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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

La vita vissuta artistica…menteATerranuova inmostra 19capolavori di autori veramentespeciali

ANCHE QUEST’ANNOla Pro Loco, in collabora-zione con l’Istituto Com-

prensivo «Giovanni XXIII» diTerranuova , ha indetto un con-corso dal titolo «Natale nell’Arte»,aperto alle classi dei tre ordini sco-lastici. Noi alunni artisti ci siamomessi al lavoro per la realizzazio-ne di un pannello ispirato adun’opera famosa, a scelta dellaclasse, avente per soggetto laNati-vità. I 19 pannelli sono espostiper tutto il periodo di Natale inunamostra allestita nell’aula con-siliare, dove i visitatori voterannoil capolavoro preferito.L’8 gennaio, sempre nella Saladel Consiglio, una giuria tecnica,nominata dalla Pro loco stessa, ri-conoscerà la migliore realizzazio-ne in assoluto e per ogni ordinescolastico verrà premiato un ela-borato, nonché la riproduzioneche avrà ottenuto il maggior nu-mero di consensi dai visitatori.Noi alunni della 3 B vi invitiamoa visitare la mostra per ammirareanche il nostro capolavoro che siè ispirato allaNatività diPiero del-la Francesca (1470/1485) che si tro-va a Londra, alla National Galle-ry. Siamo stati guidati dal nostroprofessore di Arte Matteo Bene-

tazzo, che è anche un artista.

ABBIAMO ANALIZZATO lostile compositivo della Natività diPiero, successivamente abbiamosviluppato il bozzetto di partenzasperimentando la tecnica di stam-pa detta «monotipo»: attraverso ilconfronto con le opere diVenturi-no Venturi.

Il risultato finale è stata l’unionedi due artisti ben distinti dal peri-odo storico e dalle loro rappresen-tazioni stilistiche, ottenendo unelaborato originale e, allo stessotempo, liberamente interpretatodalla nostra creatività.

ATTENZIONE per i visitatori:Cartoline artistiche e non solo…

Vi vogliamo segnalare altre inizia-tive culturali che la Pro loco ha re-alizzato per la valorizzazione delterritorio in tutti i suoi aspetti.E’ stato pubblicato un altro pie-ghevole storico-artistico, dedica-to stavolta alla frazione della Tra-iana, dove si possono trovare insintesi notizie anche inedite sullastoria del luogo, basate sui docu-menti d’archivio e sulle informa-zioni degli anziani raccolte graziealla collaborazione del «Circolo»locale e della parrocchia; né vimancano le opere d’arte come l’or-mai famosa «Annunciazione» sei-centesca di Giovanni Martinelli,la cui prima attribuzione si deveal tenore Luca Canonici.Il depliant è a disposizione gratui-ta di chiunque sia interessato pres-so la sede della Pro loco, assieme aquello dell’anno scorso dedicatoalla «Pieve di SantaMaria Bambi-na». Sempre alla Pro loco si trovauna serie di 28 cartoline che ripro-ducono tutti gli «Ecoalberi diNata-le» realizzati nel concorso 2010.Ma non è finita: è stata stampatainoltre unaprima serie di 20 «Car-toline d’arte» di grande formato,nella quale sono presentate alcu-ne delle principali opere presentinel nostro territorio.

MATTEO BENETAZZO è uno degli autori checontribuisce alla mostra.

Perché è stato scelto come titolo della mostra“Dentrol’ invernodentro trapaesaggioe laMa-ternità di Venturino Venturi”?

«Lamanifestazione ruota intorno ad una visione na-turalistica dell’inverno, con lo studio del paesaggio edelle sue trasformazioni, e all’espressione del Sacro,rappresentata dalla Natività. Il titolo evidenzia co-me l’iniziativa intenda interagire col territorio e laproduzione del grande Venturino Venturi».

In chemodo avete creato questo legamecon larealtà museale di Venturi?

«Il progetto prende in esame la tematica dellaMater-nità affrontata dal grande artista italiano, affiancan-dosi ad esso e proponendosi attraverso una serie diesposizioni proposte da Domus Manifesta 2011 e

dall’Associazione Artefice, finalizzate alla fruizionee promozione dell’Arte Contemporanea».

Oltre a lei, quali altri giovani artisti partecipa-no all’evento?

«Vorrei innanzitutto citare Daniela Pronesti, che in-sieme a me ne è la curatrice; poi altri talenti comeSimona Chiasserini, Nicoletta Gemignani, GiulianaHuober,Marianna Rosi, Lucia Stefani, Elisa Zadi».

Quali sono le sedi espositive?«Una prima tappa è alla Libreria La Feltrinelli diArezzo (8 dicembre-19 gennaio 2012); poi, dal 17 di-cembre al 29 gennaio 2012,LaFilanda diLoroCiuf-fenna, spazio dedicato al confronto con l’opera daltitolo «Maternità» diVenturi, e la Casa StudioVentu-ri; qui, grazie alla nipote dell’artista e storica dell’ar-te Lucia Fiaschi, le nostre opere dialogheranno den-tro ed attorno alla vita quotidiana dell’artista, custo-dita nella sua casa museo».

L’INTERVISTAMATTEO BENETAZZO RACCONTA I SEGRETI DELL’EVENTO CURATO DA TANTI GIOVANI ARTISTI

Viaggio nell’inverno sulle ormedellamaternità

OLTRE PIERO Pannello ispirato dalla Natività del grande biturgense

la redazionedella III B...

SCULTORE e pittore del-la nostra terra. VenturinoVenturi nasce aLoroCiuffe-

na nel 1918, trascorre l’ in-fanzia in Francia e in Lus-

semburgo; qui studia archi-tettura mentre aiuta il pa-

dre nell’attività di scalpelli-no. Da adolescente ritornain Italia: si ferma a Firenze

dove continua gli studi pres-so l’Istituto Statale d’Arte e

l’Accademia delle Belle Ar-ti e dove farà la prima espo-

sizione importante nel1945.Nel capoluogo toscano fre-

quenta il celebre «Caffè del-le Giubbe Rosse» e conosce

intellettuali come Eugenio

Montale e Vasco Pratolini;

stringerà amicizia con Ren-

zo Michelacci, Giuseppe Lisi,Mario Luzi...

DA LORO SARÀ ricorda-to come ‘un giovane affasci-

nante dai luminosi occhi az-zurri e dalla parlata alla fran-

cese” Insegnerà in seguitoall’Istituto d’Arte di Pietra-santa.Nel 1954 vince il con-

corsoper il ‘Monumento aPi-

nocchio’ a Collodi: da qui

uno straordinario lavoroche lo farà conoscere a livel-

lo internazionale.

SARÀ SEMPRE attivo fi-no alla morte avvenuta nel

2002. Loro Ciuffenna, dal1992, dedica un museo al

suo intero percorso artisti-co; in questo paese, oggi, ci

restano il suo studio, gli og-getti, le pietre e i luoghi alui cari, dove la nipote Lu-

cia Fiaschi opera con rarasensibilità per proteggere e

divulgare l’arte di Venturi-no.

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

Giovanni XXIIIGiovanni XXIIITERRANUOVATERRANUOVA

MATERNITA’ Una delle operedi Matteo Benetazzo

STUDENTISalvatore Richard Ascione, Gabriele Bac-ci, Alessia Burchini, Maddalena Calabre-se, Aurora Colasurdo, Carmine D’Angiò,Alessandro Esposito, Alessia Fucito, Luca

Fucito, Gurpreet Kaur, Sara Malvisi, SaraManconi, Irene Mealli, Martina Mugnai,Virginia Neri, Giada Nocito, Gaia Palmieri,Lorenzo Paradiso, Luca Postiglione, Ga-briel Roci, Elisabetta Rossi, Asia Sani, Ro-

berta Tavoletta ArgentinaINSEGNANTI

Luana Giorgi, Simona BeniPRESIDE

Alberto Riboletti

CHIE’VENTURINO

Quelmaestro«dai luminosiocchi azzurri»

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11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Roseblunel giardinod’invernoMusicaepoesia fanno rifletteregli adolescenti sull’avventuradella vita

ANOI PIACCIONO lamu-sica e la poesia: siamo ra-gazzi di tredici anni uguali

a tutti gli altri ragazzi del mondo.A dire il vero non siamo tuttiuguali: siamo diversi e speciali,gli uni dagli altri, anche se tuttigli adolescenti nel mondo hannogli stessi desideri di felicità, amo-re, gioia e serenità. La nostra di-versità deriva dal personale patri-monio genetico, unico ed irripeti-bile; siamo il frutto di una combi-nazione genetica tra quei 23 cro-mosomi più altri 23 ereditati dainostri genitori: una straordinaria‘catena’ di vita.A volte arriva un cromosoma inpiù ed allora.. il viaggio della vitaè diverso, c’è un cambio di desti-nazione e l’avventura diventa piùdifficilema resta sempre e comun-que un’avventura. Ci siamo acco-stati alla realtà della sindrome diDown attraverso una canzone diGianniMorandi, Il mio amico, e lapoesia di Gerda Klein, Come una

rosa blu, scritta e dedicata alla fi-glia Jenny. Così è nato il desideriodi sapere qualcosa di più: il con-tatto con il Circolo Arcobaleno,spazio ricreativo all’interno della

sezione aretina dell’ AIPD (Asso-ciazione Italiana Persone Down).

E’ VENUTO a trovarci uno deiresponsabili, Giovanni Fatucchi,che ci ha raccontato la sua espe-rienza di genitore: è stato un in-contro importante. Ora sappiamoche la sindrome di Down non èuna malattia ma una condizione

genetica; le anomalie cromosomi-che non hanno cause specifichema la loro insorgenza pare essereun fenomeno “naturale”, in qual-chemodo legato alla fisiologia del-la riproduzione umana.

CI RIFERIAMO a persone ‘spe-ciali’ che interpellano una societàdiffidente verso ciò che non rien-

tra nei presunti schemi di ‘perfe-zione’, ‘salute’, efficienza. Noi ab-biamo visto molto di più: ne sia-mo tutti convinti perché, se il per-corso è, e può essere davvero diffi-cile, la vita è un’avventurameravi-gliosa che vale la pena di esserevissuta.«Ilmio amico è una bella persona/uno strano violino dalle corde diseta in unmondo distratto che ci-nico suona/ questo grande concer-to che in fondo è la vita». Si avvici-na il Natale e sappiamo che, pertanti, non sarà un momento digioia: ci sono la crisi economica, iproblemi nelle famiglie, le violen-ze e le tristezze.Noi però abbiamo scoperto qual-cosa di grande; come ricorda lamadre di Jenny nella sua poesia: «… perché pensare,agire,apparireuguali?Ci sono rose bianche, e ro-se rosa, e rose gialle ed un’infinitàdi rose rosse. Ma blu? Le rose blusono così rare chene sappiamopo-co, troppo poco. Sappiamo soloche hanno bisogno di essere cura-te e amate di più». Questo è il no-stromessaggio: è inverno nel giar-dinoma nascoste ci sono anche lerose blu. Buon Natale .

L’IMPORTANZA, il peso, il senso delle parole so-no state oggetto delle nostre riflessioni. Ci siamoconfrontati sulle parole vere, quelle che cambianola vita perché fanno la differenza dato che nessunaparola è neutrale. Ci sono parole ’antagoniste’,aspre e cattive che fanno starmale per un bel po’ ditempo o parole ‘salutari’ che danno nutrimento alcorpo e alla mente; possono divenire ‘strumenti’di ‘bene’o di ‘male’, di ‘vita’ o di ‘morte’.Da una parola si può tirar fuori il mondo e, nel ca-so delle persone con Sindrome diDown, bisogna esi deve imparare l’uso di parole appropriate, perti-nenti, per non contribuire alla diffusione di stereo-tipi e luoghi comuni. Questo non è un fatto mera-mente linguistico perchè la scelta delle parole si ri-percuote a livello dei pensieri e dei comportamen-ti individuali e collettivi.

Impariamo, per esempio, a non dire persona ‘affet-ta da SDma persona che ha o con la SD, poiché lasindromediDownnon èunamalattiamauna con-dizione genetica; oppure ricordiamoci che il termi-ne “mongoloide”, usato in origine per “riconosce-re” le persone con la SD, nell’uso popolare, è servi-to ad offendere e denigrare.

CIO’ E’ ACCADUTO anche per il termine «han-dicappato», utilizzato talvolta in senso dispregiati-vo specie fra i giovani e gli adulti. Con ‘disabilità’si è continuata ad evidenziare una mancanza piut-tosto che a valorizzare la persona e le sue possibili-tà. Forse si è fatto qualche passo avanti con l’espres-sione ‘diversa abilità’ ma, a ben pensarci, ciascunodi noi ha una propria ‘disabilità o ‘abilità’ nel farele cose per competenze, attitudini o talenti. Chesia qualcosa su cui riflettere?

IL PROGETTO UN’IDEA DI EDUCAZIONE CONTRO I LUOGHI COMUNI E GLI STEREOTIPI DEL LINGUAGGIO

La scelta delle parole che ci cambiano la vita

VIVA LA VITA Il messaggio raccontato dal disegno di Gianluca Bove

la redazionedella III E...

L’INCONTRO con l’inge-gner Giovanni Fatucchi,uno dei promotori del Cir-colo Arcobaleno, è stato in-serito inunpercorsodiEdu-cazione alla Convivenza Ci-vile, attivato nella nostraclasse. In tale occasione ab-biamo approfondito la cono-scenza della sindrome diDown (SD) con le sue carat-teristiche e tipologie, e leesperienze promosse dalCircolo Arcobaleno.Nato nel 2006 come luogodi aggregazioneper una ven-tina di ragazzi, il CircoloAr-cobaleno ha sede presso lasezione aretina dell’Associa-zione Italiana PersoneDown (Aidp) ed è aperto atutti coloro che sono sensi-bili alla ‘diversa abilità’. Inesso si promuovono proget-ti di danza, cucina, teatrocon il duplice obiettivo difar stare insieme ed aiutarele persone con SD nelle lo-ro competenze e specificità.

ABBIAMO POSTOnume-rose domande al nostro in-terlocutore e toccato que-stioni significative come lascelta di una paternità ema-ternità responsabili; il soste-gno e la collaborazione deigenitori di figli con SD; leloro paure,speranze e diffi-coltà.L’effettiva disabilità dellapersona può così non tra-sformarsi in un handicap,cioè uno svantaggio deriva-to dall’ambiente che ci cir-conda, ma essere un’oppor-tunità di crescita e riflessio-ne per la società che lo acco-glie. E’ stato un evento im-portante per noi ragazzi e,tra una risposta e l’altra, ledue ore sono volate in un at-timo:nel nostro cielo si è ac-cesa una luce in più, anzi siè riflesso un vero ‘Arcobale-no’

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

CesalpinoCesalpinoAREZZOAREZZO

LA SQUADRA Foto di gruppodel Circolo Arcobaleno

STUDENTIDavidBaldoni, MaricaBenincasa, GianlucaBove, Francesca Bruschi, Riccardi Burzi,Alessandra Calcavecchia, Laura Cincinel-li, Valentina Citarelli, Lucrezia Del Mecio,

Sofia Dini, Elena Droandi, Irene Faggini,Alessia Frontani, Francesca Gavelli, Duc-cio Geneletti, Alice Giaccherini, Sofia Gio-vane, Leonardo Giusti, Francesca Luma-chi, MatteoMurati, Gaia Pitti, Gloria Pugli-

si, Rebecca Rodino, Riccardo ToschiniINSEGNANTI

Giovanna Vona, Annarita SinattiPRESIDE

Danilo Brozzi

PUNTO ILCIRCOLO

L’arcobalenochediventaun’altra scuola

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•• 10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Donne sull’orlo della crisi economicaIntervista aDonellaMattesini: sono le prime apagare con i tagli ai servizi

LA SITUAZIONE econo-mica è in emergenza: le fa-miglie non riescono arriva-

re alla fine del mese, le tasse sonoin aumento e la crisi si fa dramma-ticamente sentire.I giovani, non avendo lavoro sicu-ro, non faranno figli; l’UnioneEu-ropea ha progettato delle strategieper superare questa crisi che colpi-sce soprattutto le donne.Infatti la disoccupazione femmi-nile rappresenta il 30% nelle gio-vani (una donna su tre è disoccu-pata), molto più degli uomini.Abbiamo intervistato la SenatriceDonellaMattesini, che da sempresi occupa delle problematichefemminili, sulle soluzioni propo-ste dal governo per la crisi.Ci spiega che la crisi porterà gravicambiamenti per tutti, specie perle donne, più fragili perché fannoil «doppio lavoro» in quanto si oc-cupano di tutte le faccende dome-stiche e di assistenza a bambinied anziani.Se verrà tagliato il fondo di auto-sufficienza, non ci saranno piùservizi, senza i quali le donne ri-schiano di rimanere a casa per oc-cuparsi degli anziani: il loro sti-pendio è mediamente più bassodel 15% rispetto agli uomini e

quindi è il loro lavoro cui si rinun-cia per far fronte ai problemi .

LO STATO, nella manovra eco-nomica al voto, prenderà alcuniprovvedimenti: alcuni positivi co-me i contributi finanziari per leaziende che assumono donne atempo indeterminato (sgravi fisca-li), altri negativi per le donne:

l’aumento dell’età pensionabilefemminile (innalzata a 65 anni) esoprattutto i tagli ai comuni.

QUESTI ULTIMI, infatti, do-vranno togliere i soldi ai servizisociali (asili nido, scuole a tempopieno, anziani…), che costerannomolto di più, con il risultato chesenza servizi le donne faranno

sempre meno figli.In Italia le donne sono la maggio-ranza e la parte più istruita dellapopolazione, ma solo il 47 % haoggi un lavoro. Sono sistematica-mente discriminate anche sul pia-no dei guadagni ed è ridotta almi-nimo la presenza femminile neiconsigli di amministrazione.Il problema ha radici lontane, manegli ultimi dieci anni la situazio-ne è peggiorata rispetto a paesi si-mili a noi, mentre i media hannocontribuito a diffondere una cul-tura che le umilia.Ecco perché le donne chiedonoun cambiamento.L’ultima speranza che rimane al-le donne e all’economia è l’investi-re nel nostro futuro, in noi giova-ni, nell’istruzione, nella ricerca enella nostra società a venire.La senatrice Mattesini chiudecon parole di speranza per le don-ne, che sapranno (come da sem-pre sono abituate a fare) reggerealla crisi che rischia di rimandar-le a fare le regine della casa e pernoi giovani, solonoi infatti possia-mo cambiare per un futuro mi-gliore dove donne e uomini sianopari e non più dispari: l’Italia de-ve investire sulla sua migliore ri-sorsa, la gioventù e valorizzarla.

NOI RAGAZZIdella IIG abbiamo partecipato adun progetto del Comune dal titolo «vivere alla pa-ri» che vuole sensibilizzare i giovani alle differen-ze morali e fisiche, tra maschi e femmine, con loscopodi raggiungere una convivenzamigliore e pa-ritaria. Il percorso prevede un’educazione alle dif-ferenze partendo dalla percezione del ruolo che ra-gazzi e ragazze hanno, passando poi all’esame dibrani di autori ed autrici e completando con l’esa-medimessaggi pubblicitari che presentavano figu-re femminili.Ci sono state poste alcune domande: «perché ti onon ti piace essere maschio femmina?» e «perchéti o non ti piacerebbe essere maschio femmina?»Abbiamo più omeno risposto così: le femmine so-no contente di esserlo perché possono esprimerepiù liberamente i propri sentimenti e stati d’ani-mo, mentre i maschi sono felici di assumere que-

sta posizione perché si sentono più coraggiosi epiù forti.Se si dovesse riflettere sul vero senso della frase «vi-vere alla pari», si capirebbe che oggi maschi e fem-minenonvengono trattati allo stessomodo: gli ste-reotipi sono forti infatti quando abbiamo dovutoriconoscere testi anonimi se erano di donne o uo-mini, tutti abbiamo sbagliato e sono stati attribuitia donne quando erano di uomini e viceversa.Addirittura anche le insegnanti hanno sbagliato leattribuzioni perché si pensa sempre che la donnascriva in modo più sensibile e romantico. Non ècosì. Il successivo lavoro di esaminare una pubbli-cità in vari paesi ha fatto emergere che in Italia sipreferisce usare la figura femminile sottolineando-ne la sensualità mentre all’estero gli spot sono gio-iosi e non basati sullo sfruttamento dell’immaginedella donna. Il lavoro verso la parità è ancora lun-go, ma noi ce la faremo!

IL PROGETTO L’UNIVERSO FEMMINILE ANALIZZATO TRA EDUCAZIONE, PREGIUDIZI E…PUBBLICITÀ

Viverealla pari?Bellomaoggi nonècosì

PODIO AMARO Ecco come lo vede, con ironia, Irene Guiducci

la redazionedella II G...

IL SONDAGGIO svoltodalla nostra classe, sul temadei diritti delle donne, hacoinvolto mamme e paren-ti. I dati emersi ci diconoche il 75% delle intervistatenon si sentono consideratepari rispetto all’uomoevivo-no una condizione di infe-riorità. I lavori di casa sonoquasi sempre svolti da loroanche se lavorano fuori: sioccupano dei bambini, deigenitori anziani, di tutta lafamiglia. Le donne, in Ita-lia, hanno gli stessi dirittidegli uomini, diritto allacultura e libertà, a poter de-cidere la propria vita: eppu-re subiscono violenze fisi-che, psicologiche e sessuali,che sono le cause principalidi morte per le donne tra i20 e i 46 anni.

SPESSO SONO i mariti oi fidanzati ad ucciderle edin alcuni paesi islamici è an-cora peggio: le donne noncontano e non hanno il di-ritto a frequentare la scuola,non possono uscire senza lapresenza di un uomo e sonocoperte dal velo. Invece ladonna dovrebbe essere trat-tata con lo stesso rispettodell’ uomo ed avere i suoistessi diritti, perchè unadonna ha le stesse doti cheha un uomo e merita il suostesso rispetto.Abbiamo anche intervista-to alcuni uomini e molti(80%) hanno detto che ledonnehanno gli stessi dirit-ti degli uomini e che devo-no essere rispettate come gliuomini, invece altri (20 %),hanno detto che si sentonosuperiori alla donna e che al-cunevogliono loro essere su-periori agli uomini, ma nonci riescono e da questo di-pende la violenza. Noi vo-gliamodire che la donnade-ve avere gli stessi dirittidell’uomo e speri.

ScuolaMediaScuolaMedia

SeveriSeveriAREZZOAREZZO

VITTIME Donne primo bersagliodella crisi per Davide Mendez

STUDENTIMatteoBotti, DenisBresciani,MartinaBurro-ni, Tommaso Capacci, Sofia Corsini, MariaCristiana Cretiu, Noemi Daveri, Pamela Dra-gone, Francesco Dragoni, Eddine Dridi Seif,

Leonardo Ercolani, Gabriele Ginestroni, Ire-ne Guiducci, Simone Magi, Alessio Magna-nensi, Davide Mendez, Jacopo Patrussi, Me-lissa Perez, Alessandro Rasetto, CarolinaRosadini, Siddharta Sanarelli, NatividadVar-

gas Garcia Franghelis, Michele ZichiINSEGNANTE

Iasmina SantiniPRESIDE

Maria Rosella Misuraca

ILSONDAGGIO

L’altrametàdel cielo

morde il freno

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••11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Regali? Guardare e non comprareLa crisi limita lo shopping. Sondaggio: calano tutti, perfino gli autogrill

ANCHE SE SIAMO a Na-tale, in giro si sente parlaresolo di blocco di pensioni

e stipendi, di aumento di tasse, co-sto del carburante, bollette, Imu,Iva,…Ma di aumenti salariali, migliora-menti previdenziali non si parlamai. Perché?Sono gli effetti della crisi econo-mica diffusa in molti paesi delmondo, che ha toccato anche l’Ita-lia. Le cause della crisi del nostropaese vengono da un alto debitopubblico che non siamo capaci disanare, ma anche dall’aumentoesagerato dei prezzi dopo l’arrivodell’Euro: gli stipendi sono rima-sti gli stessi, ma i prezzi sono qua-si raddoppiati.E la crisi economica ha colpito an-che il Natale!Per lamancanzadi denaro le fami-glie fanno fatica ad arrivare alla fi-ne del mese e, per affrontare que-stomomento di emergenza, l’uni-ca cosa possibile è stare attentiagli sprechi ed evitare tutti gli ac-quisti superflui.Ma sembra quasi un serpente chesi morda la coda: se la merce nonviene venduta, le aziende non de-vonoprodurne ancora e i lavorato-ri rimangono senza lavoro e, quin-

di, senza stipendio.

LANOSTRA IDEA è stata con-fermata da un mini-sondaggioche abbiamo fatto intervistando igestori di varie attività commer-ciali. Ecco il risultato.I negozi alimentari di piccola di-stribuzione lamentano una diser-zionedei clienti a favore dei super-

mercati, dove la merce costa me-no, ma la qualità non sempre è lamigliore.

STESSA SITUAZIONE perl’abbigliamento,ma qui anche ou-tlet e ambulanti del mercato rim-piangono i “natali passati” e ag-giungono ai motivi di crisi ancheun’anomala stagione invernale.

Il nostro territorio è ricco di azien-de agricole, che vendono fruttaall’ingrosso e al dettaglio, ma an-cora non hanno registrato l’incre-mento di vendite, tipico del perio-do, che si verificava in passato.Gli stessi dettaglianti si muovonocon precauzione; la bellezza è unmercato che «tira», ma non piùgrandi ordini di cosmetici: quan-titativi ridotti, piuttosto ordinaticon frequenza maggiore. Insom-ma rifornirsi solo dopo aver svuo-tato il magazzino!Uno stop deciso si registra nelladistribuzionedi prodotti per l’edi-lizia: chi si arrischia di questi tem-pi a costruire o ristrutturare casa?Si cerca allora di indirizzare lavendita versi altri settori, come ilriscaldamento con materiale piùeconomico delmetano o del gaso-lio: vanno forte le stufe a pellet erelativo combustibile.Infine ci siamo spinti fino all’Au-togrill: le persone che viaggianodurante le soste spendono meno,le consumazioni sono scese circadel 10%.InsommaancheBabboNatale de-ve fare i conti con la finanziaria e,poiché non è ancora in pensione,speriamo che a nessuno vengal’idea di metterlo in mobilità!

LA SCUOLA MEDIA «Martiri di Civitella» diBadia al Pino, ormai da qualche anno, si occupa disostenere alcune associazioni che offrono aiuto achi è in difficoltà: Unicef, Padre Martin, la CasaFamiglia di suor Paola… . Lo facciamo con cola-zioni di solidarietà, mercatini di beneficenza conprodotti fatti da noi ragazzi con l’aiuto della prof.di artistica ed una lotteria in occasione della finedell’anno scolastico.Proprio in questi giorni è arrivata a scuola una let-tera del nostro amico Padre Martin.Fratel Pietro è un missionario Comboniano che sioccupa dei bambini di alcuni villaggi del Mozam-bico. Da diversi anni siamo in contatto con lui: ciscambiamo delle mail, qualche volta ci ha fattoscrivere dai suoi bambini e, anni addietro, è anchevenuto nella nostra scuola. Adesso è in Italia, nellaCasa madre di Verona, dove è tornato per curarsi,

ma sente tanta nostalgia per i suoi bambini. Infattici ha scritto che nella sua missione sonomolto tri-sti, perché avevano sperato di poter celebrare insie-me il Natale, così ci ha lanciato una proposta: pre-parare un posto a tavola per un bambino della suamissione, farlo sedere con noi, anche se solo vir-tualmente.

PADREMARTIN ci ha suggerito unmodesto ge-sto di solidarietà: ogni membro della famiglia po-trebbe offrire , nel piatto riservato al piccolo ospi-te, l’equivalente del costo di un panino, di una pa-stina, di qualche pacchetto di figurine, insommaun piccolo dono che potrebbe permettere l’acqui-sto di una medicina, di una scodella di farina, dialcuni quaderni… cose di grande valore in quellaparte di mondo.Pensiamoci !

L’ALTRO NATALE PADREMARTIN CHIEDE UN PIATTO VIRTUALE CON LE OFFERTE DAMANDARE IN AFRICA

«Aggiungi unpostoa tavolaper lemissioni»

NATALE DI CRISI Il disegno realizzato da Ginevra Bianchi

la redazionedella IB...

CAROBABBONATALEquest’anno, visto l’aria chetira, eravamo indecisi sescriverti o no, poi qualcunoha avuto un’idea un po’ par-ticolare: non vogliamo chetu ci porti niente, quest’an-no ti chiediamo di portarevia...Quest’annononvoglia-moniente di speciale, abbia-mo tutto: una famiglia, unacasa, tanti giochi, che nonservono aniente, siamo con-tenti di ciò che abbiamo!Togli un po’ di giochi e divestiti a chi ne ha troppi, co-sì scomparirà l’invidia. Vor-remmoche facessi un incan-tesimo, che tutti nel mon-do, in questo giorno, fosse-ro felici, sarebbe bello vede-re qualcuno che sorride perla prima volta per una buo-na emozione: lascia scorre-re il dispiacere per le coseche non si possiedono, por-tati via le malattie e tutte lecose cattive. Cancella laguerra dalla faccia della ter-ra, così porterai via il doloreper tutte le persone che nesono vittime.

CIÒ CHE TI chiediamoadesso ti sembrerà un po’strano, ma, per favore, lanotte della vigilia, porta vianel tuo sacco una fetta di sti-pendi,vitalizi e pensioni deinostri parlamentari, superdirigenti, grandi manager,star televisive, calciatori…Magari se ne andrà via an-che una parte dell’amarezzadi chi non arriva a millequando riscuote la pensio-ne, ma conta i mesi quandoprenota una visita alla Asl.Ci fermiamo qui, il tuo sac-co non conterrebbe altro!Grazie e buon lavoro da tut-ta la I BPS già che ci sei, portere-sti via anche i compiti del-le vacanze?

ScuolaMediaScuolaMedia

Martiri CivitellaMartiri CivitellaBADIAALPINOBADIAALPINO

BABBO NATALENel saccotante iniziative di solidarietà

STUDENTI

Adriano Angilella, Alessio Badii, Giacomo

Banchetti, CostanzaBianchi, GinevraBian-

chi, LauraCarpinelli, Kevin Cartocci, Ludo-

vica Ceraldi, Stefana Padurariu, Alessia

Paffetti, Alessio Papini, Antonio Patrone,

Jacopo Riccucci, Kiara Rippa, Filippo Rog-

gi, Matteo Salvadori, Paramjot Singh, Asia

Tanci, Julian TrefasINSEGNANTE

Guendalina TiezziPRESIDE

Domenico Sarracino

CONTROLETTERA

«PerNataleportaci viail superfluo»

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

1944:memorie, paura e vittimeIl racconto e le conseguenzedel passaggio dei tedeschi in Valdambra

CHE NELLA Valdambra sirespirasse ancora l’odoredegli eventi storici che si

sono susseguiti nei secoli, lo sape-vamo. Che le vicende, aventi perprotagoniste le nostre terre, aves-sero invaso pagine e pagine di li-bri, lo sapevamo. Che questa sto-ria non fosse solo inchiostro, maanche lacrime, sofferenze, pauredi ragazzi come noi, questo ci hastupito ed emozionato.La lettura del libro «1944…mi ri-cordo» di Sergio Cerri Vestri el’incontro con l’autore, ci hannodato lo spunto per un’inchiesta su-gli avvenimenti del 1944nella no-stra zona.Tante sono state le tragi-che tappe dello spostamento deitedeschi nelle campagne dei din-torni; troppe sono state le vittimeinnocenti.Il primo feroce atto di violenza haavuto luogo adAmbra, nella piaz-za principale, il 2 giugno 1944:vennero presi due giovani di Cen-nina, portati in piazza e fucilati. Ilparroco del paese, Don GiuseppeBenedetti, dovette svolgere l’ulti-ma confessione dei due ragazzi eil dramma lo sconvolse irreversi-bilmente.

IL CULMINE del crescendo diviolenza si è verificato a San Pan-crazio, il 29 giugno.Vennero ucci-si dai tedeschi 73 uomini, 60 deiquali nella cantina della FattoriaPierangeli. Due delle settantatrevittime della strage sono partico-larmente impresse nella mentedei valdambrini.

MODESTA ROSSI, giovanissi-ma staffetta partigiana, venne uc-cisa con il figlio di quattromesi inbraccio, perché si rifiutò di rivela-re ai tedeschi il rifugio dei parti-giani. Don Giuseppe Torelli, par-roco del paese, è stato vicino allevittime fino alla fine, ha annuncia-to loro che sarebbero morti per

mano dei tedeschi ed è diventatolui stesso una vittima.Nella piccola località diTugliano,fra Ambra e Palazzolo, si rifugia-rono alcune famiglie di sfollati.L’arrivo dei tedeschi, il 4 luglio, licolse di sorpresa: presero gli uo-mini con sé e, dopo averli portatinei pressi di un burrone, limiseroin fila uno di fronte all’altro persprecare meno pallottole e li ucci-sero. Le vittime furono 7.Sappiamoqueste notizie grazie al-la testimonianza di un sopravvis-suto, Damiano Frullanti, raccoltada Giuseppe Roncucci nel volu-meMemorie di guerra nella valledel Lusignana.Il mese di luglio trascorse nellatrepidante attesa dell’arrivo delletruppe alleate, che liberarono i no-stri territori dall’invasione tede-sca. Per i nostri compaesani sonostati molti i momenti difficili dasuperare, ma grazie alla solidarie-tà tra le persone, all’aiuto dei sol-dati alleati e delle pubbliche am-ministrazioni, tutti sono riusciti aricostruirsi una nuova vita. Il ri-cordo, certo, non li hamai abban-donati.

SERGIO CERRI VESTRI ha dedicato gran partedel suo tempo alla ricostruzione dellamemoria stori-ca di Ambra e dintorni. In attesa della pubblicazionedi un nuovo libro, ha accettato di parlare con noi deisuoi ricordi raccolti nel volume «1944 mi ricordo»Quandoha scritto il libro?

«Il titolo è eloquente. L’ho scritto nel 2008, sono ri-cordi impressi nel mio cuore».Aquale scopo?

«Ho voluto scrivere queste cose perché rimanesse unsegno della guerra. Si dice che la guerra sia il peggio-re di tutti i mali, ma bisogna provarla per capire».E’ doloroso ripercorrere certe esperienze?

«Sì. E spero che ai bambini di questa nuova genera-zione non capiti quello che è successo a me: nonmangiare per giorni e giorni, non avere un luogo do-ve rifugiarsi».Qual è stato il momento in cui ha avuto piùpaura?

«Durante un bombardamento ai Tribbi mi ritrovaida solo, avevo persomiamadre emio padre.Mi com-muovo ancora oggi pensarci. Mi nascosi sotto ad unfienile e ad un certo punto mi crollò tutto. Quando,finalmente ritrovai mia madre le dissi: “Mammina,avevo paura di non rivederti più”. E poi, ogni voltache sentivamo la parola “tedeschi”…»I soldati tedeschi erano realmente crudeli oeseguivano solo degli ordini?

«C’erano quelli e quegli altri. Mi sono chiesto an-ch’io perché quei tedeschi erano così crudeli. È laguerra che semina odio».Ha mai conosciuto un soldato tedesco buo-no?

«Eravamo rifugiati, una notte arrivarono due tede-schi, unodi loro vide tra di noi una bambina che ave-va poco più di un anno e la prese in collo. Lei simisea piangere, lui la mise in terra, si frugò nelle tasche ele dette delle caramelle».

L’INTERVISTA SERGIO CERRI VESTRI PARLA DI COME HA VISSUTO LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Ilmaestroeunaguerra cheseminaodio

VIGNETTA Bombardamento dei tedeschi visto da Felix Adrian Tolas

la redazionedella II D...

SECONDO LE testimo-nianze dei sopravvissuti, letruppe tedesche arrivaronoa San Pancrazio tra le cin-que e le sei del mattino. Isoldati misero in fuga don-ne e bambini e radunaronogli uomini in piazza dovevennero trattenuti fino alprimo pomeriggio.In seguito vennero portatinella cantina della FattoriaPierangeli; attesero qualcheora. Lì, in una stanza vici-na, furono uccisi, uno aduno, con un colpo alla nuca.Le vittimedell’eccidio furo-no 73, di cui 60 persero la vi-ta proprio nella fattoria.I soldati tedeschi facevanoparte della divisione Her-manGoering che era forma-ta dagli elementi più violen-ti dell’esercito tedesco.All’azione distruttiva parte-ciparono circa 200 militari.

NEI PRESSI dei luoghidel massacro, il Comune diBucine ha realizzato un sa-crario denominato Giardi-no delle rose, dove è statapiantata una rosa per ognideceduto. Ogni rosa ha unapiccola targhetta con il no-me e la data di nascita dellavittima. La data di mortenon c’è. Non c’è perché tut-ti hannoperso la vita lo stes-so tragico giorno: il 29 giu-gno 1944.LaFattoria Pierangeli è sta-ta acquistata dal Comune diBucinenel 2000.Dopo alcu-ni lavori, nel 2007, vi è statocollocato il Centro Intercul-turaleDonGiuseppeTorel-li (il sacerdote del paese cheperse la vita nell’eccidio).Sia il sacrario, che il Centroperseguono lo stesso obietti-vo: non dimenticare ciò cheè stato, affinché non si ripe-tano mai più tali vicende.

ScuolaMediaScuolaMedia

ComprensivoComprensivoAMBRA (BUCINE)AMBRA (BUCINE)

LA MEMORIA Una rosa per ognivittima: foto di Rachele De Corso

STUDENTICamilla Baldi, Stefano Barbagli, Ales-sia Bartolini, Aurora Bergami, EmilyCarrubba, Virginia CinottiRachele De

Corso,MelissaGiunti, AriannaMigliori-ni, Francesco Pasquini, Lucrezia Pro-speri, Valentina Romeo, Felix Tolas,Giulia Torzini.

INSEGNANTEGianna Gambini

PRESIDEMiranda Razzai

STRAGE IL RICORDO

C’èuna rosapiantata

per ogni vittima

Page 7: AREZZO Book

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 12 GENNAIO 2012

La solitamusicanelle orecchie?I negozi di dischi a confronto con Internet: la partita sembrapersa

ANOI ADOLESCENTIpiace molto ascoltare ognigenere di musica in ogni

momento della giornata, dentro efuori casa, anche mentre studia-mo o andiamo da casa a scuola. Inostri cantanti preferiti sono in-glesi e americani, ma ascoltiamovolentieri anche canzoni nella no-stra lingua creando sequenze per-sonalizzare nei nostri lettorimusi-cali. Queste colonne sonore ac-compagnano la nostra vita.In un freddo pomeriggio di di-cembre ci siamo recati nel nego-zio di dischi più antico e conosciu-to di Arezzo, che si trova nel cen-tro storico, per saperne di più sul-la vendita di musica nella nostracittà.Con sorpresa abbiamo scopertoche lì inizialmente vendevano an-che elettrodomestici. I primi di-schi in commercio erano invecequelli in vinile, che adesso sonoappesi alle pareti del negozio, in-quadrati come cimeli in cornicidi vetro.Abbiamo chiesto se oggi che «c’èla crisi» i dischi si vendono con lastessa frequenza di qualche annofa.

IL NEGOZIANTE ci ha rispo-sto che la crisi in realtà avrebbedovuto favorire la vendita di di-schi, che non sono un oggettomolto costoso. Ad esempio sottole vacanzenatalizie le librerie han-no vendutomolto perché in perio-do di crisi la gente tende ad acqui-stare regalimeno impegnativi eco-nomicamente. Invece la vendita

di dischi è calatamolto per unmo-tivo diverso: la pirateria.

INFATTI MENTRE prima lamusica veniva comprata più daigiovani, anche dai nostri coeta-nei, al giorno d’oggi questi – e noinon siamo da meno- scaricano lamusica da internet e sono gli adul-ti che acquistano in maggioranza.

L’età media della clientela si è al-zata, anche se per il corso giranoancora molti ragazzi.All’ingresso del negozio ci attrag-gonomolti manifesti: questo tipodi negozi offre infatti anche la pre-vendita dei biglietti per i concer-ti, ma ci guadagna pochi centesi-mi a biglietto venduto, quindi èun servizio che fanno alla cliente-la e unmodoper far circolare gen-te nel negozio.Ecco, i concerti …

ENTRARE IN QUESTO stori-co negozio di dischi ci ha fatto ri-flettere sulmododiverso di consi-derare la musica rispetto ai nostrigenitori: per noi lamusica è un fi-le e un cantante.Noi non abbiamo come il nego-ziante l’amore per «l’oggetto», peril cd, per noi la cosa più giusta sa-rebbe rendere legale la possibilitàdi scaricare gratuitamente le can-zoni,ma al tempo stesso aumenta-re i concerti, far sì che i cantantifacciano più tournee in giro perl’Italia. In questo modo entrereb-bero in contatto diretto con i lorofan e questo è quello chepiù ci pia-ce.

CURIOSI DI MUSICA, ci siamo recati in unagrande struttura in ViaMasaccio, Arezzo Factory.Attraversato un ingresso pieno di annunci per laformazione di band o per la vendita di strumenti,ci hanno accolto tre ragazzi che ci hanno spiegatoil funzionamento di questo luogo. Ogni giornouna cinquantina di ragazzi vanno ad ArezzoFactory per faremusica, per avere lezioni e per im-parare a fare i DJ. Qui si può anche studiare, prati-care attività multimediali oltre che giocare a pingpong, fare dei tornei di scacchi o addirittura impa-rare a dipingere. Abbiamo quindi rivolto alcunedomande ai responsabili:

Da cosa proviene il nomeArezzo factory?«Questo nome ci è venuto in mente perché in in-glese factory vuol dire fabbrica e noi vediamo que-sto luogo comeuna fabbrica dove si può crearemu-sica e modificarla a nostro piacimento, per giuntasenza dare noia ai vicini di casa!».

Qua come abbiamo capito, si può anche stu-diare oltre che suonare...

«Si dalle 4 del pomeriggio alle undici di sera si puòfare quello che si vuole, anche se nei limiti del pos-sibile.. soprattutto si può entrare liberamente nellesale e ad un prezzo molto contenuto si affitta la sa-la prove, fornita di strumenti, microfoni e altopar-lanti».

Ci sono progetti in vista?«Sì, abbiamo organizzato un progetto di teatro congli immigrati e il flash mob, un ballo da strada: al-cune persone simischiano tra la gente e, ad un cer-to punto, cominciano a ballare.Per quest’estate abbiamo deciso di organizzareuna serie di concerti: metteremo un palco propriofuori della struttura. Sul sito c’è molto altro: www.arezzofactory.org. Se anche i Negrita sono passatidi qui, cogliete anche voi l’opportunità!».

L’INIZIATIVAAREZZO FACTORY, UN LUOGOD’INCONTROPER FAREMUSICA E QUELLOCHE VUOI

Quella fabbrica cheproduce fiumidi note

LA VIGNETTA Dal giradischi all’Ipod: la musica vista da Erika Elia

la redazionedella III C...

AD AREZZO, oltre che al-la scuola media Cesalpino eal liceo musicale, esistonovari istituti privati che con-sentono di approfondire lapratica degli strumenti mu-sicali per hobby o passatem-po, ma anche per consegui-re i primi anni di corso diConservatorio che non èpresente in città.Vicino alla nostra scuola sitrovano due tra le più im-portanti scuole di musicadel territorio: la «Coradini»e la «Sette note». Quest’ulti-ma è gestita da numerosi in-segnanti di tanti strumenti.Chi va a studiare a questascuola si avvicina anche allateoriamusicale: il solfeggio.La scuola è aperta dal 2005e ha già ben 130 allievi ditutte le età che la frequenta-no con cadenza settimanaleda ottobre a giugno.

LE SETTE NOTE si trovain cima al parco Pionta, ac-canto al Centro Anziani. LascuolaCoradini invece è nel-le vicinanze di Piazza Gui-do Monaco, nei localidell’ex Caserma Cadorna.La Coradini è stata apertanel 1983 all’interno dell’as-sociazione culturale «Grup-po Polifonico Coradini»con lo scopo di promuoveree sviluppare la culturamusi-cale con iniziative didatti-che e artistiche.Oltre ai tan-ti strumenti insegnati inquesta scuola vi è anche uncorso di canto, per solisti ecoro.

PER IL RESTO Arezzonon offre molte altre possi-bilità, ma anche nella no-stra scuola, come in quasitutte le medie, si può impa-rare uno strumento duranteil pomeriggio, in aggiuntaall’offerta formativa. Quin-di per imusicisti in erba, ba-sta tenere gli occhi aperti.

ScuolaMediaScuolaMedia

IV NovembreIV NovembreAREZZOAREZZO

AREZZO FACTORY

Il disegno di Gianmaria Oliva

STUDENTIRachele Alunno, Riccardo Basco, Gian Maria

Bianchi, Mattia Bianchi, Elena Bizzelli, Sara

Brogi, Giulia Burgassi, LeonardoCampriani, Fe-

dericoDegano,Mihai Dumbrava, ErikaElia, Vio-

la Ferrini, Davide Giuliattini, Fabio Hysenaj,

Tommaso Lo Franco, Caterina Luciani, Virginia

Martinelli, Maria Stella Marzocchi, Gianmarco

Mencaroni, Edoardo Maria Nicchi, Gianmaria

Oliva,MariaNovella Palazzeschi, AndreaPaoli-

ni, Filippo Parati, Francesco Scilla, Irene Seve-ri, Leonardo Stiatti

INSEGNANTEElisabetta Batini

PresideAlessandro Artini

SCHEDASCUOLE&C

Persuonarenonèmaitroppo tardi