Armonia Delle Stagioni - Maggiorina Castoldi
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Transcript of Armonia Delle Stagioni - Maggiorina Castoldi
Armonia delle Stagioni : Poesie. Maggiorina Castoldi. Illustrazioni di fanny giuntoli. - Torino : Ed. Tip. Sei,
Soc. Ed. Internazionale, 1957. - 16. p. 124 con quattro tavole. L. 500.
E-book editato da Monica Taddia per "Il giardino di Via Borgosano"
Altri e-book su http://italiaparallela.blogspot.it
Copia privata - Vietata la divulgazione.
Armonia delle
stagioni Maggiorina Castoldi
A mio padre
Tempo di mandorli in fiore
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CINQUE UCCELLINI
Son cinque uccellini su un ramo
fiorito di un mandorlo; al sole
si scambiano un lieto richiamo:
- Ci, ci, ci!...
E l'aria che sa di viole,
che sente parole infinite,
indugia a rubar quelle sole:
- Ci, ci, ci!...
O bimbi, fermatevi, udite
che gaio concerto! Vi dice:
- Le prode son già rinverdite!
Ci, ci, ci!...
IL FIGLIO DEL SOLE
Su ogni balza, per ogni china
il figlio del Sole cammina.
Le farfalle crepuscolari
ne fuggono il riso giocondo.
Brilla in cielo, splende sui mari
la luce del capo suo biondo.
Nasce l'erba di primavera
al tocco dei fragili piedi,
e le foglie nuove che vedi
all'alba non eran, nè v'era
sulle rame spoglie del moro
un'ombra di gemmule d'oro.
- O fanciullo biancovestito,
dal viso mutevole e strano,
come un cervo io t'ho inseguito,
correndo sul monte e sul piano.
Sosta un poco, insieme giochiamo!
Ho un rosso aquilone, ho i birilli.
So imitare il canto dei grilli,
ascolta: so più d'un richiamo!... -
Non s'arresta, il figlio del Sole;
ma ride per campi ed aiuole.
Su ogni balza, per ogni china
il figlio del Sole cammina.
IL BIMBO CURIOSO ALLA FARFALLINA
Farfallina bianca, dimmi:
quando è notte dove vai?
La tua casa è un fiordaliso
o un geranio, oppure fai
il tuo nido in un narciso?
Dormi forse come i bimbi
in un morbido lettino
col cuscino?
Le tue alette incipriate
di bianchissima farina
le riponi accanto a te
quando dormi? Ogni mattina
le riappiccichi con tre
goccioline colorate
di rugiada? Quando imbruna
c'è la luna
che rischiara la tua via.
Com'è bello andar pianino
sotto il lume delle stelle!
Lungo lungo è il tuo cammino,
ma le strade sono belle.
Senti? E' già l'Ave Maria,
farfallina, sai pregare?
Perchè fuggi?
Via, ti prego, non volare!
CANZONETTA
Se vuoi sentir cantar la Primavera,
fanciullo, và nel prato e chiudi gli occhi.
Verranno i grilli sul far della sera:
terranno concerto insieme coi ranocchi.
Tra i fili d'erba terranno concerto,
in mezzo al prato, sotto il cielo aperto.
Se Primavera vuoi sentir cantare,
ad occhi chiusi resta ad ascoltare.
IL MELO FIORITO
Odi, fanciullo. Il melo
che tu guardi, all'aurora
ha il colore del cielo,
ma più pallido ancora.
Quasi spaurito, attende,
nella veste azzurrina,
il grande astro che splende.
- T'affretta, o sole! - chiama
bisbigliando ogni rama;
nè so dir s'è il timore
che l'arrossa o la gioia,
allor che da una trina
di nuvolette chiare
il grande astro compare.
LA FILASTROCCA DELLA PECORINA
<< Beee! Beee! Beee! >>.
<< Pecorina, dove sei? >>.
<< Son caduta dentro al fosso:
vorrei uscire, ma come posso?
La terra scivola,
il fosso è bagnato:
come potrò ritornare nel prato? >>.
<< Hai sonato la tua campana,
pecorina vestita di lana? >>.
<< Ho sonato per ore e ore:
m'ha sentito dal Cielo il Signore:
m'ha udito il vento che soffia laggiù...
Ed ora, bimba, m'hai sentito tu.
Ma non c'è scala,
e il fosso è profondo:
oh, non potrò più tornar su nel mondo! >>.
<< O pecorina, bianca e piccina,
prova un po' a tendermi la tua zampina!
Alzala, dunque, ma fa' pianino
che non ti spettini un ricciolino,
che non ti strappi un boccolo lieve
candido e soffice come la neve.
Ti stringerò sul mio cuore al calduccio,
con foglie secche ti farò un lettuccio,
ti darò un pugno di tenera erbetta.
Su, dunque, allunga la tua zampetta!
La terra scivola
e scala non c'è:
qua la zampetta, e ti prendo con me! >>.
LA PIOGGERELLA
Piove sull'orto spoglio,
sulla siepe sfiorita.
E qui nasce un germoglio,
là s'ingemma una pianta...
Batte sulla marcita
la pioggerella, e canta:
- Tac, tac...
Canta: la voce uguale
si diffonde nell'aria,
come un inno che sale
da ogni zolla, dal rivo,
da ogni stelo che varia
l'erba nuova del clivo:
- Tac, tac...
IL SUSINO
Sbocciò come un sol fiore
nel campo molle
di pioggia. Quel biancore
sopra le zolle
palpita lievemente
come un'ala d'uccello.
E' Zefiro monello
che l'investe, ma piano,
come l'alito innocente.
Dietro i monti, lontano,
un cirro nasce, e in cielo
spande la sua fiorita
candida, senza vita.
OCCHI DELLA MADONNA
Occhi della Madonna,
azzurri come il cielo,
leggieri come un velo,
occhi della Madonna.
Vi schiudete nel prato
con le prime viole.
Vi benedice il sole
che da poco è spuntato.
E' spuntato da poco:
il cielo ha preso foco.
Ha preso foco e s'è tutto arrossato.
Non lo vedete, occhi del prato?
ZOCCOLETTI
Zoccoletti, dove andate
così in fretta,
picchiettando sopra i sassi
della ripida stradetta?
Con quel gaio ticchettìo
voi destate
le casine appollaiate
sul pendìo:
vecchi muri, tetti bassi,
volti grigi e stupefatti
nell'albore...
Ma perchè tanto rumore,
zoccoletti montanini
chiacchierini?
IL BIANCOSPINO
Il biancospino è in fiore.
Della neve ha il colore.
Le brocche son gremite
di corolle infinite,
leggiadra nevicata
che non dilegua al sole
ma cede a una ventata...
Per te ridon le aiuole
più chiare nel mattino,
lucente biancospino.
MARIO
E' come il cielo d'aprile:
piange, ma basta un nonnulla
(un passerotto che frulla,
o una pagliuzza), e il cortile
ode il suo riso beato.
Vedi? Il sereno è tornato.
Ma dura poco: si turba
(basta un nonnulla: una rossa
mela che coglier non possa,
o un'ape che lo disturba);
versa di pianto un barile...
E' come il cielo d'aprile.
IL FIORE
Il fiore è felice nel prato:
lo illumina il sole
e l'acqua lo bagna pian piano
di lacrime dolci
versate dal cielo lontano.
Gli porta un profumo di viole,
così delicato
che il cuore si turba di gioia,
il vento d'aprile.
Si piega il suo gambo sottile,
e par che umilmente
il fiore piccino del prato
ringrazi il buon Dio onnipotente
d'averlo creato.
IL RITRATTO DI MARIU'
Oh, piccola Mariù,
che ridi ridi ridi,
col tuo nasino in su,
con gli occhi azzurri e fidi,
non senti che quaggiù,
nell'orto, fanno i nidi
gli uccelli? Oh, ancor se tu
li udissi i dolci gridi!
Movevi lesta i piedi
fra i biancospini brulli...
Or che il tempo si muta,
mai più non ti trastulli
nel sole che non vedi.
E ridi, ridi, muta.
PASQUA
Oh, il vento! Che narra, che dice
stamane, frusciando felice?
S'accosta alla mia finestrella
dall'umido cielo,
e gonfia le tende di vello.
Che narra, che dice? Una stella
s'affaccia a sentire,
già tremula e stanca,
già pronta a fuggire
nell'aria che imbianca.
E il canto del vento risuona
sommesso nel lume diffuso
del giorno che nasce: - Già intona -
mi sibila, - un inno confuso
di gioia la terra, vestita
stamane d'un abito nuovo.
Dormivi, e la siepe è fiorita;
dormivi, ed il rovo
che ancora al crepuscolo nere
tendeva le braccia, stamane
è tutto un rigoglio di fiori.
E il cielo ha smaglianti colori.
E squillano mille campane.
Le rondini volano a schiere
nell'aria: già sono lontane.
E' Pasqua: la chiesa gremita
odora d'incenso e di ceri.
Sfiorato da tremule dita
già l'organo gene
e un inno tra i fiocchi leggieri
d'incenso dilaga nell'aria
che tutta ne palpita e freme...
Io rubo quell'inno e la varia
fragranza e li adduco lassù,
davanti a Gesù
risorto e glorioso fra i santi,
nei cieli osannanti... -
Ciò dice, frusciando felice,
il vento, ma sempre più piano,
oh, sempre più piano...
Poi tace, e si perde lontano.
MATTINO DI PASQUA
Nel cielo di Pasqua
che musica varia!
Nel cuor che si sveglia e nell'aria,
che festa, mattino di Pasqua!
Si schiudon le imposte
e i fiori del rovo.
I prati vestiti di nuovo
odoran di viole nascoste.
Va per le marcite
brucando l'agnello,
e scorre felice il ruscello
lambendo le sponde fiorite.
- Risorto è Gesù! -
Nell'aria tranquilla
diffonde il suo canto la squilla
e gli Angeli ascoltan lassù.
Nel giorno festivo
è lucido il secchio.
Davanti alla chiesa c'è un vecchio
che porge rametti d'ulivo.
LA MARGHERITA
Ha bianca veste, giallo è il suo cuore:
fiorisce gentile nel prato.
E' piccoletta, ma piace al Signore
perchè rallegra tutto il creato.
Fioretto candido, fioretto bello,
per te canta sul ramo l'uccello.
Fioretto semplice, fiore gentile
per te più bello diventa l'aprile.
GIOCHIAMO A MOSCA CIECA?
L'aria sa di primule nuove.
C'è in cielo - ma chissà dove -
il canto d'uno stornello.
Dice Mario ad Abramo:
<< Vuoi giocare fratello? >>.
<< Oh, sì! >>. << E noi pure giochiamo >>
dicono Alice e Doretta
giungendo in gran fretta.
<< Si giuoca a mosca cieca? >>.
<< Sì, sì... >>. E Doretta già reca
un fazzoletto pulito.
Mario si benda e aspetta.
Ed ecco: Alice gli mostra un dito.
<< Quanti sono? >>. << Son tre >>.
<< Ma no! >>. << Son cinque, allora... >>.
Oh, le risate! Sonora
l'eco le porta con sè.
Tra l'erba c'è un sasso burlone.
Mario v'inciampa e fa un ruzzolone.
Ride la prima stella
in cielo. Ride il ruscello nel campo.
Ma Alice è vicina e in un lampo
Mario l'afferra già per la gonnella.
Tocca la treccia, il vestito,
il volto che ride; poi dice:
<< Non scappi più: sei Alice! >>.
Oh, che bel giuoco felice!
LA LUMACA
Ride il sole e asciuga i prati.
Tutta lustra e come nuova
dalla piova
esce, e lenta s'incammina
per sentieri
fiancheggianti d'erba fina
la comare Lumachina.
Van leggieri
nell'azzurro i nembi sparsi.
Van lontano, van col vento...
mentre, stanca, Lumachina
tra due ciuffi d'insalata
s'è fermata,
s'è già bell'e addormentata.
MAGGIO
Maggio è un bambino bruno
dagli occhi azzurri come il fiordaliso.
E' buono e allegro. Ognuno
lo cerca e gli fa festa. Col sorriso
più luminoso, il bimbo
prodiga doni come un gran signore.
Orna il suo capo con un nimbo
di roselline del più grato odore.
Sparge le fragolette
a piene mani, profumate e grosse;
agli orecchi si mette
due mazzolini di ciliege rosse.
Ridendo si diverte
a soffiar via le nuvole dal cielo.
Non più giornate incerte:
crescon alte le spighe sullo stelo.
ROSELLINA DI MAGGIO
Perchè piangi, rosellina
che stamani
sei sbocciata al primo sole?
La bimba vuole
con le sue mani
strapparti dal ramoscello
per donarti, quando è sera,
alla dolce Madonnina
dal sorriso tanto bello.
Se tu piangi, rosellina,
che dirà la Madonnina?
QUANDO IL GALLO SI METTE A CANTARE...
Quando il gallo si mette a cantare,
si desta nel prato ogni fiore,
e l'alba specchia nel mare
delle chiome dorate il fulgore.
Il cielo terso ha il color delle rose
che stanno a guardare dagli orti,
che s'affacciano timide, ansiose
se mai il vento seco le porti,
se mai il vento le colga piano
e nelle braccia le rechi lontano,
in un paese sognato, più bello...
per rimpiangere poi l'orticello.
O VELE...
O vele bianche bianche
immobili sul mare,
o colombelle stanche
per il troppo volare,
sospese nell'azzurro
vi dondolate un poco.
Forse udite il sussurro
che fan l'onde per giuoco.
Come un'acqua sorgiva
voi m'apparite chiare.
Deh, venite alla riva,
ch'io vi possa toccare!
L'UCCELLO MERAVIGLIOSO
Mi sfiorò il volto con l'ali di chiaro turchese...
Sotto la luna odorava nei campi il maggese.
Le piume del petto eran d'oro, il ciuffo era d'oro...
Nei fossi le rane cantavano, stridule, in coro.
Moveva nell'aria la coda lunga e splendente...
Non era un sogno: lo vidi venir lentamente,
lo vidi abbassarsi tra i rami fino a toccarmi.
Io l'ammiravo, nell'ombra, badando a celarmi.
<< Ne andrà via leggiero >>, pensavo, << come è venuto >>...
Tesi una mano: lanciò nel silenzio un acuto
strido, e il querceto fu corso da fiamme d'argento...
Pallide stelle guardavano dal firmamento.
Sparì l'uccello, stupii sotto il cielo sereno,
chè le mie dita stringevano l'arcobaleno:
tutti i colori in un'unica piuma strappata...
Da allora tra i fogli d'un libro l'ho serbata.
Tutte le tinte dei fiori e i riflessi del mare...
Chi non mi crede, quel libro può sempre sfogliare.
IL RANOCCHIO
C'è un tale sul greto
che parla, non triste non lieto.
La veste ha verdina.
La voce, un po' roca, in sordina
ripete una sola
parola,
la dice in segreto
al vento, alle stelle, alla viola
fiorita
sul margine della marcita.
La luna s'affaccia: - Che c'è? -
Oh, nulla! Soltanto dal greto
borbotta il noioso, indiscreto:
- Grè, grè!... -
Tempo di messi
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LA SPIGA D'ORO
Eri un chicco di frumento
chiuso in grembo alla campagna.
Ora al vento,
ora all'acqua che ti bagna
pieghi umile
il tuo lungo stel sottile,
le tue reste delicate.
Brilli al sole, fatta d'oro,
bionda figlia dell'estate,
mentre al cielo un canto sale
di cicale.
IN RIVA AL MARE
In riva al mare, nella sabbia fina,
stamane vo' tuffare i piedi scalzi.
Vo' contemplare l'azzurra marina
sparsa di vele, e te, che al cielo innalzi
le scarne braccia, pino solitario,
dall'alta roccia protesa nel mare.
Lenti gabbiani sul vasto scenario
con l'ali bianche vedrò trasvolare.
E metterò sul mare una barchetta
lieve, di carta, grande come un uovo;
e andare la vedrò, come un'ochetta
bianca e smarrita, incontro al giorno nuovo.
LA FLOTTA DI CARTA
C'è un'intera flotta ancorata
presso lo scoglio piccino.
E' una flotta di carta fiorata:
trema sul mare turchino.
Se il vento comincia a soffiare
tra gli scogli, sulla calata,
povera flotta oscillante sul mare!,
povera flotta di carta fiorata!
IL CANTO DEL GALLO
Tutto era quieto nell'ombra:
monte, selva, mare, cielo.
Ma un gallo cantò da una siepe.
Sonori
i pioppi svettarono
al vento ridesto;
sull'onde tremarono vele,
e il piano fu tutto un brusìo,
e il monte ebbe voci
d'uccelli e di fresche fontane.
Il sole curioso
fra nubi dorate alzò il capo
dai colli orientali.
Cercò la siepe e il cantore
sull'ultima fronda,
lo vide:
gli tinse la cresta e i bargigli
di fiamma, la coda
gli sparse di vivi colori.
E il gallo cantò dalla siepe
ancora una volta. Poi tacque.
NUVOLA DEL MATTINO
Nuvola bianca nel cielo turchino,
sei fresca come l'aria del mattino.
Sul bel destriero che ha per nome Vento,
cavalca, nuvoletta! In un momento
superi l'alpe, ti specchi nel mare,
con gli uccellini ti fermi a giocare.
Poi gli uccellini van via: spaurita,
sola nell'aria mi guardi smarrita.
Nuvola bianca, se vuoi compagnia,
saprò trovarla nel cielo una via.
Con te verrò, leggiera come piuma,
mentre dilegua nei prati la bruma.
Mentre si spegne in ciel l'ultima stella,
incontro il sole andrem, bianca sorella.
IL CANTO DELLA SPIGA
Son nata da un chicco gettato
nel solco profondo.
Dal piccolo seme è spuntato
lo stelo fecondo.
S'è armato di fragili reste,
rivolte all'azzurro.
E il vento or mi culla e m'investe
con dolce sussurro.
M'inchina, sottil, da una banda,
chè greve è il tesoro
racchiuso nell'alta ghirlanda
di granuli d'oro.
IL PANE
Il pane ha un sapore
che il sole ricorda, e la spica
dal biondo colore.
Conosce l'umana fatica
quel pane dorato
che trovi sul desco ogni giorno,
che a volte hai spezzato
ancora fragrante di forno.
E' sempre gustoso,
condito di gioie e di pene.
E' un dono prezioso,
la prova che Dio ci vuol bene.
LA MOSCA
Mi ronza d'attorno, insistente,
curiosa.
Dovunque si posa:
sul bricco del latte, sul forno
lucente,
sul pane, sul terso bicchiere
che accosto alla bocca
per bere.
E vola nell'aria
(non varia
quel sordo ronzìo), sul mio
quaderno si ferma, riposa...
Che mosca noiosa!
LA CHIESINA SUL MONTE
- C'è un vetro rotto, e in chiesa
c'è tanto fresco! Orsù,
entrate, farfalline! -
chiama Gesù.
Dalle vetrate gialle
piove una luce d'oro.
Volano le farfalle
vicino al coro.
Si posan sulle panche,
curiose, a rimirare
le colonnine bianche
e il lindo altare.
Guardano un po' incantate
i ceri tremolanti,
che illuminan dorate
vesti di santi.
- Che fresco delizioso!
E' bello star quassù! -
Le farfalline al prato
non volan più.
IL LUMINO
C'è un lumino
sul camino.
Brilla fioco,
guizza un poco.
Ha paura?
Nell'oscura
stanza, bella
la fiammella
arde, trema,
par che gema...
O Gesù!
Non c'è più
quel lumino
sul camino.
L'INSIDIA
Risplende nel sole la trama
d'argento.
Si dondola al vento,
sul pendulo fil che la rama
sostiene,
il buon tessitore.
Attende paziente: ecco, viene
volando da un fiore
all'altro, un incauto moscone.
Non vede l'insidia, v'incappa
(e il filo sottil non si schianta).
Invan si dibatte: non scappa,
già il ragno l'agguanta...
E' finita:
gli sugge, col sangue, la vita.
IL PESCE ROSSO
Pesce rosso, guizza, quizza,
nella boccia di cristallo!
Sembri un allegro monello
che non fa mai una bizza.
Ti diverti con nulla,
e spesso intrecci un ballo
col sole, il grande fratello
che con te si trastulla.
GATTO, GATTINO...
Gatto, gattino,
vieni a me vicino!
Zampa di velluto,
non senti il mio saluto?
Nell'orto c'è il sole,
cammino tra le aiuole.
Colgo l'insalata
tutta bagnata,
bagnata di rugiada.
- E' indivia o lattuga? -
Il sole che l'asciuga
m'interroga lassù.
Diglielo tu,
gatto, gattino,
che vieni dalla strada,
che vieni a me vicino!
Sei bianco, grazioso:
t'avanzi pauroso.
Hai gli occhi di miele,
i baffi all'insù,
la coda è un ricciolino.
Se allungo una mano
per prenderti, lontano
tu scappi, bel gattino,
e non ti vedo più.
LA CHIOCCIOLA
Chiocciola, chiocciolina,
che strisci piano piano,
ti prendo nella mano.
Perchè quella casina
ti porti sempre addosso
nel prato e in riva al fosso?
Affacciati, è mattina,
c'è il sole! Oh, vieni all'uscio
del fragile tuo guscio!
Apri la finestrina!
Se ti vedo affacciata,
ti dò pane e insalata.
LA SORELLINA DI STOFFA
Ho una buona sorellina,
ma non parla, non cammina:
forse il cuore non ce l'ha.
Ma se piango i lacrimoni
mesta osserva con gli occhioni,
sembra chiedersi: - Che ha? -
E se rido ad un sorriso
pronta atteggia il suo bel viso.
Mi comprende? Chi lo sa!
LA MIA PALLINA
Nell'aria vai come un uccello
se con le mie mani
ti lancio,
e superi i giovani ontani,
e tocchi la morbida nube di velo
che il sole al tramonto di viola e d'arancio
dipinge nel cielo.
Poi cadi, e nel fresco ruscello
t'immergi: a fatica
ti prendo,
pallina, mia piccola amica.
Ti stringo bagnata e, col mio fazzoletto
t'asciugo. Più lucida e bella ti rendo,
e in tasca ti metto.
E più non mi fido a lanciarti
nell'aria, mia rossa pallina:
mi basta toccarti,
sentirti vicina.
LA CANZONE DELLA MONTAGNA
Erti, i miei picchi sfiorano le stelle.
Dalle mie vene sgorgan cascatelle.
L'aquile sui dirupi hanno il lor nido.
L'infinito silenzio un rauco grido
rompe talvolta: un lupo che ululando
erra nei boschi. Senti? Sta fischiando
la tramontana nelle gole. Fremo:
lotto coi venti forti, e non li temo.
LA SELVA INCANTATA
Folta d'ombre, tutta sussurri,
la verde selvetta m'invita
da lungi, con tremule dita
di rami e di foglie.
Ed entro, e soave m'accoglie
stormendo. Petali azzurri
e gialli calpesto, dai nomi
che ignoro. Tiepidi aromi
esala il sottobosco.
E sopra il mio capo le fronde
chiare e di color fosco
bisbigliando al mio passare,
nell'ombra verdemare
che le confonde.
IL CHIU'
La luna ascolta
pallida e inchina la testa.
Nell'ombra folta
dorme la grande foresta.
Ma il chiù non dorme:
pigola piano laggiù.
La luna enorme
ode la voce del chiù.
La voce sale
timida e lieve col vento,
giunge senz'ale
fino alla luna d'argento.
Da una betulla
geme, ora, fievole il chiù:
voce da nulla,
ma c'è chi l'ascolta lassù.
LA LUCCIOLA
Lucciola, luccioletta,
che vai nel prato a sera,
quando l'acqua è tutta nera
e scura diventa l'erbetta,
fammi lume nel cammino
col tuo verde lanternino!
Ti darò pan di frumento
e rugiada fresca di fiore.
Ma tu fermati un momento,
lucciola, lucciola del Signore!
Ti dirò le storielle del vento,
a una a una, che ne so cento.
Ma tu, in cambio, dal prato al fiume,
luccioletta, fammi lume!
LA STRADA SUL MARE
La luna ha tessuto sul mare
con fili d'argento
una strada: la vedo brillare
sotto la sferza del vento.
Oh, avessi una piccola barca
e una vela di canapa fina!
Ne andrei sulla strada che varca
tutta l'azzurra marina,
chissà dove, fin che l'aurora
non rinasca piano dall'onda
a lambire la piccola prora
uscita dal sogno e dall'ombra.
NOTTE
Notte cheta e profonda
senza lampi nè stelle.
Le brune paranzelle
che ingombrano il canale
han ripiegato l'ale
di canapa... Già tace
il lido sonnacchioso.
Ma l'onda no, non dorme,
ma l'onda non ha pace:
urta insonne la sponda,
fugge e torna leggiera,
voce senza riposo,
ombra nell'ombra nera.
E CANTA IL GRILLO...
E canta il grillo una canzone al vento,
mentre le stelle in ciel stanno a sentire.
Luci lontane, pupille d'argento,
quel canto vi fa tutte impallidire.
Grillo bel grillo, signore del prato,
per meglio udirti il vento s'è chetato:
non move stelo, non agita fronda
per meglio udirti nella notte fonda.
NINNA-NANNA AL CHIARO DI LUNA
Ninna-nanna al chiaro di luna:
la bimba dorme
nel bianco lettino
con il capino
sul molle cuscino.
Ninna-nanna
la bimba sogna
un'enorme montagna di panna
e un trenino
piccolino
fatto tutto di zucchero fino.
Nanna-oh!
Nanna-oh!
Ninna-nanna al chiaro di luna:
la bimba sogna
castelli incantati,
e profumati
mughetti sbocciati.
Ninna-nanna,
dorme tranquilla,
e sogna un nido la piccola Vanna:
un nido morbido
come un lettuccio
con gli uccellini che stanno al calduccio.
Nanna-oh!
Nanna-oh!
Tempo di foglie cadute
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
NEBBIA
Come nuvola caduta,
la nebbia è sulla città.
Una torre galleggia sperduta,
sola in un bianco mare.
Ma fa che il sole appaia,
fa che torni a brillare
sui tetti e sulla ghiaia!
Dal nulla emergerà
la ben nota contrada
e il cielo rivedrà
l’asfalto della strada.
O PASTORELLO…
O pastorello che vai
lungo l’azzurra marina
e guardi nuvole andare,
bianche bianche, di là del mare,
di’: la vorresti guidare
quella greggia, come fa il vento?
Essere per un momento
leggiero come una nube,
e andare dove non sai,
dietro quel docile armento,
senza gridi, senza richiami,
oh!, forse, forse vorresti;
ma per poco… ma per tornare
alla greggia viva che ami.
INVITO ALLA VENDEMMIA
Andiamo, che il tempo è venuto
di cogliere i grappoli!
Dorati e più dolci del miele
dai tralci ora pendono.
Venite, colmiamo i canestri
di zucchero in acini!
E uniamo bei canti silvestri
al suon delle forbici
che l’uve mature e succose
dai tralci recidono!
IL FANNULLONE
Il Pollice, che vuole seminare,
di buon mattino va i semi a comprare.
Gli dice allegro l’Indice: - Fratello,
da solo vangherò il tuo campicello. –
Lo sente il Medio, e già corre nel piano:
dove passò la vanga, sparge il grano.
Intanto, presso il fuoco, l’Anulare
per i fratelli cuoce il desinare.
E ognun s’affretta e lavora con gioia…
Chi non fa nulla è il Mignolo, e s’annoia.
IL CALAMAIO
E’ un laghetto nero nero
dove guizza ogni pensiero
bello, ardito, brutto, lieto…
Vi galleggia l’alfabeto.
E, nell’ombra, macchie e errori
son lì, pronti a balzar fuori.
Pescator che affondi l’esca,
sii prudente, e… buona pesca!
IL LIBRO DI LETTURA
Oh, caro libretto
dell’anno trascorso!
Sei logoro e stinto sul dorso,
ma, quando ti sfoglio, ogni detto
che balza allo sguardo
m’è noto e mi piace.
Sei stinto, ma ridi vivace
da cento figure. M’attardo
la sera sui fogli
tuoi cari… Al mio fianco,
fratello, sul lucido banco
ti metto, se pure ti sfogli,
se pur non sei nuovo…
E, mentre ti leggo
e i tuoi bei disegni riveggo,
la gioia d’un tempo ritrovo.
IL BANCO
- Ohi, ohi, che male al fianco!
Ohi, ohi, che trafittura! –
Non vedi? Piange il banco
se con la punta dura
e aguzza del coltello
lo pungi e lo tormenti.
Cattivo sei, monello!
Non senti i suoi lamenti?
Su, dimmi, che diresti
se ti pungessi un poco
con l’ago? Rideresti?
Ti piacerebbe il giuoco?
LA MATITA
Sono un rametto
liscio, di legno.
Scrivo e disegno
mentre cammino
(se tu mi guidi, caro bambino).
Spesso m’affretto,
ma quando voglio
uscir dal foglio
cado, mi spunto
(e tu mi temperi con disappunto).
CRISANTEMI
O pallidi fiori dei morti,
vi guardo ma senza tristezza.
Vi sfiora con lieve carezza
negli orti
la luce del sole un po’ stanca.
Fiorite vicino alla scuola,
e il canto dei bimbi consola
la bianca
ghirlanda dei petali fini.
Novembre vi soffia dal colle
l’aroma del mosto che bolle
nei tini.
NEL GIORNO DEI MORTI
Piove nebbia sulle croci.
Poche voci
van nell'aria, pianamente;
cantilene
dolci e tristi, bisbigliate,
fra le tombe seminate.
Va la gente
lenta, assorta; altra ne viene,
altra sosta al tuo cancello
per segnarsi, campicello
benedetto.
Sulle braccia tese ha un fiore
ogni croce, e più d'un lume
fioco spande il suo chiarore
nelle brume.
LIBELLULE
Libellule, figlie dell'aria,
figlie del vento!
Sul placido stagno
danzate, specchiandovi l'ale
d'argento.
Nel tenero lume d'opale
danzate sull'aride foglie
che il vento
al ceppo degli alberi stanchi
raccoglie.
Volate sui banchi
di scuola, nell'aria che odora
di mosto,
vegliando se mai torni ancora
l'agosto.
TRAMONTO
Il sole tramonta
dietro lo << stagno dei fiori >>.
Attoniti, i pesci
vedono mille colori
specchiarsi nell'onda
mutevole e intrisa di luce.
Di porpora e d'oro
brillano i giunchi e la sponda.
Tra gli alberi il vento
sosta, e guarda meravigliato...
Ma un brivido lento
solca lo specchio iridato.
Poi l'oro si stinge
mentre l'aria tutta s'annera,
e in cielo dipinge
pallide stelle la sera.
LA BOLLA DI SAPONE
Oh, guardala! Ascende
pian piano nel cielo.
Il vento la prende,
la tocca... E' di velo
sottil, trasparente.
Si muove leggiera
nell'aria. E' lucente:
par fatta di cera.
Si dondola, oscilla:
più in alto, più su...
Si ferma, ecco, brilla,
e poi... non c'è più.
LA VITE SPOGLIA
La vite piange al suolo,
e si contorce, nera,
nei tralci scheletriti.
E l'ode l'usignuolo
che nella calma sera
ascolta gl'infiniti
bisbigli delle cose.
- O vite, perchè gemi? -
le dice. - Ti percuoti
con le rame nodose:
hai freddo, poi che tremi
e i vecchi tralci scuoti? -
E la vite, affannata:
- I grappoli ho donato
all'autunno dorato.
Non vedi? son restata
nuda, le rame spoglie.
E van l'ultime foglie... -
- Sorridi, o generosa!,
alle stelle lontane,
all'erba rugiadosa.
Nel cuore tormentato
la gioia ti rimane
d'aver tutto donato. -
FILASTROCCA NEL GIARDINO
Io so una filastrocca,
la canto nel giardino:
l'impara l'uccellino,
e l'acqua nella brocca
gorgoglia dal piacere.
Brocca d'argilla,
l'acqua che zampilla.
Ho sete e voglio bere,
ma ho rotto il mio bicchiere.
Luna d'argento
che stai nel firmamento,
ti chiedo: - Per piacere,
mi presti il tuo bicchiere? -
Luna lunella,
il sole è una stella.
Fiore del prato,
il sole è tramontato.
Din, don, dà...
e all'alba tornerà.
CORRI, BICICLETTA!
Drin, drin... Corri, bicicletta,
sulla strada in mezzo ai campi!
Nella corsa vinci i lampi,
se ti guido. Vola in fretta
come il vento!
Drin, drin... Suona, campanello!
Sveglia i grilli addormentati
lungo i cigli dei fossati!
Drin, drin... Sveglia anche il ruscello
sonnolento!
Voglio andare, andare, andare...
laggiù, in fondo. Ho ben deciso:
voglio andare... in Paradiso!
Ma c'è un sasso. Ahi!... Di volare
più non tento.
IL RUSCELLO
Odi la melodia
del vispo ruscelletto?
E' una canzone piena di malia.
Guadalo com'è schietto
quel filo d'acqua! E' un nastro,
un bel nastro cangiante che si snoda,
di seta azzurra e verde
lucente al sole.
Scivola nel suo letto
piccino: indugia
se scorge che nell'acqua c'è un intoppo...
Poi sdrucciola via.
cantando una canzone pazzerella
tutta allegria.
TROTTA, TROTTA, CAVALLINO!
Trotta, trotta, cavallino,
va alla gora del mulino.
Fischia il vento, il sole scotta;
cavallino, trotta, trotta.
Sul carretto che traballa
c'è una zucca verde e gialla,
c'è una zucca con le foglie,
c'è il fattore con la moglie.
Nella valle presto annotta:
cavallino, trotta, trotta.
Vedi? Il cielo s'è incupito.
Va nell'aria il tuo nitrito.
Non ti batto col frustino,
ma tu trotta, cavallino!
IL GUERRIERO
- Guerra! - grida il biondo Nino,
e si slancia nel tinello
agitando lo spadino
di cartone. Già il monello
mena colpi a destra e a manca.
Non si turba il gran guerriero!
Per sventrar la cassapanca
si fa innanzi ardito e fiero.
Uh, che strillo! Ma che avviene?
Trema e fugge il prode Nino.
- Là!... - balbetta, e quasi sviene.
Guardo, e vedo... un topolino!
LA NUVOLA
Sembra un cuscino
di piuma d'oca.
Nel ciel turchino
col vento giuoca.
Giuoca e rincorre le rondinelle:
lei tutta candida, blu-nere quelle.
Ma ecco: il morbido
cuscino, a un tratto,
si sporca, e torbido,
greve, s'è fatto.
S'è fatto nero come il carbone.
E il cielo piange... Uh, che acquazzone!
NINETTTA E L'OMBRELLO
Con l'ombrello della nonna,
sotto l'acqua che vien giù,
va Ninetta. La sua gonna
è inzuppata, e non sta su
quasi quasi il cappellino:
sembra un cencio, poverino!
Il sentiero è lungo lungo
e lontana è la casetta
dietro il colle. Sembra un fungo
l'ombrellone di Ninetta.
Sembra un fungo rosso e giallo
come la cresta e le zampe del gallo.
FINESTRE
Occhi aperti sulla via,
occhi aperti sul giardino.
Le ha il castello ed il mulino,
la casupola e la stia.
Fanno entrare il vento, il sole,
e il profumo delle viole.
Ma d'inverno chiudon fuori
nebbia e gelidi rigori.
LA CANTILENA DEL FUOCO
- Fuoco rosso, fuoco bello
che splendi nel caminetto
e ridi se t'alimento,
ecco, ti dono un fuscello,
ecco, ti dono un rametto
liscio e bruno: sei contento? -
- Son contento, fanciullo mio:
senti, senti, che scricchiolio!
Senti, senti, che buon tepore!
Io ti scaldo le mani e il cuore.
Scherzo e rido... ma per poco:
se t'accosti, finisce il giuoco.
Senti, senti: cambia trastullo,
se no ti scotto... Bada, fanciullo! -
L'ANGELO DEL SONNO
Passa l'Angelo del sonno,
piano piano, sopra i tetti.
Dormon ricchi e poveretti.
Dorme il bimbo, e il vecchio nonno
mentre veglia accanto al fuoco
s'addormenta a poco a poco.
Tace il bosco nero nero.
Già gli uccelli tra le fronde
fan la nanna, e si nasconde
ogni foglia nel mistero
della notte di velluto...
Passa e va l'Angelo muto.
NINNA-NANNA
Ninna-nanna, ninna-nanna.
Dormi, piccolo tesoro.
Venga il sonno, e un velo d'oro
ti distenda sopra gli occhi.
Dormi, e sogna i tuoi balocchi,
bimbo bello della mamma...
Ninna-nanna, ninna-nanna.
Ninna 'oh, nanna 'oh!
Anche il vento, piano piano,
a dormire se n'andò.
Viene il sonno da lontano:
stringe il velo nella mano...
Ninna-nanna, ninna 'oh!
Il mio bimbo s'addormentò.
Tempo di lunghi sonni
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MATTINO D'INVERNO
Nasce il giorno, e non trova
che pagliuzze nell'orto,
e foglie secche e gialle,
e un vecchio albero morto.
Che tristezza, che squallore!
Non più voli di farfalle
tra gli albicocchi in fiore;
e sulla quercia enorme
non più nidi, non più foglie...
Nasce il giorno, e non trova
che poche rame spoglie
e la terra che dorme.
LA FONTE
C'era una fonte chiara
nel mio giardino.
Mi salutava, a gara
coi passeri, al mattino.
- Clo, clo...- cantava, e lesta
sdrucciolava tra i sassi.
- Cip, cip... - Gli uccelli in festa
movean trepidi passi
vicino alla sorgente.
Era l'estate ardente.
Ora, nel ghiaccio, muta
la fonte dorme.
E più non mi saluta,
e più non specchia torme
di nuvole arrossate
dalla nascente aurora.
Sogna forse l'estate,
e sospira, e ne implora,
tacita, la venuta,
povera fonte muta!
LA FIAMMA DEL CAMINO
La mamma attizza il foco,
il bimbo sta a vedere:
la fiamma a poco a poco
divampa ch'è un piacere.
Ogni rametto secco
in cima ha una piccola stella,
una stellina per ogni stecco,
per ogni stecco una fiammella.
Van le scintille d'oro
su su per il nero camino.
Cantano allegri in coro
i tizzi stridendo un pochino.
Stridete, rossi tizzi!
Divampa, fiammolina!
Scalda coi tuoi guizzi
il bimbo e la mammina!
LA PIOGGIA
Tic, tic... La pioggia cade
sui tetti e sulle strade.
Tic, tic... Le gocce rade
paion di vetro.
Non senti il mormorìo
dei pioppi lungo il rio?
Ascolta: a un canto pio
somiglia... Ascolta!
Tic, tic... Fulmini e tuoni
dell'aria son padroni.
Corrono i nuvoloni
nel cielo tetro,
e intanto presso il fuoco
il bimbo a poco a poco
declina i cigli, e sogna:
<< C'era una volta... >>.
FOCOLARE SPENTO
Tra i sassi del mio focolare
s'è spenta anche l'ultima brace.
Non resta che cenere... Tace
la fiamma. Oh, vederla brillare
ancora! Da un secco fuscello
nutrito, più ardito, più bello
divenne il mio fuoco, e guizzare
lo vidi su, in alto, più su...
Or vedi, non scricchiola più
l'accesa fascina. E mi pare
più vuota la fredda casina
nel giorno che lento declina.
IL VENTO
Ascolta. Chi viene fischiando
nell'aria? Chi scuote i camini?
Chi muove le tegole, errando
sui tetti?... Dai monti vicini
il vento è calato veloce.
- Uh! - grida, fuggendo lontano.
Dispiega selvaggia la voce.
- Uh! - sibila, e corre nel piano.
E incalza le nuvole. - Andate! -
comanda. Le soffia laggiù...
E dice alle stelle: - Brillate
più chiare, più limpide... Uh!... –
LA NOTTE DI SANTA LUCIA
Nei bianchi lettucci, fra i lini,
sognando pupazzi e arlecchini,
i bimbi hanno chiuso gli occhietti…
Oh, senti! Qualcuno è sui tetti:
qualcuno dai passi leggieri
fra i mille comignoli neri
cammina, cammina… Che sia
l’attesa, la Santa Lucia?
Va con l’asinello, e i suoi doni
Ai bimbi ella reca, ai più buoni…
Oh, fruscia la veste d’argento
sui tegoli… Ma forse è il vento
che ulula – senti? – fra i pini
e tocca, passando, i camini.
LA NEVE
Nell’aria danza armoniosa
la bianca Fata del gelo
avvolta in un candido velo
come una sposa.
Discende piano dal cielo,
leggiera sugli alberi posa.
E il sole la tinge di rosa.
NEVICATA ALL’ALBA
O morbidi fiocchi, dal cielo
scendete, nell’aria tranquilla.
Non brilla una stella, non brilla
nel velo
di neve che avvolge ogni cosa
la fiamma fumosa
d’un ciocco, non lampada oscilla
nell’ombra… Nell’ombra riposa
la bianca brughiera.
O petali freddi, che avete
nei cieli la vostra fiorita,
sui campi ove dorme la vita
scendete!
Venite a scaldare il mio pane
nei solchi, o lontane
farfalle di gelo!... Affiochita,
sull’aria mi vien di campane
la dolce preghiera.
FIORI DI NEVE
Petali bianchi
nell’aria greve.
Fiori di neve
sui rami stanchi.
Sul verde tenero
del nuovo grano
s’adagian piano
gigli e asfodeli:
fiorita lieve
che ignora stelo…
Gemme del cielo,
fiori di neve.
NOTTE SANTA
Perché non t’illumini, o notte
che in seno maturi il prodigio?
O terra, perché non fiorisci?
In mezzo alle tenebre è nato
il biondo Messia.
Dall’ombra con gesto d’amore
già tende le piccole mani,
e pace promette ai mortali
che vogliono pace.
Squillate, campane, destate
le ville vicine e lontane!
Svegliate la terra che dorme,
la notte che buia rimane,
i vecchi pastori e i fanciulli…
Squillate, campane!
FILASTROCCA DI NATALE
Filastrocca di Natale,
viene un Angelo e sull’ale
ti trasporta via leggiera
nella sera
che di stelle s’inargenta
mentre il bimbo s’addormenta.
Vien la notte scura scura…
Non fermarti nel cammino,
filastrocca, e va sicura
dietro all’Angelo divino.
Tace il vento, non c’è luna.
Dorme il bimbo nella cuna.
Vede in sogno la cometa
che di seta
ha lo strascico: a una sposa
rassomiglia, luminosa.
La cometa s’è fermata
spande intorno un bel chiarore.
Oh, una grotta abbandonata!
Sulla paglia c’è il Signore.
C’è Gesù con la sua Mamma.
Trema il bimbo: non c’è fiamma
nella grotta, e un camicino
pel Bambino
non ce l’ha Maria. Al tepore
lo riscalda del suo cuore.
Tutto il cielo è un frullar d’ale…
Vedi gli Angioli lassù,
filastrocca di Natale,
filastrocca di Gesù?
UCCELLINO SPERDUTO
Chi pigola piano sul ramo
di mandorlo spoglio?
O piccola voce sospesa
tra i fiocchi di neve,
mi parli di nidi, di gridi,
di sole, di foglie cadute,
di gioie perdute.
Rammenti al mio cuore il tepore
d’un giorno, d’un tempo lontano,
o uccello sperduto,
che gemi e saltelli
tra i fiocchi di neve,
che pigoli sempre più piano.
CARDELLINO PRIGIONIERO
Solo solo, mentre il camino
fuma e un ciocco arde e scoppietta,
si lamenta il cardellino
piano piano, nella gabbietta.
Oh, sapessi! Sapessi il vento
che c’è fuori, che spezza i rami!...
Ma tu sogni il fiume d’argento
e l’antica selva che ami.
Oh, l’odore acuto del fieno!,
oh, l’estate, com’è lontana!
Ma tu vedi il cielo sereno,
mentre soffia la tramontana.
L’UOMO DI NEVE
Lo scolpirono (fu all’alba,
pover’uomo, pover’uomo!)
nella neve tre monelli.
Tutto bianco, bianco il petto,
bianchi gli abiti, i capelli
ed il morbido berretto.
Nella luce fioca e scialba
(pover’uomo, pover’uomo!)
aprì gli occhi, due carboni
spenti e neri, sulla via.
Oh, quegli occhi fissi e buoni
colmi di malinconia!
Ora è là, solo, nell’ombra
(pover’uomo, pover’uomo!)
mentre scende giù la sera.
E non ha, non ha un lamento
pur se infuria la bufera,
pur se geme forte il vento.
Vien la notte e i campi adombra.
Pover’uomo, pover’uomo!
Trema, e guarda un lume fioco…
Dietro l’uscio ben serrato
tre monelli, accanto al fuoco,
l’hanno già dimenticato.
VIENE LA BEFANA
Quanta neve sui tetti,
vento di tramontana!
Divora la squallida piana,
destriero dai forti garretti!
(Quanta neve sui tetti!)
Ma, dimmi, verrà la Befana?
Battistrada veloce,
chi ti vede passare?
Galoppi sul monte e sul mare,
hai forte, selvaggia la voce.
Battistrada veloce,
precedi la vecchia Befana?
Mezzanotte alla torre:
dan, dan... Scricchiola al vento
la neve nell'orto. Oh, li sento,
li sento i suoi passi! Ella corre
(mezzanotte alla torre).
oh, viene la vecchia Befana!
Fra gli sterpi, nell'orto,
calpesta neve e neve.
Ha nero il mantello ed il breve
cappuccio, che adombra l'assorto
volto magro. E' nell'orto...
Ma è proprio la vecchia Befana?
L'ATTESA
Mentre attende la Befana
nella notte nera
sogna il bimbo nella zana:
sogna che leggiera
dalla cappa del camino
scenda la vecchietta
con i doni e il lanternino
a olio, che scoppietta.
Come oscilla, come oscilla
quel lumino!... Ancora
sogna il bimbo, mentre brilla
già nel ciel l'aurora.
PAESE INCANTATO
Se vieni con me nel paese
dei sogni, stasera,
libriamoci a volo, fratello,
con ali di cera.
Su, metti ai piedini
le rosse pianelle!
Dileguan le nubi e ci svelan,
tra vivide stelle,
un mondo ignorato
d'immenso splendore.
Lassù tutto è luce e armonia,
lassù tutto è amore.
Giocondi angioletti
ci prendon per mano,
c'insegnan la via.
Ed ecco, lontano,
su placidi colli fioriti
di gigli e asfodeli,
ci appaion castelli turriti,
e ponti di vetro, e cascate
di gemme iridate.
Lo vedi quel rosso castello
che spande nell'aria bagliori di fuoco?
Là il sole da poco
s'è, stanco, assopito.
Lo veglian le fate Turchine,
movendosi lente nel ricco vestito
di perle e di trine.
- Oh, oh! - ci bisbiglian le fate
col dito alla bocca,
- Oh, non v'accostate!
Si desta il signore possente
se alcuno lo tocca.
E può come niente
bruciarvi le alucce di cera.
Oh, oh!, come niente... -
Fuggiamo, fuggiamo il risveglio del Sole!
Fuggiamo le aiuole
di gigli e asfodeli!
La notte ci dona manciate di pallide stelle,
ma tu non fermarti,
fratello, a raccoglierle. Vedi?
c'incalza il mattino.
Tu piangi, ed i piccoli piedi
m'accenni col dito.
Perchè, fratellino?
Le rosse pianelle
nei cieli del sogno hai smarrito?
Consolati e ridi! Domani
saran nell'usato cantuccio,
là, presso il tuo bianco lettuccio.
ARIA DI BUFERA
L'orologio della torre
lento nell'aria i rintocchi
diffonde. E' sera.
Soffia il vento nelle forre.
Dan... dan... dan... Una preghiera
sale con le faville dei ciocchi
su per la cappa nera.
<< Padre nostro... >>. Le voci son tante:
voci nuove, voci stanche.
La nonna è presso il fuoco,
si scalda i ginocchi;
figli e nipoti siedon sulle panche,
le fan corona.
La lampada dondola un poco.
Fuori lampeggia e tuona.
Minaccia una bufera:
sbattono gli usci, crepita la legna...
La nonna si segna.
LINUCCIA DELLE FARFALLE
Quando più lieto fioriva il rosaio,
e il fiume sonnecchiava nell'assorto
meriggio estivo, Lina il volo gaio
delle farfalle seguiva nell'orto.
Ma venne il gelo, cadde una brinata.
L'orto era spoglio, il rosaio era morto.
D'una finestra dietro l'impannata
vedea la bimba volteggiare lenta
la prima neve. Si volse accorata,
e si tagliò una fetta di polenta
fredda, che nè un fuscel v'era pel fuoco,
nè un po' di latte per la cena stenta.
Linuccia si racconsolava un poco
pingendo sopra i muri screpolati
grandi farfalle variopinte. Il giuoco
tanto l'appassionava che, scordati
il gelo e i patimenti, uno stornello
cantava Lina dei bei giorni andati,
una lieta canzon del tempo bello,
quando il cielo è più limpido e sereno,
e tra sponde fiorite va il ruscello
mormorando, e si cangia l'erba in fieno
nei prati ove la bianca pratolina
racchiude un granel d'oro nel suo seno.
Scese la notte. Gli alberi di brina
eran bianchi. Infuriava la bufera.
Nel sui giaciglio, triste, la bambina
sognava la ridente primavera,
e sospirava: - Oh, almeno una farfalla
si movesse dal muro, e qui leggiera
danzasse per me sola, bianca e gialla,
o azzurra un po' macchiata di turchino! -
L'udì dal ciel Colui che mai non falla
e sorrise a quel sogno piccolino,
poi lieve un cenno fece della mano...
Nella casuccia non v'era un lumino
per rischiarar la notte. Al buio, piano,
chiuse gli occhi la bimba. - Dormi, forse? -
fischiò il rovaio fuggendo lontano;
poi tacque, e nel silenzio a un tratto sorse
la luna: illuminò i prati e le strade
col suo tremulo argento; e quando scorse
nell'ombra la casuccia fra le rade
piante dell'orto, scivolò sicura
dai vetri rotti. Come quando cade
un razzo nella notte e trasfigura,
svelandola, ogni forma, così parve
tutta d'argento diventar l'oscura
gelida stanza. Un brulicar di larve
coprì a quel dolce lume ogni parete
che s'animò d'un tratto. Ed ecco: apparve
una farfalla, che agitava inquiete
l'alucce bianche. Ed altre ancor dai muri
si mossero con l'ali irrequiete.
Lina, stupita, con gli occhioni scuri
mirava il variopinto sciame alato
staccarsi dall'intonaco e nei puri
spazi volare. Il tetto scoperchiato
avea Aquilone, il freddo re dei venti.
Ed ora il cielo si scorgea, rigato
di voli. Un venticello dai ridenti
colli scese: alitò sulla casetta,
e i vecchi muri, fatti trasparenti,
svelaron prati di tenera erbetta.
Un usignuolo cantò da una bruna
pineta: - E' maggio, Linuccia diletta! -
Ed ella pianse al lume della luna,
ma di letizia, ed allungò le mani
per toccar le farfalle a una a una.
Ne vennero dai cieli più lontani
ancor: gialle, vermiglie, cilestrine,
confuse tra le foglie degli ontani
e tra campi di biade senza fine:
quale sull'arco delle trecce nere,
qual si posò sulle scarne manine
di Lina, che sentiva più leggiere
farsi le braccia. Si guardò le spalle:
vide due alucce, e rise di piacere.
Poi mosse a volo insieme alle farfalle
che in ghirlanda le ornavano i capelli,
mentre la camicina di percalle
lieve nel ciel fluttuava, e gli uccelli
dagli alti rami le dicean: - Linuccia,
vedi il tuo nido, là, tra gli alberelli? -
Guardò la bimba e scorse, dietro il melo,
sperduto il casolare, sì piccino
che un nido forse era più grande. Al cielo
poi Lina affisò gli occhi, nel turchino,
e vide le farfalle andar pian piano
a un cancello splendente d'oro fino.
Meravigliata le rincorse: vano
era in lei divenuto ogni desìo
che non fosse volar nel mondo arcano.
Dentro l'accolse un fievole brusìo
d'ali e di voci, ed un sommesso riso...
- Vieni, piccina, - le disse il buon Dio
benignamente e con paterno viso,
- qui troverai l'eterna primavera...-
(Dorme Linuccia, e sogna il Paradiso,
mentre infuria più forte la bufera).
BACCHE ROSSE
Bacche rosse, coralline,
piccoline,
v’affacciate tra la neve
bianca e lieve
strette strette, ben vicine
come tante sorelline
freddolose.
Vi sporgete tra le foglie,
timorose
di macchiare il gran lenzuolo
steso al suolo
con la porpora vivace
del vestito
che la terra v’ha cucito.
IL GELO
Il Gelo cavalca stanotte
sul bianco destriero.
Lasciato ha le squallide grotte
montane e leggiero
nell’ombra che tutto nasconde
calato è sul piano.
Appende ghiacciuoli alle fronde
con rigida mano.
E bussa ai cristalli: talora
con muta carezza
di trine e di gemme li infiora;
sovente li spezza.
L’ALLEGRA MASCHERATA
Che risate, che allegria
per la via!
Con tamburi di cartone,
con lustrini di… stagnola,
i monelli
van cantando a squarciagola.
Sono vispi come uccelli
che han trovato
l’usciolino spalancato
dell’aerea prigione.
Chi s’è tinto col carbone,
chi s’è tutto infarinato,
chi strombetta per la via…
Che allegria!
LE STAGIONI
La fresca Primavera
danza nell’aria e porta il tempo bello.
Quando sorride, si sveglia il ruscello,
e nasce un fior tra l’erba che non c’era.
L’estate brilla gaia
Nei campi, sotto il sol che abbrucia i solchi.
Impara le canzoni dei bifolchi.
Falcia le messi e le porta sull’aia.
Il mite Autunno regna
sul colle. Torchia ulive dolci e chiare,
e nel vigneto da ciascun filare
grappoli coglie che a pigiar s’ingegna.
E l’Inverno, il gran veglio,
sonnecchia, stanco, presso il focolare.
Dietro l’uscio, Aquilon soffia dal mare,
e ammucchia neve per il suo risveglio.
I DODICI FRATELLI
Gennaio vien tremando, e accende un fuoco
di sterpi e rame spoglie.
Febbraio è allegro e , quando ride un poco,
la bianca neve scioglie.
Marzo, si sa, è burlone e un po’ monello:
cela ovunque le viole.
Aprile piange e ride, il pazzerello,
ed innaffia le aiuole.
Maggio rincorre nuvole ed uccelli,
e canta fra le rose.
Giugno di spighe d’oro fa mannelli
con le braccia operose.
Luglio si stende all’ombra, nel pineto,
e invoca un fil di vento.
Agosto bada all’orto ed al frutteto:
lavora ed è contento.
Settembre coglie l’uva e s’inghirlanda
coi tralci nella vigna.
Ottobre pigia i grappoli e bevanda
ne fa dolce od asprigna.
Novembre, mesto, guarda il prato e il rovo
su cui piovve la brina.
Dicembre è stanco, e verso l’anno nuovo
pian piano s’incammina.