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    Quaderno n1 di ci che sar)

    Nota per il lettore. Larticolo era inizialmente pensato per La Serra ma

    per evidenti motivi di lunghezza non ha potuto trovare spazio sulla cara rivista.

    Ampliato, fino a diventare quaderno, che numeriamo per la possibilit, laugurio

    e la sensazione di altri se necessario, ne conserva il titolo provocatorio. Il ritardo

    che ne scaturito stato favorevole a questa sua evoluzione e provvidenziale poich

    la sua distribuzione avviene di fatto dopo il responso delle amministrative e quindi

    privato di letture politiche essendo esso diretto non al cittadino ma alluomo corene-

    se.

    Cambiamo il logo della Serra

    togliamo lasino

    dal frontespizio del giornale

    Nellagosto dellanno scorso e precisamente il 17-08-2013

    alle ore 18:24 in localit Vallisconti stata elevata una multa dal-

    la Polizia Municipale di Coreno Ausonio nella quale testualmente

    si legge che il proprietario portava al pascolo vagante senza cu-

    stodia un asino, un cavallo e diverse capre, creando problemi sia

    igienico-sanitari che di pubblica sicurezza per la circolazione stra-

    dale. Solo per completare il quadro, la situazione era la seguente:il cavallo e lasino erano tenuti per la cavezza ed erano legati sepa-

    ratamente a distanza lun laltro con due funi lunghe una cinquan-

    tina di metri ciascuna ben assicurate con adeguati ferri nel terreno

    a destra ed a sinistra del vallone in localit Vallisconti. Per quanto

    riguarda le capre una era condotta personalmente a mano per la

    cavezza dal proprietario, che si era momentaneamente fermato

    allombra di una pianta, le altre venivano appresso ed avanti. Il

    vallone alquanto distante dalle poche abitazioni sparse e realizza-te alcuni anni addietro nella parte soprastante e si trova in una zo-

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    na che stata sempre agricola.

    Questo fatto un pretesto che colgo per condividere con

    voi i pensieri che seguono. La questione che sottopongo a chi

    legge non una questione di gruppi politici, giuridica, econo-mica e men che mai personale bens identitaria. Non contro

    qualcuno. Semmai contro un certo spirito che bene o male ci

    ha tutti inquinati. Ragion per cui tengo a manifestare prima di

    tutto il rispetto che nutro per tutte le buone intenzioni e per il

    lavoro delle amministrazioni e dei singoli che si affannano, in

    buona fede, per il supposto bene della comunit, per quello che

    viene definito progresso individuale e collettivo. Vecchia am-

    bizione moderna che tutti, me compreso, coinvolge. Ma cheoggi dopo tanti anni di sforzi e sacrifici mostra i suoi limiti u-

    mani ed economici.

    Ora nellart. 2 dello Statuto Comunale si legge della

    tutela delle risorse naturali, ambientali, storiche e culturali pre-

    senti nel territorio valorizzando il patrimonio paesaggistico

    culturale anche nelle sue espressioni di lingua, costume e tradi-

    zioni. Orbene,la storia della tradizione del paese eminente-mente contadina e legata alla terra come anche riconosciuto

    sicuramente da tutti, amministrazioni comprese, che se da un

    lato sostengono con orgoglio tutte le manifestazioni folklori-

    stiche legate al passato, dai vicoli alla corsa degli asini della IDomenica dagosto, durante la quale i rioni prendono gli asini

    da fuori paese tanto ormai sono rari a Coreno, dallaltro si

    schierano contro le ultime iniziative reali e che ultime conti-

    nuano ad ispirarsi alle antiche consuetudini negli antichi luo-ghi.

    Si sono sollevati i i problemi di sicurezza stradale. Ma

    essi non vanno ricercati nella presenza dellasino e cavallo che

    brucano in localit Vallisconti, bens nella circolazione delle

    macchine e motorini, che transitano a gran velocit lungo

    via don Giuseppe Lavalle, che stimolati dalla discesa, dal

    favorevole senso unico di marcia, dalla percezione di tro-

    varsi ormai fuori dal centro abitato e dallillusione della

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    superiorit di chi alla guida di un mezzo meccanico, au-

    mentano improvvisamente e pericolosamente velocit. La

    ragione del pericolo va trovata nelluso smodato e ram-

    pante che facciamo di questi mezzi. C da notare al riguardoche mancano completamente per la periferia del paese

    (non ricordo per la campagna, mi auguro di no) i

    cartelli che indicano animali domestici sulla car-

    reggiata (la mucca nera su campo bianco e

    bordo rosso triangolare) che comporta di ral-

    lentare e, all'occorrenza, di fermarsi specialmente se gli animali

    danno segno di spavento. Il fatto che tali cartelli manchino, tan-

    to presenti in altri paesi anche del circondario, indica non tantola distrazione di chi preposto alla gestione stradale ma la scel-

    ta inconscia di non considerare convivibili, marginalizzandone

    uno, due mondi a due ritmi differenti. A prova di ci, vicenda

    di qualche giorno fa, la reazione istintiva del vigile urbano, che

    casualmente seguiva con la sua auto due motociclisti, i quali

    con la loro guida sportiva spaventavano le capre facendole

    fuggire a destra ed a manca. Il pastore ne approfittava per farpresente la mancanza di attenzione ma andando per grazia ne

    riceveva giustizia, essendo minacciato di altra multa e riceven-

    do linvito a meccanizzare le capre caricandole su un furgone.

    (Non tutte le capre vogliono salire sul furgone, non tutti hanno

    la possibilit di averlo il furgone o non tutti ne hanno la paten-

    te).

    Per quanto riguarda la difesa della sanit pubblica moti-

    vazione che fa sorridere se pensiamo ai veri, terribili, mali fisiciche colpiscono le nostre persone probabilmente causati molto

    pi dallo smog, dai disinfestanti e dai gas di scarico delle auto

    che non dal pascolare o dallo stabbio degli animali. E quindi il

    paradosso che la nostra societ, fanatica di igienismo, quella

    che a livello planetario maggiormente inquina e distrugge con

    sostanze tossiche e realmente pericolose.

    Lintero territorio di Coreno Ausonio stato fino a non

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    molti anni addietro un paese agricolo e di pastorizia, la gente

    viveva con i prodotti realizzati con la coltivazione dei campi e

    dall allevamento del bestiame e gran parte della popolazione

    teneva le stalle per ricovero degli animali di ogni genere sottocasa o vicino alle proprie abitazioni, cosa che ancora recente-

    mente ho visto nei luoghi considerati civili e davanguardia

    come Olanda e Alto Adige. Nelle campagne olandesi i cavalli

    sono ospitati back room, letteralmente dietro casa come mi

    stato detto e come ho visto, mentre

    basta pernottare in un bed and

    breakfast altoatesino qualsiasi per

    percepire tuttattorno aria fresca ed

    odore di paglia e di stalla. E per co-

    lazione burro e formaggio prodotto

    dai proprietari. Ora, qui da noi, la

    marzolina ancora apprezzata ma

    purtroppo, gli animali, la cui pre-

    senza e mantenimento dovrebbe essere incentivati, che ci aiuta-

    no a sopravvivere, soprattutto in tempo di crisi, la cui conviven-za e salutare, non solo non possono pi pascolare ma sono

    disprezzati. Per fortuna questo non un discorso che vale per

    tutti i corenesi. Voglio ricordare, tra essi un bel modello. I bam-

    bini, liberi e semplici, per i quali gli animali rappresentano an-

    cora una compagnia felice e rassicurante.

    Per noi tutti, invece, modernisti a tutti i costi, lo scandalo

    dimmagine. Con una villetta, ci sentiamo signori (malunico Signore nacque nel calore del bue e dellasinello) e si-

    gnori a Beverly Hills, non a Coreno. Si tratta, della volont di

    allontanamento di un mondo che, dimentichi di ogni radice e di

    ogni riconoscimento, di ogni crisi economica, ed ad onta delle

    feste folkloristiche, e di dichiarazioni identitarie, di fondi per lo

    sviluppo rurale ed esaltazioni del biologico, fa ancora vergogna

    se sotto gli occhi. Dovremmo ormai esserne coscienti. Unadelle forme attraverso la quale questa societ si affer-

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    mata lomologazione a modelli visivi trasmessi a tam-

    buro battente e dinanzi ai quali la fragilit della cultura

    contadina non ha potuto porre barriere. Anche perch non

    esserne parte, per la fragile identit contadina, era unavergogna. Ragion per cui ci si cominciati a vergognare

    di se stessi diventando, caso unico nellincontro tra cultu-

    re e che ritroviamo solo nella modernit, aguzzini di se

    stessi. Ora, dopo tanto studio, esperienze, affermazioni,

    questo senso di vergogna autolesionista non ha pi senso,

    come non ha pi senso sentirsi inferiori se poco moderni.

    Adesso che siamo adulti e vecchi, che il re nudo, che la

    globalizzazione e la modernit hanno mostrato anche li-

    miti e mali.

    Con la vergogna c da riscattare anche unidentit,

    la nostra identit. Mantenendola viva grazie a qualche

    volenteroso, non solo con le feste folk ed i tanto deside-

    rati musei della civilt contadina.

    Viviamo in un paesino, possiamo essere fronte diriscatto, non demoliamo con le nostre manie questo luogo

    antropologico (e con esso un residuo di mentalit origina-

    le) perch se custodito nella tradizione viva, potr appar-

    tenere allavanguardia dello spirito europeo eterno indis-

    solubilmente legato alla terra ed alle tradizioni dei popo-

    li, altrimenti posticcio, arido ed inumano.

    Si parla poi di vocazione turistica del paese. Di ne-

    cessit di abbellirlo. Ma vogliamo fare di Corenounasettica casa di riposo per anziani e cittadini vari, di

    dentro e di fuori, nostalgici di televisivi parchi newyorke-

    si? Il paesaggio cosa pi complessa che, come dice la

    Bonesio il paesaggio non una dimensione vedutistica

    un bel quadro - ma una stratificazione antropico-

    ambientale che mostra i segni del tempo come le rughe su

    un volto.Le rughe per, come quelle della vecchiaia, non do-

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    vrebbero farci vergognare, anche se riflettono un passa-

    to fatto di miseria. Ma che vuoi, siamo in tempi di giova-

    nilismo imperante e di grosse manciate di crema Loreal,

    e cos non .

    Ho scovato questa bellissima riflessione di Leo Lon-

    ganesi, che ne "La sua signora. Taccuino del1957 parlava

    di Coreno e delle nostre ambizioni.

    "La miseria ancora lunica forza vitale del Paese e

    quel poco o molto che ancora regge soltanto frutto della po-

    vert. Bellezze dei luoghi, patrimoni artistici, antiche parlate,cucina paesana, virt civiche e specialit artigiane sono custo-

    dite soltanto dalla miseria. [...] Perch il povero di antica

    tradizione e vive in una miseria che ha antiche radici in seco-

    lari luoghi, mentre il ricco di fresca data, improvvisato [...]

    La sua ricchezza stata facile, di solito nata dallimbroglio, da

    facili traffici, sempre o quasi, imitando qualcosa che nato

    fuori di qui. Perci quando lItalia sar sopraffatta dalla finta

    ricchezza che gi dilaga, noi ci troveremo a vivere in un paesedi cui non conosceremo pi n il volto n lanima".

    Con questo non voglio fare lelogio della miseria, ma se

    c qualcuno, che ha ancora il coraggio di non staccarsi da abi-

    tudini tradizionali, non scoraggiamolo, non deridiamolo. Tem-

    po addietro, circa due anni fa, venni a sapere, che stava per es-

    sere adottato un nuovo Regolamento di Polizia urbana che a-vrebbe di fatto vietato il transito nel centro storico di animali

    come le capre. Esso impone al pastore luso di ripulire lo stab-

    bio procurato dalle stesse. Ora evidente che non possibile

    per una persona che conduce varie capre al pascolo raccogliere

    le tante palline che compongono lo stallatico di capre e che si

    spargono tuttintorno sul selciato. Quelle tante palline impos-

    sibili da raccogliere en passant come potrebbe essere per le

    feci di un altro animale, proprio beffa della natura, che pos-

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    siamo accettare o come inevitabile naturale o che invece pos-

    siamo allontanare dai nostri occhi preferendo ad esse ci che

    non vediamo: animali allevati industrialmente, maltrattati, co-

    stretti negli spazi, mercificati ed infine acquistati plastificati

    dalle nostre coscienze ripulite. Scrissi allora un articoletto di

    cui non cercai farne pubblicit sperando che lintenzione del

    provvedimento rientrasse. Ma visto che la vicenda delle Valli-

    sconte conseguenza di una filosofia di allontanamento pi

    ampia e ripropone la questione, eccolo appresso.

    La notizia che Coreno si appresta ad una ordinanza co-

    munale che vieter il transito agli animali da pastorizia, sotto-

    forma di gregge, sul suolo della pubblica piazza, che natura

    volle anche come crocevia stradale, e di fronte la chiesa di no-

    stro Signore, nato tra i pastori, motivo di una pena che spero

    motivare e quindi considerazioni che spero allertare in tutti voi

    figli di questa terra.

    Non si tratta di una questione di numeri, vista lesiguitdi capre rimaste nel paese, ma di una questione di simboli. Per

    la solita nefasta convenienza di pochi, non direi nemmeno con-

    venienza ma solo preferenza umorale, per cecit di tutti noi, si

    brucia un simbolo. Con troppa leggerezza si sputa nel piatto

    dove generazioni di nostri padri hanno tratto risorse, vita e a-

    mori.

    Spero di parlare a quella parte di noi ancora viva, al di ldel pragmatismo e dellutilitarismo che pare una chemioterapia

    infausta la quale, per curare un male inesistente, una fuga in

    avanti senza fine, uccide anche parti buone di noi, rendendoci

    bramosi, paurosi e ciechi.

    Caino che uccide Abele, il pastore, e si costruisce una

    citt, un simbolo della civilt moderna. Questultima salendo

    per i tornanti della strada che ci collega con le mode del mondo

    arriva fin nella nostra piazza, che il cuore della nostra identi-

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    t, quindi luogo fortemente simbolico. Non entro nei particolari

    delle ragioni di un tale provvedimento, ma sono certo che sulla

    contingenza spicciola di tali ragioni prevalgano, devono preva-

    lerese abbiamo senso della storia, i significati che tale deci-sione comporterebbe.

    Infatti, con una tale ordinanza contribuiremmo a mettere

    alla berlina un mondo, quello della pastorizia, dandone, con

    vergogna, un segno di disprezzo e cos relegarlo per le vie del

    nascondimento. Sono certo che questa non lintenzione dei

    provveditori ma sarebbe comunque il risultato collaterale prin-

    cipale. Non creiamo uno stop culturale di tale fatta, per un effi-mero tornaconto. A giocarci cultura ed identitmagari per trat-

    tenere un burbero e distratto pastore o per affermare effimere

    preferenze estetiche. Nessun personalismo in questo caso, in

    gioco un valore assoluto che deve esser caro a tutti noi, come

    erano a noi cari i vecchi padri ed i vecchi nonni. Facciamolo

    per loro, per la loro dignit defunta se non altro. Non brucia-

    mone la memoria ridendo delle loro vite e delle loro attivit.

    Altrimenti sar il solito bello e profumato televisivo che prevar-r sui valori di carne, di latte, ed a anche di puzzo, pi sbandie-

    rato che reale, che fecero per milleni, la vita vera, e che rappre-

    sentano , ancora oggi, profondo ed immutabile il rapporto

    delluomo con la natura ed il lavoro al di l degli abbagli asetti-

    ci degli standard cittadini che vorremmo imporre anche da noi.

    E poi quale plusvalore, soprattutto identitario in questo

    caso, della vita in paese se vogliamo a tutti i costi far diventare

    il nostro Coreno una citt? Perch noi ci vantiamo dei nostri

    musei della civilt contadina, delle corse degli asini, dei vicoli,

    delle mostre fotografiche sulla capra, tutte attivit nelle quali

    con cura mettiamo in evidenza una maniera di vivere che poi,

    senza riguardo a quella stessa cura, contribuiremmo a rendere

    emarginata? Una tradizione che non ha pi contatto con la

    vita, che non sia in una certa maniera istruttiva una tradi-

    zione morta, inutile, soldi buttati. Eppure a parole, nelle im-

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    magini, nei loghi ne celebriamo i valori.Si dir della questione igienica e di salute. Le capre, le

    pochissime che vi transitano, condotte o semplicemente ac-

    compagnate, come solito per i greggi, quanto danno fannoalla nostra salute rispetto alle autovetture che sprigionano i veri

    gas venefici?

    Si dir della sicurezza stradale. Allora dovrebbe valere

    per tutto il sistema stradale carrozzabile del paese, per tutte le

    strettoie dove le capre creerebbero fastidio. Spero non si arrivi

    a pensare a tanto (a distanza di due anni questa speranza sta-

    ta tradita dai fatti). E se fosse cos, rimarrebbe per assurdo va-lido ai fini simbolici e di messaggio permetterne il transito in

    piazza e vietarlo su tutti gli altri tratti di strada.

    Si dir della pulizia di una zona transitabile e pedonale. Il

    numero delle pericolose capre sarebbe certo inferiore ad altri

    animali domestici che avrebbero invece il privilegio di sceglie-

    re dove liberarsi. Sicuramente il danno sarebbe comunque

    inferiore a quello dei veicoli che incontrollatamente macchiano

    le piastrelle di ben pi dannose e non biodegradabili sostanze oaddirittura le danneggiano con il loro peso.

    La questione il decoro urbano forse? Quando abbiamo

    permesso nel nostro territorio scempi urbanistici ed ambientali?

    Escavazione selvaggia dei primi anni, frantoi altamente impat-

    tanti, linee ad alta tensione (ben 3 nel nostro comune), centrale

    atomica, iper-automobilizzazione, degrado paesaggistico e ce-

    mentificazioni del centro storico, ed invito ognuno di noi a

    pensarne criticamente altre.

    La triste verit che probabilmente ci muove a tale ordi-

    nanza il rigetto di unimmagine di vita che sa di povero, di

    sporco, unito al fatto che allattivit legata agli animali non

    corrisponde unaspettativa economica come invece a quelle

    sopra accennate.

    Eppure un pastore ateniese, nota Alain Caill, aveva

    diritto di cittadinanza, a differenza dei ricchi artigiani o com-

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    mercianti, non perch era un lavoratore, come penserebbero i

    moderni, ma perch dispone di quel tempo libero (skhol) che

    la sola prerogativa in grado di rendere gli uomini pienamente

    umani.Che il transito per la piazza delle capre, soprattutto se

    non ci sono alternative, a costo di qualche fiore in meno e di

    qualche pallina di cacca, possa prospettare ad un ragazzo

    dei nostri che cresce, ed a noi ricordarci, la possibilit divite altre- diverse ma ugualmente dignitose. E coraggio

    per rivendicarle, anche andando contro le uniformit in cui sia-

    mo caduti inconsapevolmente a partire dal boom economico e

    rivoluzione culturale e televisiva degli ultimi cinquantanni.Gi ci fu infatti, non a caso negli anni 60-70, un primo tentati-

    vo di vietare il transito degli asini in piazza. Tra laltro tale ab-

    baglio culturale, con senso di rigetto del passato, tipico di

    una generazione di mezzo, quella tra i molto anziani ed i giova-

    nissimi. Perci riproporne una variante oggi a Coreno, quando

    a livello mondiale si parla di bioetica, bio-sostenibilit, fonti di

    vita alternative, di una pi armoniosa consonanza con la natu-ra,di cui gli animali ne sono elementi primari, non sarebbe una

    scelta davanguardia ma significherebbe consegnare un aspetto

    di Coreno ad una scelta pretenziosa, superficiale e mediocre.

    Una delibera non crea solo un regolamento, non fa solo

    gestione, fa o contribuisce ad uccidere, cultura e identit,che

    meritano stavolta, soprattutto oggi, in una societ omologata ed

    in fondo carente di diversit, di esser salvata. Abbiamo grandi

    opportunit di innovazione e di sensi, di riscoperta di semplici-t,vivendo in un paesino. Valorizziamone la diversit con or-

    goglio, che lopposto della vergogna.E che le amministrazioni vedano se stesse nella storia e

    non solo nella cronaca, e quindi, non solo gestrici di beghe quo-

    tidiane ma anche rappresentanti di un territorio storicamente

    inteso. E che non servano questo calice velenoso per il passato

    e per il futuro della corenesit tutta, ma siano, della nostra

    cultura alfieri, al di l degli umori, delle persone e delle mode

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    che passano. E, corenesi tutti, non facciamo sentire le ammini-

    strazioni, presenti e future, pressate verso provvedimenti del

    genere. A chi ha lo sguardo lungo, e buona volont, soprattutto

    tra le persone che vivono sul percorso e che lamentano qualchefastidio, lonere e ed i meriti di tale compito. Non ci esimiamo

    dal proporre una soluzione. Considerare le famose e ormai rare

    palline di capra come un normale rifiuto da raccogliere da chi

    preposto, se non si ha la pazienza di vederle biodegradate. So-

    prattutto se consideriamo che sulle stalle grava unIMU doppia

    rispetto a quella di una prima casa ( 9.5 per mille a fronte del

    4 per milledati 2012). Sarebbe uniniziativa davanguardia e

    lodevole (ma anche lunica logicamente applicabile come fino

    agli anni 2000) da parte di Coreno, come quella, ormai imitata

    in molti paesi dItalia, del comune siciliano di Castelbuono

    (v.internet) che utilizza dal 2007 gli asini per la raccolta dei ri-

    fiuti porta-a-porta (altro che di-

    vieto di pascolo alle Vallisconte

    e di transito nel centro storico).

    Le parole del Sindaco Cice-ro:E la sfida della nostra epoca

    nella quale corre lobbligo in

    capo a ciascuno di noi di contri-

    buire con cambiamenti concreti

    anche a costo di dovere modificare le proprie abitudini. E un

    nuovo tipo di sfida, quella per la pluralit degli esseri viventi e

    per la salute del pianeta. Aggiungiamo noi, per la libert da

    certi modelli e per la difesa delle culture.

    Coreno Ausonio (FR) maggio 2014

    Gianfranco Costanzo

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    Con il permesso del caro amico Michele Antonelli, abruzze-

    se di stirpe, cosmopolita per interessi, abile poeta, erudito

    difensore delle diversit delle culture, e quindi anche dellasua, concludiamo con una sua significativa poesia.

    Noi siamo i borghesucci di campagna.

    Noi siamo i borghesucci di campagna,non ci riconoscete dalla ghigna?

    In noi benevolenza non alligna

    e lozioso pensiero non ristagna.

    Noi siamo dritti, facciam la cuccagna,

    beviamo il vino senza aver la vigna;

    il nostro campo pieno di gramignama la cucina piena di lasagna.

    La nostra casa splendida, imponente,

    con tutti i lussi e le comodit,

    ma la vettura un bolide ruggente!

    Boriosi, alteri, con solennit,

    faremo il nostro ingresso prepotente:

    diverremo borghesi di citt!

    Damasco, 17 settembre 2008

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    Note al margine. Cose mai viste.Ci dispiace tediare il lettore con queste continue note al margine, ma la

    vicenda in sviluppo. Anche la multa minacciata, la seconda multa,

    stata elevata. Con le solite cattive ragioni nella solita buona fede. Quel-

    la di pagina 3, da A prova di ci ,relativa al solo transito. A questo

    punto, ci rammarichiamo che polemica non fu sollevata tra i due

    episodi e occasione di riflessione manc. Questo a difesa di chi decise.

    Eppure una toccante ricostruzione di piazza, nel 70 anniversario della

    guerra, ci avrebbe dovuto far ricordare chi eravamo.

    Adesso, poche parole per riaffermare quanto gi espresso e, in virt di ci,

    l invito a chi ha rappresentato, inconsapevolmente o no, questo spiri-

    to, ad annullare le multe o se preferito far fronte alla noia del paga-

    mento e della fila allo sportello. Nelluno o nellaltro caso, da parte di

    chi ne vittima, nessun ringraziamento, poich il fatto, ripetiamo, non personale, e perch mai nessun ringraziamento fu dovuto a chi si tira

    da solo la zappa sui piedi. In questo caso, solo lapprezzamento inti-

    mo, per amore al paese, del ravvedimento da questo fanatico rigorismo

    auto-distruttivo che mai si visto.

    Errata corrige: abbiamo parlato a proposito delle palline di sterco di capracome di inevitabile naturale. Ma abbiamo scoperto che la cosa non

    per nulla casuale. Si spargono sul terreno in quella maniera, per poter

    penetrare anche tra le rocce, poich natura fece delle capre diffusori

    ( in zone rocciose come Coreno) del polline delle erbe e dei fiori chemangiano con grande variet di specie. E che poi espellono permetten-

    done la propagazione. Ecco perch la capra morde dappertutto, con

    grande variet appunto, e perch ama, come si dice, camminare molto.

    Per meglio diffondere i pollini, su grandi superfici. Ogni pallina, poi,

    contiene le sostanze affinch il semino in essa contenuto possa attec-

    chire autonomamente. Quando una specie scompare, l'equilibrio viene

    alterato. Ma la cosa che pi ci preoccupa non tanto la scomparsa deilumaconi del Maio o delle lucciole, non sono tanto i disastri naturali,

    ma il fatto che essi siano collegati a quelli umani. Ci deve essere unarelazione tra impoverimento delle biodiversit naturali e quello delle

    diversit umane. Tra rarefazione delle specie viventi ed omologazione

    mentale e culturale.

    Seconda soluzione: creare, come per i ciclisti ed i pedoni, dei sentieri pre-

    posti, logici se possibile, per gli animali (ho saputo che pure loro sono

    immatricolatiad un certo costo, che spesso vale pi dellanimale

    stesso) invece che continuare con la convivenza stradale se questa sta

    stretta. Ma la convivenza, si sa, di ben pi alto valore solidale.