articolo protocollo riabilitativo dopo rottura del tendine ... · PDF fileA cura di Rosario...

16
A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 1 Trattamento riabilitativo dopo rottura del tendine d’Achille. Programma completo: taping kinesiologico®, massaggio trasverso profondo, cupping the- rapy, InterX, crochetage, stretching posturale globale. A cura : prof. Rosario Bellia Docente di taping kinesiologico® presso Università Statale di Valencia (Spagna) Fisioterapista della nazionale italiana della F.I.H.P. Questo lavoro è già stato pubblicato dalla rivista “Riabilita- zioneOggi” nel numero di marzo 2010. Presentazione del caso Rottura spontanea del tendine d’Achille in calciatore amatore di 45 an- ni verificatasi durante una partita. Intervento di tenoraffia termino-terminale e dimesso con gambaletto gessato per circa 50 gg. Dopo 2 mesi la ferita si è riaperta per infezio- ne iatrogena; il paziente viene quindi sottoposto ad un periodo di an- tibiotici e 24 terapie in camera iperbarica per 1 ore e mezza a seduta. Finalmente la cicatrice è stabilizzata, ma presenta un cheloide molto retraente ed accollato ai piani profondi. a) Generalità sulla rottura del tendine d’Achille Profilo clinico Il tendine del tricipite surale capace di sopportare forze di trazione di 300 kg. E’ il tendine più potente dell’organismo, ma è mal vascolarizzato nella parte intermedia. La rottura del tendine d’Achille è caratteristica generalmente dei soggetti, sportivi e non, che negli anni hanno avuto molti episodi di tendipotapatia per ipersollecitazio- ne funzionale. Nello sportivo si manifesta a fine carriera a causa di alcuni fattori scatenanti: aumento di peso, scarsa idratazio- ne (come dimostrato da uno studio giapponese), come causa iatrogena di cure antibiotiche, calzature non adeguate e quindi squilibrio nel carico podalico, intensificazione degli alle-

Transcript of articolo protocollo riabilitativo dopo rottura del tendine ... · PDF fileA cura di Rosario...

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 1

Trattamento riabilitativo dopo rottura del tendine d’Achille. Programma completo: taping kinesiologico®, massaggio trasverso profondo, cupping the-rapy, InterX, crochetage, stretching posturale globale.

A cura : prof. Rosario Bellia Docente di taping kinesiologico® presso Università Statale di Valencia (Spagna) Fisioterapista della nazionale italiana della F.I.H.P.

Questo lavoro è già stato pubblicato dalla rivista “Riabilita-zioneOggi” nel numero di marzo 2010.

Presentazione del caso Rottura spontanea del tendine d’Achille in calciatore amatore di 45 an-ni verificatasi durante una partita. Intervento di tenoraffia termino-terminale e dimesso con gambaletto gessato per circa 50 gg. Dopo 2 mesi la ferita si è riaperta per infezio-ne iatrogena; il paziente viene quindi sottoposto ad un periodo di an-tibiotici e 24 terapie in camera iperbarica per 1 ore e mezza a seduta. Finalmente la cicatrice è stabilizzata, ma presenta un cheloide molto retraente ed accollato ai piani profondi.

a) Generalità sulla rottura del tendine d’Achille

Profilo clinico

Il tendine del tricipite surale capace di sopportare forze di trazione di 300 kg. E’ il tendine più potente dell’organismo, ma è mal vascolarizzato nella parte intermedia. La rottura del tendine d’Achille è caratteristica generalmente dei soggetti, sportivi e non, che negli anni hanno avuto molti episodi di tendipotapatia per ipersollecitazio-ne funzionale. Nello sportivo si manifesta a fine carriera a causa di alcuni fattori scatenanti: aumento di peso, scarsa idratazio-ne (come dimostrato da uno studio giapponese), come causa iatrogena di cure antibiotiche, calzature non adeguate e quindi squilibrio nel carico podalico, intensificazione degli alle-

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 2

namenti dopo un periodo di riposo forzato, irrigidimento del tendine dopo trattamento infiltrativo cortisonico, ecc. I sintomi e segni clinici variano a seconda dell’azione che si stava com-piendo:

nel caso in esame il paziente ha sentito “ una sassata” al tendine men-tre calciava il pallone e dopo un’impotenza funzionale con la risalita del muscolo tricipite surale verso il cavo popliteo; nel primo momento credeva di aver subìto un calcio da dietro.

Il tendine d’Achille, o anche detto tendine calcaneare, prende origine dalla fu-sione dell’aponeurosi dei muscoli gastrocnemio e soleo. E’ una struttura ana-tomica nastriforme, costituita da fibrille collagene, interposta tra il tricipite su-rale ed il calcagno ed è deputato alla trasmissione degli impulsi meccanici deri-vanti dalla contrazione muscolare del polpaccio al segmento scheletrico, realiz-zando un movimento articolare di fondamentale importanza : la spinta del pie-de. Oltre a questo compito fondamentale, esercita una funzione tampone nei confronti della contrazione muscolare volontaria e/o involontaria massimale. La rottura del tendine d’Achille è la più comune di tutte le rotture tendinee sot-tocutanee. Infatti, se è vero che in alcune casistiche meno recenti le rotture dell’achilleo non figurano al primo posto in ordine di frequenza, è da considera-re che negli ultimi decenni questa lesione è divenuta di osservazione sempre più frequente, soprattutto nei soggetti dediti allo sport. La rottura di questo tendine non interessa solamente l’ambito sportivo, ma viene evidenziata anche in soggetti anziani, che non svolgono attività sportive, ma che presentano alterazioni dismetaboliche ed infiammatorie in questo di-stretto. La rottura del tendine d’Achille colpisce maggiormente soggetti di sesso ma-schile, in un’età compresa tra i 25 e i 50 anni; i valori più bassi si riscontrano negli sportivi mentre dopo i 60 anni la lesione è piuttosto rara. Questa lesione viene riscontrata in percentuali maggiori al lato sinistro (57%) rispetto al lato destro (43%); tali dati sono in accordo con quanto rilevato da uno studio effettuato da Riede su una popolazione di circa 500 studenti, nel 58% dei quali l’arto sinistro era quello dominante nella spinta del piede contro il suolo. Le lesioni bilaterali contemporanee sono estremamente rare.

Eziopatogenesi della lesione

Le lesioni tendinee possono essere classificate, a seconda della loro eziologia, in traumatiche, microtraumatiche e su base dismetabolica e/o infiam-matoria. Le tendinopatie micro-traumatiche del tendine d’Achille sono anche definite le-sioni da sovraccarico funzionale, in grado di determinare la patologia con un meccanismo diretto e uno indiretto. Questo tipo di lesioni può portare alla rottura del tendine d’Achille, che rappresenta comunque, l’episodio acuto conseguente ad un processo degenerativo (tendinosi) il quale talvolta in

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 3

modo quasi del tutto asintomatico, o preceduto e accompagnato da episodi di infiammazione dolorosa della guaina e coinvolgendo in maniera più o meno e-stesa la compagine tendinea, ne determina una diminuzione della resistenza meccanica, che può essere superata da un’improvvisa sollecitazione anche non eccessiva. I fattori che possono provocare patologie da sovraccarico nei tendini (e in molti casi anche nei muscoli), del collo piede e del piede si possono genericamente dividere in intrinseci ed estrinseci ed agiscono in percentuale variabile da sog-getto a soggetto. Per quanto riguarda i fattori intrinseci sono essenzialmente: a) la variabilità anatomica, con conseguente alterazione più o meno marca-ta della normale biomeccanica del cammino o del gesto atletico, il che sottopo-ne il collo piede e piede ad uno stress anormale; b) le malattie dismetaboliche, che possono favorire reazioni flogistiche lo-cali, nonché provocare l’alterazione della composizione del normale tessuto tendineo fino a determinare un più precoce invecchiamento; c) ultimo fattore, ma non meno importante, l’età dell’individuo e gli anni di attività agonistica.

Infatti, l’invecchiamento del tessuto tendineo provoca un rallentamento metabolico del collagene tissutale con una diminuzione graduale del rapporto cellule-matrice a favore di quest’ultima, una diminuzione del con-tenuto idrico delle fibre elastiche, dei proteoglicani e glicoproteine. Scompa-re inoltre la linea blu, presente a livello giunzionale osteo-tendineo, che svolge un’importante azione modulatrice ed ammortizzante nei confronti delle sol-lecitazioni meccaniche.

Per quanto riguarda l’alterazione della biomeccanica, uno dei problemi princi-pali è l’iperpronazione del collo piede e del piede durante la corsa, che ha un’azione di frustata, come la corda di un arco, sul tendine d’Achille, con con-seguente alta frequenza di tendiniti. Per quanto riguarda i fattori estrinseci, essi diventano spesso determinanti nell’instaurazione della tendinopatia da sovraccarico al collo piede e piede. Si distinguono principalmente tre fattori: 1) l’allenamento incongruo 2) i terreni di gara o di allenamento 3) la calzatura Da studi recenti, effettuati su osservazioni di Cummins, Christensen ha elabo-rato la teoria delle variazioni anatomiche individuali, secondo cui le fibre dell’achilleo provenienti rispettivamente dal gastrocnemio e dal soleo, man mano che discendono verso il calcagno subiscono un certo grado di rotazione

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 4

reciproca, di entità variabile nei diversi soggetti. Secondo Christensen, durante determinati movimenti, quali si verificano tipicamente nella corsa e nel salto, si può verificare una sorta di sfregamento a sega tra i due gruppi di fibre, in rela-zione alle variazioni individuali del grado di torsione reciproca di queste ultime, e alla mancanza di una perfetta coordinazione muscolare, come si verifica più facilmente in condizioni di scarso allenamento. In realtà, la possibilità di un danneggiamento reciproco delle fibre tendinee non è stata mai dimostrata, re-stando soltanto un’ipotesi suggestiva tesa a valorizzare il peso dei fattori indi-viduali nella genesi della rottura. Il ruolo etiologico svolto dalla cosiddetta “tendinite” sembra essere meno diret-to di quanto si sia ritenuto in passato e di quanto lascerebbe supporre la fre-quenza relativamente elevata, circa il 30%, con cui questa affezione compare nell’anamnesi dei soggetti che vanno incontro ad una rottura dell’achilleo.

Complicanze b) Generalità sulle cicatrici e sulle patologie

correlate Le cicatrici, di per sé, non rientrano nella categoria delle patologie. Tuttavia, se dotate di determinate caratteristiche, esse possono diven-tare fonte di alterazioni posturali, di dolori, di disagi organici o respira-tori, dunque fonte di patologie. La loro “reattività” o “tossicità”(come si dice in gergo) può essere re-gistrata da uno strumento elettronico che misura i potenziali di tossici-tà o con test chinesiologici di forza. Sotto la voce generica di cicatrici vengono inclusi: interventi chirurgici, ferite, abrasioni profonde, ustioni, tatuaggi. Tutto ciò che altera lo stato della pelle e la sua integrità, spesso il tes-suto cicatriziale, crea aderenze sottocutanee, perdita di elasticità (che-loidi), oltre a trazione meccanica sul tessuto circostante (pelle, musco-lo, organi interni,ecc.). Da quanto sopra esposto si possono classificare le seguenti conse-guenze: a) Danno meccanico (elasticità) b) Danno energetico (blocco energetico) La cicatrice chirurgica del nostro paziente è di dimensione regolare; dopo 2 mesi la ferita si è riaperta per infezione iatrogena; pertanto il paziente viene sottoposto ad un periodo di antibiotici e 24 terapie in camera iperbarica per 1 ora e mezza a seduta. Dopo la stabilizzazione della cicatrice e dell’infezione, la cicatrice risul-ta con elevata superficie ricoperta da cheloidi, che sono “accollati” ai piani profondi del sottocute, ed in una zona di circa 1,5 cm. ancorata alla guaina del tendine nella porzione prossimale. La flessione dorsale del piede provoca un “infossamento” delle cicatri-ce nella porzione “accollata”; ciò sta ad indicare che il tessuto non ha

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 5

la giusta elasticità in fase di flessione per “ancoraggio” profondo della cicatrice. Gli obiettivi terapeutici nella prima fase riabilitativa (obiettivi a breve termine) sono stati: a) controllo dell’infiammazione e dell’edema b) prevenzione delle aderenze c) prevenzione dell’atrofia muscolare d) recupero dell’escursione articolare presente Gli obiettivi nella fase di rimodellamento (obiettivi a medio e lungo termi-ne) sono stati: a) recupero completo dell’articolarità e della forza muscolare b) recupero dell’elasticità tissutale c) ottimizzazione del recupero tendineo

c) Screening test:

esame posturale completo 1)Visione frontale: dismetria “apparente” arti inferiori con sx più corto di circa 2 cm; ginocchio sx semiflesso di circa 10°, spostamento dell’asse di carico verso dx. Torsione del bacino sx avanti e bascullato. Nel complesso la colonna vertebrale è ben compensata.

2) Visione laterale: flessione di circa 10° del ginocchio sx e torsione del bacino, curve laterali della colonna vertebrale ben conservate.

3)Visione posteriore: bascullamento del bacino, basso a sx e spo-stamento del carico verso dx. • mobilità articolare specifica del piede(ROM) a) flessione dorsale passiva dell’articolazione tibio-tarsica 90°, attiva 80° b) flessione plantare 50°

• Osservazione della cute e valutazione dei cheloidi Il paziente presenta una cicatrice operatoria di lunghezza adeguata all’intervento, che risulta retraente nella porzione prossimale .

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 6

La cicatrice risulta importante per la limitazione della mobilità dell’articolazione tibio-tarsica, che è anche molto “accollata” e retraente. Per questo motivo, si sceglie di concentrare il lavoro di “scollamento” in modo particolare su questa porzione anatomica.

d) Descrizione del protocollo riabilitativo:

1) massaggio trasverso profondo (MTP o Cyriax)

Questo massaggio consente di:

a) mantenere la mobilità dei tessuti salvaguardando il movimento fisiologico,

evitando la formazione di cross-links tra le varie fibrille. Le fibrille di collagene

che si formano durante il periodo del trattamento si sviluppano in modo corret-

to e più aderente alle necessità funzionali dell'organismo;

b)produrre iperemia locale per diminuire il dolore e regolare il flusso di

substrati e metaboliti;

c) orientare le fibre di collagene nel modo più idoneo per resistere agli stress

di natura meccanica;

d) stimolare i meccano recettori

per inibire i messaggi afferenti

nocicettivi (teoria del Gate

Control).

Applicazione pratica:

1) attraverso la mobilizzazione perpendicolare rispetto alla dire-zione delle fibre che formano la struttura interessata, si rompono o si inibisce la formazione delle aderenze cicatriziali (cross-links); 2) attraverso l’iperemia locale si aumenta la velocità di eliminazione delle so-stanze infiammatorie; 3) la forte stimolazione dei meccano-cettori inibisce la trasmissione del dolore (Gate Control). La logica che sta dietro a questa proposta terapeutica è che nelle lesioni tendi-nee, muscolari o legamentose parcellari in cui non c’è stata la completa solu-zione di continuità dei tessuti, l’immobilità assoluta non ha effetti favorevoli sul

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 7

decorso della malattia, ma anzi può contribuire a rallentare la guarigione e cronicizzare la lesione. E’ noto da molto tempo che i fibroblasti hanno una no-tevole capacità proliferativa in seguito a stimoli lesivi di vario tipo: nel giro di 48 ore, infatti, il loro numero aumenta esponenzialmente e non diminuisce prima di 21 giorni. Osservando al microscopio lo sviluppo di tessuto cicatriziale, Stearns concluse che sono i fattori meccanici esterni che determinano la deposizione del tessuto cicatriziale in una ordinata rete di fibre, e non fattori intrinseci dei tessuti. Movimenti passivi delicati non sono in grado di distaccare le fibrille che si for-mano nella direzione fisiologica, ma prevengono la loro adesione in sedi anor-mali. Il fatto che le fibrille si depositino in tutte le direzioni subito dopo l’insulto traumatico spiega perché si propone di iniziare il movimento il più precocemen-te possibile. Infatti, il rischio che si corre è di vedere insorgere una cicatrice densa e con molte aderenze, che dopo lesioni abbastanza estese potrebbero produrre periodi dolorosi molto lunghi.

Dal punto di vista pratico, la tecnica è la seguente: il dito del terapista

viene posizionato nel punto esatto in cui risiede la lesione e friziona

con adeguata pressione in senso perpendicolare alla direzione princi-

pale delle fibre del tessuto interessato dalla lesione. E’ di fondamenta-

le importanza l’assoluta precisione nella scelta della zona da massag-

giare. Oltre alla frizione trasversale, si può praticare una frizione cir-

colare, prendendo il tendine con la parte palmare del pollice da un la-

to e dell’indice dall’altro e applicando la pressione in senso circolare.

Eseguendo queste frizioni il ft può trovare un grumo o un punto parti-

colare nel quale il tendine è

sensibile.

Con questa tecnica si riesce ad evitare

che, nel tessuto fibroso leso, possa

generarsi una infiammazione che si

auto-perpetua. Quindi, lo scopo della

suddetta tecnica è aiutare la forma-

zione di una cicatrizzazione funziona-

le. Individuato il punto da trattare, si esegue il massaggio, che va praticato con

la punta di un dito, solitamente il dito indice rinforzato dal medio, effettuando

un movimento di “va e vieni” che deve avvenire sempre in senso trasversale

all'orientamento delle fibre della struttura anatomica lesa, senza provocare fri-

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 8

zioni sulla cute. E’ necessario pinzare la cute nella zona dei cheloidi e cercare

di mobilizzare il sottocute con movimenti contrapposti delle mani. Si sceglie di

praticare questa tecnica per prima, in modo da preparare la zona da trattare

con una buona viscosità tissutale e iperemia per il proseguo del trattamento.

2) neuroregolazione interattiva con InterX Viene utilizzato un dispositivo elettromedicale (InterX) che emette degli im-pulsi elettrici bifasici sinusoidali smorzati i quali, grazie al feed-back interattivo, si modificano autonomamente a seconda dell’impedenza cu-tanea. La Terapia InterX favorisce la Neuromodulazione Interattiva a livello del Sistema Nervoso Centrale (ipotalamo e corteccia visiva del cervello) al fine di ottenere:

a) importante azione antalgica b) attivazione del Sistema di Autoregolazione La terapia attiva il nostro siste-ma di autorego-lazione alla pro-duzione di: neuropeptidi, peptidi regola-tori, citochine etc. che gene-rano riduzione di infiammazio-ne, edema e dolore, con con-seguente dimi-nuzione dei tempi di recupero da un infortunio. Le modalità applicative in questo caso specifico sono state: programma acuto 180 di frequenza e 60 % di intensità per circa 10 minuti con la doppia piastra sulla zona con i cheloidi.

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 9

3) cupping therapy

meccanismo d’azione La tecnica consiste nel creare un vacuo all’interno di un ser-batoio (vetro, bambù, bacheli-te o plastica) appoggiato sulla pelle, che attira il tessuto su-perficiale, favorendo lo smal-timento delle tossine e dei li-quidi in esubero. E’ stato di-mostrato che il corpo viene in-teressato fino a quattro polli-ci di spessore dei tessuti, ge-nerando i seguenti effetti: a) iperematizzazione locale anche per più giorni b) effetti riflessi su organi di-stanti c) mobilizzazione del tessuto connettivo subdermico d) liberazione dei vasi linfatici “schiacciati” e) mobilizzazione delle tossine e dei liquidi eccedenti f) aumento del metabolismo e miglioramento del rifornimento di ossigeno g) stimolazione del sistema immunitario e dei processi di riassorbimento nella pelle necessari per l’eliminazione delle tossine dai tessuti connetti-vali La coppettazione è in grado, attra-verso diversi meccanismi, di espli-care differenti azioni. Essa può:

1. influenzare direttamente in sede un connettivo alterato: cicatrici, disturbi dell’irrorazione locale, ecc.

2. mettere in movimenti mec-canismi generali di regola-zione dinamica del circolo sanguigno. Il connettivo sot-tocutaneo e’ molto ricco di sottili vasi sanguigni che, per costrizione o per dilatazione, possono considerevolmente variare il proprio contenuto in sangue. Ogni applicazione con la tecnica della coppettazione provoca un evidente e duraturo arrossamento cutaneo, quale espressione di una di-latazione dei vasi sanguigni cutanei e, con ciò, una contemporanea sen-sazione locale di calore.

3. Per mezzo di modificazioni dell’irrorazione sanguigna, la mobilizzazione meccanica e il massaggio con le coppette del tessuto connettivo sottocu-

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 10

taneo possono influenzare la reazione chimica tissutale (pH) e, quindi, la capacita locale o generale del tessuto connettivo a trattenere acqua.

Attraverso diverse vie, la coppettazione può stimolare impulsi nervosi e, per mezzo di riflessi il cui arco si chiude nel sistema nervoso centrale, può provo-care reazione anche in organi molto lontani. In queste azioni nervose dobbiamo distinguere una componente generale (vale a dire interessamento di tutto il corpo) e processi riflessi, localmente più deli-mitati. E’ stata utilizzata una modalità di coppette in movimento per ridurre al minimo il rischio di procurare ecchimosi, una delle controindicazioni più frequenti di questa tecnica. La sensazione, sia visiva che quella riferita dal paziente, è stata indubbiamente ottima.

4) Crochetage Il tessuto connettivo fibroso rappresenta il 60% della massa corporea. Con tante diversificazioni, le cellule specializzate costituiscono un’unica Fa-scia, formando un labirinto che pervade tutto l’organismo creando delle in-time connessioni fra i vari distretti corporei.

Questa rete fasciale deve rimanere sempre libera nei movimenti. Una tensione in un punto di blocco influisce su tutta la fascia. L’azione di una contrattura muscolare dà aderenza tis-sutale della componente fi-brosa. La liberazione per ef-fetto meccanico semplice è preferibile. Il crochetage morbido permette di togliere senza dolore il blocco biomeccanico per ritrovare lo sche-ma primario, grazie alla forma e alla consistenza degli attrezzi utilizzati. La trazione del gancio morbida provocherà la liberazione delle aderenze nelle zone della fibromiosite. Nel caso di cicatrici, si utilizza questa metodica per scollare la parte rigida dei cheloidi, con risultati straordinari di scollamento del-le aderenze cicatriziali. Si può utilizzare anche “sfregando”, con leggera pressione, la porzione conves-sa dell’attrezzo in modo longitudinale rispetto alle fibre muscolari, con azione di “sbrigliamento” muscolare classico (pialla). Interessante la possibilità prospettata di allontanamento di eventuale “nodosi-tà” tissutale dalla zona dove sono presenti terminazioni nervose, che generano il dolore, con risultato immediato di miglioramento del sintomo.

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 11

I princìpi su cui si basa la tecnica sono :

- risoluzione dei punti trigger - recupero della elasticità e capacità contrattile del muscolo - ripristino delle attività fasciale - riduzione della gelificazione delle proteine interstiziali - miglioramento della microcircolazione - attivazione delle fagocitosi - risoluzione della irritazione neuropatica

Il trattamento si applica avvalendosi di

uno speciale arsenale terapeutico ideato

ed ottimizzato per la metodica.

E’ stata utilizzata, nel caso specifico, una

tecnica non ”invasiva”con manualità

morbida e con azione di scollamento gra-

duale. I risultati sono stati buoni e senza

procurare ecchimosi.

5) stretching: CHRS ( contract-hold-relax-stretch)

Esecuzione: questa tecnica è detta anche “allungamento post-isometrico”, “allungamento propriocettivo-neuromuscolare”, “ tecnica di affaticamento e rilassamento “. Si richiede di mantenere isome-tricamente la contrazione (se-condo i diversi Autori la durata deve essere dai 3 ai 15 secondi; si utilizza uno sforzo che va dal 30%-50% al 100% della forza massima), quindi si allunga il muscolo stesso. Ciò può essere ripetuto da tre a cinque volte. Meccanismo d’azione: questa tecnica di allungamento si basa sul fatto che alla contrazione statica segue una fase di rilassamento del muscolo stesso (attività riflessa di Hofmann ). Indicazioni: secondo Einsingbach, questo metodo è la modalità più efficace per allungare le strutture muscolari che limitano il movimento,

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 12

quindi per migliorare la mobilità, renderla più agevole, se il movimento attivo risulta doloroso (in pratica è un esercizio analogo al mantieni-rilassa” e al “con-trai-rilassa” utilizzati nelle PNF). L’attuazione di questa tec-nica con il nostro paziente è stata molto proficua, tanto che, nella fase di “mobiliz-zazione-tenuta”, si vedeva l’articolazione tibio-tarsica migliorare notevolmente nella flesso-estensione. I-noltre, il paziente riferiva una sensazione di sblocco, di migliore circolazione sanguigna e di forza. Quan-do il paziente è collaborante e motivato, questa tecnica riesce a dare risultati vera-mente ottimi, ma è da col-locare dopo le altre tecniche che hanno un effetto di mobilizzazione dei tessuti e una preparazione della den-sità del connettivo. Si può apprezzare la mobili-tà dei malleoli, che serve come parametro di riferi-mento per valutare l’azione di sblocco avvenuto. Nel nostro caso si verifica, a fine seduta, il miglioramento della ROM in flesso-estensione.

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 13

6) taping kinesiologico®

Questo metodo è basato sul processo di guarigione naturale che, assistendo il corpo nell’attivazione dei processi fi-siologici dei tessuti traumatizzati, lo riporta nello stato di salute. Tutti gli organismi hanno una capacità innata (determinata geneticamente) di auto-regolazione, che permette il raggiungimento di un equilibrio omeo-statico e di una possibilità di auto-guarigione.

In risposta a un’aggressione esterna, il corpo inizia un processo di “ripara-zione-rimodellamento” attraverso la risposta infiammatoria. L’ostruzione della circolazione dei fluidi può derivare da fattori intrinse-ci (all’interno dei tessuti) o fattori estrinseci, che esercitano una pres-sione interna.

Il processo infiammatorio è il fattore principale di “perturbazione” della circolazione dei fluidi e dà origine, dopo la fase acuta, a: - aderenze - contratture - squilibri muscolari - edema interstiziale La superficie corporea coperta dal taping kinesiologi-co forma convoluzioni nella pelle che aumentano lo spazio interstiziale e, riducendo la pressione, per-mettono al sistema linfatico e sanguigno di drenare liberamente i fluidi. Si viene così a creare un “vola-no” di azioni che permettono al corpo di auto guarirsi biomeccanicamente. Nel nostro caso è stato applicato il taping kinesiologi-co® con la seguente traiettoria: - due ventagli decompressivi sulla cicatrice, dalla po-sizione di massima flessione dorsale per avere un’azione “di spazio” fra la cicatrice e il sottocute. Con questa tecnica si è continuato l’effetto di mobi-lizzazione del trattamento per altri 5 giorni, poiché il nastro viene rimosso al quinto giorno.

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 14

7) Rieducazione del cammino: Sono stati eseguiti degli esercizi per attuare una riprogramma-zione del cammino corretto.

a) Marcia sul posto in appoggio b) Rullata in appoggio c) Cammino sulla punta dei piedi

d) Cammino sui talloni d) Affondi laterali e frontali e) Saltelli a piedi uniti ed alternati f) Corsa in appoggio

d)conclusioni e considerazioni La lesione del tendine d’Achille, che in passato era un evento molto raro, negli ultimi decenni è divenuta di osservazione sempre più frequente. La causa di questo aumento di casi sembra essere dovuta alla diffusione dello sport ad un più largo strato di popolazione. Questa lesione viene riscontrata più frequentemente in soggetti di sesso ma-schile con età compresa tra i 30 e i 60 anni. La lesione dell’achilleo si può classificare, a seconda della sua eziologia, in traumatica, microtraumatica e dismetabolica e/o infiammatoria. Nel paziente preso in esame le modalità dell’evento lesivo constano in una brusca contrazione muscolare associata ad un allungamento dell’unità musco-lo-tendinea. Le possibili cause che portano all’insorgenza della patologia da sovraccarico sono riconducibili a determinati fattori intrinseci, come la variabilità anatomica,

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 15

malattie dismetaboliche, età dell’individuo, anni di attività agonistica, e a fatto-ri estrinseci, come l’allenamento incongruo, i terreni da gara e le calzature. Lo stimolo meccanico, per quanto ripetitivo ed intenso, non è da solo sufficien-te a spiegare l’insorgenza della patologia da sovraccarico. Fattori genetici, co-me l’aumentata espressione di geni che portano ad un netto aumento di colla-gene III o l’espressione di quelli che determinano il gruppo sanguigno 0 e fat-tori acquisiti, come allenamento ed età in cui si è iniziata l’attività sportiva, so-no anch’essi responsabili dell’insorgenza di questa patologia. . Il trattamento riabilitativo acquisisce una fondamentale importanza per il ripri-stino completo delle funzioni perse. L’intervento riabilitativo proposto è un tipo di intervento integrato, che si basa sull’utilizzo di molteplici tecniche e procedure, che ha comunque sempre tenuto conto del fisiologico processo di riparazione del tessuto lesionato oltre alle complicanze che ha avuto il paziente dopo l’intervento riparativo. Il paziente è stato preso in carico in fase successiva, cioè in quella di rimodel-lamento tissutale. Gli obiettivi da raggiungere sono stati il recupero completo dell’articolarità e della forza muscolare, il recupero dell’elasticità tissutale, l’ottimizzazione del recupero tendineo e la rieducazione del cammino e della corsa. Questa fase è stata rallentata dalle complicanze della stabilizzazione della ci-catrice chirurgica che si era riaperta. Successivamente viene indicato al paziente, in forma autonoma, un lavoro di rinforzo muscolare, che può protrarsi anche dopo il 6° mese dall’intervento, come si è potuto evidenziare dallo studio effettuato da Alfredson e coll.(1996). Con questo studio si è constatato che 6 mesi di riabilitazione non sono suffi-cienti per il recupero completo della forza concentrica e soprattutto eccentrica della planta-flessione.

Prevenzione –specifica per gli sportivi a) variare i percorsi e le superfici d’ allenamento b) non sottovalutare anche un lieve sintomo al tendine d’Achille c) scegliere con la massima cura e precisione le calzature, e quando si

cambia marca: usare la nuova scarpa gradualmente nel tempo e non su-bito per tutto l’allenamento

d) fare almeno una volta all’anno una barostabilometria per valutare la simmetria di carico podalico

e) dopo un periodo di riposo o dopo rientro per infortunio, aumentare in modo graduale il carico allenante

f) dopo un infortunio agli arti inferiori avere molta cura alla tecnica di corsa per evitare asimmetrie di carico

g) se siete reduci da cure antibiotiche tenere presente che queste sostanze possono favorire le tendiniti

h) curare in modo scrupoloso l’idratazione generale specie durante il periodo agonistico, lo scorrimento del tendine dentro la guaina è fisiologico se l’idratazione è adeguata

A cura di Rosario Bellia copy right – www.kinesiobellia.wordpress.com 16

i) il taping kinesiologico® è un valido aiuto sia in fase agonistica che riabili-tativa

j) eseguire in modo regolare dopo ogni seduta d’allenamento lo stretching specifico

k) sottoporsi a sedute di massaggio defaticante periodiche nel periodo ago-nistico o di carico

l) fare dei piediluvi con preparati decongestionanti adatti Questo lavoro originale sul trattamento riabilitativo delle cicatrici re-traenti in postumi di rottura del tendine d’Achille è stato condotto se-guendo lo spirito della ricerca di modalità innovative per migliorare l’iter riabilitativo ed ottimizzare i tempi, sempre nel rispetto delle con-dizioni del paziente.

e)bibliografia e sitografia • R. Bellia – Generalità sull’applicazione del taping kinesiologico – .- www.kinesiobellia.wordpress.com Bergamo 2008 –

• R. Bellia - Traumatologia nel pattinaggio a rotelle corsa: utilizzo dell’InterX e del taping kinesiologico nei piccoli traumi da sport. – Bergamo 2008 -

• Rosario Bellia - Il taping kinesiologico: un metodo molto efficace an-che nel pattinaggio a rotelle specialita’ corsa. www.kinesiobellia.wordpress.com di. 2006

• Rosario Bellia - La sindrome del compartimento anteriore del-la gamba, un male che affligge tanti pattinatori.- www.kinesiobellia.wordpress.com2005

• Rosario Bellia - Trattamento riabilitativo dopo trasposizione del tendine rotuleo secondo Fulkerson - .- www.kinesiobellia.wordpress.com 2009

• Jacopo Tesi - Tesi di Laurea in Fisioterapia, Università degli Studi di Firenze Anno Accademico 2003/2004

http://www.kinesiobellia.wordpress.com.htm I nastri elastici usati per le applicazioni dello studio sono Kinsiotape e

Visiotape della ditta : Visiocare Srl . Vedano al Lambro (MI) www.visiocare.it Le foto riportate in questo studio sono originali e di proprietà dell’ au-tore. Tutti i contenuti (testi, foto, grafica) presenti all’interno di questo stu-dio sono protetti dalla normativa sul diritto d’autore, non potranno quindi essere pubblicati, riscritti, distribuiti, commercializzati. Il Dawnload del documento, immagini e altri tipi di files può essere e-ventualmente eseguito solo per uso personale e non commerciale. Il suo eventuale utilizzo in siti web può avvenire previa autorizzazione degli autori e citando la fonte.