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Il Domenica 16 Febbraio 2014 12:14, Khatuna Tskhadadze <[email protected]> ha scritto: Cara EDILINGUA, ho deciso di scrivere questa lettera dopo aver letto l’articolo del dr. Michael Biasin pubblicato su “Italiano a stranieri”, rivista quadrimestrale per l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera / seconda, n.15. L’articolo, pubblicato nella sezione “Esperienze”, si intitola “Didattica della Lingua Italiana a Studenti Georgiani” e ci aspettiamo dunque che parli delle problematiche dell’insegnamento di italiano ad apprendenti georgiani e dell’esperienza didattica del dottor Biasin. Ma ci troviamo di fronte a una fantasiosa e a tratti quasi inquietante navigazione socio-politico-culturale-storico-antropologico- linguistica piena di pareri e affermazioni in gran parte infondate, per non parlare della valanga di errori e omissioni volute o involute. Mi sono ricordata della scena dell’esame di maturità da Ovosodo in cui il protagonista parte dal pessimismo leopardiano e finisce in una incomprensibile polemica sul turismo di massa, sui traghetti e alla fine mostra di avercela particolarmente con quelli che vanno in Corsica. Io amo quell’episodio, come tutto il film. E mi ricordo che Piero aveva le ragioni tutte sue per essere arrabbiato, ma ricordo anche che a quell’esame era stato bocciato. Anche se era bravo. Lui sí che era bravo. Mi sarei fermata qui, se l’articolo fosse solo delirante, ossia divertente, e non offensivo. Avrei tanto voluto essere di poche parole ma credo sia difficile. Cercherò comunque di sottolineare solo alcuni aspetti per far vedere la mancanza di serietà e la clamorosa superficialità dello scritto in questione. Visto che scrivo a voi ma ci leggono in copia molte persone, allego alla mail anche l’articolo, per il caso in qui qualcuno voglia perdere del tempo. Nei titoli del dr. Michael Biasin, tra l’altro, leggiamo: Cofondatore del Centro CILS a Tbilisi. Il Centro CILS (che è tra i destinatari di questa lettera), ha due sedi convenzionate in Georgia: l’Università Statale Ivane Javakhishvili di Tbilisi dal 2000 a oggi (la sottoscritta è responsabile dello svolgimento dell’esame dalla firma della convenzione a oggi) e la Scuola Tsiskari di

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Il Domenica 16 Febbraio 2014 12:14, Khatuna Tskhadadze <[email protected]> ha scritto:

Cara EDILINGUA,

ho deciso di scrivere questa lettera dopo aver letto l’articolo del dr. Michael Biasin pubblicato su “Italiano a stranieri”, rivista quadrimestrale per l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera / seconda, n.15. L’articolo, pubblicato nella sezione “Esperienze”, si intitola “Didattica della Lingua Italiana a Studenti Georgiani” e ci aspettiamo dunque che parli delle problematiche dell’insegnamento di italiano ad apprendenti georgiani e dell’esperienza didattica del dottor Biasin. Ma ci troviamo di fronte a una fantasiosa e a tratti quasi inquietante navigazione socio-politico-culturale-storico-antropologico-linguistica piena di pareri e affermazioni in gran parte infondate, per non parlare della valanga di errori e omissioni volute o involute. Mi sono ricordata della scena dell’esame di maturità da Ovosodo in cui il protagonista parte dal pessimismo leopardiano e finisce in una incomprensibile polemica sul turismo di massa, sui traghetti e alla fine mostra di avercela particolarmente con quelli che vanno in Corsica. Io amo quell’episodio, come tutto il film. E mi ricordo che Piero aveva le ragioni tutte sue per essere arrabbiato, ma ricordo anche che a quell’esame era stato bocciato. Anche se era bravo. Lui sí che era bravo.

Mi sarei fermata qui, se l’articolo fosse solo delirante, ossia divertente, e non offensivo.

Avrei tanto voluto essere di poche parole ma credo sia difficile. Cercherò comunque di sottolineare solo alcuni aspetti per far vedere la mancanza di serietà e la clamorosa superficialità dello scritto in questione. Visto che scrivo a voi ma ci leggono in copia molte persone, allego alla mail anche l’articolo, per il caso in qui qualcuno voglia perdere del tempo.

Nei titoli del dr. Michael Biasin, tra l’altro, leggiamo: Cofondatore del Centro CILS a Tbilisi.

Il Centro CILS (che è tra i destinatari di questa lettera), ha due sedi convenzionate in Georgia: l’Università Statale Ivane Javakhishvili di Tbilisi dal 2000 a oggi (la sottoscritta è responsabile dello svolgimento dell’esame dalla firma della convenzione a oggi) e la Scuola Tsiskari di Tbilisi (dal 2013). Il dr. Biasin non risulta “cofondatore” di nessuna delle due sedi come, del resto, non ci sono “cofondatori” di nessun tipo nelle sedi estere ma un responsabile per ogni sede e i somministratori dell’esame. Una sola volta, nel 2012, Michael Biasin, su mio invito, ha partecipato in qualità di somministratore nello svolgimento dell’ESAME CILS presso l’Università Javakhishvili. Se non favo errata, faceva parte degli somministratori anche all’esame svolto presso la scuola Tsiskari nel 2013. Tutto qui. Passo al testo dell’articolo.

La prima cosa che mi ha molto colpito è la totale assenza di riferimenti nell’articolo. Capisco che non si tratta di una ricerca scientifica vera e propria né di una tesi di Laurea ma visto che è un articolo apparso non su un periodico rosa ma su una rivista specializzata in cui TUTTI gli altri autori, almeno del famoso numero 15 (dr. Daniele Baldassarri, dr. Matteo la Grassa, dr.ssa Baiba Bankava, dr.ssa Gaia Beni), forniscono i riferimenti abbastanza dettagliati oltre alla bibliografia di riferimento a fine articolo. Dunque l’unico testo che manca di questo particolare è l’articolo del dr. Biasin. A chi volesse provare a giustificarlo dicendo che si tratta della sezione “esperienze” e il suo scritto non ha la pretesa di essere un lavoro scientifico, direi che prima di tutto, l’autore stesso definisce “lavoro” il suo scritto, piú volte nel testo e poi, vedo che la dr.ssa Baiba Bankava, scrivendo nella sezione “esperienze” anche lei, ha comunque pensato di darci qualche riferimento. Sarete d’accordo che può essere sempre utile per un lettore come me, che non abbia altro da fare e che voglia andare a reperire qualche dato in piú sui fatti letti. I riferimenti sono poi particolarmente

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importanti se il testo contiene critica, come quello del dr. Biasin. Insomma, amici (dico agli amici che ci leggono in copia), non cercate di sapere da dove il dr. Biasin tragga i dati, le percentuali, fatti o misfatti. Perderete solo tempo.

Mi ha piuttosto divertito la disinvoltura con la quale l'autore, nato in Italia a metà anni ottanta, e che, a quanto mi risulta, non ha lunghe esperienze di vita o di lavoro nei paesi postsovietici oltre la Georgia, parla delle caratteristiche e problematiche dei tempi sovietici e si lancia pure nelle osservazioni socio-culturali attinenti al “homo sovieticus”. In questo scritto, privo appunto di ogni riferimento, si sbandierano i luoghi comuni da guida turistica "pizza&mandolino”. Il dr. Biasin si meraviglierà ma in quella Georgia, sovietica o postsovietica che fosse, ci insegnavano di parlare (e, soprattutto, di scrivere) preferibilmente delle cose che sapevamo. Intendo gente seria, ovviamente, di furfanti nessuna epoca e area geografica ha mai difettato.

Visto che Edilingua tratta, direttamente o indirettamente, argomento lingue, non posso fare a meno di citare qualche bizzarro errore del dr. Biasin, attinente alla lingua. Ci stanno anche delle “perle” vere e proprie che, vi garantisco, rimarranno alla memoria di chi verrà.

Dall’elenco di ciò che “in georgiano non esiste”:

1. Articoli. 2. Preposizioni semplici e articolate. Mah. Forse c’era qualche modo che esistessero le articolate, anche là dove l’articolo non esiste.

Veniamo poi a sapere che nel georgiano “non esiste la differenza tra il passato prossimo e l’imprefetto”. Non cercate dunque di capire se un georgiano abbia concluso o meno un’opera (tanto che bisogno c’è, concludiamo poco o nulla).

Il dr. Biasin qui avrebbe anche ragione, per 2 verbi soli, però: essere e avere (il secondo pure parzialmente). Noi georgiani sinceramente utilizziamo pure altri verbi per comunicare, semai è stato lui a non insegnarne altri ai suoi studenti.

Forse lui non sa dirci da dove gli sia uscita fuori questa bizzarria. Provo io a dirlo. Ovviamente non ci giuro la testa ma visto che insegno l’italiano a georgiani da 16 anni, è molto probabile che sia andata proprio cosí: parlando dell’imperfetto di “essere” e “avere” gli studenti avranno detto che in georgiano non gli risulta nessuna differenza, ed ecco, senza verifica alcuna, che è arrivata la diagnosi.

Comunque, nulla di grave. Succede, quando uno parla di una lingua che non conosce per niente.

“La forma di cortesia: grave problema in quanto in georgiano è profondamente differente”.

Mi sembra di avere già usato “Mah”. Cambio: dico “Boh”. Spero davvero che il dr. Biasin, dicendo “grave problema”, si riferisse alla generale propensione dei georgiani alla maleducazione: scoperta alla quale lui dedica una notevole parte delle sue riflessioni antropologico-culturali. Altrimenti non saprei come spiegare tutta questa “difficoltà” nell’insegnare la forma di cortesia ai georgiani. Vi spiego: come forma di cortesia in georgiano si usa il “voi” (e, rispettivamente, la forma verbale della seconda persona plurale). Come in alcune altre lingue europee del resto, e come nello stesso italiano di qualche decennio fa: esattamente come in quel “profondo sud dell’Italia di 50 anni fa” al quale, come acutamente nota l’autore, la Georgia assomiglia molto.

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“Pronome personale soggetto: viene sempre pronunciato mentre in italiano viene comunemente omesso. L’uso costante del pronome personale soggetto permette loro di orientarsi meglio nella formazione delle parole per quanto riguarda la coniugazione del verbo e dell’aggettivo”. E ci risiamo.

Michael, ma se i georgiani abusano del pronome personale soggetto non è di certo perché cosi è nella nostra lingua. Bastava pensare alle lingue come l’inglese o il francese (per non parlare del russo) che sono lingue straniere i georgiani hanno studiato prima dell’italiano. Se tu avessi davvero voluto indagare come si è messi coi pronomi in georgiano, avresti scoperto che in georgiano si omette non solo il pronome personale soggetto come in italiano, ma anche quelli di complemento (sia diretto che indiretto) in quanto la forma verbale implica anche i pronomi. Non c’è proprio bisogno di pronunciarli. Dunque basterebbe dire agli studenti che in italiano non c’è bisogno di usare il pronome personale soggetto esattamente come in georgiano. Il vero problema di apprendenti georgiani si manifesta, se mai, nell’opposto: nella omissione dei pronomi personali complemento. (Es.: alla domanda “Hai detto a Marco che Luca è tornato? La stragrande maggioranza dei georgiani risponderebbe: “Sí, ho detto”, anziché “gliel’ho detto”).

Chiudo con i commenti sulla lingua, senza neanche cercare di approfondire cosa voglia dire la misteriosa affermazione “in georgiano i modali si traducono con il futuro”; oppure “negazione “non” si forma in maniera varia e diversa rispetto all’italiano.” Abbiamo anche noi la particella “non”, che si mette tra l’altro, davanti al verbo. Del resto che dire, mi sembra si sia capito che il georgiano non è l’italiano. Le lingue sono diverse tra di loro, è capitato cosí.

Il dr. Biasin avrebbe decisamente potuto evitare alcune dichiarazioni veramente imbarazzanti se avesse rivolto qualche domanda ai colleghi georgiani “poco preparati che non hanno voglia di migliorare e migliorarsi”. Ma a quanto pare lui non ama fare domande. Ama i punti fermi. Per dire “è tipico dei giovani” mi sembra abbia superato il limite di età. Quindi mi sa che c’è dell’altro.

Il dr. Biasin parla molto di insegnanti georgiani di “bassissima preparazione linguistica e glottodidattica”, dell’incapacità di “insegnanti non madrelingua”, degli approcci e manuali “superati da tempo”. Che dire, saranno anche superati, ma non di certo dal dr. Biasin. Avrebbe forse fatto meglio analizzare veramente i motivi per cui a volte (anche spesso, per carità) gli insegnanti di italiano non sono del livello desiderato da loro stessi. Cerco di dirne io qualche parola.

l’insegnamento piú o meno strutturato di italiano in Georgia ha una storia di circa 15 anni. Prima del 1999 l’italiano veniva insegnato (e comunque non prima della fine degli anni 70) come seconda lingua straniera, a scelta con l’inglese e il tedesco, in una sola università della Georgia. Si trattava di circa 2 ore settimanali, e solo per gli studenti che si iscrivevano a Studi Francesi. Parliamo dunque di un numero di studenti limitatissimo e, soprattutto, dell’insegnamento solo di lingua e non di altre discipline come letteratura, civiltà ecc. Abbiamo avuto le prime iscrizioni in Lingua e letteratura italiana solo dalla fine anni 90, e i primi lauerati - nei primi anni 2000. È chiaro che in 10-15 anni è impossibile fare quello che si è fatto nei decenni per l’inglese, il tedesco o il francese. Si sono impegnati a formarsi come insegnanti di italiano le persone che provenivano da formazioni accademiche piú varie e che mancavano dunque di una vera e propria formazione universitaria nelle materie di italianistica. Molte delle persone che insegnano ora l’italiano si sono formate autonomamente. Per me meriterebbero solo ammirazione. È chiaro che tra di loro poi ci sono piú e meno bravi, piú e meno volenterosi a crescere, ma abbiamo ancora tutto avanti, credo. Se penso a ciò che mi raccontano i miei amici italiani sulla qualità di insegnamento delle lingue straniere in Italia, credo che

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in Georgia non siamo messi peggio di tutti. Grazie a quegli insegnanti che il dr. Biasin definisce quasi un branco di testardi incapaci, l’italiano si è diffuso molto negli ultimi anni, è grazie a loro che sono cresciute intere generazioni di studenti bravissimi. Considerato che molti insegnanti di italiano non erano mai stati in Italia fino a pochissimo tempo fa, avremmo dovuto meravigliarci del livello di conoscenza linguistica che hanno, invece di scandalizzarci per quello che non hanno. Ma la capacità di ammirare il successo d’altri hanno solo le persone che 1. abbiano avuto, loro stesse, il successo almeno in qualcosa nella vita e 2. abbiano capacità e voglia di vedere il positivo anche nelle situazioni difficili.

Nell’articolo leggiamo: “L’ambasciata italiana sembra fortemente disinteressata alla promozione della lingua e cultura italiane.”

“Dal gennaio 2010 il progetto (Teach and learn) è esteso anche all’italiano .... ora Il progetto è naufragato a causa del disinteresse dell’Ambasciata e del cambio del governo.”

Leggiamo anche che i giovani insegnatni georgiani hanno la possibilità di fare corsi di aggiornamento grazie alle “borse di studio messe in palio da Perugia e Siena.”

Mi riesce difficile credere che il dr. Biasin non sappia che quasi la totalità delle borse di studio concesse a cittadini georgiani sono erogate dal Ministero degli Affari Esteri italiano. Mentre Siena e Perugia danno pochissime borse (e per ottenerle i georgiani partecipano alla selezione con gli aspiranti da tutto il mondo). Non vedo motivo perché tacere su questo: alla fine sono soldi dei contribuenti italiani, dunque della famiglia, degli amici del dr. Biasin, e anche di lui stesso, ammesso che paghi le tasse in Italia.

Quanto al “naufragio del progetto”, non ne conosco gli sviluppi ma in compenso conosco l’inizio del progetto stesso: so bene che era stato avviato grazie agli sforzi proprio dell’Ambasciata italiana, tanto è vero che l’italiano è stato l’unica lingua diversa dall’inglese, a fare parte di Teach and Learn, progetto che, come spiega anche il dr. Biasin, era nato solo ed esclusivamente con lo scopo della diffusione della lingua inglese. Se tiriamo in ballo le cose, diciamo tutto. Parlando degli “disinteressi” si potrebbe come minimo accennare agli interessi, no? Se no, qualcuno mi spieghi perché.

Il dr. Biasin tace cocciutamente su un’altra cosa importante: con l’iniziativa, se non sbaglio, della Scuola Tsiskari e con il sostegno dell’Ambasciata italiana si era portato avanti il progetto di inserire l’italiano tra le lingue straniere insegnate nelle scuole medie e superiori georgiane. Il Ministero di pubblica istruzione della Georgia aveva bandito una gara di appalto per scegliere i manuali di lingua italiana per ragazzi georgiani. Alla gara in questione era stato presentato l’unico manuale. Quindi, approvato quello, l’italiano sarebbe entrato nelle scuole. La valutazione era affidata a una commissione fatta da 7 componenti indipendenti, dei quali la sottoscritta faceva parte. Il libro è stato “bocciato” da tutti e 7 membri della commissione. Alla chiusura della valutazione ho saputo che il dr. Biasin era co-autore del libro (gli autori erano 2). È fondamentale dire che per tutti quelli che insegnano l’italiano in questo paese era importantissimo che il libro fosse passato. Introdurre l’italiano nelle scuole avrebbe comportato un enorme incremento di studenti in tutto il paese oltre all’aumento dell’attenzione verso la lingua, letteratura e cultura italiana a livello istituzionale. Quindi non bocciare il libro era nel diretto interesse professionale di ogni singola persona che ha a che fare con l’italiano, compresi i membri stessi della commissione. A chi volesse capire perché la sottoscritta abbia bocciato il libro (come gli altri membri della commissione), dico che ne conservo la versione elettronica sul mio PC e può consultarla chiunque ne fosse interessato. Aggiungo solo che far passare quel libro sarebbe stato il compromesso professionale piú grande della mia vita.

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Il dr. Biasin parla del libro della collega georgiana “pieno” di errori di vario genere. La persona in questione potrebbe “giustificarsi” almeno dal fatto di non essere madrelignua (anche se io non sono di questo parere, non si giustificano errori nei manuali). Ma sarei curiosa di sentire la giustificazione degli errori di vario genere nell’opera del dr. Biasin, madrelingua ed “esperto” glottodidatta.

Vado verso la fine. Il divertimento piú grande ci aspetta comunque nella sezione “aspetti culturali e religiosi”. È qui che verrete a conoscenza dei fenomenti che meritano di essere inseriti nelle quide turistiche per attrarre visitatori con interessi antropologici: conoscerete il troglodita georgiano che fa fatica ad ascoltare, a stare fermo, “che abusa di alcol, ma lui stesso non lo percepisce come un problema”. Difficile resistere alla tentazione di salire sull’aereo per la Georgia per conoscere questa bestia primordiale e buzzurra, e pure profondamente omofoba - “IL GEORGIANO”. Conoscerete i principi fondanti della società georgiana: il clan, la mafia, la vendetta, i valori della virilità. Alla fine c’è da chiedersi, ma siamo sicuri che a questo essere non gli manca la parola?

Certo però, chi vorrà leggere di piú si chiederà anche come mai l’Unione Europea stia per firmare l’association agreement con questo branco di zotici?

Ecco alcune citazioni che trovo particolarmente belle:

“L’abuso di alcol rappresenta un forte problema, anche se non è percepito tale dai cittadini. La virilità, la sua continua esaltazione, la profonda e radicata omofobia sono elementi caratterizzanti dei georgiani.”

“A causa delle tradizioni sociali e del lungo dominio sovietico, il georgianio tende ad avere problemi e ad esprimere una vera coscienza critica, con tutte le conseguenze sul piano didattico che questo atteggiamento può avere.” (Qui sembra che il glottodidatta si sia improvvisamente ricordato del titolo dell’articolo e abbia cercato di ritornare sui binari ma ormai il suo treno era deragliato definitivamente).

“Si assiste ad una difficoltà ad essere autonomi, a valutare criticamente la realtà con risultati che agli occhi di europei e americani assumono connotati tragicomici.” Questa è bellissima però! Non capisco proprio perché il dr. Biasin avesse negato di avere scritto un articolo sulla Georgia, quando la Preside della scuola Tsiskari, avendolo saputo per sentito dire, lo aveva convocato per chiedergli cosa avesse scritto.

“...molte cose che i georgiani danno per scontato. Tra queste il loro modo di vivere urbano, un’altissima alfabetizzazione, l’autoritarismo politico e un sistema culturale sovietico ...” La bestia sopradescritta fa ora parte di una società di altissima alfabetizzazione. Ma sempre bestia rimane, lo vedremo.

“La meritocrazia è assente, l’economia rimane basata su rapporti clientelari che bloccano ogni possibilità di crescita.”

“La forte passionalità del georgiano, i suoi atteggiamenti emozionali che sfociano nella maleducazione, almeno per i canoni europei. Il georgiano ha forti difficoltà a mantenere l’attenzione e il silenzio a lungo, per questo è consigliabile realizzabile attività varie”. Ed ecco che la glottodidattica ritorna trionfante in scena. Questa acuta osservazione servirà a noi, insegnanti georgiani, ad abbandonare la frusta e a cercare di mantenere l’attenzione e il silenzio in classe realizzando attività varie. Perché, però, il dr. Biasin non ci voule svelare quali sono queste attività? Michael, ma ci lasci nelle mani di quel dinosauro di Katerinov? :(

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Il bello è sempre in fondo. Lo sanno pure i georgiani. E scopriamo che la famosa “Corsica” con il quale si accanisce particolarmente il dr. Biasin è il maschio georgiano:

“L’umiltà è una caratteristica di cui solitamente difettano i georgiani. Per quanto riguarda le donne georgiane, sia adulte che bambine-adoloscenti, questo problema non si pone essendo comunemente piú diligenti e umili”. Beh io sono salva in quanto femmina. Tremino i maschietti che neanche da bimbi si salvano.

E ora finisco davvero.

La verità, cara EDILINGUA, è che Michael Biasin non dice nulla di particolarmente strano. Ripete, solo che in maniera offensiva e soprattutto fuori posto (intendo le pagine della vostra rivista), i luoghi comuni piú negativi sui georgiani e ci aggiunge pure qualcuno di suo (non gli togliamo l’inventiva). I luoghi comuni sono tali perché c’è del vero dentro. Altrimenti non esisterebbero. L’importante è vedere anche il positivo e soprattutto avere la lucidità e l’onestà, umana e intellettuale, di non omettere i fatti, di non oscurare la realtà volutamente. E, sempre e ovunque, di evitare la superficialità, umana e professionale che sia. Se si parte da questi presupposti di base e si ha un minimo di rispetto verso sé stessi e verso il paese ospitante, c’è sempre spazio sia per ridere sia per criticare. Tante persone tra i miei destinatari ricorderanno quante volte abbiamo parlato dei problemi della società georgiana criticando, anche ferocemente (e io prima di tutti), moltissimi aspetti che costituiscono il modo di vita in questo paese. Anche con Michael Biasin ho parlato tante volte dei problemi di insegnamento in Georgia, delle cose da fare, tante, tante cose da fare. Per questo sono rimasta meravigliata che lui non mi avesse mai fatto sapere che era uscito un suo articolo sulla Georgia. Non so se l’ha fatto perché sapeva di essere stato offensivo nei confronti del paese in cui vive e lavora. Non credo, purtroppo.

Ho perso io e fatto perdere a voi cosí tanto tempo per dire al dr. Biasin che cosí non si scrive, non è cosí che si fa la critica, e alla redazione di Edilingua - che non si pubblica su una rivista specializzata un testo di questo livello e per lo piú - offensivo nei confronti di un’intera nazione. Si dovrebbe stare piú attenti se si vuole essere professionali.

Se amo l’italia e gli italiani non perché ho incontrato solo brava gente in Italia, non perché gli italiani non mi abbiano deluso, non perché non abbia sperimentato personalmente e numerosissime volte le manifestazioni di profonda omofobia, xenofobia, limitatezza culturale e intellettuale da alcuni italiani. No. Ma neanche la piú amara delle esperienze personali mi farebbe parlare male dell’Italia. Per me l’Italia è rappresentata dai miei amici italiani assolutamente straordinari che odiano come me tutto quello è omofobo, xenofobo o umanamente e culturalmente limitato. E non mi interessa sapere se quelli come i miei amici rappresentano la maggioranza o meno in Italia. Non si può generalizzare cosi semplicemente, dr. Biasin, e descrivere “l’italiano”, “il georgiano”, “il francese” o chiunque altro in questi termini. Ecco cosa è veramente superato nel mondo di oggi, altro che i testi di Katerinov. Quanto ai materiali, possono essere buoni tutti, se uno sa insegnare, cosi come i libri piú belli non servono a nulla in mano a degli zotici. Per me esistono persone che valgono o non valgono, ed esistono culture e nazioni che per varie ragioni storiche, geografiche, culturali o altre ancora, sono ai livelli di sviluppo sociale diversi tra di loro.

Si può scrivere tutto, ma ci vuole tanta sensibilità umana e intellettuale quando si toccano certi argomenti. E tanta conoscenza. Altrimenti, il silenzio è sempre d’oro.

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