli, giovane artista varesino, si è avvicinato al mondo della ceramica quasi per caso, inizial-mente grazie a uno scultore e, succes-sivamente, attraverso corsi e wor-kshop, da ultimo quello con il noto artista ceramista Giovanni Cimatti. Faravelli ha acquisito padronanza tecnica e ciò gli ha consentito di pro-seguire autonomamente le sue ricer-che nell’atelier di Comerio. Nell’arco di poco tempo è stato protagonista di

sparsi per il mondo dove è possibile trovare le sue creazioni. Mariavera progetta e realizza interamente a mano oggetti in ceramica come cio-tole, piatti, vasi ma anche tavoli e complementi d’arredo, il tutto carat-terizzato da forme semplici e lineari dove il colore e la sua percezione gio-cano un ruolo fondamentale. Come i bicchieri per bere il caffè: visti fron-talmente si presentano come tronchi di cono rovesciati e smaltati di un bianco candido, una forma quindi rigorosa e pulita, ma se solamente si varia di poco il punto di vista, si sco-pre che l’interno è un sorprendente trionfo di colori che l’autrice studia con particolare attenzione. Non manca nemmeno la componente ludica data dal timbro “espresso” apposto all’esterno: "Spesso imprimo sulla terra la traccia di oggetti quoti-diani che trovo durante le mie costan-ti ricerche: per esempio, le mie tazzi-ne da caffè sono nate dall'incontro con il timbro postale "espresso", che ho inciso sulla superficie esterna, in un gioco di parole tra l'espresso postale e il caffè ristretto”.

Isabella Taddeo

paterno. Nella sua lunga carriera arti-stica ha partecipato a numerose mostre personali e collettive (l’ultima in ordine di tempo presso lo Spazio Nibe a Milano nel maggio-giugno 2004) e ricopre tutt’ora diverse cariche nel settore dell’arte applicata in qualità di componente del Consigl io Nazionale della Ceramica, Presidente Onorario dell’Accademia di Ginevra e Direttore Artistico del Premio Nazionale della Ceramica di Vietri sul Mare. Le sue opere sono presenti in molte gallerie, musei e collezioni private. Del suo appassionante ed instancabile lavoro Gilda Cefariello Grosso ha scritto: “Quello che più ci interessa del lavoro di Gambone è la peculiare valenza dell’oggetto pro-dotto, in forma e colore, in continua evoluzione tanto da coinvolgere lo spettatore per le novità sia nella tec-nica che nel rapporto della materia con lo spazio che lo circonda” (da “Le grandi firme dell’artigianato” ).

(I.T.)

Opera di Bruno Gambone.

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S E G N A L A Z I O N I

STEFANO zULIANIArchitetto a tutto tondo, a volte sopraffatto dalle carte che la burocra-zia del nostro tempo impone di rispettare. Spesso assorto nel condur-re in porto le opere per fare le quali è stato incaricato. Con quel modo, molto friulano, di agire, silenzioso e nello stesso tempo forte, privo di dubbi, pervaso da un senso, determi-

Ciotole in ceramica di Francesco Faravelli.

Tavolo in ferro parzialmente verniciato e mosaico di Stefano Zuliani.

COLLEzIONI

SEDIE E TESSUTIA volte la moda si fonde e si confon-de con il design e, spesso, personalità di spicco in questi settori sperimenta-no una collaborazione fatta di creati-vità ed intuito per dar vita a oggetti davvero particolari. Ne è un felice esempio la collezione di sedie, pre-sentata con successo lo scorso anno, che ha visto protagonisti due perso-naggi di chiara fama: lo stilista Etro e il designer Gaetano Pesce. Dalla loro collaborazione sono nate 99 sedie

Sedia in resina multicolor di Zerodidisegno.mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero. Ha collaborato con artisti e architetti diversi e con scuole prestigiose, come il Design Institute di Stoccolma. Gli sono stati conferiti premi e riconoscimenti, il che conferma la stima di cui gode nel panorama artistico internazionale. Da un primo sguardo al suo laboratorio è chiaro che l’interesse dell’autore spa-zia da oggetti di uso quotidiano, come piatti e ciotole, ai grandi vasi-scultura e persino ai gioielli, interessanti manu-fatti di arte applicata vera e propria, tutti realizzati rigorosamente a mano e con la tecnica del raku. Faravelli tra-sferisce un segno arcaico e forte alle sue opere, ne arricchisce la valenza attraverso simboli ricorrenti come la spirale rossa su fondo verde acido: nascono così oggetti dalla forte carat-terizzazione cromatica, capaci, pur nella loro semplicità formale, di emo-zionare.

(I.T.)

nato e lucido, di ottemperare ai disposti, di rispondere alla chiamata. Ma nel contempo ribelle. Capace di esprimere, in un balzo, le mille cose che, in lui, vive e presenti, nel fare di ogni giorno, sembra dimenticare. È proprio così che, secondo me, si pone nei confronti degli oggetti che, quasi di nascosto, progetta, realizza, espone al pubblico giudizio. Tavoli, piani di appoggio, strani armadi, con-tenitori di varia dimensione e possi-bile utilizzo. Con l’ossatura fatta di ferro crudo, quasi ruggine. Nuovo e già corroso dalla vita e dalle sue avventure. Tavoli semplici con i piani rivestiti di mosaico aspro, monocro-mo, con la superficie accidentata, pensati e fatti in quel modo, molto virile, che porta ad infischiarsene della qualità della superficie (troppo scabra per essere perfettamente puli-ta) e che induce anche a non dare troppo peso all’incerta planarità (quando si beve, ed in Friuli si beve velocemente, il perfetto equilibrio del bicchiere non è di certo determinan-te). Oggetti pieni di forza e di passio-ne fatti per essere parte di noi.

Paolo Coretti realizzate in resine multicolor, dise-gnate per Zerodisegno da Pesce, con l’introduzione di preziosi tessuti stampati della collezione Etro. Naturalmente ogni pezzo è differente per colore e tessuto. Questo viene imprigionato per sempre nella resina come una sorta di strana reliquia. Quella usata è una tecnica particola-re, appositamente creata da Gaetano Pesce, che unisce creatività e speri-mentazione, in quanto è l’autore stes-so a scegliere le resine che verranno colate nello stampo, sperimentando e osando accostamenti cromatici sem-pre nuovi e dai risultati soprendenti ed inaspettati, andando così a creare di volta in volta un oggetto unico e irripetibile. (I.T.)

CONVEGNI

SIMPOSIO SULLA CERAMICA IN CINASono più di cinquanta le riviste dedi-cate quasi esclusivamente alla cerami-ca che vengono stampate nel mondo, e forse era proprio opportuno pensa-re a un confronto per verificare pro-grammi e progetti futuri. L’idea è stata realizzata in Cina con un conve-gno tenutosi a Fuping, nello Shaanxi, dal 19 al 23 agosto. Ospiti di una per-

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Dall’alto: il gruppo di partecipanti al convegno degli editori dei giornali della ceramica di fronte all'ingresso del museo di Yaozhou, nello Shaanxi; la produzione a mano di teiere nello studio di Zhou Dingfang a Yixing.

fetta organizzazione, curata da I Chi Hsu della rivista Chinese Potters Quarterly, sono stati rappresentanti di periodici di tutto il mondo, tra questi: italiani, tedeschi, irlandesi, americani, australiani, coreani, suda-fricani, che nei giorni del convegno hanno esaminato i diversi aspetti della ceramica contemporanea e le possibilità di comunicazione, dalla produzione d’arte alla tecnica e alle diversità territoriali e nazionali.Le giornate di incontro hanno anche consentito di mettere a punto alcuni momenti di lavoro comune tra le diverse riviste. È stata infatti decisa l’organizzazione di un vero e proprio network che dovrebbe organizzare tra l’altro una raccolta di tutte le diverse riviste pubblicate, la realizza-zione di alcune attività coordinate per la promozione della ceramica, la ricerca di forme di interazione tra artisti, mercato e critici, la costruzio-ne di un sito internet condiviso e altre iniziative - quali la proposta di realizzare in tutte le riviste titoli e sintesi degli articoli in inglese - rivol-te a facilitare la comunicazione tra lettori e redazioni di tutto il mondo. Per una verifica sui diversi program-mi di lavoro è stata anche decisa una data: un nuovo incontro da tenersi nel 2007 con la stessa organizzazione cinese e l’ospitalità di Fuping. I partecipanti al simposio cinese sem-

brano aver preso atto che le diverse riviste, pur dovendo avere una loro specificità, potranno in futuro colla-borare con un unico obiettivo: quello di favorire la conoscenza mondiale della ceramica cercando una condivi-sione che può portare a diverse forme di collaborazione e a sviluppi artistici, commerciali e tecnici importanti. Si può pensare che non a caso il con-vegno sia stato organizzato in Cina, un grande impero che proprio in questi anni si sta aprendo sempre più al confronto con tutto il mondo. La realtà ceramica cinese è molto ampia, basti pensare che in una città come Jingdezhen nei diversi settori produt-tivi e commerciali della porcellana lavorano più di 200.000 persone e che nell’Università ceramica vi sono più di 10.000 studenti, e confrontarsi con questa situazione non può che essere positivo. Vi sono potenzialità da non perdere sia nel confronto con il mercato che con la produzione tec-nica e artistica. La Cina ha infatti un passato di enorme valore da non dimenticare e una realtà in evoluzio-ne che cerca le esperienze internazio-nali per avviare nuovi momenti di sviluppo. L’incontro internazionale tra gli editori dei giornali della cera-mica può davvero avere fissato alcuni importanti programmi sia per nuovi momenti editoriali che per favorire una crescente attenzione verso la ceramica di tutto il mondo. Il sistema di relazioni nel mondo sempre più globalizzato ha evidenziato queste necessità, ma nell’accogliere il con-fronto con la realtà gli editori hanno forse posto le basi per favorire svilup-pi che potrebbero diventare positivi per la ceramica.

IL COLORE DEL VINOPer la terza edizione della manifesta-zione denominata “Nel colore e nel vino”, l’azienda Color’è, con il patro-cinio dell’Associazione degli Architetti d e l F r i u l i V e n e z i a G i u l i a “Arte&Architettura”, ha ideato e pro-mosso l’iniziativa artistica “Un grande tino per dodici autori”.Curata da Paolo Coretti e presentata per la prima volta lo scorso mese di dicembre, in occasione dell’incontro di cultura vinaria “Ein prosit in Tarvis”, nel cortile del Palazzo Veneziano di Malborghetto, è stata successivamente riproposta alla Fiera di Udine. Dodici autori hanno con-corso a formare un grande tino in legno con opere ispirate ai colori del vino. Si sono così viste girare attorno al tino, come in una coloratissima gio-stra, le suggestive immagini di Bruno Bordoli, ricche di rimandi biblici ed ispirate alle figure del luogo; le geo-metrie di Giulio Candusso, polveriz-zate e disperse nell’azzurro di un cielo irreale; la travolgente sensualità della baccante di Giovanni Cavazzon e poi l’elegante equilibrio cromatico e la curiosa texture di Gianmaria Colognese. Ad arricchire l’opera hanno contribuito i richiami classici, ironicamente privati di equilibrio, di Paolo Falaschi; le figure assorte e anche discinte di Gianluca Grosso e di Aldo Ghirardello; la festosa esplosione di gioia nella vendemmia di Ugo La Pietra; le infiorescenze vinose di Anna Lombardi e l’ebbrezza quasi latino americana di Flavio Variano, ed infine

ARTELIBRODomenica 19 settembre si è conclusa con uno straordinario successo di pub-blico la prima edizione di Artelibro Festival del Libro d’Arte. Sono stati infatti circa 22.000 i visitatori che hanno affollato le sale di Palazzo Re Enzo e del Podestà a Bologna. Il pub-blico, composto di appassionati biblio-fili, studiosi, collezionisti e semplici curiosi, ha premiato con la sua presen-za questa iniziativa, la prima in Italia dedicata all’editoria specializzata in arte. Novanta gli espositori presenti,

FIERE E SALONI

INIzIATIVE

tra case editrici italiane e straniere, associazioni culturali, fondazioni ban-carie e librerie antiquarie e notevole la varietà dei prodotti editoriali offerti, da preziosi codici miniati del Cinquecento a cataloghi d’arte, archi-tettura e fotografia, da riproduzioni in facsimile di opere rare e oramai inav-vicinabili ad agili guide turistiche per i musei di tutto il mondo. Grande suc-cesso hanno avuto anche i numerosi eventi in programma, dedicati a diver-si aspetti della gestione editoriale d’ar-te e non solo, e gli eventi collaterali ospitati nelle sedi di varie Istituzioni culturali bolognesi, che hanno nutrito il ricco calendario dell’iniziativa, com-pletamente gratuita al pubblico. (V.G.)

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“Date with history”, l’opera realizzata dai cera-misti greci Kostas Panaretos e Klio Brenner che si è aggiudicata il primo premio.

“Land and sea”, l’opera del ceramista italiano Adriano Leverone che ha ricevuto la menzione di merito nella categoria dedicata alla ceramica come espressione d’arte.

EUCECOIl parere del ceramista Emidio Galassi sulla European Ceramics Competition che, unica in Europa, avrà cadenza biennale. Lo scorso agosto in occasio-ne dell’appuntamento con i giochi olimpici, la Grecia ha dato spazio anche a una competizione che ha visto come protagonisti ceramisti prove-nienti da tutto il mondo. Organizzata dalla Panhellenic Ceramics/Potters Association e promossa dalla rivista Kera-meiki Techni, che ne ha curato tutti gli aspetti legati alla comunica-zione e promozione, la prima edizione della competizione (EuCeCo sta per European Ceramics Competition) si è svolta in una delle città greche di più a n t i c a t r a d i z i o n e c e r a m i c a , Amaroussion, e avrà cadenza biennale. Lo scopo della competizione, unica in Europa, è quello di promuovere l’arte ceramica in tutte le sue espressioni e proprio per questo gli organizzatori hanno pensato a una suddivisione in

due categorie, una dedicata a oggetti funzionali e l’altra alla ceramica come espressione d’arte. Fra i membri della giuria il ceramista italiano Emidio Galassi, che così ha commentato la sua partecipazione alla competizione: "Al rientro da Amaroussion ho cominciato a rendermi conto che il panorama della ceramica attuale è sempre più ricco di nuovi materiali, di tecniche sempre più elaborate. Sono stato piace-volmente sorpreso del fatto che insieme ai componenti della giuria, miei colleghi, pur provenendo da nazioni diverse, c’era una forte sin-tonia e un’uniformità nei metodi di analisi e selezione. Ci si è chiesto co-me fosse possibile raccogliere il re-spiro della terra, l’intimità della ma-teria, far parlare l’argilla coglien-done le forme nella dinamicità di porosità, fragilità, povertà, essenziali-tà. Ho notato con entusiasmo la pre-senza di elaborati orientati verso espe-

LABORATORI IN PIAzzACome ogni anno, fin dall’esordio nel 1998, si è rinnovato a settembre l’ap-puntamento con le “Botteghe Artigiane in Piazza”, iniziativa itine-rante promossa dall’Unione Artigiani della Provincia di Milano in collabo-razione con le Associazioni di Via del coordinamento “Per Milano”. Il calendario autunnale ripropone la formula collaudata con successo in primavera e nelle precedenti edizio-ni, arricchita di nuovi appuntamenti allo scopo di coinvolgere uno spazio cittadino sempre maggiore. Vie e piazze storiche della città sono diven-tati laboratori all’aperto e luoghi in cui poter ammirare il lavoro di tanti artigiani presenti sul terrotorio lom-bardo. È stata un’importante passe-rella di vecchi mestieri, arti nobili, lavori in legno, ferro, vetro, ceramica e tessuto. Questa manifestazione, come spiega Marco Accornero, Segretario Generale dell’Unione Artigiani, “ha l’obiettivo di portare i mestieri, la tradizione e la qualità dell’artigianato a contatto con il pub-blico che potrà ritrovarsi, incontrarsi e vedere all’opera maestri d’arte”. (I.T.)

le tracce sull’oro dimenticate da Enrico Sello e la potente materia di Giuseppe Zoppi, bravo a sommare cosa su cosa, memoria su memoria. Ne è risultato un complesso mosaico di figure e di colori, fatto di voci diver-se, distanti tra loro per linguaggio artistico, per desideri e per scenari intellettuali. Vicine, invece, fino a toc-carsi, nella complicità del brindisi, nel gesto del bere e nel dire - a certe ore sgangherato - della magia del vino e del suo colore. (P.C.)

Immagini del grande tino allestito in occasione dell’incontro “Ein prosit in Tarvis”a Malborghetto, Udine.

rienze di sperimentazione materica e formale in cui la capacità tecnica tra-sfigura la materia, giungendo a espres-sioni artistiche riconosciute e indivi-duabili nel contemporaneo. La mani-festazione, a mio avviso, ha rispettato a fondo l’obiettivo per cui è stata rea-lizzata, cioè evidenziare l’importanza della ceramica in Europa".

SAETTA IRIDESCENTENel ricordo di quando, in pochi secondi, nel sole di un 11 settembre qualsiasi, è cambiato il paesaggio ame-ricano. In memoria di quando mille storie di uomini, del tutto inconsape-voli, hanno visto interrotta la loro quotidiana fatica di vivere. Ma anche in memoria di quanti, un attimo dopo lo schianto, tra la densissima polvere e il calore ancora fiammeggiante delle macerie, nel soffocante odore delle cose rapprese e delle vite bruciate, hanno capito che la città sarebbe cam-biata per sempre e che, in quel momento, tutti uniti, avrebbero potu-to solo pregare ed accendere mille lumini di cera e di burro attorno alle ceneri di un sogno.Per ricordare tutto ciò Giulio

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CAPOLAVORI ETNOGRAFICIPresso la Galleria Gottardo di Lugano sarà possibile visitare, sino al 23/12/04, la mostra “Oltre Bering. Le Colonie R u s s e d e l N o r d P a c i f i c o ” . L’esposizione rappresenta una rara occasione per ammirare oltre 150 oggetti di proprietà del Museo Storico di Tallinn e provenienti da quei terri-tori che, fino al 1867, sono stati sotto il dominio della Compagnia russo-americana. Si tratta di preziosi manu-fatti che ripercorrono un periodo dimenticato della storia russa e delle espansioni coloniali europee. Raccolti da esploratori o funzionari estoni durante i viaggi compiuti tra il 1804 ed il 1855, questi oggetti costituiscono un documento importante e precoce dei contatti delle culture marittime del nord del Pacifico con l’Occidente. Essi testimoniano anche l’esistenza di viag-giatori illuminati, tenendo conto del fatto che a quel tempo la maggior parte degli europei non si preoccupava certo delle abitudini di vita degli autoctoni dei territori che visitava ed occupava. Negli oggetti d’uso realiz-zati dalle donne, come mantelli, stiva-li, cappelli e borse, la lavorazione delle pelli e di altri materiali è di notevole accuratezza, come si può notare dalla

Cesto proveniente dalla California fatto di madreperla, rondelle di conchiglia, perle di vetro, radici, canapa e erba.

MOSTRE

tata (Arita/Kakiemon), che si affianca a quella esclusiva riservata ai nobili giapponesi (Arita/ Nabeshima). Si conclude con la terza e la quarta sezio-ne in cui viene approfondita la produ-zione per l’estero nel periodo 1650-1750, e dove è possibile ammirare accanto agli originali giapponesi, i tentativi coevi di imitazione, sempre di altissima fattura, realizzati da artisti e artigiani occidentali. “Jiki”, uno dei più importanti eventi culturali europei del biennio, sarà presentata per la prima volta a Faenza, per proseguire nel 2005 a Parigi e Bruxelles. Sono previsti, all’interno dei verdi cortili del museo, concerti di musica e letture di poesie giapponesi.

PORCELLANA GIAPPONESE“Jiki, porcellana giapponese tra Oriente e Occidente 1610-1760” è il titolo della mostra visibile al MIC di Faenza dal 26/6 al 7/11/04: un viaggio all’interno della porcellana giapponese dal XVII al XVIII secolo. Vengono messe a confronto, per la prima volta, la porcellana prodotta per i nobili giapponesi (più elegante, pensata quale oggetto d’uso), con quella che nello stesso periodo veniva prodotta su commissione per il mercato euro-peo (disegni più vistosi e colorati, fon-damentalmente pensata per arredare e decorare). La mostra, suddivisa in 4 aree, si sviluppa secondo un percorso cronologico. Un primo periodo ove la ceramica giapponese risente dell’influenza cine-se; una seconda fase di apparente chiu-sura al mondo esterno, nella quale, in realtà, con i mercanti olandesi, il Giappone diffonde in tutto il mondo occidentale un’arte di rara bellezza creata appositamente per essere espor-

Piatto tripode con disegno di aironi e foglie di loto in blu cobalto sottovetrina, Ø cm. 28, 1690-1730, Kyushu Ceramic Museum.

Candussio, con gli allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli, a Spilimbergo, in un luogo infinitamente lontano da New York ma - nella nuova mondiali-tà e per consonanza di sentimenti - a quella città infinitamente vicino, ha sviluppato un progetto di rinascita. Un progetto per una nuova vita. Fatto di nuovi colori e di nuova energia. Di infinita speranza. Ha pensato, dise-gnato e realizzato l’espressione di un cortocircuito elettrico, di una scintilla schizzata dalla pietra percossa, di un bagliore che è già scoppio, di una compenetrazione esplosiva tra materie tra loro incompatibili. Ha ideato una grande saetta. Iridescente. Appuntita. Nervosa e scattante come la vita. Spaventevole e sorprendente come la morte improvvisa. Irrefrenabile e coraggiosamente spericolata.Giulio l’ha pensata in mosaico. Piena di colo-ri, come fatte di tanti colori sono le storie che si affastellano in unico pen-siero. Sotterranea, perchè ambientata sotto il livello stradale, nella stazione metropolitana di Ground Zero. Notturna e brillante perchè, di notte, dopo lo schianto, tra le unte colonne di fumo, solo il brillio delle cose sfra-cellate dava l’orientamento ai disperati sopravvissuti. E quelle cose luccicanti, assieme alle lacrime, erano le uniche tremolanti stelle polari di un vagolare allucinato. La “Saetta iridescente”, lunga 36 metri e alta 4, realizzata inte-ramente con smalti lucidi, tagliati in maniera irregolare e incollati su una base di acciaio inox, è stata collocata sul muro della Path Station, nella metropolitana Temporary Trade Center, a qualche passo dall’ango-sciante vuoto lasciato dalle Twin Towers. È un’opera di grande bellezza e di grande modernità. Un’opera il cui

“Saetta iridescente” di Giulio Candussio con la Scuola Mosaicisti del Friuli, scultura in mosai-co per il World Trade Center di New York.

risultato gratifica Giulio Candussio e, soprattutto, fa onore alla Scuola di Spilimbergo, Scuola che continua ad essere sempre presente, nel mondo, nei luoghi dove è giusto aggiungere una migliore qualità estetica al paesag-gio urbano o a quello domestico o, come in questo caso, dove è giusto lasciare un segno civile di condivisione e di conforto nei confronti della malinconia che, dopo l’11 settembre 2001, si è sovrapposta alla rabbia ed al dolore. (P.C.)

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S E G N A L A Z I O N I

Frammento di fregio in argillite proveniente dal Canada, 1851-55.

Sculture in avorio provenienti dalla Siberia Orientale, 1851-55.

MOSAICO & MOSAICILo scorso mese di lugl io , a Spilimbergo, nei ristrutturati locali di Corte Europa, è stata ospitata la mostra annuale della Scuola Mosaicisti del Friuli. Denominata “Mosaico & Mosaici 2004”, la mostra ha presenta-to una selezione delle opere eseguite dagli allievi che hanno frequentato l’anno scolastico 2003/2004 e, com’è ormai consuetudine, ha offerto al visi-tatore riproduzioni classiche e speri-mentazioni contemporanee, ricerche plastiche e nuove tecnologie applicate al fare mosaico. L’esposizione, curata in modo semplice e, nello stesso tempo, esauriente, non ha esitato a svolgere anche un ruolo didattico par-ticolarmente incisivo nella divulgazio-ne della tecnica musiva e, senza dimenticare i contributi scientifici e letterari che, nel corso degli anni, numerosi specialisti hanno trasferito alla Scuola, ha rappresentato in manie-ra concreta le tante voci che costitui-scono il coro della cultura musiva dei nostri giorni, posizioni tra loro diver-se, a volte opposte, in alcuni casi tra loro complementari. Alle riproduzioni di alcuni antichi mosaici ritrovati a Pompei, a Delo e a Piazza Armerina è stato affiancato un bellissimo albero che, ideato da Stefano Jus ed eseguito

LA SEDIA SI COLORA800 piccole sedie. 800 pensieri diven-tati prima progetti e poi espressioni concrete. Fatti di colore, ma anche di materie. È il risultato di uno straordi-nar io concorso che, lanciato dall’I.P.S.I.A. “A. Mattioni” di San Giovanni al Natisone, ha visto parte-cipare 800 allievi delle scuole medie di sedici comuni friulani. L’esperienza, nata in una delle località centrali dell’ormai famoso triangolo della sedia, e tesa a valorizzare la creatività dei ragazzi e ad avvicinarli al mondo del legno e dell’arredo, ha comportato la costruzione di 800 piccole sedie, alte circa 20 cm, realizzate con la romantica tecnica del traforo e distri-buite agli allievi delle scuole del cir-condario. La mostra che ne è derivata ha visto esposte, una vicina all’altra, 800 diverse interpretazioni decorative del medesimo oggetto. Tenutasi pres-so l’aula magna dell’istituto “A. Mattioni” durante lo scorso mese di giugno la mostra, denominata “La sedia si colora”, da settembre ha tro-vato un’importante collocazione nell’ambito della XXVIII edizione di Promosedia di Udine. Le realizzazioni che, meraviglia delle meraviglie, in questo mondo di supposta omologa-zione, raccontano storie tutte tra loro differenti, spaziano dalla ordinata geo-metria della decorazione di maniera al quasi urlato entusiasmo sportivo; dalle riprese, qualche volta ironiche dei messaggi televisivi più evidenti agli slogan, spesso consumati, della politi-ca del momento; dalle fantasie zoo-morfe, a volte ridicole e a volte perfi-no ossessive, di colui che desidera condividere la propria esistenza con quella degli animali, alla malinconia che governa le ragioni della incomu-nicabilità urbana; dalle citazioni prese a prestito dal mondo dell’arte pittorica alla casa delle bambole che, per fortu-na ancora viva, è come sempre fatta di profumi, di sogni gentili, di pizzi e di volants. Questa esperienza speciale confluirà in un catalogo che, racco-

“Albero”, mosaico ideato da Stefano Jus ed eseguito dagli allievi del primo corso della Scuola Mosaicisti del Friuli.

dagli allievi del primo corso, ha asso-ciato i contenuti iconografici medioe-vali alla figurazione della trattatistica degli enciclopedisti francesi, i segni e gli sfondi - volutamente semplificati - delle favole illustrate per l’infanzia alle colorazioni vivacissime dell’arte meso-americana. L’opera ha messo a con-fronto, con trasversale coerenza di significati espressivi, la sofferente e dignitosissima figura della madre con bambini, magistralmente tradotta in mosaico da un dipinto di Egon Schiele, con la ieraticità delle madon-ne di segno bizantino, curiosamente incastonate su antiche assi di legno ed eseguite in omaggio a Blasios Tsotsonis. Ha inoltre mostrato una bellissima serie di forme plastiche essenziali, capaci di coniugare la com-ponente scultorea della forma con quella coloristica e decorativa e, tra alcuni stimolanti sconfinamenti nel territorio dell’industrial design, ha proposto alcuni particolarissimi esem-pi di pavimentazioni per esterni e per interni eseguiti in cemento terrazzo con modalità del tutto innovative. Il catalogo che accompagna la mostra, oltre a illustrare le recenti realizzazio-ni che hanno visto la Scuola di Spilimbergo protagonista a New York e a Nova Gorica, ma anche nelle piaz-ze di Spilimbergo, di Sequals e di Villa Santina, nella profonda Carnia friula-na, è introdotto da uno scritto del Presidente della Scuola, dottor Nemo Gonano, il quale, con la veemente passione che lo distingue, nell’elenca-re i tanti riconoscimenti ottenuti dalla Scuola nel corso dell’ultimo decennio, lancia in modo forte e suggestivo il progetto futuro che vedrà la Scuola presentare le proprie opere in quattro musei australiani. Un progetto impor-

precisione della confezione dei cap-pelli intrecciati dei Tlingit (tribù indiana del nord dell’Alaska) o dai ric-chi decori sulle armi usate per la cac-cia. Insieme ad oggetti che testimonia-no l’influenza straniera, sono esposti anche alcuni esempi di souvenir per gli europei creati con materiali tradi-zionali, come una cornice per ritratti, confezionata dagli Athapaskan con scorza di betulla e pelo d’alce.

(I.T.)

tante che sottolinea la ormai consoli-data presenza internazionale della Scuola di Spilimbergo e conferma anche il grande lavoro di promozione che la Scuola di recente ha espresso a tutto campo. Un progetto che, come ben dice ancora il dottor Gonano, solo pochi anni fa “..era follia sperar ”.

(P.C.)

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S E G N A L A Z I O N I IL CAVALIERE E MARGhERITAIl 28/10/04 sarà inaugurata presso il Centro Artistico Alik Cavaliere di Milano la mostra “Il Cavaliere e Margherita: scatole”. È la prima volta che Margherita Palli, forse la più innovativa fra le scenografe italiane, si presenta come artista in proprio e lo fa ritornando con la memoria agli anni in cui, ancora studentessa dell’Accademia di Brera, iniziava la collaborazione con Alik Cavaliere, al tempo docente di scultura della stessa scuola. Ancora oggi Margherita ricorda Cavaliere come colui da cui ha appreso a plasmare, a giocare ironi-camente con gli oggetti, colui da cui ha ereditato quel bagaglio metodo-logico che le ha consentito di lavora-re per 14 anni come scenografa delle opere di Luca Ronconi. Le scatole della Palli non sono bozzetti ma riflessioni a posteriori, frammenti, quasi immagini allo specchio a cui rispondono quelle elaborate da Cavaliere tra il 1975 e il 1976, anni della loro collaborazione. In quel periodo lo scultore lavorava molto agli allestimenti, ai surrondings, vere e proprie scenografie che racchiudo-no il quotidiano con le sue contrad-dizioni e le sue disarmonie. Sono luoghi dell’attenzione che non con-sentono una fruizione passiva. Tra le opere, in mostra dal 29/10/04 al 19/11/04 e su appuntamento fino al 18/12/04, sarà possibile anche ammirare la prima scatola di Cavaliere: il Bimecus, prototipo dell’opera trasportabile e fruibile, ironico riferimento all’arte pret à porter. (V.G.)

-----------------------------------------------Ai lettori che avessero intenzione di sottoscrivere l’abbonamento alla nostra rivista e agli abbonati attuali ricordiamo che TuTTI I NOSTRI AbbONATI AvRANNO HANNO dIR ITTO Ad uNA SEGNALAZIONE GRATuITA, compresa la pubblicazione di una foto.-----------------------------------------------

PUNTI VENDITA

MANUFATTI A TREVISOInsegnante in pensione con il gusto del bello, Lucia Tessari da diciotto anni gestisce, con immutata passione, Manufatti, negozio di artigianato tra-dizionale nel centro di Treviso. A motivare questa donna, che fin da ragazza girava per l’Italia alla scoperta delle sue diverse produzioni artigiana-li, c’è la convinzione che il suo punto vendita possa essere una vetrina utile a far conoscere, apprezzare e mantenere in vita l’artigianato artistico, tradizio-nale e tipico. Interessante la varietà e la qualità dei tessuti presenti in nego-zio come per esempio il Casentino, tipico panno toscano resistente all’usu-ra e alle intemperie in uso già nell’800 o il tweed irlandese del Donegal, frut-to del lavoro con telai a pedale in legno. Da Manufatti si possono anche trovare le tele di Romagna, le cui ori-gini risalgono all’abitudine contadina settecentesca di ricoprire il bestiame con drappi tessuti a mano e imprezio-siti da un medaglione stampato con ruggine di ferro, raffigurante l’effige di Sant’Antonio Abate, o le tele umbre. Alla ricca collezione di tessuti si affianca un’altrettanto interessante produzione in ceramica. (V.G.)

Capi d’abbigliamento tessuti a mano, in tweed irlandese del Donegal, esposti nel negozio MANUFATTI di Lucia Tessari.

Opera di Alik Cavaliere.

MANUALMENTECreatività, esperienza, innovazione, manualità, utilizzo di materiali non convenzionali sono stati gli ingredienti di “Manualmente”, manifestazione che ha portato nel mese di maggio a Villa Panza (Varese), splendida costruzione settecentesca di proprietà del FAI, il meglio della produzione dell’artigiana-to d’arte contemporaneo. Giunta alla sua seconda edizione la mostra-merca-to ha voluto porre l’attenzione sul valore della bellezza e sulla promozio-ne dell’arte nelle sue diverse espressio-ni: gli artisti-artigiani selezionati per Manualmente hanno presentato opere frutto di studio e sperimentazione intorno alla materia, utilizzando tecni-che di un tempo adattate ad un gusto contemporaneo. Suppellettili per la tavola in grès, smalto, legno, ferro, ceramica o pasta di vetro; abiti in fel-tro; accessori; gioielli realizzati in fil di ferro, plastica e cartapesta sono solo alcuni degli oggetti presentati e che hanno contr ibui to a fare d i Manualmente una finestra interessante e preziosa sulla situazione dell’artigia-nato d’autore oggi. (I.T.)

Sedie realizzate da allievi delle scuole medie del Friuli.

gliendo le immagini di tutti gli oggetti presentati e accompagnato dal bellissi-mo testo critico di Lucia Medeossi, fermerà nel tempo, e per il bene di tutti, questo esercito di oggetti colora-ti, decorati in modo libero e sponta-neo come libero e spontaneo dovreb-be essere il nostro modo di fare di ogni giorno. (P.C.)

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29 ottobre - 19 novembre 2004Centro Artistico Alik Cavaliere, via De Amicis 17tel. 02.8323220

Milano anni Trenta. Le arti e la città31 novembre 2004 - 27 febbraio 2005Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2tel. 02.77406300 • fax 02.77406302

Mostra del Ventesimo Premio Compasso d’Oro ADI 16 settembre - 14 novembre 2004Triennale di Milanoviale Alemagna 6tel. 02.724341 www.triennale.it

Pietro Consagra. Il colloquio di una vita22 ottobre - 18 dicembre 2004Galleria Fonte d’Abissovia del Carmine 7tel. 02.86464407

Visioni del fantastico e del meraviglioso. Prima dei surrealisti 15 ottobre 2004 - 9 gennaio 2005Fondazione Antonio MazzottaForo Buonaparte 50tel. 02.8781197 • fax 02.8693046www.mazzotta.it

VARESEDan Flavin. Stanze di luce fra Varese e New York30 settembre - 12 dicembre 2004Villa Panza tel. 0332.283960www.fondoambiente.it

PIEMONTE

CASTELLAMONTE (TO)Mostra della Ceramica25 settembre - 31 ottobre 2004Palazzo dei Conti Bottonpiazza Marconitel. 0124.51871

TOSCANA

FIRENZEVitrum. Il vetro fra arte e scienze nel mondo romano27 marzo - 31 ottobre 2004Palazzo Pitti, Museo degli Argenti tel. 055.294883http://brunelleschi.imss.fi.it/vitrum

TRENTINO ALTO ADIGE

BOLZANOBolzano 1700 - 1800. La città e le arti16 ottobre 2004 - 16 gennaio 2005Galleria Civica, piazza Domenicani 18Palazzo Mercantile, via Portici 39tel. 0471.977855 • fax 0471.997581www.comune.bolzano.it/arti_700

MERANO (BZ)Biennale di Merano12 settembre 2004 - 9 gennaio 2005Kunst Meran/o Arte, via Portici 163tel. 0473.212643 • fax 0473.276147www.kunstmeranoarte.com

VENETO

VENEZIAEmanuel Babled. Toys. Unit, megalit, genetic11 settembre - 8 novembre 2004Palazzetto Titotel. 041.5207797 • fax 041.5208955www.bevilacqualamasa.it

ABRUzzO

CASTELLI (TE)Digiosafatte Art - Mostra permanente Contrada Coccioni - S. Rocco tel. 0861.970619, www.digiosafatte-art.com

EMILIA ROMAGNA

BOLOGNALucia Feinig – GiesingerBosna Quilts – Tempo cucito28 novembre 2004 – 15 gennaio 2005Galleria Studio G7via Val d’Aposa 7/gtel./fax 051.266497www.studiopesci.it

FAENZA (RA)Capolavori giapponesi dalle collezioni del Museo delle Ceramiche in FaenzaI costumi di Madama Butterfly Jiki - porcellana giapponese tra oriente e occidente dal 1610 al 176026 giugno - 7 novembre 2004Ceramiche italiane dal XV al XIX sec. 26 giugno 2004 - 7 gennaio 2005

Le quattro mostre presso MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche, corso Baccarini 19 tel. 0546.697311 • fax 0546.27141www.micfaenza.org

Ceramisti viaggiatori tra terra e mare19 settembre - 31 ottobre 2004Palazzo delle Esposizionicorso Mazzini 92tel. 0546.21145www.arteceramica.it

Nanni Valentini28 maggio - 29 ottobre 2004Banca di Romagna, corso Garibaldi 1tel./fax 0546.28816 • tel. 338.742356

RAVENNAAlberto Giacometti10 ottobre 2004 - 20 febbraio 2005MAR, Museo d’Arte della città di Ravennavia di Roma 13tel. 0544.482356

LAzIO

CIAMPINO (RM)In vitro veritas26 marzo - 24 ottobre 2004Casale dei Monaci, via Superga s.n.c.tel. 06.79350727www.casaledeimonaci.it

LOMBARDIA

COMOFili spezzati - Miniartextil 200425 settembre - 30 ottobre 2004Spazio A Shed Ex Ticosa, viale Roosvelttel. 031.305621

MILANODagli Sforza al DesignSei secoli di storia del mobile11 giugno 2004 - 12 giugno 2005Castello Sforzesco, Museo Arti Decorativetel. 02.884636654 - 02.884636833www.milanocastello.itIl Cavaliere e Margherita: Scatole

CALENdARIO dEGLI EvENTI mostre Lina Bo Bardi. La libertà dell’architettura

10 settembre - 15 novembre 2004Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Santa Croce 2076 tel. 041.2571993 • fax 041.5246296

9a Mostra Internazionale di Architettura - Metamorph19 settembre - 7 novembre 2004Fondazione La Biennale di VeneziaCà Giustinian, San Marcotel. 041.5218846 • fax 041.2411407

VERONAPeter Eisenman. Il giardino dei passi perduti26 giugno 2004 - 23 gennaio 2005Museo di Castelvecchiocorso Castelvecchiotel. 045.8062611 • fax 045.8010729www.comune.verona.it/castelvecchio

GRAN BRETAGNA

LONDRACaroline Achaintre16 settembre - 24 ottobre 2004 Lawrence O’Hana Gallery35/42 Charlotte Roadtel. +44 (0)2077390245 www.ohanagallery.com

Compendium16 settembre - 30 ottobre 2004Barbara Beham Contemporary Art 50 Moreton Street tel. +44 (0)2078218793www.barbarabehan.com

SVIzzERA

LOSANNAInterazioni fittizie e Tappezzerie fiamminghe dal XVI al XVII secolo1 ottobre 2004 - 9 gennaio 2005Museo Cantonale delle Belle ArtiPalais de Rumine, place de la Riponnetel. +41.21.3163445

SAN BERNARDINO (GR)Concreta6 dicembre 2004 - 6 gennaio 2005Spazio28 Arte Contemporaneastrada cantonale 28tel +41.91.8320130 +39.338845952

EMILIA ROMAGNA

BAGANZOLA (PR)Gotha - 7a Mostra internazionale d’antiquariato4 - 12 dicembre 2004Fiere di Parma S.p.A., via Rizzi 67/atel. 0521.99621www.fiere.parma.it

fiere

ITALIA

ITALIA

ESTERO

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CALENdARIO dEGLI EvENTI

FILIPPINE

MANILAManila F.A.M.E. International21 - 24 ottobre 2004CITEM Centre for International Trade Espositions and Missionstel. +632.833.1258 • fax +632.832.3965 www.manilafame.com

FRANCIA

PARIGIBijorhca28 - 31 gennaio 2005Paris Expo, Porte de Versaillestel. +33.1.47565282www.bijorhca.com

Maison&object28 gennaio - 1 febbraio 2005Paris-Nord Villepintetel. +33.1.44290200 • fax +33.1.44290201www.maison-object.com

Museum Expressions30 gennaio - 1 febbraio 2005Palais des Congrès (Porte Maillot)tel. +33.1.53576200 • fax +33.1.53576201www.museum-expressions.fr

GERMANIA

FRANCOFORTEChristmasWorld26 - 30 gennaio 2005Messe Frankfurttel. 02.8807781fax 02.72008053www.chrismasworld.messefrankfurt.com

MONACOheim+handwerk27 novembre - 5 dicembre 2004Fiera di Monacotel. +39.045.8205843fax +39.045.8205886www.monacofiere.it

GRAN BRETAGNA

LONDRAAsia Expo 20053 - 5 febbraio 2005Exhibition Centre OlympiaHammersmith Roadtel. 852.23118216www.kenfair.com

INDIA

NUOVA DELHI18th Indian handicrafts & Gift Fair13 - 17 ottobre 2004EPCH House, Pocket 6&7, Sector C, Local Shopping Centre, Vasant Kunjtel. +91.11.26135256fax +91.11.26135518

IRLANDA

DUBLINOShowcase Ireland23 - 26 gennaio 2005Royal Dublin SocietyMain Hall ComplexBallsbridgetel. +353.1.2958185fax +353.1.2958187www.showcaseireland.com

SPAGNA

BARCELLONAExpohogar Primavera29 gennaio - 1 febbraio 2005Fira de BarcelonaA. Reina M. Cristinatel. +34.90.2233200

MADRIDIntergift13 - 17 gennaio 2005IFEMA Fiera di Madrid Parque Ferial Juan Carlos Itel. +34.91.7225000www.semanaregalo.ifema.es

STATI UNITI

NEW YORKNew York International Gift Fair29 gennaio- 3 febbraio 2005Jacob K. Javits Convention Center655 West 34th Streettel. +1.914.4213342www.nyigf.com

SVIzzERA

ZURIGOOrnaris16 - 19 gennaio 2005Messe Zurichtel. +41.31.3313729www.ornaris.ch

BOLOGNABologna Gift Fair 23 - 25 ottobre 2004TiaPoint, Blocco 32, Centergrosstel. 055.473183

Fierarredo 12 - 20 febbraio 2005Fiera di Bolognaviale Aldo Morotel. 051.282111www.fierarredo.bolognafiere.it

LAzIO

VITERBOTusciarte6 - 10 gennaio 2005Fiera di ViterboS.S. Cassia Nordtel. 0761.353100 • fax 0761.250731

LIGURIA

GENOVANatalidea10 - 19 dicembre 2004Fiera di Genova, piazzale Kennedy 1tel. 010.53911www.fiera.ge.it

LOMBARDIA

MILANOAF-L’Artigiano in Fiera. 9a

Mostra Mercato Internazionale dell’Artigianato4 -12 dicembre 2004Fiera di Milanotel. 02.31911911 • fax 02.33608733www.fiera-artigianato.com

Chibimart19 - 22 novembre 2004Fiera di Milanotel. 02.4815501 www.chibimart.fmi.it

La mia casa30 ottobre - 7 novembre 2004Fiera di Milanotel. 02.4815541 • fax 02.4980330www.assoexpo.com

Macef21 - 24 gennaio 2005Fiera Milanotel. 02.48550.1 • fax. 02.48004423www.fmi.it/macef

NOVEGRO DI SEGRATE (MI)Brocantage 22-24 ottobre; 19-21 novembre; 10-12 dicembre 2004Fiera del collezionismo, delle curiosità e delle occasioni di antiquariato

Deballage 21 ottobre; 18 novembre; 9 dicembre 2004Mercato di rifornimento per antiquari

Novegro Alto Antiquariato20 - 23 gennaio 2005

Le manifestazioni si svolgono presso il Parco Esposizioni Novegro, via Novegro tel. 02.70200022 • fax 02.7561050

SICILIA

TAORMINA (ME)Taormina Gift Fair6 - 8 novembre 2004Palalumbitel. 095.442990

TOSCANA

ESTERO

FIRENZEArt. Mostra Internazionale dell’Artigianato22 aprile - 1 maggio 2005FirenzeFiera Fortezza da Basso, piazza Adua 1tel. 055.49721 • fax 055.4972268www.firenzefiera.it

Marta. Mostra dell’artigianato4 - 8 dicembre 2004Fortezza da Bassopiazza Adua 1tel. 055.49721www.firenze-expo.it

UMBRIA

PERUGIAL’antica arte del tessileRassegna Antiquaria Città di Perugia24 ottobre - 2 novembre 2004Rocca Paolinatel. 075.5731322

VENETO

PESCHIERA DEL GARDA (VR)Arilica Antiqua - Tracce del Tempo: l’Antiquariato in Mostra2 - 5 dicembre 2004“Sottotetto” Caserma d’Artiglieria di Porta Veronatel./fax 045.6862936

VICENZAKoinè16 - 19 aprile 2005Fiera di Vicenzavia dell’Oreficeria 16tel. 051.4298311 • fax 0444.969000www.vicenzafiera.it

Salone del bricolage21 - 24 ottobre 2004Fiera di Vicenzavia dell’Oreficeria 16tel. 0444.969111 • fax 0444.969000www.vicenzafiera.it

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