Arte astratta

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ASTRATTISMO L’astrattismo non è più una corrente artistica nuovissima, dunque, anche se spesso divide ancora l’animo e i giudizi del pubblico. Ma se è vero che l’astrattismo, nelle sue varie forme, suscita polemiche vivaci, è vero anche che ormai più nessuno mette in dubbio la sua importanza e la sua posizione rappresentativa nell’arte del nostro tempo. L’arte senza soggetto Astrarre, spiega il vocabolario, significa “separare con la mente”, un’operazione mentale per cui dalla realtà concreta, visibile, si stacca, si separa qualche elemento, il quale viene considerato in sé e per sé. Ma che cosa “separa” l’artista che produce un’opera astratta? Ciò che egli separa sono forme, colori, linee, volumi e li rappresenta così come sono, allo stato puro, senza alcun riferimento alla realtà concreta e facilmente riconoscibile. Ma, nonostante la perplessità con cui questo procedimento viene ancora accolto da qualcuno, esso non è puro, gratuito “gioco” della fantasia dell’artista, e tanto meno una moda. L’artista astratto isola tutti questi elementi, e li rappresenta indipendentemente da un soggetto, per mettere in risalto gli autentici valori dell’espressione artistica. Spieghiamoci con un esempio. Supponiamo di esaminare uno dei tanti capolavori della pittura cosiddetta figurativa, cioè quella in cui il soggetto e la scena rappresentata, è facilmente riconoscibile da chiunque. Potrebbe essere una battaglia di Paolo Uccello, un paesaggio di Van Gogh, una natura morta del Seicento. Senza dubbio il soggetto rappresentato in tali capolavori può essere interessante e suggestivo. Ma è chiaro che esso non serve a spiegare la “bellezza” artistica del dipinto. Se questo dovesse essere considerato opera d’arte solo perché rappresenta fedelmente la realtà delle cose, è evidente che il suo valore artistico sarebbe infinitamente inferiore a quello di una qualsiasi fotografia, la quale registra con la più assoluta fedeltà l’aspetto “vero” della realtà. Ciò che invece determina il valore artistico di un dipinto, di una scultura è l’insieme degli elementi formali ed espressivi di cui l’artista si è servito; accostamento di colori, di luci, di linee, di forme, di volumi di composizione e così via. È questo infatti, l’autentico linguaggio della pittura. Il moderno artista astratto si libera dei limiti costituiti dal “soggetto” per poter esprimere il più liberamente possibile una propria necessità interiore (come diceva Kandinskij) o l’ordine interno della realtà (come diceva Mondrian) o qualsiasi altra idea compresa l’esaltazione degli strumenti dell’espressione pittorica. L’ultimo passo d’una evoluzione Per comprendere meglio il passaggio dall’arte figurativa a quella astratta, è utile risalire un breve tratto, l’ultimo della storia dell’arte moderna. Fu infatti con la rivoluzione dell’Impressionismo che quelli che abbiamo definito i vari valori puri dell’arte acquistano una vita autonoma. Gli impressionisti diedero molto risalto ai valori della luce e della particolare atmosfera che essa crea. In seguito i Fauves accentuarono l’importanza del colore puro, mentre i cubisti sottolinearono i valori della forma e della composizione. Queste successive rivoluzioni artistiche avevano in comune un elemento; tutte tendevano ad eliminare progressivamente la cosa raffigurata, per lasciare libero il campo alle esigenze di espressione più proprie dell’artista. Per capire ancora meglio questo concetto, si pensi alla musica che non “racconta” niente, eppure ci tiene avvinti nell’ascolto e provoca in noi sensazioni diverse e di intensità molto varia. L’astrattismo, in un certo senso, non fece che chiedere per la pittura gli stessi diritti della musica; essere apprezzati per la sua armonia, la bellezza dei colori e delle linee senza la necessità di un soggetto reale, se il pittore non ne sente l’esigenza. Eliminato il “soggetto”, l’opera d’arte risulterà pura, libera da ogni rapporto con la realtà, rivelatasi un pretesto; un’opera astratta appunto. I maestri del Blaue Reiter Le prime opere astratte di Wassilij Kandinskij , il “padre del movimento”, risalgono al 1910 circa. Nello stesso periodo a Parigi, Pablo Picasso e George Braque scandalizzavano il pubblico con il loro cubismo analitico. Le teorie di Kandinskij, espresse in una serie di scritti teorici assai impegnativi, furono ben presto condivisi da un gruppo di artisti d’avanguardia, tra i quali era anche Paul Klee, il pittore svizzero che sarebbe poi stato conosciuto e amato anche dal grosso pubblico “poeta dell’Astrattismo”. Tutti insieme, questi audaci innovatori fondarono nel 1912 a Monaco di Baviera, un cenacolo artistico che prese il nome di Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), dal titolo di un quadro di un grande maestro russo Kandinskij. È facile immaginare quanto scalpore facessero allora le opere degli artisti raccolti attorno a Kandinskij e gli altri successivi grandi teorici del movimento astrattista, artisti pensatori di grane serietà ed impegno quali Klee, l’olandese Piet Mondrian, Teo Van Doesburg e parecchi altri. Basterebbe leggere le opere di questi artisti per comprendere, se ce ne fosse ancora bisogno, come i più grandi degli artisti astratti non siano avventurieri scapigliati, ma pittori dotati di una solidissima preparazione tecnica e culturale. L’Astrattismo è stato, insomma, un movimento rinnovatore sorto non per gusto della bizzarria, ma perché appariva ai suoi iniziatori come la logica, inevitabile conclusione di un lungo lavorio filosofico, di ricerca estetica, cui s’univa naturalmente quella misteriosa e quasi profetica intuizione lirica che appartiene al “genio” del vero artista. 1

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Dispensa e riassunto dell'arte astratta

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ASTRATTISMO

L’astrattismo non è più una corrente artistica nuovissima, dunque, anche se spesso divide ancora l’animo e i giudizi del pubblico. Ma se è vero che l’astrattismo, nelle sue varie forme, suscita polemiche vivaci, è vero anche che ormai più nessuno mette in dubbio la sua importanza e la sua posizione rappresentativa nell’arte del nostro tempo.

L’arte senza soggettoAstrarre, spiega il vocabolario, significa “separare con la mente”, un’operazione mentale per cui dalla realtà concreta, visibile, si stacca, si separa qualche elemento, il quale viene considerato in sé e per sé. Ma che cosa “separa” l’artista che produce un’opera astratta?

Ciò che egli separa sono forme, colori, linee, volumi e li rappresenta così come sono, allo stato puro, senza alcun riferimento alla realtà concreta e facilmente riconoscibile. Ma, nonostante la perplessità con cui questo procedimento viene ancora accolto da qualcuno, esso non è puro, gratuito “gioco” della fantasia dell’artista, e tanto meno una moda. L’artista astratto isola tutti questi elementi, e li rappresenta indipendentemente da un soggetto, per mettere in risalto gli autentici valori dell’espressione artistica.

Spieghiamoci con un esempio. Supponiamo di esaminare uno dei tanti capolavori della pittura cosiddetta figurativa, cioè quella in cui il soggetto e la scena rappresentata, è facilmente riconoscibile da chiunque. Potrebbe essere una battaglia di Paolo Uccello, un paesaggio di Van Gogh, una natura morta del Seicento. Senza dubbio il soggetto rappresentato in tali capolavori può essere interessante e suggestivo. Ma è chiaro che esso non serve a spiegare la “bellezza” artistica del dipinto. Se questo dovesse essere considerato opera d’arte solo perché rappresenta fedelmente la realtà delle cose, è evidente che il suo valore artistico sarebbe infinitamente inferiore a quello di una qualsiasi fotografia, la quale registra con la più assoluta fedeltà l’aspetto “vero” della realtà.

Ciò che invece determina il valore artistico di un dipinto, di una scultura è l’insieme degli elementi formali ed espressivi di cui l’artista si è servito; accostamento di colori, di luci, di linee, di forme, di volumi di composizione e così via. È questo infatti, l’autentico linguaggio della pittura.

Il moderno artista astratto si libera dei limiti costituiti dal “soggetto” per poter esprimere il più liberamente possibile una propria necessità interiore (come diceva Kandinskij) o l’ordine interno della realtà (come diceva Mondrian) o qualsiasi altra idea compresa l’esaltazione degli strumenti dell’espressione pittorica.

L’ultimo passo d’una evoluzionePer comprendere meglio il passaggio dall’arte figurativa a quella astratta, è utile risalire un breve tratto, l’ultimo

della storia dell’arte moderna. Fu infatti con la rivoluzione dell’Impressionismo che quelli che abbiamo definito i vari valori puri dell’arte acquistano una vita autonoma. Gli impressionisti diedero molto risalto ai valori della luce e della particolare atmosfera che essa crea. In seguito i Fauves accentuarono l’importanza del colore puro, mentre i cubisti sottolinearono i valori della forma e della composizione. Queste successive rivoluzioni artistiche avevano in comune un elemento; tutte tendevano ad eliminare progressivamente la cosa raffigurata, per lasciare libero il campo alle esigenze di espressione più proprie dell’artista. Per capire ancora meglio questo concetto, si pensi alla musica che non “racconta” niente, eppure ci tiene avvinti nell’ascolto e provoca in noi sensazioni diverse e di intensità molto varia.

L’astrattismo, in un certo senso, non fece che chiedere per la pittura gli stessi diritti della musica; essere apprezzati per la sua armonia, la bellezza dei colori e delle linee senza la necessità di un soggetto reale, se il pittore non ne sente l’esigenza. Eliminato il “soggetto”, l’opera d’arte risulterà pura, libera da ogni rapporto con la realtà, rivelatasi un pretesto; un’opera astratta appunto.

I maestri del Blaue ReiterLe prime opere astratte di Wassilij Kandinskij, il “padre del movimento”, risalgono al 1910 circa. Nello stesso

periodo a Parigi, Pablo Picasso e George Braque scandalizzavano il pubblico con il loro cubismo analitico. Le teorie di Kandinskij, espresse in una serie di scritti teorici assai impegnativi, furono ben presto condivisi da un gruppo di artisti d’avanguardia, tra i quali era anche Paul Klee, il pittore svizzero che sarebbe poi stato conosciuto e amato anche dal grosso pubblico “poeta dell’Astrattismo”. Tutti insieme, questi audaci innovatori fondarono nel 1912 a Monaco di Baviera, un cenacolo artistico che prese il nome di Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), dal titolo di un quadro di un grande maestro russo Kandinskij.

È facile immaginare quanto scalpore facessero allora le opere degli artisti raccolti attorno a Kandinskij e gli altri successivi grandi teorici del movimento astrattista, artisti pensatori di grane serietà ed impegno quali Klee, l’olandese Piet Mondrian, Teo Van Doesburg e parecchi altri. Basterebbe leggere le opere di questi artisti per comprendere, se ce ne fosse ancora bisogno, come i più grandi degli artisti astratti non siano avventurieri scapigliati, ma pittori dotati di una solidissima preparazione tecnica e culturale. L’Astrattismo è stato, insomma, un movimento rinnovatore sorto non per gusto della bizzarria, ma perché appariva ai suoi iniziatori come la logica, inevitabile conclusione di un lungo lavorio filosofico, di ricerca estetica, cui s’univa naturalmente quella misteriosa e quasi profetica intuizione lirica che appartiene al “genio” del vero artista.

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Page 2: Arte astratta

I capiscuolaWassilij Kandinskij ha dato l’impronta a tutto il filone dell’arte astratta. Ma pur trascurando altri grandissimi,

bisogna parlare di altri due maestri, due “classici” dell’Astrattismo, che hanno indicato nuove possibilità espressive all’arte astratta: Paul Klee e Piet Mondrian.

Lo svizzero Paul Klee propone un programma artistico assai singolare: “essere astratto, ma con dei ricordi”, come scrisse nei suoi interessanti diari. I ricordi cui allude sono quelli della realtà che sono sempre qua e là presenti nelle sue opere, ma deformati dal pensiero, immersi in un’atmosfera incredibilmente suggestiva. Klee rappresenta, per dire così, la corrente lirica dell’astrattismo venata di malinconia e sovente anche di un garbato umorismo; come una poetica nostalgia di un mondo perduto.

L’olandese Piet Mondrian, invece rappresenta il polo opposto rispetto a Klee. L’Astrattismo, rigoroso, implacabilmente astratto, fin dalle estreme conseguenze. Egli giunse all'astrattismo (come alcuni altri) indipendentemente dalle esperienze di Kandinskij e di Klee. Ai suoi dipinti volle dare una forma il più possibile “pura” e per questo evitò non solo il ben che minimo riferimento a un soggetto, ma anche tutti quegli elementi (linee curve, forme mosse, volumi tratteggiati con sfumature di colore) che potessero dare l’illusione dello spazio e del movimento. È per tale motivo che nei suoi quadri non esistono altro che linee rigorosamente diritte, incrociate ad angoli retti, e i colori sono uniformi, compatti come tasselli, senza il minimo segno del pennello ad animarli. Eppure, anche queste opere apparentemente fredde hanno una loro poesia, l’equilibrio della composizione, gli accordi delle tinte, la maggiore o minore “sonorità” dei colori. Una poesia che sembra esprimere un aspetto particolare della sensibilità del nostro tempo; l’interesse per le leggi profonde, per la struttura intima della realtà.

Con Mondrian ci troviamo di fronte a un Astrattismo architettonico, strutturale che elimina ogni contenuto soggettivo.

L’arte di Mondrian ha avuto un’influenza enorme, anche in campi diversi dalla pittura, come l’architettura e le arti industriali moderne, l’arredamento, la decorazione di tessuti e la moda del vestire.

Astrattismo e ramificazioneL’Astrattismo, con l’andare del tempo, ebbe molte ramificazioni ed elaborò anche principi nuovi e in gran parte

anche diversi da quelli “classici”. Si chiamò di volta in volta Raggismo, Costruttivismo, Neoplasticismo, Spazialismo, Gestualismo, Informale e così via. Si chiamò polemicamente Arte concreta, proprio per ribadire che gli elementi su cui esso si fonda sono gli unici che contino, gli unici che rendano concretamente “possibile” l’opera d’arte.

A questo punto se volessimo seguire tutte le ramificazioni dell’arte astratta, finiremo per parlare di tutta l’arte contemporanea. Infatti l’astrattismo, con gli altri movimenti del primo Novecento, ha dato origine all’arte di oggi.

L’arte astratta deve essere espressivaUn’opera astratta non ha nulla di quell’impulso bizzarro e disordinato che molto spesso la parte meno

competente del pubblico è indotta ad attribuire ai seguaci dell’Astrattismo. Lo stesso Kandinskij, fin dall’inizio, l’aveva detto loto chiaramente. Nel suo libro intitolato “Della spiritualità dell’arte” egli dà una spiegazione esauriente dei principi che, secondo lui, regolano la visione artistica astratta. La forma e il colore, egli afferma, considerati in se stessi, avulsi da qualsiasi riferimento agli oggetti della realtà, bastano da soli a esprimere un’emozione interiore dell’artista, e a comunicarla agli altri. È necessario combinare soltanto forme e colori nel modo più rispondente all’emozione che si vuol esprimere, così come la musica, l’espressione astratta per eccellenza, non è che un insieme di suoni combinati il più armonicamente possibile. Ma perché questo tipo di pittura così “scorporizzata” possa riuscire artisticamente valida è necessario curare con infinita attenzione l’opera che, alla fine, apparirà tanto spontanea e quasi buttata giù a casaccio, seguendo un volo della fantasia. Le leggi della composizione, la conoscenza di tutte le possibilità espressive dei colori e dei vari materiali, la ricerca di accordi e dissonanze tra tinte, tra forme, tra volumi: probabilmente pochi artisti sono altrettanto preparati degli artisti astratti. Tutto ciò è necessario perché l’opera, anche se astratta, diventi veramente espressiva.

I continuatori dei “padri”Molti artisti, di ogni paese, seguirono con successo la via aperta dai maestri dell’Astrattismo, cioè da Kandinskij,

Klee e Mondrian. Già nei primi decenni del secolo, in Russia, l’arte astratta si era affermata specialmente per opera dei pittori Kasimir Malevic Vladimir Tatlin e Michail Larinov. In Olanda, patria di Mondrian, attirò molta attenzione l’arte di Theo Van Doesburg, noto anche per la sua attività di scrittore e di saggista. Ben Nicholson e Victor Pasmore furono invece i più sensibili interpreti dell’astrattismo inglese.

In Italia, l’Astrattismo fece la sua prima comparsa ufficiale nel 1934 con i pittori Atanasio Soldati, Osvaldo Licini, Mauro Reggiani, Mario radice, Manlio Rho. Una nuova esplosione d’arte avvicinabile al movimento astrattista anche se conosciuto con denominazioni diverse si ebbe dopo la II Guerra Mondiale. Tra questi più recenti eredi di maestri “astratti”, si possono ricordare alcuni pittori molto dotati: Victor Vasarely, Serge Poliakoff,Hans Hartung, Jackson Pollock, Wilhelm de Kooning, Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi.

(Tratto da: Enciclopedia del Sapere – Fratelli Fabbri Editori)

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