Aree di sovrapposizione ed elementi di diagnosi differenziale tra autismo e schizofrenia. Sintesi...

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Quaderni Italiani di Psichiatria 2012;31(4):174—179 Disponibile online all'indirizzo www.sciencedirect.com j ourna l ho me page: www.elsevier.com/locate/quip RASSEGNA Aree di sovrapposizione ed elementi di diagnosi differenziale tra autismo e schizofrenia. Sintesi della letteratura Overlap areas and differential diagnosis between autism and schizophrenia. Summary of literature Candida C. Luciano, Domenico Berardi Istituto di Psichiatria P. Ottonello, Università degli Studi di Bologna Ricevuto il 5 gennaio 2012; accettato il 6 febbraio 2012 Disponibile online il 7 settembre 2012 PAROLE CHIAVE Diagnosi differenziale; Disturbo dello spettro autistico; Disturbo dello spettro schizofrenico; Sovrapposizione. KEY WORDS Differential diagnosis; Autistic spectrum disorder; Schizophrenia spectrum disorder; Overlap. Riassunto Introduzione: Gli attuali sistemi classificativi considerano autismo e schizofrenia come due entità cliniche separate, sebbene i loro confini diagnostici siano al centro del dibattito scienti- fico da molti anni. Il presente articolo propone una revisione della letteratura tesa a individuare, da un lato, le aree di sovrapposizione e, dall’altro, gli elementi distintivi e caratteristici dei due disturbi. Discussione: Partendo da una ricostruzione storica del termine ‘‘autismo’’ e dalla sua clas- sificazione nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali è evidente che i confini diagnostici tra le due patologie, inizialmente molto labili, si sono fatti sempre più marcati. Nel tempo, però, anche le singole dimensioni diagnostiche si sono ampliate e si è passati ai concetti di ‘‘spettro autistico’’ e ‘‘spettro schizofrenico’’. Conclusioni: Ai limiti estremi dei due spettri, numerose evidenze rintracciano aree di sovrap- posizione a vari livelli: clinico, eziopatogenetico, neuroanatomico, neuropsicologico e di neuroimaging. A fronte di queste evidenze mancano, tuttavia, strumenti di assessment idonei per dirimere i dubbi diagnostici e fornire una corretta diagnosi differenziale. © 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. Abstract Introduction: Although their boundaries are discussed from many years, autism and schizoph- renia are account as two different clinical entities. This paper presents a review of literature to identify, on one hand, the overlap areas and, on the other hand, distinctive and typical elements of the two disorders. Corrispondenza: Domenico Berardi, Istituto di Psichiatria P. Ottonello, v.le Pepoli 5, 40100 Bologna. E-mail: [email protected] (D. Berardi). 0393-0645/$ see front matter © 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati. http://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2012.07.004

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ree di sovrapposizione ed elementi di diagnosiifferenziale tra autismo e schizofrenia.intesi della letteraturaverlap areas and differential diagnosis between autism and schizophrenia.ummary of literature

andida C. Luciano, Domenico Berardi ∗

stituto di Psichiatria P. Ottonello, Università degli Studi di Bologna

icevuto il 5 gennaio 2012; accettato il 6 febbraio 2012isponibile online il 7 settembre 2012

PAROLE CHIAVEDiagnosidifferenziale;Disturbo dello spettroautistico;Disturbo dello spettroschizofrenico;Sovrapposizione.

KEY WORDSDifferential diagnosis;Autistic spectrumdisorder;Schizophreniaspectrum disorder;Overlap.

RiassuntoIntroduzione: Gli attuali sistemi classificativi considerano autismo e schizofrenia come dueentità cliniche separate, sebbene i loro confini diagnostici siano al centro del dibattito scienti-fico da molti anni. Il presente articolo propone una revisione della letteratura tesa a individuare,da un lato, le aree di sovrapposizione e, dall’altro, gli elementi distintivi e caratteristici deidue disturbi.Discussione: Partendo da una ricostruzione storica del termine ‘‘autismo’’ e dalla sua clas-sificazione nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali è evidente che i confinidiagnostici tra le due patologie, inizialmente molto labili, si sono fatti sempre più marcati. Neltempo, però, anche le singole dimensioni diagnostiche si sono ampliate e si è passati ai concettidi ‘‘spettro autistico’’ e ‘‘spettro schizofrenico’’.Conclusioni: Ai limiti estremi dei due spettri, numerose evidenze rintracciano aree di sovrap-posizione a vari livelli: clinico, eziopatogenetico, neuroanatomico, neuropsicologico e dineuroimaging. A fronte di queste evidenze mancano, tuttavia, strumenti di assessment idoneiper dirimere i dubbi diagnostici e fornire una corretta diagnosi differenziale.© 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.

Abstract

Introduction: Although their boundaries are discussed from many years, autism and schizoph-renia are account as two different clinical entities. This paper presents a review of literatureto identify, on one hand, the overlap areas and, on the other hand, distinctive and typicalelements of the two disorders.

∗ Corrispondenza: Domenico Berardi, Istituto di Psichiatria P. Ottonello, v.le Pepoli 5, 40100 Bologna.E-mail: [email protected] (D. Berardi).

393-0645/$ – see front matter © 2012 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.ttp://dx.doi.org/10.1016/j.quip.2012.07.004

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Discussion: If we see the history of term ‘‘autism’’ and his classification into the Diagnostic andStatistical Manual of Mental Disorders, we can notice that the boundaries between the twodisorders are initially vague and then increasingly definite. But, in the years, the diagnosticdimensions have broadened and now we talk about an ‘‘autism spectrum’’ and a ‘‘schizophrenicspectrum’’.Conclusions: At the extreme limits of two spectrum, many evidence suggests overlap areas in dif-ferent levels: clinic, pathogenesis, neuroanatomy, neuropsychology and neuroimaging. Despitethese evidences, there is a lack of appropriate instruments to make a correct differential

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Introduzione

I Disturbi dello Spettro Autistico (DSA) e i Disturbidello Spettro Schizofrenico (DSS) rappresentano due pato-logie psichiatriche altamente invalidanti. Sebbene esseabbiano, secondo il DSM-IV-TR, criteri classificativi diversi,l’estendersi delle aree di sovrapposizione relative alla pre-sentazione clinica e ai sottostanti meccanismi eziologici èstato argomento di discussione scientifica per molto tempo.Negli anni Quaranta Kanner [1], che descrisse per la primavolta l’autismo, lo definì mutuando il termine da Bleuler[2], il quale lo aveva coniato per esporre i comportamentidi chiusura e isolamento caratteristici degli adulti con schi-zofrenia. Le ricerche degli anni Sessanta e Settanta, invece,hanno rilevato che i due disturbi sono completamente diffe-renti in termini di età d’insorgenza, sesso e storia familiaredei pazienti, espressione clinica e outcome.

Ripercorrendo la classificazione dell’autismo nel DSM sipuò rilevare che nella prima edizione (1952) tale diagnosinon esisteva; ai bambini con sintomatologia di tipo autisticoveniva posta diagnosi di reazione schizofrenica di tipo infan-tile (schizophrenic reaction, childhood type label). Anchenel DSM-II (1968) l’autismo non era incluso come cate-goria diagnostica separata: ai bambini che manifestavanocomportamenti autistici, atipici e introversi, veniva postadiagnosi di schizofrenia di tipo infantile. In seguito a studiclinici, familiari e di follow-up, nel DSM-III (1980) l’autismoviene classificato come categoria diagnostica sparata. Ini-zialmente si parlava solamente di autismo infantile. Poi, inseguito a controversie relative all’aggettivo ‘‘infantile’’, nel1987 la diagnosi è stata cambiata in disturbo autistico. Nelleedizioni successive del DSM-III, IV e DSM-IV-TR (1994), si èpassati alla categoria dei disturbi pervasivi dello sviluppoe dei suoi diversi sottotipi (disturbo autistico, disturbo diAsperger, disturbo di Rett, disturbo disintegrativo della fan-ciullezza e disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimentispecificato).

Dunque, negli anni, i confini diagnostici tra autismo eschizofrenia si sono fatti più marcati. Tuttavia, la concezionedei due disturbi separati è stata ampliata e si è passati allaconcezione che esistano uno spettro di disturbi autistici euno spettro di disturbi schizofrenici, con possibili aree disovrapposizione.

Patogenesi

Sono stati rintracciate in letteratura diverse argomentazionivolte a spiegare l’associazione tra schizofrenia e autismo.Si è notato che i disturbi dello sviluppo potrebbero essere

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served.

i per sé un fattore di rischio per la schizofrenia. Infatti,ndicatori di danno fetale precoce quali le infezioni viralirenatali [3] sono stati associati a entrambe le patologie eembra che questo sia alla base del coinvolgimento immu-itario che è stato recentemente riscontrato sia nei DSA siaei DSS. L’ipotesi è che tale infezione materna possa atti-are una cascata immunologica che inizia durante le fasirecoci dello sviluppo e determina uno stato di disregola-ione immunitaria permanente a livello cerebrale, mediatoa un’anomala espressione delle citochine proinfiammatorieome l’interleuchina 6 [4].

Inoltre, è interessante rilevare come rare anomalie cro-osomiche e/o Copy Number Variations (CNV) individuate

ei soggetti con Childhood Onset Schizophrenia (COS) sianoiù comuni in pazienti con un DSA premorboso che in quellion un’anamnesi patologica remota negativa e questo,ncora una volta, potrebbe essere correlato a un disturborecoce dello sviluppo anziché alla schizofrenia di per sé.nfatti, diversi sono gli studi che rintracciano come con-essione fisiopatologica tra i due disturbi un’alterazioneomune nel neurosviluppo cerebrale che è datato, perntrambi i disturbi, approssimativamente all’età d’esordioegli stessi e che sarà poi la determinante del fenotipoaratterizzato dall’impairment cognitivo e dai sintomi nega-ivi, tipico dei due disturbi [5]. A supporto di tale tesi, datienetici mostrano sovrapposizioni in loci genetici di rischiossociati a entrambe le condizioni, compresi un set di locii CNV [6] e geni specifici come il CNTNAP2 e la NRXN1 [7].uesti dati documentano che tali CNV non sono patologia-pecifiche, ma sarà la loro interazione con fattori epigenetici

ambientali che andrà a determinare la disfunzione di spe-ifici network neuronali sottesa a ogni condizione clinicapecifica.

In letteratura vi sono anche autori che suggerisconopotesi diverse. Crespi et al. [8], considerano autismo e schi-ofrenia come disturbi psichiatrici diametralmente opposti,no caratterizzato dal sottosviluppo, l’altro da un iper-viluppo sregolato del cervello sociale umano; a livelloenetico, si suppone che questi due disturbi siano mediatia varianti reciproche; la delezione di una di tali variantiredisporrebbe all’autismo, mentre la duplicazione allachizofrenia.

euroanatomia

stato suggerito che la base fisiologica del deficit di imita-ione caratteristico dei soggetti autistici potrebbe essere

livello dei neuroni specchio. Questo sistema si trovaell’area premotoria e si attiva sia quando il soggetto

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ompie una determinata azione sia quando la vede compierea altri. Tale sistema neuronale è importante per lo sviluppoella comunicazione gestuale e del linguaggio. La scopertael sistema dei neuroni specchio è chiaramente rilevante peromprendere i deficit di imitazione e comunicazione tipiciell’autismo e diversi studi hanno confermato che i soggettiutistici non mostrano il tipico pattern di attivazione di que-to sistema, valutato con metodiche di imaging funzionale,timolazione magnetica transcranica (Transcranial Magnetictimulation, TMS) ed elettroencefalografia.

Studi recenti hanno individuato deficit del sistema deieuroni specchio anche nella schizofrenia [9]. Enticott et al.10], i primi autori a dimostrare anomalie di questo tipo neglichizofrenici usando la TMS, suggeriscono che forse esistan deficit funzionale dei neuroni specchio, ma si chiedononche se non vi sia un deficit di connettività più esteso, cheossa essere alla base delle scoperte sul sistema dei neuronipecchio, comune in autismo e schizofrenia.

euroimaging

supportare l’ipotesi che esista una connessione anato-ica tra i due disturbi vi sono studi che rintracciano tali

onnessioni con le moderne tecniche di neuroimaging. Toalt al. [11] hanno condotto uno studio che compara la riso-anza magnetica in vivo in pazienti con DSA e sintomisicotici e in pazienti con DSA senza psicosi, rispetto aiontrolli sani. Ne è emerso che i soggetti con DSA (con oenza psicosi) mostrano, rispetto ai controlli, una significa-iva riduzione della sostanza grigia nei lobi temporali e nelervelletto, bilateralmente. Invece, presentano un aumentoella sostanza grigia nelle regioni striatali. Il gruppo DSA consicosi, però, ha una significativa riduzione della sostanzarigia contenuta nelle regioni frontali e occipitali e, con-rariamente alle aspettative, anche una riduzione nellaostanza grigia della corteccia insulare destra e del cer-elletto, bilateralmente, che si estende al giro fusiforme.econdo gli autori, la presenza di queste anomalie deleurosviluppo, normalmente associate ai DSA, potrebbe rap-resentare un punto d’ingresso alternativo a una via finaleomune verso la psicosi. Dunque, dal momento che i paziention DSA presentano già anomalie nello sviluppo di regionierebrali implicate anche nella schizofrenia (lobo frontale

striato), in loro è sufficiente un’anomalia additiva nellaorteccia insulare (implicata nelle risposte emotive e sen-itive), nel giro fusiforme e nel cervelletto (responsabiliel controllo inibitorio e del processo di riconoscimento deiolti) per sviluppare i sintomi positivi della psicosi.

È dimostrato, inoltre, che sia nei DSA sia nei DSS vi un deficit di base nella comprensione dello stato men-ale altrui e nella processazione di stimoli interni: dunque,otrebbe essere questo a rendere i pazienti con DSA piùuscettibili alla psicosi piuttosto che un insulto aggiuntivo apecifiche strutture correlate a deliri e allucinazioni. Altrotudio effettuato in questa direzione è quello di Cheungt al [12], i quali hanno considerato la ‘‘anatomical like-ihood estimation’’ di un campione di pazienti con DSA e

i uno con schizofrenia rispetto a un gruppo di controllo.é è emersa una riduzione del volume della sostanza gri-ia nel circuito limbico-striato-talamico (cingolo posterioreestro, giro paraippocampale destro, putamen, insula e

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alamo sinistri) in entrambi i disturbi. Come caratteristicheiù specifiche dei due disturbi, nella schizofrenia è emerson ridotto volume della grigia in amigdala, caudato e girorontale e mediale e nei DSA un ridotto volume del puta-en sinistro. Tali anomalie strutturali comuni a carico del

istema limbico possono in parte spiegare la sovrapposizioneei sintomi socioemotivi, mentre quelle del sistema dei gan-li basali sono implicate nel deficit di ‘‘sensorimotor gating’’resente in entrambi i disturbi.

Questi risultati mostrano una sovrapposizione delle ano-alie della sostanza grigia di alcune regioni cerebrali in due

ondizioni che presentano tratti comportamentali comuni,upportando l’ipotesi che DSA e DSS siano correlati.

europsicologia

el 1985, Baron-Cohen et al. [13] ipotizzarono che i bam-ini autistici potessero avere un deficit nella teoria dellaente (Theory of Mind, ToM), cioè la capacità di un soggettoi attribuire lo stato mentale altrui. Questa ipotesi verràoi confermata negli anni da diversi autori, i quali dimo-treranno che i deficit di ToM sono più comuni nei soggettiutistici rispetto ai controlli o a persone con altri disturbiello sviluppo. A fronte di tali evidenze però, verrà accer-ato che i deficit della ToM non sono specifici dell’autismo ei riscontrano anche in un gruppo di individui con intelligenzaormale, quali per esempio i pazienti schizofrenici. Alcuniutori hanno suggerito una diretta correlazione tra i deficitella ToM e la presenza e la severità di deliri e sintomi schi-otipici. In aggiunta, si è visto che familiari di soggetti affettia schizofrenia incontrano maggiori difficoltà nell’eseguireompiti di ToM rispetto alla popolazione generale [9].

Strettamente connesso con il concetto di ToM vi è quelloi ‘‘social cognition’’, definita come ‘‘l’operazione men-ale che è sottesa alle interazioni sociali e che comprende’abilità dell’uomo di percepire le intenzioni e le disposi-ioni dell’altro’’ [14]. Deficit di quest’abilità cognitiva sonotati individuati sia nell’autismo sia nella Schizofrenia. Sas-on et al. [15] rilevano che soggetti autistici e soggettichizofrenici condividono anomalie nell’utilizzo delle infor-azioni del volto per valutare il contenuto emozionale in

cene sociali, ma differiscono nel rintracciare i ‘‘codici’’ocialmente rilevanti, a partire da stimoli complessi. Abdit al. [16] suggeriscono che autistici e schizofrenici presen-ino entrambi deficit persistenti nella cognitività sociale,ome dimostrato dalla ridotta attivazione della cortecciarefrontale e frontale, cioè delle aree cerebrali impli-ate nei compiti che utilizzano la ToM. Altri autori [17]ffettuano un’analisi dell’attivazione neuronale di diverseegioni cerebrali implicate nella cognitività sociale e nellarocessazione di volti socialmente complessi in pazienti conSS, DSA e in un gruppo di controllo. Ne emerge, in tutti iruppi, una significativa attivazione del network cognitivo-ociale, ma i soggetti con DSA e schizofrenia paranoideostrano una significativa riduzione dell’attivazione neu-

onale dell’amigdala destra, dell’area fusiforme e della

orteccia prefrontale ventrolaterale sinistra rispetto ai con-rolli e nella corteccia prefrontale ventrolaterale sinistraispetto ai soggetti con schizofrenia non paranoide. Taliati suggeriscono che vi sia un meccanismo neuronale
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specifico sotteso all’impairment nella cognitività sociale, sianell’autismo sia nella schizofrenia paranoide.

Altro studio interessante è quello di Couture et al. [18],che comparano un gruppo di schizofrenici con un gruppo disoggetti autistici ad alto funzionamento (High Functioning,HF). Ne risulta che entrambi i gruppi sono deficitari in diversicompiti sociali rispetto ai controlli, ma non differiscono l’unl’altro. In particolare, in termini di impairment nel patterndi cognitività sociale, individui con autismo HF sono moltopiù simili agli schizofrenici con sintomi negativi rispetto aquelli con sintomi paranoici.

Emerge, dunque, che autismo e schizofrenia condividonoun profilo di cognitività sociale simile, ma con meccanismineuronali sottesi differenti.

Clinica

Recenti studi hanno sottolineato la concomitanza dellasintomatologia autistica e di quella schizofrenica negli indi-vidui. Un buon numero di tali studi si è focalizzato sullapresenza di patologie dello spettro schizofrenico in pazienticon DSA, rimarcando la possibile sovrapposizione tra i duedisturbi. I sintomi negativi e i sintomi di tipo disorganizzatosono stati riportati sia negli adulti sia negli adolescenti conDSA, mentre una chiara sintomatologia positiva, tipica deiDSS, non è stata trovata negli individui con DSA. Studi difollow-up hanno indicato che un’importante quota di bam-bini con diagnosi di DSA ha sviluppato DSS nel corso dellavita, con un tasso di conversione in tali diagnosi del 34,8%.Ciò suggerisce che diversi bambini con DSA approdino poi,durante lo sviluppo, alla schizotipia. In questi casi è piùprobabile che tratti schizotipici subclinici fossero già pre-senti in adolescenza, cosi come è emerso da un recentestudio [19] nel quale pazienti con diagnosi di DSA mostravanopiù tratti appartenenti allo spettro schizofrenico in adole-scenza, rispetto ai soggetti del gruppo di controllo; inoltre,la sovrapposizione tra tratti autistici e tratti schizotipici nonrisulta limitata ai soli sintomi negativi, ma si estende ancheai sintomi positivi e della disorganizzazione.

Altri studi, invece, si sono focalizzati sulla presenza dielevati livelli di tratti autistici nei pazienti con DSS [20—22].Le più pronunciate sovrapposizioni in termini di fenome-nologia si apprezzano soprattutto in quei disturbi posti aimargini degli spettri autistico e schizofrenico e appaionoin diversi domini funzionali. Sebbene i due disturbi presen-tino differenze, come l’alta prevalenza di ritardo mentalenegli autistici rispetto agli schizofrenici, vi sono anche moltesimilitudini. Entrambi sono caratterizzati da anomalie moto-rie, deficit cognitivi, deficit di comunicazione e deficit nelfunzionamento sociale [21].

Anche dati molto recenti indicano che autismo e schizo-frenia sono condizioni che si possono facilmente riscontrarenegli stessi pazienti e nelle stesse famiglie. Una connes-sione tra i due disturbi è stata suggerita in diversi studieffettuati su popolazioni di adulti, e dati epidemiologici edi popolazione hanno mostrato che una familiarità per psi-cosi similschizofrenica rappresenta un fattore di rischio per

autismo. In molti studi è soprattutto la COS a rivelare, comecondizione premorbosa, un elevato tasso di anomalie dellosviluppo: in uno studio condotto in un gruppo di soggetticon COS, il 39% di un campione composto da 33 pazienti

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veva sintomi autistici anni prima dell’esordio della schi-ofrenia. Lo stesso gruppo di ricercatori ha poi esaminaton ulteriore gruppo di 52 soggetti con COS, riscontrandohe il 55% del campione aveva una storia che permettevai porre diagnosi di autismo o disturbo pervasivo dello svi-uppo secondo i criteri del DSM-III-R [23]. Nel più ampiotudio condotto su 101 bambini e adolescenti con esordioi schizofrenia prima dei 13 anni, secondo i criteri del DSM-V, si aveva un totale del 28% di comorbilità con patologieppartenenti ai DSA, in particolare con il disturbo pervasivoello sviluppo non altrimenti specificato (Pervasive Develo-mental Disorder Not Otherwise Specified, PDD-NOS), cheappresentavano una diagnosi persistente e stabile in queiasi, con esordio prima dei 5 anni di vita [24].

Una particolare categoria di PDD-NOS, denominata Mul-iple Complex Developmental Disorder (MCDD), è stataonsiderata da alcuni autori come possibile diagnosi a pontera la schizofrenia e l’autismo [25,26]. L’MCDD è stato osser-ato in soggetti di età compresa tra i 12 e i 18 anni ed

caratterizzato da una sensibilità deficitaria verso gli sti-oli sociali, cosi come da disturbi del pensiero, pensieriizzarri e disorganizzati, affettività inappropriata e labilitàell’umore. Sebbene questi soggetti, rispetto agli autistici,iano meno disturbati quanto a interazione sociale, comu-icazione e comportamenti rigidi e stereotipati, sono peròiù disturbati per ciò che riguarda disturbi evidenti del pen-iero, ansie e aggressività [27]. La diagnosi di schizofrenia

esordio molto precoce è stata considerata e riconosciutaai pionieri del costrutto del MCDD, che però la stimanoome evenienza clinica rara rispetto al MCDD, a partireal quale diversi soggetti possono poi sviluppare schizofre-ia in età adulta. Studi di follow-up hanno infatti mostratohe, nell’adolescenza e nell’età adulta, il 22% e il 64% deioggetti, rispettivamente, sviluppava disturbi dello spettrosicotico, inclusa la schizofrenia [28].

A livello neurobiologico, nel gruppo PDD-COS si osservana riduzione della sostanza grigia più rapida e intensa cheelle forme di schizofrenia non associate a PDD. Come osser-ano Sporn et al. [29], ciò potrebbe essere dovuto a unffetto sommatorio o in ogni caso interattivo tra l’eccessivoruning neuronale tipico della schizofrenia [30] e la decele-azione della crescita cerebrale, che nell’autismo si verificaurante l’adolescenza e fa seguito a una precedente, ini-iale accelerazione [31].

Potrebbero, quindi, essere gli stessi geni a causarentrambi i disturbi, ma le diverse varianti genetiche o iiversi fattori ambientali producono una tempistica o unaodalità d’interazione neuronale differente che determina

’espressione di un certo fenotipo piuttosto che di un altro.unque, i due disturbi, che erano stati distinti dal DSM-

II, sono considerati ancora connessi utilizzando i metodi diicerca moderni.

trumenti diagnostici

l fine di dirimere i dubbi diagnostici, diversi studi hannoercato di mettere a punto strumenti che permettano di

ifferenziare i due disturbi.

Bölte et al. [32] analizzano il profilo che emerge allaevised Wechsler Intelligence Scale (WAIS-R) somministrata

20 adolescenti autistici, rispetto a quello che emerge se lo

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tesso test viene somministrato a 20 soggetti schizofrenici.l risultato è che gli autistici hanno una migliore perfor-ance alla scala ‘‘Similitudini’’, mentre gli schizofrenici

iportano un punteggio più alto alla scala ‘‘Comprensione’’,uggerendo che i dati sulla struttura cognitiva riportati dallaAIS possano consentire di differenziare i soggetti con auti-

mo e quelli con schizofrenia con un’accuratezza superiorell’80%.

Naito et al. [33] esaminano invece la validità dell’Autismpectrum Quotient (AQ) [34], una scala autosomministratahe serve a misurare il livello di tratti autistici in soggettidulti con intelligenza normale, nel differenziare il DSA adlto funzionamento dalla schizofrenia. Ne emerge che ilruppo con DSA mostrava un punteggio significativamenteiù elevato all’AQ rispetto al gruppo degli schizofrenici, maé l’AQ né le sue sottoscale, e nemmeno la scala S chendagava i sintomi psicotici, riuscivano completamente aistinguere l’autismo ad alto funzionamento dalla schizo-renia. Dunque, l’utilizzo del solo AQ nel differenziare i dueisturbi è limitato, pertanto sono necessari ulteriori studier analizzare meglio i pazienti schizofrenici che presen-ano un elevato score all’AQ, nonché studi mirati ai paziention disturbo schizoide o schizotipico di personalità e conchizofrenia a esordio nell’infanzia o nell’adolescenza.

onclusioni

ome si è visto, il termine ‘‘autismo’’ fu coniato per indi-are uno dei sintomi caratteristici della schizofrenia, perui inizialmente i due concetti erano intimamente connessi.egli anni, però, i due disturbi sono stati progressivamenteifferenziati dando vita a due entità diagnostiche separate,he potevano essere distinte abbastanza bene in base adnamnesi e fenotipo psicopatologico.

Nel tempo, i confini diagnostici della schizofrenia eell’autismo si sono ampliati, approdando al concetto diisturbi dello spettro autistico e disturbi dello spettro schi-ofrenico, ed è ai limiti estremi di tali spettri che viossono essere aree di sovrapposizione a vari livelli (pato-enetico, neuroanatomico, neuropsicologico e clinico), alleuali rimanda il costante flusso di ricerche scientificheull’argomento.

Nella pratica clinica, tutto ciò si traduce nella diffi-oltà nel distinguere i due disturbi soprattutto nei soggettidulti con forme di autismo ad alto funzionamento, cheossono spesso sviluppare anche sintomi similpsicotici. Allotato attuale, tuttavia, non vi sono strumenti diagnostici cheonsentano di differenziare i due disturbi, mentre sarebbepportuno definire batterie di test che, in integrazione cone osservazioni cliniche, aiutino a dirimere la diagnostica dif-erenziale e a individuare le aree di sovrapposizione tra glipettri autistico e psicotico.

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