ARIA DI MARE - coopmare.com fiori/articoli... · appuntamenti su mare e laghi dedicati alle de- ......

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60 LUNEDÌ 14 MAGGIO 2012 A A R R I I A A D D I I M M A A R R E E TELEFONO 0541 354111 FAX 0541 354199 EMAIL: [email protected] Luna Rossa dà spettacolo davanti a San Marco VENEZIA. Da giovedì a domenica Venezia ospita le gare delle America’s Cup World Series, le regate preparatorie all’edizione 2013 del più antico dei trofei. Moltissime barche romagnole già nei giorni scorsi sono arrivate nella laguna di Venezia per assistere o partecipare a tutti gli eventi di contorno dell’evento. Le due barche di Luna Rossa sono partite benissimo (Piranha prima sabato e seconda ieri, Swordfish seconda e terza) a dimostrazione del buon lavoro svolto da tutto il team guidato dallo skipper riminese Max Sirena. I due catamarani Ac 45 di Luna Rossa davanti a piazza San Marco durante gli allenamenti (ACEA 2012 Photo Gilles Martin-Raget) PER REGATANTI E PER SOGNATORI Elogio della deriva ecologica come la bici A lato navigatore solitario su una deriva a Bellaria Sotto regata davanti a Cesenatico RICCIONE. C’è anche una tappa romagnola nell’edizione 2012 del Circuito Long Distance, manifestazione in programma dal 6 maggio (Caorle) al 22 settembre (Lago di Garda) con otto appuntamenti su mare e laghi dedicati alle de- rive. Domenica al bagno 151 di Riccione si tiene il Romagna Sailing Trophy. Per maggiori infor- mazioni: www.circuitolongdistance.it. L’EVENTO A Riccione una tappa del Circuito Long Distance AMERICA’S CUP LE CARATTERISTICHE Ideale per imparare ad andare in barca Per deriva si intende una piccola barca a vela (4-6 metri di lunghezza, 50-150 kg di peso), non pontata, veloce e ballerina, la migliore per imparare e mantenere viva, frizzante, la passione. Un tempo costruite in legno, come il Dinghy o lo Snipe, più comunemente conosciuto co- me Beccaccino, oggi prevalentemente in vetroresina come il 470, il Tridente o il Laser. Navigare lungo costa riscoprendo i piaceri del campeggio nautico di Fabio Fiori S e la vela è una pas- sione, allora la de- riva è la sua mas- sima potenza. Sì, perchè solo la deriva ti fa vivere insieme tutte le emozioni che regala la vela: silen- zio, autonomia, indipen- denza, libertà, sentendo meglio che su qualsiasi altra barca le onde e i venti. “Lontano dall’ac qu a, lontano dal mare”, si di- ceva un tempo al mari- naio alla sua prima espe- rienza, riassumendo in una battuta quanto sia importante imparare a navigare su una piccola barca. Solo quell’e sp e- rienza permette di trova- re il piede marino, insie- me leggero e sicuro, di af- finare una sensibilità a- gli elementi naturali che nessuno strumento elet- tronico garantisce, di cer- care la migliore armonia tra la vela e l’aria, lo sca- fo e l’acqua. La deriva è l’equivalen- te della bici, macchine perfette per imbastire un rapporto ecologico con la natura, d’acqua o di ter- ra. Comunque ambienti appassionanti, quando si tiene in mano la barra o il manubrio, quando si regolano le vele o si spin- ge sui pedali. La deriva condivide con la bici anche la storia, perché entrambe sono fi- glie della modernità, di quella migliore che ha cercato fin da subito mo- dalità di viaggio o, più in generale, esperienziali diverse da quelle impo- ste da una società ad e- levato con- sumo di e- nergia, uti- lizzando le parole di Ivan Illich che, già negli anni Settanta del Novecento, aveva intuito le potenzia- lità ecologiche e rivolu- zionarie delle due ruote. Paradossalmente que- sta schiavitù energetica negli ultimi decenni ha riguardato anche il ma- re, spazio libertario per eccellenza, e addirittura il diporto, pratica ludica per definizione. Così sulle spiagge e nei porti, in me- no di cin- quant ’anni le ecologiche derive sono state sosti- tuite da in- q u i n a n ti motori, involuzione ma- teriale e culturale aggra- vata da un altrettanto de- leterio problema, quello del gigantismo che ha ri- guardato anche la vela. Il risultato è quello di vedere banchine ad esclu- sivo uso di una nautica elitaria e patinata, spes- so “a scoppio”, a discapi- to di quel mondo minima- lista nei mezzi, ma ma- rinaresco nei gesti, che sceglieva e per fortuna continua a scegliere la de- riva per navigare. A bordo di una piccola barca c’è il regatante, il vagabondo, il sognatore, ognuno con scafi e oriz- zonti radicalmente diver- si, tutti però accomunati da un rapporto intenso con il mare. Su una bar- ca che scuffia si capisce fin dal primo giorno che prudenza e abilità sono da preferirsi ad avventa- tezza e forza. Così per e- vitare di ribaltarsi si im- para a muoversi sopra- vento e sottovento con cautela, a mettere in pra- tica la prima regola del marinaio, “una mano per sè e una per la bar- ca”, ad anticipare la raf- fica sventando o a risa- lire l’onda orzando. Sul- la deriva si affina la mi- glior sensibilità al timo- ne e alle vele, perché in entrambi i casi un piccolo movimento significa un grosso miglioramento, di velocità o di rotta. La barca risponde immedia- tamente a ogni sposta- mento di peso e a ogni manovra, una vitalità che si impara per sempre a riconoscere. Ma la deriva non è solo la barca migliore per im- parare ad andare a vela o non è solo la barca giusta per continuare a fare re- gate per tutta la vita. La deriva rimane la barca minima che garantisce la rotta massima nel quoti- diano, un modo di vivere in economia ed ecologia il rapporto con il mare di casa, con le acque che ba- gnano le nostre città. Sen- za voler sfidare rigori meteorologici, nelle gior- nate migliori si può tran- quillamente veleggiare da aprile a ottobre, go- dendosi in perfetta solitu- dine o in compagnia an- che le luci e le brezze dei crepuscoli. La deriva regala liber- tà da inutili e costose co- strizioni d’acquisto, or- meggio e manutenzione. Con una deriva si veleg- gia per il puro piacere di godere le sensazioni of- ferte dalle onde e dal ven- to o per navigare lungo- costa riscoprendo i piace- ri del campeggio nautico, pratica oggi purtroppo desueta ma capace di ri- velare luoghi e situazioni di immutato fascino. Con una deriva si trovano sempre acque solitarie dove godersi un bagno o si moltiplicano le occasio- ni per pescare, all’anco- ra, in scaroccio, alla trai- na. Maggio è il periodo mi- gliore per scoprire o ri- scoprire i piaceri della ve- la, fatelo armando una deriva e “alla via così!”. A questi temi l’autore ha dedicato un libro di imminente pubblicazione “Vela libre. Idee e storie per veleggiare in libertà” - Stampa Alternativa http://maregratis.blog- spot.com/

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60LUNEDÌ14 MAGGIO 2012

∼∼∼AAARRRIIIAAA DDDIII MMMAAARRREEE ∼∼∼TELEFONO0541 354111FAX 0541 354199EMAIL: [email protected]

Luna Rossa dà spettacolodavanti a San Marco

VENEZIA. Da giovedì a domenica Venezia ospitale gare delle America’s Cup World Series, le regatepreparatorie all’edizione 2013 del più antico deitrofei. Moltissime barche romagnole già nei giorniscorsi sono arrivate nella laguna di Venezia perassistere o partecipare a tutti gli eventi dicontorno dell’evento. Le due barche di Luna Rossasono partite benissimo (Piranha prima sabato eseconda ieri, Swordfish seconda e terza) adimostrazione del buon lavoro svolto da tutto ilteam guidato dallo skipper riminese Max Sirena.

I duecatamaraniAc 45di LunaRossadavantia piazzaSan Marcodurantegliallenamenti(ACEA 2012Photo GillesMartin-Raget)

PER REGATANTI E PER SOGNATORI

Elogio della derivaecologica come la bici

A latonavigatoresolitariosu unaderivaa BellariaSottoregatadavanti aCesenatico

RICCIONE. C’è anche una tappa romagnolanell ’edizione 2012 del Circuito Long Distance,manifestazione in programma dal 6 maggio(Caorle) al 22 settembre (Lago di Garda) con ottoappuntamenti su mare e laghi dedicati alle de-rive. Domenica al bagno 151 di Riccione si tieneil Romagna Sailing Trophy. Per maggiori infor-mazioni: www.circuitolongdistance.it.

L’E V E N TO

A Riccione una tappadel Circuito Long Distance

AMERICA’S CUP

LE CARATTERISTICHEIdeale per imparare ad andare in barca

� Per deriva si intende una piccola barcaa vela (4-6 metri di lunghezza, 50-150 kgdi peso), non pontata, veloce e ballerina,la migliore per imparare e mantenereviva, frizzante, la passione. Un tempocostruite in legno, come il Dinghy o loSnipe, più comunemente conosciuto co-me Beccaccino, oggi prevalentemente invetroresina come il 470, il Tridente o ilLaser.

Navigare lungo costariscoprendo i piaceri

del campeggio nautico

di Fabio Fiori

Se la vela è una pas-sione, allora la de-riva è la sua mas-

sima potenza. Sì, perchèsolo la deriva ti fa vivereinsieme tutte le emozioniche regala la vela: silen-zio, autonomia, indipen-denza, libertà, sentendomeglio che su qualsiasialtra barca le onde e iventi.

“Lontano dall’ac qu a,lontano dal mare”, si di-ceva un tempo al mari-naio alla sua prima espe-rienza, riassumendo inuna battuta quanto siaimportante imparare anavigare su una piccolabarca. Solo quell’e sp e-rienza permette di trova-re il piede marino, insie-me leggero e sicuro, di af-finare una sensibilità a-gli elementi naturali chenessuno strumento elet-tronico garantisce, di cer-care la migliore armoniatra la vela e l’aria, lo sca-fo e l’acqua.

La deriva è l’e q u i v a l e n-te della bici, macchineperfette per imbastire unrapporto ecologico con lanatura, d’acqua o di ter-ra. Comunque ambientiappassionanti, quando sitiene in mano la barra oil manubrio, quando siregolano le vele o si spin-ge sui pedali.

La deriva condivide conla bici anche la storia,perché entrambe sono fi-glie della modernità, diquella migliore che hacercato fin da subito mo-dalità di viaggio o, più ingenerale, esperienzialidiverse daquelle impo-ste da unasocietà ad e-levato con-sumo di e-nergia, uti-lizzando le parole di IvanIllich che, già negli anniSettanta del Novecento,aveva intuito le potenzia-lità ecologiche e rivolu-zionarie delle due ruote.

Paradossalmente que-sta schiavitù energeticanegli ultimi decenni hariguardato anche il ma-

re, spazio libertario pereccellenza, e addiritturail diporto, pratica ludicaper definizione. Così sullespiagge e nei porti, in me-

n o d i c i n-quant ’annile ecologichederive sonostate sosti-tuite da in-q u i n a n t i

motori, involuzione ma-teriale e culturale aggra-vata da un altrettanto de-leterio problema, quellodel gigantismo che ha ri-guardato anche la vela.

Il risultato è quello divedere banchine ad esclu-sivo uso di una nauticaelitaria e patinata, spes-

so “a scoppio”, a discapi-to di quel mondo minima-lista nei mezzi, ma ma-rinaresco nei gesti, chesceglieva e per fortuna

continua a scegliere la de-riva per navigare.

A bordo di una piccolabarca c’è il regatante, ilvagabondo, il sognatore,

ognuno con scafi e oriz-zonti radicalmente diver-si, tutti però accomunatida un rapporto intensocon il mare. Su una bar-ca che scuffia si capiscefin dal primo giorno cheprudenza e abilità sonoda preferirsi ad avventa-tezza e forza. Così per e-vitare di ribaltarsi si im-para a muoversi sopra-vento e sottovento concautela, a mettere in pra-tica la prima regola delmarinaio, “una manoper sè e una per la bar-ca”, ad anticipare la raf-fica sventando o a risa-lire l’onda orzando. Sul-la deriva si affina la mi-glior sensibilità al timo-

ne e alle vele, perché inentrambi i casi un piccolomovimento significa ungrosso miglioramento, divelocità o di rotta. Labarca risponde immedia-tamente a ogni sposta-mento di peso e a ognimanovra, una vitalitàche si impara per semprea riconoscere.

Ma la deriva non è solola barca migliore per im-parare ad andare a vela onon è solo la barca giustaper continuare a fare re-gate per tutta la vita. Laderiva rimane la barcaminima che garantisce larotta massima nel quoti-diano, un modo di viverein economia ed ecologia ilrapporto con il mare dicasa, con le acque che ba-gnano le nostre città. Sen-za voler sfidare rigorimeteorologici, nelle gior-nate migliori si può tran-quillamente veleggiareda aprile a ottobre, go-dendosi in perfetta solitu-dine o in compagnia an-che le luci e le brezze deicrepuscoli.

La deriva regala liber-tà da inutili e costose co-strizioni d’acquisto, or-meggio e manutenzione.Con una deriva si veleg-gia per il puro piacere digodere le sensazioni of-ferte dalle onde e dal ven-to o per navigare lungo-costa riscoprendo i piace-ri del campeggio nautico,pratica oggi purtroppodesueta ma capace di ri-velare luoghi e situazionidi immutato fascino. Conuna deriva si trovanosempre acque solitariedove godersi un bagno osi moltiplicano le occasio-ni per pescare, all’a n c o-ra, in scaroccio, alla trai-na.

Maggio è il periodo mi-gliore per scoprire o ri-scoprire i piaceri della ve-la, fatelo armando unaderiva e “alla via così!”.

A questi temi l’autoreha dedicato un libro

di imminente pubblicazione“Vela libre. Idee e storie

per veleggiare in libertà” -Stampa Alternativa

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