Articolo Pesi Farnesiani

18
 Alcuni pesi monetari farnesiani inediti (Giuseppe Crocicchio e Giorgio Fusconi) I pesi monetari  Nel passato per pesare le monete, per rendere le operazioni più veloci e più sicure, anziché usare il  peso standard e le sue frazioni, furono utilizzate apposite serie di pesi campione tarate all’origine sul peso legale delle specie autorizzate a circolare. Solo quando la moneta non riusciva a bilanciare il corrispondente peso, si procedeva a misurare il calo con piccole frazioni che permettevano di valutare il defalco da apportare al valore della moneta. I pesi monetari erano usati sin dall’antichità: sono noti degli “exagium soledi” attribuiti a Giuliano II 1 , (360-363), altri al regno di Graziano e Valentiniano II 2  (375-383); alcuni pesi furono emessi durante il regno di Onorio 3  (393-423) e portano il suo nome per  esteso, altri recano sul lato  principale i monogrammi di Marciano 4  (450-457) e di Leone I 5  (457-474). E’, comunque, probabile che fin dalla introduzione del nuovo solido d’oro, emesso per la prima volta sotto l’imperatore Costantino Magno al taglio di 72 per libbra, che si sia cominciato a controllare i pesi delle monete d’oro, sia per accertarsi dell’autenticità del pezzo che per verificare la regolarità ponderale degli esemplari.  Nell’impero d’oriente si fece larghissimo uso di pesi monetari tanto che di essi un gran numero è arrivato fino ai nostri giorni. Sono questi dei blocchetti di bronzo di forma quadrata, ma ve ne sono anche circolari o ottogonali, che recano inciso o ageminato in argento una N (per “ nomisma” o nomismata” e l’eventuale numerale greco corrispondente alle monete che potevano essere sottoposte alla stessa pesata 6 . I bizantini, mutuandoli dagli arabi, fecero uso anche di pesi di pasta vitrea. Le popolazioni italiche usarono anche pes i monetari marcati in latino con leggenda “SOL”(edus/edi) seguita da un numerale romano 7 . Il solido bizantino circolò ovunque ed i relativi pesi si diffusero anche nelle aree non sottoposte all’autorità di Bisanzio. Alcuni esemplari sono stati rinvenuti anche in territorio piacentino e di questi un esemplare, trovato a Pianello Val Tidone durante uno scavo effettuato sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, dall’Associazione Archeologica “Pandora”, in località Piana di San Martino, è già stato pubblicato 8 . Nello stesso sito, durante la campagna di scavo dell’agosto 2006, sono stati rinvenuti, uno accanto all’altro, in una stessa zolla 9 , altri quattro pesi monetari di fattura molto fine. 1  Simon Bendall,  Byzantine Weights, London 1996, n. 1. 2  Bendall 1996, op. cit., n. 2-3. 3  Bendall 1996, op. cit., n. 5: D/ DNHONORI-VSAVG, busto diademato e drappeggiato a d.; R/. EXAGIVM-SOLID, La Moneta stante con cornucopia e bilancia.  4  Bendall 1996, op. cit., n. 14-15. 5  Bendall 1996, op. cit., n. 16. 6  N o NA (1 nomisma), NB (2 nomismata), NΓ (3)    NΔ (4), NE (5), NS (6) NH (8), N Θ (9), NIB (12), NIE (15), NIH (18), NK Δ (24), NKS (26) NΛS (36), NOB (72 nomismata). 7  Bendal, 1996, op. cit., n. 152 - 168. 8  M.T.Bonfatti Sabbioni, G.Crocicchio, E.Grossetti,  L’insediamento tardo-antico e mediev ale della Piana di San  Martino (Pianello Val Tidone, Piacenza), in BSP, XCVI, 2001, p. 132, n. 4; Questo esemplare, dal peso di 4,31 grammi, di rozza fabbricazione, porta inciso sulle due facce un globetto racchiuso in un circolo puntinato. 9  Probabilmente in origine erano racchiusi in un contenitore che si è dissolto, forse un sacchetto di tessuto o di pelle, o una piccola scatola di legno.

Transcript of Articolo Pesi Farnesiani

Page 1: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 1/18

 

Alcuni pesi monetari farnesiani inediti

(Giuseppe Crocicchio e Giorgio Fusconi)

I pesi monetari

 Nel passato per pesare le monete, per rendere le operazioni più veloci e più sicure, anziché usare il

 peso standard e le sue frazioni, furono utilizzate apposite serie di pesi campione tarate all’originesul peso legale delle specie autorizzate a circolare. Solo quando la moneta non riusciva a bilanciare

il corrispondente peso, si procedeva a misurare il calo con piccole frazioni che permettevano di

valutare il defalco da apportare al valore della moneta.

I pesi monetari erano usati sin dall’antichità: sono noti degli “exagium soledi” attribuiti a Giuliano

II1, (360-363), altri al regno di Graziano e Valentiniano II2 (375-383); alcuni pesi furono emessi

durante il regno di Onorio3 (393-423) e portano il suo nome per esteso, altri recano sul lato

 principale i monogrammi di Marciano4 (450-457) e di Leone I5 (457-474).

E’, comunque, probabile che fin dalla introduzione del nuovo solido d’oro, emesso per la prima

volta sotto l’imperatore Costantino Magno al taglio di 72 per libbra, che si sia cominciato a

controllare i pesi delle monete d’oro, sia per accertarsi dell’autenticità del pezzo che per verificare

la regolarità ponderale degli esemplari.

 Nell’impero d’oriente si fece larghissimo uso di pesi monetari tanto che di essi un gran numero è

arrivato fino ai nostri giorni. Sono questi dei blocchetti di bronzo di forma quadrata, ma ve ne sono

anche circolari o ottogonali, che recano inciso o ageminato in argento una N (per “nomisma” o

“nomismata” e l’eventuale numerale greco corrispondente alle monete che potevano essere

sottoposte alla stessa pesata6. I bizantini, mutuandoli dagli arabi, fecero uso anche di pesi di pasta

vitrea. Le popolazioni italiche usarono anche pesi monetari marcati in latino con leggenda

“SOL”(edus/edi) seguita da un numerale romano7.

Il solido bizantino circolò ovunque ed i relativi pesi si diffusero anche nelle aree non sottoposte

all’autorità di Bisanzio. Alcuni esemplari sono stati rinvenuti anche in territorio piacentino e di

questi un esemplare, trovato a Pianello Val Tidone durante uno scavo effettuato sotto la direzionedella Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, dall’Associazione

Archeologica “Pandora”, in località Piana di San Martino, è già stato pubblicato 8. Nello stesso sito,

durante la campagna di scavo dell’agosto 2006, sono stati rinvenuti, uno accanto all’altro, in una

stessa zolla9, altri quattro pesi monetari di fattura molto fine.

1 Simon Bendall, Byzantine Weights, London 1996, n. 1.2

Bendall 1996, op. cit., n. 2-3.3 Bendall 1996, op. cit., n. 5: D/ DNHONORI-VSAVG, busto diademato e drappeggiato a d.; R/. EXAGIVM-SOLID,La Moneta stante con cornucopia e bilancia. 4 Bendall 1996, op. cit., n. 14-15.5 Bendall 1996, op. cit., n. 16.6 N o NA (1 nomisma), NB (2 nomismata), NΓ (3)    NΔ (4), NE (5), NS (6) NH (8), NΘ (9), NIB (12), NIE (15), NIH

(18), NK Δ (24), NKS (26) NΛS (36), NOB (72 nomismata).7 Bendal, 1996, op. cit., n. 152 - 168.8 M.T.Bonfatti Sabbioni, G.Crocicchio, E.Grossetti, L’insediamento tardo-antico e medievale della Piana di San

 Martino (Pianello Val Tidone, Piacenza), in BSP, XCVI, 2001, p. 132, n. 4; Questo esemplare, dal peso di 4,31

grammi, di rozza fabbricazione, porta inciso sulle due facce un globetto racchiuso in un circolo puntinato.9 Probabilmente in origine erano racchiusi in un contenitore che si è dissolto, forse un sacchetto di tessuto o di pelle, o

una piccola scatola di legno.

Page 2: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 2/18

 

.

Fig. 1; I quattro pesi di età bizantina venuti alla luce sulla Piana di S.Martino (Pianello V.T.).

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. Su concessione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.

1. Peso da sei nomismata.

Lettere N S sormontate da una crocetta; il tutto in largo circolo puntinato; ai quattro angoli motivi

decorativi a forma di croci. Rovescio liscio.

mm 23,4 x 23,3 x 6,4grammi 24,77

Bendall 94-95 var.

2. Peso da un nomisma.

Lettera N sormontata da una circoletto. Rovescio liscio.

mm 12,5 x 12,4 x 3,5

grammi 4,23

Bendall 103-104 var.

3. Peso da 12 silique10 (½ nomisma).

 Numerale IB graffito. Rovescio liscio.

mm 10,6 x 10,2 x 2,8

grammi 2,27

Bendall manca

 Nota: Il Bendall elenca ai nn. 80 ed 81 due esemplari segnati IB, con pesi da ½ oncia, ossia “da 12 scripula” (gr. 13,60 e

12,80); nella tabella a pag. 8 elenca tra i pesi bizantini il 12 silique di gr. 2,27 (corrispondente ad un semisse o mezzonomisma), senza averne repertoriato alcuno.

2. Peso da sei silique (¼ di nomisma).

 Numerale S graffito. Rovescio liscio.

mm 8,9 x 8,1 x 2,3

grammi 1,1111

Bendall manca

I quattro pesi in questione, trovati da occasionali visitatori12, sono stati in seguito recuperati e

depositati presso il Museo Archeologico della Val Tidone dove sono in corso d’inventariazione. Di

10 Da notare che in età longobarda furono effettivamente coniate delle monetine d’argento (le silique di Pertarito ad una

sola impronta) il cui peso medio è di circa 0,18 grammi (E. Bernareggi, Moneta langobardorum, Milano 1984, p. 133,145, e 206).11

La maggior parte dei tremissi d’oro longobardi battuti da Desiderio, ha un peso che si avvicina a questo valore.

Page 3: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 3/18

 

essi si ha intenzione di elaborare uno studio specifico in quanto tali reperti si potrebbero rivelare di

straordinaria importanza e per la datazione dello strato, in quanto, se databili, rappresenterebbero un

termine “post quem” della sigillazione del sito, ma essere di ancor più grande interesse per la

determinazione dell’unità di peso usata dai longobardi, che ancora oggi, a quanto ci risulta, non è

stata individuata13. Tali pesi, forse d’importazione bizantina, ma più probabilmente di eccellente

manifattura locale, erano in uso in un territorio che in quegli anni è stato sottoposto al solo dominiolongobardo, e di fatto il luogo di rinvenimento risulta distante solo pochi chilometri da Pavia,

capitale del Regno.

Con l’arrivo dei carolingi e con l’imposizione di una circolazione monetaria monometallica

d’argento divenne sporadica ed inutile la consuetudine di pesare le monete con specifici pesi e, dal

IX secolo alla metà del XIII, l’uso dei pesi monetari fu quasi del tutto abbandonato. Con il risveglio

dei commerci, dopo la lunga stagnazione medioevale, nel 1252 Genova e Firenze iniziarono la

coniazione di monete d’oro, seguite qualche anno dopo anche da Venezia. Con il ritorno in

circolazione dell’oro e per arginare il flagello della tosatura delle monete, i pesi monetari tornarono

ad essere necessari e si riprese a fabbricarli in grande quantità.

Evoluzione legislativa a Piacenza

A Piacenza l’applicazione delle norme che regolavano l’uso dei pesi monetari era affidata ai

Consoli del Collegio dei Mercanti che le hanno codificate nei loro Statuti. Gli Statuti più antichi dei

Mercanti piacentini che ci sono pervenuti, recano un proemio scritto nell’aprile del 1321, sotto la

signoria di Galeazzo I Visconti, su un altro precedente completamente abraso. E’ stato già rilevato

che, per ragioni paleografiche, il testo è da far risalire ad almeno il XIII secolo14. Una data più

 precisa è rilevabile dalle aggiunte ai vari articoli che, essendo datate, ci dimostr ano che il testo fu

approvato nell’ottobre del 1254 o, comunque, pochissimi anni prima del 125515. Concordano con

questa datazione anche le citazioni dei “mezzani”, rilevabili in alcuni articoli, che furono la moneta

 base del circolante piacentino della prima metà del XIII secolo e che furono coniati per l’ultima

volta proprio nel biennio 1254/1255. Nelle successive emissioni questo nominale fu abbandonato e

rimpiazzato dal denaro imperiale che aveva un potere liberatorio doppio, cioè di due mezzani.

In questi statuti antichi, tra i numerosi articoli che riguardano i pesi e le bilance, è certamente

riferito alla pesatura delle monete il capo 10516 che emanava la normativa per il periodico controllo

e la calibrazione dei “marchi”17 usati dai banchieri (campsores).

12I reperti sono stati rinvenuti nel terreno di riporto di uno strato che ricopriva l’acciottolato d’un vano trapezoidale

compreso nel “saggio 1”, vano chè è stato indagato durante la campagna di scavo dell’agosto 2006; questo strato è poirisultato ricchissimo di reperti metallici e ceramici.13 Il Bernareggi, che ha scritto alcuni saggi fondamentali sulla monetazione longobarda, ha verificato che il sistema

 pondometrico bizantino si adatta male ai pesi rilevati nella loro monetazione. Essendo l’ultimo grado di esattezza delle

 bilance longobarde pari al peso di un grano d’orzo, riprendendo le teorie di Luschin von Ebengreuth, ha verificato che i pesi si inquadrano meglio utilizzando il sistema del “troy-grains” inglese; Bernareggi 1984, op. cit., p. 67, e A. Luschinvon Ebengreuth, Il sistema degli aurei italiani di Carlo Magno, in Rivista Italiana di Numismatica, 1908, pp. 89 e segg.14 Piero Castignoli e Pierre Racine, Corpus statutorum mercatorum Placentiae (secoli XIV-XVIII), Milano, 1967, p.XXVII.15 L’aggiunta al capo al 377 fu effettuata nell’ottobre 1255; al capo 328 nel 1261; al 370 nel 1263; al 404 nel 1272; al

379 e al 420 nel 1273; al 324, 359 e 437 nel 1275; al 360 e 431 nel 1276; al 358 e al 464 nel 1277; al 459 nel 1279; al94 nel 1280; al 61 e al 403 nel 1281; al 408 , 423 e 443 nel 1283; al 542 nel 1284; al 509, 525 e 541 nel 1285; al 555 nel1288; al 135 e al 374 nel 1291; al 482 nel 1298; al 72 nel 1305; al 397 nell’ottobre 1308; al 66 nel 1311; al capo 676nell’ottobre 1316. Le aggiunte e le modifiche successive al 1320 furono aggiunte in carte poste in coda allo stessovolume.16 Castignoli-Racine 1967, op. cit., p. 48.17 Il marco era l’unità di peso usata per le monete e per i metalli preziosi. Il marco, pari a grammi 234,9973, eracomposto da 8 once (di grammi 29,3746) suddivise a loro volta in 24 denari (di grammi 1,2239), e il denaro in 24 grani

(di grammi 0,0509). Spesso, e questo è uno dei casi, il termine “marco” era usato in senso lato per definire i pesi cheerano tagliati sul piede del marco e, quindi, anche i pesi monetari; vedi in proposito F.Mazza, I pesi monetari di Monete

milanesi, Milano 1982, p. 9.

Page 4: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 4/18

 

 Nelle norme aggiunte nel 1329, il capo 2 è dedicato al modo di pesare i fiorini d’oro 18 che,

contrapposti allo specifico peso, dovevano risultare più pesanti (vincere la bilancia) con lo scarto in

 più o in meno di un grano di marco (circa 51 millesimi di grammo).

 Nel 133019 fu, invece, introdotto l’ufficio del pesatore pubblico di fiorini; il nuovo pubblico

ufficiale doveva essere d’età superiore ai 20 anni, essere persona idonea ed affidabile, che poteva

 però essere rimossa dagli stessi consoli che lo avevano nominato. Ad egli erano affidate anche la bilancia ed il peso del fiorino che erano conservati nella palazzo della Mercatura, peso che doveva

essere verificato due volte al mese.

Qualche anno dopo, nel 133320, “pro honore ipsius mercadandie “ fu imposta la restituzione del

 peso ufficiale del fiorino che, nella successiva normativa divenne inasportabile poiché, come tutte le

altre misure campione, esso doveva restare sempre nel palazzo della Mercatura a disposizione degli

affiliati.

Dal XIV sec. al 1546, salvo il periodo in cui fu sottoposta all’autorità pontificia (1513-1545),

Piacenza ed il suo territorio furono soggette alla dominazione Visconteo-Sforzesca e la normativa in

vigore fu quella di Milano21. Quindi, oltre alle norme registrate sugli Statuti del Collegio dei

Mercanti, molte disposizioni pervennero dalle autorità centrali e furono trascritte nei Registri delleLettere di Governo o nei Registri delle Provvigioni del Comune di Piacenza.

A titolo d’esempio citeremo alcuni di questi ordini: il 2 maggio del 1457 fu emanata una tariffa al

cui punto 1 era previsto: “Che li ducati d’oro chiamati de camera de justo peso secondo lo

campione se spendano per soldi settantaquattro, queli de uno grano, per soldi settantatry et se

desendano, per ciascuno grano che calarano, uno soldo.”22. E’ quindi implicito che era stato

inviato da Milano il peso ufficiale del “ducato d’oro di camera”, che di giusto peso poteva essere

speso per settantaquattro soldi ma, gli esemplari calanti, sarebbero stati quotati un soldo in meno,

 per ogni grano di calo.

Ancora più interessante è il testo della lettera datata “ Mediolani die 13. Augusti 1474”23 che

descrive anche due pesi monetari, fabbricati da Gabriele Pirovano, che dovevano essere usati,quello tondo con la testa di Galeazzo Maria Sforza ed al rovescio una testina di Sant’ambrogio, per i

“ducati d’oro testoni” e per i “ducati veneti” e l’altro, triangolare con una L e la solita testina di

Sant’Ambrogio, per “ducati larghi e stretti” e per i “ fiorini”: “Pro ponderibus auri et monetarum.

 Egregie tamquam frater et prudens amice carissime. Sunt ordinati dui novi campioni da pexare lo

oro per conformarsi cum le altre ceche de Italia, et per provedere all’indennità dè populi et Subditi

 Ducali, li quali campioni a ti Texorero na manderà Gabriel da preovano sopraciò deputato tanti

quanti ne bixognerano in quella provisione per el pretio che ello te farà intendere, pertanto havute

le presente vui Referendario fareti fare la crida chè niuna persona sia che si voglia presuma hosare

in tenere altri campioni da pexare oro se non li dui infrascritti quali saranno dati per d(etto)

texorero li a chi ne vorà per tanto pretio l’uno cioè uno campiono tondo chi ha da uno canto la

testa picolina de Sancto Ambroxio, et da l’altro l’imagine del nostro Ill.mo Sig.re. Il qualecampione solo sia per li testoni et venetiani chi siano gravi ad esso cambione altramente non se

debiano spendere ni recevere per el pretio limitato per le cride facte. Et trovandose essere de

18 “2. Additum est per dictos dominos abbatem et emendatores, capitulo quod loquitur de forma pensandi florinos, quod 

statutum factum fuit in anno corrente .mcccxxvj. quod illi florini qui fuerint inventi esse minus uno grano et ab uno

grano supra debeant vincere pensam”. Addizioni del 1329 agli Statuti del 1321, in Castignoli-Racine 1967, op. cit., pp.214.19

Statuti del 1320, capo 1, in Castignoli-Racine 1967, op. cit., p. 48.20

Addizioni del 1333 agli Statuti del 1321, in Castignoli Racine 1967, op. cit., p. 228, capo 10.21 La normativa del periodo è stata pubblicata da Ferdinando Mazza; vedi: F.Mazza 1982, op. cit., p. 16-22; e F. Mazza,

 Evoluzione legislativa, bilanciai e marchi di fabbrica relativi ai pesi monetari di Milano, in La zecca di Milano, Atti delconvegno internazionale di studio, 9-14 maggio 1983, Milano, 1984, pp. 491 – 522.22

Archivio di Stato di Piacenza (citato successivamente AsPc), Registri delle Provvigioni (citate successivamenteProvv), vol. 15 (D.13), f. 25v.23

AsPc, Registri delle Lettere di Governo (citati successivamente RLG), H, c. 51-51v.

Page 5: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 5/18

 

 puncto al altro infrascrito cambione se possano spedere et recevere per larghi et non altramente.

 L’altro cambione e triangulato et ha da uno canto la dicta testa picula del Sancto et da l’altro una

 L e questo sia solo per li ducati e fiorini larghi e streti d’ogni maynera li quali siano in puncto ad 

esso cambiono, altramente non si possano spendere ni recevere facendo publicare che tuti li altri

cambioni reiecti et desfati et niuni altri se possano usare ne tenere se non li soprascriti, con la pena

che parerà ali Spectabili Ducali Deputati sopra li ordini de le monete da essere aplicata alacamera ducale per la terza parte per l’altro terza al Inventore et per l’altra terza al Incantatore de

la Cecha irremissibilmente …”.

La relativa grida fu pubblicata a Piacenza il successivo 23 agosto ed il prezzo dei due pesett i, che

furono distribuiti dal tesoriere della Camera Ducale, era presumibilmente di 18 denari l’uno24, più

le spese di trasporto da Milano a Piacenza.

Come nota di colore citeremo quanto era contenuto nel decreto emesso da Luigi XII di Francia,

nuovo Duca dello Stato di Milano e di Piacenza, l’11 aprile 150225, norme che non riguardavano in

modo specifico i pesi monetari, ma i tosatori e i falsificatori di monete. Per costoro furono

introdotte le pene vigenti oltralpe e pertanto vennero puniti con la confisca di tutti i beni e con il

rogo. Era prevista l’applicazione della stessa pena, e questo francamente ci sembra esagerato, anche per coloro che, pesando le monete, accantonavano le più pesanti per lucrare o per tesaurizzarle:

Primo che veruna persona de qualuncha stato grado conditione dignità et preheminentia non

ardisca né presuma in modo alcuno direto vel indireto ne sotto alcuno pensato né quesito colore

 per sé ne per interposita persona in alcuno loco, subiecto al dicto dominio suo de milano dessa Sua

 M(aest)a tondere né fare tondere, diminuire né fare diminuire né per alcuno altro modo corompere

né fare corompere né guastare moneta alcuna cossì d’oro como d’argento: e cossì del stampo de

sua M(aestà) como de cadauno altro, sotto la pena de patire el focho in modo chel mora, et ultra

ciò dela confiscatione de tuti soy beni mobili e immobili da essere aplicati per la terza parte a la

 Regale Ducal Camera, per l’altra terza parte, al incantatore de la cecha regale e Ducale, e per 

l’altra terza parte a lo accusatore irremissibilmente.

 Item che veruna persona como è dicto de sopra non ardisca né presuma scientemente fabricare né 

 fare fabricare né spendere né fare spendere monete false de qualuncha stampa essa sia, sotto le

 pene predicte.

 Item che veruna persona ut supra, non ard ischa né presuma ut supra cernere né fare cernere

moneta forte dala men forte nè trabuchare26 

né fare trabuchare, né fondere né far fondere moneta

alchuna la quale sia fabricata nela cecha regale Ducale, sotto la pena del havere et dela persona.

Il quadro normativo d’età farnesiana

Le norme in vigore in età farnesiana derivano direttamente da quelle di età Visconteo-Sforzesca. Lo

Statuto dei Mercanti del 1441 era, infatti, ancora in vigore nel 1724, quando fu tradotto in volgare

dal latino. Non fu modificato neppure nel 1767, quando furono stilate le bozze di un nuovo statuto

che non entrò mai in vigore in quanto non ebbe l’approvazione ducale, e che fu definitivamente

archiviato nel 1775.

Di seguito trascriviamo i capitoli riguardanti la pesatura delle monete ricavandoli dagli statuti del

1441, nella traduzione ufficiale del 172427, perché essi forniscono il quadro generale entro cui si

 porranno i successive provvedimenti emanati con le gride.

24 Il prezzo di vendita, non citato nella lettera, è ricavato da Mazza 1984, op. cit., p. 502.25 AsPc, RLG, K, 42v; As, Gridario Magistrature Giudiziarie (citato successivamente GMG), vol. VIII, n. 90 (estratto);Biblioteca Comunale di Piacenza, Mss. Pallastrelli, vol. 20, p. 38.26

Questo termine deriva da “trabucco”, una antica misura lineare, ed indica quindi la misurazione del diametro: iltondello più largo poteva essere un indice di maggior peso e di un maggior valore intrinseco.27

Statuti del 1441 (traduzione del 1724), in Castignoli-Racine1967, op. cit., pp. 419 e segg.

Page 6: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 6/18

 

Libro I, Capo 21

21. Delli Pesaroli delle Monete d’oro e d’argento.

Che si faccia ellettione per li Consoli fra quindici giorni, doppo saranno entrati nel loro Consolato,

d’un uomo da bene, maggiore d’anni venti, perito nell’arte del pesare e giudicare le monete,

 Banchero, overo stazionario (ndr: negoziante) , che tenga banco continuamente, il quale, astretto

dal giuramento avanti essi Signori Consoli, fedelmente e senza fraude, habbia a pesare e giudicare

sopra il valore e callo delle monete, così d’oro come d’argento, avuti però prima li pesi e campioni

da detti Signori Consoli, secondo che dovrà esaminare e pesare le monete. Il qual Elletto

nondimeno al banco dove farà tal offizio non eserciti altro negozio ed habbia per suo salario per 

cadauna decena delle monete d’oro, un denaro e qual Elletto però possa esser mosso per detti

Signori Consoli dal detto offizio e substituto un altro, secondo piacerà alli detti Signori Consoli.

Libro I, Capo 25

25. Delli Elletti a ricercar le (sic) Marchi.

Siano tenuti li Consoli dal dì ch’intraranno nel loro Consolato, sin’a kalende di febraro prossimo

susseguente, haver elletto duoi uomini da bene del Colleggio delli Signori Mercanti avveduti e

discreti, i quali, astretti da giuramento, diligentemente ricercheranno le bilancie, marchi, libre,

oncie ed altri pesi, così delli Orefici, come delli Fabri, Marzari, formaggiari e speziali, e tutti quelli

saranno ritrovati giusti, che subito se li restituiscano; ma li altri, che non saranno giusti, si portino

al Palazzo della Mercantia a farli giustare alla forma e secondo la forma delle bilancie e pesi del

Comune della Mercantia, cioè di oncie dodici per cadauna libra e per cadaun peso, che non sarà

trovato giusto; quel tale, che tenerà tal peso sia condennato in cinque soldi e più alla discrezione

delli Consoli, secondo la qualità del delitto, ogni volta ch’egli sarà ritrovato, e, se in eseguire le

 predette cose, li detti Officiali cometteranno fraude, overo negligenza, che siano puniti per cadauna

volta in venti soldi di moneta di Piacenza.

Libro I, Capo 26

26. Delli Cercatori delle stadere e pesi.

Che si faccia ogni mese per i Consoli, overo per un deputato da loro, diligente ricerca delle stadere

e pesi ed almanco due volte l’anno per quelli, che saranno istituiti a questo negozio, si vada alle

case di quelli, che hanno e tengono Stadere e pesi grossi, come saria a dire di pesi cinquanta e che

considerino ed esaminano se sono giusti e, cadaun peso, che non sarà giusto, che si giusti secondo

la stadera e pesi del Comune della Mercantia.

Libro II, Capo 71

71. Delli Banchieri.

 Niuno Banchiere, o qualsivoglia persona pesando, o trabuccando28

monete, elegga overo estrada

monete delle più deboli e più leggieri, sotto pena di dieci lire di Piacenza ogni volta che sarà

contraffatto, la mettà delle quali siano dell’accusatore.

Libro II, Capo 72

72. Che non si possino comprare tosature di monete.

 Niuno Banchiere, overo altra persona presuma comprare tosature di monete, sotto pena di lire

venti cinque e della perdita delle cose comprate, ogni volta che sarà contraffatto, la mettà de quali

sia dell’accusatore.

28Vedi nota 26.

Page 7: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 7/18

 

 

Libro II, Capo 73

73. Chi spenderà moneta insufficiente sia tenuto ripigliarla.

Qualunque persona spenderà moneta insufficiente, come contraffatta, tosata, overo falsa, sia

constretto subito e, rimossa ogni eccettione, ripigliarla e questo s’intenda precisamente.

Libro II, Capo 83

83. Che nel Palazzo della Mercantia si debbano tenere le stadere, pesi e misure all’esempio de

quali si essaminino e formino le altre.

 Nel Palazo della Mercantia vi sia sempre una stadera, che mai si possa portare fuori da detto

Palazzo, e sia rettamente più che sia possibile aggiustata, similmente vi siano pesi d’ogni genere,

che mai si portino fuori di detto Palazzo, quali pesi siano un marcho ch’è di oncie otto, nella cui

concavità sia il pezo di mezzo marcho, cioè oncie quattro, nel concavo di questo sia un peso di

oncie due, ed anco nel concavo di questo sia il peso d’un’oncia, e così discendendo del maggior 

 peso sempre sminuendo per mett à; e nella concavità del maggiore ponendovi sempre il minore,sin’all’ottava parte d’un’oncia

29 , similmente essendo le oncie di marcho dissimili, e maggiori

dell’oncia della libra, sia ivi una libra concava nella cui concavità vi sia una mezza libra, ch’è di

sei oncie, nella concavità del peso della quarta, discendendo sino alla mezz’oncia, vi siano ancora

quattro pesi più gravi, cioè di cento libre, di cinquanta, di venti cinque, e di libre dodici ed oncie

sei. Parimenti vi siano pesi di fiorini, ed altre monete d’oro ed anche d’argento, se sarà espediente

 pesarli, e le bilancie congruenti alli pesi opportuni. Quali tutte stadere, bilancie e pesi in ogni

miglior modo possibile esaminate rittamente s’aggiustino, dovendosi all’essempio di quelle ogni

cosa pertinente a pesi, correggere, emendare e confirmare.

Fig. 2. Esempi di “Piles de Charlemagne” (Coll. privata).

29 Viene descritta una cosiddetta “Pile de Charlemagne” che era una serie di pesi conservata fino al tempo dellarivoluzione francese come “ètalon” per la pesatura delle monete emesse dalla zecca di Parigi. Non ha nulla a che fare

con Carlomagno essendo stata adottata per la prima volta nel XV sec., ma probabilmente riproduceva nella forma un peso molto più antico che la tradizione faceva risalire fino al tempo dei carolingi. Vedi anche E. Martinori, La moneta,

vocabolario generale, Roma 1914, voce: Pile de Charlemagne.

Page 8: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 8/18

 

Libro II, Capo 84

84. Che si debbano tenere li pesi e le misure giuste.

 Li pesi, bilancie, stadere e misure, tanto de formaggiari quanto di tutti li sudditi della Mercantia,

siano giuste ed aggiustate all’essemplare de pesi e misure del Comune della Mercantia e siano

bollate dal bollo della Mercantia e secondo quelle giustamente e rettamente si misuri. E se sarà

contrafatto, sia condannato qualsivoglia contraventore in soldi venti, ogni volta che contraverrà ed 

a questo effetto si debbano per li Consoli eleggere l’Inquisitori da deputarsi.

Libro II, Capo 86.

86. Che il bollo della Mercantia non si debba falsare.

Qualonque persona falsificherà alcun bollo della giurisdizione della Mercantia, sia condannato in

cento soldi e sia rimosso dall’offizio e benefizio de Mercanti come infame.

Libro II, Capo 87

87. Che basti che le misure, stadere e pesi siano bollati una volta.

 Basti che le misure, stadere, pesaroli e pesi siano stati bollati una volta col bollo della Mercantia

insieme al bollo del Signore Podestà di Piacenza e s’intendano esser rette e giuste né per 

l’avvenire, essendo così bollate, si possano calunniare, o in qualsivoglia modo, condannare per 

causa di bollo per il Signore Podestà di Piacenza o alcuno suo Giudice; si ricerchi però ogn’anno

 per li Consoli, investigando diligentemente, della rettitudine e giustezza di quelle ed in qualonque

cosa sarà trovato diffettoso, sia condannato chi havrà tal cosa diffettosa alla forma del precedente

Statuto.

Libro II, Capo 90

90. Che le stadere si debbano ongere ogni sabbato.

Giurino li Pesatori che tutti li sabbati ongeranno le stadere e portando le stadere ogni qual volta

 pioverà, metteranno il capello alla stadera sotto le pene di cinque soldi per ogni volta.

Libro II, Capo 95

95. Che al tempo delle fiere si faccino le misure e pesi aggiustati.

 Al tempo delle fiere, cioè nel principio d’esse fiere di Piacenza, li Consoli faccino publicare a voce

di Trombetta che niuno forastiero, overo qualounque altra persona, presuma misurare o pesare

alcuna cosa, se non con misure, bilancie, stadere, e pesi aggiustati alle stadere, bilancie, e pesi del

Commune della Mercantia.

Alcune di queste norme (ad esempio libro I capo 26), pur non essendo riferite strettamente ai pesi

 per le monete, disciplinando la manutenzione e il controllo periodico dei pesi e delle bilancie, sono

applicabili anche per banchieri e cambiavalute.

La normativa emanata durante la dominazione farnesiana non veniva raccolta in uno specifico

codice. I provvedimenti erano presi di volta in volta da istituzioni diverse e portati alla conoscenza

del pubblico attraverso pubblici banditori che, nei giorni di mercato o nelle ore di massima

affluenza nei luoghi più frequentati delle borgate e della città, chiamando a raccolta la popolazione

mediante uno squillo di tromba, leggevano ad alta voce il testo delle nuove disposizioni. Le norme

 più importanti venivano anche stampate30 ed affisse in luoghi pubblici specifici. Questi fogli volanti

30 Nella tariffa del 3 gennaio 1622 si legge: “hà ordinato, che sia stampata, e affissa ne i luoghi publici d'essa Città,

acciò vadi a notitia di tutti, e sia osservata insieme con li ordini, e bandi infrascritti come se fossero stati publicati à

Page 9: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 9/18

 

 presero quindi il nome di “grida” (poiché il loro testo era stato gridato al pubblico), e venivano

acquistati da coloro che erano particolarmente interessati a quella norma 31 e dagli avvocati che,

come strumento di lavoro, le raccoglievano in appositi volumi.

I gridari pubblici non contengono la normativa completa ed alcune disposizioni, sono reperibili solo

negli atti amministrativi del Comune o in quelli delle magistrature interessate alla promulgazione

del provvedimento.

 Nei registri delle Provvigioni della Comunità di Piacenza abbiamo trovato che il 26 novembre 1565

fu promulgato l’ordine di far tarare e bollare tutti i pesi cam pione dello scudo d’oro il cui peso

legale era stato ridotto a 2 denari e grani 17 (grammi 3,315) 32.

 Nella seduta del 20 luglio 158833, gli Anziani del Comune affrontarono, tra le altre cose, la

questione dei pesi usati nella zecca per liberare le monete che erano risultati non esatti. I pesi e le

 bilance in questione erano di proprietà del banchiere piacentino Antonino della Costa che era stato

zecchiere di Piacenza dal 1574 al 1583, ma erano usati dal nuovo appaltatore Paolo Campi. Dopo

una lunga discussione si decise che questi dovevano essere immediatamente tarati e verificati e che,

 per il futuro, dovevano essere custoditi nella cassaforte della zecca dove si conservano le monete e

che, delle tre chiavi della cassaforte, una doveva essere custodita dai Deputati del Comune eletti alcontrollo delle monete, una dal Soprastante nominato dalla Ducal Camera e la terza dal Soprastante

della Comunità. Da una successiva provvigione34 apprendiamo che la questione ebbe anche un

risvolto penale, poiché fu intentato un processo allo zecchiere e non è escluso che fu proprio questa

la causa dell’annullamento del contratto di locazione. Quest’ultimo provvedimento fu voluto dal

Duca Ottavio Farnese che respinse tutte le suppliche del Campi. La zecca fu poi concessa proprio

ad Antonino Costino che, evidentemente, non era stato responsabile dell’alterazione dei pesi.

Il 9 marzo 159435 fu promulgata e stampata un’importante grida che, oltre a disciplinare tutta la

circolazione monetaria del Ducato, innovava la normativa riguardante i pesi monetari:

“ E per obviare alle fraudi, e malitie de molti, i quali in grave danno de sudditi tengono due sorte di

 pesi, l'uno al ricevere, e l'altro al spendere si ordina, e comanda che non sì possano usare da qualsi voglia persona alcuna sorte de Campioni, e pesi che non siano bolati, e marchati del segno della

Ceccha di questa Città, sotto la pena de scuti vinticinque d'oro per ciascheduno, e ciascuna volta

da essere applicati come di sopra e di maggiore pena anco corporale all'arbitrio di detto Eccelso

Consiglio”.

Il controllo e la bollatura dei pesi campione delle monete, oltre che compito dei consoli del Collegio

della Mercatura, che vigilavano su tutti i pesi e le misure lineari e di capacità, diventò anche

compito della Zecca ducale.

Le monete bandite e quelle tosate o calanti per l’eccessiva usura, dovevano essere portate dallo

zecchiere che le avrebbe pagate al prezzo del valore del fino contenuto, dopo averle tagliate e rese

suono di trombe”. A volte, però, erano solo manoscritte; nella lettera ducale datata Milano 27 agosto 1492 si dava laseguente disposizione: “L’andaria anchora che fatiate fare cinque o sey copie de le infrascritte pezze de monete, e le poniate in li loci publici de dicta città ad ciò ognuno ne sia avisato. Et de quanto haverete exeguito per vostre lettere

aspetto aviso”.31 Alcuni soggetti erano a volte costretti all’acquisto per soddisfare un obbligo di legge. Nella grida datata 15 febbraio

1696 si legge: “Parimenti si comanda à ciascun Mercante, Bottegaro, Artista, Daziaro, Oste, e Portinaro, compresi

ancora quelli, che sono fuori di Città nel sudetto Stato, di dover tenere affissa una Copia della presente Grida nelle

loro Botteghe, Dazj, Osterie, & altri luoghi pubblici; sotto pena di scudi venticinque d'oro, d'applicarsi come sopra”.32 ASPc, Provv. 50, 287. Prima di questa data il peso legale dello scudo d’oro era di grammi 3,381.33 ASPc, Provv., 61, 165.34 2 settembre 1588, ASPc, Provv., 61, p. 170.35

Placentiae, die nona Martij 1594: AsPc, Fondo Magistrato Camerale (citato successivamente FMC), 16, BibliotecaComunale “Passerini-Landi” (citata successivamente BC), Gridario Generale; BC, Gridario Pallastrelli (citato

successivamente GP).

Page 10: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 10/18

 

non più spendibili36. Eccezionalmente, per un periodo determinato dopo la pubblicazione di una

grida, potevano essere esportate fuori dallo Stato e commercializzate o spese fuori dai confini.

Queste nuove disposizioni, però, non furono in grado di risolvere il problema della moneta calante

in circolazione, e le gride del 16 giugno 164437 e del 23 marzo 1652 ne permisero la circolazione,

risolvendo la questione con l’applicazione obbligatoria del defalco del calo dal valore di tariffa della

moneta.

La moneta perse improvvisamente una delle sue caratteristiche principali e cioè quella di avere un

valore specifico garantito dall’autorità emittente (moneta segno), e di fatto essa doveva essere

ceduta a peso, essendo ormai il suo valore ancorato al fino reale contenuto (moneta merce).

La questione non era di poco conto e ne fu pienamente cosciente anche il legislatore che, nella

seconda grida, emanò anche le disposizioni che rendevano applicabile la nuova normativa, in difesa

 principalmente delle entrate tributarie:

“ E perche si vuole omninamente levare l'occasione di spendere le monete calanti per più di quello,

che vagliono, s'ordina, e comanda, che tutti gli esattori dell'entrate publiche debbano tenere nelli

loro Ufficij, Fondaci, ò Botteghe li pesetti delli danari bene aggiustati, e non ricevere monete da

alcuno d'oro, e argento, massime le forestiere, se prima non le pesano.Com'anco l'istesso dovranno fare li Mercanti, e Negotianti in questa Città, e suo Stato, sotto pena

di dieci scuti d'oro à chi non tenerà detti pesi, d'applicarsi come sopra.”

(… omissis …) In oltre havendo considerato l'Illustriss. Magistrato, che l'importanza di questo

negotio consiste in che li pesi siano giusti, accioche non siano defraudati li poveri. Però come s'e

deputato un posto vicino alla Piazza dove sarà il peso giusto, e riconosciuto già come tale, così

dovranno tutti gli altri far riconoscere li loro pesi, e aggiustare con ogni diligenza, perche

trovandosi svario alcuno, saranno puniti colla pena di dieci scuti d 'oro, d'applicarsi come sopra, e

 per la quale saranno pignorati immediatamente fatta l'inventione38

La pratica della pesatura delle monete divenne obbligatoria non solo per cambiavalute, banchieri ed

esattori dell'entrate publiche, ma, da quel momento, tutti gli operatori commerciali furono costretti adotarsi di bilance e di pesi monetari.

Il mercato che poteva soddisfare l’improvvisa e massiccia domanda di questi strumenti fu quasi

sicuramente quello milanese poiché, quando negli anni settanta si diffuse il collezionismo di pesi

monetari, quelli seicenteschi e settecenteschi reperiti nelle case piacentine, erano quasi tutti di

fabbrica milanese ed erano marcati con punzoni recanti l’effigie di Sant’Eligio39 affiancata dalle

lettere S-E.

E’ però probabile che anche a Piacenza si iniziasse a mettere a frutto questa nuova esigenza del

mercato, poiché, come vedremo tra breve, verso la fine di quel secolo era presente a Piacenza un

operatore specializzato che commerciava, e forse produceva in loco, questo tipo di attrezzature.

Il mercato monetario piacentino, all’inizio della seconda metà del XVII secolo, risentì dellasospensione delle “Fiere dei Cambi” che ebbe, come effetto, quello di bloccare quasi del tutto la

 produzione di buona moneta locale. La zecca, gestita da Ludovico Fermi, dopo una emissione di

quarantani di mistura avvenuta nel 1649, restò inoperosa ed esercitò di fatto solo attività bancaria e

36 Questa norma, contenuta nella grida del 5 marzo 1594, venne rinnovata in quelle successive del 5/7/1616, 3/1/1622,

17/7/1635 e 8/6/1644.37

ORDINE Per il Cambio delle Monete tose, e callanti da osservarsi dal Zecchiere in AsPc/FMC/16, BC/GG.38

Grida per le monete calanti, Piacenza 23 marzo 1652, in AsPc, Gridarlo Comunale (citato successivamente GC) 2/25e BC/GG.39 Sant’Eligio, nacque verso il 590 a Chaptelat, nell’Haute-Vienne, e morì il 1° dicembre del 660. Orefice di professione, fu nominato da Clotario II direttore della zecca reale di Marsiglia. Fu ritenuto protettore degli zecchieri,

degli orefici e dei maniscalchi. La sua immagine fu adottata anche come marchio di fabbrica ed emblema dei punzoni diverifica dei pesi milanesi; vedi F. Mazza 1982, op. cit., p. 13 e p. 19. Nella grida di Milano del 23 maggio 1652 è anche

specificato: “col bollo di S. Eligio protettore della Regia Zecca”.

Page 11: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 11/18

 

di cambio. La sua produzione riprese solo nel 1673 e tornò a coniare monete d’oro e grossi nominali

d’argento solo sul finire del secolo, quando le fiere furono riportate a Piacenza.

Dal 1650 al 1673, l’impossibilità di ritirare e riconiare tutta la moneta calante in circolazione,

costrinse le autorità a legalizzarne l’uso. Tuttavia il suo utilizzo fu solo temporaneo poiché già il 16

maggio 166540, fu ripristinato il peso legale dei nominali in circolazione con la concessione di

ritenerle di giusto peso se il calo non avesse superato i due grani nelle doppie d’oro, e un denaronell’argento grosso:

“ E perche capitano Doppie d'oro con qualche poco di callo proceduto non da malizia, ma forse per 

accidente, si dichiara in questo caso, che si tollerarà il callo di due grani per ciascuna Doppia,

qual si potrà spendere, e tirare col callo sudetto, come se fossero di giusto peso, come anco in

riguardo delle monete d'argento, principiando dal Realone inclusivamente, e estendendosi alle

monete di maggior peso di quello. si tollerarà come sopra, un denaro di callo per ciascuna moneta,

che si potrà spendere, e tirare col callo sudetto, come se fossero di giusto peso, come di sopra.

 Le altre monete poi, che calassero più del figurato come di sopra, non si potranno spendere, ne

tirare, sotto le pene come quì a basso, se non per il callo da dichiararsi, in riguardo al valore

dell'argento, e dell'oro rispettivamente, per li medesimi Illustrissimi Signori Presidente, e Magistrato, con Cedola da esporsi ìn publico. 

Il peso legale delle monete fu abbassato di gr. 1,22 nelle monete superiori al “realone” di Spagna e

di gr. 0,101 per ogni doppia. Considerando però che nel circolante erano preponderanti, se non

esclusivi, i pezzi da due doppie, il peso effettivo delle monete d’oro calava di oltre due decimi di

grammo e restava, inoltre, fermo, l’obbligo dell’uso delle bilance per la determinazione del valore

della moneta.

Ovviamente, oltre ai pesi, anche le bilance continuavano ad essere sottoposte a controllo e a

revisione e ce ne offre la conferma una grida del 1° febbraio 1653 41, contenente un “ Aviso per la

mercede da pagarsi dalli Communi del Piacentino per occasione del bollo de stari, billanze

respettivamente e simili etc.“.

I pesi monetari farnesiani del 1685

Il risanamento del circolante riprese con vigore con la riapertura della zecca e con la febbrile attività

legata al ripristino delle “Fiere dei Cambi” piacentine. Per contrastare l’introduzione illegale di

moneta calante fu imposto un severo controllo alle frontiere del Ducato e la moneta in transito,

destinata ad altre piazze, poteva passare nel piacentino solo con specifica autorizzazione e racchiusa

in sacche munite del sigillo della Ducal Camera 42.

Si presero provvedimenti per risanare la circolazione anche nel parmense: “Oltre a ciò per parte del

sodetto Illustrissimo Magistrato, e d’ordine pure di S.A. si proibisce a qualsivoglia persona, e tanto

 Mercante, quanto non Mercante, Corpo, et Università, valersi de’ Marchi vecchi, e calanti, anzi nemeno tenerli in casa e nelle Botteghe respettivamente, e volendosi provvedere, o servirsi de’

 Marchi, debba valersi de’ Marchi di Milano solamente, quali saranno dispensati da Gio: Gualtieri

Coniatore della zecca a prezzo discreto da tassarsi da detto Illustriss. Magistrato, e quali Marchi

saranno segnati coll’Arme del Serenissimo Padrone, sotto le pene di sopra mentovate43

”.

Questo stralcio, estratto dalla grida parmense del 3 dicembre 1685, ci permette di conoscere che

furono approntati dei pesi monetari dal “coniatore”44 della zecca di Parma, Giovanni Gualtieri e che

questi pesi erano segnati con lo stemma del Duca Ranuccio II.

40 As/GC/2/117 e BC/GG. La norma è ribadita anche nella grida del 20 gennaio 1677 (BC/GP).41 BC/GG.42 Grida del 27 febbraio 1683 in BC/GG e BC/GP.43

Tariffa datata Parma, 3 dicembre 1685; in I. Affò, La zecca e moneta parmigiana, Parma 1788, p. 306.44 Il “coniatore” era l’addetto all’incisione dei “cunei” (punzoni) che servivano poi allo zecchiere per la preparazione

delle matrici per le monete (i conii).

Page 12: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 12/18

 

Ma zecca di Parma tra il 1679 e il 1692 non fu in attività 45; le monete parmensi di quel periodo

furono battute a Piacenza. I “Capitoli per la locazione della zecca di Piacenza per anni 2 a

Giovanni Gualtieri”46, anche se privi di data, ci rivelano che egli fu zecchiere nel 1684 e nel 1685

avendo egli battuto i testoni (o quarti di piastra romana) con questi millesimi e con le sue sigle, sia

 per Parma che per Piacenza.

Egli, dunque, svolse in questi due anni la sua principale attività professionale a Piacenza e, solo qui,egli aveva a disposizione le attrezzature necessarie per incidere punzoni appropriati e per produrre

in buon numero i nuovi pesi monetari con le Armi dei Farnese.

Questi pesi, che a Parma furono posti in vendita dal Gualtieri stesso o da un suo incaricato, a

Piacenza furono invece commercializzati, con autorizzazione specifica del magistrato camerale, da

tale Giovanni Foreste che aveva una bottega in Piazza Borgo.

GRIDA PER LE MONETE 47 

 .

 IL motivo del publico bene, vedendo accresciute le Monete nelle Città, e ne' Stati circonvicini, e la

ragione di levare l'abuso del valore arbitrario, che ciascuno, secondo il proprio interesse, e la

 facilità suggerita dal bisogno de' contrahenti, constituisce ben spesso alle medesime Monetenotabile alteratione; hà perciò obligato il Sereniss. Sig. Duca Nostro à stabilire un corso preciso,

affinche non vadino continuamente crescendo di prezzo, come hanno fatto da molti Anni in quà,

non ostante le pene imposte alli contrafacienti, il che ripugnando alla somma pietà, clemenza, e

benignità di S.A.S. hà risoluto di comandare espressamente à gl'Illustrissimi Signori Uditore, e

 Magistrato della S.D.C. di questa Città, che facciano publicare la presente Grida, in cui vengono

Tariffate esse Monete, la quale da tutti, siano di che qualità esser si vogliano, dovrà

inviolabilmente osservarsi, sotto le pene espresse quì da basso, e comminate in altre Gride, che quì

s'habbiano per repetite, ma maggiori ancora all'arbitrio d'essi Illustrissimi Signori Uditore, e

 Magistrato, oltre la perdita delle Monete, nelle quali incorreranno tutti li trasgressori, in ogni, e

qualunque caso di trasgressione. Dichiarandosi in oltre, che per questa nuova Tariffa, e publicatione d'essa, non s'intendino rimesse

ad alcuno quelle pene, che li contrafacienti ad altre Tariffe, ò tolleranze, per l'innosservanza delle

medesime hanno incorse, perche s'intende di voler quelli rigorosamente punire; e per questo

effetto, e acciò più facilmente pervenghi à notitia d'ogn'uno, affinche occorrendo procedersi contro

li trasgressori, non possino dedurre scusa d'ignoranza, e per ogn'altro buon fine, li medesimi

 Illustrissimi Signori Uditore, e Magistrato comandano, che la presente venghi affissa ne' luoghi

soliti: Con la quale si notifica, ordina, e comanda, che gl'infrascritti Ordini, e Tariffa di Monete,

stabilita nel modo, che si dirà quì da. basso, sia di qualsivoglia, e come sopra, inviolabilmente

osservata, sotto le pene dette di sopra, e altre, che si diranno quì di basso, nel modo seguente, cioè.

  Doble d'oro d’Italia lir. 45.

  Doble d'oro delle cinque stampe lir. 46.

  Zecchini lir. 26.

Ongari lir. 25. 5.

Genovine lir. 18. 7.

Filippi lir. 13. 7.

Piastre di Fiorenza, e Ducatoni lir. 15.

  Livornini lir. 12. 10.

  Rosalini lir. 12.

45 L'Affò trovando un’interruzione nei registri delle levate di zecca tra il 1679 e il 1692 ipotizzò che queste fossero state

annotate su un registro separato, andato poi perduto; vedi: Affò 1788, op. cit., p. 308.46 In AsPc, FMC, 16.47

AsPc, GC, 2, 223 e BC/GP.

Page 13: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 13/18

 

Pezze da otto, Reali Sivigliani, e Messicani lir. 12.

  Ducati di Venetia lir. 9. 7.

Talari di Mantova lir. 8. 6.

Scuti nuovi di Parma lir. 6. 5.

Testoni lir. 4. 5. E così ciascun spezzato di tutte le soprascritte Monete alla rata.

Che però si prohibisce à ciascuna persona, e come sopra, sotto quelle pene dette di sopra, e che si

diranno ancora da basso, il spendere, pagare, ricevere, prestare, ò in qualsivoglia altro modo

contrattare le dette Monete Tariffate come sopra, per più di quello, che sono state tassate nella

 presente Grida, come sopra, mentre però siano del loro giusto peso, e senza veruna tolleranza;

dovendosi in tal caso pagare il calo, rispetto alle Monete d'oro, in ragione di soldi sette per ciascun

grano, e rispetto alle Monete d'argento, à ragguaglio di soldi dodici per ciascun denaro.

 In oltre per ovviare alle fraudi, e malitie di molti, i quali in grave danno de' Sudditi tengono due

sorti di Peso, l'uno da ricevere, e l'altro da spendere; perciò si ordina, e comanda non solo à tutti li

 Mercanti, Bottegari, e altri Artisti, ma anche à qualunque altra sorte di persona, sia che si voglia, ecome sopra, c'havrà, e tenerà Pesetti, ò Bilancie da denari, che non si debbano in avvenire, più

valere delli Marchi vecchi, e calanti, ma bensi debbano, entro il termine di giorni vinti prossimi

avvenire, essersene preveduti di nuovi Marchi, aggiustati secondo il Marco di Milano, essendosi a

quest'effetto deputato M. Gio. Foreste, che tiene Bottega sul Borgo, il quale li dispenserà, e venderà

nel modo, e della qualità sudetta; nel rimanente, passato detto termine, non sarà lecito ad alcuno, e

come sopra, valersi, ne tener' in Casa simil Marchi vecchi, e calanti, sotto le pene infrascritte.

 Li trasgressori di tutte le dispositioni sudette, e ciascuna d'esse, oltre le pene dette di sopra,

incorreranno ancora nella pena, rispetto à quelli, che spenderanno, ò tiraranno dette Monete per 

 prezzo maggiore del Tariffato come di sopra, e anco le Monete calanti, nella perdita di esse,

c'haveranno spese, e tirate rispettivamente, ogni volta che contraverranno, e di più di Scuti 25.

d'oro, d'applicarsi come da basso, e di tre tratti di Corda, da esserli dati irremissibilmente. E rispetto di tutti gli altri contraffacienti, incorreranno nella pena di Scuti 500. d'oro, d'applicarsi,

 per li due terzi alla S.D.C. e per l'altro terzo all'Accusatore, che volendo, sarà tenuto segreto, e in

oltre di tre tratti di Corda, e altre pene anche maggiori, e corporali all'arbitrio de’ medesimi

 Illustrissimi Signori Uditore, e Magistrato.

 In oltre s'ordina à ciascun Mercante, Bottegaro, Artista, e anche à ciascun Daciaro, Hoste, e

Portinaro, compresi anche quelli, che sono fuori di questa Città, sù questo Stato, il dover tenere

affisso di continuo la presente Grida nelle loro Botteghe, Dacij, Hosterie , Porti, e altri luoghi

 publici rispettivamente come sopra, sotto pena di Scuti vinticinque d'oro, d'applicarsi come sopra.

 Avverti per tanto ogn'uno ad ubbidire, perche contro li trasgressori come sopra, si procederà con

ogni maggior rigore, e per via di relatione, notificatione, inventione, inquisitione, querela, e inqualsivoglia altro modo, che si stimerà più opportuno à scoprire il delinquente.

Piacenza li 6. Decembre 1685

 AUDITORE, E MAGISTRATO.

 Dicta die publicat. fuit in forma &c.

 Malaraggia Cancell.

PIACENZA NELLA STAMPA DUCALE DI GIO. BAZACHI.

Abbiamo riprodotto integralmente la tariffa piacentina del 6 dicembre 1685 perché oltre alle notizie

riguardanti i nuovi pesi monetari, essa elenca tutte le specie ammesse nella circolazione e quindirappresenta anche la lista completa dei pesi posti in commercio.

Page 14: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 14/18

 

Bisogna però prima sottolineare che fu abrogata la tolleranza sul peso dei “due grani nelle doppie

d’oro, e un denaro nell’argento grosso”, poiché è specificato che le monete devono essere “del loro

giusto peso, e senza veruna tolleranza” e, in presenza di qualunque calo, questo deve essere detratto

dal valore di tariffa “rispetto alle Monete d'oro, in ragione di soldi sette per ciascun grano, e

rispetto alle Monete d'argento, à ragguaglio di soldi dodici per ciascun denaro”.

La tariffa, purtroppo, non elenca le caratteristiche legali degli esemplari ammessi nella circolazione.Per nostra fortuna, questi dati sono reperibili nella tariffa successiva, pubblicata il 22 Luglio 1690.

L’unica eccezione riguarda lo scudo nuovo di Parma che, mancando anche in questa tariffa, è stato

ricavato dai documenti pubblicati dall’Affò, dove lo “scudo nuovo da lire 7 e soldi 6 di Parma” di

Ranuccio II, risulta essere stato coniato a bontà di oncie 8 (666,667 ‰) ed a peso di 18 esemplari

 per libbra di zecca (grammi 19,583)48.

L’elenco dei pesi monetari approntati dallo zecchiere Giovanni Gualtieri nel 1685, sono elencati

nella tabella seguente, avvertendo, però, che di molte specie fur ono preparati anche i pesi dei

frazionali (mezzi e quarti) e, per l’oro, anche il multiplo doppio 49.

NOMINALETITOLO

(‰)

PESO(grammi)

 MONETE D’ORO 

Doble d'oro d’Italia 906,25 6,63

Doble d'oro delle cinque stampe 916,67 6,732

Zecchini 1000 3,519

Ongari 984,38 3,468

 MONETE D’ARGENTO

Genovine 954,86 38,35

Filippi 951,39 27,845

Piastre di Fiorenza 958,33 31,21

Ducatoni 951,39 31,822

Livornini 916,67 27,029

Rosalini 916,67 26,009

Pezze da otto, Reali Sivigliani, e Messicani 916,67 27,029

Talari di Germania 868,06 27,845

Ducati di Venetia 826,39 22,745

Talari di Mantova 750 22,031Scuti nuovi di Parma 666,67 19,583

Testoni 916,67 9,179

Di questi pesi farnesiani, ci erano noti da tempo quelli del “Filippo” e del “Mezzo Ducatone” che ci

erano stati mostrati, molti anni fa, da un un appassionato collezionista piacentino, purtroppo

 prematuramente scomparso. In tutti questi anni non ci siamo imbattuti in nessun altro esemplare.

Al signor Augusto Speranza di Pieve Porto Morone (PV) va rivolto un sentito e riconoscente

ringraziamento per la piena disponibilità con la quale ha consentito alla pubblicazione degli

48Affò 1788, op. cit., p. 303. Questa moneta, di insolito peso, fu coniata solo nella zecca di Parma.

49 Nella circolazione i nominali d’oro più comuni erano “le due doppie d’Italia” e “le due doppie delle 5 stampe”,

mentre più rari dovevano essere il “doppio zecchino” e il “doppio ongaro”.

Page 15: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 15/18

 

esemplari presenti nella sua preziosa collezione, ricca di esemplari unici ed inediti, ed in cui sono

confluiti anche i due esemplari della ex collezione Paini di Sarmato. La visita alla sua collezione ha

 permesso di aggiungere allo scarno elenco già in nostro possesso, altre tre nuovi importanti pesi,

nonché due frazionali di marco milanese, fabbricati nella stessa occasione, atti a misurare il calo

degli esemplari. In chiusura ricorderemo che furono approntate anche delle frazioni di denaro di

marco (probabilmente da 6, 3, 2 e 1 grano) su lamierini di bronzo, ritagliati, calibrati e punzonati,riconducibili a questa serie perché, il numero di grani è espresso da colpi di punzone a forma di

giglio farnesiano50.

ADDENDAQuando questo breve studio era già stato ultimato, ci è pervenuta la notizia del ritrovamento di un

nuovo peso ascrivibile a questa serie, rinvenuto nei pressi di Travo, in località “Raglio di

Montechiaro”. Si tratta del peso monetario relativo al “ducatone”. Particolarità di una certa

rilevanza è che la parte sommitale, invece di essere improntata con l’Arma del Duca a tutto campo,

è caratterizzata da una piccola impronta a tre lobi non ben impressa. Il lobo superiore è quasi

certamente l’impronta di un giglio, mentre i due ovali inferiori risultano pressoché illegibili.

La forma troncopiramidale a base ottagona, caratteristica di questi pesi ed inusuale nella casistica

degi altri pesi monetari, permette la collocazione di questo esemplare nella stessa serie,

appartenenza che è confermata anche dalla presenza del giglio farnesiano impresso sul rovescio.

Va notato che la grida di Parma del 3 dicembre 1685, prevedeva espressamente che i “ Marchi

saranno segnati coll’Arme del Serenissimo Padrone”, mentre la stessa precisazione non appare su

quella piacentina pubblicata il 6 dicembre. E’ quindi da presumere che i pesi monetari piacentini

non erano vincolati a quella norma e potevano essere figurati in modo difforme dai parmensi. Ne

deriva, di conseguenza, che mentre i pesi con l’Arma ducale potevano essere usati nel territorio di

entrambi i Ducati, quelli che non rispettavano il dettato della grida di Parma, erano utilizzabili solo

nel piacentino. Si avvalora, quindi, l’ipotesi di più produzioni contemporanee: quella dello

zecchiere piacentino Giovanni Gualtieri, più elaborata, in quanto poteva valersi dei punzoni dellazecca o inciderne dei nuovi, e quella di Giovanni Foreste, più artigianali e meno sofisticati,

improntati con il solo giglio e altre (evanescenti) figurazioni.

CATALOGO

1) Peso delle due doppie d’oro d’ItaliaD/ Stemma Farnese coronato; ai lati: 16 – 85 | D - I

R/ in incuso: (Giglio farnesiano) | D . I | II

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 18,3 x 18,75 x 6,3

gr 13,18

Coll. Augusto Speranza Nota: il DI sta per doppia d’Italia e il numerale II al R/ indica 2.

50Un esemplare da 6 grani è presente nella collezione dello scrivente.

Page 16: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 16/18

 

 

2) Peso del doppio ongaro (o di due ongari d’oro)D/ Stemma Farnese coronato; ai lati: 8 – 5

R/ in incuso: (giglio) | O | 2

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 14,1 x 13,75 x 5,8

gr 6,93

Coll. Augusto Speranza Nota: il peso tollerato dell’ongaro era di 3,468 grammi.

3) Peso del ducatone d’argentoD/ Due ovali (?) sormontati da giglio

R/ in incuso: (giglio) | DVC

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 21,1 x 21,3 x 12,8

gr 31,39

Coll. Enrico Mutti.

4) Peso del mezzo ducato d’argentoD/ Stemma Farnese coronato; ai lati: 16 – 85

R/ in incuso: M | DVC

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 17,5 x 17,6 x 7,1

gr 14,2Coll. Augusto Speranza (ex coll. Paini di Sarmato) Nota: il Ducatone aveva un peso tollerato di grammi 31,822 ed il ½ avrebbe dovuto essere di 15,911. Se non si tratta diuna fraudolenta alterazione del peso, alterazione che non risulta ad un attento esame visivo, dovrebbe trattarsi del peso

Page 17: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 17/18

 

del mezzo ducato battuto per soldi 100 di Milano, coniato anche a Piacenza, e che aveva caratteristiche simili a quelledel Filippo

51.

5) Peso del filippo di Milano in argentoD/ Stemma Farnese coronato; ai lati: 16 – 85

R/ in incuso: (Giglio farnesiano) | FIL

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 19,7 x 21,7 x 10,8

gr 27,64

Coll. Augusto Speranza (ex coll. Paini di Sarmato)

6) Peso della mezza genovina d’argentoD/ Stemma Farnese coronato; ai lati: 16 – 85

R/ in incuso: M | G

Troncopiramidale a base ottagona.

mm 18,8 x 18,9 x 8,2

gr 19,07

Coll. Augusto Speranza Nota: il peso tollerato della Genovina (piastra di Genova) era di 38,35 grammi, per cui la mezza Genovina doveva pesare grammi 19,175.

7) Peso del tre denari di marcoD/ Stemma Farnese coronato ripetuto sui tre lobi;

R/ liscio

A forma di trifoglio

51 Vedi anche, G. Crocicchio e G. Fusconi, Alcuni nominali inediti della zecca di Piacenza, in Strenna piacentina 2006

dell’Associazione Amici dell’Arte, Piacenza 2006, pp. 59-68.

Page 18: Articolo Pesi Farnesiani

5/8/2018 Articolo Pesi Farnesiani - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/articolo-pesi-farnesiani 18/18

 

mm 17,2 x 17,5x 2,55

gr 3,66

Coll. Augusto Speranza Nota: 3 denari di marco equivalgono a 3,672 grammi.

8) Peso di un denaro di marcoD/ Stemma Farnese coronato

R/ liscio

discoidale

mm 12 x 2,3

gr 1,20Coll. Augusto Speranza Nota: un denaro di marco equivale a 1,224 grammi.