Arene del potere di Lowi
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7/25/2019 Arene del potere di Lowi
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Introduzione
Il lavoro che verr presentato di seguito pare dallassunto fondamentale che
lopera di Lowi sia stata male interpretata dalla maggior parte dei politologi
mondiali e questo dipende da varie circostanze.
Innanzitutto la fama di Lowi ha spinto il mondo accademico a dividersi in
fazioni estremiste: chi acclamava pedissequamente il lavoro del politologo
americano e invece chi si accanito a causa di antipatie personali, avanzando
critiche spesso non inerenti al lavoro dello scienziato ma piuttosto alla
persona.Questo tipo di atteggiamenti di certo non ha giovato allanalisi e allutilizzo
del lavoro di Lowi per esprimere concetti validi anche al di fuori dellamito
accademico, proposito fondamentale del lavoro del politologo in questione.
!hi inneggiava alla grandezza del modello delle arene del potere ha
dimenticato di sottolineare come questo modello pecchi sotto alcuni aspetti
normativi ma soprattutto possa presentare diverse difficolt nellapplicazione
fuori dal sistema americano. Il legame cos" stretto tra il lavoro di Lowi e la sua
nazione pu# essere spiegato solo dalla grande passione civile che questo
scienziato politico ha profuso per tentare il passaggio del politologo dalle aule
universitarie al !ongresso americano, provando a dare quindi un contriuto
personale al miglioramento della politica della sua nazione
I critici della teoria di Lowi invece hanno preferito accanirsi sulle lacune
normative e applicative del modello delle arene del potere fermandosi al solo
aspetto teorico piuttosto che tentare di testare la validit delle proprie critiche
con dati empirici. Le possiilit che vengono offerte dal modello sono
oggettivamente estese e avreero potuto essere sfruttate meglio piuttosto che
essere messe al centro del diattito politologico mondiale solo come uno
spartiacque prima tra teorici dellapoliticse teorici dellepolicy, per poi entrare
nellocchio del ciclone degli studi sulle politiche puliche.
Il tentativo offerto in questo lavoro cercher di essere di tuttaltro respiro.
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Lautore infatti si avventurer prima in unanalisi dettagliata del lavoro di
Lowi, tentando di leggere tra le pieghe dei concetti contenuti nel modello delle
arene del potere. La scomposizione in singole parti potr infatti suggerire ci#
che il modello non ha mai espresso in un lavoro compiuto e sistematizzato. La
pecca di Lowi di non aver riordinato una teoria cos" importante in un lavoro
serio e organizzato stata letta dallautore di questa tesi come una possiilit
offerta dal politologo americano di impossessarsi dei suoi concetti per
esaminare se effettivamente lidea del modello delle arene del potere, capace
di prevedere le evoluzioni del sistema istituzionale tramite lanalisi delle scelte
dipolicyeffettuate, possa essere migliorata o comunque disaggregata ericomposta in riflessioni pi$ attuali e strutturate.
%opo il tentativo qui sopra descritto, lultimo capitolo della tesi si spinger in
unapplicazione oltreoceano, precisamente nel sistema italiano, delle tipologie
lowiane non ad eventi gi accaduti, ma piuttosto a situazioni ancora in atto.
&er quanto questo tentativo pu# semrare pretenzioso o supero, lautore di
questa tesi ah preferito testare sul campo la validit del modello esponendo il
suo lavoro a smentite future e critiche piuttosto facili.
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1. Cosa una politica pubblica?
1.1. Politics e Policy: policy determines politics
Lorigine deipolicy studiespu# essere collocata tra gli anni '( e )( del **
secolo. In quel periodo, allinterno della scienza politica mondiale ma
soprattutto americana, si verific# una rivoluzione epistemologica con una
portata pari allo sconvolgimento che il comportamentismo aveva prodotto
trentanni prima. In questa rivoluzione finirono sotto la lente della comunit
non solo le teorie e i modelli fino ad allora proposti, ma soprattutto il ruolodello studioso che compie una svolta fondamentale. Infatti fu avvertita
lesigenza di andare oltre la conoscenza e la descrizione dei fenomeni politici,
responsailizzando la comunit scientifica attraverso un richiamo al dovere di
migliorare la vita politica. Inizia cos" quella lenta modifica del ruolo dello
scienziato politico che aandona la ricerca della neutralit per assumere un
ruolo di esperto. !hiarificazione essenziale per affrontare levoluzione di
questa disciplina la difficolt di natura lessicale che la comunit italiana ha
dovuto affrontare. Infatti la lingua inglese possiede due termini diversi per
definire la politica,politicse policy. &olitics pu# essere definita attraverso le
parole di diversi autori, come +eer -/(, p.0)1: 2laspirazione a una
partecipazione al potere o ad uninfluenza sulla distriuzione del potere3. La
politicsriguarda la lotta per il potere, la sua distriuzione e la lotta tra gli attori
per la sua detenzione: la domanda degli scienziati politici che adottano una
prospettiva politics 2!hi ha potere e perch453. La domanda che invece si
pongono i policy studies 2che cosa si decide, come e con quali
conseguenze53.
Il terminepolicyindica la natura pi$ dinamica del fenomeno politico, vista
attraverso le sue attivit con particolare attenzione verso lazione dellautorit
pulica.Policy, in conclusione, quella dimensione della politica che
rimanda alle conseguenze della politica piuttosto che sulle condizioni di
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partenza, soffermandosi sugli interventi, sulle proposte e sullattuazione delle
scelte del governo.
La rivoluzione deipolicy studiesadotta come variaile indipendente lepolicy,
rialtando lassunto della scienza politica classica che vuole le politiche
puliche come semplice risultato delle interazioni degli attori in lotta per il
potere. Le azioni del governo e le decisioni che assume sono analizzate come
determinanti delle diversi componenti della struttura e della lotta politica: a
seconda del tipo di polic6 intrapresa dallazione governativa, lo scienziato
politico dovr analizzare diverse strutture istituzionali. 7tudiare le politiche
puliche non vuol dire non concentrarsi sul potere: si tratta solo di guardareal di l di esso, non ritenerlo unico fondamento del fenomeno politico. La
politica fatta di idee e conoscenze come sostiene Lasswell-)-1 ma anche
di capire la realt, di anticiparne i isogni o di gestire situazioni incerte.&ossiamo quindi dire che assumere come punto di osservazione analitica la
prospettiva offerta dai policy studies ci permette di arrivare al senso pi$
realistico delle cose, di capire quali sono gli effetti concreti delle interazioni
politiche. In omaggio alla tradizione pragmatista americana, i policy studiespossono offrire una visione pi$ disincantata della politica permettendoci di
sviluppare un senso critico forte senza vincoli ideologici.Lowi nel -)8 avanza unipotesi che sconvolger per sempre gli studi politici:
lapolicydetermina lapolitics. Idea originale di Lowi era quella di superare le
prospettive passate per adottarne unaltra, pi$ aderente alla realt politica e che
considerasse diverse variaili nelle proprie analisi, non limitandosi alla sola
sfera del potere. 9lcuni studi precedenti ai lavori di Lowi tentarono diconcentrarsi sulle politiche puliche ma essi avevano il difetto di essere
dominati dalla scienza economica che poco si interessava dei risvolti politici e
sociali delle policies, concentrando la propria attenzione solo sulla variaile
economica %6e -''1. Lowi invece propone una nuova metodologia, interna
alla scienza politica e asata su osservazioni pi$ analitiche, articolate e spesso
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anche pi$ prolematiche, capace per# di guardare nel complesso lintero
fenomeno politico.9ttraverso lelaorazione delle arene del potere, lo schema delle interazioni tra
gli attori, adottato dalla prospettiva politics, completamente rialtato: i
diversi tipi di policyvanno a creare unarena a s4 stante nella quale esistono
una molteplicit di processi politici, dinamiche di conflitto particolari.
1.2. Definizione minima dipolicy
a nonostante questo accordo sulla necessit di rialtare la prospettiva della
scienza politica, sul nuovo ruolo che i politologi deano assumere, vi sono
enormi differenze tra gli studi effettuati dal principio di questa rivoluzione,
rivelando una disciplina spesso frammentata e non sempre capace di assumere
la diversit come unopportunit di arricchimento comparativo.
Innanzitutto isogna chiarire che il disaccordo maggiore vi sulla definizione
di polic6. ;gni analista di politiche puliche ha cercato di definire un suo
personale significato dipolicycontriuendo spesso allimmagine distorta dei
policy studiescome una disciplina alle prime armi. !ome sostiene 7ola -',p.0''1: 2partendo dalla constatazione che ognuno in condizione di
riconoscere unapolicyquando la vede, , molti degli studiosi che hanno
privilegiato questo oggetto di indagine si sono impegnati a predisporre una
definizione personale3. Quindi le politiche puliche non sono un oggetto di
facile definizione proprio per la natura multiforme che assumono e che pu#
essere definita a seconda della prospettiva dellanalista. &er raggiungere un pi$
chiaro significato delle posizioni assunte daipolicy studiesintorno alla
determinazione delloggetto di studio doiamo innanzitutto chiarire ci# che
una politica pulica non .
Le politiche puliche non sono leggi? la contiguit tra queste due materie non
deve cogliere in inganno poich4 law makingepolicy makingnon sono concetti
sovrapponiili, n4 nella metodologia n4 nella pratica. Questo concetto pu#
essere facilmente apprezzaile in paesi come @79 e Aran Bretagna, dove i
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giuristi non sono presidi di attivit digovernancema in Curopa, soprattutto in
Italia, le leggi e i provvedimenti amministrativi semrano lunico modo di
rispondere agli oiettivi programmatici del governo. Levidente discrasia nella
pratica tra interventi normativi e una coerente politica pulica pu# essere
meglio compresa attraverso un esempio: lItalia possiede leggi sulla sicurezza
nei luoghi di lavoro tra le pi$ avanzate dCuropa ma una valutazione delle
politiche, attraverso i dati della frequenza degli incidenti sul lavoro,
difficilmente confermereero la ont dellimpianto legislativo. Inoltre
lesistenza di una legge facilmente verificaile, attraverso la reperiilit nei
codici. Dicercare lesistenza di una polic6 tuttaltro che unesperienza facile:per ora possiamo limitarci a riportare le parole di 7alisur6 -'/, p. -EF1 2La
politica pulica necessariamente unastrazione3. Infine da sottolineareche
lenforcement irreprensiile di una legge non corrisponde sempre a
unimplementazione ottimale e viceversa. @n caso da prendere in
considerazione sono la l.cost. n. -G- e la l.cost. FG8((- che permettevano
alle regioni di poter disporre autonomamente del contenuto dei propri statuti
che per#, nella pratica, sono risultati omologati in tutte le regioni, eccezion
fatta per la Hoscana.
In secondo luogo, come sostiene Aiuliani -', p.F-/1 2le politiche non sono
decisioni, o scelte3 o, piuttosto, non sono solo questo. La fase decisionale
rappresenta una fase fondamentale allinterno del ciclo vitale di una policyma
non pu# essere identificata solo con un atto delierativo. Ipolicy studies,
contrariamente alla semplificazione dellassimilazione tra scelte epolicy,
concentreranno notevolmente la propria attenzione sulle distorsioni che
avvengono tra la fase della decisione e la sua esecuzione.
Le politiche puliche, inoltre, non possono essere identificate in programmi
strutturati da attori consapevoli dei risultati n4 possono essere intese come i
grandi camiamenti che avvengono in un determinato periodo o classe sociale.
Le grandi ideologie o i semplici calcoli matematici costienefici non
esauriscono completamente una politica pulica. La casualit degli eventi e
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lincoerenza nel processo dipolicy making degli attori provocano effetti non
previsti che producono deviazioni non previste. La realt in cui intervengono e
agiscono gli attori politici d luogo a un sistema il pi$ delle volte
indeterminato e casuale rispetto alle intenzioni dei decisori: una politica
pulica consta anche di effetti imprevisti e quindi non sono 2fenomeni che si
autodefiniscono, ens" categorie analitiche, i cui contenuti sono identificati
dallanalista pi$ che dallo stessopolicy maker3 Jeclo, -)8, p. /E1. La
politica pulica non pi$ un fenomeno oggettivo ma un metodo di raccolta
di interventi isolati che solo insieme e attraverso la lente dellanalista,
spogliata di premesse ideologiche, acquistano un significato comune. %iconseguenza il centro dellattenzione deipolicy studies rappresentato dalla
visione dinsieme di un prolema collettivo: suggerendo come il termine
polic6 sia molto inclusivo, potendo comprendere una vasta tipologia di
interventi, a6ntz -/F, p.-8/1 ne propone un elenco non esaustivo
composto da:
Cmanazione di norme regolative
9llocazione risorse finanziarie e di incentivi ;fferta di eni e servizi &rocedure predeterminate per situazioni critiche &olitiche simoliche@lteriore punto di disaccordo allinterno dei polic6 studies la divisione
macroscopica che avviene tra gli studi che preferiscono concentrarsi sul
momento descrittivo e coloro che scelgono di coinvolgere il proprio lavoro
nella programmazione e valutazione delle politiche puliche. In merito a
questa divisione, Degonini8((-1 compie una precisa analisi del continuum
prescrittivoGdescrittivo che caratterizza le finalit della ricerca e dellessenza
stessa del ruolo dellanalista di politiche puliche.&er quanto riguarda le finalit prescrittive gli studiosi e gli analisti delle polic6
da sempre si sono posti loiettivo di dare risposte e suggerimenti al fine di
migliorare le politiche puliche. Ke sono espressione i diversi think tanks,
come quelli creati da Doosevelt o Deagan. 7econdo %6e-/)1 la volont di
approfondire gli aspetti tecnici di una politica pulica nascono da diverse
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motivazioni? tra queste quelle che ci interessano sono il desiderio dello
studioso di sottoporre alla realt le proprie tesi oppure la ase di una precisa
competenza professionale. a se dallinfluenza reciproca tra elettori ed
eletti, secondo la visione politics, che nascono le esigenze legittime di policy,
qual lo spazio per lanalista delle politiche puliche5 orster-)/1 e
Mennings-/)1 propongono la metafora dellavvocato a supporto del ruolo dei
policy studies: in questa metafora il committente saree lassistito mentre
lanalista saree lavvocato che proporree una uona argomentazione in
guisa di unimpossiile ricerca di una verit superiore. Questa analogia
naturalmente figlia di una visione pluralista, con vincitori e perdenti, cheper# si accosta ottimamente alla radice pragmatista dello studio delle politiche
puliche.&er quanto riguarda, invece, laltro lato del continuum prescrittivoGdescrittivo,
vi sono le indagini che tentano di capire ci# che i governi e i cittadini
effettivamente fanno 9shford, -/F1. Degoninipag.)'))1 esamina la
discussione avvenuta negli ultimi cinquantanni intorno allopportunit di
utilizzare i criteri delle scienze naturali per le scienze sociali. Questo diattitoha raggiunto negli ultimi anni una posizione meno integralista, sottolineando
come lantica dicotomia tra scienze naturali e scienze sociali si sia dissolta
attraverso diversi contriuti tra i quali lorientamento comportamentista, lo
sviluppo dellinformatica e dei dati qualitativi. Quindi la scelta del termine
2descrittivo3 rappresenta una scelta euristica, da leggere nel contesto di un
continuum e non di due rette parallele, per cui la posizione di un autore e dei
suoi lavori raramente posizionata su uno dei due poli ma piuttosto in
tensione verso uno di questi, comprendendo finalit diverse dalle intenzioni
iniziali.;ltre queste dispute metodologiche e oltre i punti di disaccordo tra gli
scienziati, diversi autori hanno provato a definire in positivo il concetto di
polic6, chi con la dovuta approssimazione di chi consapevole di operare sul
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terreno di una scienza sociale e chi invece ha preferito utilizzare definizione
assiomatiche che spesso sono state smentite dalla realt empirica.&er una definizione in positivo di ci# che unapolicydoiamo analizzare i
possiili elementi fondamentali di una definizione minima.
!apano 8((1 tenta un elenco di principi costitutivi di una politica pulica,
determinando quali possano essere i punti fermi di unanalista che cerca di
definire i contenuti del suo oggetto di studio:
9rene del potere: centri di lotta, istituzionali e non, dove gli attori cercano
di conquistare la propria influenza Istituzioni con regole formali e organizzazioni che tendono a riprodursi nel
tempo ;iettivi di intervento delle istituzioni politiche !entri di discussione con diversi gradi di apertura alla discussione pulica Networkrelazionali pi$ o meno dinamici tra i soggetti interessati ad una
determinata politica pulicaen6 e Hhoenig--1 nella loro definizione minima di policy, sostengono
che 2il prodotto dellattivit di unautorit provvista di potere pulico e
legittimit istituzionale3. Le decisioni dellautorit pulica e le conseguenzeda essa immaginate sono il contenuto di questa definizione. Laccento posto
sulle intenzionalit delle decisioni di politica pulica non nasconde che
queste possano avere effetti imprevisti ma preferisce sottolineare come
condizione necessaria le volont degli attori facenti parte del processo di
policy making. Questa intenzionalit pu# essere intesa per# in diversi modi. 7i
pu# porre laccento sugli elementi razionalisticideterministici oppure definire
le politiche puliche 2programmi progettati di valori, di fini e di pratiche3Lasswell e Naplan -)1? altri, piuttosto, preferiscono sottolineare la
strumentalit delle politiche puliche per rispondere a prolemi di rilevanza
collettiva.Kella definizione minima di politica pulica non pu# mancare unanalisi sul
carattere OpulicoP di essa, natura fondamentale dellazione governativa e
uno degli oggetti principali di questo lavoro. a possiile arrivare a una
concezione unitaria ai quali gli analisti possono affidarsi5
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@no dei possiili modi di spiegare cosa OpulicoP quello suggerito da
Dose -/, p.-F1: 2 meglio usare il termine polic6 per fare riferimento in
generale alle attivit di governo3 %6e -)8, p.-1 fa eco a questa descrizione,
definendo le politiche puliche: 2tutto ci# che i governi scelgono di fare o di
non fare3. !i# che questi autori vogliono comunicarci che una politica
pulica, per essere tale, deve essere dotata di unautorit che pu# provenire
esclusivamente da attori pulici.Questo riferimento allautorit pulica come unica fonte di costituzione delle
politiche puliche pu# essere riduttivo. Lautorit pulica sicuramente
lattore principale ma isogna adottare una prospettiva pi$ ampia: la
costituzione pulica di una policy non deriva esclusivamente dalla natura
degli attori ma piuttosto alla rilevanza del prolema che esclusivamente di
natura collettiva. La rilevanza di questo prolema, e il suo diventare quindi
pulico, una costruzione sociale e non pu# essere determinata attraverso
semplici attivit di osservazione e misurazione. @na costruzione sociale
sempre unapprossimazione della realt e gli attori che prendono parte alla
decisione, che siano pulici o privati, agiscono delieratamente cercando didefinire pulico un prolema che essi avvertono come tale. !on la
definizione della natura pulica di una policy spostando lattenzione sulla
rilevanza del prolema non pi$ possiile escludere a priori gli attori privati,
formali e non, tanto pi$ che alcuni attori, per quanto non investiti dellautorit
pulica, hanno acquisito una tale estensione geografica e di potere da
condizionare i governi nazionali e internazionali.
Lowi, la cui opera rappresenta la finalit dellanalisi di questo lavoro, fissa lasua definizione dipolicysottolineando come sia il carattere sanzionatorio il
principale elemento costitutivo. Lowi, in un suo contriuto del -/),
sottolinea come lorigine comune dipolicy epolicedea far soffermare che
tratto unificante di tutte le politiche puliche il monopolio della coercizione
legittima da parte del governo: 2di conseguenza, tutte le politiche puliche
devono essere intese come coercitive. Csse possono essere motivate dalle
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migliori e pi$ enevoli intenzioni, e possono essere messe in opera con lo
spirito pi$ equo e caritatevole. a ci# non le rende meno coercitive3.In conclusione doveroso ricordare come sia facile cadere in tentativi di
definizione oggettivi con parvenze scientifiche. Infatti le politiche puliche
sono dei costrutti della mente che sono ricostruiti attraverso dati e prospettive
differenti che costringono lo studioso ad avere un atteggiamento positivo nei
confronti della complessit delle politiche puliche.
1.3. Le tre facce deipolicy studies
a quali sono le origini di questo approccio e quali sono state le condizioni
che hanno portato i policy studies a svilupparsi come una disciplina
autonoma5Kellottica di questo lavoro, importante concentrarsi sulle circostanze
amientali e interne alla stessa scienza politica che hanno condotto a questa
rivoluzione per poi poter delinearne i tratti storici essenziali.
1.3.1 Circostanze ambientali
!otta-/1 assume come condizione amientale determinante per la
disciplina delle politiche puliche la diffusione del modello di democrazia
americano che poneva al centro dellattenzione ci# che il governo e lautorit
pulica facesse in risposta alle domande dei cittadini, relegando in secondo
piano lo studio delle modalit di accesso al potere: ci# era determinato anche
dal fatto che negli 7tati @niti non esistessero partiti con concezioni opposte delmondo e della politica, producendo una minore attenzione verso i temi classici
della scienza politica europea quali la competizione e la partecipazione. I paesi
europei, non pi$ minacciati da involuzioni autoritarie o rivoluzioni, hanno
potuto concentrarsi su questi nuovi temi, quasi oligati anche dallespansione
postguerra del +elfare 7tate. Lestensione dellintervento statale dovuta
principalmente a due fattori: le esigenze di legittimazione del governo e del
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mantenimento del consenso e le risposte necessarie alle domande dei cittadini
in termini di isogni.Questa trasformazione dello 7tato contemporaneo consente quindi lapertura
ad analisi politologiche diverse: le analisi, ora pi$ concentrate sulle politiche
puliche, si focalizzano su temi quali leconomia, integrazione sociale, i
nuovi diritti ma soprattutto si occupano di convenienza economica dello 7tato
e corrispondenza nella realt dei suoi oiettivi. Questultimo punto di analisi
fondamentale soprattutto quando il fallimento della macchina governativa
diviene evidente e spinge i ricercatori ad occuparsi di nuovi tipi di ricerche
quali levaluation research e limplementation research, discipline
specialistiche figlie del predominio delle teorie economiche allorigine dei
policy studies. olti economisti come %owns e ;lsen si sono avventurati in
studi che analizzavano politologicamente il rendimento del +elfare e
dellazione pulica in generale. 7econdo lopinione di en6 e Hhoenig,
contriuto fondamentale alla nascita dei policy studies stata la paraola
compiuta dal +elfare 7tate, dal suo sviluppo postguerra mondiale fino ad
arrivare ai grandi fallimenti tra il -)( e il -/(. Il +elfare e le prestazionigovernative ad esso correlate hanno sicuramente generato nei cittadini un
senso di enessere ma stato proprio questo senso di enessere a spostare
lattenzione dalla lotta per il potere, tema centrale nella prima met del **
secolo, alle prestazioni dellautorit pulica che, non capace di soddisfare
lampio raggio di nuovi isogni provenienti dai nuovi diritti, ha cominciato nel
fallire sistematicamente i suoi scopi.
1.3.. !e tre "acce dei policy studies: tratti storici essenziali
Queste circostanze amientali hanno permesso di sviluppare allinterno della
scienza politica diversi approcci e diverse linee di ricerca che, per quanto
differenti nella metodologia, mettevano al centro del loro approccio le policy
come variaile determinante e indipendente del fenomeno politico.!otta, nello stesso contriuto, mette a fuoco levoluzione di questa disciplina
evidenziando 2le tre facce deipolicy studies3:
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2La prima faccia quella che possiamo chiamare dellepolicy sciences,
ci riporta agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, quando il tema
dellepoliciesviene proposto come punto focale della ricerca nellamito
delle scienze sociali, con la forza di un programma di rinnovamento
collettivo degli studi, da Jarold Lasswell e dai suoi associati3
La seconda 2si interroga sulle determinanti deipolicy outputs3, in questo
campo di indagine ci si mossi via via verso 2modelli esplicativi che
incorporano la possiilit di interazione tra variaili socioeconomiche e
variaili politiche piuttosto che da modelli che le considerano come
radicalmente alternative3. La terza, infine, emlematica del programma di ricerca lowiano per cui
policies determine politics? se cos" 2non pi$ questione se sia luna
o laltra variaile a determinare
lepolicies, ma se queste non possono e deano essere considerate a loro
volta una variaile capace di spiegare i processi politici3.
&er le prime due facce, la cui delineazione essenziale per comprendere gli
sviluppi storici deipolicy studies, oligatorio essere sintetici per esigenze di
spazio mentre la terza faccia, forse la vera rivoluzione copernicana allinterno
della scienza politica, sar loiettivo di analisi di questo lavoro
&er quanto riguarda la prima faccia, Lasswell nel -E- interviene nel diattito
metodologico della scienza politica sostenendo che esiste una scienza per il
policy making3 e una 2scienza delpolicy making3. !on questa tesi Lasswell
auspica che la scienza politica possa diventare una disciplina pratica eoperativa, effettuando quindi un ruolo di controllo delle decisioni assunte
dallautorit pulica che coinvolgono la collettivit. I politologi invocavano
la nascita di una conoscenza interdisciplinare in grado di orientare le scelte
decisive del governo e di migliorare le conseguenze che esse avevano sulla
vita collettive e sulla vita privata dei cittadini. Infatti una caratteristica
originaria deipolicy studies la commistione tra varie scienze sociali al fine di
compiere studi pi$ approfonditi e vicini alla realt. &er quanto ogni approccio
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prediliga una materia piuttosto che altre, necessario utilizzare conoscenze di
ogni settore inerente a una determinata polic6: anche lintervento pi$
semplice, come la costruzione di una centrale eolica, coinvolge diversi contesti
come quello fisico, amientale, economico e amministrativo. 9dottando
questa prospettiva si possono cogliere le relazioni tra questi settori, ponendo
lanalista di politiche puliche come un supervisor di polic6. La tensione del
mondo delle scienze sociali verso linterdisciplinarit rivela il desiderio di
maggior coinvolgimento nelle scelte del governo e nella soluzione dei
prolemi nazionali e internazionali, potendo sostenere la sfida delle grandi
ideologie attraverso asi oggettive e senza pregiudizi teoretici.La seconda faccia dei policy studies nasce da alcuni lavori considerevoli
apparsi verso la met degli anni E(. Ne6, in un suo lavoro del -E', sconfessa
la classica correlazione che voleva le scelte politiche come risultato della
natura e composizione del governo o dei partiti in quel momento al governo.
!orrelazione che invece, secondo lautore, esisteva con il livello di
partecipazione elettorale concludendo che gli amministratori non dovessero in
alcun modo tener conto delle richieste dei cittadini che non votano per coloroche vincono. Questo lavoro fece da attistrada a tutte quelle indagini effettuate
negli anni '( che confermarono lirrilevanza delle strutture politiche nei
processi di polic6, tentando di analizzare quindi le situazioni socio
economiche di partenza. %6e -''1 parte dal presupposto che le scelte
puliche sono condizionate dal livello di sviluppo economico della comunit,
misurato attraverso conoscenze interdisciplinari che preferiscono indagare
luranizzazione, lindustrializzazione e il livello di reddito, rompendo
lequilirio secondo cui i governanti sono condizionati dalle volont del corpo
elettorale. Le ricerche successive a questi rialtamenti di prospettiva hanno
confermato ulteriormente come limpostazione tradizionale dellapolicycome
una diretta conseguenza dellapoliticssia sagliata, evidenziando la maggiore
complessit dei rapporti tra queste due sfere. Questa prospettiva stata
fondamentale a tutti quegli autori che hanno indirizzato la propria attenzione
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sul policy making e soprattutto sul processo decisionale, concepiti come
momenti parzialmente autonomi dalle strutture del potere e dalle pressioni del
corpo elettorale. !ontriuto fondamentale allesaltazione delle dinamiche
interne del policy making, %ahl nel -'- affermer che solo chi prende le
decisioni il vero titolare del potere pulico, relegando in secondo piano la
struttura del potere rispetto al processo decisionale. Il potere quindi diventa un
rapporto piuttosto che una sostanza: la volont di partecipare e la possiilit
di accedere allattivit di governo e alle scelte puliche a fare la differenza tra
gli attori. !os" escono ridimensionata la rilevazione della distriuzione delle
risorse economiche che non costituiscono pi$ condizione necessaria esufficiente per effettuare le decisioni. Questa prospettiva suggerita da %ahl
sar accolta da tutti gli studiosi che si porranno il prolema della razionalit
dei decisori.%ente 8(--1 fa un elenco cronologico dei modelli che hanno affrontato questo
prolema secondo diversi criteri di scelta di decisione e diversi tipi di
decisore:
odello sinottico odello della razionalit limitata odello incrementale odello del 2idone della spazzatura37imon nel -E) pulica una raccolta dei suoi scritti nel volume #odels $"
#an, il quale contiene lelaorazione definitiva di due modelli di decisione
razionale che, per quanto sconfessati e criticati, restano capisaldi dei policy
studies: il modello OsinotticoP e il modello della Orazionalit limitata.
9ttraverso il contriuto della scienza dellamministrazione, 7imon mette al
centro della propria indagine la razionalit dellautorit pulica e dei suoi
decisori. Il primo modello d una definizione della decisione troppo distante
dalla realt. Il decisore infatti compieree la scelta tra le varie alternative, la
comparazione tra esse in un amiente di informazione assoluta e gloale. Lo
stesso 7imon, nello stesso volume, elenca i difetti di questo modelli e
numerosi ostacoli che esso presenta nella sua applicazione empirica. Infatti il
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secondo modello, denominato dallautore Orazionalit limitataP, descrive un
decisore che non pu# massimizzare i propri oiettivi in assoluto, ma si
accontenta di effettuare scelte che possano essere soddisfacenti. Luomo
amministrativo possiede limitate capacit di risolvere prolemi complessi e la
sua decisione finale gli semplificher la vita evitando limpossiile operazione
di esaminare ogni possiile alternativa o conseguenza ad essa associata.!ontemporaneamente a 7imon, nel -E/ Lindlom elaora un altro modello di
analisi delle decisioni. In questo modello, denominato incrementale, luomo
amministrativo aandona qualsiasi modello astratto di razionalit, accettando
lidea che le proprie decisioni deano essere progressivamente corrette e
migliorate. La strategia dellincrementalismo sconnesso una manifestazione
di quello che lautore stesso chiama 2muddling through%, ovvero larte di
arrangiarsi. Lautorit pulica investita del potere di decisione non effettua le
proprie scelte una sola volta come prevedeva 7imon? diversamente infatti
ritorna sui prolemi suscitati dalle proprie scelte e adatta gli oiettivi ai mezzi
senza forzare le risorse disponiili per raggiungere gli oiettivi fissati
inizialmente. In questo modello troviamo un tentativo di aandono completodelle ideologie, di quella scienza politica che utilizzava i propri oiettivi
programmatici come gli unici oiettivi possiili da raggiungere ma piuttosto si
concentra sugli outputs della politica assumendo le scelte dellautorit
pulica e le conseguenze che esse producono come principale punto
danalisi. @lteriore contriuto aipolicy studiesdel lavoro di Lindlom sono gli
aggiustamenti successivamente effettuati al suo modello.
Kellottica di questo aandono delle strutture classiche della politics,ventanni dopo lelaorazione dellincrementalismo, Lindlom-)1 si
interroga su come possano essere effettuate le decisioni in un contesto dove i
decisori sono molti e soprattutto sono eterogenei. In questo caso,
lelaorazione e limplementazione di una policy avvengono attraverso il
partisan mutual ad&ustmentovvero la tecnica del reciproco aggiustamento tra
le parti. 9 questo lavoro di Lindlom doiamo aggiungere i vari
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ridimensionamenti portati alla sua teoria. Hra questi sicuramente il pi$
importante quello di Ctzioni che nel -') elaora il modello del mi'ed
scanning: oiettivo dellautore in questione quello di costituire una
differenza tra decisioni fondamentali e decisioni incrementali. entre le prime
sono fatte attraverso un lungo processo di disamina delle alternative con
oiettivi temporali di lungo termine, le decisioni incrementali vengono prese
in modo progressivo, coscienti anche dellarco temporale pi$ ristretto in cui si
inseriscono.Lultimo modello stato teorizzato nel -)' da arch e ;lsen. Questi due
studiosi fanno riferimento a quelle organizzazioni in cui regna un alto grado di
anarchia interna. In situazioni amientali confuse dove non sono definiti n4 gli
oiettivi e n4 i mezzi e vi un discontinuit da parte degli attori, le decisioni e
il criterio di scelta di esse verr preso casualmente, attraverso
limprovvisazione, sconfessando la razionalit, seppur limitata, teorizzata dai
modelli precedenti. I due autori portano a sostegno della propria tesi
lesistenza dellindipendenza praticamente assoluta tra le modalit di decisione
e il risultato di essa.
1.4. La rivoluzione lowiana
La terza faccia deipolicy studies forse la pi$ importante poich4, anche se
racconta solo di un autore, rappresenta un crocevia dellintera scienza politica
mondiale. La rivoluzione effettuata da Lowi difficile da spiegare poich4 sono
molti i contriuti offerti da questo autore alla ricerca politologica e non solo?
ma prima di affrontare lanalisi delle innovazioni necessaria unintroduzionea questo autore che tenti di far capire come il suo lavoro aia avuto impatti a
F'(R non solo nel diattito politologico, ma anche gli effetti su altre discipline
e sulla realt politica.-
- olte delle informazioni utilizzate in questo lavoro sono frutto di aggiunte,
rielaorazioni e riflessioni personali prese dalla raccolta di saggi di Hheodore
M. Lowi -1!a scienza delle politichea cura di auro !alise al quale
vanno i miei sentiti ringraziamenti per avermi permesso di conoscere e
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Innanzitutto il lavoro di Lowi colpisce per la sua originalit. I diversi
contriuti offerti dallautore si sono sempre contraddistinti per essere capisaldi
di nuove ricerche e di nuovi filoni di studio, restando sempre al centro della
riflessione politologica mondiale. !ome fanno notare Ainserg e 7anders
-( p.E'F1 Lowi stato riconosciuto da un sondaggio dell9&79 9merican
&olitical 7cience 9ssociation1 come il pi$ importante politologo degli anni
settanta? oltre questo riconoscimento esplicito da parte della comunit
accademica, gli autori sottolineano come Lowi continui ad essere il singolo
autore pi$ citato.&er comprendere questo enorme successo isogna soffermarsi su pi$ fattori.Innanzitutto isogna riconoscere il ruolo di attistrada: gli studi sulle politiche
puliche fino a Lowi si erano dimostrati semplicemente dei case studies,
riportando semplicemente riflessioni quantitative su casi limitati impedendo la
comparazione e laccumulazione progressiva di dati su realt diverse,
ostacolando di fatto la nascita deipolicy studiespropriamente detti. Lassunto
da lui proposto nella classificazione delle arene del potere interviene
nellimpasse tra il pluralismo e lelitismo, esautorando definitivamente ogni
valenza della classica prospettiva dellapolicycome variaile dipendente della
sfera della politcs. Lowi offre un modello che unisce analisi fattuale e
impianto normativo, riuscendo nel difficile oiettivo di fornire un modello
concettuale dal quale partire per affrontare analisi specifiche. Katuralmente i
seguaci o i critici di Lowi si sono discostati nel tempo dal modello iniziale.
7pesso avvenuto che le intenzioni dellautore siano state fraintese, spesso
anche per sua negligenza 7anders -( p.E)01, ma ci# che resta impresso che ogni lavoro che approcci al fenomeno politico in termini di policydea
necessariamente prendere in considerazione i contriuti di Lowi.@n altro motivo per cui Lowi riconosciuto come un caposaldo della scienza
politica americana laver riportato lattenzione sul ruolo dello 7tato in
politica? Questo colpisce ancor di pi$ per il fatto che la societ americana si
approfondire allinizio della mia carriera studentesca il lavoro di Lowi e
avermi trasmesso la coscienza di non accettare mai nulla come assiomatico.
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fosse sempre professata come unastateless society. Lowi diventa promotore di
un ritorno alla teoria dello stato attraverso la sua classificazione e ci# avviene
attraverso la relazione che viene stailita tra il ruolo coercitivo dello 7tato e la
determinazione delle arene di policy. La centralit del monopolio statale della
violenza legittima sottrae le istituzioni puliche a quelle accuse di astrattezza
da sempre costanti nel panorama politologico americano. Inoltre il suo schema
si rende anche pi$ interessante per i propositi di professionalizzazione e di
partecipazione alla vita politica degli scienziati politici: porre come criterio di
distinzione la coercizione statale, consente di applicare questo schema a tutte
le politiche che uno stato compie.!alise sottolinea come sia importante conoscere anche la iografia di Lowi per
capire quali sono le radici culturali del suo pensiero. Lautore napoletano, nella
sua introduzione al liro, sottolinea come il contesto culturale fatto di
segregazione razziale sia stato fondamentale nel dare una 2forte impronta
morale3 al lavoro di Lowi. Questa passione civile si rifletter in tutto il suo
lavoro, caratterizzato da oiettivit analitica e urgenza prescrittiva. Ali
scienziati politici, da Lowi in poi, hanno dovuto fare i conti con il poterecoercitivo dello 7tato e con la necessit di porre questo potere sotto un
controllo democratico. Questinfluenza esercitata da Lowi va en oltre il
mondo accademico riversandosi anche sulle attivit del governo nazionale.(he )nd o" !iberalism-'1 sar infatti la ase di molti attori politici degli
anni )(, molti dei quali studenti stessi di Lowi. In questo fondamentale liro,
Lowi compie una disamina storica dellevoluzione legislativa del governo
americano durante il ** secolo. Il progressivo decentramento del poterecoercitivo e le varie deleghe effettuate dal Kew %eal in poi verso nuovi
soggetti, quali agenzie e urocrazie indipendenti, ha progressivamente eroso
quel principio di responsailit alla ase della legittimit delle istituzioni
democratiche. 7econdo la prospettiva lowiana, isogna guardare con
ammirazione lo 7tato americano del *I* secolo, caratterizzato da partiti forti,
importanti moilitazioni elettorali, poca partecipazione dei gruppi di interesse
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ma soprattutto dominio del !ongresso. La progressiva erosione di tutti i fattori
di centralizzazione del vecchio 7tato hanno portato ad unincontrollata crescita
dellintervento pulico. Il rimedio suggerito dallo stesso Lowi che
suggerisce ai decisori pulici di rinunciare a ci# che non possono fare
piuttosto che delegare il potere che inevitailmente diventa discrezionale e di
ritornare ad una 2&uridical democracy3, che dovree redigere statuti che si
focalizzino chiaramente determinate classi, specifiche forme di comportamenti
proiiti e specifiche sanzioni per le violazioni3. Limpatto esercitato da questo
liro riscontraile nel camio di atteggiamento del !ongresso nei confronti
del governo durante gli anni )(, che segneranno un ritorno dellattivitlegislativa nel suo amiente naturale, soprattutto durante la presidenza Deagan
e le critiche allespansione del +elfare 7tate che la accompagneranno.
.*.1. + tre contributi di !owi alla scienza politica
%accordo con la divisione effettuata da !alise, questo lavoro sar diviso in tre
parti, le quali corrispondono ai diversi piani di produzione di Lowi.La prima parte analizzer limpianto strettamente normativo degli studi
lowiani, cio quella sulla classificazione delle arene del potere, forse il suo
contriuto pi$ famoso. Inizialmente isogna sottolineare che una definizione
univoca di questo schema concettuale non possiile per svariate ragione.
Innanzitutto per quella negligenza gi sottolineata prima: Lowi non ha mai
sviluppato pienamente le implicazioni della sua tipologia da generare uno
schema sul quale cumulare realmente dati empirici. !aso pi$ unico che raro,
renas o" Power stato il liro non pulicato pi$ famoso della storia dellascienza politica e la sua pulicazione nel 8(( ha deluso le aspettative. !ome
sostiene Nellow, questa pulicazione rappresenta solamente unantologia
degli scritti pulicati da Lowi insieme ad alcuni lavori mai pulicati,
riguardanti applicazioni empiriche della classificazione. a nonostante questa
mancanza di Lowi, lo schema resta sempre al centro del diattito politologico
mondiale, nonostante siano passato pi$ di cinquantanni dalla sua prima
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formulazione, rendendo il personaggio dello studioso forse anche pi$
affascinante e misterioso. Inoltre la pulicazione troppo lunga nel tempo non
ha aiutato a rendere omogeneo limpianto concettuale, nel tempo troppo
modificato e rimasto, nella mente degli studiosi, ancorato alla prima
definizione nel -'0. Infatti la prima formulazione risente delloiettivo
descrittivo di Lowi, pi$ interessato a superare le interpretazioni pluraliste ed
elitiste che a formare uno schema coerente di classificazione che sar
sviluppato successivamente nel suo scritto pi$ famoso, ovvero -our ystems
o" Policy, Politics, Case/tudies, and Political (heory, pulicato nel -)8.La seconda parte di questo lavoro quella propriamente analitica, dove Lowi
compie diverse esemplificazioni a sostegno sia della classificazione delle
arene politiche e sia della teoria dello stato. Kei tre saggi raccolti da !alise,
osserviamo diverse dimostrazioni di come i vincoli normativi e giuridici che
determinano il comportamento degli attori politici e la rilevanza dei loro
interessi. In questa operazione si pu# leggere la volont di Lowi, e di tutti i
policy scientist, di voler rialtare lassunto della rivoluzione comportamentista
e del politics approach che voleva le politiche puliche come sempliceoutputs della lotta al potere. ;ltre allapplicazione empirica del proprio
schema concettuale, Lowi articola una nuova teoria dei poteri che si allontana
da quella classica della separazione: prende forma infatti una competizione pi$
dinamica allinterno delle arene di policy making: gli attori istituzionali
avranno diverse posizioni a seconda dellarena in cui si decide e inoltre Lowi
aggiunge altri poteri quali le agenzie indipendenti comunque determinanti dei
rapporti di forza e colpevoli di quel processo di decentralizzazione del potere e
di deresponsailizzazione dellautorit pulica.La terza parte del lavoro di Lowi afferisce alle politiche come teoria dello
stato, soprattutto ad unanalisi storicocomparativa del suo ruolo negli @.7.9.
Questa parte del lavoro di Lowi ha dato inizio alla cosiddetta 2scuola di
!ornell3 il cui oiettivo programmatico quello di restaurare lo 7tato
allinterno della scienza politica. &eculiarit di questo filone di studi
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favorevoli e critici, continua ad essere presente nelle riviste di policy studiesdi
tutto il mondo. a rintracciare lorigine e una definizione univoca della
classificazione effettuata da Lowi difficile. Innanzitutto ci# dovuto allarco
temporale che lo sviluppo del modello attraversa. Le continue rivisitazioni
coprono un arco di ventanni poich4 se la prima formulazione viene fatta
dallautore nel -'0 le tappe del percorso sono diverse e arrivano fino al -/E.
Inoltre lo stesso Lowi, come accennato nel capitolo precedente, a creare
amiguit sulla sua classificazione. ;ltre la mancata sistematizzazione, a cui si
accennato nel capitolo precedente, il lavoro di Lowi si asa spesso su
descrizione dei diversi tipi di politiche, sviluppata attraverso riferimenti storiciche per quanto utili e rivelatori dellattenzione verso il lato dinamico della
ricerca, a lungo termine hanno generato difficolt nel pulico accademico.
Le radici di questo lavoro si ritrovano in due lavori dellautore del -'0,
rispettivamente la tesi di dottorato e una recensione di un case study. Il primo
lavoro tratta della trasformazione del potere dei sindaci nella citt di Kew
SorT, un urban caseil cui approccio era di moda allepoca. Lo studio tenta di
correggere lincompleta definizione del prolema della perdita di potere dei
partiti a vantaggio di nuovi attori, processo in atto allepoca nella citt. Lowi
spiega che ci# avviene solo allinterno di determinate aree, come ad esempio
nelle politiche regolatorie, ma il predominio partitico si dispiega ancora nelle
politiche di tipo distriutivo attraverso meccanismi dipatronage. In questo
studio si nota come linteresse del politologo americano non tanto nella
classificazione in compartimenti stagni delle varie facce della politica ma
piuttosto un reale resoconto della dinamicit e della pluralit dei circuiti di
policymaking. Linterpretazione e la valutazione della politica viene quindi
effettuata non con una singola chiave, ma piuttosto attraverso lintreccio di
diverse prospettive.
Questo proposito di rintracciare i collegamenti e le dipendenze tra i vari aspetti
del fenomeno politico si trova soprattutto nel secondo lavoro di cui aiamo
parlato. La recensione dimerican 0usiness and Public Policy, uno studio di
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caso a cura di Da6mond Bauer riguardante la trasformazione della politica
tariffaria negli @.7.9., contiene la prima formulazione dello schema. In questo
articolo, apparso su orld Politicsnel -'0, Lowi cerca di superare le
interpretazioni univoche del processo politico tentando di unificarle in una
primitiva quanto illuminante classificazione. Lowi, infatti, compie uniniziale
disamina della diverse teorie del potere allepoca dominanti in 9merica
aggiungendone una terza? compiuto questo riepilogo e dopo aver sottolineato i
punti critici del pluralismo, dellelitismo e dellapproccio di 7chattschneider,
arriva alla conclusione che nessuna di esse sagliata ma che ognuna descrive
un solo tipo di arena dipolicy, stailendo che il prolema di queste teorie lautoreferenzialit e quindi il ritenersi esaustive. Qui sta la forza di Lowi: la
classificazione unilaterale comporta prolemi sia nella spiegazione che nella
comparazione delle diversepolicy, determinando un ritardo nella via della
professionalizzazione e del coinvolgimento nelle attivit governative degli
scienziati politici, che devono necessariamente superare le divisioni
accademiche per compiere un salto di qualit verso un reale contriuto.
Kellottica a cui si accennato nel capitolo precedente, le arene del potere
rappresentano un modello per spiegare come siano le politiche puliche a
guidare la politica e come le radici delle strutture della lotta per il potere si
trovino nelle scelte dipolicyeffettuate dal governo. I diversi modi in cui un
governo eserciter il proprio potere coercitivo determineranno larena del
potere in cui gli attori si confronteranno durante il processo dipolicymaking,
le cui fasi restano comunque suordinate alla capacit statale di rendere
cogenti le proprie volont. Infatti le scelte coercitive delle istituzioni
determineranno le regole in cui esse stesse si muoveranno e leventuale
accesso ai diversi interessi in gioco. Inoltre, come vedremo durante
lesplicazione di questo modello, lepolicy choicesdeterminano le relazioni tra
cittadini e stati, la formazione di 4lite e le strutture della urocrazia statale.
Lowi si rende protagonista, attraverso la sua classificazione, di un revival delle
teorie dello stato in una societ, come quella americana, che si sempre
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ritenuta unastateless societ6. Laggancio compiuto dallautore tra le arene del
potere a radici statuali permette di unire lintento normativo a un chiaro
intento di utilizzazione empirica. Il modello di Lowi aspira a fornire, non solo
al politologo ma anche alluomo delle istituzioni, un modello capace
sistematicamente di spiegare e addirittura predire le conseguenze di
determinate scelte autoritative. Questi risultati e tale ampiezza di sviluppo
sono stati raggiunti da Lowi nel corso di diverse decadi durante le quali il
modello stato arricchito, sviluppato, criticato dallo stesso autore, attraverso
uno stile sempre chiaro e diretto verso il nocciolo del prolema.
Lo sviluppo delle arene del potere si sviluppa su diversi piani. 7ul pianonormativo necessario segnalare le svolte del -)8, in cui Lowi raggiunge
una completa concettualizzazione della sua classificazione, e il -/E, anno in
cui il politologo americano riflette e modifica la concezione di coercizione
determinando un camiamento importante nella terminologia ma soprattutto
nelle conseguenze del modello. Lanalisi storicocomparativa, oggetto del
successivo capitolo, invece prosegue per lintero percorso accademico di
Lowi, il quale utilizzer spesso precise spiegazioni storiche che andranno a
sostegno della sua tesi incappando talvolta, inconsapevolmente, in
partigianerie da lui precedentemente attriuite alle diverse scuole di pensiero.
2.2. viluppo del modello
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La taella numero - una fedele riproduzione di quella compiuta da Lowi nel
-)8 nel suo articolo-our ystems o" Policy, Politics, and Choicecomparso
sulla rivista 2&ulic 9dministration Deview3.
La prima analisi che isogna svolgere la divisione della taella, disamina
necessaria per addentrarsi nelle specifiche arene di potere. Infatti questa
formulazione collega i quattro tipi dipolicya differenti applicazioni del potere
pulico. Lowi, durante tutto il suo lavoro accademico, sottolinea e riadisce
che il potere di coercizione lelemento caratteristico pi$ importante dello
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7tato. La definizione di questa coercizione si ricollega alla classica definizione
weeriana che ha come elemento essenziale il monopolio legittimo della
violenza con la conseguente possiilit di assegnare sanzioni o premi per il
comportamento dei cittadini. Lowi prende in prestito la definizione weeriana
di coercizione, spesso tacciata di astrattezza e assolutezza, disarticolandola in
quattro tipi che incrociati tra loro determinano le diverse arene del potere. Le
dimensioni che determinano queste quattro modalit di applicazione della
coercizione sono due. La prima dimensione quella verticale e afferisce alla
proailit della coercizione: pu# essere remota se non vi sono sanzioni o
comunque esse sono indirette o altrimenti immediata. Bisogna riconoscereche tale dimensione lattriuto centrale del potere dello 7tato. Inoltre questo
potere pu# essere definito in ase allassegnazione di sanzioni negative o
ricompense positive. La seconda dimensione riguarda lapplicailit di questo
potere, cio la specificit delle modalit di azione del governo. Questa
dimensione, come scrive Lowi, la pi$ difficile da individuare. La specificit
riguarda lestensione della politica pulica in questione che pu# applicare il
suo elemento coercitivo direttamente ad uno specifico atto individuale oppure
impatta sullamiente generale nel quale si muovono le azioni individuali.
Lintersecazione di queste categorie determina la nascita di quattro arene del
potere che definiscono le possiili funzioni dello 7tato e ci forniscono dei
parametri per misurare lattivit di governo. Limportanza teorica di questa
classificazione si trova infatti nelle possiilit offerte nellattivit di previsione
delle conseguenze istituzionali che possono scaturire a seconda della scelta di
politica pulica che si fatta.
@na prima analisi isogna dedicarla singolarmente alle quattro categorie e alle
loro implicazioni sulle strutture del potere. Innanzitutto le politiche puliche
che impattano direttamente sulle condotte individuali, sono necessariamente
decentralizzate e disaggregaili. Infatti ad essere identificati sono gli individui
e i loro comportamenti e il potere pulico deve applicarsi ai singoli casi di
comportamento. Le politiche puliche che invece afferiscono allamiente
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dellazione sono applicate attraverso un complesso sistema di livelli il cui
effetto si limita ad incentivi e informazioni che sono condivisi da ampie
categorie di persone, identificaili spesso con le classi sociali. &er questa
natura spesso sono identificate con ideologie e grandi gruppi di interesse
caratterizzati da fenomeni di overlapping membership. Quando invece la
proailit della coercizione immediata vi sono molti incentivi per i
destinatari della politica pulica a difendere i propri interessi e quindi a
partecipare attivamente alla fase di decisione, tentando un approccio diretto
con i decision makers. !ontrariamente, quando la proailit di coercizione
remota, il meccanismo di sanzioni e enefici poco interessante per idestinatari che ritengono poco vantaggioso il rapporto costiGenefici della
partecipazione politica, determinando cos" la possiilit per i decision makers
di adottare politiche accomodanti e di logrolling, ottenendo sostegno politico
aggregando interessi che spesso non interferiscono tra di loro.
Queste definizioni delle singole caratteristiche di ogni categoria di coercizione
inserite da Lowi come divisioni del suo modello non rendono giustizia alla
semplicit ma soprattutto alle possiilit di classificazione e comparazione
delle diverse arene del potere che risultano dai diversi tipi di polic6. &er questo
necessario fare alcuni esempi che possano spiegare le potenzialit sottese al
lavoro di Lowi. 9d esempio, quando necessaria una licenza dimportazione
per determinate produzioni, la coercizione sia immediata che applicata
allazione individuale, quindi ci troviamo di fronte a una politica regolativa.
Quando un governo fornisce specifici eni derrate alimentari ad es.1
gratuitamente o comunque a un prezzo ridotto, i enefici sono diretti
specificatamente a una determinata classe di destinatari ma lapplicazione
della coercizione rivolto allamiente, determinando di fatto una politica
distriutiva. @na riforma del mercato, come pu# essere il controllo dei tassi
dinteresse da parte delle anche centrali, dispiega la sua influenza
sullamiente dellazione ma, diversamente dalle politiche costituenti, la
proailit di coercizione immediata. Le politiche costituenti rappresentano
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invece un tipo di politiche puliche di difficile definizione. Innanzitutto sono
caratterizzate da una proailit remota di coercizione e si applicano
allamiente dellazione, determinando una assa specificit dellazione
governativa. &ossono essere definite come le politiche sulle politiche, cio
quelle norme che determinano le regole del gioco a prescindere dalla scelta
della modalit di dispiegamento dellazione governativa.
Kellultima versione del modello proposta da Lowi, lautore modifica lasse
orizzontale sostituendolo con le OHipologie di normeP, suddivise in norme
primarie e secondarie, prendendo come spunto il lavoro del giurista Jart. &er
quanto riguarda le Korme primarie, queste sono delle norme che impongonooligazioni ai cittadini e applicano sanzioni nella misura in cui non vengano
rispettate. Le Korme secondarie, invece, non impongono sanzioni direttamente
ma danno la possiilit ai cittadini di comportarsi nel proprio interesse. @n
esempio per poter comprendere meglio la complessa definizione di Jart il
diritto di propriet. Questo diritto infatti possiede elementi di entrame le
norme. Il cittadino infatti ha la possiilit di disporre della propriet nel modo
a lui pi$ soddisfacente ma allo stesso tempo i diritti di propriet impongono
sanzioni sul proprietario nella misura in cui il suo utilizzo sia improprio o
rechi pregiudizio ad altri. Lowi utilizza lelaorazione di Jart per migliorare la
definizione di O&roailit della coercizioneP, tentando di eliminare le
incongruenze di questultima. Infatti ci si pu# facilmente perdere nei fattori
che disturano e infgluenzano la proailit della coercizione, come i costi
dinformazione o linefficienza della urocrazia, che per quanto importanti
risultano comunque derivate dalliniziale scelta dipolicy.
2.3. !nalisi delle sin"ole arene
.3.1. Politiche distributive
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Le politiche distriutive sono caratterizzate da una remota proailit di
coercizione la cui applicazione sostanzialmente indirizzata verso lazione
individuale. Queste politiche si caratterizzano per lassegnazione di enefici
verso classi definite di cittadini senza che i costi di essa siano imputati
esplicitamente ad altre categorie. Le politiche distriutive, in generale tendono
a rivolgersi a piccoli gruppi, rendendo il loro impatto meno significativo e pi$
modesto rispetto a quello generato da altre politiche puliche.
Kel suo lavoro del -'0, Lowi identifica inizialmente larena distriutiva con
il lavoro di 7chattschneider. Questultimo, nella sua critica al pluralismo,
arriva alla conclusione che esiste unarena decentralizzata di negoziazione chesi differenzia dalla descrizione strettamente pluralista per lassenza di
negoziazione che in questo caso si rivela non necessaria: infatti i rapporti tra i
partecipanti sono asati su una 2non interferenza reciproca3. Lowi prende
questapproccio, da lui ritenuto incompleto, per arrivare a strutturare
pienamente le caratteristiche dellarena distriutiva.
Innanzitutto le politiche distriutive sono spesso decisioni del modo di fare
politica nel reve periodo, senza alcun riguardo alle risorse e alle loro quantit.
Larena distriutiva, secondo Lowi, pu# essere accostata al significato di
patronagenel senso pi$ pieno del termine. Queste politiche sono
massimamente disaggregaili, fino a poter riconoscere decisioni singole
indipendenti, rivolte allindividuo ma che soprattutto non comportano alcun
confronto tra i partecipanti. 7i tratta quindi dipolicyche non dispongono di
una programmazione preventiva e che solo per accumulazione possono essere
identificate con una vera e propriapolicy.
Le politiche distriutive, in generale, si caratterizzano per un grande numero
di piccoli interessi molto organizzati, spesso composti dallindividuo o dalla
singola impresa. %iversamente dalle altre arene, laccesso di coloro che sono
interessati a partecipare al processo dipolicymakingnon sottoposto a
discriminazioni di sorta poich4 il !ongresso, e soprattutto le !ommissioni,
accoglieranno qualsiasi potere che sia in grado di opporre anche una minima
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resistenza. Questo tipo di politica mette in difficolt le opposizioni, che non
trovano sostegno per contrastare lazione governativa poich4 questa pu#
accogliere le richieste di qualsiasi interesse disposto a partecipare. Ccco cos"
che si evidenzia un altro aspetto dellarena distriutiva: la riduzione del
conflitto. ;ltre la scomparsa o comunque lattenuazione dellazione di
opposizione, la natura delle coalizioni quella immaginata dallapproccio di
7chattschneider. 7econdo questa prospettiva, i partecipanti di questarena non
hanno alcun interesse nellopporsi ai diversi interessi, nellaspettativa di poter
riceverne anchessi. Queste politiche puliche, fatte di assegnazioni di
enefici particolari, si svolge solitamente attraverso coalizioni logrollingilcui elemento fondamentale non il compromesso o il conflitto ma piuttosto
dalla non interferenza reciproca: la sfera dellapoliticsin questo caso consiste
pi$ nella cooptazione. &rincipale referente istituzionale dellarena distriutiva
non il !ongresso quanto invece le sue commissioni. Lalta stailit interna
delle commissioni del !ongresso americano, che spesso travalica le divisioni
partitiche, testimonianza della formazione di 4lite durature nel tempo, con
unalta specializzazione in determinati settori. Lowi per# sottolinea come
queste strutture del potere, per quanto staili e non toccate dal conflitto, non
possano affrontare questioni politiche pi$ rilevanti. Kelle questioni di natura
distriutiva, lattenzione mediatica quasi assente. Il grande pulico non a
conoscenza delle questioni affrontate allinterno delle questioni grazie alla
mancanza di unidentificazione di coloro che pagheranno i costi di queste
politiche ma anche a causa della indeterminatezza normativa: la strutturazione
del pulico in questo caso risulta completamente privatizzata, essendo che i
cittadini non hanno n4 le informazioni e n4 linteresse a partecipare alla
formazioni di tali politiche.
&er quanto riguarda le rilevazioni empiriche, Lowi nel -)8 effettua una
rassegna di -) casi di studi pulicati da altri autori, analizzando le variazioni
nel processo politico nel tentativo di sostenere attraverso esempi pratici il
nocciolo normativo delle arene del potere.
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&er quanto riguarda le politiche distriutive, ci# che risalta nellanalisi degli
attori di questarena la conferma delle tesi lowiane. Innanzitutto troviamo
unalta stailit e un reciproco scamio tra le unit primarie che sono formate
da singoli individui o interessi. La ripetizione sistematica delle caratteristiche
di questarena in tutte le decisioni distriutive sostengono la tesi dellapolicy
come elemento determinante delle strutture dellapolitics. Le conferme
provengono anche dai ruoli che assumono i diversi attori: predominante il
ruolo delle commissioni che spazia dallessere determinante allessere creativo
ma soprattutto un ruolo dellesecutivo defilato che Lowi definisce come
esortativo. Questarena smentisce la credenza che gli 7tati @niti sianosolamente un paese presidenziale. Il ruolo del capo dellesecutivo dipende
dalla scelta dipolicycompiuta. !i# dipende anche dalla poca incisivit della
coercizione che rappresenta per Lowi, ma non solo, uno degli elementi
definitori e necessari dello 7tato e delle attivit ed esso associate.
Questa strutturazione rivela come la classificazione delle arene del potere
possa essere utile non solo allo scienziato politico ma anche alluomo
istituzionale: una possiile previsione delle dinamiche attoriali pu# aiutare
lautorit governative a stemperare uneventuale periodo di conflittualit
istituzionale e alleggerire la pressione dei gruppi di interesse sui decision
makers. I provvedimenti distriutivi, insiste Lowi in questa rassegna, si
caratterizzano inoltre per una assa conflittualit parlamentare. Le percentuali
mostrate da Lowi mostrano come sia inesistente una qualsiasi opposizione
congressuale, sia nella votazione del provvedimento ma soprattutto dalla totale
inesistenza di emendamenti contro il disegno del proponente. La sintesi
compiuta dal politologo americano rivela come il periodo pi$ importante per
le politiche distriutive negli @79 sia stato allindomani dei conflitti
costituenti, in un periodo di agitazione popolare. Le decisioni, di quasi un
secolo, di elargire enefici nei confronti di tutti i cittadini senza alcuna
discriminazione, la scelta di disaggregare la normazione per evitare conflitti
interni alle istituzioni hanno avuto un enorme impatto positivo sulla vita dello
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7tato americano. Innanzitutto il sistema partitico cami# completamente: i
partiti si disunirono, preferendo la decentralizzazione sul territorio per
utilizzare meglio i enefici distriutivi, sia a vantaggio dei memri che per
raccogliere voti. Inoltre le commissioni divennero il luogo ideale di dialogo
determinando in questo modo la concentrazione di interessi individuali
allinterno delle strutture partitiche, costretti ad aandonare ogni proposito di
conflittualit per usufruire di politiche quali la distriuzione delle terre o le
politiche tariffarie. &er oltre un secolo gli @79 e la loro vita istituzionale
hanno svolto le attivit principali fuori dalle stanze dellesecutivo: infatti il
periodo distriutivo fu caratterizzato dallassenza quasi totale dei presidenti edelle loro attivit.La ripetizione di queste caratteristiche fa giungere Lowi a diverse conclusioni.
In primo luogo le politiche distriutive e la strutturazione dellarena che esse
determinano non sono adatte a momenti in cui si sente una forte esigenza di
responsivenesse diaccountability. I momenti in cui si avverte il isogno di
politiche aperte e puliche, in cui il pulico e i grandi gruppi di interesse
siano coinvolti, larena distriutiva risponde negativamente.
.3.. Politiche 2egolative
&er quanto riguarda questo tipo di politiche puliche, la coercizione
contraddistinta da una immediata proailit della coercizione e
unapplicazione dellazione verso i comportamenti individuali. Lo scienziato
politico nellanalisi dellepolicyregolative deve essere cosciente di trovarsi di
fronte caratteristiche del tutto peculiari, cos" diverse da quelle dellarenaprecedentemente analizzata.Lowi, nel suo primo lavoro di classificazione risalente al -'0, identifica
larena regolatoria con le teorie pluraliste. Il pluralismo infatti percepisce il
fenomeno politico scomponendo la lotta per il potere attraverso una
molteplicit di gruppi organizzati che sono necessariamente in relazione tra
loro. Le politiche regolative hanno come oiettivo la modifica intenzionale dei
comportamenti ammissiili. 7celte di questo tipo si propongono quindi di
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dichiarare che esistono azioni uone e cattive e attraverso questa divisione
tendono ad applicare sanzioni positive o negative rispetto alle diverse condotte
individuali. %iversamente dalle politiche distriutive, lattivit di regolazione
esercita lallocazione di valori, seppur in maniera ridotta rispetto allarena
redistriutiva. In questo tipo di scelte vi sempre un principio morale che
tende ad escludere determinati individui o gruppi che devono necessariamente
conformarsi alle decisioni governative.Le politiche regolative non sono disaggregaili allinfinito come invece
possiile nellanalisi dellarena distriutiva. Le decisioni di tipo regolatorio si
collocano lungo linee settoriali ed questo il massimo livello di
disaggregazione possiile. La definizione di 2settore3, secondo la definizione
di Lowi, si riferisce ad 2ogni insieme di merci o servizi comuni o ad ogni altra
forma di interazione economica staile. Uariano anche nella misura in cui
qualche volga vengono definiti a priori dal giudizio degli osservatori su cosa
costituisce un prodotto comune e qualche altra volta vengono definiti a
posteriori dalle associazioni di categoria che rappresentano lidentificazione di
un settore3. Ai da questa definizione di settore proposta dal politologoamericano si evidenziano alcuni dei caratteri fondamentali di questarena
come le associazioni di categoria o il metodo di contrattazione non pacifico tra
vari gruppi di interesse. Infatti mentre nelle politiche distriutive i gruppi di
interesse possono agire, tramite attivit di lobbying, in modo autonomo
tentando di instaurare rapporti duraturi con i memri delle commissioni,
nellarena regolatoria il discorso camia completamente. Ali interessi
coinvolti sono spesso in conflitto tra di loro e lagire singolarmente li
escluderee da tutte le fasi delpolicymaking: nascono cos" le coalizioni, dei
gruppi che si sostengono intorno atteggiamenti condivisi. Il confronto diretto
tra coloro che verranno favoriti e penalizzati rende la coalizione politica
lunico modo possiile per i vari interessi di accedere alle decisioni. Queste
coalizioni nascono dal conflitto in atto e sono formate da gruppi che
condividono interessi analoghi.
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Questo tipo di coalizione ci porta ad analizzare unulteriore differenza con le
arene distriutive e redistriutive. Infatti nelle politiche distriutive possiamo
facilmente individuare preventivamente quali saranno i eneficiari delle scelte
governative e ci# ancora pi$ semplice nellarena redistriutiva, dove
avvengono scelte chiare di allocazione di risorse da gruppi sociali ad altri.
Questo per# non avviene nelle politiche regolative. Individuare in anticipo
quali saranno gli individui e gli interessi ai quali saranno attriuiti costi e
enefici impossiile. La ragione dellimprediciilit sta nella peculiare
forma di interazione nellarena regolatoria: il bargaining, ossia la
contrattazione costante tra i gruppi di interesse e lautorit pulica, permetteun continuo ridisegnamento delle relazioni tra vincenti e perdenti. 9nche
successivamente alla decisione e allimplementazione di una determinata
politica regolativa, possiile aggiustare gli equiliri in campo attraverso una
sommatoria o una modificazione delle regole che determina una proliferazione
di esse. Questo meccanismo suggerisce il paradosso che si crea allinterno
dellarena regolatoria? nonostante infatti il principio di allocazione di valori a
cui si accennato prima, le politiche puliche che tendono a regolare la vita
dei singoli individui non sono ispirate da chiari principi normativi, creando
una confusione continua tra i diversi principi regolatori che si addizionano nel
tempo. questo modo di contrattazione e questa accumulazione caotica di
regole che rende impossiile per lo scienziato politico un quadro generale
dellallocazione di risorse e valori nei momenti antecedenti
allimplementazione della politica.@lteriore caratteristica dellorganizzazione di questi gruppi di interesse il
fenomeno delloverlapping membership, ossia lappartenenza di un attore a
pi$ gruppi contemporaneamente. Questo fenomeno pu# avere diversi risvolti
ed essere osservato sia positivamente, nella misura in cui aiuta il singolo attore
a perseguire interamente i propri interessi, sia negativamente poich4 un tale
atteggiamento, allinterno di politiche regolative caratterizzate dallo scontro,
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pu# avvenire un crollo della coesione del gruppo che porteree naturalmente
alla sconfitta delle proprie ragioni.9 prescindere da eventuali considerazioni di valore sul comportamento degli
individui allinterno dellarena regolatoria, questo fenomeno ci permette di
osservare come la coalizione che si viene a formare tra le varie associazioni di
categoria sia poco staile. Lapprossimarsi repentino di diversi interessi
allinterno dellagenda politica non permette la creazione di 4lite staili. La
coalizione di interessi per la regolazione dellantitrust nel campo telefonico
non potr essere uguale alla coalizione che si former intorno alla regolazione
della costruzione di nuove linee telefoniche.Questa instailit organizzativa degli interessi nellarena regolatoria determina
lo spostamento dei luoghi decisionali verso il &arlamento. Le ragioni della
centralit dellorgano elettivo, durante la fase decisionale, sono diversi.
Innanzitutto la pulicit delle questioni politiche? per quanto le politiche
regolative non suscitino lattenzione mediatica riscossa dalle questioni
redistriutive, lopinione pulica ha interesse nellessere informata e
coinvolta. Inoltre limpossiilit di disaggregare in singoli provvedimenti
determina che il &arlamento sia lultima istanza disponiile per le coalizioni
che si affrontano nellarena regolatoria per dirimere la questione.Queste considerazioni sullimpianto normativo delle arene regolatorie sono
supportate da Lowi attraverso rilevazioni empiriche. Kellamito delle arene
regolatorie infatti Lowi mostra maggiormente il suo lato critico verso la
politica americana, portando a sostegno della sua tesi numerosi dati,
indirizzando la sua critica soprattutto verso loperato di Doosevelt e le
conseguenze che ha prodotto sul sistema politico. Kel suo articolo del -)8,
gi utilizzato nella concettualizzazione precedente dellarena distriutiva, il
politologo americano conferma con analisi di politiche puliche reali la
concettualizzazione dellepolicyregolatorie effettuata otto anni prima. Kei sei
studi di caso che corrispondono alle politiche in questione, si pu# osservare
unimpressionante stailit delle caratteristiche enunciate prima. !i# porta alla
conclusione che la classificazione di Lowi sia valida non solo per determinati
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periodi storici ma che possegga una valenza diacronica e non ancorata al solo
esempio statunitense. dal Kew %eal che la riflessione di Lowi prende corpo. Infatti il politologo
americano sostiene il fatto che Doosevelt sia stato un presidente dai diversi
volti e che ogni teoria del potere descriva una di queste. Kel caso dellarena
regolatoria Lowi si spinge in una fortissima critica delloperato del governo
statunitense negli anni F( e 0( del ** secolo, adducendo ad esso i prolemi
della vita politica che ancora oggi si fanno sentire. I provvedimenti adottati da
Doosevelt durante i primi -(( giorni mostrano come il governo aia agito da
mediatore nello scontro tra la associazioni di categoria, preferendo delegare
ampie porzioni di sovranit ad agenzie amministrative sottratte a qualsiasi
controllo di responsivenesspur di togliere il !ongresso dallimpasse di
racimolare il necessario consenso per il continuo della legislazione. forse in
questa attivit di delegazione uno dei segreti della pi$ lunga presidenza nella
storia degli 7tati @niti: Doosevelt infatti riusc", attraverso la delegazione ad
agenzie amministrative sterne facilmente manipolaili, il fedele sostegno del
mondo del usiness. 7uccessivamente a queste riflessioni storiche di naturaparticolare Lowi ritiene di poter confermare lesistenza dei sistemi politici da
lui ideati attraverso lanalisi di diversi periodi storici che prescindano quindi
dalle caratteristiche del presidente o di qualsiasi altro attore istituzionale.Innanzitutto lunit primaria allinterno di questi sei studi di caso
rappresentata totalmente dalle associazioni di categoria. Questo dominio da
parte degli interessi organizzati, durante gli anni presi in considerazione da
Lowi, sono attriuiili alla due fattori: il potere enorme ottenuto dalleassociazioni di imprenditori e lavoratori di settori economici e lindeolimento
delle macchine partitiche, fenomeni che si sviluppano contestualmente
allinizio del ** secolo. Infatti lesplosione dei gruppi di interesse forn" alla
politica unalternativa ai partiti che progressivamente persero il loro potere sui
propri memri al !ongresso, determinando unulteriore spinta a spostare
lepicentro decisionale dalle commissioni allistituzione parlamentare.
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Questultimo attore rappresenta il luogo decisionale preferito dagli attori
nellanalisi di queste sei politiche puliche, il che conferma ulteriormente la
struttura normativa lowiana. !i# avvenne sia per il succitato motivo sia per il
nuovo regolamento ODeeds DulesP1 che il &arlamento si diede verso la fine
dell/(( preparando cos" il terreno alla rivoluzione del Kew %eal. a il dato
che maggiormente colpisce nella rassegna dei -) studi di caso il
sorprendente alzo in avanti che compie lattivit parlamentare rispetto ai
provvedimenti redistriutivi ma soprattutto alle politiche distriutive. Le
politiche regolatorie predispongono il terreno ideale per uno scontro allultimo
sangue tra gli interessi presenti in parlamento. Innanzitutto la percentuale degliemendamenti presentati in aula maggiore rispetto alle altre arene ma il dato
significativo il ')V degli emendamenti significativi passati in aula contrari
al proponente. Inoltre questo dato, che gi mostra come sia forte il conflitto
allinterno di questarena, corroorato dalla media ponderata dellattivit
della aule nel settore della regolazione che raggiunge, soprattutto nella camera
dei deputati, un livello impensaile per le altre arene.
importante sottolineare ulteriormente come questattivit che Lowi compiedi classificazione non sia solo un esercizio accademico ma piuttosto un
tentativo di fornire un quadro concettuale capace di dare risposte a coloro che
partecipano alla vita politica. Kel caso della regolazione il giudizio di Lowi
pesante: leccessiva delegazione che avviene in questarena sintomo di uno
7tato inefficiente, che dovree rinunciare a fare determinate politiche
puliche piuttosto che sottrarre alle istituzioni puliche il fondamento e la
legittimazione del monopolio della coercizione, ovverosia la certezza offerta
dalla rule o" law. riguardo a questarena che Lowi auspica un ritorno ad una
&uridical democracye quindi ai legittimi processi decisionali? insomma Lowi,
come scrive 7anders-( p.E'01, 2costringe gli scienziati politici a
riconoscere il potere coercitivo che inerisce allo 7tato e argomenta la necessit
di piantare questo potere nel controllo democratico3. &er lo scienziato politico
che tenta di discostarsi da queste considerazioni di giudizio, la
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concettualizzazione dellarena regolatoria effettuata da Lowi pu# essere utile
in moltissimi casi.@na politica regolatoria infatti pu# essere larma migliore per tentare di
arginare il potere di un presidente considerato troppo forte, tentando di
legittimare quei settori economici fondamentali per leconomia del paese
coinvolgendoli maggiormente allinterno della discussione politica. Inoltre
pu# essere un ottimo mezzo di disgregazione partitica, che in alcuni momenti
della vita politica pu# essere necessario: spostare infatti lattenzione su temi in
cui risulta impossiile disciplinare fermamente i memri parlamentari, pu#
comportare una presa minore dei partiti allinterno delle istituzioni, come
lesempio americano ci suggerisce.
.3.3. Politiche 2edistributive
7econdo la classificazione di Lowi, larena redistriutiva e le sue politiche
sono caratterizzate da unimmediata proailit di coercizione ma
lapplicazione di questultima non al comportamento del singolo individuo
ma piuttosto allamiente dellazione. !i troviamo nella casella opposta alle
politiche distriutive.@na prima definizione di ci# che sono le politiche redistriutive pu# essere il
trasferimento esplicito di risorse tra due o pi$ gruppi sociali consapevoli.
Insomma sono decisioni che spostano risorse da un gruppo ad un altro. a
diversamente dalle politiche distriutive, limputazione dei costi visiile e
soprattutto lammontare delle risorse trasferite macroscopico rispetto ai
singoli provvedimenti in capo alle politiche distriutive. Invece, rispetto alle
politiche regolative, le politiche redistriutive si caratterizzano per lampio
impatto dei destinatari, sia in termini di costi sia in termini di enefici. I
comportamenti individuali non sono rilevanti per limplementazione di una
politica pulica redistriutiva: lapplicazione allamiente comporta che la
condotta del cittadino sia condizionata a priori rispetto alle sue intenzioni.Le politiche redistriutive sono caratterizzate da issuesche si avvicinano alle
divisioni di classe e tendono a stailizzarsi lungo le fratture ideologiche. In
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questarena lopinione pulica e lattenzione mediatica al massimo dei suoi
livelli: ogni fase delpolicymakingriguardante questarea di massima
importanza per la vita dei cittadini e per tutte quelle associazioni e movimenti
che rappresentano lunit primaria. Quando infatti entrano nellagenda le
grandi questioni di redistriuzione, ogni movimento o associazione che si
sente coinvolta, vuole partecipare anche per aumentare il proprio potere e per
innalzare il livello di coesione allinterno del proprio gruppo. Larena di
redistriuzione agisce quindi come un collante, necessario a quegli attori che
suiscono spesso il fenomeno dellloverlapping membershipdovuto alle
questioni regolatorie. &er comprendere meglio questo fenomeno possiamo farelesempio di un sindacato. @nassociazione di lavoratori, che comprende sotto
di s4 un elevato numero di settori delleconomia, pu# uscire distrutto da una
serie di politiche regolative. a nel momento in cui il conflitto in questione
diviene ad essere tra imprenditori e lavoratori, i vertici del sindacato sfruttano
il momento politico per far rientrare nei ranghi le diverse categorie di
lavoratori attraverso appelli ideologici a teorie astratte ma dallalto contenuto
emotivo. grazie a questa caratteristica di coesione che la struttura del potere
allinterno dellarena redistriutiva altamente staile. Ali interessi in
questione che portano al conflitto sono quasi istituzionalizzati, essendo asati
su ideologie di portata secolare. Inoltre la stailit un risultato
dellassiomatica immoilit che caratterizza i confronti che avvengono tra
ampie porzioni della societ.a che connotati hanno le relazioni allinterno di questa struttura staile5
entre nelle politiche distriutive assistiamo ad attori che non interferiscono
tra di loro e nellarena regolatoria vi sono attori che si interfacciano attraverso
la contrattazione, nellarena redistriutiva a causa della natura delle questioni
non vi saranno mai pi$ di due parti. La negoziazione allinterno di questarena
rara, possiile solo in determinati casi e soprattutto per questioni di poco
conto. Le decisioni del passato che hanno reso pi$ duro il conflitto,
listituzionalizzazione dovuta alla portata temporale, la notoriet dei leader che
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si scontrano e le divisioni ideologiche: questi sono i fattori che rendono
impossiile applicare tecniche di risoluzione del conflitto come logrolling e
bargaining. Inoltre le associazioni, con i relativi leader mediatici, non hanno
alcun interesse ad appianare il conflitto? come gi detto prima, attraverso le
questioni con alla ase ampie quote di popolazione che questi movimenti
riescono a riprodursi nel tempo.Kella sua analisi del Kew %eal, Lowi trova il terreno pi$ adatto per lanalisi di
questo tipo dipolicy. questa la faccia che Doosevelt ha consegnato alla
storia, anche se come si gi