Arquitectura No Porto

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Il 25 aprile 1974, data della “Rivoluzione dei garofani”, rappresenta per il Portogallo la fine di un regime politico che per quarantotto anni aveva tenuto il paese in un compiaciuto torpore culturale. Nello stesso anno il paese si apre ufficiosamente alla cultura europea e, come solo dopo anni di buio può accadere, l’improvvisa luce svela una identità e determina un conseguente, naturale senso di smarrimento. In architettura ci si trova di fronte a occasioni moltiplicate, la più importante, fra tutte, quella di curiosare al di là dei Pirenei. Un curiosare discreto divenuto regola di continuità per le nuove generazioni. Gli architetti di età oggi compresa tra i 30 e i 40 anni, distanti dalla necessità di una stabile identità che caratterizzava la generazione dei “rivoluzionari”, tutti con una laurea ottenuta presso la FAUP, evoluzione accademica della sezione di Architettura della Escola Superior das Belas Artes (1983), non si riconoscono nella rivalità tra il postmodernismo lisbonese e il minimalismo costruttivo portuense, superata grazie anche all’azione pacificatoria di Álvaro Siza. Molti di loro hanno avuto la possibilità di frequentare studi importanti all’estero (Svizzera, Italia, Olanda) e tutti hanno avuto almeno una esperienza negli studi più produttivi e significativi di Porto, con i quali mantengono, il più delle volte, rapporti di collaborazione in una relazione quasi filiale. Tutto ciò accompagnato da un impegno nell’insegnamento universitario che oggi si esercita non più solo alla FAUP ma anche in altre realtà importanti come la Universidade Lusiada o la Universidade de Coimbra. Chi visita Porto, non trova il parlare ludico ed erotico delle appassionate architetture di Barcellona, o l’inevitabile intreccio di culture e influenze mitteleuropee di Zurigo e Vienna. Chi visita Porto si trova immerso in un silenzio che non significa assenza ma riflessione. La presenza dell’Europa è visibile in diverse forme. Si percepisce l’interesse che la cultura europea ha riversato su questo suo luogo eccentrico, ad esempio, dal grande rispetto accordato, sulla scorta di riconoscimenti avuti all’estero, a personaggi come Siza o come Souto de Moura, un riconoscimento esterno al Portogallo oggi sempre più esteso anche a Fernando Tavora, in qualche modo maestro di entrambi. Ma si percepisce l’attenzione dell’Europa anche dalla attribuzione alla città di Porto del ruolo di Capitale della Cultura Europea 2001 e dal consistente afflusso di fondi strutturali che hanno modificato visibilmente un gran numero di piccole e medie città portoghesi. E, tuttavia, qui l’Europa entra da una porta secondaria, perché la facciata è volutamente, coraggiosamente, a volte persino ostinatamente portuense, con una sorta di orgoglio di trovarsi al margine per circostanza e per convinzione. Chi viene a Porto trova una città con tutte le ponderate e numerabili sfaccettature di un nord. Chi viene a Porto non trova il grido delle novità luccicanti e fluorescenti di una architettura dinamicamente proiettata verso il tremila, ma una città fatta dai suoi abitanti e, soprattutto, per i suoi abitanti. L’architettura di Porto è progettata da portoghesi, che vivono a Porto, che hanno studiato a Porto, che a Porto lavorano. On 25 April 1974, the date of the “carnation revolution”, the political regime that had kept Portugal in a complacent cultural torpor came to an end. In the same year the country opened its doors officially to a European culture; only years of darkness followed by sudden light may give rise to a similar revelation of identity and consequent, natural sense of disorientation. The architectural milieu found itself facing numerous opportunities, and most importantly the possibility to explore what laid beyond the Pyrenees. This discrete rummaging has been continued by the new generations. The architects who today are between 30 and 40 years of age, who no longer feel the need for a stable identity characterizing the generation of “revolutionaries”, all of them graduated from the FAUP, the academic evolution of the Architecture section of the Superior School of Fine Arts (1983) do not recognize themselves in the rivalry between Lisbon-style postmodernism and the constructive minimalism typical of Porto, which has been overcome, also thanks to the reconciling efforts of Álvar o Siza. Many of them have had the opportunity to work with important firms abroad (Switzerland, Italy, Holland) and all of them have had at least one experience with the most prolific and important firms of Porto, and have in most cases continued to collaborate with them in an almost filial relationship. Many are also dedicated to university teaching, today no longer only at the FAUP but also in other important realities as the Universidade Lusiada or the Universidade de Coimbra. Those who visit Porto do not encounter the playful and erotic language of the passionate architectures of Barcelona, or the inevitable intertwining of cultures and Middle-European influences characterizing Zurich and Vienna. text by Raffaella Maddaluno photo Ivana Barbarito, Raffaella Maddaluna

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Extrato de artigo sobre arquitetura no Porto, Portugal

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Il 25 aprile 1974, data della “Rivoluzione dei garofani”,rappresenta per il Portogallo la fine di un regime politico cheper quarantotto anni aveva tenuto il paese in un compiaciutotorpore culturale. Nello stesso anno il paese si apreufficiosamente alla cultura europea e, come solo dopo anni di buio può accadere, l’improvvisa luce svela una identità e determina un conseguente, naturale senso di smarrimento. In architettura ci si trova di fronte a occasioni moltiplicate, lapiù importante, fra tutte, quella di curiosare al di là dei Pirenei.Un curiosare discreto divenuto regola di continuità per le nuovegenerazioni. Gli architetti di età oggi compresa tra i 30 e i 40 anni, distanti dalla necessità di una stabile identità checaratterizzava la generazione dei “rivoluzionari”, tutti con unalaurea ottenuta presso la FAUP, evoluzione accademica dellasezione di Architettura della Escola Superior das Belas Artes(1983), non si riconoscono nella rivalità tra il postmodernismolisbonese e il minimalismo costruttivo portuense, superatagrazie anche all’azione pacificatoria di Álvaro Siza. Molti diloro hanno avuto la possibilità di frequentare studi importantiall’estero (Svizzera, Italia, Olanda) e tutti hanno avuto almenouna esperienza negli studi più produttivi e significativi di Porto,con i quali mantengono, il più delle volte, rapporti di collaborazione in una relazione quasi filiale. Tutto ciòaccompagnato da un impegno nell’insegnamento universitarioche oggi si esercita non più solo alla FAUP ma anche in altrerealtà importanti come la Universidade Lusiada o la Universidade de Coimbra.Chi visita Porto, non trova il parlare ludico ed erotico delleappassionate architetture di Barcellona, o l’inevitabile intrecciodi culture e influenze mitteleuropee di Zurigo e Vienna. Chi visita Porto si trova immerso in un silenzio che nonsignifica assenza ma riflessione. La presenza dell’Europa è visibile in diverse forme. Si percepisce l’interesse che lacultura europea ha riversato su questo suo luogo eccentrico, ad esempio, dal grande rispetto accordato, sulla scorta diriconoscimenti avuti all’estero, a personaggi come Siza o comeSouto de Moura, un riconoscimento esterno al Portogallo oggisempre più esteso anche a Fernando Tavora, in qualche modomaestro di entrambi. Ma si percepisce l’attenzione dell’Europaanche dalla attribuzione alla città di Porto del ruolo di Capitaledella Cultura Europea 2001 e dal consistente afflusso di fondistrutturali che hanno modificato visibilmente un gran numero dipiccole e medie città portoghesi. E, tuttavia, qui l’Europa entrada una porta secondaria, perché la facciata è volutamente,coraggiosamente, a volte persino ostinatamente portuense, con una sorta di orgoglio di trovarsi al margine percircostanza e per convinzione. Chi viene a Porto trova unacittà con tutte le ponderate e numerabili sfaccettaturedi un nord. Chi viene a Porto non trova il grido delle novitàluccicanti e fluorescenti di una architettura dinamicamenteproiettata verso il tremila, ma una città fatta dai suoi abitanti e, soprattutto, per i suoi abitanti. L’architettura di Porto è progettata da portoghesi, che vivono a Porto, che hanno studiato a Porto, che a Porto lavorano.

On 25 April 1974, the dateof the “carnation revolution”,the political regime that hadkept Portugal in a complacentcultural torpor came to anend. In the same year thecountry opened its doorsofficially to a Europeanculture; only years of darknessfollowed by sudden light maygive rise to a similarrevelation of identity andconsequent, natural sense of disorientation. The architectural milieu founditself facing numerousopportunities, and mostimportantly the possibility to explore what laid beyondthe Pyrenees. This discreterummaging has beencontinued by the newgenerations. The architectswho today are between 30and 40 years of age, who no longer feel the need for a stable identitycharacterizing the generationof “revolutionaries”, all ofthem graduated from theFAUP, the academic evolutionof the Architecture section of the Superior School of FineArts (1983) do not recognizethemselves in the rivalrybetween Lisbon-stylepostmodernism and theconstructive minimalism typicalof Porto, which has beenovercome, also thanks to thereconciling efforts of ÁlvaroSiza. Many of them have hadthe opportunity to work withimportant firms abroad(Switzerland, Italy, Holland)and all of them have had atleast one experience with themost prolific and importantfirms of Porto, and have in most cases continued to collaborate with them in an almost filial relationship.Many are also dedicated touniversity teaching, today nolonger only at the FAUP butalso in other importantrealities as the UniversidadeLusiada or the Universidadede Coimbra.Those who visit Porto do notencounter the playful anderotic language of thepassionate architectures ofBarcelona, or the inevitableintertwining of cultures andMiddle-European influencescharacterizing Zurich and Vienna.

text by Raffaella Maddaluno photo Ivana Barbarito, Raffaella Maddaluna

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Architetti che trasferiscono, nella loro esperienza progettuale,tutta la malinconia e l’orgoglio di una cultura edificata e solidificata con il tempo, ai margini del protagonismo. Un silenzio lega tutte le architetture di qui che, pur mostrandorisoluzioni formali differenti, restano immancabilmente e rispettosamente portoghesi, o più esattamente portuensi. La facoltà di architettura di Siza (15) parla velocemente,attraverso movimenti prospettici forzati che ne determinano leforme; la “Casa das artes” (24) di Souto de Moura è un docileanimale che timidamente si mimetizza con un muro direcinzione di un giardino; il padiglione del Tennis (1) diTavora, nella Quinta de Conceiçao, è un esempio di perfettogioco spaziale, un montaggio di incastri e dettagliarchitettonici; il bar a Vila Nova de Gaia (57), di Guedes e Viera de Campos, utilizza linguaggi desunti dalla culturaarchitettonica svizzera. Eppure tutti, indistintamente, parlano lalingua della città di Porto, con la quale instaurano un legamedi consanguineità.Gli architetti più noti, le firme di Porto, tessendo una fitta tramadi relazioni, gestendo la propria eredità progettuale, risolvonoanche problemi, costruiscono case, biblioteche, musei e ogni“occasione” non si limita a una compiacente vanitàautocelebrativa, ma si trasforma in costruzione. L’occasione si alimenta di idee che prendono forma e assumono poi lacoscienza del “grave”; il peso ha una materia e dei colori e i colori di Porto sono atlantici. Colori e materia appoggianosu un suolo diverso da qualsiasi altro suolo di qualsiasi altracittà d’Europa. Le “firme” di Porto hanno una età che implica una scansione in generazioni e, solo per procedere con metodo ma non certoper fissare una graduatoria di meriti, si sente il bisogno distabilire chi per primo abbia fissato l’identità che oggipercepiamo come portuense, chi per primo abbia raccontato leregole di una generale ma non generica identificazione in unascuola, che per framptoniana memoria è definita “scuola diPorto” ma che, alla prova dei fatti, forse non esiste. Forse è esistita e ancora persiste una comune volontà e culturadel costruire e una omogenea area di formazione, ricca direciproche influenze, non estranea a contaminazioni esternealla città e alla nazione. Nessuno, come ovvio, vuole rientrarein una definizione e rischiare di trovarsi imprigionato in una“accademia”. Alla fine la “scuola di Porto” sembra non esserealtro che un comune sentire, una comune visione del costruirecome naturale conclusione di un processo creativo nel rifiutodella architettura solo pensata. Di certo non c’è una relazionedi linearità, non esiste una contaminazione diretta, non esisteuna linea genealogica che unisca i maestri, la secondagenerazione e l’ultima, ad esclusione forse del rapporto tra Tavora e Siza; ma è pur vero che esiste una osmosicontinua di esperienze, e un continuo influenzarsi, fosse anche involontario.

Those who visit Porto findthemselves immersed in asilence that is not synonymouswith absence, but withreflection. The presence ofEurope is perceptible invarious ways. One notices theattention dedicated by theEuropean culture to thiseccentric part of it, forinstance by the great respectpaid, as a result of theinternational recognition, topersonalities as Siza or Soutode Moura, a foreignrecognition of Portugal thattoday also includes, to anincreasing extent, FernandoTavora, in some aspects themaster of both authors. But the European attention isalso witnessed by the fact thatPorto was chosen asEuropean Cultural Capital of2001, and by the substantialstructural funds which haveled to a visible change ofmany small and average-sizedPortuguese cities. Still, Europeenters from the back doorhere, because the facade isintentionally, courageously,sometimes even obstinatelylinked to Porto, with a kind ofpride in finding oneself on theoutskirts, by circumstance andby conviction. Those whocome to Porto find a city withall the meditated andnumerable facets of the north.Those who visit Porto do notfind the conspicuous, glitteringand fluorescent novelties of anarchitecture that isdynamically projectedtowards the third millennium,but a city made by itsinhabitants and, mostimportantly, for them. The architecture of Porto isdesigned by Portuguese, wholive in Porto, have studied inPorto, and who work in Porto.Architects who express, withtheir designs, all themelancholy and pride of a culture that has been builtand modified over time, on the edge of the limelight. A silence links all thearchitectures in this place;while their renditions differ,they all remain unfailingly andrespectfully linked to Portugal,or more precisely to Porto.

The faculty of architecturedesigned by Siza (15) speaksrapidly, through forcedperspective movements thatdetermine its forms; the“House of the Arts” (24) bySouto de Moura is a docileanimal that timidly mergeswith the wall protecting agarden; the Tennis pavilion (1)by Tavora in the Quinta de Conceiçao is an exampleof perfect spatial play, anassembly of inlays andarchitectural details; the bar at Vila Nova de gaia (57), by Guedes and VieraCampos, uses languagesderived from the Swissarchitectural culture. And yetall of them, indistinctly, speakthe language of the city of Porto, with which theyestablish a bond ofconsanguinity. The mostfamous architects, the authorsof Porto, weaving a denseweb of relations, managetheir own design heritage,they also solve problems,build houses, libraries,museums; every “opportunity”is more than just a complacentself-celebrating vanity, it istransformed into a construction. Theopportunity is nurtured byideas that take shape andassume the conscience of the“gravity”; the weight has a material and colors, and thecolors of Porto are Atlantic.Colors and materials rest on a ground that is different fromany other ground in any othercity in Europe.The “authors” of Porto are ofan age that implies a generational spacing and, to proceed methodically butcertainly not to establish a graded list of merits, onefeels the need to establishwho has been the first to fixthe identity we today perceiveas typical of Porto, who hasfirst told the rules of a generalbut not generic identificationof a school, which may in themanner of Frampton bedefined “Porto school” but which may turn out to be non-existent if weexamine the facts.

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Ci si può chiedere cosa leghi l’opera di Tavora, cresciutonell’ammirazione e, insieme, nella coscienza di una sostanzialesconfitta del Movimento Moderno, l’opera di Siza, scultorea e autoreferenziale, l’opera di Souto de Moura con il suodettagliato minimalismo e le opere di giovani come CristineGuedes, Viera de Campos, Paulo Providencia, FernandoGonçalves o Virginio Moutinho. Non si tratta certo di rimandiformali, perché ogni linguaggio ha le sue regole e le differenzesono notevoli. Si comprende, infine, che il carattere comunerisiede appunto nell’essere architetti portoghesi e, piùspecificamente, di Porto, carattere radicato, definito dallacuriosità di “rubare” esperienze esterne, da una stranamescolanza tra orgoglio della marginalità e volontà di superarla, dalla spiccata attitudine alla materialitàdell’architettura. Ne deriva una lingua architettonica chiara,portatrice di principi autoctoni e quasi mai soggetta a formeimitate. C’è una maniera portoghese di pensare, c’è unamaniera portoghese di progettare, c’è una maniera portoghesedi costruire e soprattutto c’è, per tutto ciò, un tempo portoghesedifferente dal tempo del resto d’Europa. A chi arrividall’esterno può apparire come una, a volte inspiegabile,lentezza, ma a ben comprendere si tratta di una scelta che nonblocca certo la cultura del fare di cui si è detto.L’architettura di Porto è dominata da un caratteredi “domesticità”: molte piccole architetture, pochi grandiinterventi, pochi dei quali “firmati”, quasi nessuno da grandifirme straniere. Non è chiusura o presunzione, è una distanzasentita come necessità, come margine per non smarrire lapropria identità, per mantenere vivo il rispetto del passato,fortemente presente anche nei giovani architetti, che nondiviene certo imitazione o gioco postmodernista, ma sempremetabolizzazione di un ricordo fatto pensiero; codici profondie non sempre facili da decifrare. A Porto il passato, la storia,la tradizione, sono materia pulsante di progettazione,componenti di una sperimentazione che procede su tracce giàsegnate. Il passato può assumere la forma di blocchi di granitoappartenenti a un’antica pavimentazione e riutilizzati nellarimodellazione di una nuova piazza (è il caso della piazzadella Cadeia da Relaçao (43) progettata da Francisco Barata),può trasparire in segni che denunciano una lettura dellastratificazione storica della città (come accade nella sede dellaFAUP progettata da Siza), oppure può mostrarsi nelle spoglieconservate di un muro, o anche semplicemente nella scelta diuna tecnica di costruzione o di un punto di traguardo noncasuale. È una lezione che vede negli insegnamenti di Tavorala più concreta esemplificazione. È una catena del tempo, un susseguirsi e intrecciarsi di esperienze, di sapienze oralitramandate e aggiornate di generazione in generazione, di gesti di buona educazione.

Perhaps it has existed andperhaps there still is acommon willingness andculture of building and ahomogeneous educationalbackground, rich in mutualinfluences open tocontamination from sourcesbeyond the city and thenation. Obviously, no-onewants to be categorizedwithin a definition and run therisk of finding himselfimprisoned in an “academy”.In the final analysis all the“School of Porto” seems toconsist of is just a commonfeeling, a shared vision of building as the naturalconclusion of a creativeprocess in the refusal of merearchitectural thought. There iscertainly no linear relation, no direct contamination, nogenealogical line that unitesthe masters, the secondgeneration and the last one,perhaps with the exclusion of the relationship betweenTavora and Siza; it isnevertheless true that there isa continuous osmosis ofexperiences, and a continuousmutual, perhaps eveninvoluntary, influence. Onemay ask oneself what links thework of Tavora, subject to agrowing admiration and atthe same time an awarenessof the substantial defeat of theModern Movement, the workof Siza, sculptural and self-referential, that of Souto deMoura with its detailedminimalism, and the work of youths as Cristine Guedes,Viera de Campos, PaoloProvidencia, FernandoGonçalves or VirginioMoutinho. It is certainly not aquestion of formal references,because every language hasits rules and the differencesare substantial. One finallyunderstands that the commondenominator lies precisely inthe fact of being Portuguesearchitects and, morespecifically, citizens of Porto,a rooted character defined bythe curios “borrowing” ofoutside experiences, a strangemixture between pride in a marginal condition and adesire to overcome it, anaccentuated predilection forthe textural qualities ofarchitecture.

The result is an architecturallanguage that is clear,spokesman of autochthonousprinciples and almost neversubject to imitated forms.There is a Portuguese way to think, there is a Portugueseway to design, there is aPortuguese way to build andabove all there is, for all this,a Portuguese pace that isdifferent from that of the restof Europe. Those who arrivefrom elsewhere perceive thisas sometimes unexplainableslowness, but if one analysesit carefully, it is a matter of achoice that certainly does nothinder the culture of doing, as we pointed out above.The architecture of Porto isdominated by a “domestic”character: many smallarchitectures, few largeprojects that are rarelydesigned by known authors,and almost none by importantforeign architects. This is not a matter of closureor presumption, it is adistance that is perceived asnecessary, as a margin inorder not to lose one’s ownidentity, to keep the respectfor the past alive, somethingthat is very present even in theyounger architects, and whichdefinitely is not synonymouswith postmodern play, but inevery case is a metabolizingof a memory that has becomethought; codes that areprofound and often hard todecipher. In Porto the past,history, tradition, are pulsatingdesign materials, elements ofan experimentation thatproceeds along paths thathave already been traced.The past may take on theshape of granite blocks takenfrom an old pavement andreused to create a new square(as for instance the square ofthe Cadeia da Relaçao (43)designed by F. Barata), it maysurface in signs revealing aninterpretation of the historicalsedimentation of the city (as inthe headquarters of the FAUPdesigned by Siza), or it maymanifest itself in the conservedrests of a wall, or simply inthe choice of a buildingmethod or a studied view.

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Una comunione non solo ideale se Tavora, Siza e Souto deMoura lavorano realmente nello stesso edificio (17) in rua d Aleixo 53, teatro di quotidiani scambi di esperienze e di informazioni. I tre raccontano ognuno alla propriamaniera il proprio essere portoghesi: Tavora con nostalgicaaristocraticità e compiacenza della propria marginalià; Sizacon la sua curiosità di esplorare accompagnata da unainfantile freschezza progettuale che ne ha determinato laconsacrazione internazionale; Souto con la pesantezza dellamateria, la stabilità, la capacità di utilizzare ciò che Portomette naturalmente a disposizione nei colori, nei materiali,negli odori. Ci sono, infine, i giovani, legati a queste “pesate”personalità senza esserne schiacciati, riverenti e autonomi,contemporanei perché costruiscono per il nostro tempoutilizzando i materiali del nostro tempo: metallo, legno,cemento. Certo è difficile non accorgersi dei legami, profondie non formali, tra Gonçalves e Souto de Moura o tra Barata e Tavora ma chi è riuscito a non cadere nella trappola del“riferimento forzato” qui fa della buona architettura, artigianalenel pensiero e nel processo progettuale, ma non inattuale. Si è detto di un carattere “domestico”, intimo e silenzioso dellaarchitettura portuense, sviluppata in interni, protetta da muri e recinti. Oggi è anche una architettura di biblioteche, musei,case della cultura e i giovani costruiscono luoghi destinati allasocialità, si espongono, organizzano convegni, mostre,insegnano nelle università, sperimentano influenze, tecnichecostruttive, nuovi materiali, sempre nella convinzione che lavera occasione sia la costruzione. Forse il carattere portuensesi sta contaminando e c’è un cosmopolitismo in fieri, ma lacasa della musica di Rem Koolhaas, in costruzione, rimane uncaso isolato e non certo ben accetto dalla cultura architettonicacittadina. Si è forse passati dal “regionalismo critico” di Frampton a un “internazionalismo critico”. I fondi europeihanno portato un forte sviluppo economico, non sempreincanalato in un altrettanto benefico sviluppo della forma e dell’immagine della città. A dispetto della celebre “scuola” e della presenza di un gruppo di architetti accomunati da unsaper fare architettura, spaventose costruzioni aggredisconooggi la vista di chi giunge a Porto. La prima reazione è di assoluta meraviglia e non si capisce perché la qualitàarchitettonica non riesca ad influenzare lo sviluppocontrollando una speculazione edilizia tanto pesante. Forse si tratta di isolamento, di snobismo, di scarsa volontà, forsel’ansia di riscatto sociale rende marginale la buona architetturae ripiega su forme più appariscenti e rumorose. Certamente si avverte la possibile scomparsa di una identità cittadina.L’avvento dell’Europa ha trasformato la lentezza portoghese in fretta, e i cantieri di Porto 2001 si sono conclusi, o si stannoconcludendo, con bassa qualità. Ora si parla nuovamente di una possibile crisi, una crisi che vede nel settore dellacostruzione l’unica ancora di salvezza ma anche il maggiorefattore di rischio.

It is a lesson which finds itsmost concrete examples in thelessons of Tavora. It is a chainof time, a sequence andintertwining of experience, ororal wisdom handed downand updated from generationto generation, of gestures ofgood education. Acommunion that is not justideal, considering that Tavora,Siza and Souto de Mouraactually work on the samebuilding (17) in rua do Aleixo53, a stage of daily exchangeof experiences andinformation. All three testify, intheir own manner, their ownway to be Portuguese: Tavorawith nostalgic aristocracy andcomplacence of his ownmarginality; Siza with hiscuriosity to explore,accompanied by an almostchildish design freshnesswhich has lead to hisinternational consecration:Souto with the weight of thematerial, the stability, theability to utilize what Portoand its nature provides interms of colors, materials andscents. Finally we have theyounger generations, linked tothese “heavy-weight”personalities without beingsqueezed by them, reverentand autonomous,contemporary because theybuild for our time, utilizing thematerials of our time: metal,wood, concrete. It is certainlyhard not to notice the bonds,profound and not formal,between Gonçalves and Soutode Moura or between Barataand Tavora, but those whohave succeeded to avoidfalling in the trap of “forcedreferences” design goodarchitectures here, with a craftsmanship quality inthought and design process,but by no means behind the times. We have spoken of the“domestic”, intimate and silentcharacter of the architectureof Porto, that unfolds ininteriors, protected by wallsand fences.

Today it is also an architectureof libraries, museums, housesof culture, and youngarchitects build placesdesigned for socializing, theyexhibit their work, organizeconventions, shows, theyteach in the universities,experiment influences,building techniques, newmaterials, always in theconviction that the trueopportunity is to build.Perhaps the typical characterof Porto is beingcontaminated, and there is afierce cosmopolitanism, butthe House of Music by RemKoolhaas, under construction,remains an isolated case andis certainly not very popularamong the architecturalculture of the city. One hasperhaps made the transitionfrom Frampton’s “criticalregionalism” to a “criticalinternationalism”. TheEuropean funds have broughtan intense economicdevelopment, which does notalways lead to an equallybeneficial development of theform and image of the city. Inspite of the famous “school”and the presence of a groupof architects united by theirskills, fearful constructionstoday ruin the townscapes forthose who arrive at Porto. Thefirst reaction is one ofabsolute marvel; one finds ithard to understand why thearchitectural quality fails toinfluence the development,controlling such an intensereal estate speculation.Perhaps it is a matter ofisolation, snobbism,unwillingness, perhaps theanguish of social redemptionrenders good architecturemarginal, turning to moreconspicuous and glaringforms. One certainly perceivesthe possible disappearance ofan urban identity. The adventof Europe has transformed thePortuguese slowness in hurry,and the building sites of Porto2001 have or are beingcompleted with low quality.One is once again speakingof a possible crisis, a crisiswhich sees the real estatesector as the only salvage, butalso its greatest peril.

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Riferimenti progettuali prima del 1974Fernando Tavora

1. Tennis Pavilion2. Cedro School

3. Foz do Douro buildingÁlvaro Siza Vieira

4. Quinta de Coinceiçao swimming-pool5. Boa Nova Restaurant and Tea Home6. Swimming pool in front of the Ocean

I maestri: scuole di formazioneFernando Tavora

7. National Museum Soares dos reis8. Pacos do Concelho restauration

9. Freixo Palace restauration10. Praça da Batalha reorganization

Domingos Tavares11. House in Breiner Street

Álvaro Siza Vieira12. SAAL-São Social Victor Housing

13. SAAL-Bouça Social Housing14. “Carlos Ramos” Pavilion

15. Faculty of Architecture16. Serralves Museu17. Office building

18. Costa Braga Building restauration19. Dwellings

20. APDL office restaurationAlcino Soutinho

21. Matosinhos Municipality22. Bolsa de Derivados building23. Library and Exhibition HallEduardo Souto de Moura

24. Casas das Artes25. Houses 1 in Nevogilde26. Houses 2 in Nevogilde

27. Dwelling Annexe28. Residential building

29. House in Avenida da Boavista30. Dwelling

31. Rank houses32. Patio Houses

33. Customs transformation34. 3 dwellings in Praça de Liege

35. Houses in rua do Crasto36. Porto underground37. “Norte Shopping”

38. Manuel de Oliveira Cinema HouseSeconda generazione: “Ricerca dell’astrazione compositiva

e del dettaglio costruttivo”39. Praça da Ribeira reorganization, Antonio Moura

40. Congiunto da Lada, Antonio Moura41. Dwellings and Traditional Art Center, Manuel Furtado Mendonça

42. Massarelos dwellings Francisco Barata Fernandez43. Praça da Cadeia e do Largo de Olival, Francisco Barata Fernandez

44. ICP Norte José Manuel Gigante, Joao Alvaro Rocha, Francisco Portugal e Gomes

45. Planetary and Astrophysical Center, José Manuel Soares46. Cultural building Palacio de Cristal, José Manuel Soares

47. Cais das Pedras viaduct and Marginal Manuel Sá, Francisco Barata48. Faculty of Engineering Pedro Ramalho, Luis Ramalho49. Dwellings and commercial building, Adalberto Dias

50. Music House, Rem Koolhaas51. S. Bento da Vittoria Monastery Carlos Guimaraes,

Luis Soares CarneiroTerza generazione: il superamento delle frontiere

52. Public Baths, Paulo Providencia53. Apartments blocs Joao Pedro Serodio, Isabel Furtado

54. Artist Atelier, Virginio Moutinho55. Do Cais Bar Cristina Guedes, Francisco Viera de Campos

56. Fine Arts Pavilion Cristina Guedes, Francisco Viera de Campos57. Project for three Bars, Cristina Guedes, Francisco Viera de Campos

58. Mortuary Chapel, José Fernando Gonçalves59. House for Scouts José Fernando Gonçalves

60. Rehabilitation on the Largo Do Colegio Block, Sérgio Secca, Sonia T. e Silva, João P. Fernandez, Gustavo M. Rebolho, Antonio B. Ribas

61. Adaptation of Workshops to a Professional Training Center, Secca,Silva, Fernandez, Rebolho, Ribas

62. Rehabilitation of an “Isla” Pedro Mendes63.“Viela do Anjo” Urban Remodelling, Antonio Barbosa,

Pedro Guimaraes64. Kindergarten, Paola Santos

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1project Tennis Paviliontypology dressing-room architect Fernando Tavorarealization 1956-1960address rua Antunes Guimaraes,

Quinta de Conceiçao Leça Palmeira

2project Cedro Schooltypology schoolarchitect Fernando Tavorarealization 1958-1960address rua de Pina Mafamude,

Barrio del Cedro Vila Nova de Gaia

3project Foz do Douro building typology dwellingsarchitect Fernando Tavora realization 1952-1954address Av. do Brasil 136

4project Quinta de Coinceiçao

swimming-pooltypology swimming-pool architect Álvaro Siza Vieirarealization 1960-1962address rua Antunes Guimaraes,

Quinta da ConceiçaoLeça de Palmeira

17project Office building typology office buildingarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1993-1997address rua do Aleixo 53

18project Costa Braga Building

restaurationtypology youth hostelarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1993-1999address rua do Godinho,

Matosinhos

19project dwellingstypology dwellingsarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1991-2001address Av. da Boavista/

rua Pinho Leal

20project APDL office restaurationtypology officearchitect Álvaro Siza Vieira realization 1995-2002address Av. da Liberdade 4450,

Leça de Palmeira

Page 8: Arquitectura No Porto

5project Boa Nova Restaurant

and Tea Hometypology restaurant

and tea homearchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1958-1963address Av. de Libertade

6project Swimming pool in front

of the Ocean typology swimming-poolarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1961-1966address Av. Marginal,

Leça de Palmeira

7project National Museum

Soares dos reis typology museumarchitect Fernando Tavorarealization 1988-2001address rua Manuel II

8project Pacos do Concelho

restauration typology tower architect Álvaro Siza Vieirarealization 1995-2002address piazza della cattedrale

21project Matosinhos Municipality typology officearchitect Alcino Soutinhorealization 1980-1996address Av. D. Afonso Henriques,

Matosinhos

22project Bolsa de Derivados

buildingtypology officearchitect Alcino Soutinhorealization 1993-1998address Av. da Boavista 3422

23project Library

and Exhibition Hall typology libraryarchitect Alcino Soutinhorealization 1996-address Av. D. Afonso Henriques,

Matosinhos

24project Casas das Artestypology cultural center

and auditoriumarchitect Eduardo Souto de Mourarealization 1981-1991address rua Antonio Cardoso

175

Page 9: Arquitectura No Porto

9project Freixo Palace

restaurationtypology museumarchitect Fernando Tavorarealization 1996- address estrada national 118

10project Praça da Batalha

reorganizationtypology public spacearchitect Fernando Tavorarealization 2000-2001address Praça da Batalha

11project House in Breiner Street typology dwellingarchitect Domingos Tavaresrealization 1994-1997address rua do Breiner

12project SAAL-São Social

Victor Housing typology dwellingsarchitect Álvaro Siza Vieira realization 1974-1977address rua Senhora das Dores

25project Houses 1 in Nevogildetypology dwelling architect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1982-1985address rua do Padrao

26project Houses 2 in Nevogildetypology dwelling architect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1983-1988address rua de Nevogilde 103

27project Dwelling Annexe typology dwellingsarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1986-1988address rua da Vilarinha 431-

475

28project Residential building typology dwellingarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1987-1990address rua Beato Inacio

de Azevedo

Page 10: Arquitectura No Porto

13project SAAL-Bouça

Social Housingtypology dwellingsarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1975-1977address rua da Boavista /

rua da Aguas Férreas

14project “Carlos Ramos” Paviliontypology university pavilionarchitect Álvaro Siza Vieira realization 1985-1987address rua do Golgota 215

15project Faculty of Architecturetypology university buildingarchitect Álvaro Siza Vieirarealization 1986-1995address rua do Golgota 215

16project Serralves Museumtypology museumarchitect Álvaro Siza Vieira realization 1991-1999address rua don Joao de Crasto

210

29project House in Avenida

da Boavista typology dwellingarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1987-1994address rua Miguel Torga 55

30project Dwellingtypology dwellingarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1992-1995address rua do Teatro 156

31project Rank houses typology dwellingsarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1992-address rua Alfredo Keil

32project Patio Housestypology dwellingsarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1993-1999address rua Cartelas Viera,

Matosinhos

Page 11: Arquitectura No Porto

33project Customs transformationtypology museum of transitarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1994-1995address rua Nova de Alfandega

34project 3 dwellings

in Praça de Liege typology dwellingsarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1994-2001address Praça de Liege

35project Houses in rua do Crasto typology dwellingsarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1996-2001address rua do Crasto 213

36project Porto underground typology undergroundarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1997-address Porto

49project dwellings

and commercial buildingtypology dwellings

and commercial buildingarchitect Adalberto Diasrealization 1999-2000address rua de Miragaia

50project Music House typology auditorium

and exhibition hall architect Rem Koolhaasrealization 1999-address praça Moutinho

de Albuquerque

51project S. Bento da Vittoria

Monasterytypology music hallarchitect Carlos Guimaraes,

Luis Soares Carneirorealization 2000-2001address rua S. Bento da Vittoria

52project Public Baths typology public bathsarchitect Paulo Providenciarealization 1991-1992address rua da Reboleira

Page 12: Arquitectura No Porto

37project “Norte Shopping”typology cultural centerarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1998address rua Sara Afonso

105-107

38project Manuel de Oliveira

Cinema Housetypology study centerarchitect E d u a rdo Souto de Mourarealization 1998-address rua Arq. Viana de Lima,

Pinais da Foz

53project Apartments blocstypology dwellingsarchitect Joao Pedro Serodio,

Isabel Furtadorealization 1991-2001address rua de S. Albergaia,

Foz do Douro

54project Artist Ateliertypology exhibition center

and laboratoiresarchitect Virginio Moutinhorealization 1993-1996address largo arcos da Ribeira

39project Praça da Ribeira

reorganizationtypology squarearchitect Antonio Mourarealization 1981-2002address Praça da Ribeirae

40project Congiunto da Ladatypology dwellingsarchitect Antonio Mourarealization 1988-1991address Largo Arcos da Ribeira

55project Do Cais Bartypology bararchitect Cristina Guedes,

Francisco Viera de Camposrealization 1994-1995address cais da Estiva, Ribeira

56project Fine Arts Paviliontypology laboratory pavilionarchitect Cristina Guedes,

Francisco Viera de Camposrealization 1996-1998address Av. Rodrigues de Fre i t a s /

rua de Sào Vitor

Page 13: Arquitectura No Porto

41project Dwellings and

Traditional Art Centertypology dwellings

and exhibition spacearchitect Manuel Furtado

Mendonça realization 1982-1983address rua da Reboleira

42project Massarelos dwellingstypology dwellings architect Francisco Barata

Fernandez realization 1990-1995address rua D. Pedro V

43project Praça da Cadeia

e do Largo de Olivaltypology urban squarearchitect Francisco Barata

Fernandezrealization 2000-2001address Praça da Cadeia

44project ICP Norte typology offices architect José Manuel Gigante,

Joao Alvaro Rocha, Francisco Portugal e Gomes

realization 1993-1995address rua de Ramalde do Meio

57project Project for three Barstypology Bararchitect Cristina Guedes,

Francisco Viera de Camposrealization 1999-2002address Vila Nova de Gaia

58project Mortuary Chapeltypology mortuaryarchitect José Fernando

Gonçalvesrealization 1994-1997address Almeda St. Eulalia,

Oliveira do Douro

59project House for Scoutstypology scout association officesarchitect José Fernando

Gonçalvesrealization 1998-2001address Quinta da Igreja

60project Rehabilitation on the

Largo Do Colegio Blocktypology offices and bararchitect Sérgio Secca,

Sonia T. e Silva, João P. Fernandez, Gustavo M. Rebolho, Antonio B. Ribas

realization 1994-1998address Largo Do Colegio

Page 14: Arquitectura No Porto

45project Planetary and

Astrophysical Center typology planetaryarchitect José Manuel Soaresrealization 1994-1998address rua Viterbo campos

46project cultural building

Palacio de Cristaltypology libraryarchitect José Manuel Soaresrealization 1995-2001address rua D. Manuel II,

Palacio de Cristal

61project Adaptation

of Workshops to a Professional Training Center

typology officesarchitect Sérgio Secca,

Sonia T. e Silva, João P. Fernandez, Gustavo M. Rebolho, Antonio B. Ribas

realization 1996-2001address Av. de Libertade 4450,

Leça de Palmeira

62project Rehabilitation

of an “Isla”typology dwellingsarchitect Pedro Mendesrealization 1994-2001address rua das Aldas 18

47project Cais das Pedras viaduct

and Marginal typology road and pedestrian

viaductarchitect Manuel Sá,

Francisco Baratarealization 1996-1198address Cais das Pedras

48project Faculty of Engineering typology university buildingarchitect Pedro Ramalho,

Luis Ramalhorealization 1998-2000address rua Placido Costa

63project “Viela do Anjo”

Urban Remodelling typology dwellings and shopsarchitect Antonio Barbosa,

Pedro Guimaraesrealization 1995-1998address rua Mouzunho da

Silveira, Freguesia da Se

64project Kindergarten typology children’s libraryarchitect Paola Santosrealization 1997-1999address rua D. Manuel II,

Palacio de Cristal