Arredo urbano: occorre fare sempre una scelta oculata ... · Quando la pietra ti arreda la piazza...

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Sapete, è come mettere su casa... Arredo urbano: occorre fare sempre una scelta oculata La città è la casa di tutti noi, una casa di cui debbono aver cura le Amministrazioni locali e i cittadini. Nelle nostre abitazioni di Sergio Madonini desideriamo stare comodi ed essere sicuri, per questo siamo molto attenti alle scelte dei complementi di arredo. Anche le città meritano questa attenzione e il motivo è intuibile: una città ben tenuta e ar- redata invoglia a uscire per una passeggiata, una sosta nelle piazze, un incontrarsi per le vie del centro e nei giardini. E tutto ciò significa anche sicurezza perché là dove i cittadini si sono riappropriati degli spazi pubblici, la microcriminalità o le presenze di realtà turbative si sono ridotte, anche grazie agli strumenti che le tecnologie mettono a disposizione per il controllo del territorio. Come per un’abitazione, la scelta di un arredo urbano deve tener conto della storia, della struttura dei tessuti urbani in cui si va a inserire (o togliere, perché arredare può voler dire anche questo) un com- plemento, panchina, cestino, fontana, gioco che sia. È fondamentale, quindi, un’attenta pianificazione degli interventi, che veda il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza. In questi processi di trasformazione, inoltre, può risultare utile, soprattutto alle imprese, poter contare su documentazione che raccolga in un unico “manuale” tutte le informazioni tecniche relative all’arredo urbano. Da que- sta triangolazione, Comune - cittadini - imprese, possono nascere progetti adeguati, funzionali e per- ché no belli. Tuttavia, esistono aspetti, oggi, che travalicano il mero arredo urbano. Le componenti urbanistiche e architettoniche si connettono a quelle socio-economiche, alle azioni e relazioni che si sviluppano nei luo- ghi pubblici della città, creando un insieme organico. Coniugare queste diverse componenti non è sem- pre semplice e si rivela utile trovare un linguaggio che ne consenta il dialogo. L’arte, in particolare quel- la contemporanea, può avere un ruolo significativo in tal senso. Gli elementi che caratterizzano l’arredo urbano non finiscono qui. È un sistema ben complesso che non si può limitare all’inserimento o all’eliminazione di complementi. C’è per esempio un argomento che at- traversa tutti gli interventi di queste pagine: i costi di manutenzione. In un periodo di difficoltà, poter contare su installazioni che non richiedono manutenzione frequente è di certo un sollievo per le casse comunali. Laddove, invece, si deve contare su una manutenzione costante, è bene, come suggeriscono taluni imprenditori, abbandonare progetti faraonici per garantire un’adeguata attenzione al prodotto, onde evitare di trovarsi, nel breve periodo, a dover intervenire per sostituirlo. L’attenta pianificazione di cui dicevamo ha anche questa finalità. Tuttavia, per operare una scelta oculata si rivela utile conoscere i prodotti e dialogare con le imprese. Un po’ come facciamo quando mettiamo su casa. > editoriale ARREDO URBANO E SICUREZZA strategie amministrative 3

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Sapete, è come mettere su casa...Arredo urbano: occorre fare sempre una scelta oculata

La città è la casa di tutti noi, una casa di cui debbono aver cura le Amministrazioni locali e i cittadini. Nelle nostre abitazioni

di Sergio Madonini

desideriamo stare comodi ed essere sicuri, per questo siamo molto attenti alle scelte dei complementidi arredo. Anche le città meritano questa attenzione e il motivo è intuibile: una città ben tenuta e ar-redata invoglia a uscire per una passeggiata, una sosta nelle piazze, un incontrarsi per le vie del centroe nei giardini. E tutto ciò significa anche sicurezza perché là dove i cittadini si sono riappropriati deglispazi pubblici, la microcriminalità o le presenze di realtà turbative si sono ridotte, anche grazie aglistrumenti che le tecnologie mettono a disposizione per il controllo del territorio. Come per un’abitazione, la scelta di un arredo urbano deve tener conto della storia, della struttura deitessuti urbani in cui si va a inserire (o togliere, perché arredare può voler dire anche questo) un com-plemento, panchina, cestino, fontana, gioco che sia. È fondamentale, quindi, un’attenta pianificazionedegli interventi, che veda il coinvolgimento e la partecipazione della cittadinanza. In questi processi ditrasformazione, inoltre, può risultare utile, soprattutto alle imprese, poter contare su documentazioneche raccolga in un unico “manuale” tutte le informazioni tecniche relative all’arredo urbano. Da que-sta triangolazione, Comune - cittadini - imprese, possono nascere progetti adeguati, funzionali e per-ché no belli. Tuttavia, esistono aspetti, oggi, che travalicano il mero arredo urbano. Le componenti urbanistiche earchitettoniche si connettono a quelle socio-economiche, alle azioni e relazioni che si sviluppano nei luo-ghi pubblici della città, creando un insieme organico. Coniugare queste diverse componenti non è sem-pre semplice e si rivela utile trovare un linguaggio che ne consenta il dialogo. L’arte, in particolare quel-la contemporanea, può avere un ruolo significativo in tal senso.Gli elementi che caratterizzano l’arredo urbano non finiscono qui. È un sistema ben complesso che nonsi può limitare all’inserimento o all’eliminazione di complementi. C’è per esempio un argomento che at-traversa tutti gli interventi di queste pagine: i costi di manutenzione. In un periodo di difficoltà, potercontare su installazioni che non richiedono manutenzione frequente è di certo un sollievo per le cassecomunali. Laddove, invece, si deve contare su una manutenzione costante, è bene, come suggerisconotaluni imprenditori, abbandonare progetti faraonici per garantire un’adeguata attenzione al prodotto,onde evitare di trovarsi, nel breve periodo, a dover intervenire per sostituirlo. L’attenta pianificazionedi cui dicevamo ha anche questa finalità.Tuttavia, per operare una scelta oculata si rivela utile conoscere i prodotti e dialogare con le imprese.Un po’ come facciamo quando mettiamo su casa.

> editoriale

ARREDO URBANO E SICUREZZA

strategie amministra tive

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> editorialeSapete, è come mettere su casa... 3

di Sergio Madonini

> Arredo Urbano e SicurezzaNon basta piantare alberi emettere panchine alle fermate dei bus 6

di Gennaro Castellano

Partire dalla bellezza e dall’umano 8di Bernarda Ricciardi

Il manuale del perfetto arredatore 12di Sergio Madonini

Prezioso contributo dall’arredo urbano 14di Simone Dattoli

Quelle nuove geografie urbane 16a cura di Sergio Madonini

Una progettazione consapevole 20di Silvana Garufi

Non solo marmo, ma anche design 24a cura di Sergio Madonini

Avanti con le rotatorie, purché siano belle 28a cura di Sergio Madonini

Se la panchina fosse stata in acciaio... 30di Sergio Madonini

Ritrovarsi attorno a una fontana 32di Sergio Madonini

Parchi giochi per grandi e piccini 34di Sergio Madonini

Ricostruire e attrezzare spazi di aggregazionenel tessuto urbano 36

di Simone Dattoli

Quando la pietra ti arreda la piazza 39di Roberta Cassina

L’indelebile cancellabile 40di Raffaele De Simone

C’è un sistema per abbattere i pali 42di Sergio Madonini

Cosa devi mettere sopra il lampione 44di Michela Focchi

Le cose che si devono sapereprima di installare le telecamere 46

di Roberta Cassina

Uno sguardo intelligente 48di Roberta Cassina

Non solo luoghi per tutte le stagioni 50di Paolo Aina

Supplemento a Strategie Amministrative, mensile di notizie e commenti peramministratori e funzionari degli enti locali

Anno VII numero 3 > settembre 2009

A cura di Lo-C.A.L.associazione promossa da Anci Lombardia e Legautonomie Lombardiain collaborazione con Upel

Direttore responsabileFerruccio Pallavera

VicedirettoriAngela Fioroni, Giulio Gallera

RedazioneSergio Madonini, Lauro Sangaletti

Hanno collaborato a questo numeroPaolo Aina, Roberta Cassina, Gennaro Castellano, Paolo Covassi, SimoneDattoli, Raffaele De Simone, Michela Focchi, Silvana Garufi, Sergio Madonini,Francesca Minniti (grafica), Ferruccio Pallavera, Bernarda Ricciardi, LauroSangaletti

Per contattare la redazionee-mail [email protected]. 02.26707271 fax 02.25362042posta via Meucci, 1 - 20093 Cologno Monzese - MI

Edizione on-linewww.strategieamministrative.it

Direttore responsabileFerruccio Pallavera

RedazioneSergio Madonini - Lauro SangalettiMassimo Simonetta

MarketingSimone Dattoli (responsabile), Raffaele De Simone

PubblicitàConcessionaria esclusivaAncitel Lombardia Srlvia Meucci, 1 - 20093 Cologno Monzese (Mi)tel. 02 26707271e-mail [email protected]

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EditoreAncitel Lombardia SrlPiazza Duomo, 21 - 20121 Milano

Progetto graficoFrancesca Minniti

Impaginazione Globe Comunicazione s.r.l.

StampaCentro Stampa Quotidiani spavia dell’Industria 52 - 25030 Erbusco (Bs)

DistribuzioneLa rivista viene inviata in 30.000 copie agli amministratori, ai segretari e aidirigenti degli Enti Locali aderenti a Anci, Legautonomie e Upel dellaLombardia

RegistrazioneTribunale civile di Milanon. 114 del 18/02/2002

Chiuso in redazione il 16 settembre 2009

strategie amministra tive

s o m m a r i o

N°3

Non basta piantare alberi emettere panchine alle fermate dei bus

Competenze e dialogo nei processi di trasformazione urbana

L’urban design è un insieme complesso di interventi

di Gennaro Castellano

nello spazio pubblico, quale luogodella partecipazione collettiva, cheriguarda molto da vicino ambiti qua-li l’urbanistica, l’architettura, la so-ciologia urbana, l’arte contempora-nea e che assume significato politi-co nel momento in cui è dicompetenza della governance pub-blica. Tutti i luoghi abitati e le cittàin particolare sono un insiemeorganico composto da un cor-po e un’anima. Per corpo in-tendiamo la struttura urbani-

stica e l’insieme degli elemen-ti architettonici pubblici e pri-vati, per anima tutto l’univer-so di azioni e relazioni che inessa si svolgono. Ogni città è

lo specchio di chi la abita e dichi la governa; è semplicisticoattribuire la responsabilità deldegrado urbano al malcostu-me degli abitanti; è più eleva-

ta la propensionea credere che inbuona misura siala conseguenza diuna mancata ri-sposta alle do-mande di vivibi-lità, di sicurezza,di bellezza e fun-zionalità che lacittadinanza ri-volge a chi li go-verna.Non basta allorapiantare alberi epiante in giro,mettere panchinealle fermate deitram o consumar-

si in una lotta persa in parten-za tra la discussa pratica deiwriters e gli addetti alla puli-zia. Bisogna andare alla radicedel problema e capire qualisono le preoccupazioni che cisono alla base di comporta-menti distruttivi o anche solodi indifferenza. La città ha bisogno di inter-venti organici, di risposte atutto campo inserite in unastrategia coordinata: dall’u-

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Particolari della scultura “Ago e filo” edella fontana che fanno parte del progettodi riqualificazione di piazzale Cadorna aMilano, opera dell’architetto Gae Aulenti(1998-2000) - Foto di Luciano Caponigro -

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niformità degli stili degli in-terventi urbani al recupero distilemi tradizionali, là dovene valga la pena; dai servizialla cittadinanza, compresiquelli per le fasce più esigen-ti, a una segnaletica funzio-nale ma non intrusiva; daipercorsi pedonali e ciclabili,alle aree verdi. Si dovrebbe considerare lapossibilità di utilizzo delleantiche corti per attivitàcommerciali e dei piani terradegli stabili di nuova costru-zione, come attraversamentidella città stessa; rifornire diilluminazione sufficiente an-che le zone meno frequentate,

i centri attrezzati per il tempolibero dei giovani e non solo.Costruire luoghi di culto percoloro che appartengono adaltre religioni, centri culturaliper stranieri. Si potrebbe nonfinire mai, ciò che più conta èche tutto questo non piovadall’alto, ma che sia frutto diuna progettazione partecipatain cui i cittadini, nella misuradel possibile, vengono chia-mati direttamente in causacon proposte e suggerimenti. È evidente che il carattere diun luogo non è legato solo alsuo aspetto architettonico, maanche alla qualità sociale, re-lazionale, al senso di apparte-

nenza che genera in chi lo vi-ve abitualmente ma che vieneimmediatamente percepitoanche da quelli che vi passa-no un periodo breve di lavoro,e dai turisti. I processi di trasformazioneurbana richiedono, semprepiù, competenze articolate ecapacità di dialogo tra gli ope-ratori. L’arte contemporanea,in particolare la metodologiadefinita public art, è forte-mente pervasa da una com-ponente interdisciplinare, ein processi complessi comequelli sopra descritti è in gra-do di avanzare proposte dalforte valore attrattivo, co-niugando discipline quali ar-te, urbanistica e architetturae facendole interagire consettori avanzati quali la so-ciologia urbana e l’architet-tura del paesaggio.Occorre riconoscere agli entipubblici promotori dell’ope-razione un ruolo che non silimita a una sponsorship mache punta a una partnership,evidenziandone missione evisione. Uno fra gli elementiche connota in modo nuovoe originale la pratica che co-munemente viene chiamataConsensual buildings è l’in-serimento dei futuri consu-matori tra gli attori del pro-cesso generativo di ciò che sista progettando. Le città og-gi sono la scena di grandicambiamenti del concetto diabitare e di vivere: analizza-re il fenomeno urbano e lesue trasformazioni è unadelle più importanti sfide in-tellettuali che si possano af-frontare.

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Le pensiline di fronte alla Stazione delle Nord in piazza Cadorna a Milano(Architetto Gae Aulenti)

Quando si incontrano un artista e un segretario comunale

Un incontro è tale se genera qualcosa di nuo-vo. Un artista - Gen-naro Castellano - e unsegretario comunale -Antonella Annecchia-rico - si sono incon-trati e riconosciutinella medesima pas-sione ideale: rinno-vare le città a partiredalla bellezza e dall’umano.Concordi e non lontani daquella “volontà di dimostrareche si vuole costruire perl’uomo il paradiso in terra”,come ebbe a dire il grandeviennese Alvar Aalto, riferen-dosi allo sforzo della proget-tazione architettonica.Alle Amministrazioni interes-sate a riqualificare lo spaziourbano, Gennaro e Antonellahanno veramente da direqualcosa.

�� Come si può far bella una cittàattraverso l’arte?Castellano: “Arredare la cittànon significa collocare oggetticon specifiche funzioni - lam-pioni, panchine, segnaletiche.Un’opera d’arte nasce in unluogo, appartiene al luogostesso, e ne diviene la suaprincipale risorsa.L’esempio più eclatante è ilpaesino di Monterchi, dovePiero della Francesca ha di-pinto la Madonna del Parto.La grandezza di quest’operapittorica è al di là del tempo edel luogo, ma si può dire chequi l’intuizione di un ammini-stratore abbia garantito seco-li di sopravvivenza a un pic-colo centro che forse, altri-menti, sarebbe sopravvissutosolo con la raccolta di noccio-line”.

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Alcuni vasi in poliestere (30kgdi peso e 1,5m di altezza) che

hanno abbellito le strade diZurigo. I vasi sono stati

realizzati da diversi artisti

Partire dalla bellezza e dall’umanodi Bernarda Ricciardi

Antonella Annecchiarico: Segretariocomunale . Si occupa negli enti locali

in Lombardia di pianificazionestrategica, controllo di gestione,

pianificazione-gestione-valutazionedelle risorse umane

Gennaro Castellano:Artista. Presente con lesue opere in importantigallerie nazionali.Fondatore nel 2004dell’associazione perl’arte contemporaneaReporting System

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

�� Quale valore assume quindiun’opera d’arte contemporanea nelsuo luogo di appartenenza?Castellano: “L’opera d’arte èportatrice di un messaggioche deve poter sopravvivere eveicolarsi indipendentementedall’oggetto stesso. Un esempio riuscito è quellorealizzato nell’ambito delProgetto Zingonia: si trattadella creazione in loco di ope-re, attualmente conservatenel Palazzo Comunale di Cise-rano. Il soggetto pittorico del-la mia creazione è stato con-cepito e generato nell’incon-tro tra artista e popolazione,in gran numero di origineafricana, residente in questavasta area industriale alla pe-riferia di Bergamo.”

Annecchiarico: “Una delledifficoltà che le Amministra-

zioni comunali riscontranosta proprio nel riuscire a en-trare nel tessuto di questerealtà abitative, problemacomune a molte delle nostrecittà. La novità del Progetto Zingo-nia sta nell’aver proposto lafigura dell’artista quale per-sonalità super partes rispettoa quelle istituzionali - ordinepubblico, assistenza sociale -consentendo così di aprireuna strada per ogni interven-to utile alla interculturalità.”

�� Allora possiamo dire che l’arteviene in aiuto alle Amministrazioni?Annecchiarico: “Quando siparla di arte contemporaneabisogna ammettere che daparte delle Amministrazionipubbliche c’è pochissima co-noscenza del settore; sarebbenecessaria una formazione

specifica, come del resto unuso del denaro pubblico af-francato dal compiacimentodella committenza. Credo siaimportante fare un distinguotra “arredo urbano” e investi-mento culturale attraversocreazioni artistiche.”

Castellano: “Le politiche pub-bliche italiane coniugano lacultura a spettacoli o grandieventi; spesso fanno anchegrandi sforzi economici - conil denaro dei contribuenti -per installare nelle piazze unatale opera.Si vorrebbero riempire le me-tropolitane di opere artisti-che... si, va benissimo cercaredi renderle più belle! Ma a un artista si può e si de-ve chiedere di più: di inter-pretare un luogo, farsi inter-locutore.”

Progetto artistico a Zingonia, periferia tra Bergamo e MilanoÈ un progetto di public art realizzato a Zin-gonia fra il 1999 e il 2002. Nato da un idea diGennaro Castellano in collaborazione conl’Accademia Carrara di Belle Arti di Berga-mo e il comune di Ciserano, capofila dell’o-perazione, è stato co-finanziato dalla Regio-ne Lombardia. Zingonia, periferia indu-striale fra Bergamo e Milano, si estende suun territorio di cinque comuni, con una for-te presenza di cittadini stranieri. Nella foto l'opera “le avventure di TomSawyer” tecnica mista (pittura-fotografia-audio) che Gennaro Castellano ha realizza-to nell'ambito del suo laboratorio in colla-borazione con Asso.S.B. (associazione sene-galesi bergamo)

Torino e Zola Predosa mettono on line le norme per l’arredo

Poniamo il caso che un bel giorno un Comune del mi-

di Sergio Madonini

lanese decidesse che, per il decoroe l’arredo della città, tutti i palazzipubblici, siano municipi o luoghi di in-trattenimento di proprietà delle am-ministrazioni, fossero dipinti di unmedesimo colore. In tal modo gliabitanti della città saprebberoindividuare a colpo d’occhio gliedifici pubblici presso cui re-carsi vuoi per disbrigare prati-che amministrative vuoi perdivertimento.Un’idea strampalata? Forse,ma è un’idea della regina Ma-ria Teresa d’Austria. La futuraimperatrice ordinò che i palaz-zi pubblici fossero tutti dipintidi giallo, il colore del castello diSchonborn a Vienna. Va sottoli-neato che all’epoca di MariaTeresa gli edifici pubblici veni-vano commissionati diretta-mente dalla sovrana (per lamaggior parte delle operechiamò il Piermarini) e che frale iniziative della futura impe-ratrice ci fu anche quella diunificare gli appalti indiretti

nelle mani di una solaimpresa.Oggi qualsiasi opera cheinteressi il territorio urba-no è regolamentata dabandi, a volte precisi finoal puntiglio, in altri casiricchi di rimandi a regola-menti di varie epoche e ti-

pologie, a cui possono parteci-pare diverse imprese. Ed è quiche possono sorgere problemi,soprattutto per quel che ri-guarda le norme da tenere inconsiderazione. Si dice che lalegge non ammetta ignoranza,ma è lecito supporre che ilguazzabuglio di norme e rego-lamenti in materia urbanisticapossa mettere a dura provachiunque. Come uscirne, so-prattutto laddove si perseguaun obiettivo di armonizzazionedell’ambiente urbano? Un’ipo-tesi può essere quella di pub-blicare un manuale di arredourbano del Comune on line (co-sta poco) facilmente scaricabi-le e completo di tutti i regola-menti che è necessario cono-scere.Un solo documento, dunque,cui fare riferimento. Cercando sul web ne abbiamotrovati due, quello di una cittàmetropolitana come Torino equello di un comune con menodi 20 mila abitanti, Zola Predo-sa, in provincia di Bologna.È facile intuire il perché di que-sta operazione, ma visitando ilsito del Comune di Torino siscopre che nulla è lasciato alcaso. Non vi si trova solo il ma-nuale ma anche indicazioniprecise sui colori degli edifici,l’occupazione del suolo pubbli-co con chioschi e altro, la rego-lamentazione degli impianti

pubblicitari. Con estrema chia-rezza, il Comune così spiega ilperché di questo manuale: “IlManuale dell’Arredo Urbanonasce ... con la finalità di indi-viduare le linee guida operati-ve che possano essere di ausilioper chi lavora quotidianamen-te sul tema del suolo pubblico eper chi deve necessariamenteconfrontarsi con la PubblicaAmministrazione per operaresullo spazio aperto”.A Zola Predosa le parole d’ordi-ne del manuale, redatto nel2001, sono “qualità della vita”e coinvolgimento dei cittadini.Chiarificatore di quanto detto èciò che si legge nella parte in-troduttiva dedicata allo spaziourbano: “Obiettivo del Manua-le è la definizione della qualitàurbana di Zola Predosa, trami-te l’individuazione di scelte dicaratterizzazione spaziali ingrado di orientare cittadini eprogettisti nell’adozione diquelle opere e di quegli inter-venti che possano incidere sul-l’immagine cittadina”.Due esempi particolarmenteinteressanti, che vi invitiamo aconsultare, sia nel caso abbiateelaborato un manuale simile(per confrontarsi, trovare nuo-vi spunti o rassicurarsi) sia nonabbiate pensato a una soluzio-ne di tal genere. In questo ca-so, gli esempi indicati possonoessere d’aiuto.

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Il manuale del perfetto arredatore

per InfoIl Manuale di Arredo urbano si trova a questo indirizzo web: http://www.comune.torino.it/arredourbano/progetti/manuale/index.htmRisalendo all’area Arredo Urbano si possono consultare anche le pagine dedicate ai colori, al suolo pubblico e alla pubblicità.Il Manuale di Zola Predosa è un po’ più difficile da rintracciare. Si trova in un lungo elenco di pubblicazioni:http://www.comune.zolapredosa.bo.it/binary/comune_zola_predosa/pubblicazioni/qualificazione_urbana.1220259591.pdf

Prezioso contributo dall’arredo urbanoOgni anno circa 3 miliardi di euro ai Comuni

“Il nostro è un settore produttivo importante, che coinvolge oltre 1000

di Simone Dattoli > Intervista al Presidente dell’AICAP, Mario Ferrari

negativi su chi la deve subire”.E veniamo all’arredo urbano, che èil tema che intendiamo approfondiree che ci ha portato ad incontrarlo.Poiché sovente, nei Comuni, capitadi sentire parlare senza aver benchiaro di cosa si tratti, gli chiediamodi spiegarci meglio cosa sia e qualeattività svolga. “È un comparto pro-duttivo che promuove e impegna ri-sorse ottenute dai budget della co-municazione pubblicitaria commer-ciale, collocando nelle aree urbanevari tipi di impianti. Si va dalle pen-siline delle fermate bus agli orologi,dai parapedonali alle panchine, daicestini getta-carte ai display lumi-nosi di informazione, ai portabici-clette ecc. Tutti impianti che vengo-no forniti in uso gratuito ai Comuni,che, da una parte, ricavano nell’im-mediato servizi aggiuntivi a favoredei cittadini e, dall’altra, incamera-no significativi proventi dalle impo-ste sulla pubblicità”. Ed eccolo quin-di a dettagliare sulle caratteristichedi questi impianti e a chiarire che so-no sempre più moderni e tecnologici,spesso appositamente disegnati edadattati, da creativi di grido, allacittà e all’ambiente in cui vengonocollocati.

�� Allora i Comuni sono conten-ti per gli impianti gratuiti e so-prattutto per le imposte che in-camerano: tutto rose e fiori pervoi?“Siamo abbastanza soddisfatti dei ri-sultati del nostro lavoro, anche se cisono due punti sui quali l’AICAP staultimamente battagliando: la ten-denza dei Comuni a fare un’unica ga-ra d’appalto per arredo urbano e im-

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

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Aziende di varie dimensioni con circa 20.000occupanti. Assicura entrate significa-tive alle Amministrazioni Locali.Proprio grazie alle nostre entrate - eparliamo di circa 2 miliardi di euroall’anno - i Comuni riescono a effet-tuare costosi interventi di restauro,migliorano la viabilità, fornisconoservizi maggiori e diversi ai propriamministrati, anche perché non so-no entrate per imposte finalizzate”.Ad affermarlo è il nostro interlocu-tore, Mario Ferrari, che ventun an-ni orsono è stato tra i fondatori del-l’Associazione Italiana Cartelli eArredi Pubblicitari (AICAP), la piùrappresentativa in campo nazio-nale di questa categoria impren-ditoriale.Abbiamo incontrato Mario Fer-rari, che è stato nuovamentechiamato a presiedere (dopoaverlo fatto per i primi quattroanni) l’AICAP a Milano, doveopera attivamente nell’Azien-da da lui fondata, la Ferrari

Promotion Spa, storica fornitrice, tral’altro, della Fiera di Milano. È unimprenditore esperto, attento, entu-siasta e, quando si tocca la sua Asso-ciazione e si affrontano temi e pro-blemi della sua categoria, diventa unautentico fiume in piena. “Come tut-ti, stiamo attraversando un periododifficile di seria crisi economica, mail nostro settore ha deciso di affron-tare e superare il momento adottan-do poche, ma chiare regole: lavoraredi più e accontentarsi di meno, coin-volgendo nelle tematiche aziendalianche le maestranze, ma soprattut-to, nessun ricorso alla cassa integra-zione, che provoca effetti psicologici

Mario Ferrari, presidente AICAP e

titolare dell’azienda Ferrari

Promotion Spa

20139 Milano - Via Broni 16tel. 02-57404837 - fax 02-5392779

e-mail: [email protected]

pianti pubblicitari fissi e la inaccet-tabile posizione intransigente delleSocietà Concessionarie per la riscos-sione delle imposte. Noi siamo con-trari a regimi monopolistici (sulla le-gittimità dei quali sollevano moltidubbi anche alcune recenti decisio-ni dei TAR) che bloccano la concor-renza, tolgono spazi vitali alle piùpiccole delle nostre aziende, obbliga-no gli utenti commerciali a rivolger-si a un unico appaltatore che decidei costi senza dover tener conto dellaconcorrenza e condizionano negati-vamente anche maggiori potenzialientrate ai Comuni. Anche se non sia-mo sempre ascoltati con sufficienteattenzione, da tempo segnaliamo ilproblema e i suoi effetti negativi nel-le riunioni dei tavoli di lavoro parite-tici, attivi nelle maggiori Città. Per ilcomportamento delle concessiona-rie, stiamo poi promuovendo una ve-ra e propria crociata. A nostro giudi-zio non è accettabile che, salvo pochicasi, queste Società abbiano nei no-stri confronti una posizione di asso-luta rigidezza ed intransigenza. So-prattutto sulle scadenze, anche per-ché noi in realtà fungiamo daesattori per loro conto e anticipiamoper i nostri clienti. È insomma in-concepibile doverci adeguare alleesigenze temporali degli sponsor,senza che loro accettino di aprire conla nostra categoria un confronto se-rio e costruttivo”.

Parla Massimo Simonetta direttore di Ancitel Lombardia

A Milano esistono un quartiere storico della città, l’Iso-

a cura di Sergio Madonini

lori economici un punto diraccordo tale da consentireuno sviluppo di strategie inte-grate e razionali sui piani giu-ridico, economico, urbanisticoe di comunicazione. La com-petizione fra queste due tipo-logie di soggetti è impari, a fa-vore di coloro che promuovo-no il cambiamento, la cuiresponsabilità sociale, in virtùdi questa supremazia, aumen-ta di conseguenza. Il tessutosociale preesistente è confina-to, nel gioco della trasforma-zione, in un ruolo le cui regolesono dettate dai soggetti piùforti. Il suo destino si riassu-me nel ricoprire ruoli di vinco-lo progettuale, di portatorid’indicazioni utili al migliora-mento tecnico del progetto, dipotenziali nodi critici nei pro-cessi negoziali, che possonoanche sfociare in contenziosigiuridici, connessi, general-mente, alla definizione di det-taglio dei progetti. In tale qua-dro è possibile offrire diverseforme di espressione alle for-mazioni sociali sussidiarie giàpresenti su un’area, modulan-do le regole di confronto, an-che solo orientate alla rassicu-razione, realizzando forme dicoprogettazione di dettaglio edi negoziazione, dove però èindispensabile prevedere si-gnificative poste in gioco. Que-ste scelte non solo risultanoimportanti per qualificare ilnuovo progetto insediativo,ma anche per fronteggiare lenuove complessità che accom-

pagnano la successi-va fase di uso dell’area.In tale contesto nuovi siste-mi di aspettative, di vincolie opportunità sono associa-ti ai nuovi soggetti che s’inse-diano nell’area con finalità re-sidenziali e produttive o chene usano le potenzialità com-merciali o di transito. Essi siaffacciano e occupano spazi fi-sici e sociali, in molti casi nonprevisti in fase di progettazio-ne. La coalizione d’interessiche ha determinato il nuovoinsediamento si destruttura,lasciando spazi decisionalisempre più dispersi e lontanidalle salde motivazioni che nehanno guidato l’azione proget-tuale. Il tessuto sociale preesi-stente è chiamato a reinter-pretare il proprio ruolo consi-derando la realtà dellatrasformazione, piuttosto cheil suo progetto. Il coinvolgi-mento in fase progettuale puòdeterminare un utile contribu-to nella fase di uso dei risulta-ti della trasformazione. La te-matizzazione della ricostru-zione e sostenibilità delsistema urbano, del suo valored’uso e di scambio e del suocontributo alla competitivitàdi un territorio diventano cen-trali, in un quadro dove è deci-samente più complesso coagu-lare interessi convergenti eforti. La frammentazione so-ciale, fondata sull’indifferenzaprima ancora che sul conflitto,comporta un declassamentodel valore dell’area urbana a

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

la, è un’area da sempre oggetto diprogetti di riqualificazione urbana, ilquartiere Garibaldi. Qui sorgerà ilnuovo palazzo della Regione equi si stanno realizzando nuo-vi insedimenti. Alcune fra lepiù interessanti riflessioni suquesti progetti sono state rac-colte nel volume “Diari in at-tesa”, da cui è stata tratta que-sta intervista a Massimo Si-monetta, direttore di AncitelLombardia, sul tema della par-tecipazione dei cittadini aiprocessi di trasformazione ur-bana.

�� La pianificazione di una profon-da trasformazione urbanistica diun’area in un contesto metropolitanopuò prevedere efficaci processi dipartecipazione che tengano contodel parere di coloro che sono già in-sediati nell’area o in prossimità diessa? Inoltre, i nuovi soggetti che po-polano il sistema urbano quali mo-delli di partecipazione possono svi-luppare?Le grandi e radicali trasforma-zioni urbanistiche moderneche si verificano in aree me-tropolitane già urbanizzate sicaratterizzano, in primo luo-go, per una debole integrazio-ne e forza contrattuale del tes-suto sociale preesistente, nelcaso in cui esso non esprimasoggetti con forte valenza eco-nomica. In secondo luogo, il si-stema di soggetti che si legaper realizzare i nuovi inter-venti insediativi trova nellapossibilità di generare alti va-

Massimo Simonetta, direttoredi Ancitel Lombardia. Leimmagini di queste paginesono tratte dal volume “Diariin attesa”

Quelle nuove geografie urbane

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causa delladifficoltà sia di attrarre sulterritorio risorse economiche eservizi, sia di mediare gli inte-ressi spesso divergenti dei di-versi soggetti che insistonosull’area. La costruzione di si-stemi di connessione all’inter-no e fra i ruoli, mediante la re-lazione fra formazioni socialicon identità caratteristiche,rappresenta la misura dellaforza di un territorio. Si pensial valore creato dalla connes-sione in un’area specifica diattività produttive, anche ap-partenenti a settori produttividiversi, che si connettonocreando occasioni di scambiodi conoscenze e di relazioni difiducia secondo modelli di re-te, dove si manifestano con-temporaneamente relazioni dicompetizione e collaborazio-ne. Il territorio, in queste con-dizioni di vitalità delle relazio-ni, può essere assunto comeun fattore competitivo in gra-do di migliorare le performan-ce delle imprese e attrarreclienti, innalzando così il valo-re d’uso e di scambio dell’area.Si pensi, nel caso di uso resi-denziale dell’area, alle relazio-ni che si determinano per lacura dei figli attraverso la pre-senza di servizi differenziati

per bisogno e ricchi di parteci-pazione delle famiglie nelle di-verse fasi di loro erogazione.Ciò contribuisce a innalzare ilvalore residenziale dell’area.La riduzione della frammenta-zione sociale è un processo cherifugge dall’inessenzialità deitemi, dall’episodicità e super-ficialità dell’ascolto, della ba-nale elaborazione concettualeed emotiva. Le salde radici perfronteggiare la frammentazio-ne si basano principalmentesull’incremento delle reti edelle istituzioni che sonoespressione dei ruoli che rap-presentano il tessuto socialedell’area: i residenti, coloroche producono beni e servizi,per esempio, culturali e so-cioassistenziali, o che la utiliz-zano quale punto di transito.Il loro interesse a incrementa-re il valore d’uso e di scambiodell’area in coerenza con leproprie aspettattive è una for-midabile spinta all’innovazio-ne e al miglioramento. Ciò chepuò essere risolto diretta-mente nell’ambito di proces-si decisionali di ciascun ruo-lo, negli scontri/incontri d’i-

dentità, rappresentaun primo approccio alquale se ne deve ag-giungere un altro piùcomplesso di convergen-za fra ruoli diversi quan-do le trasformazioni ri-chieste, di solito infra-strutturali, hanno valenzagenerale. Questo secondo li-vello relazionale si basa sul-l’esistenza del primo e, co-munque, il livello possibile dipianificazione complessivanon è paragonabile a quelloche ha determinato la trasfor-mazione iniziale. Le due formedi relazione sono valutabili,quanto a significato e forza,per il grado di principi di fon-do, codici linguistici, prassi eregole tacite o esplicite che so-no assunte come valido riferi-mento per regolare i confrontifra identità e ruoli. Tali am-bienti relazionali si sedimen-tano in seguito allo svolgimen-to d’interazioni e sono sogget-ti a evoluzione anche rapida.

�� Nei processi di cambiamentodei sistemi sociali connessi alle tra-sformazioni urbanistiche, quale ruo-lo può essere assegnato alla pubbli-ca amministrazione?Se la ricchezza di un territoriorisiede nella sua capacità disviluppare sistemi di crescitadi reti e istituzioni basate suun sapere contestuale comu-ne, il ruolo della pubblica am-ministrazione, in particolarequella locale, non può che as-secondare tale tendenza supe-rando forme d’intervento fi-nalizzate alla semplice forni-tura di servizi come risposta afabbisogni, in particolare cul-turali e socioassistenziali, oconnesse alla realizzazione diopere infrastrutturali. La pub-

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blica amministra-zione deve anche facilitare,mediante la promozione e ilsostegno, e partecipare attiva-mente alla costituzione sulterritorio di reti e istituzioniche siano espressione del tes-suto sociale di un’area. Questastrategia può essere perseguitasia proponendo modelli di ser-vizio e infrastrutturali che sia-no progettati e gestiti secondouna logica di coinvolgimentodelle espressioni sussidiarie diun’area, sia con azioni che fa-voriscano la comunicazione e ilconfronto disinteressato, privi-legiando l’arte quale mediumper un significativo e profondocontatto fra identità diverse.Le amministrazioni pubbliche,nel loro rapporto con portatorid’interessi particolari, devono,comunque, valorizzare quegliaspetti che sono rilevanti perl’interesse generale. In questosenso è necessario, in primoluogo, che sia esaltato il lororuolo di mediazione degli inte-ressi, di attenzione ai bisognidei soggetti più deboli e di sal-vaguardia universalistica deidiritti di cittadinanza e, in se-condo luogo, che il rapporto dicollaborazione strategica e

operativa con i soggetti chesono espressione sussidiariadell’area urbana sia finaliz-zato alla produzione di valo-re pubblico. Il valore genera-to ha natura pubblica se ècoerente con dispositivi nor-mativi di principio, specifi-che di servizio o norme rego-lamentari assunte attraver-so percorsi di decisionenell’ambito delle istituzionidemocratiche. Secondo que-sta logica, il titolare di un’a-zione che genera valore pub-blico, cioè che assume la re-

sponsabilità dell’azione, puòessere anche un soggetto nonpubblico. Le scelte d’azioneadottate dai soggetti non pub-blici possono anche divergereda quelle definite dai soggettipubblici competenti, ma, co-munque, determinano la crea-zione di valore pubblico secoerenti con norme, disposi-zioni e orientamenti frutto diuna deliberazione pubblica. Lelimitazioni alla possibilità cheistituzioni private possano ge-nerare valore pubblico, esclu-dendo il caso della concessio-ne, riguardano l’esercizio difunzioni autoritative, sanzio-natorie e regolative che sonoproprie delle istituzioni pub-bliche.In tale contesto, la pubblicaamministrazione, in particola-re quella locale, può svolgereun ruolo sia di regolazione deisistemi di produzione di valo-re pubblico svolto da privatisia di partecipazione attiva aforme di partnership pubbli-co-privato che stabilmenteimpegnino i soggetti coinvoltinella realizzazione di strategiecomuni. I campi di attività neiquali svolgere azioni coordina-te abbracciano l’economia, l’e-

spressione artistica, la forni-tura di servizi, la regolazionedei comportamenti, mediantel’adozione di regole formali einformali, anche per garantirela sicurezza delle aree urbaneinteressate. A titolo di esem-pio, per quanto riguarda lafornitura di servizi alle perso-ne, i livelli di coordinamentodelle attività sono classificabi-li come: promozione congiun-ta di servizi, integrazione diservizi, realizzazione congiun-ta d’interventi. La promozio-ne congiunta rappresenta il li-vello base della condivisione econsiste nella presentazionecon modalità concordate di uninsieme d’interventi che ri-mangono di responsabilità deisingoli attori. L’integrazione diservizi presuppone una pro-gettazione congiunta dell’of-ferta dei servizi e dei conse-guenti sistemi di gestione, conil mantenimento della respon-sabilità d’erogazione presso isingoli attori. La terza formadi collaborazione si caratteriz-za per un’ampia e comune re-sponsabilizzazione di tutti gliattori nelle fasi di progettazio-ne e realizzazione degli inter-venti. Si sottolinea che l’apertu-ra della pubblica amministra-zione a relazioni collaborativenon solo non aggrava, ma fron-teggia risolutamente la crisi fi-nanziaria e le criticità opera-tive che caratterizzano attual-mente le prestazioni delsistema pubblico.

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per Info

“Diari in attesa. Nuove geogra-fie urbane. Garibaldi isola Va-resina” a cura di Gennaro Ca-stellano e Reporting System, Offinica Libraria, Milano 2008

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Una progettazione consapevoleContro il disordine che fa perdere l’identificazione

Eccoci ancora a parlare di arredo urbano! Con que-

di Silvana Garufi > architetto, direttore coordinatore Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio

ternativamente automobilistie pedoni, la percezione cam-bia notevolmente a secondadel ruolo che assumiamo e leesigenze anche!Percorriamo la città da auto-mobilisti, la percezione è da-ta dallo scorrere più o menoveloce delle immagini checolpiscono i nostri occhi,quindi un insieme di colori,luci e ombre, pieni e vuoti.L’automobilista una volta en-trato in un centro urbano hacome esigenza primariaquella di parcheggiare l’auto,ma lungo il tragitto necessa-rio alla ricerca del posto, ilsuo sguardo è influenzatoanche da rotonde, segnaleti-ca, pavimentazioni, illumi-nazione pubblica e infine an-che dalla pubblicità.Tutti gli oggetti che hanno ac-compagnato o interferito colsuo percorso, e che potremmocertamente definire partico-lari identificativi della città,non possono considerarsi ele-menti essenziali di arredo ur-bano?I parcheggi, quando non sonoal lato dei marciapiedi, sonospesso ampi spazi squallidi,molte volte aree asfaltatesenza verde, senza punti diriferimento, aree assolatesenza nemmeno il vantaggiodella sosta gratis. Le stradeurbane, quando non asfalta-te, sono pavimentate con cu-betti di porfido del Trentino,oggi forse con una miglioreimitazione proveniente dalla

Cina, senza identità locale,stesso materiale dalla Valled’Aosta alla Sicilia, senza undisegno che ci permetta di ca-pire quale città o regione stia-mo attraversando; incontria-mo poi centinaia di rotondeanonime, pavimentate o “ar-redate” con verde formato daspecie non autoctone: essen-ze di moda e spesso fuori luo-go che stentano ad attecchireo non sono rigogliose perchénon nel loro habitat. A serascopriamo che tutto è illumi-nato: le insegne dei negozi, letabelle stradali, le facciate deipalazzi, i manifesti pubblici-tari; anzi scopriamo che i ma-nifesti sono ormai sostituitida maxi schermi che irradia-no luce irreale su tutto quel-lo che li circonda. Ritorniamo a essere pedoni ela prima cosa che chiediamoè che ci siano i marciapiedicon pavimentazioni agevoli esenza intoppi, poi le panchi-ne, le aree di sosta, le pensili-ne per l’attesa dei bus, le fon-tanelle per rinfrescarsi dalcaldo estivo e le fontane, perdiffondere suoni magici e cri-stallini che contrastano il ru-more del traffico; ma anchearee verdi per riposare la vi-sta e ricreare in città un sof-fio di campagna.Forse tutto questo può farpensare a una visione poeticadella città, invece è quanto lacittadinanza si aspetta dalleAmministrazioni Pubbliche;che gli spazi pubblici, costi-

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sto termine il nuovo Zani-chelli individua: “il comples-so delle attrezzature che ser-vono a completare la funzio-nalità degli spazi pubbliciurbani come panchine, fon-tanelle, lampioni, paline se-gnaletiche ecc.”. Questo ter-mine identifica ancora quelloche effettivamente noi pen-siamo sia l’arredo urbano?Caliamoci all’interno dellacittà e proviamo a essere al-

Una nuova mania che diven-ta sempre più imperante èquella di invadere gli spazipubblici con gazebi, dehors,tende, ombrelloni e affini checon il pretesto di occupazio-ne temporanea dell’area, di-ventano elementi fissi pertutte le stagioni, impedendoil più delle volte il godimen-to di piazze e vie storiche, incui non è più possibile am-mirarne l’architettura, i vo-lumi e gli spazi armonici per-ché occultati da tali costru-zioni che servono a soddisfa-re solo la necessità economi-ca del commercio.Lo stesso discorso vale per lascelta dei corpi illuminanti odelle tende parasole e dellesaracinesche dei negozi; nonè un discorso di omologazio-ne forzata, ma di progetta-zione degli spazi pubblici,che per essere accoglienti ericonoscibili devono esserepensati in tutta la loro com-plessità.Progetto urbano dunque, unimpegno per le amministra-zioni alla ricerca dell’ideache identifichi la loro città,quartiere, rione o centro sto-rico; di certo il centro stori-co di Assisi non potrà esseretrattato come quello di Pa-lermo o quello di Aosta per-ché si parte da presuppostistorici e architettonici diver-si che devono soddisfare esi-genze diverse; il successosarà quello di una progetta-zione partecipata e condivi-sa con i cittadini, così comedettato dalla convenzioneeuropea del paesaggio, chevale anche per il paesaggiourbano.Tentativi in tal senso sonostati già iniziati da ammini-

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tuiti da vie e piazze siano ar-redate per soddisfare i desi-deri della gente, rispondanonon solo a regole e normema forniscano un nuovo mo-do di vivere la città.Riempire le strade di cestinidai mille modelli diversi sod-disfa l’esigenza della raccoltarifiuti, ma non permette di ri-conoscere l’oggetto prepostoalla funzione; i paracarri avolte in pietra, bassi, alti ton-di, in metallo verniciato, inferro acidato, in acciaio luci-do o satinato, non conferisco-no un aspetto ordinato a vie epiazze, se la loro tipologiacambia ogni dieci metri, madanno alla strada o alla piaz-za che sia, un disordine volu-to che ne fa perdere il ricordoe l’identificazione.

strazioni pubbliche che sisono avvalse dei comitati diquartiere, delle associazionilocali, delle associazioni dicategoria o di gruppi di cit-tadini che volontariamentehanno affiancato il gruppodi progettisti lungo tutto ilpercorso progettuale, otte-nendo risultati accettati eaccettabili, che durano neltempo perché partecipati.Anche il mondo della culturava in questo senso: associa-zioni private promuovonoincontri e convegni per au-mentare la sensibilizzazioneal problema e/o corsi di ag-giornamento per tecnici co-munali (per esempio l’incon-tro di tre giorni a Erba dal26 al 28 agosto, organizzatodall’Università dell’Insubriae da Fein); riviste di settore ela prima rivista on-line (Citylife) che promuovono unoscambio di opinioni su taliargomenti, lasciando spazioalla voce dei lettori; fiere disettore come il Sun di Rimi-ni, salone per l’arredo urba-no, all’interno del quale sisvolge di norma una giorna-ta di studi e confronto sul-l’argomento (quest’anno sidiscuterà sulla funzione so-ciale degli spazi aperti, lamanifestazione è organizza-ta dalla Fiera di Rimini e daAnimum Ludendo).Da questi confronti già av-viati emerge sempre più pre-potentemente la necessità diuna progettazione consape-vole per tutti quegli spazi acui è affidata una funzionepubblica.L’auspicio è che in tanti nonsolo riflettano su queste po-che righe ma provino a met-terle in pratica.

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Fin dall’antichità il marmo era il materiale privilegiato

a cura di Sergio Madonini

nella scultura e nell’architettura. Nell’antica Roma molti eranogli edifici costruiti con questa“pietra splendente” così comele decorazioni e le pavimenta-zioni (si pensi all’esedra delForo Traiano). Nei secoli gli ar-tisti e gli architetti del nostroPaese hanno sviluppato con leloro opere un altro compartodel made in Italy che oggi vie-ne promosso da Marmomacc,la Mostra internazionale dimarmi, pietre, design e tec-nologie, in programma dal30 settembre al 3 ottobre aVeronafiere (www.marmo-macc.it). In Italia il compar-to impiega circa 60 mila ad-detti e vede la presenza di 11mila imprese, industriali eartigiane, con un volumed’affari che sfiora i 3 miliar-di di euro, e la manifestazio-

ne di Verona è da ormai 44edizioni il punto di riferi-mento internazionale perimprese, istituzioni e asso-ciazioni di categoria.Come tutte le fiere che si ri-spettino, il programma dei4 giorni di Marmomacc è

ricco di appuntamenti, so-prattutto quelli di caratte-re culturale, “l’autenticovalore aggiunto” ci dicono aVeronafiere, “che la manife-stazione offre ai protagonistidella moderna architettura, iquali hanno l’opportunità di

Riqualificazione urbana di qualitàFra i numerosi convegni in questa edizione 2009 di Marmomacc, va segnalato quello del 2 ottobre, organizza-to da Ance, che riguarda "La riqualificazione e pianificazione urbana con particolare riferimento al settore la-pideo". Il convegno parte dall’assioma che si rende sempre più necessaria, soprattutto in tempi di crisi econo-mica, un'adeguata pianificazione degli interventi che vengono programmati dalle Amministrazioni.E per adeguata gli organizzatori intendono improntata a una visione di medio-lungo periodo e caratterizzatadai concetti di vivibilità del territorio e di integrazione tra zone limitrofe, siano esse appartenenti al medesi-mo Comune o meno. A questi elementi si lega il tema della qualità, dal punto di vista sia progettuale, intesocome ricerca di una sempre maggior armonizzazione degli interventi con il tessuto urbano nel quale devonoinserirsi, evitando stravolgimenti, sia dei materiali.Ance ravvisa che le problematiche contro cui si scontra questa “cultura della qualità” sono spesso legate, neilavori pubblici, al criterio del massimo ribasso utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per l'aggiudicazio-ne delle gare. Il Convegno rientra nell’impegno di Ance a diffondere questa "cultura della qualità", nei con-fronti sia delle Imprese Associate, sia delle Pubbliche Amministrazioni, sia delle altre categorie di soggetti im-pegnati nella filiera.

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Non solo marmo, ma anche designA Verona dal 30 settembre al 3 ottobre si svolge Marmomacc

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conoscere gli impieghiprincipali dei materia-li nelle loro realizza-zioni”.In quest’ ambito vasegnalato il prestigioso“Premio InternazionaleArchitetture di Pietra”, giun-to alla sua undicesima edi-zione, che si propone di pub-blicizzare le principali espe-rienze sull’uso qualitativodei prodotti marmo-lapideinella progettazione contem-poranea. Altri appuntamenti degni dinota sono il convegno Anceche si tiene il 2 ottobre sultema della riqualificazioneurbana, in cui verrà postol’accento soprattutto sullacultura della qualità negli in-terventi di riqualificazione.Sempre nello stesso giorno,si terrà un interessante con-vegno sulla nuova figuraprofessionale dell’architet-to/ingegnere, con la parteci-pazione dei presidi di facoltàdi architettura e ingegneria.Veronafiere non è però soloMarmomacc, ma ha svilup-pato nel tempo numerosi in-terventi nel comparto dellecostruzioni.Da segnalare, per esempio, ilConstruction Day del 12-13novembre prossimi in cuiverrà presentato il Rapportodel Cresme su “Il Mercato

delle Costru-zioni 2008 - 2013”. Il Con-struction Day, nato nell’am-bito dell’accordo tra Verona-fiere e Cresme vuole essereun punto di riferimento peril mondo delle costruzioni,un appuntamento fisso e unluogo privilegiato in cui di-scutere e condividere i temipiù attuali, confrontandosicon i maggiori esponenti del-le istituzioni, i rappresentan-ti del mondo imprenditorialee i professionisti del settore.Fra i 4 seminari specializzatisono da segnalare quello daltitolo “La riqualificazione ur-bana: scenari e opportunitàper le imprese” e quello “Co-struire al tempo del rispar-mio energetico. Come cam-biano la progettazione e ilmodo di costruire - guardan-do alle energie alternative”.Altro appuntamento di rile-vanza internazionale è il Sa-moter, Salone Internaziona-le Triennale di MacchineMovimento Terra, da Can-tiere e per l’Edilizia, la cui28° edizione si terrà però nel2011, che avrà come focus ilconcetto di sostenibilità nelmondo delle costruzioni.

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Un sistema di eventi per l’edilizia a VeronafiereIl settore dell’edilizia e più in generale dellecostruzioni è diventato negli anni un punto diforza di Veronafiere. L’ente scaligero ha imple-mentato un sistema integrato di manifestazio-ni costituito da eventi specifici, caratterizzatida alta specializzazione e qualità per garanti-re al settore appuntamenti qualificanti e untavolo di confronto nel quale tracciare i futu-ri scenari dell’economia delle costruzioni.Oltre all’appuntamento di fine settembre - ini-zio ottobre di Marmomacc, l’altro grandeevento di Verona è il Samoter, il Salone Inter-nazionale Triennale di Macchine MovimentoTerra, da Cantiere e per l’Edilizia. La prossimaedizione è ancora di là da venire (si terrà dal 2al 6 marzo 2011), ma è un appuntamento cheva messo in agenda, soprattutto se si conside-ra che l’edizione dello scorso anno ha registra-to dati record: 1.026 espositori (30,70% esteri)106.857 visitatori (10,25% esteri): www.samo-ter.com.Appuntamento intermedio è Progetto Fuoco,mostra internazionale biennale di impianti eattrezzature per la produzione di calore edenergia dalla combustione della legna, che siterrà dal 24 al 28 febbraio 2010: www.proget-tofuoco.com Nel 2011 ritornerà poi Legno&Edilizia, la mo-stra internazionale biennale sull’impiego dellegno nell’edilizia: www.legnoeedilizia.com Il comparto, nell’ambito dell’attività di Vero-nafiere, si completa con la presenza di Green-building e SolarExpo e con la proposizione dieventi e workshop, commerciali e formativi.

Un cartellone ricco quello diVeronafiere, dove anche gliamministratori locali posso-no trovare idee, spunti, sol-lecitazioni per gli interven-ti sul tessuto urbano, dal-l’arredo di vie, piazze,giardini, alla realizzazionee recupero di edifici.

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A Treviso, in meno di dieci anni, i decessi per incidenti sul-

a cura di Sergio Madonini

le strade della provincia si sono ridot-ti, introducendo le rotatorie, del 50%.L’esempio di Treviso è stato se-guito anche da altre città. Me-glio tardi che mai, recita il pro-verbio; anche in Italia, dunque,si è deciso di modificare la reteviaria introducendo le rotato-rie. Dopo un primo approcciocon qualche difficoltà per lanovità, l’automobilista italianoha preso confidenza con questamodifica strutturale della stra-da che trasforma l’intersezionein una forma di canalizzazione

del traffico, abbattendo i tempimorti del semaforo rosso e ren-dendo la viabilità molto piùfluida.Certo, le rotatorie non possonoessere la panacea di tutti i ma-li e delle tragedie che accadonosulle strade. Nulla possonocontro l’abuso di alcool, droghee velocità elevate che ogni sa-bato sera si prende il suo tribu-to di giovani vite, così comenon possono eliminare le innu-merevoli ore rubate agli italia-ni costretti ogni giorno a chilo-metriche code dovute al traffi-co, così sproporzionato rispettoalla rete viaria. Di certo, però,le rotatorie sono state una “cu-ra” importante per combatterela malattia cronica del trafficoe i benefici sono controllabili econstatabili. Naturalmente gliEnti preposti alle strade, Anase Provincia in primis, hannoinvestito cifre considerevoliper la loro realizzazione e mol-te risorse servono ancora per laloro manutenzione. La Provin-cia di Milano ha compiuto unbel passo in avanti, affidandoalla società Contatto Srl, che havinto il bando di gara, la manu-tenzione della metà delle rota-torie presenti sul suo territorioche sono in tutto circa 200. “Laprogressiva scarsità di risorsefinanziarie”, ci dice Carlo Cam-pari, Direttore del settore ser-vizi per la mobilità della Pro-vincia di Milano, “ci avevaspinto a rivedere il compartodella manutenzione stradale,scorporando funzioni che si po-

tevano affidare a terzi, comeper esempio la raccolta dei ri-fiuti lungo le strade provincia-li, che, in prossimità dei Comu-ni, poteva essere affidata aquesti enti. Oltre a quest’ambi-to, si è voluto sperimentare an-che una forma di affidamentodella manutenzione delle rota-torie ad aziende locali con ban-do proprio del 2002”.

�� E come è andata?Abbastanza bene, anche se èopportuno sottolineare la por-tata sperimentale di quel ban-do che ha visto alla fine inter-venti su circa una ventina dirotatorie da parte di aziendelocali. Un piccolo interventoche comunque ci è servito peril nuovo bando che ha visto af-fidare a privati la manutenzio-ne e gestione di 100 rotatoriedislocate sulle strade provin-ciali. L’obiettivo del bando èstato anche quello di indivi-duare un soggetto unico che,oltre a provvedere agli inter-venti di riqualificazione e ma-nutenzione, sapesse individua-re i potenziali sponsor dell’ope-razione

�� Un progetto di riqualificazionedelle rotatorie non ha solo comeobiettivo la riduzione dei costi perl’Ente, però?No di certo. Lo spunto, comedicevo, è venuto da una rifles-sione su come assolvere a que-sto servizio in presenza discarse risorse finanziarie. Tut-tavia riqualificazione e manu-

C’è uno sponsor per le rotatorie“Contatto fuori porta” è la società che si è aggiudicata lagara per la manutenzione delle rotatorie presenti sullestrade della Provincia di Milano. La società, che nascedalla passione “trentennale” di un gruppo di imprendi-tori operanti nel mondo della comunicazione, è la piùgrande realtà italiana del settore, dedita alla ricerca disponsor per la personalizzazione di rotatorie/aree verdi(ma non solo…). Partner, tra le altre, della Provincia di Milano, ha comeobiettivi la massima soddisfazione del cliente e l’atten-zione allo sviluppo delle aree extraurbane e urbane. “Contatto fuori porta” svolge dunque attività volte a: ri-qualificare il territorio, annullandone i costi di gestio-ne a carico degli Enti; preservare le risorse disponibili innatura; sfruttare innovazioni scientifico-tecnologicheper la tutela ambientale.Per informazioni Tel +39 02 9093601 Fax. +39 02 909360217 [email protected] www.contattofuoriporta.it

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Avanti con le rotatorie, purché siano belleParla Carlo Campari, direttore settore Mobilità della Provincia di Milano

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tenzione hanno come prioritàquello di fare delle rotatoriestrumenti in grado di migliora-re il traffico, rendendolo piùfluido e sicuro. Credo che mol-ti automobilisti converrannosul fatto che se la rotonda è co-perta di vegetazione incolta sipossano creare situazioni dipericolo. Pensiamo per esempioa certe rotonde che abbiamoincontrato in passato con l’er-ba così alta da non riuscire avedere se sono in arrivo altrimezzi.

�� Le strade provinciali attraver-sano spesso molti Comuni e le ro-tatorie si trovano a volte nel territo-rio comunale. A chi spetta la ma-nutenzione?A noi, se la rotatorie è di nostraproprietà. Può accadere, certo,che la rotatoria sia stata realiz-zata dal Comune e quindi ilcompito spetta all’amministra-zione locale, ma in genere vigeil principio del livello superio-re.Per esempio, quando una pro-vinciale incrocia una statale suuna rotatoria, la manutenzionespetta all’Anas. In ogni caso

cerchiamo sempre, soprattuttoper la sede stradale, di collabo-rare con il Comune.

�� L’intervento previsto dal bandoriguarda le rotatorie esistenti: e perquelle di nuova costruzione?Prevediamo una progettazionepiù avanzata che tenga contogià di queste esperienze e chepreveda l’inserimento di ele-menti oggi indispensabili comegli attacchi per luce e acqua.Nel frattempo, poi, provvede-remo a un nuovo bando per lerestanti 100 rotatorie.

�� Ma quali oneri comporta que-sto bando per l’azienda vincitrice? Il bando prevede un progetto dibase che è ben dettagliato, so-prattutto per quanto riguarda itempi di realizzazione.Non dimentichiamo che per ri-qualificare una rotonda è ne-cessario aprire un piccolo can-tiere praticamente in mezzo al-la strada, con tutti i pericoliche esso comporta, per chi vilavora e per chi transita in quelpunto. L’azienda presenta poiprogetti specifici adattati allerealtà spesso tra loro molto di-

verse: si va da rotatorie di po-chi metri di raggio a rotatorieche possono avere anche unraggio di 100 metri.I progetti verranno poi appro-vati da noi. L’individuazionedello o degli sponsor poi deveessere coerente con il contestoin cui è ubicata la rotonda.Molta attenzione poi va postaagli aspetti ambientali: puliziadai rifiuti, piantumazione dispecie autoctone e così via.Certamente c’è un polizza assi-curativa, ma l’azienda deve po-ter intervenire per ripristinarela situazione nel più brevetempo possibile.

�� A quanto pare la Provincia nonha lasciato nulla al caso e ha stu-diato un capitolato con diverse pre-scrizioni. Non è un po’ troppo?No, no. La riqualificazione puòincidere positivamente, ne sia-mo certi, sulla qualità del traf-fico, rendendolo, come detto,più fluido e più sicuro. Per que-sto motivo non possiamo la-sciare nulla al caso e, a onor delvero, il nostro attuale partnerci sta garantendo il rispettodelle prescrizioni richieste.

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La rotatoria diRozzano è fra quellesoggette allariqualificazione

Se la panchina fosse stata in acciaio...I vantaggi di un materiale che spicca per durata e manutenzione

Una vecchia canzone di Nanni Svampa in dialetto milane-

di Sergio Madonini

se racconta la storia di un anzianosignore che soleva prendere il frescosulle panchine di una piazza a Mila-no. Un bel giorno le panchinesparirono per far posto a nuo-vi insediamenti urbani. L’an-ziano si arrabbiò molto masoprattutto si intristì. Oggipotrebbe tornare in quellapiazza ma, for-se, si arrabbie-rebbe ugual-mente perché lepanchine sono

così fatiscenti da non consen-tire la seduta. Colpa dei van-dali, per certi versi, e del ma-teriale utilizzato che, espostoalle intemperie e all’inquina-mento ha perso in bellezza edè ridotto piuttosto male. Fos-se stato in acciaio…In effetti il prodotto in ac-ciaio inox offre soluzioni si-cure a svariate problemati-

che. “Una volta installato”, cidice Emanuele Viganò conti-tolare di Poliedra, “i vantaggidel materiale sono innumere-voli: fra tutti spicca l’assenzadi manutenzione e la duratadei componenti”.Vent’anni fa Umberto Viganò,fondatore di Poliedra, ebbe l’i-dea di produrre canne fumarie

in acciaio inox: larealtà gli diede ragioneportando uno svilupponegli anni sino a rag-giungere oggi una posi-zione di leader delmercato. Prosegue il figlio Ema-nuele Viganò: “Forti

dell’esperienza nella lavo-razione di questa materiaprima, abbiamo avviato la

produzione di componenti perarredo urbano in acciaio inox,credendo nelle possibilità dicrescita offerte da questo set-tore”.

�� Assenza totale o quasi di manu-tenzione. Quali altre peculiarità?La vasta gamma di componen-ti che offriamo al mercato, lafacilità nel montaggio, la pos-

sibilità di realizzare prodottinon standard, per dirne alcu-ne. Inoltre, seguendo le fortirichieste provenienti dall’Ita-lia e dall’estero, Poliedra si èdotata di un ufficio tecnico ingrado di sviluppare progettipersonalizzati anche su preci-sa indicazione di studi di ar-chitettura. La produzione chesi svolge per la totalità all’in-terno dei nostri stabilimenti ei macchinari tecnologicamen-te avanzati ci consentono peraltro di realizzare il manufat-to in tempi assai brevi. Noicrediamo che l’entusiasmo,l’impegno e la competenzaprofusi nell’idea possano ga-rantire un futuro successo eun ulteriore sviluppo dell’a-zienda.

�� Avete qualche specificità nellaproduzione?L’immediato e notevole suc-cesso ottenuto nella produzio-ne di panchine, dissuasori eportabiciclette ci hanno indot-

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Nella foto Emanuele Viganò, membro delconsiglio direttivo di Poliedra

Nelle foto alcunerappresentazioni diprodotti d’arredourbano in acciaioinox realizzati daPoliedra

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to ad ampliare la gamma diprodotti con cestini porta ri-fiuti, sostegni pubblicitari, sal-va piante e altro ancora.

�� In quali contesti vengono instal-lati i vostri prodotti?Aree urbane, parchi, segnale-tica stradale, incanalatori ditraffico, hotel, scuole e, perchèno, anche residenze private.

�� L’acciaio è proprio così inattac-cabile?Bisogna saperlo lavorare. Peresempio, la zona delle giuntu-re risulta essere più esposta inquanto la saldatura impoveri-sce la resistenza del materia-le; l’esperienza ci ha insegnatoa trattare le zone a rischio conun’apposita tecnica in grado diuniformare la resistenza del-l’acciaio inox anche nei puntipiù critici. Grazie alla nostraesperienza nella lavorazione,il prodotto è esente da manu-tenzione.

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Dai camini all’arredo delle città: vent’anni di esperienzaNel giugno scorso Poliedra ha compiuto 20 anni; fondata da Umberto Viganò, attuale presidente,l’azienda ha perseguito in questo tempo la sua mission: ideare canne fumarie metalliche a pare-te doppia e semplice. Questa produzione si è rivolta sia al privato che al pubblico. Molte infattile installazioni per comunità come scuole, ospedali, enti statali. Forte di questa esperienza di re-lazioni commerciali, da qualche tempo l’azienda di Giussano ha rivolto la sua attività anche al-l’arredo urbano, lavorando il materiale che meglio conosce, l’acciaio. Resta pur sempre il setto-re delle canne fumarie il core business aziendale che ha raggiunto in questi anni una posizionedi leadership nel settore, grazie a una politica di partnership fra produttore, rivenditori, instal-latori e termotecnici che consente di raggiungere così la massima soddisfazione dell'utente fina-le. “In tal senso vanno le riunioni periodiche di aggiornamento tecnico e commerciale con i riven-ditori, i termotecnici e gli installatori” ci dice Emanuele Viganò. “Queste riunioni sono dirette aindicare le modalità da seguire per adempiere agli obblighi imposti dalle normative e illustrarele esigenze del mercato sia per quanto riguarda la messa in opera dei nuovi impianti, sia nel ca-so di risanamenti di strutture esistenti. Ed è questo spirito che accompagna anche la nostra nuo-va avventura nel settore dell’arredo urbano”.

Scenografie d’acqua nelle piazze e nei giardini delle città

L’acqua per bere, lavare, lavarsi e socializzare. Un esem-

di Sergio Madonini

pio? I lavatoi che ancora venivanoutilizzati fin oltre la metà del seco-lo scorso. Qui si ritrovavano lelavandaie e nascevano storiedi lisciva, sapone e pettego-lezzi (gossip diremmo oggi).Intorno all’acqua correntequattro chiacchiere mentre silavorava erano sempre le benvenute, quasi come se loscorrere dell’acqua fosse mu-sica che invitasse alle parole.Questo accade ancora, mal’acqua è quella delle fontaneche abbelliscono giardini epiazze di ogni comune, picco-lo o grande che sia. “Le fonta-ne”, ci dice Vincenzo Rapisar-da, titolare dell’omonimaazienda specializzata in fon-

tane e in impianti di irriga-zione, ”sono un invito per lagente a uscire, raccogliersiattorno a un luogo che ri-manda alla vita, dà frescura,rilassa. Il rumore dell’acquache zampilla è un sottofondopiacevole al ritrovarsi perscambiare qualche parola. Epoi, così, si crea un luogo diincontro che porta gli abitan-ti di un quartiere, di un pae-se a ritrovarsi, a occupare lapiazza, allontanando, anchecon l’aiuto delle amministra-zioni pubbliche, occupanti po-co socievoli. Una forma di si-curezza, insomma”.In effetti, mentre parliamocon il titolare, la vicinanza diuna fontana a Sesto San Gio-

vanni rende meno afosol’incontro. Sarà un’im-pressione oppure realtà,ma sembra proprio chelì vicino l’aria sia un po’più fresca. O forse è l’en-tusiasmo di chi da oltre

vent’anni costruisce e recu-pera fontane. “Tra recuperi enuove costruzioni abbiamorealizzato oltre 500 fontanein molti Comuni lombardi,ma anche fuori dalla nostraregione. Ci occupiamo di tut-to, dai lavori in muratura al-l’impianto idraulico con ricir-colo, fino alla manutenzione,ordinaria e straordinaria”.Quella ordinaria è soprattuttolegata alla pulizia delle fonta-ne, “le alghe che si formanoma anche, purtroppo, l’inci-viltà di certe persone chescambiano la fontana per un‘cestino’ dei rifiuti, soprattut-to se la fontana si trova vici-no a un locale pubblico. Il Co-mune si impegna, mette tuttointorno cestini appositi, chemolti però sembrano ignora-re. Senza contare, poi, chequesti gesti possono arrecaredanni maggiori alla fontana,perché certi oggetti possonointasare i filtri, il sistema di

ricircolo, equi allora sipassa allamanutenzio-ne straordi-naria.” Qual-che esempio?Ci mostranouna fontanain una posi-zione davve-ro insolita,lungo unmarciapiede.Nel mezzouna struttu-

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Ritrovarsi attorno a una fontana

Vincenzo Rapisarda,titolare dell’omonimaditta, specializzata infontane. Nelle altre fotoalcune realizzazioni dellaRapisarda Fontane

ra in rame mossa da un gettod’acqua. “ecco, quando abbia-mo preso l’appalto per recu-perare questa fontana, granparte del rame era statoasportato, da chi non si sa.Gli atti di vandalismo nonmancano a partire dal sem-plice graffito fino al bordospaccato e anche di più. Perquesto motivo siamo solitiproporre ai Comuni di inve-stire qualcosa meno nellarealizzazione, rinunciando aprogetti faraonici, e qualcosain più per la manutenzione.Questo è l’aspetto fondamen-tale: spesso si realizzano fon-tane molto belle ma si investepoco in manutenzione, ancheordinaria, con il risultato chenel giro di un anno ci si ritro-va con una fontana quasipraticamente da rifare. A Mi-lano per esempio ci sono oltre300 fontane e molte andreb-bero risistemate. Nei piccoliComuni c’è più attenzione al-l’aspetto manutenzione: cer-to il più delle volte si tratta diuna sola fontana, ma spesso,proprio perché diventa ele-mento qualificante della

piazza il piccoloComune vuole unprodotto di pre-gio”. Ma quanto gliviene a costare? Equanto tempo ci siimpiega a restau-rare o realizzareuna fontana? “Iprezzi variano dai50 euro per unafontana da tavoloagli oltre 500mila.E se proprio sivuole esagerare sipuò fare come aLas Vegas dovehanno realizzato

una fontana da 40 milioni didollari, ma direi che non è ilcaso. Per quanto riguarda iltempo si va da pochi giorniper piccole fontane a oltre unmese per fontane molto gran-di o d’epoca, dove è necessa-rio procedere a un restauro equindi cercare il manufattoche meglio si adatta al lavo-ro”. Altra scoperta, parlandocon Vincenzo Rapisarda, èche da un po’ di tempo le fon-tane vengono installate an-che sulle rotatorie, come adAssago e a Buccinasco.“Non è solo il rumore dell’ac-qua ad avere un effetto rilas-sante” conclude il titolare.“Anche i giochi d’acqua che sipossono fare hanno un im-patto sulle persone: mai ripe-titivi e sempre adeguati al ti-po di fontana. Per esempio, lasfera d’acqua va utilizzata infontane di stile moderno, nonin quelle storiche. Da non di-menticare poi l’armonizza-zione dell’arredo d’intornocon la fontana e il tutto con lapiazza. Ecco perché è impor-tante il progetto, sia architet-tonico che di fattibilità”.

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Chi si cura delle fontane“Rapisarda fontane” opera nel settore di in-stallazione, manutenzione e riparazione im-pianti fontane e giochi d’acqua da oltre 25anni.Il titolare Vincenzo Rapisarda, 53 anni peri-to industriale, ha ricoperto nei suoi anni la-vorativi diversi incarichi e accumulato espe-rienze significative nel ramo idraulico civilee pubblico.“Nel corso degli anni abbiamo realizzatofontane dalle più semplici con singolo gettoalle più automatizzate fontane musicali do-tate di centinaia di ugelli con giochi di luci.Collaboriamo con artisti, architetti, proget-tisti e amministrazioni comunali per la pro-gettazione di fontane per l’arredo urbano dipiazze, parchi, rotonde stradali, giardinipubblici e privati ecc.Per la costruzione degli impianti usiamo ma-teriali resistenti alla corrosione come ilbronzo, l’ottone e l’acciaio inox”.La ditta Rapisarda con la propria struttura ecapacità tecnico-operativa è in grado di rea-lizzare fontane di qualsiasi dimensione e for-ma in tutta l’Italia settentrionale, centrale eall’estero; si occupa inoltre di rimettere infunzione e ripristinare vecchie fontane in di-suso e assicurarne il normale funzionamen-to, conformandole alle recenti normative disicurezza.“Insistiamo molto anche in fase progettualeaffinchè la fontana, oltre che scenografica,sia anche di facile manutenzione e non ab-bia un elevato consumo di energia.Abbiamo approntato un servizio di manu-tenzione programmato mensile per le fonta-ne comunali che assicura il normale funzio-namento anno dopo anno con grande soddi-sfazione degli abitanti e delle stesseamministrazioni”.Molti i Comuni che usufruiscono dell’operadi Rapisarda fontane: Agrate Brianza, Assa-go, Buccinasco, Carugate, Milano, Montana-so, Mozzate, Segrate, Settimo Milanese, Se-sto San Giovanni, Verano Brianza ecc.

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Arredare il verde per giocare e stare in forma

Spazi verdi, tutti i Comuni, piccoli o grandi che siano, li

di Sergio Madonini

prevedono. Siano parchi o semplicigiardini, queste oasi naturali si pos-sono considerare fra i simboli dellaqualità della vita urbana. Sono iluoghi, peraltro, dove ancoraavviene quella socializzazioneche un tempo caratterizzava lenostre città. Vi si ritrovano glianziani alla ricerca di un ripa-ro fresco dalla calura di certegiornate, vi si raggruppano lefamiglie che portano i bambinia giocare finalmente all’ariaaperta. Non a caso i comple-menti d’arredo di questi spaziverdi sono principalmentepanchine e attrezzi per il gioco,scivoli, altalene e così via. Cer-to, ci fossero anche elementiche consentano ai genitori dipassare il tempo mentre i figlisaltano, scivolano, si arrampi-cano, avremmo probabilmentela quadratura del cerchio. “Èquello che abbiamo pensato”,ci dice Silvia Bongiorno, re-

sponsabile commerciale di Gio-chisport, azienda che opera nelsettore ludico e dell’arredo ur-bano da oltre 30 anni. “Stiamolanciando un nuovo prodotto,Healthbeat, una vera e propriapalestra all’aperto, con attrez-zi che replicano alcuni di quel-li che si trovano nelle palestre.Così gli adulti potranno an-ch’essi ‘giocare’, tenendosi informa”. Attenzione alle esigen-ze dei bambini e degli adulti,dunque: “Non solo” aggiungeSilvia Bongiorno, “ma ancheattenzione alle esigenze delleAmministrazioni Locali”.

�� Cosa significa quest’ultima at-tenzione?Noi commercializziamo pro-dotti di aziende americane, te-desche, inglesi, realtà dove esi-ste una cultura dei parchi-gio-co. In Italia questa cultura sista sviluppando solo ora e in-contra difficoltà nei budget ri-

sicati dei Comuni, costretti ainstallare strutture ridotte e ainvestire gran parte delle cifrea disposizione nella manuten-zione. Le soluzioni sono giochia struttura modulare realizza-ti con materiali che riducono alminimo la manutenzione, co-me i nostri.

�� Cosa comportano queste solu-zioni?Le strutture modulari consen-tono ai Comuni di programma-re anche nell’arco di qualcheanno la costruzione del parco-giochi, offrendo fin da subito ilminimo per soddisfare le esi-genze dei bambini e aggiun-gendo nel tempo altri elementifino a costituire un’area ben at-trezzata. Le nuove tecnologierelative ai materiali e ai pro-cessi produttivi consentono poidi sviluppare prodotti con unamanutenzione prossima allozero, come quelli dell’azienda

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Parchi giochi per grandi e piccini

Silvia Bongiorno,responsabile commercialedi Giochisport

Allenarsi come in palestra mentre i figli giocano nell’erbaNove stazioni all’aperto che consentono di fare esercizi come se fossimo in una pa-lestra. Questo in sostanza il sistema HealthBeat, utilizzabile da principianti edesperti per allenare cuore, polmoni, gambe, braccia, addominali, dorsali, pettorali.C’è persino l’attrezzo per simulare il Tai Chi.Ogni stazione è provvista di cartello che, graficamente, indica il movimento dell’at-tività e la corretta posizione del corpo, dove iniziare e dove finire e offre livelli pro-gressivi di difficoltà. HealthBeat è stato progettato per essere facilmente intuibile;non serve quindi un personal trainer che spieghi come utilizzare le attrezzature.“Non è necessario installare subito tutte le stazioni” ci spiega Silvia Bongiorno. “Sipuò partire con una o due e, inoltre, lo si può inserire lungo un percorso come com-pletamento degli esercizi tradizionali eseguiti all’aria aperta, come la corsa, la bi-cicletta o la camminata veloce”.

Fate entrare i bambini in un mondo “giroscopico”“Da dove comincio?”, “a cosa servono questi elementi?”. Sono le domandeche si fanno i bambini davanti a Evos, un nuovo fantasioso sistema checambia radicalmente la forma del gioco.Non esiste un punto preciso di entrata o uscita e il gioco, anche se è un po’riduttivo chiamarlo così, lascia libero sfogo all’immaginazione grazie ai suoimolteplici percorsi.Evos è commercializzato e installato da Giochisport ed è adatto a bambinida 5 a 12 anni, ma anche quelli più grandi si possono cimentare. Accanto aEvos c’è anche la versione per i più piccoli, da 2 a 5 anni, Weevos.Come nella migliore tradizione di Giochisport, i componenti dell’Evos sonoprogettati con una precisione ingegneristica e costruiti con materiali di qua-lità destinati a durare nel tempo. È una struttura modulare che si può imple-mentare anno dopo anno, lanciando ai bambini nuove appassionanti sfide.Ogni centimetro dell’Evos è giocabile; i suoi cavi mobili e gli elementi sospesicreano rimbalzi interattivi che stimolano nei bambini la competitività. La for-ma sferica rende più compatta la struttura, tutti gli elementi di gioco sonomolto vicini uno all’altro e consentono ai bambini di vivere un’esperienza con-tinua, muovendosi sulla struttura senza mai toccare terra, sviluppando forza e agilità.“Con Evos”, ci dicono a Giochisport, “entriamo in un mondo ‘giroscopico’ dove i bambini, continuamente, equi-librano e contrappongo il corpo alla forza di gravità”.

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americana di cui commercia-lizziamo i giochi, la LandscapeStructure Inc., leader mondia-le del settore.

�� Torniamo ai bambini. Quali at-tenzioni vanno poste nel realizzareun parco-giochi adatto a loro?La progettazione, che svilup-piamo in collaborazione conl’Ente locale, deve tenereconto delle fasce di età, delleesigenze di sviluppo psico-fi-sico dei bambini, dei criteri disicurezza. La stessa struttura,per esempio le reti per arram-picarsi, è differente a secondadell’età: abbiamo reti per ibambini da 2 a 5 anni e retiper quelli più grandi fino a 12anni. Il gioco poi deve consen-tire al bambino di fare eserci-zio fisico, socializzare, met-tersi alla prova, sperimentare,il tutto in piena sicurezza.

�� Come si traduce questa sicu-rezza in concreto?I giochi devono essere realiz-zati con materiali atossici eresistenti alle forti escursio-ni termiche. Si deve, poi, pre-stare attenzione ai particola-ri; per esempio, nei nostrigiochi gli spigoli sono arro-tondati, le superfici perfetta-mente levigate, viti e bullonisono a scomparsa, catene ecorde sono studiate per evita-re intrappolamenti di dita earti.Inoltre, i giochi sono installa-ti su pavimentazioni che mi-nimizzano i rischi di lesionida cadute.

�� Non sembra affatto sempliceprogettare e realizzare un parco-giochi.Non lo è. Ci sono norme eu-ropee che impongono stan-

dard di sicurezza ben precisie anche le normative nazio-nali fissano obblighi impre-scindibili, come nel caso del-le barriere architettoniche. Igiochi devono essere accessi-bili anche a bambini disabili.Non è sufficiente adattareuna vecchia struttura inse-rendo una rampa di salita, ènecessario studiare una di-versa composizione dell’inte-ro attrezzo, valutare le diffe-renti esigenze, le dimensionie le singole caratteristiche diogni elemento.Alla base deve esistere unaprogettazione fondata sullaconoscenza reale delle esi-genze fisiche di movimentodel bambino in tutte le suediverse età e condizioni, perevitare che si creino situa-zioni di emarginazione o pe-ricolo.

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Ricostruire e attrezzare spazidi aggregazione nel tessuto urbano

Un ambizioso obiettivo strategico per i prossimi anni

Nel secondo dopoguerra, oltre a una ricostruzione delpatrimonio edilizio gravemente danneggiato dall’even-

di Simone Dattoli

to bellico, era viva anche la neces-sità di riappropriarsi degli spazipubblici per un moto vitale di rina-scita civile e culturale come riscat-to dagli anni di isolamento.Alfieri Raffaelli è stata unadelle prime aziende a produr-re elementi per l’arredo urba-no. Nata all’inizio del ‘900con una linea di manufatti incemento, si è progressiva-mente sviluppata negli anni50, fino ad annoverare, neglianni 80, pressoché tutte lestrutture che rientrano nelconcetto più attuale della ge-stione degli spazi pubblici,come panchine, fioriere, dis-suasori modulari etc.

Oggi stiamo indubbiamentevivendo una intensa fase disviluppo e ricerca di nuovimodelli costruttivi e urbani-stici che contemplano l’arre-do urbano come aspetto pri-mario imprescindibile acompimento di un’efficacefunzionalità dei progetti.Le linee di prodotti che Al-fieri Raffaelli oggi presentasi possono sostanzialmentedifferenziare in sei macrocategorie: dissuasori di traf-fico/fioriere mobili, dissua-sori modulari fissi, parape-donali e portabiciclette,contenitori per rifiuti solidie raccolta differenziata, fio-riere, panchine, oltre all’or-mai diffusissimo Dogy-Box,la prima struttura sul mer-cato dotata di un distributo-re di palette incorporato edespressamente prodotta perla raccolta dei rifiuti degli“amici a quattro zampe”.L’azienda negli ultimi anni hainvestito notevoli risorse nel-lo sviluppo di una nuova li-nea di prodotti nata dall’evo-luzione di uno specifico stu-dio per la gestione delle zonea traffico limitato nei centristorici e nelle aree attrezzate,secondo i canoni dei piùavanzati concetti urbanistici.Il risultato di queste ricercheè la linea Stop&Go, un esclu-sivo brevetto che ha riscossoun grande successo di merca-

to: un delimitatore di trafficodedicato ai centri storici (e aqualsiasi spazio pubblico oprivato che richiede una re-golamentazione degli accessi)in alternativa ai dissuasori ascomparsa. L’idea è semplicee la tecnologia di cui si avva-le è di ultima generazione. La percezione di sicurezzanelle zone urbane a trafficolimitato passa infatti attra-verso una congrua dotazionedi strutture idonee, nonché auna loro mirata dislocazionesulle aree di interesse. La re-golamentazione dell’accessoalle ZTL da parte dei veicoliautorizzati ha come presup-posto una gestione funziona-le alla limitazione dei disagiche questo può comportarein un’ottica di intelligenteuso della quotidianità e dellepossibili emergenze.È ovvio che per ottenere unottimale coefficiente di funzio-nalità sia indispensabile averea disposizione strumenti estrategie ampiamente collau-dati per evitare investimentipoco efficaci o risultati nonall’altezza delle aspettative.Oggi infatti le PA hanno capi-to che con un maggiore coin-volgimento dell’impresa nelprogetto si ottengono risulta-ti migliori in termini di qua-lità ed economicamente piùvantaggiosi.Centinaia di amministrazioni

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comunali italiane ed estere,hanno scelto di dotarsi di que-sto sistema di apertura sem-plice, sia manuale che auto-matico, in grado di filtrarel’accesso con strutture esteti-camente pregevoli e funziona-li. In sintesi una o più fiorierepossono ruotare o scorrere la-teralmente per consentire ilpassaggio solo ai mezzi auto-rizzati. Il sistema è facile dainstallare, esteticamente valo-rizzante, semplice da usare,modificare o spostare. I tempidi installazione sono rapidi e ilcosto particolarmente interes-sante, offrendo una notevolevarietà di finiture e impiantipersonalizzati. La scelta di forme e modelliStop&Go è molto ampia, inquanto l’azienda si occupa diseguire le particolari esigen-ze di ciascun cliente: l’altatecnologia del sistema, per-

mette, inoltre, di perfeziona-re costantemente l’automa-zione, adattandola a ogni esi-genza o tipo di emergenza,con standards di sicurezzacertificati. Tutto questo si ag-giunge al fatto che progetta-zione, produzione e assisten-za sono curati da una unicarealtà seria, dinamica e quali-ficata che si pone come inter-locutore credibile e sempredisponibile a fornire consiglie risposte adeguate.Altro interessante aspetto delcomparto produttivo di AlfieriRaffaelli sono gli elementimodulari componibili. Pro-gettati per attrezzare aree pe-donali, permettono una gran-de flessibilità di impiego inbase alle necessità, poiché of-frono una notevole quantitàdi opzioni in combinazionefra di loro in un unico conte-sto di installazione: fioriera,

seduta, ontenitore rifiuti so-lidi, portabiciclette, dissuaso-ri fissi.Le loro caratteristiche co-struttive li rendono partico-larmente resistenti, e a ri-chiesta possono essere dotatidi sistemi di finitura protetti-va antivandalismo.Tante soluzioni molto “acces-sibili” che permettono di at-trezzare in modo “evoluto” glispazi pubblici, e che numerosePA di tutta Italia hanno instal-lato con successo e con signifi-cativi ritorni di immagine econsenso.

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Nella pagina a fianco,strumenti diregolazione accessi ascorrimento laterale,a lato, strumenti arotazione

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Quando la pietra ti arreda la piazzaÈ possibile raffinare gli spazi urbani per poterli rivivere

�� La novità è presto detta: assicurare al mondodell’arredo urbano la stessa raffinatezza che viene

di Roberta Cassina

richiesta per immobili di lusso.Questa la sfida lanciata al setto-re da Jovino Marmi, società sici-liana di estrazione e lavorazionedi marmo. Una storia tutt’altro che im-mobile, “il nostro punto diforza sta nella tensione con-tinua all’innovazione, allaricerca di tecniche in gradodi rispondere a esigenze edesideri nuovi” spiega Barba-ra Vergari, designer e socio.

�� Jovino si dedica da sempreall’arredo di immobili da pavi-mentazioni e rivestimenti a com-plementi realizzati secondo il di-segno del cliente. Da cosa nascel’esigenza di approdare al setto-re dell’arredo urbano? A cosa èdovuto questo cambio di rotta?Non la definirei un’inversio-ne: la scelta di Jovino Mar-mi è una sola, rendereconfortevoli e piacevoli daabitare i luoghi dove si vive.Per questo ci siamo dedicatiprima di tutto a progetti ri-guardanti grandi strutture,soprattutto all’estero, comeper esempio il Sofitel Hoteldi Chicago o il CosmopolitanResort and Casino di Las Ve-gas. Ma la vita è permeataanche da una dimensionepiù ampia, quella della cittàe della relazione con coloroche vi abitano. L’ambizionedi Jovino consiste nell’offer-ta di un servizio completo,quindi perché non aprircianche all’arredo urbano?

L’obiettivo che ci siamo pre-fissi non è semplicementepresentare nuovi materialidi finitura, ma proporci pro-prio come designer.

�� Un settore nuovo che richie-de creazioni differenti. Abbiamo pensato innanzi-tutto a contesti come parchie piazze perché sono i luoghitipici dove le persone si in-contrano e si conoscono. Inquesto momento sto lavo-rando al prototipo di unapanca con seduta ampia ecomoda, che si modelli sul-l’uomo: un comfort assoluto,per potersi godere il sole, l’a-ria aperta e la conversazio-ne con gli amici.Presenteremo le singole no-vità incastonate in un ampioprogetto dedicato al settoreal Salone internazionale del-l’industrializzazione edilizia(Saie) che si terrà a Bolognain ottobre.

�� Quali sono i materiali cheforgiano la carta d’identità dellasocietà a livello nazionale e in-ternazionale?Presenteremo il nostro cata-logo storico e materiali deltutto nuovi alla Marmomac-chine, manifestazione di ri-

ferimento mondiale del com-parto, che si terrà a cavallofra settembre e ottobre a Ve-rona. Da anni Jovino Marmiè presente in fiera con unostand di 120 mq, e anchequest’anno non diserteremo.In catalogo avremo i nostrimarmi più preziosi, le pietredel Mediterraneo e le lavo-razioni a opus e a mosaico.Avorio di Segesta inaugurala sezione dei marmi chiari echiarissimi che conta, tra glialtri, Italian Cream, Perlatodi Sicilia e Cappuccino. Letonalità scure sono ben rap-presentate in una vastagamma di nuance dal GrigioSelene al Napoleon GreyGold, uno stupendo macula-to. Non mancano le pietre delMediterraneo come BiancoIbiza, Atlas Gold e il traverti-no in gradazioni che spazianodal giallo al rosa al noce. Sa-remo presenti anche con lalavorazione a opus e quella amosaico, in tessere piccole euniformi, che assicura unalucentezza unica.

Barbara Vergari,responsabilerelazioni esterneJovino Marmi

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L’indelebile cancellabileLa rimozione dei graffiti è un problema: ma la soluzione c’è

Ormai abbiamo quasi fatto l’abitudine a vedere palaz-

di Raffaele De Simone

zi, abitazioni, mezzi pubblici, giar-dini ed edifici storici - o addiritturaopere d’arte della nostra città - de-turpate da graffiti, tags e segni d’o-gni genere. Porre rimedio aquesto problema è una fra lepriorità di molte amministra-zioni locali. La rimozione digraffiti comporta, tuttavia,interventi laboriosi, costosi,spesso poco efficaci e di brevedurata. I rivestimenti protet-tivi finora presenti sul mer-cato richiedono il continuointervento di personale spe-cializzato con conseguentioneri economici e fastidi perresidenti ed esercizi commer-ciali. Il risultato finale si pre-senta poi spesso poco soddi-

sfacente a causa di aloni emacchie difficili da elimina-re. Una soluzione sarebbequella di adottare un sistemache consenta numerose rimo-zioni con estrema facilità,senza necessità di interventispecializzati e senza lasciaretracce. A quanto pare il si-stema esiste e funziona: sichiama Advacote e ce nespiega il funzionamento ing.Valerio Mantegazza tecnicocommerciale dell’omonimaazienda che commercializzaquesto innovativo sistema.“Il sistema antigraffiti Adva-cote è composto dai rivesti-menti Enamo Grip ed EnamoGrip 5000, e dal detergenteGraffiti Cleaner. Enamo Grip,

un rivestimento poliuretani-co bicomponente, crea unfilm protettivo durevole neltempo sulle superfici su cui èapplicato ed è ideale per pia-ni verticali. Enamo Grip5000, rivestimento poliesterebicomponente, invece, è per-fetto per proteggere superficiorizzontali quali pavimenta-zioni soggette a calpestio efrequente abrasione. A questisi aggiunge Graffiti Cleaner,un detergente a base d’acquacompletamente biodegrada-bile, che, spruzzato sulla su-perficie pre-trattata con Ena-mo Grip, elimina con unasemplice passata di pannoqualsiasi graffito.Entrambi i rivestimenti sono

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disponibili in versione tra-sparente e in diversi colori efiniture (lucido o satinato),adatti a superfici di varia na-tura (pietre, legno, metalli,cemento, intonaco e plasti-che), grazie alle diverse pro-cedure di applicazione. Inol-tre, i prodotti sono ‘autolivel-lanti’: una volta completatal’applicazione, la loro super-ficie appare liscia e priva didiscontinuità”.“Caratteristiche uniche dellasoluzione Advacote” prosegueValerio Mantegazza “sono la-vabilità, resistenza meccani-ca ai raggi ultravioletti e alleintemperie, impermeabilitàall’acqua, che garantisconoprotezione al supporto. Al ri-

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È un sistema testato e che duraIl sistema antigraffiti Advacote è stato sottoposto anumerosi test. Sono stati riprodotti scritte, graffiti utilizzando vernici spray e penna-relli comunemente disponibili in commercio (smalti alchidici, smalti acrilici a pigmen-to metallico, smalti acrilici, smalti a base acqua e sintetici, pennarelli all’alcool e pen-narelli di vernice base solvente/base acqua). Il sistema ha dimostrato di essere in gra-do di sostenere ripetuti cicli di pulizia (oltre 40 rimozioni localizzate) senzadeterioramento della qualità delle superfici oggetto degli interventi. In particolare ilrivestimento Enamo Grip si può facilmente applicare alle superfici di panchine, fon-tane, corpi illuminanti, giochi per bambini. Il rivestimento, utilizzabile senza proble-mi anche su profili non piani o irregolari, permette di mantenere la pulizia e di preser-vare i colori originali degli elementi di arredo urbano, esaltandone l’aspetto esteticoe prolungandone la resistenza agli agenti atmosferici e al discoloramento causato dal-l’esposizione solare.Un’applicazione particolare è quella che riguarda i mezzi pubblici. Infatti, le superfi-ci interne (sedili, paratie, pannellature, pavimenti ecc.) di autobus, tram e metropoli-tane vengono prese di mira da frequenti atti vandalici. Numerose società per il tra-sporto pubblico hanno già aderito alla soluzione di prevenzione proposta da Advaco-te, con ottimi risultati in termini di igiene e immagine. Il materiale sottostante il filmprotettivo non subisce l’azione né dei solventi contenuti nelle vernici dei pennarelliusati per imbrattare, né dei detergenti usati per la pulizia. Questo comporta un’esten-sione della vita utile delle parti trattate, con conseguente riduzione dei costi operati-vi e di manutenzione.

vestimento Enamo Grip 5000è inoltre possibile aggiungeregranuli di dimensioni e du-rezza controllate per ottene-re superfici antisdrucciolo.Graffiti Cleaner, inoltre, per-mette di ridurre notevolmen-te i tempi necessari per la pu-lizia. Non infiammabile e nontossico, è caratterizzato daun rilascio di composti orga-nici volatili (COV) uguale azero, che garantiscono con-dizioni ottimali per la salu-te e la sicurezza del perso-nale addetto alla manuten-zione.”Dunque, ecco una reale so-luzione al problema deigraffiti che deturpano ilvolto delle nostre belle

Gioco da giardino trattato con il sistemaanti graffiti Advacote

città. “L’esperienza insegnache” conclude Mantegazza“nel medio-lungo periodo ilmodo migliore per scoraggia-re i writers è quello di ren-derne vani gli sforzi.”

C’è un sistema per abbattere i paliTrasferire i cartelli segnaletici sulla pubblica illuminazione

La città è una giungla. Quante volte abbiamo sen-

di Sergio Madonini

tito o detto questa frase. Cer-to, in Italia probabilmente èapplicabile ad alcune grandicittà, Milano in primis, ma lacrescita dei centri urbani piùpiccoli è stata tale in questianni che forse non ci sonoquasi più “le città a misurad’uomo” (altro luogo comune).Comunque sia, il riferimentoalla giungla ci è utile per indi-care una realtà “naturale” checresce spontaneamente, cosìcome sembra crescere sponta-neamente la città. Ci si svegliauna mattina ed ecco comparso

un cantiere, un car-tello “lavori in cor-so”. A proposito di

cartelli, spesso hanno neces-sità di un supporto, ed ecco asua volta fare la comparsa unpalo di sostegno, a cui, nellemigliori delle ipotesi, si ac-compagna anche un cestinodei rifiuti. Così lungo i mar-ciapiedi si alternano i pali del-l’illuminazione a quelli chesostengono spesso un solocartello, indicazione stradale,avviso di lavori o altro. Picco-li pali, il più delle volte ogget-to di vandalismo (per non par-lare dei cartelli), scarsamentevisibili e per i quali il Comunesi deve prodigare in manuten-zione. E nel frattempo i pedo-ni sono diventati abili slalo-misti. “Li togliessero ‘sti pa-

li!”. Si può? Certo che si può, èquel che prevede il progettoMediapole di Ferrari Promo-tion Spa.Oltre a rispondere a un aspet-to estetico, con l’eliminazionedella selva di pali che invadele città, il progetto Mediapolemira a ottimizzare le risorse.Grazie a un accordo con EnelSole i pali dell’illuminazionepubblica diventano il suppor-to migliore per segnali strada-li, sistemi di controllo e moni-toraggio del traffico e del ter-ritorio, segnaletica di servizio,segnaletica turistica, commer-ciale e chi più ne ha più nemetta.I vantaggi del progetto ap-

strategie amministra tive

ARREDO URBANO E SICUREZZA

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2700 pali della luce che indicano strade e attività a Meda

“Arredo urbano non significa solo inserire elementi che migliorano dalpunto di vista sia della fruibilità sia dell’estetica il volto della città. Avolte togliere elementi si trasforma in un’operazione di arredo. È quello

che abbiamo fatto eliminando i pali”. Di questo è più che certo Damiano Ca-marda, dirigente area lavori pubblici e patrimonio del Comune di Meda. “Ave-vamo avuto modo di vedere l’esperienza monzese e abbiamo ritenuto che an-che nel nostro comune fosse opportuno e necessario un intervento del genere”.Così il progetto Mediapole di Ferrari Promotion Spa ed Enel Sole è diventatorealtà anche a Meda. “Nella nostra città sono presenti circa 2700 pali della lu-ce di Enel, un numero più che sufficiente per accogliere i cartelli stradali, com-merciali, turistici disseminati su pali e paletti lungo i marciapiedi. Nel giro di4/5 mesi abbiamo eliminato molti fra questi intralci. Ne hanno guadagnato l’e-

stetica ma soprattutto la mobilità dei pedoni: niente più barriere od ostacoli che impedivano il passag-gio di carrozzine, fossero di bambini o di disabili. Raggruppando i cartelli su un unico supporto, poi, netraggono vantaggio anche gli automobilisti, non più costretti a tenero d’occhio più punti di riferimento.Pensiamo che se ne avvantaggerà anche il traffico che risulterà più scorrevole. Altro effetto positivo è ilvenir meno della costosa opera di manutenzione, di cui si occuperà Ferrari Promotion Spa”. Molti i vantaggi, dunque, che portano a un giudizio positivo.

prima

dopo

paiono significativi.Il palo della luce di-venta uno strumentonuovo di comunica-zione ai cittadini,senza oneri a carico dell’am-ministrazione comunale. An-zi, grazie a campagne di affis-sione quindicinale si garanti-sce un sicuro ritornoeconomico attraverso maggio-ri ricavi dovuti alle impostecomunali che la società Ferra-ri Promotion Spa versa al-l’Amministrazione per ognicampagna pubblicitaria effet-tivamente espletata sugli im-pianti presenti nel territorio.E se da una parte questo puòsignificare un incrementodella cartellonistica pubbli-citaria, dall’altra vanno ras-sicurati cittadini e associa-zioni di consumatori: ogniComune ha fissato un limitemassimo di pubblicitàespresso in metri quadri.Dunque il paventato pericolodi una proliferazione selvaggiadi cartelli pubblicitari è inesi-stente, senza contare che que-sti ricavi da imposte comuna-li sono, in tempi di vacche ma-gre come questi, più che utiliper attivare altri servizi ai cit-tadini.Per di più, la manutenzione èa carico di Ferrari PromotionSpa e questo significa menooneri economici per i Comuni.Inoltre, questa depalificazio-ne risponde anche all’esigen-za di abbattimento delle bar-riere architettoniche, miglio-ra nel complesso l’arredourbano, garantendo impiantiomogenei, ubicati su stradecentrali ad alta percorrenza,perpendicolari e adiacenti al-la carreggiata, installati in se-rie e sotto un fascio luminoso.

ro significativa riduzionecomporta, come abbiamo po-tuto constatare a Monza e aMeda, i vantaggi cui abbiamoaccennato. Ecco dunque l’u-nica “deforestazione” positi-va; ma forse è meglio chia-marla con il suo nome: depa-lificazione.

Senza contare, poi, che i car-telli recanti indicazioni risul-tano più visibili e questo of-fre un buon apporto al mi-glioramento del traffico,rendendolo quasi certamentepiù fluido.Certo, non tutti i pali potran-no essere eliminati, ma la lo-

Monza in pochi anni vuoletoglierne quattromila dai marciapiedi

Sono 4000 i pali che il Comune di Monza inten-de eliminare da strade e marciapiedi. “Siamoancora lontani” ci dice Vittorio Valtolina, re-sponsabile Tributi e Polo catastale del Comu-ne di Monza, nonché vicepresidente di Anutel,

l’Associazione nazionale uffici tributi enti locali. “Stiamo procedendo via per via,ma Monza è grande e non sempre l’operazione di spostare i cartelli segnaletici dalpalo apposito a quello della luce è fattibile. È necessario rispettare certe normee verificare se palo e lampione sono abbastanza vicini da consentire la rimozio-ne del primo e l’installazione dei cartelli sul secondo. Quel che è certo è che quan-to finora fatto ha portato vantaggi indiscutibili, sul fronte della razionalizzazio-ne della segnaletica con un riordino dei marciapiedi e su quello da non sottova-lutare economico, poiché per le pubblicità installate riceviamo da FerrariPromotion Spa, che ha vinto la gara, l’imposta di pubblicità. Grazie a queste en-trate possiamo proporre altri servizi ai cittadini”. ��Ma come nasce quest’idea a Monza? “Ferrari ci chiese di utilizzare i pali della luce di Enel Sole per gli striscioni pub-blicitari. Trattandosi di pubblicità si rivolse a noi relativamente alle imposte daversare. Lo striscione veniva così ancorato al palo di Enel da una parte e a un pa-lo installato a spese di Ferrari dall’altra. Da qui l’idea di utilizzare i pali dell’illu-minazione pubblica come supporto della segnaletica stradale. Così è partito ilprogetto che prevede l’installazione della segnaletica sui pali di Enel Sole, sia diquelli esistenti, sia di quelli pubblicitari raccolti dall’azienda. Il tutto a costoquasi zero per il Comune, che si limita a fornire i cartelli stradali. Con questa ope-razione, per altro, abbiamo anche modo di sostituire i cartelli non più omologa-ti con quelli in linea con l’attuale normativa”.�� Ma in questo modo non si ha un proliferare di cartelli pubblicitari?“Il piano generale degli impianti prevede un massimo di 4000 mq di pubblicità intutta Monza, quindi il pericolo di una “grande abbuffata” non c’è. Per altro in unmomento di grossa difficoltà per le finanze dei Comuni, i tributi versati per lapubblicità si rivelano utili per implementare e rafforzare servizi ai cittadini. Inogni caso questa depalificazione ha anche un risvolto urbanistico-viabilistico,poiché mette ordine nella selva di pali che spesso si rivelano barriere per alcunecategorie di pedoni, come i disabili in carrozzina o le mamme con passeggino”.

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

prima

dopo

Cosa devi mettere sopra il lampione

La sicurezza dei cittadini nelle aree urbane rappresenta

di Michela Focchi

una fra le problematiche a cui P. A. de-ve prestare maggiore attenzione. Perquanto concerne gli impianti diilluminazione pubblica è indi-spensabile che le Amministra-zioni scelgano prodotti affidabi-li e di qualità, in grado di garan-tire la salvaguardia dellepersone. Inoltre, sia per quantoconcerne il transito su strada,sia per lo stazionamento inaree urbane, è indispensabileche durante le ore di buio gliimpianti di illuminazione pub-blica garantiscano una corret-ta illuminazione. Va posta poi attenzione al di-mensionamento dell’impianto,sia dal punto di vista dellaqualità della luce sia in relazio-ne alla sicurezza delle persone;per questo sono necessari di-versi progetti: illuminotecnico,elettrico e meccanico.Il progetto illuminotecnico,pur non essendo obbligatorioper legge, è fondamentale inquanto consente, sulla basedelle caratteristiche fotometri-

che dell’apparecchio, di calco-lare il corretto posizionamen-to, numero e potenza dei sin-goli apparecchi. In tal modo siottengono i valori di illumina-mento o luminanza richiesti,consentendo di ridurre al mi-nimo il consumo energetico. Ilprogetto illuminotecnico devetenere conto dei seguenti fat-tori:• Classificazione della strada odell’area esterna (Rif. NormaUNI 11248);• Determinazione dei parame-tri illuminotecnici dell’impian-to (Rif. UNI 13201-2);• Determinazione del numero,interdistanza, altezza di instal-lazione e posizionamento degliapparecchi di illuminazione(Rif. UNI 13201-3);• Verifiche illuminotecnichesull’impianto realizzato (Rif.UNI 13201-4).Inoltre, gli apparecchi di illu-minazione dovranno esserescelti tanto sulla base della si-curezza elettrica (ovvero do-vranno essere provvisti dimarcatura CE), quanto in ba-se alle prestazioni fotometri-che.Di particolare rilevanza negliultimi tempi le tematiche re-lative all’inquinamento lumi-noso, già regolamentato in al-cune regioni italiane.Il progetto elettrico deve esse-re redatto tendendo in consi-derazione le prescrizioni dellenorme e i requisiti di legge ap-plicabili (DM 37/08), tra i quali

vanno tenuti in particolareconsiderazione:• Tipologia di impianto: im-pianti di illuminazione esternain derivazione a bassa tensio-ne, a tensione superiore a1000V o in serie; • Sezionamento e interruzione;• Protezione contro i sovracca-richi;• Protezione contro i contattiindiretti;• Protezione contro i contattidiretti;• Protezione contro i fulmini;• Conduttore di alimentazione.Oltre agli aspetti illuminotecni-ci ed elettrici dell’impianto, ènecessario tenere conto dei re-quisiti meccanici relativi allastabilità, sollecitazioni mecca-niche, manutenzione, costi diesercizio. I sostegni più comu-ni sono pali, paline, funi di so-stegno fra fabbricati o pali,mensole e torri faro. I pali per l’illuminazione stra-dale devono essere corretta-mente dimensionati in relazio-ne alle normative e direttiveapplicabili.In conclusione la sicurezza diun impianto di illuminazionepubblica dipende in larga mi-sura dalla quantità e qualitàdella luce emessa.Tale obiettivo può essere rag-giunto soltanto a seguito diun’attenta progettazione chetenga conto di tutti i fattoriche possono influenzare qua-lità, quantità e distribuzionedella luce.

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Progetti di luce per la sicurezza dei cittadini

per InfoInformazioni relative alla progettazione di impianti di illu-minazione pubblica possono essere reperite nel capitola-to tecnico IU 05 di prossima pubblicazione sul sitowww.capitolatitecnici.it oppure contattando l’ Associazio-ne Nazionale Produttori di Illuminazione - ASSILTel. 02.97373352 o www.assil.it.

ASSIL: Via Monte Rosa, 96 - 20149 Milanotel.02.97373352 - fax. 02.97373468e-mail: [email protected]

informazione pubblicitaria

Le cose che si devono sapereprima di installare le telecamere

I sistemi televisivi a circuito chiuso sono importanti, però...

Sentirsi sicuri per le strade e nelle piazze della propriacittà, questa è fra le istanze più forti che i cittadini ri-

volgono agli amministratori locali.“La sicurezza” ci dice AchilleFrancesco Benedetti, ammi-

nistratore unico diCsu, società esperta insistemi di sicurezzaurbana, “nell’immagi-nario collettivo non èpiù legata esclusiva-mente ai discorsi sullacriminalità, bensì allaquotidianità nelle di-verse dimensioni di vi-ta degli individui, oggisempre più dominatada una forte vulnera-

bilità. Questa nuova concezio-ne ha modificato l’approccio ela prospettiva univoca dellepolitiche della sicurezza, permolto tempo incentrate sol-tanto sul controllo della gran-de criminalità, lasciando la co-siddetta microcriminalità aimargini del problema. Ed èproprio quest’ultima che piùpreoccupa amministratori eamministrati”.C’è dunque una forte richiestadi controlli, che viene dallapopolazione e gli Enti locali sitrovano sempre più nella ne-cessità di dare risposte a que-ste esigenze. Abbiamo chiestoa Achille Francesco Benedettise le tecnologie siano fra glistrumenti che più possonoaiutare gli amministratori inquesta impresa. “La diffusione delle tecnologie

è oggi capillare con sistemisempre più sofisticati maspesso inutili, anche per lascarsa capacità di utilizzo daparte degli operatori stessi, econ problematiche relative al-la privacy di non poco conto”.

�� Le telecamere che molti Co-muni hanno installato sono real-mente utili?I sistemi televisivi a circuitochiuso, perché è di questo chestiamo parlando, sono certa-mente validi. Come per moltealtre tecnologie, le esperienzemilitari sono quelle che più ditutte hanno favorito l’impiegodi questi sistemi nella sicurez-za e nel monitoraggio del ter-ritorio. Le qualità dei sistemimigliori sono l’acutezza, l’in-stancabilità e la memoria. Le applicazioni sono moltepli-ci, dalle prigioni agli aeropor-ti, dagli stadi alle banche. Inmolte città, sono controllateda telecamere in particolare lezone con presenza di beni sto-rico-artistici, le strade ad altorischio di incidenti e così via.Dalle prime applicazioni sia-mo arrivati oggi a sistemisempre più sofisticati che siappoggiano anche alla rete.All’interno di siti Web è ormailargamente diffuso l’inseri-mento di “Web Cam” per for-nire al visitatore anche infor-mazioni visive. Per esempionei siti meteorologici o turisti-ci si possono trovare le imma-

gini in tempo reale che dannouna chiara idea al visitatoredel tempo atmosferico nellazona d’interesse.

�� Ma non stiamo ancora parlan-do di videosorveglianza.Certo. L’utilizzo di un sistemadi telecamere per applicazionidi videosorveglianza, in modoparticolare per realtà urbane,è un’evoluzione dei sistemi te-levisivi a circuito chiuso tra-dizionali.In linea di principio un siste-ma di videosorveglianza urba-no è costituito dagli stessi ele-menti di un sistema di video-ripresa a circuito chiuso. Leprincipali differenze sono le-gate alla tipologia, alle dimen-sioni delle aree da videocon-trollare e alle distanze tra letelecamere e la centrale. Que-sti aspetti hanno una notevo-le influenza sulla scelta dellatecnologia più adatta a rispon-dere in modo corretto alle esi-genze nel caso specifico.

�� Quali sono i requisiti funziona-li cui deve rispondere un sistema divideosorveglianza?In primo luogo deve acquisiresegnali periferici quali video,audio, allarmi, comandi, dati,provenienti da dispositivi in-stallati sul territorio e centra-lizzare tali informazioni ver-so una o più postazioni di con-trollo presidiate da operatoripreposti.

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Achille Francesco Benedetti,amministratore unico Csu

di Roberta Cassina

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Secondariamente, deve elabo-rare e memorizzare le infor-mazioni e i segnali diretta-mente in periferia, al fine diidentificare immediatamentee quindi trasferire alla cen-trale solo le informazioni ri-tenute importanti. Ciò con-sente di ottimizzare i costi, itempi di reazione e di indivi-duazione dell’evento critico,sfruttare media di trasportodati non specializzati e a bas-sa banda trasmissiva, auto-matizzare eventuali procedu-re ripetitive e di controllo inausilio agli operatori. In terzo luogo deve renderedisponibili queste informa-zioni sotto forma di immagi-ni, filmati e segnali audio, surichiesta da parte degli ope-ratori accreditati dei centri dicontrollo con possibilità difruibilità in real time (flussolive) o in differita attraversola consultazione delle memo-rie remote (flusso storico).

�� Ha accennato al tema dellaprivacy. Quali sono i problemi intal senso?La questione legata alla pri-vacy merita, ovviamente, unavalutazione completa e atten-ta. Molte amministrazioni co-munali in Italia hanno instal-lato o lo stanno facendo im-pianti di videosorveglianza;tale esplosione però non èstata accompagnata da unaprofessionalità nell’utilizzodella stessa soprattutto nelrispetto della normativa sul-la privacy.

�� Può farci qualche esempio?Vi sono ancora Comuni chescrivono cartelli strani, bi-slacchi o addirittura fuorileg-ge. Per esempio si trova a vol-

te il cartello che reca la scrit-ta “Comune videosorvegliato”.Non si può scrivere nè espor-re tale cartello perché indicaun controllo capillare delterritorio assolutamente fuo-rilegge, anche se poi si trattadi aver installato 2 o 3 tele-camere in piazza. Un cartel-lo molto fantasioso e inutilerecita “Fine della videosorve-glianza” o “inizio della video-sorveglianza”. Sarebbe piùsemplice e utile scrivere “Co-mune con aree videosorve-gliate segnalate localmente”.Molti cartelli non riportanochi controlla e chi è il re-sponsabile del trattamentodati, mentre alcuni Comuninon hanno il regolamentoprevisto in base al Dlgs196/2003. Gli esempi in Ita-lia sono tanti e spesso dav-vero fantasiosi.

�� Quali sono le regole essen-ziali da rispettare installando unsistema di videosorveglianza cit-tadina?Un regolamento chiaro che

specifichi le modalità di uti-lizzo, perché si controlla, chiè il responsabile del tratta-mento dei dati sensibili delsistema, chi ha accesso allacentrale operativa e le moda-lità di registrazione con latempistica della stessa inmerito all’archiviazione deidati. Inoltre, non deve mancareuna chiara comunicazioneattraverso una segnaleticaverticale regolamentare e,per i cittadini, materialeinformativo, come peresempio volantini, manife-sti, nonché un fascicolo daconsegnare negli uffici del-la polizia municipale deiComuni e presso gli sportel-li URP. Infine devono esserepredisposti appositi facsi-mili di domande per la can-cellazione dei dati sensibiliche può essere richiesta daicittadini ai comandi di poli-zia municipale e deve esserepresente un referente cheoffra tutti i chiarimenti ne-cessari.

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Spesso siincontrano cartelli“fuorilegge” comequesto, dovemanca ogniriferimento allanormativa sullaprivacy

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Uno sguardo intelligenteUn sistema che intrappola i malviventi nel traffico

Il problema della sicurezza cittadina suscita sempre dipiù l’attenzione della politica nonché, purtroppo, occupa

di Roberta Cassina

fornitura) incide per un banale15/20% sul costo totale dell’in-tero capitolato e pertanto l’ag-giudicazione viene data non almiglior progetto, quanto al mi-glior offerente; questo non ga-rantisce la qualità, l’efficacia ela modificabilità del sistema.Sarebbe pertanto più opportu-no predisporre due differenticapitolati. L’obiettivo che il Co-mune dovrebbe perseguire nonè tanto quello dell’economicitàma il garantire ai propri cittadi-ni una tecnologia in grado di in-stillare una sensazione di prote-zione e che abbia, nello stessotempo, effetto deterrente neiconfronti dei malviventi. È si-curamente il modo più correttodi concepire un progetto di vi-deosorveglianza e di investirebene il denaro pubblico.

�� Quali sono i deficit maggiori chesi riscontrano nei sistemi di videosor-veglianza attualmente adottati a livel-lo comunale?Un grave errore è quello di ac-quistare sistemi che non sonomodificabili. È essenziale che ilproduttore della tecnologia divideosorveglianza sia un’azien-da che garantisca al Municipiola possibilità di modificare il si-stema per poterlo adattare anuove e crescenti esigenze. Sì,perché la società cambia co-stantemente e con essa le pro-blematiche e le contromisure daattuare. L’adattamento è fonda-mentale per non sprecare con-tinuamente denaro e trovarsisistemi di sicurezza che diven-

tano obsoleti nel giro di pochianni. Il Municipio deve affidar-si a fornitori che abbiano rap-porti con il produttore, il qualea sua volta possa garantire lamodificabilità del sistema e lasua integrazione con tecnologiediverse. Meglio ancora se il pro-duttore possiede una buonagamma di soluzioni apposita-mente studiate per l’ambito cit-tadino.

�� Da anni Selea si dedica all’idea-zione di soluzioni di videosorveglian-za di ultima generazione. Foste i pri-mi a costruire telecamere con memo-ria per l’immagazzinamento deifilmati e la trasmissione a bordo ca-mera, e con questo progetto vi aggiu-dicaste il premio internazionale “Pri-me Product Of the Year 2005”. Qualisono i punti di forza che avete svilup-pato fino ad oggi per rispondere auna domanda di sicurezza crescentea livello cittadino?La questione fondamentale,dalla quale è partita la nostraricerca sul campo, è infonderenel cittadino una percezionecostante di controllo attivo. Co-me? Si pensi a una rapina inuna gioielleria: è necessarioche le Forze dell’Ordine venga-no allertate in tempo reale dalcircuito di videosorveglianza.Per questo Selea ha progettatoun sistema di riconoscimento“comportamentale”: le teleca-mere individuano come attopericoloso l’alzare entrambe lebraccia verso l’alto ed emetto-no immediatamente un segna-le d’attenzione alle Forze del-

Franco Valentini, managingdirector di Selea

in misura crescente le pagine deiquotidiani. La percezione diffusaè quella di una mancanza dicontrollo capillare del territo-rio, soprattutto in certi quar-tieri. “Non è la quantità di telecame-re che conta, se queste sonoinerti, sterili occhi che sempli-cemente registrano. Neppure sipuò pensare che davanti al si-stema si possano mettere 60persone che costantementeguardano 20 telecamere ciascu-na. L’unica possibilità è che letelecamere siano intelligenti e asupporto delle Forze dell’Ordi-ne e del cittadino. Soluzioni tec-nologiche in questa direzioneesistono”, commenta FrancoValentini, managing director diSelea (società italiana che forni-sce sistemi completi per Muni-cipi).

�� Perché l’opinione pubblica de-nuncia un’inefficace azione di control-lo e protezione nei confronti del terri-torio e dei cittadini? Qual è lo sbagliopiù frequente che si commette all’in-terno dei capitolati, nel momento incui un Comune indice una gara per lafornitura del sistema di videosorve-glianza?Prima di tutto l’unire i costi dicablaggio, infrastruttura, in-stallazione e sistema di video-sorveglianza tutto in un unicocalderone. Perché? Perché quasisempre il costo del solo sistemadi videosorveglianza (che infondo è il punto centrale della

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Le telecamere individuanocome atto pericolosol’alzare entrambe le bracciaverso l’alto

l’Ordine. Ma bisogna pensareanche al momento successivo,quando il malvivente cer-cherà di allontanarsi indistur-bato dall’atelier il più veloce-mente possibile: per questoabbiamo progettato interven-ti mirati di controllo dei se-mafori (per bloccare i ladri inun ingorgo stradale o veico-larli in qualche altra stradasecondaria) e sistemi di trac-ciamento delle informazionivideo (autotraking cittadino).Insomma, vogliamo che lagente smetta di credere che siintervenga solo dopo il furto,visionando le immagini regi-strate, quando oramai èscontato che il malvivente siè dileguato nei meandri dellacittà e la refurtiva è già dataper persa.

�� State cercando di sensibilizzarel’opinione pubblica a sistemi di coo-perazione tra tutte le forze in gioco(cittadini e commercianti da un latoe organi di vigilanza dall’altro).Esatto, si sta iniziando soloora a comprendere l’impor-tanza di sistemi integrati checoinvolgano sia la popolazio-ne del Comune che la pubbli-ca amministrazione. Semprepiù spesso chi possiede unesercizio commerciale si dotadi un impianto di videosorve-glianza, così come i Comuni,d’altra parte, si premurano ditutelare le zone più a rischiodella città. Ma pensiamo aquanto sarebbe più incisivoun intervento che nascessedalla possibilità di integrare leinformazioni di tutti questi si-stemi di sicurezza.

Se i protocolli fossero unifica-ti, vari circuiti potrebberointeragire tra loro e imple-mentare esponenzialmente laloro efficacia. Il territorio sa-rebbe davvero protetto inogni zona critica.Da questo punto di vista, mi hafatto estremamente piacerequanto ho potuto ascoltare dal-le parole del vice Sindaco diMilano Riccardo De Corato inuna recente intervista.Le sue dichiarazioni testimo-niano che finalmente nel capo-luogo lombardo (che detiene ilpiù grande sistema di videosor-veglianza italiano con più di1000 occhi) ci si sta rendendoconto che occorre cooperazio-ne tra il sistema comunale e icittadini e negozianti nel miri-no di continui furti.

Spazi accoglienti per ritornare alle vecchie abitudini

Le città storiche ci sembrano perfettamente “arredate”:

di Paolo Aina

panchine, alberature, fontane cipaiono sempre al posto giusto e diforma adeguata.L’ombra e il fresco conforta-no nel periodo estivo, i por-tici riparano dal sole e dallapioggia.La sensazione di giustezza diquesti apparati potrebbe esse-re dettata dall’abitudine allacittà in cui risiediamo e dallanaturalità con cui il tempoammanta anche le cose artifi-ciali; la stessa sensazione cicoglie però anche nelle vec-chie città in cui ci rechiamoper la prima volta: la patinadel tempo smussa gli spigoli ericopre le intenzioni che han-no portato a quelle sistema-zioni.Nelle vecchie città cogliamoun’attenzione nella messa inopera di oggetti come le pan-chine, solitamente piazzateall’ombra degli alberi con lefoglie caduche per ripararledal sole in estate e permetteredi usufruirne del calore d’in-verno e una cura per il benes-sere degli abitanti che ha, peresempio, nelle fontanelle unasemplice ed efficace soluzioneal problema della sete che nel-l’andare a piedi sotto il sole enella calura si pone.In poche parole potremmo de-finire gli spazi come amiche-voli e confortanti non solo perle “attrezzature” ma anche perl’uso di materiali di pregio neiselciati, nei cordoli, nelle cadi-toie e nella omogeneità diffe-

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ARREDO URBANO E SICUREZZA

Non solo luoghi per tutte le stagioni

renziata delle quinte stradali.Questo atteggiamento di curaper gli abitanti è stato dimen-ticato perché, con la diffusio-ne dell’automobile, gli usi del-l’organismo urbano sono mol-to cambiati e la prevalenzadella vita lavorativa ha ridot-to di molto la fruizione ludicae contemplativa della città,tanto che le nuove sistemazio-ni di spazi esistenti sono fattesenza l’attenzione necessaria.Queste abitudini restano adappannaggio di alcune catego-rie come i bambini e i loro ac-compagnatori, gli anziani e gliinnamorati, gli altri tutti chiu-si nelle loro automobili.Infatti, le parti di nuova co-struzione si preoccupano mol-to del traffico automobilisticoma solo raramente hanno lecaratteristiche di comfortamichevole. Ogni cosa sem-bra fuori luogo e, anchequando è stata progettataaccuratamente, mostra cul-tura e grande autostima maè poco accogliente; l’impres-sione è la stessa che si hasfogliando le riviste di arre-damento: case stupende che

verrebbero disturbate dallapresenza umana.Proponendosi di progettare unluogo urbano, strade, slarghi,piazze, fermate dei mezzipubblici, occorre sapere che lacoerenza formale non è il pre-gio principale e ricordarsi chele città, anche nelle parti nuo-ve, sono un affastellamento dimemorie e dovrebbero esserecostituite da edifici variati eanche contrastanti.L’irregolarità lieve o marcata,il cambio di materiali accosta-ti senza mediazione affascinamaggiormente di un ordinenoioso e senza sorprese.Il rapporto con la realtà del-le stagioni vale a dire con icambiamenti delle tempera-ture e della qualità della lu-ce sia solare che artificiale èimportantissimo, la perce-zione dello spazio cambia almutare delle condizioni lu-minose e occorre tenerneconto umilmente e con intel-ligenza.

per Infowww.architettopaoloaina.com