ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA (1121-1147) E LA CHIESA DEL SUO TEMPO

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA (1121-1147) E LA CHIESA DEL SUO TEMPO Author(s): Simona Rossi Source: Aevum, Anno 66, Fasc. 2 (maggio-agosto 1992), pp. 197-232 Published by: Vita e Penseiro – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20860118 . Accessed: 22/09/2013 19:24 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Penseiro – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 128.210.126.199 on Sun, 22 Sep 2013 19:24:11 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA (1121-1147) E LA CHIESA DEL SUO TEMPOAuthor(s): Simona RossiSource: Aevum, Anno 66, Fasc. 2 (maggio-agosto 1992), pp. 197-232Published by: Vita e Penseiro – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860118 .

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA (1121-1147) E LA CHIESA DEL SUO TEMPO

I - LA GUIDA DELLA DIOCESI

La Chiesa piacentina fu guidata tra il 1121 e il 1147 dal vescovo Arduino. Furo no, questi, anni densi di avvenimenti che coinvolsero non solo l'ambiente locale, ma altre citti e anche i vertici della cristianit&: papato e impero l.

Alia morte del vescovo Aldo, prima del maggio del 1121 venne eletto a succe

dergli Arduino, forse di origine piacentina, che al momento era abate di San Savino, una delle piu importanti istituzioni ecclesiastiche di Piacenza la cui potenza economi ca andava di pari passo con il prestigio spirituale e politico dei suoi monaci ed abati, e non solo nelPambito della Chiesa locale 2. Con Pelezione abbaziale in San Savino, che si colloca presumibilmente tra il 1108 e il 1110 3, Arduino doveva avere gik rag giunto un certo prestigio nel panorama delle istituzioni ecclesiastiche piacentine, se era stato presente nel 1119 al Concilio Tolosano presieduto da Callisto II, come di mostra la sottoscrizione ?Ego Arduinus abbas Sancti Savini? presente tra quelle del

1 L'articolo e tratto dalla mia tesi di laurea, discussa presso la Facolta di Lettere e Filosofia dell'U niversita Cattolica del S.Cuore di Milano, a.a. 1990-1991 (relatore A.Ambrosioni): Arduino vescovo di Pia cenza (1121-1147). Sento il dovere di ringraziare la prof. Annamaria Ambrosioni per la paziente attenzione che mi ha dedicato e il valido aiuto che mi ha offerto.

Si fara uso delle seguenti abbreviazioni: ACC = Archivio Capitolare della Cattedrale di Piacenza; ACSA = Archivio Capitolare di Sant'Antonino di Piacenza; ASPc = Archivio di Stato di Piacenza; ASPr = Archivio di Stato di Parma; IP = P.F. Kehr, Italia Pontificia',

MGH, DD = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata\ PH Acta = J.v. Pflugk-Harttung, Acta Pontificum Romanorum inedita; PUI = P.F. Kehr, Papsturkunden in Italien. Reiseberichte zur Italia Pontificia.

2 L'origine piacentina di Aldo e la carica abbaziale in San Savino sono attestate dal cronista piacen

tino tardo medioevale Giovanni Musso in un elenco dei vescovi in appendice al Chronicon Placentinum; il Musso perd sbaglia il nome ? ?Adrianus? invece di ?Arduinus? ? e la collocazione cronologica, ponen done Pelezione dopo Pepiscopato di Bonizone, vescovo che peraltro, secondo le piu recenti cronologie e le testimonianze documentarie, non risulta tra la morte di Aldo e Pinizio dell'episcopato di Arduino (Johan nis De Mussis Chronicon Placentinum, RIS, XVI, Mediolani 1730, p. 632). P. Racine, La Chiesa piacenti na nelVeta del Comune, in Storia di Piacenza, II, Dal vescovo conte alia signoria, Cassa di Risparmio di

Piacenza, Piacenza 1984, p. 11, sostiene anche Pappartenenza di Arduino ad una famiglia della piccola no bilta proveniente dal milanese, senza per6 chiarirne la fonte.

3 Nel 1110 in un documento riguardante San Savino compare per la prima volta un abate di nome Arduino (Ruffini Camerarh Inventarium privilegiorum et instrumentorum monasterii Sancti Savini, Biblio teca Comunale di Piacenza, Ms. Pallastrelli n. 17, f. 6v.), mentre da un altro documento si ricava che nel 1108 la carica abbaziale era ricoperta da un certo Rolando (ASPr, Diplomatico, Cassetta 3, n. 102, regesta to da G. Drei, Le carte degli archivi parmensi dei secoli X-XII, III, Officina Grafica Fresching, Parma 1950, p. 28 n. 29). La nomina di Arduino ai vertici del monastero dovette perci6 collocarsi entro tale inter vallo di tempo.

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la lettera ?synodalis? 4. Tale comparsa sulla scena della Chiesa del suo tempo anche al di fuori delPambito locale doveva comunque essere una conferma delPimportanza che Piacenza riconosceva ad Arduino, e che certamente avrebbe in seguito influito sulla sua elezione a successore di Aldo.

La sua prima attestazione con il titolo di vescovo e in una permuta di alcuni

appezzamenti di terra con un certo Litolfo di CastelPArquato stipulata il 14 maggio 1121 5. Questo documento permette di confutare le discordanti date di elezione pro poste tradizionalmente dagli storici piacentini6. II Campi scrive che Pelezione di Ar duino fu senza indugio confermata dal pontefice Callisto II, il quale aveva avuto te stimonianza delle sue ?buone quality e copiosi meriti? sia dalla ?relatione del clero? che da ?altri?; il papa avrebbe anche consacrato di sua mano il nuovo vescovo, se condo quanto testimoniato da una lettera di Pietro il Venerabile ad Eugenio III7.

L'ultima menzione del vescovo Arduino e invece in un documento del 6 settem bre 1146, quando alia sua presenza un tale Cavalcaporco e suo zio Bonsegnore giu rarono di stare in pace con i canonici di Santa Giustina. Tale documento perd, dato che la sua autenticit& suscita alcuni dubbi, non e sufficiente a confutare Pipotesi di

quegli storici che pongono la morte di Arduino al 17 luglio 1146 8. Le cronologie piu recenti collocano nel 1147 la morte di Arduino e Pelezione del suo successore, Paba te del monastero cistercense di Chiaravalle della Colomba 9.

4 Ph. Labbei, Sacrosancta Concilia, XII, Vinegia 1730, p. 1288. 5 ACC, Diplomatico, Permute* Cassetta 12, n. 74, gia utilizzato ed edito parzialmente da G. Cera

ti, Per una biografia di Aldo vescovo di Piacenza (eletto 1096?-morto 1121), ?Annali Canossani?, 1

(1981), p. 16 e p. 25 n. 9. 6 P.M. Campi, Dell'historia ecclesiastica di Piacenza, I, Piacenza 1651, p. 391, pone Pelezione di Ar

duino nel 1123 mentre C. Poggiali, Memorie storiche della citta di Piacenza, IV, Piacenza 1757, pp. 51-52, sulla scorta di F. Ughelli, Italia Sacra, II, Venetiis 1717, col. 211, Passegna al 1122. Gli stessi autori so

stengono infatti che la morte del predecessore Aldo sarebbe avvenuta il 16 ottobre 1122, dopo che egli ebbe dato l'avvio ai lavori della nuova cattedrale. V. Boselli, Delle storie piacentine, I, Piacenza 1793, pp. 80-81, da parte sua, anticipa la morte di Aldo al 16 ottobre 1120, e osserva che Arduino doveva gia essere vescovo il 10 febbraio 1122, quando come tale presenzi6 ad un'investitura a favore di Azo, preposito di Sant'Antonino. Tutti questi autori ignorano per6 il documento del maggio 1121.

7 Campi, Dell'historia, I, p. 391, dove rimanda a ?S. Petr. Clun. epist. 45 ad Eugen. 3.?. La lettera di Pietro il Venerabile {Epistola 190, in The letters of Peter the Venerable, ed. G. Constable, Harvard

University Press, Cambridge [Massachusetts] 1967 [Harvard Historical Studies, 78, I], p. 440), con la quale Pabate di Cluny intervenne nella controversia tra i Piacentini e il Patriarca di Ravenna sulla consacrazione del vescovo di Piacenza, riporta una delle ragioni con cui i primi rivendicavano una dipendenza diretta da

Roma, ossia il fatto che i pontefici Urbano II e Callisto II ?electis nostris consecrationis manum imposue runt?.

8 Appendice, n. 6. I dubbi sulPautenticita delPatto si basano su alcuni fondamentali elementi: si

tratta di una copia imitativa, di mano posteriore e con caratteri estrinseci che la differenziano rispetto ai documenti coevi; se inoltre e inusuale il fatto che nel ?breve? gli elementi di datazione siano tutti raccolti nel protocollo, il fatto che suscita maggiori perplessita e la mancata coincidenza dei dati cronologici (il 6 settembre cadde di venerdi e non di domenica, mentre Pindizione corrispondente all'anno e la IX e non

PVIII). Campi, DelVhistoria, I, p. 420, e Poggiali, Memorie storiche, IV, pp. 120-121, sono concordi nel ritenere autentico il documento e nel datarlo al 16 settembre 1145 (probabilmente per 'risolvere' la mancata coincidenza dei dati cronologici) come nelPindicare la data della morte di Arduino al 17 luglio 1146.

9 ? quanto riportato da Racine, La Chiesa piacentina, p. 370. Boselli, Delle storie, I, p. 87 propo ne entrambe le date, 1146 e 1147, senza per6 scegliere quale secondo lui sia la piu attendibile, mentre

Ughelli, Italia Sacra, II, col. 214 pone la morte di Arduino nel 1147. Per fare maggiore chiarezza sulla

questione non ci vengono in aiuto nemmeno eventuali fonti sull'episcopato di Giovanni, del quale, mancan do attestazioni dirette in questi anni, non e possibile ricostruire con certezza nemmeno la data d'elezione. Dai documenti chiaravallesi emerge comunque che per tutto Panno 1147 e per parte del 1148 Giovanni ri

copriva ancora la carica abbaziale nel monastero cistercense (Drei, Le carte, III, p. 147 n. 173; p. 148 n.

174; p. 149 nn. 176-177; p. 152 n. 181): ultima menzione di Giovanni in qualita di abate e del 9 gennaio 1148 {ibid., p. 152 n. 181), mentre in data 11 ottobre 1148 era gia al vertice del monastero un tale Mainar do {ibid., p. 156 n. 187).

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In questi anni che vanno dal 1121 al 1147 Arduino si trovd ad operare in una situazione locale molto complessa. Da una parte, su un piano piu spiccatamente ec

clesiale, dovette fare i conti con una diocesi in cui ancora immaturi erano i frutti

dell'opera di riforma della Chiesa, iniziata in ambiente piacentino dal predecessore Aldo; inoltre ereditava alcuni problemi irrisolti destinati ad influenzare i suoi rap porti con le istituzioni ecclesiastiche locali e anche con la sede pontificia. Su un altro

versante, Arduino vide il graduale affermarsi delle istituzioni comunali a danno della sua giurisdizione civile di vescovo-conte. Quest'ultimo aspetto del suo episcopato, peraltro molto interessante in un momento di transizione in cui Pautorita comitale, ancora connessa alia carica vescovile, pote essere esercitata solo con intermittenza di fronte alPimporsi delPistituto consolare, sar& approfondito in un lavoro successivo.

L'azione ecclesiale di Arduino durante gli anni del suo episcopato e contraddi stinta da alcuni atteggiamenti fondamentali: la difesa del ruolo della cattedrale come chiesa battesimale della citt&, dove si svolgono le piu solenni cerimonie liturgiche e alia quale devono fare riferimento le altre chiese e cappelle; Paffermazione dei diritti

vescovili, soprattutto in relazione alPordinazione dei chierici e alia consacrazione dei

luoghi di culto; la salvaguardia delPordinamento pievano della diocesi; lo sforzo di calare nella peculiare situazione piacentina i principi della riforma, iniziata in ambito locale dal predecessore Aldo e ancora lontana dal dare frutti maturi soprattutto ri

guardo alPingerenza dei laici nelle questioni ecclesiastiche.

a) L'ordinamento diocesano e i diritti vescovili.

II ruolo primario della cattedrale nella vita spirituale piacentina era gi& stato concretamente affermato da Aldo nel momento in cui aveva ispirato Popera di co struzione di un nuovo edificio che la ospitasse, idea probabilmente concepita nel corso dei suoi numerosi viaggi in diverse citt& anche fuori d'Italia e che avevano fat to sorgere in lui Pesigenza di dare anche alia sua diocesi un tempio adeguato ai nuo vi bisogni di fede 10. Di questo progetto si fece realizzatore Arduino: secondo la

maggior parte degli studiosi, fatta eccezione per il Quintavalle, nel giugno 1122 ven ne iniziata la costruzione della nuova cattedrale di Piacenza, come attesta un'iscri zione sul portale meridionale di facciata, copia di una piu antica iscrizione incisa sul portale sinistro delPedificio, riportata sia da Campi che da Poggiali, e la cui autenti citk e convalidata dalla citazione del Musso: ?Centum vigeni duo Christi post mille fuere cum inceptum fuit hoc laudabile templum? 11. Sulla base delPesatta cronologia delPelezione di Arduino tale iscrizione ci riporta infatti ai primi tempi del suo epi scopato, confutando cosi una tradizione ininterrotta che attribuisce ad Aldo Pinizio dei lavori del nuovo duomo.

II Musso scrive che la cattedrale fu consacrata da Callisto II, ma si e perduta Pindicazione della data 12. II Campi riferisce di aver ricavato da un antico manoscrit

10 Cerati, Per una biografia, pp. 16-17. 11 Johannis De Mussis Chronicon, p. 452; Campi, DelVhistoria, I, pp. 390-391; Poggiali, Memorie

storiche, IV, p. 84. La vecchia cattedrale di Santa Giustina, che a detta degli storici doveva essere una pic cola chiesa, era probabilmente crollata in seguito al terremoto del 1117 (L. Tagliaferri, La cattedrale di

Piacenza, in Ravennatensia, VI, Atti dei convegni di Faenza e Rimini (1974-75), Badia di Santa Maria del

Monte, Cesena 1977, p. 207). Sulla costruzione della cattedrale di Piacenza vedi il contributo di A. Sega gni Malacart, L'architettura, in Storia di Piacenza, II, pp. 505-506 e p. 591 note 169 e 172. A.C. Quin tavalle, Piacenza Cathedral, Lanfranco and the school of Wiligelmo, ?The art bulletin?, 55 (1973), pp. 40-43, ricordando l'espressione del Campi secondo cui il duomo fu ?rinnovato? nel 1122, sostiene che nel 1123 pot? essere consacrata una struttura awiata alia fine delPXI secolo anche grazie alPintervento di Ma tilde di Canossa.

12 Johannis De Mussis Chronicon, p. 452.

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to la data del 1123, di cui per6 dubita non essendo il papa segnalato a Piacenza in

quelPanno 13. II Poggiali ipotizza percio che possano essere state invertite le ultime due cifre, e propone il 1132 come anno di consacrazione, tenendo anche conto del fatto che nel 1123, dopo cosi breve tempo dalPinizio dei lavori, Perezione della cat tedrale non poteva ancora essere giunta a buon punto 14. Tale ipotesi, accettata dal

Porter, e invece respinta dalla Romanini, la quale sostiene che la consacrazione pote va essere avvenuta anche entro una costruzione da poco avviata 15.

AlPimpegno per la costruzione del nuovo tempio, corrispose pero da parte di Arduino anche la conferma di diritti e privilegi della cattedrale. II primo atto in tal senso, riportato dal Campi che lo assegna al 1123, conteneva anche la donazione della chiesa di Gossolengo e della pieve di Verdeto. Ma Paspetto senz'altro piu im

portante era la conferma delle disposizioni dei predecessori riguardo la solennita del sabato santo: in questa occasione infatti i parroci delle chiese cittadine (S. Eufemia, S. Agata, S. Pietro, S. Martino in Foro, S. Maria in Foro, S. Gervasio, S. Protasio, S. Maria in Gariverto, SS. Giovanni e Paolo, S. Zenone, S. Giuliano, S. Michele, S.

Faustino, S. Donnino, S. Alessandro, S. Martino in Borgo, S. Vincenzo e S. Stefa

no) dovevano prestare il loro servizio in aiuto dei canonici del duomo, facendo ope ra di catechesi ed amministrando il sacramento del battesimo 16. E interessante nota re, sulla scorta del Campi, come nelPelenco figurassero anche le chiese di S. Ales sandro e S. Eufemia, rette rispettivamente dai monaci benedettini e dai canonici re

golari agostiniani, i quali esercitavano la ?cura animarum? ed erano percio sottopo sti all'obbedienza nei confronti del vescovo. Da tale obbligo Arduino non voile libe rare nemmeno Pabate e i monaci di S. Sepolcro, nonostante Pesenzione loro conces sa dal vescovo Dionigi. Con questo atto percio il vescovo voile sottolineare che la cattedrale era chiesa battesimale della citta dove si celebravano le grandi cerimonie

religiose, cio che il Capitolo del duomo non manco mai di ricordare. Nei confronti della sua Chiesa Arduino voile poi mantenere due fondamentali

strumenti di controllo della vita spirituale: Pordinazione dei sacerdoti e la consacra zione di nuovi luoghi di culto, aspetti fondamentali della ?cura animarum? che il ve scovo piu volte rivendico come uno dei suoi diritti irrinunciabili. Tale indirizzo e evi dente nel documento, riportato dal Campi e datato 1127, con cui Arduino esento la chiesa di S. Mustiola, presso Borgonovo, da ogni decima e diritto dovuti alPepisco pato, fatta appunto eccezione per Pordinazione dei ministri e la consacrazione di nuove chiese e cappelle 17.

Controllo sulPordinazione dei chierici e salvaguardia dei diritti della pieve nei suoi aspetti fondamentali, almeno per quanto riguarda il conferimento dei sacramen

ti, sono evidenti in un altro atto di Arduino, celebrato il 12 maggio 1131 a favore della canonica di S. Antonino, rappresentata dal suo preposito Azo 18. II vescovo concesse ad Azo e ai suoi canonici la chiesa di Gragnano, dedicata a s. Michele, specificando dettagliatamente quali fossero i diritti relativi. La cappella, che si trova

13 Campi, DelVhistoria, I, pp. 331-332. 14 Poggiali, Memorie storiche, IV, pp. 85-86. 15 A.K. Porter, Lombard Architecture, III, New Haven 1917, p. 242; A.M. Romanini, La cattedra

le di Piacenza dal XII al XIII secolo, ?Bollettino Storico Piacentino?, 51 (1956), pp. 5-6 e n. 10. 16 Campi, DelVhistoria, I, pp. 392-393 e p. 527 n. 111. La carta, nelPArchivio Capitolare della Cat

tedrale secondo l'autore, non e stata reperita. Anche Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 52 fa riferimento all'edizione del Campi, assegnando per6 il documento alia fine del 1122.

17 Campi, DelVhistoria, I, p. 396 e p. 529 n. 114, secondo il quale il documento si troverebbe ?In Archiv. Illustris et Reverendis Card. Sfortiae Commendatarij S. Mustiolae?.

18 Originale in ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cassetta 1, n. 24, ed. Campi, DelVhistoria, p. 531 n. 119.

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va nella pieve di Tuna, sarebbe stata posseduta dai canonici in perpetuo con ogni sua dotazione, comprese tutte le offerte. Spettava al preposito, con i suoi confratelli, la nomina del sacerdote della cappella, la tonsura dei chierici che qui sarebbero stati ordinati e la loro presentazione al vescovo di Piacenza per la conferma. Inoltre il

preposito non doveva essere gravato da alcuna richiesta di tributo da parte del ve scovo o delParciprete della pieve, dalla quale pero egli doveva prendere Polio e il crisma. II prete, se chiamato, doveva andare alia pieve per le litanie e i battesimi, anche se per tutto il resto doveva prestare obbedienza alia chiesa di S. Antonino.

Un grave colpo ai diritti vescovili e della cattedrale fu pero costituito da un pri vilegio che nelPottobre 1133, precisamente il giorno 20, Azo ottenne da Arduino, e in virtu del quale i canonici della chiesa di S. Antonino ammessi al sacerdozio non dovevano prestare alcun giuramento ne al vescovo ne alia chiesa maggiore ne a nes sun altro 19. Per rendere piu stabile questa esenzione il vescovo ?per ferulam quam

manu gerebat...investituram huius rei non tarn manu quam corde dedit?.

Questo episodio era pero destinato ad avere gravi conseguenze nei rapporti tra la canonica di S. Antonino e la canonica della cattedrale, inquinati da motivi di con tesa che affondavano le radici negli ultimi decenni del IX secolo, quando avvenne la divisione del Capitolo delPallora chiesa cattedrale di S. Antonino: da allora si ebbe ro due Capitoli, quello della nuova cattedrale costruita entro la cerchia delle mura, e intitolata a S. Giustina, e quello di S. Antonino che rimase presso Pantica basilica fuori le mura 20. Arduino poi aveva ereditato, al momento del suo insediamento alia guida della diocesi piacentina, una vertenza irrisolta tra il suo predecessore e i cano nici di Sant'Antonino a proposito del possesso del Brugneto, un vasto podere presso Roncaglia, cosa che non dovette certo facilitare, nei momenti di maggiore tensione, i

rapporti tra la sede vescovile e la prestigiosa istituzione ecclesiastica piacentina 21. II privilegio che nelPottobre 1133 Azo aveva ottenuto da Arduino doveva pero provo care un ulteriore intensificarsi delle tensioni che caratterizzavano i rapporti tra il ve scovo e i due Capitoli della cattedrale e di Sant'Antonino. Esso rappresentava infatti un diritto e una conquista di autonomia notevoli da parte di S. Antonino nei con fronti del vescovo e della chiesa maggiore, anche se e probabile che fosse stato con

19 Appendice, n. 2.

20 Campi, Dell'historia, I, pp. 220-21. 21 II vescovo Aldo infatti, per finanziare la sua partecipazione alia prima crociata, aveva preso in

prestito dai canonici di Sant'Antonino sette lire di moneta lucchese, ipotecando il podere del Brugneto. Al ritorno dalla crociata perd il vescovo tolse ai canonici questo possesso, dando inizio ad una contesa che du ro circa un secolo (e appunto da due documenti facenti parte delPincartamento relativo a questa lunga con tesa che, attraverso Panalisi delle dichiarazioni di alcuni testimoni, si ricavano i termini e Pentita del presti to. Le due carte, rispettivamente del 12 marzo 1173 e del 31 dicembre 1174, sono analizzate e riportate da

G. Tononi, Actes constatant la partecipation des Plaisangais a la Ire Croisade, ?Archives de L'Orient La tin?, 1 (1881), pp. 395 e 401 e da Cerati, Per una biografia, p. 12). Ai possessi di terre nella zona di Ron caglia da parte dei canonici di S.Antonino rimanda anche il primo atto che Arduino celebrd con una certa solennita poco dopo Pascesa alPepiscopato, un'investitura a favore di Azo di tutti i beni che ?episcopus et comes exigebat a parte episcopatus predicte ecclesie in integrum de tota terra vetere de Runcalia Sancti An tonini? (ed. Cerati, Per una biografia, p. 25 n. 10). Secondo la Cerati (ibid., p. 12) il documento doveva appunto riferirsi alia questione del Brugneto, ma e piu probabile

? a mio parere ? che la controversia an

cora irrisolta, pur essendo ben presente alle due parti, fosse lasciata temporaneamente in sospeso: del resto il nome del podere sarebbe stato esplicitamente indicato in un atto che si riferiva alia lite. Viene piuttosto da chiedersi se Arduino, specificando che la concessione era ?de terra vetere de Runcalia Sancti Antonini?, non volesse invece sottolineare che tutti i diritti sul Brugneto rimanevano comunque al vescovado, pur evi tando di fame esplicita dichiarazione: in tal senso Pinvestitura ad Azo sarebbe stata un abile tentativo per distogliere Pattenzione immediata dei canonici dalla rivendicazione del loro possesso, senza cercare uno scontro diretto ma mantenendo la situazione in quel momento piu favorevole alPepiscopato.

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cesso malvolentieri dallo stesso Arduino, forse in un certo senso costrettovi dalla di

gnity e autoriti raggiunte da Azo con la recente ascesa al cardinalato 22. Notevoli erano anche i diritti che Sant'Antonino avrebbe mantenuto su una

chiesa parrocchiale che sarebbe stata fondata ?in villa que Roncalia dicitur?, sogget ta alia giurisdizione della canonica. Una richiesta in tal senso fu avanzata nel 1134 da Azo al vescovo Arduino, per garantire Passistenza continua di un sacerdote in una zona dove uomini e donne spesso morivano senza il conforto dei sacramenti23. II sacerdote di tale chiesa doveva essere nominato dai canonici di S. Antonino e do veva essere presentato al vescovo, per ricevere gli ordini, dal preposito o dai suoi confratelli. ?Si clericus aut sacerdos eiusdem loci culpis exigentibus fuerit corrigen dus, competenti regularique disciplina ab eodem praeposito vel eius fratribus corriga tur; si vero commonitus incorrigibilis apparuerit, tamquam inutilis et inobediens per eosdem ipsius loci beneficio et mansione privetur?: la sorveglianza disciplinare spet tava quindi ai canonici di S. Antonino. Era invece dalla chiesa matrice del luogo che il sacerdote doveva prendere Polio e il crisma, mentre veniva pure salvaguardato alia pieve di Spar aver a il diritto di riscuotere le decime. Ancora una volta percid Ardui no, pur con difficolta, cerco di mantenere il piu possibile integro ed efficiente Pordi namento pievano della sua diocesi e il suo diritto al conferimento delPordine sacer dotale o almeno al controllo dei chierici che dovevano essere ordinati.

b) La riforma della Chiesa.

Al momento delPelezione, Arduino si trov6 a capo di una diocesi che da tempo relativamente breve aveva visto imporsi i principi di riforma della Chiesa. Se un buon successo era stato ottenuto nella moralizzazione della vita religiosa, non altret tanto si poteva dire della lotta contro le ingerenze dei laid nella gestione del patri

monio ecclesiastico. Tale situazione si mantenne pressoche analoga durante tutto il suo episcopato.

Molto significativo per avere un'idea dello stato della diocesi piacentina in que sti anni e un atto del 20 luglio 1123, un'investitura che Arduino sottoscrisse come ?episcopus et comes? a favore della famiglia Aghinoni di alcuni beni in possess? della chiesa di S. Maria in Gariverto, la quale era sottoposta alia cattedrale 24. A

22 II preposito di Sant'Antonino venne nominate* cardinale diacono nel 1133 dal papa Innocenzo II, che sicuramente aveva avuto modo di conoscerlo durante la sua permanenza a Piacenza nel corso dell'anno precedente. Gli storici locali ritengono che abbia ottenuto la nomina cardinalizia in occasione delle S. Ce neri, e il Campi cita a proposito un documento del 19 febbraio in cui Azo si sottoscrisse come preposito, e uno del 7 maggio in cui si sottoscrisse come cardinale e preposito (Campi, Dell'historia, I, p. 414; Boselli, Delle storie, I, p. 82; Poggiau, Memorie storiche, IV, pp. 72-73. I documenti citati sono in ACSA, Diplo matic, Atti privati, Cartella 4, n. 629 e n. 632). Ma e'e anche un'investitura del 13 marzo in cui Azo e detto preposito di Sant'Antonino (ACSA, Diplomatic Atti privati, Cartella 4, n. 631), per cui e probabile che l'ascesa alia carica cardinalizia sia da porsi tra il 13 marzo e il 7 maggio. Che Azo, anche dopo l'asce sa al cardinalato, continuasse ad affiancare al nuovo titolo quello di preposito in Sant'Antonino e un fatto abbastanza inusuale, probabilmente segno del favore che godeva presso il pontefice. Si sa comunque poco, a partire dagli studi attuali, sui motivi che portarono Innocenzo II alia scelta di conferire la carica cardina lizia al canonico piacentino: J.M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalcollegiums von 1130-1181, Berlin 1912, p. 41 e p. 85 n. 45; B. Zenker, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130 bis 1159, Offset druck Gugel, Wurzburg 1964, pp. 71-72; E. Ganzer, Die Entwicklung des Auswdrtigen Kardinalats im ho hen Mittelalter, Max Niemeyer, Tubingen 1963 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 26), pp. 83-86.

23 Lo si deduce dal decreto di concessione del vescovo Arduino del 23 novembre 1134 (Appendice, n. 3).

24 Appendice, n. 2. La cerimonia si tenne nel monastero di San Savino alia presenza di diversi rap

presentanti delle istituzioni ecclesiastiche piacentine, tra cui l'abate di San Savino Oddone e i prepositi di Sant'Antonino, Azo, e della cattedrale, Giovanni.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 203

quella data Arduino, insieme a due canonici di S. Maria e Giustina, la cattedrale, diede in feudo ereditario ai fratelli Gerardo e Aginone, figli del fu Aginone chierico, e al loro nipote Alberico tutti i beni che essi possedevano da parte della chiesa di S.

Maria in Gariverto. A loro volta gli investiti rinunciarono a tutto quello che detene vano per diritto di accolitato da parte della cattedrale, e a tutto cio che i preti e i chierici di S. Maria detenevano, a qualsiasi titolo, a nome della chiesa stessa.

II fatto che Gerardo e Aginone fossero figli di un chierico puo far ipotizzare che Arduino, concedendo loro un feudo ereditario, volesse porre fine alle loro riven

dicazioni, probabilmente motivate da diritti di successione, non solo sui beni della chiesa ma anche sui benefici strettamente legati ad una funzione ecclesiastica. Sap piamo infatti che un aspetto non irrilevante della riforma della Chiesa fu la salva

guardia del patrimonio ecclesiastico dalla disgregazione dovuta al fenomeno dei figli di preti25. Essendo la diocesi piacentina, rispetto ai principi della riforma, area di difficile penetrazione e quindi da considerarsi periferica, non stupisce che il provve dimento di Arduino in materia non fosse molto drastico: del resto il fenomeno, co me osserva la Rossetti, ?tollerato o tacitamente accettato, non cesso mai di esistere, soprattutto nelle aree periferiche e nelPisolamento delle campagne meno facilmente controllabili? 26. Infatti i vescovi nel processo di riacquisizione del controllo sui beni e i diritti ecclesiastici si scontravano quotidianamente con le rivendicazioni di eredi di preti o chierici che li detenevano legittimamente: ?tale dramma e dissidio stavano davanti agli occhi di tutti? 21.

Da un documento vescovile del 30 gennaio 1124, una investitura concessa alia

pieve d'Olubra (Pattuale Castelsangiovanni), in persona delParciprete Giovanni, di tutta la terra che la pieve stessa possedeva e di ogni diritto su di essa, si coglie sullo sfondo lo stato di una Chiesa in cui i laid ancora esercitavano ingerenze 28. In tale atto si legge: ?dominus Arduinus episcopus sancte matris Placentine Ecclesie investi vit ecclesiam Sancti Iohannis de Olupra per Iohannem archipresbyterum?, conceden

dogli ?liberam potestatem faciendi et administrandi? su tutta la terra che la chiesa

possedeva ?absque ulla contradicione seu ordinacione gastaldiorum seu decanorum

qui sunt in predicta curia de Olupra per manum episcopi vel per manum alterius

persone, et omni contradicione alicuius laice persone?. II Nasalli Rocca osserva come nella concessione di Arduino, volta a sottrarre

Parciprete Giovanni ad ogni forma di controllo che sulPamministrazione del patri monio plebano avevano fino ad allora esercitato i rappresentanti del vescovo o dei

signori laid, si possa riconoscere un atto che il vescovo compi in virtu di poteri co mitali29. Ma al di \k di considerazioni in tal senso, si puo considerare tale atto un

25 SuH'argomento: G. Rossetti, // matrimonio del clero, in // matrimonio nella societa altomedieva

le, Atti del congresso di studi sulPAlto Medioevo (Spoleto, 22-28 aprile 1976), Spoleto 1977 (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo, 24, I), pp. 473-554.

26 Rossetti, // matrimonio, p. 551. La diocesi piacentina pud considerarsi ancora in questi anni area

'periferica' rispetto ai principi della riforma, in quanto la loro affermazione era molto recente, risalendo solo alPepiscopato di Aldo, predecessore di Arduino.

27 Rossetti, // matrimonio, p. 548. L'autrice, alia pagina 547, da un'idea del fenomeno al di la degli aspetti piu strettamente giuridici: ?le famiglie dei preti coniugati hanno tutta Paria di normali menages fa miliari in cui i genitori si preoccupavano di assicurare un avvenire ai figli alia luce del sole, li avviavano al ia professione ecclesiastica e assicuravano ad essi la successione sulle terre di cui erano concessionari anche

quando non sceglievano di entrare negli ordini, non altrimenti di quanto facevano i laici?. 28 Archivio della Collegiata di Castelsangiovanni, Pergamene, Cassetta 1, n. 2, ed. E. Nasalli Roc

ca, Origini e primordi della pieve di Olubra, ?Archivio Storico per le Province Parmensi?, 30 (1930), p. 161, I.

29 Nasalli Rocca, Origini, pp. 149-160.

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204 S. ROSSI

episodio della lotta che la Chiesa dovette sostenere nei secoli XI e XII contro le in

gerenze laiche, dal momento che ramministrazione del territorio plebano fu lasciata alia chiesa di S. Giovanni d'Olubra ?absque...omni contradieione alicuius laice per sone?. Anche se alia fine delPXI secolo, con il vescovo Aldo, le idee di riforma era no finalmente penetrate nella diocesi piacentina, soprattutto sul fronte delle ingeren ze laiche nelle questioni ecclesiastiche, in particolar modo patrimoniali, rimanevano ancora sacche di resistenza e tradizioni difficili da sradicare. La situazione della pie ve olubrense dimostra questo stato di cose, di fronte al quale Arduino intervenne ri badendo i principi riformatori in tema di liberty dalle ingerenze dei laici. Si legge in fatti nel documento che Parciprete di San Giovanni d'Olubra aveva la facolta di ge stione della terra della pieve ?ad utilitatem et ad proficuum ipsius ecclesie et ad ho norem episcopi?.

Che Popera di riforma della Chiesa alPinterno della diocesi piacentina fosse ben

lungi dalPavere raggiunto un completo trionfo, soprattutto per quanto riguardava le

ingerenze laiche nella gestione del patrimonio ecclesiastico, e dimostrato anche da un altro episodio: il 13 febbraio 1135 Arduino, dietro il versamento di quaranta denari, rinnovd Pinvestitura di tutte le decime che i capitanei Da Cario detenevano nella diocesi30. Nel documento si legge che ?ipsi de Cario et eorum antecessores fuerunt et sunt vasalli palatii, et tenent et tenuerunt ab eo per feudum omnes decimas et iu ra decimationum, quas et quae illi de Cario habent et pro eis tenentur in episcopatu Placentino?. Sulla base di questi precedenti Gandolfo, Ribaldo e Bernardo Da Cario chiesero ad Arduino il rinnovo delPinvestitura di tali decime. In questo caso si vede che il vescovo o non voile o non fu in grado di frenare le pretese laiche sui beni ec

clesiastici, che dovevano costituire un fatto ancora abbastanza usuale nella vita della diocesi se i membri della famiglia Da Cario avevano legittimato la loro richiesta con la consuetudine.

Arduino, che prima di essere eletto alia guida della Chiesa piacentina era stato monaco e abate in San Savino, si dimostrd poi particolarmente sensibile alia sorte della vita monastica nella diocesi. Una questione che affondava le sue radici negli anni dell'episcopato di Aldo era quella del monastero di San Sisto, conseguente alia sostituzione delle monache da parte dei Benedettini voluta dal pontefice Pasquale II.

Le monache erano state cacciate nel 1112, a causa della loro condotta immorale e secolarizzata: ?non cosi seppero star perseveranti, e salde...nel buon proponimento col sacro voto solennemente raffermato, della purita virginale, e della regolare osser vanza?. Cosi scrive il Campi, secondo il quale la contessa Matilde, ?padrona in que sti di della citta?, avrebbe diverse volte richiamato le religiose, e in particolar modo la badessa Febronia, ai loro doveri, ma inutilmente 31. Matilde allora, sentiti diversi

pareri in proposito, tra cui possiamo supporre quello del vescovo Aldo, con il con senso del pontefice Pasquale II scaccid le monache e le sostitui con i Benedettini

provenienti da Clermount e da S. Benedetto di Polirone, presso Mantova 32. Pasqua le II poi, scrivendo nel 1115 all'abate dei monaci insediati in San Sisto, Oddone, confermo ?mutationem in monasterii s.Sisti ordinatione e Mathildi comitissa disposi tam? 33. La vicenda non si pote pero dire conclusa a questo punto, in quanto le mo

30 Appendice, n. 4.

31 Campi, Dell'historia, I, p. 383. 32 In proposito vedi R. Arisi Riccardi, 5. Sisto di Piacenza, in Monasteri benedettini in Emilia Ro

magna, a c. di G. Spinelli, Silvana, Milano 1980, p. 70. L'autrice fa notare come tra la badessa e Matilde l'inimicizia fosse causata anche da altri motivi: soprattutto Penergica Febronia mal tollerava le intrusioni della contessa nella gestione patrimoniale del monastero.

33 IP, V, Berolini 1911, p. 493 n. 17. Campi, DelVhistoria, I, p. 385.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 205

nache rifiutarono di rispettare le risoluzioni prese nei loro confronti, ottenendo an

che, con Pinganno, un privilegio da parte di Callisto II mentre questi si trovava ?in ultramontanis partibus?, ossia tra il 1119 e il 1120 come propone il Kehr 34. Ma in data 7 marzo 1121 il papa Callisto II aveva poi emesso un altro diploma con cui, ri

prendendo le decisioni del predecessore e revocando quanto egli stesso aveva affer mato in precedenza, stabili che il monastero spettava ai monaci, lo accolse sotto la

protezione apostolica e ne confermd i beni concessi dalPimperatrice Angelberga al Patto della fondazione 35. Tale atto era stato reso necessario dal fatto che, come si

legge nel documento stesso, le monache, approfittando della morte della contessa Matilde, avevano nuovamente cacciato i monaci ?per regis voluntatem?. Queste pa role sono molto importanti, perche probabilmente sottintendono che la causa delle

monache era sostenuta dalPimperatore, il quale voleva mantenere una possibility di intervento relativamente ai beni di S. Sisto. In particolare fra questi vi era il control io di parte del corso del Po, nella zona di confluenza con la Trebbia. L'opera mora lizzatrice della riforma si scontrava quindi con notevoli interessi secolari, e da questo fatto non poteva che subire un freno. E probabile che i due fronti contrapposti ve dessero schierati da una parte i monaci e le alte cariche ecclesiastiche (pontefice e ve

scovo), dalPaltra le monache e Pimperatore. Roma intervenne ancora nella questione tra il 1125 e il 1128, secondo la data

zione proposta da Kehr, quando il pontefice Onorio II stabili la scomunica di Febro nia e la nomina di Oddone alia carica abbaziale; ma le monache non ne vollero sa pere di lasciare S. Sisto 36. Nel corso del concilio di Pavia (1128) i legati apostolici Giovanni, cardinale di S. Crisogono, e Pietro, cardinale di S. Anastasia, rinnovaro no la scomunica nei confronti di Febronia, mentre al termine dei lavori conciliari passarono a Piacenza per porre finalmente termine alia contesa di S. Sisto, tanto piu che ad aggravare la situazione si era aggiunta Paccusa mossa alPabate Oddone di aver sottratto alcuni tesori della chiesa e alienato alcune case 37. Si tenne in proposi to una pubblica sentenza alia quale, oltre ai due cardinali, furono presenti il vescovo

Arduino, i prepositi della cattedrale, di S. Antonino e di S. Eufemia di Piacenza e di S. Agata di Cremona: Oddone venne assolto e confermato nella carica di abate, e ai suoi avversari venne intimato il silenzio 38. L'epilogo della vicenda vide perci6 i vertici della Chiesa piacentina

? il vescovo e i prepositi delle due piu importanti co munita canonicali ? concordi con gli indirizzi dei legati pontifici riguardo alia ?mo~ ralizzazione? del monastero piacentino.

L'interesse di Arduino per il diffondersi di un monachesimo nuovo e piu auste ro e perd evidente soprattutto in un episodio centrale del suo episcopato, la fonda zione del monastero cistercense di Chiaravalle della Colomba. La questione della da ta in cui collocare Pinsediamento dei monaci di Clairvaux nel Piacentino e molto di battuta dagli storici, e Panalisi del problema comporta sia una ricostruzione dei viag gi di Bernardo di Chiaravalle in Italia sia una attenta considerazione dei documenti

34 IP, V, p. 493 n. 18. 35 PH Acta, II, Graz 1958 (ristampa anastatica), p. 224 n. 268. II documento di Pasquale II e il pri

vilegio di Callisto II favorevole alle monache sono regestati, come si e gia avuto modo di dire, in IP, V, p. 493 n. 17 e p. 493 n. 18.

3* IP, V, p. 494 n. 21. 37 Sul concilio di Pavia vedi Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, a c. di G.D. Mansi,

XXI, Graz 1961 (ristampa anastatica), p. 373. Per il documento che sancisce la scomunica della badessa Febronia vedi IP, V, p. 494 n. 22.

38 II documento originale, che secondo Kehr e Drei dovrebbe trovarsi nelPASPr, non e stato reperito (IP, V, p. 494 n. 23; Drei, Le carte, III, p. 64 n. 73); e comunque riportato in Campi, Dell'historia, I, p. 530 n. 17.

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206 S. ROSSI

relativi alia fondazione cistercense piacentina 39. II primo viaggio delPabate di Clair vaux nel nostro paese fu alPinizio del 1133, probabilmente a partire dal mese di feb

braio, alia volta di Pisa dove Innocenzo II lavorava al raggiungimento della pace tra Pisa e Genova 40. Durante il secondo viaggio in Italia, nel 1135, al termine del sino do pisano di Pentecoste, Bernardo raggiunse Milano insieme ad una legazione invia ta dal papa: in questa occasione Pabate lascio in citta alcuni suoi discepoli che dove vano awiare la costruzione di un nuovo monastero cistercense, il monastero di Chia ravalle Milanese, forse fondato da Bernardo stesso il 22 luglio 1135 41.

Sempre durante il secondo viaggio in Italia di Bernardo e successivamente alia fondazione dell'abbazia milanese e da collocare quella di Chiaravalle della Colomba, per far luce sulla quale e utile elencare tutti i documenti chiaravallesi di questi anni. Si tratta di quattro atti dell'Archivio di Stato di Parma: un decreto di Arduino, che lui stesso chiamo ?institutionis carta?, la cui datazione e fonte di divergenze 42, un decreto di concessione comunale per la fondazione del monastero del 5 aprile 1136, una bolla del pontefice Innocenzo II del 7 febbraio 1137, e infine un diploma del

Pimperatore Lotario del settembre 1137 43. Questi documenti emanati da varie auta rky e tutti inerenti alPerezione del monastero di Chiaravalle della Colomba fanno vedere il complesso intreccio dei diritti pubblici tipico delPeta medioevale, e sono

39 Per Chiaravalle della Colomba si veda: E. Nasalli Rocca, Note giuridiche sui documenti di fon dazione di Chiaravalle della Colombo, ?Archivio Storico per le Province Parmensi?, 27 (1927), pp. 1-17; G.F. Rossi, La fondazione di Chiaravalle della Colomba prima abbazia di S.Bernardo in Italia, Collegio Alberoni, Piacenza 1954; V. Tirelli, Di un privilegio di Chiaravalle della Colomba; nota suU'?exemptio? deWOrdine cistercense, ?Bullettino delPIstituto Storico Italiano per il Medioevo e Archivio muratoriano?, 72 (1960), pp. 191-217; P. Corvi-G. Spinelli, S. Maria di Chiaravalle della Colomba, in Monasteri bene dettini in Emilia Romagna, pp. 83-95; A. Bartoli, Bernardo di Clairvaux e le fondazioni cistercensi in Ita

lia, ?Archivum Bobiense. Studia?, 1(1982), pp. 129-144. 40 P. Zerbi, / rapporti di S. Bernardo di Chiaravalle con i vescovi e le diocesi d'ltalia, in Tra Mila

no e Cluny. Momenti di cultura e vita ecclesiastica nel XII secolo, Herder, Roma 19912, (Italia Sacra, 28), p. 4; V. Polonio, S. Bernardo, Genova e Pisa e P. Zerbi, 5. Bernardo di Clairvaux e Milano, entrambi in corso di pubblicazione nel volume San Bernardo e Vltalia (editrice Vita e Pensiero).

41 Sul soggiorno di Bernardo a Milano e la fondazione di Chiaravalle Milanese, Zerbi, / rapporti, pp. 54-70.

42 Tenendo presente che il sistema di datazione vigente a Piacenza seguiva lo stile fiorentino dell'in carnazione e l'indizione bedana, l'indizione corrispondente all'anno riportato nel documento (1135) dovreb be essere la XIII e non la XIV. Alcuni autori pertanto, ritenendo esatta Pindicazione delPanno e non quel la dell'indizione, hanno assegnato il documento all'11 aprile 1135 (Campi, Dell'historia, I, p. 407; Rossi,

La fondazione, pp. 34-35), altri invece hanno prestato maggior credito al dato indizionale e percid hanno attribuito all'atto la data dell'11 aprile 1136 (Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 77; Nasalli Rocca, Note

giuridiche, p. 2). 43 L'originale del decreto comunale e in ASPr, Diplomatic Documenti privati, Cassetta 4, n. 166

(le edizioni piu recenti sono di A. Solmi, Le leggi piu antiche del Comune di Piacenza, ?Archivio Storico

Italiano?, 73 (1915), p. 58; Rossi, La fondazione, p. 36 n. 2; reg. Drei, Le carte, III, p. 83 n. 95). In esso

Passemblea del popolo piacentino stabilisce che chiunque possegga terre adiacenti al monastero di Chiara

valle, e a questo necessarie, le venda ai monaci al prezzo di cinque lire milanesi se lavorate, di quaranta soldi milanesi se incolte, a prato o a bosco, o in cambio della quantita di terra che si pud acquistare con la cifra corrispondente; stabilisce inoltre il divieto di abitazione entro certi confini intorno al monastero. II

privilegio di Innocenzo II, con cui il pontefice concede a Bernardo la conferma per il monastero della Co lomba delle proprieta e delle decime e stabilisce il divieto di costruzione di chiese e di abitazione entro i confini fissati dal vescovo e dal clero e popolo piacentino, e presente in originale in ASPr, Diplomatico,

Diplomi pontifici, Cassetta 1, n. 20 (Pedizione piu recente e di Rossi, La fondazione, p. 36. Reg. IP, V, p. 522 n. 1; Drei, Le carte, III, p. 90 n. 105). Copia del documento imperiale, che stabilisce che non si co struisca alcuna abitazione civile piu vicina al monastero di quelle gia esistenti e concede a chi voglia vende re o donare terre ai monaci la libera facolta di farlo, a qualsiasi titolo le possegga, e in ASPr, Diplomati co, Documenti privati, Cassetta 3, n. 162 (ed. E. Ottenthal-H. Hirsch, Lotharii III diplomata nec non et

Richenzae imperatricis placita, MGH, DD, VIII, Berolini 1927, p. 175 n. 109; Rossi, La fondazione, p. 38 n. 4. Reg. Drei, Le carte, III, p. 89 n. 104).

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 207

quindi interessanti perche permettono di capire il fenomeno nella particolare situa zione piacentina.

II Campi interpretd il primo documento, quello vescovile, come una donazione ad un monastero gia esistente 44. NelPautunno del 1132, infatti, Pimperatore Lotario III e Pabate di Clairvaux si sarebbero incontrati a Roncaglia, e a questa circostanza alluderebbe il diploma imperiale del 1137. Si legge infatti in esso che Lotario, tro vandosi in ?labore Romanae expeditionis in terra Italica?, avrebbe dato la sua auto rizzazione alia costruzione del monastero. Del resto il Campi ritiene Bernardo pre sente a Piacenza durante il concilio del 1132, e collega Pamicizia che il vescovo Ar duino e Pabate di Clairvaux ebbero modo di stringere durante i lavori sinodali con la fondazione di Chiaravalle della Colomba, avvenuta quindi in tale anno 45. Tale te si e stata in seguito ripresa dal Rossi46. Non e assolutamente dimostrabile, perd, la presenza di Bernardo a Piacenza nel 1132, mentre e molto probabile che egli vi giun gesse nel 1135 dopo la sua partenza da Milano alia volta di Pavia e Cremona. An che se Arnaldo di Bonneval non indica la tappa piacentina nelPitinerario del santo, la si pud con una certa sicurezza ipotizzare, dal momento che Piacenza si trova a

met& strada tra le due suddette citt& lombarde e Bernardo fa cenno, in una sua lette ra, alia liberazione dei Milanesi prigionieri dei Piacentini ottenuta grazie alPinterven to della Curia romana e di lui stesso 47. Potrebbe essere stato durante questa visita a Piacenza che Arduino rivolse alPabate di Clairvaux la richiesta di monaci per un nuovo cenobio, richiesta alia quale si fa riferimento nel decreto vescovile 48. Dato che la documentazione dimostra piu probabile questa ipotesi e non quella del Rossi, bisogna accettare anche la datazione che il Nasalli Rocca assegna al documento ve scovile di fondazione, cioe Pll aprile 1136 49.

La principale critica che Rossi rivolge alle affermazioni di Nasalli Rocca e che nelPatto del vescovo Arduino ci si riferiva non alia fondazione, ma alle decime dei fondi delPabbazia, e quindi a questa data il monastero sarebbe gik stato in piena ef ficienza 50. E vero che in data 27 marzo 1136 c'e un documento di donazione di quattro mansi di terra ?monasterio ecclesiae venerabili sanctissime Dei genitricis et

virginis Mariae de Claravalle site? da parte del marchese Oberto Pallavicino 51. Inol tre nella carta rilasciata dal Comune di Piacenza il 5 aprile dello stesso 1136 si parla del monastero ?Clarevallis ... in curia Basilice Ducis in loco qui dicitur Sanctum Mi chaelem?.

E perd del tutto plausibile che gik nelPinverno 1135-36 alcuni monaci provenien ti da Clairvaux avessero raggiunto il luogo della costruzione, se nei due documenti del 27 marzo e del 5 aprile 1136 il monastero era gi& dato per esistente e la locality

?* Campi, Dell'historia, I, pp. 400-401. 45 Campi, Dell'historia, I, p. 400. 46 Rossi, La fondazione, pp. 17-30. 47

Epistola 131, in Sancti Bernardi, Opera, VII, Epistolae, 1: Corpus epistolarum, 1-180, edd. J. Leclercq

- H.M. Rochais, Editiones Cistercienses, Romae 1974, p. 327 (vedi Zerbi, / rapporti, p. 71 n.

149). 48 Si legge nel documento: ?nostrum karissimum in Christo patrem Bernardum sancte Claravallensis

congregationis religiosissimum abbatem obnixis precibus deprecantes ut religiosissimos fratres eiusdem con

gregationis atque ordinis qui in nostro episcopatu cenobium fundarent nobis concederet?. 49 Nasalli Rocca, Note giuridiche, p. 2. 50 Rossi, La fondazione, p. 12. 51 Copia in ASPr, Diplomatic Documenti privati, Cassetta 4, n. 163 (Ed. C. Manaresi, Le origini

della famiglia Cavalcabd, in Miscellanea di studi in onore di E. Verga, Milano 1931, p. 200 n. 1. Reg. Drei, Le carte, III, p. 81 n. 93).

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208 S. ROSSI

aveva ormai cambiato nome assumendo quello delPabbazia francese 52. Un gruppo di monaci fu quindi con ogni probability mandato da san Bernardo nel piacentino per procedere alia nuova fondazione, esaudendo cosi le richieste del vescovo Ardui no e dei suoi fedeli. Ha ragione Rossi anche quando sostiene che dal decreto emana to da Arduino si ha Pimpressione che il monastero esistesse gia, ma il fatto che tale documento sia espressamente chiamato ?institutionis pagina? rivela che il monastero comincid ad esistere giuridicamente solo a partire da questa data: infatti ?un mona stero non poteva venir regolarmente fondato se non era convenientemente dotato e se non riceveva contemporaneamente le debite garanzie giuridico-religiose da parte delPautority ecclesiastica? 53.

II documento vescovile, che conteneva per la prima volta la denominazione di

?Columba?, derivata dal fatto che i monaci sarebbero stati guidati nella costruzione da una colomba che con alcune pagliuzze avrebbe tracciato la planimetria delPabba

zia, era quindi un vero e proprio atto di fondazione 54. Dalle parole introduttive del decreto risulta chiaramente la richiesta fatta dal vescovo di Piacenza a Bernardo af finche si stabilissero nella sua diocesi monaci cistercensi. Vediamo quindi il nostro

Arduino, che era stato monaco ed abate di S. Savino, sensibile ad esigenze di nuova vita monastica alPinterno della sua diocesi e al prestigio delPabate di Clairvaux. La

parte dispositiva del documento, costituita dalla donazione delle decime di tutte le terre coltivate dai monaci ?propriis manibus vel sumptibus? nel luogo un tempo det to Carreto e in seguito chiamato Colomba, dava a chiunque possedesse terre delPe

piscopato ?feodi vel libelario nomine vel ad censum reddendum? la facolt& di donar le o venderle al monastero. Si stabili inoltre che entro certi confini intorno al mona stero ?nulla aecclesia construatur, nulla secularis domus prorsus hedificetur?. II de creto del vescovo, nel quale le sottoscrizioni di diversi membri della Chiesa piacenti na sono segno di una comunit& d'intenti nella conduzione della vicenda, fu precedu to da uno analogo del Comune di Piacenza, emanato alia presenza dello stesso Ar duino ?et maximae partis sui cleri, et consulum et totius populi?.

Anche i grandi feudatari contribuirono non poco alia dotazione del monastero con tutta una serie di donazioni ed elargizioni, che andarono dalPofferta di terre, al ia licenza ai sottoposti di donare o vendere i loro possessi a Chiaravalle della Co lomba, alia proibizione, in alcuni casi, del diritto di abitazione nel distretto: oltre a

Oberto Pallavicino con i figli, alia cui donazione abbiamo gik accennato, si trattava di Corrado marchese Cavalcabd, dei Visdomini, degli Avogadri, e di altri membri di famiglie piacentine 55. Intervennero nel processo di fondazione del nuovo monastero cistercense anche le due massime autorit& delPet& medioevale, quella pontificia e

quella imperiale, con la conferma delle concessioni gik formulate dal vescovo, dai nobili e dal Comune piacentino. Sia il documento papale che quello delPimperatore erano indirizzati ?Bernardo Claraevallensi abbati eiusque successoribus?, e questo ha

portato chi sostiene la fondazione di Chiaravalle della Colomba essere awenuta nel

52 Corvi-Spinelli, S. Maria di Chiaravalle, p. 84. 53 Corvi-Spinelli, S. Maria di Chiaravalle, p. 84. 54 Esso e stato analizzato in tutti i suoi aspetti da Nasalli Rocca, Note giuridiche, pp. 2-5, le cui

osservazioni permettono di fare alcune considerazioni importanti sul ruolo giocato dal vescovo Arduino in

questa vicenda, sia sul piano religioso e pastorale che sul piano dei poteri civili. 55 Del documento di donazione di Corrado Cavalcab6 vi e l'originale in ASPr, Diplomatico, Docu

menti privati, Cassetta 4, n. 173 (Ed. Manaresi, Le origini, p. 202 n. 2. Reg. Drei, Le carte, III, p. 87 n.

101). Tutte le altre donazioni sono testimoniate e compendiate in un atto del 1145, una ?memoria dei con fini? del monastero: ASPr, Diplomatico, Documenti privati, Cassetta 4, n. 206 (Ed. Rossi, La fondazione, p. 39 n. 5. Reg. Drei, Le carte, III, p. 124 n. 147).

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 209

1132 ad ipotizzare che la carica abbaziale fosse rimasta in quegli anni nelle mani di Bernardo. Ma e chiaro che questi due privilegi non fanno che avallare la fondazione appena awenuta. Se san Bernardo e citato come responsabile del nuovo monastero, significa che la comunit& era ancora in fase di costituzione e non si era percid proce duto alia normale elezione delPabate 56. Questi sarebbe stato eletto dopo poco tempo nella persona del monaco Giovanni.

I diversi atti che si riferiscono agli inizi della fondazione cistercense piacentina dimostrano comunque un'azione concorde tra il vescovo Arduino e la sua cittft, che ormai e organizzata in Comune 57: clero e popolo vollero fermamente che i monaci di san Bernardo si stabilissero nella loro diocesi. Prova di questo sarebbe il fatto che sia il documento comunale sia quello vescovile sancirono un processo di autolimita zione della citt&, poi confermato dalle autorit& pontificia e imperiale. Se le costitu zioni cistercensi prevedevano infatti che ?in civitatibus, castellis, villis nulla nostra construenda sunt coenobia, sed in locis a conversatione hominum semotis? e che

quindi i luoghi ideali erano lontani dalla citta, nel caso di Piacenza fu la citt<k stessa ad autolimitare la sua espansione 58.

Poco dopo la fondazione del monastero di Chiaravalle della Colomba, Nasalli Rocca ipotizza la collocazione cronologica delPinsediamento dei Templari a Piacen za, che sarebbe da porre anch'esso in relazione con la propaganda e Pinfluenza di san Bernardo 59. La convinzione che il fondatore dei Templari fosse piacentino ha invece portato gli storici locali ad affermare che Pordine si stabili a Piacenza nel 1127 o 1128 609 mentre e piu probabile che ci6 sia avvenuto verso la met& del XII se

colo, in quel clima di entusiasmo dei Piacentini per la figura e Pinsegnamento di san Bernardo che aveva fatto da cornice alPinsediamento dei Cistercensi nel monastero della Colomba. Una conferma in tal senso sembra venire principalmente da due fat ti: la partecipazione di Bernardo alia stesura della regola dei Templari e, in una data collocabile a grandi linee tra Panno del concilio di Troyes (1128) e Panno della mor te di Ugo (1136), e forse con piu precisione nel quadriennio 1132-1135, la composi zione del Liber ad milites templi de laude novae militiae61. Quando percid Bernardo

56 Corvi-Spinelli, S. Maria di Chiaravalle, p. 84. 57 La prima attestazione dei consoli a Piacenza risale al 1126 (II Registrum Magnum del Comune di

Piacenza, edd. E. Falconi-R. Peveri, I, Giuffre, Milano 1984, p. 102 n. 43), anche se secondo P. Racine, 7/ Registrum Magnum: la societa e le istituzioni, in II Registrum Magnum del comune di ftacenza, Atti del

convegno internazionale di studio (Piacenza, 29-30-31 marzo 1985), Cassa di Risparmio di Piacenza, Pia cenza 1985, gia dal 1122 il consolato doveva aver fatto la sua comparsa. Si tratta comunque del primo te sto in cui si faccia esplicita menzione delle istituzioni comunali.

58 Bartoli, Bernardo di Clairvaux, pp. 136-137. 59 E. Nasalli Rocca, DelVintroduzione dei templari a Piacenza, ?Bollettino Storico Piacentino?, 36

(1941), pp. 101-102. 60 Ricordano infatti che in tale periodo venne data la regola ai Templari: secondo Campi, DelVhisto

ria, I, p. 396 e Poggiali, Memorie storiche, IV, pp. 58-9 si tratta del 1127, mentre Agazzari e Musso asse

gnano l'awenimento al 1128 (G. Agazzari, Chronica civitatis Placentiae, ed. A. Bonora, in Monumenta Historica da provincias Parmensem et Placentinam pertinentia, Parma 1862, p. 16; Johannis De Mussis

Chronicon, p. 452). La regola venne predisposta e approvata al concilio di Troyes del 1128, pare con Paiu to determinante di Bernardo di Chiaravalle (CD. Fonseca, Introduzione al Liber ad milites templi de lau de novae militiae, in San Bernardo, Opere, I, Trattati, a c. di F. Gastaldelli, Scriptorium Claravallense, Milano 1984, p. 427). Sulla base di un documento del 1154 relativo alPospedale della Misericordia, di perti nenza dei Templari, nel quale si parla di un consorzio di fratres e di un tale Ugo suo fondatore, il Campi avanza Pipotesi, condivisa dal Poggiali, che Ugo di Payens, il cavaliere intorno a cui si riuni la ?fraterni tas? militare allo scopo di difendere i Luoghi Santi e i pellegrini dagli assalti degli infedeli, fosse piacenti no. Era invece con tutta probability originario della Champagne {ibid., p. 427).

61 Fonseca, Introduzione, p. 430 ritiene che si potrebbe restringere al quadriennio 1132-1135 il pro babile periodo di composizione del trattato.

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210 S. ROSSI

venne a Piacenza era recente, se non contemporaneo, il suo interessamento per il nuovo ordine militare, ed e probabile che in virtu del suo insegnamento i Piacentini e il loro vescovo abbiano avuto modo di conoscerlo, preparando cosi il terreno al futuro insediamento dei cavalieri nella diocesi.

L'influenza di san Bernardo di Chiaravalle sulla Chiesa piacentina e in partico lare sul vescovo era stata notevole: Arduino aveva voluto tenacemente nella sua dio cesi un monachesimo nuovo e piu austero. Ma anche rispetto a questo atteggiamento alcuni episodi di cui e protagonista il vescovo appaiono contraddittori. II 12 marzo

1137, come si legge in un documento di cui ci danno testimonianza Campi e Poggia li62, i fratelli Grimerio e Baiamonte Visconti rinunciarono in mano al vescovo ad un

podere che detenevano in feudo dalla mensa vescovile, e a sua volta Arduino ne fece dono al monastero di San Siro per tramite della figlia di Grimerio, Guillia, che vi era monaca 63. Lo stesso giorno i due fratelli Visconti, sempre alia presenza e con Pautorizzazione del vescovo, donarono alcuni beni al monastero femminile, di nuovo

per il tramite di Guillia. Arduino anche in questo caso dimostrava di essere sensibile alle esigenze di un monastero della sua diocesi prowedendo ai suoi bisogni materiali, ma Paccettare il tramite della figlia di uno dei suoi feudatari poteva significare Pa vallo di una situazione che permetteva ai Visconti di mantenere un controllo sui beni che venivano donati al monastero M.

In tal senso e interessante analizzare un altro atto con il quale il 14 marzo 1141 Arduino stabili che i sacerdoti della chiesa di Santa Maria Maddalena dovevano ri conoscere che i loro benefici provenivano dalla chiesa di San Siro e per questo dove vano prestare il loro servizio alle monache del vicino monastero 65. L'aspetto piu si

gnificative da notare e perd Pindicazione della procedura per la nomina dei sacerdoti da parte delle monache: ?ut abbatissa cum suis sororibus prius in sacerdotum elec tione conveniat et personas bonas et honestas ad honorem Dei et beati Syri sincere

eligere studeat, deinde fundatori suisque successoribus concordiam suam diligenter exponat, et sicut inter se convenerint, pontifici atque canonicis representent et de

ipsorum consensu presbiteros suscipiant?. I fondatori della chiesa e i loro discendenti mantenevano percid il diritto di in

tervenire nella scelta dei sacerdoti, anche se in caso di mancato accordo con essi si stabiliva che ?abbatissa ad presulis et canonicorum presentiam suam querelam porta re non neglegat, et de eorum manibus sacerdotes suscipiat?: infatti la chiesa di San Siro era sottoposta allo ?ius canonicorum matricis ecclesiae? 66. Dai beni di Santa

62 Campi, DelVhistoria, I, p. 410 (il documento si troverebbe nell'Archivio di San Siro, ma non e stato reperito); Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 92.

63 L'appartenenza della monaca Guillia ad una famiglia di feudatari del vescovo costituisce un caso

tipico per quanto riguarda il monastero di San Siro. L'origine sociale delle monache che si ricava dai docu ment e una prova dei legami che univano l'aristocrazia funzionaristica vescovile ed il ceto nobiliare in ge nere alFistituzione religiosa piacentina (C.E. Manfredi, Ricerche storico-giuridiche sul monastero di San Siro in Piacenza durante i secoli XI, XII, XIII, in Studi storici in onore di Emilio Nasalli Rocca, Deputa zione di storia patria per le province parmensi, Piacenza 1971, p. 326).

64 Del resto era usuale un intervento anche frequente degli esponenti delParistocrazia cittadina nelle vicende di gestione patrimoniale del monastero di San Siro (Manfredi, Ricerche storico-giuridiche, pp. 327-328).

? ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 31, ed. Campi, Dell'historia, I, p. 450 n. 132 (da un altro esemplare che si trova nell'ASPr proveniente dall'Archivio di San Siro).

66 II convento benedettino di San Siro, rifondato dal vescovo Dionigi nel 1056, dipendeva stretta mente dall'ordinario diocesano, mentre i canonici della cattedrale avevano il diritto di patronato sull'anti chissima chiesa annessa al monastero e dedicata a san Siro. L'origine del giuspatronato risaliva appunto al ia secpnda fondazione del cenobio, quando il vescovo Dionigi entrd in possesso dei beni di San Siro attra verso una permuta con il Capitolo di Sant'Antonino, il quale possedeva il beneficio e gli edifici del mona

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 211

Maria Maddalena pero le monache di San Siro non dovevano pretendere di riscuote re alcuna esazione. Se quindi si cercava di evadere in qualche modo il controllo dei fondatori sulla nomina dei sacerdoti riconoscendo alle monache il diritto di appello ai canonici della cattedrale, per quanto riguardava i beni della chiesa le monache ri sultavano perdenti, dal momento che Arduino prestando ascolto ?fundatorum vo

to?, concesse a questi ultimi ?eadem beneficia defendendi plenariam potestatem?. Ma l'esperienza di un monachesimo nuovo e piu austero doveva ancora una

volta coinvolgere profondamente Arduino. L'8 febbraio 1143 lo ritroviamo infatti in un atto di concessione deiramministrazione del ponte sulla Trebbia a Quartazzola, con tutti i beni mobili ed immobili ad esso pertinenti, ?ecclesie que ibi fieri debebat et sancto conventui in eadem ecclesia degenti atque deo deservienti?. A Quartazzola, fuori dalla citta, vi era infatti una chiesa intitolata al Salvatore, il cui rettore curava la manutenzione del ponte sul fiume, che doveva essere importante in quanto sulla via di Roma: alFallora ministro, Niccolo, il vescovo concesse di continuare a provve dere al ponte e a rimanervi fino alia morte, dopo di che ogni incombenza sarebbe

passata al monastero. La chiesa e il convento che sarebbero stati eretti, secondo la volonta di Arduino, dovevano essere sottoposti ?domino Iordano abbati monasterii Sancte Marie de Pulsano et suis successoribus, secundum eorum vitam?. E probabile che Arduino si sia rivolto alFallora abate di S. Maria di Pulsano, Giordano, allo

scopo di avere i Pulsanesi nella diocesi piacentina, certo per la stessa sensibilita nei confronti del monachesimo piu austero che gia lo aveva spinto a sostenere la fonda zione di Chiaravalle della Colomba 67.

Questo del febbraio 1143 fu un vero e proprio atto di fondazione, in cui si sta biliva che Pobbligo principale per il monastero era quello della cura del ponte sulla Trebbia: la concessione infatti era condizionata alia costruzione e manutenzione del

ponte da parte del monastero, senza le quali il vescovo avrebbe potuto, ?cum con scilio clericorum et aliorum sapientum civitatis, ad suprascriptum pontem alias per sonas ordinare et collocare...quae administrationem pontis habeant et totam posses sionem, quam pons modo habet?. Pancotti osserva che, nonostante nel documento non sia detto in che cosa consisteva questa ?possessio? annessa al ponte, essa dove va essere rilevante: cid lo si puo dedurre e ?dalla importanza che esso ponte disim pegnava, e dai segni di gradimento con cui i monaci di Pulsano accettarono il dono del vescovo Arduino? 68. Ma in ogni caso ai monaci non poteva essere sottratto il

stero che aveva cessato di esistere nel X secolo e la cui chiesa continuava ad essere officiata da sacerdoti

dipendenti dai canonici. Dionigi diede in cambio al Capitolo di Sant'Antonino la chiesa di Pittolo con le entrate annesse, la quale perd era sotto il patronato dei canonici del duomo. Questi ultimi ottennero quin di, in seguito a questo scambio, il patronato sulla chiesa di San Siro, e in tal modo i diritti del Capitolo della cattedrale non vennero diminuiti (Manfredi, Ricerche storico-giuridiche, pp. 316 e 331).

67 L'atto vescovile e riportato in II Registrum Magnum del Comune di Piacenza, edd. E. Falconi-R.

Peveri, III, Giuffre, Milano 1986, p. 600 n. 892. L'ordine di Pulsano, fondato da san Giovanni da Matera nel 1129 neH'omonima localita pugliese, proponeva una rigida interpretazione della regola di san Benedetto, secondo un'ascesi in cui l'ideale eremitico si univa a quello della predicazione itinerante, nella professione di uno stato di poverta ancora piu severa rispetto a quella cistercense. Vedi A. Lentini, Giovanni da Mate ra, in Bibliotheca Sanctorum, VI, Roma 1965, coll. 825-828; G. Lunardi, Pulsano, in Dizionario degli Isti tuti di Perfezione, a c. di G. Pelliccia-G. Rocca, VII, Roma 1983, coll. 1113-1114; e la bibliografia indi cata. SulFideale monastico pulsanese e utile anche il contributo di P. Zerbi, ?Vecchio? e ?nuovo? mona chesimo alia meta del secolo XII, in Istituzioni monastiche e istituzioni canonicali in occidente, 1123-1125, Atti della settima Settimana internazionale di studio (Mendola, 28 agosto-3 settembre 1977), Vita e Pensie ro, Milano 1980 (Pubblicazioni dell'Universita Cattolica del S.Cuore. Miscellanea del Centro di studi me

dioevali, 9), pp. 20-22. 68 V. Pancotti, L'abbazia di Quartazzola, ?Archivio Storico per le Province Parmensi?, 27 (1927),

pp. 191-192.

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212 S. ROSSI

?campus ubi predicta ecclesia facta fuerit?, e che era stato donato alPerigendo mo

nastero, insieme ad altri beni, dai monaci di San Sisto 69. Non veniva dunque in al cun modo messa in forse la permanenza dei monaci pulsanesi nemmeno in caso di loro negligenza nelPamministrazione del ponte. Nella vicenda delPinsediamento del nuovo monastero in territorio piacentino entravano quindi in gioco soprattutto moti vazioni di ordine spirituale, e non a caso Arduino nel documento, parlando del lega me del monastero di San Salvatore di Pontetrebbia, detto anche di Quartazzola, con

quello di Santa Maria di Pulsano, introdusse il paragone con il monastero di Chiara valle della Colomba: ?sicuti subiacet et obedit monasterium Sancte Marie de Colum ba monasterio de Cistella?. Con queste parole non solo si affermavano gli stretti le

gami della nuova filiazione con la casa madre, secondo un principio di unM e di di

pendenza da Pulsano forse voluto dalPabate Giordano sul modello degli statuti ci

stercensi, ma si esprimeva anche la consapevolezza di Arduino che la nascita di un monastero della congregazione pulsanese si inseriva nello stesso clima spirituale che aveva permesso la fondazione di Chiaravalle della Colomba: era nuovamente un'oc casione preziosa per la Chiesa piacentina e per il rinnovamento della vita morale del la diocesi.

II Campi riferisce poi della fondazione nella diocesi piacentina di un ospedale, POspedale di S. Giacomo, costruito su un terreno donato da un canonico di S. Eu

femia, Alberico 70. Tale terreno si trovava lungo la strada ?romea?, nel territorio di

giurisdizione della pieve di Fiorenzuola 71. Arduino aveva mandato alia posa della prima pietra il canonico della cattedrale Giovanni Bonomelli, in qualita di suo nun

zio, per piantarvi la croce. Era cosi nata una disputa tra la canonica di Sant'Eufe mia e quella del duomo per il possesso delPospedale. Campi e Poggiali aggiungono che tale disputa aveva avuto origine nei contrasti sorti tra il canonico di Sant'Eufe mia Alberico e i vicini del luogo, i quali avevano pure contribuito alPopera, e che non volevano che la giurisdizione sulPospedale spettasse alia canonica di Sant'Eufe mia, preferendo che tale ruolo fosse svolto dalla canonica della cattedrale 72. A pro posito di tale vertenza, il 25 marzo Arduino emise una sentenza favorevole ai cano nici di Sant'Eufemia: e probabile che con tale decisione Arduino volesse arginare le pretese di controllo dei ?vicini?, e quindi dei laici, sulle istituzioni ecclesiastiche 73.

II - I RAPPORTI CON LA SEDE APOSTOLICA

Arduino, nel corso del suo lungo episcopato, conobbe diversi pontefici e legati pontifici a partire dal pontefice Callisto II, che aveva g& conosciuto durante i lavori del Concilio Tolosano quando ancora era abate di San Savino e dal quale fu consa crato vescovo. E difficile tuttavia stabilire con certezza quali fossero i rapporti tra Arduino e questo papa: del resto Punico intervento di quest'ultimo nella vita della

69 I monaci di San Sisto, guidati dall'abate Berardo, furono tra i principali benefattori dell'erigendo monastero di San Salvatore: il Campi li ritiene ispiratori della venuta dei Pulsanesi a Piacenza (Campi, Del

I'historia, I, p. 414: ?venne in pensiero a' Padri qui di s.Sisto, come Benedettini ancor'essi (se bene diffe rentissimi d'habito) di haverne un convento in Piacenza, o sul territorio?). Le donazioni delFabate di San Sisto e di altri benefattori sono elencate nelle bolle di Eugenio III del 1151 e di Urbano III del 1187 (IP, V, p. 517 n. 2 e n. 4).

70 Campi, DelVhistoria, I, p. 418. 71 II fatto che l'ospedale si trovasse in territorio soggetto alia pieve di Fiorenzuola, sarebbe stato

causa di una sua controversia sorta nel 1192 con Parciprete di Fiorenzuola (IP, V, p. 520). 72 Campi, DelVhistoria, I, p. 418; Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 120. 73 Ed. Campi, Dell'historia, I, p. 542 n. 135 (da un documento dell'Archivio di Sant'Eufemia, non

piu reperibile).

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 213

Chiesa piacentina riguardd la vicenda del monastero di San Sisto, quando con tutta

probability il successore di Aldo non era ancora stato eletto 74. Al successore di Callisto II, Onorio II, Arduino porto personalmente il suo

omaggio nel 1126: secondo la ricostruzione che il Campi fa degli eventi di questo anno, infatti, il vescovo, alia fine di un inverno estremamente rigido, parti alia volta di Roma, per fare visita al nuovo pontefice 75. II vescovo piacentino, approfittando di tale visita, si fece portavoce dei canonici della cattedrale pregando il papa di con cedere loro la protezione apostolica e di confermare con la sua autorit& i beni e le donazioni concesse da vescovi o fedeli in passato o che sarebbero state concesse in future Si legge infatti nel Liber privilegiorum della cattedrale che il breve emesso in

proposito dal pontefice il 9 marzo fu concesso dietro supplica di Arduino 76. Onorio II confermd ai canonici anche i diritti sulla chiesa di Gossolengo e la pieve di Verde to, gi& donate dal vescovo alia cattedrale nel 1123. Abbiamo gia parlato delPinter vento di questo pontefice in merito alia questione del monastero di San Sisto: la

partecipazione di Arduino alia pubblica sentenza tenuta a Piacenza dai legati aposto lici per porre termine alPannosa contesa fra i monaci e le monache sembra sintomo di consonanza con la linea della Santa Sede. Anche durante il pontificato di Onorio II, come del resto era stato per quello del suo predecessore, non emersero dunque particolari problemi.

La situazione doveva complicarsi notevolmente alia morte di Onorio, a partire dal 1130, quando si apri uno scisma papale destinato a durare fino al 1138. Al mo menta delPelezione del pontefice il collegio cardinalizio era diviso, e non e'erano norme precise da seguire in caso di mancata unita. Risultarono cosi eletti, quasi con

temporaneamente e in modo non del tutto regolare, due cardinali che presero il no me, rispettivamente, di Innocenzo II e Anacleto II.

Anacleto, romano, teneva saldamente in pugno la situazione in Roma, mentre al sud godeva delPappoggio dei Normanni. Per ottenere il controllo delPItalia set tentrionale strinse alleanza con Milano, alleanza che comportava anche quella con Corrado di Svevia. Era infatti ancora aperto lo scisma imperiale: il regno di Germa nia era diviso tra Pobbedienza a Lotario e quella a Corrado, il quale era venuto in Italia per ottenere aiuti ed appoggi e, in primo luogo, per ricevere la corona del re gno d'ltalia. La citta di Milano lo aveva accolto calorosamente e Parcivescovo An selmo V della Pusterla lo aveva incoronato re d'ltalia. Secondo Boselli, Corrado sa rebbe stato riconosciuto re d'ltalia da molte citta lombarde, tra cui con molta pro bability anche Piacenza 77. Ma il fatto che durante il concilio di Pavia, convocato per decidere i provvedimenti da prendere nei confronti delParcivescovo milanese, i legati pontifici abbiano affrontato il problema di un'istituzione ecclesiastica piacenti na, il monastero di San Sisto, fa pensare che a questa data Piacenza fosse schierata con il partito lotariano 78. Che Piacenza appoggiasse il partito innocenziano e lota riano e secondo Poggiali indubitabile anche per il fatto che, alleatasi con Pavia, No vara e Cremona, mosse guerra a Milano, mentre qualche anno prima aveva appog giato i Milanesi contro Como 79.

74 Vedi sopra nota 35. 75 Campi, Dell'historia, I, p. 395. 76

Copia in Liber privilegiorum ecclesiae Placentinae, ACC, Cantonale n. 5, cod.n. 47, f. 9. (IP, V, p. 461 n. 2; ed. PL, 166, Parisiis 1894, col. 1253 n. 40).

77 Boselli, Delle storie, I, p. 82. 78 Sul concilio di Pavia vedi sopra nota 37. 79 Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 61. Sulla partecipazione alia guerra contro Como vedi Anony

mi Novocomensis Cumanus, sive poema de bello, et excidio urbis comensis ab anno MCXVIII usque ad MCXXVII, RIS, V, Mediolani 1724, pp. 452-453, w. 1843-1852.

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214 S. ROSSI

Subito dopo Papertura dello scisma papale fu quindi chiaro che lo schieramento anacletiano si caratterizzava in modo decisamente politico. Innocenzo II, da parte sua, alPinizio fu costretto a lasciare Roma, ma trovo il consenso dei piu forti ordini

monastici e canonicali: i Cluniacensi, i Premonstratensi e i Cistercensi. Ottenne cosi

sempre piu ampi appoggi, tra cui quello del re di Germania e imperatore eletto Lo tario.

Al momento delPelezione dei due papi Piacenza, che faceva gia parte di uno schieramento contrario a Milano, aderi ben presto a Innocenzo II. E vero che nella lettera scritta all'episcopate di Aquitania contro Gerardo di Angouleme, sostenitore di Anacleto, alia fine del 1131 o alPinizio del 1132 i soli vescovi italiani dalla parte di Innocenzo che Bernardo di Chiaravalle citava espressamente erano quelli di Asti, Pavia, Parma, Pistoia e Ravenna 80. Ma nello stesso passo della lettera Pabate di Clairvaux dichiarava di nominare solo quelli ai quali era da riconoscere ?praecipua sanctitas, et auctoritas etiam hostibus reverenda?, tacendo i rimanenti ?Tusciae, Campaniae, Longobardiae?: fra questi ultimi molto probabilmente si trovava il ve scovo di Piacenza. Lo si ricava da un documento papale: Innocenzo II P8 agosto 1130 emise infatti a favore dei canonici della cattedrale piacentina un privilegio di conferma dei possessi e della giurisdizione sulla cappella di Gossolengo e la pieve di Verdeto: in esso il pontefice chiamo Arduino ?venerabilem fratrem nostrum?, dicen do che era stato il vescovo a pregarlo di beneficiare la cattedrale 81. L'atto rientrava nella nutrita serie di privilegi che Innocenzo II concesse a piu monasteri, canoniche e chiese minori allo scopo di costituire validi punti di appoggio per il suo partito 82.

Questa politica avrebbe avuto un incremento dopo il ritorno del pontefice dalla Francia in Italia nel 1132. II privilegio del 1130 ai canonici della cattedrale di Pia cenza fu emesso da Genova: Innocenzo II aveva lasciato Roma ed era in viaggio alia volta della Francia.

Durante il 1132 Innocenzo II, di ritorno dalla Francia, visito diverse citt& delPI talia del nord, soprattutto della Lombardia, allo scopo di isolare Milano. Tale itine rario gli valse il consenso di molte sedi episcopali importanti (Bergamo, Novara, Piacenza, Verona), oltre a quello del patriarca di Aquileia, e gli assicurd Pappoggio di molte istituzioni ecclesiali83.

Sempre ad ottenere nuove adesioni tendeva il concilio celebrato nel mese di giu gno a Piacenza, i cui atti sono perduti84. L'unica fonte e Bosone nella Vita del pon tefice: Innocenzo II ?venit Placentiam; ibique congregatis episcopis et aliis ecclesia rum prelatis tarn de Lombardia quam de Ravennatis provincia et Inferioris Marchiae

partibus concilium celebravit? 85. Da Piacenza il papa emise alcuni documenti a favore di istituzioni ecclesiastiche

delPItalia settentrionale. La serie si apri il 31 maggio con un privilegio alia canonica di S. Alessandro in Bergamo, e si chiuse il 29 giugno con la conferma dei diritti me

80 Epistola 126, in Sancti Bernardi Opera, VII, p. 316.

81 Copia in Liber privilegiorum ecclesiae Placentinae, f. 9. (IP, V, p. 461 n. 3; ed. PUI, II, Citta del Vaticano 1977 (Acta Pontificum Romanorum, 2), p. 244 n. 5).

82 Zerbi, I rapporti, p. 5. 83 Zerbi, / rapporti, p. 5 84

Dopo aver celebrato ad Asti la Pasqua (che nel 1132 cadde il giorno 10 aprile), troviamo Innocen zo II dapprima a Novara e poi a Mortara, rispettivamente il 17 e il 23 dello stesso mese. Fermatosi quindi a Pavia dal 2 air8 maggio, il pontefice raggiunse finalmente Piacenza dove avrebbe celebrato un concilio, il quarto dalla sua elezione (P. Jaffe, Regesta Pontificum Romanorum, I, Lipsia 1885, p. 856).

85 Le ?Liber Pontificalis?. Texte, introduction et commentaire par L. Duchesne, II, Paris 1955 (Bi bliotheque des ficoles Francaises d'Athenes et de Rome, 4), p. 381.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 215

tropolitici di Aquileia 86. II 14 luglio Innocenzo II si trovava invece a Cremona, dove emise privilegi a favore dei cenobi piacentini di S. Sisto e S. Savino, mentre il gior no seguente confermo i beni alia canonica di S. Antonino, concedendole il diritto di

appello alia sede apostolica 87. Da Cremona il pontefice ando poi a Brescia, da dove il 29 luglio privilegio la cattedrale piacentina 88. Non essendovi alcuna testimonianza della presenza di Innocenzo II a Cremona prima del 14 luglio, il Campi ipotizza che

egli abbia trascorso la festivita di S. Antonino a Piacenza 89. Secondo Poggiali, du rante la sua permanenza nella citta il pontefice pote consacrare la nuova cattedrale, i cui lavori erano iniziati died anni prima 90.

II 16 dicembre 1132 Innocenzo II riconfermd alia Chiesa di Ravenna la giurisdi zione sulle diocesi delPEmilia, fra cui Piacenza 91. Del resto il metropolita ravennate era stato tra i primi sostenitori in Italia del partito innocenziano, e il pontefice voile certo premiare tale presa di posizione. Ma questo privilegio non dovette certo fare

piacere ai Piacentini, che non avevano mai accettato di buon grado la dipendenza dalla metropoli ravennate 92. L'episodio con tutta probability incomincio ad incrina

86 Piacenza, 31 maggio: PL, 179, Parisiis 1900, coll. 136-37 n. 101; Piacenza, 29 giugno: PL, 179, col. 144 n. 106. Vedi rispettivamente IP, VI, t. 1, Berolini 1913, p. 377 n. 5 e VII, t. 1, Berolini 1923, p. 35 n. 79.

87 II privilegio al monastero di San Sisto e presente in copia in ASPr, Diplomatico, Diplomi pontifi ci, Cassetta 1, n. 19 b (Ed. PL, 179, col. 146 n. 108; reg. IP, V, p. 494 n. 24; Drei, Le carte, III, p. 72 n.

82). II documento a favore del monastero di San Savino e invece riportato in copia in Liber privilegiorum monasterii Sancti Savini, Biblioteca Comunale di Piacenza, Ms. Pallastrelli B2 n. II, f. 16 (IP, V, p. 502 n. 9. Ed. PH Acta, II, p. 269 n. 309). L'originale del privilegio di conferma dei beni e dei diritti della chiesa di Sant'Antonino e invece in ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 26 (IP, V, p. 472 n.

1; ed. PL, 179, col. 148 n. 109). 88 Copia in ACC, Diplomatico, Brevi, Cassettone E, n. 6 (IP, V, p. 461 n. 4; ed. PL, 179, col. 153

n. 114). 89 Campi, Dell'historia, I, p. 400. La festivita di S. Antonino, patrono di Piacenza, cade il 4 luglio. 90 Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 51. 91 IP, V, p. 59 n. 198; ed. G.F. Rossi, Precisazioni e documenti sulVantica dipendenza della Chiesa

piacentina dalla Metropoli di Ravenna, in Atti dei convegni di Cesena e Ravenna (1966-1967), I, Badia di Santa Maria del Monte, Cesena 1969, p. 585.

92 Sul problema della dipendenza di Piacenza dalla sede metropolitana di Ravenna: D. Ponzini, Di

pendenza di Piacenza da Ravenna: contrasti colla sede metropolitana, in Atti dei convegni di Cesena e Ra venna (1966-67), pp. 551-567; G.F. Rossi, Precisazioni e documenti, pp. 569-593. Ma a che data porre Pi nizio di tale dipendenza? Giordana Trovabene osserva che nel sinodo della Chiesa milanese del 501 non fir md tra i suffraganei di Lorenzo il vescovo piacentino, contrariamente a quanto era accaduto in precedenza (G. Trovabene, Le diocesi delVEmilia Occidental nei rapporti con la Chiesa di Milano, in Milano e i Mi lanesi prima del Mille (VIII-X secolo), Atti del 10? congresso internazionale di studi sulPalto medioevo

(Milano 26-30 settembre 1983), Centro italiano di studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 1986, p. 522): questo sarebbe quindi il ?terminus ante quem? per Pinizio della dipendenza di Piacenza dalla metropoli ravennate. Secondo D. Ponzini, Dipendenza di Piacenza da Ravenna, p. 544, possiamo avere la certezza di tale dipen denza solo nel VII secolo, precisamente nel 681, quando tra i vescovi presenti al concilio romano indetto dal papa Agatore il piacentino Placentio figura, dopo Parcivescovo di Ravenna, tra i vescovi della provin cia. L'appartenenza di Piacenza alia provincia ecclesiastica ravennate continud poi con alterne vicende fino al 22 ottobre 1106, quando durante il concilio di Guastalla il pontefice Pasquale II puni il metropolita di Ravenna sottraendogli tutte le Chiese delPEmilia (IP, V, p. 57 n. 188), per diminuirne il potere in quanto scismatico e per colpire la metropoli che da tempo assecondava Pimperatore contro la sede apostolica. L'indipendenza era perd destinata a durare solo dodici anni: una bolla del pontefice Gelasio II, il 6 agosto del 1119, restitui infatti all'arcivescovo ravennate Gualtieri la preminenza sulle Chiese delPEmilia (IP, V, p. 57 n. 189, alia data 1118, agosto 7; il documento e pubblicato in Rossi, Precisazioni e documenti, p. 578 e in A. Riccardi, L'antica dipendenza dei vescovadi d"Emilia dalla metropoli di Ravenna, Piacenza e Bob bio compresi, Lodi 1989, p. 12). II provvedimento fu confermato da Callisto II alPinizio di gennaio del 1121, quando non sappiamo se Arduino fosse gia stato eletto vescovo (IP, V, p. 57 n. 190, ed. Rossi, Pre cisazioni e documenti, p. 580).

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216 S. ROSSI

re il rapporto di Arduino con Innocenzo II, o almeno ad evidenziarne alcuni aspetti problematici.

La situazione si aggrav6 con la nomina cardinalizia del preposito di Sant'Anto

nino, Azo 93: in una data che il Kehr pone tra il 1133 e il 1134 Innocenzo II invid al nostro Arduino una lettera in cui lo rimproverava di non aver ancora fatto visita al ia sede apostolica, ne personalmente ne per mezzo di un nunzio, e lo invitava ?qua tinus que ad utilitatem Beati Petri noveris pertinerc.propensius exequaris? 94. Era Pinizio di una serie di rimproveri che il pontefice avrebbe mosso negli anni successivi al vescovo e ai canonici della cattedrale, le cui motivazioni erano piu o meno diret tamente legate ai loro difficili rapporti con i canonici di Sant'Antonino e il loro pre posito Azo.

Nel documento citato, inoltre, il pontefice ordinava ad Arduino, ?pro nostra caritate et dilecti filii nostri Azonis diaconi cardinalis amore?, di definire la causa vertente sulla cappella di Santa Maria in Cortina in modo che la chiesa di S. Anto nino avesse giustizia. Erano infatti sorte alcune questioni tra i canonici di S. Antoni no e i ministri di S. Maria in Cortina, sottoposti alia loro giurisdizione, e nel 1134 Arduino dovette porvi fine. II 18 maggio 1134 Innocenzo II, da parte sua, si rivolse ai ministri e alParciprete di S. Maria in Cortina invitandoli a rispettare i diritti e le consuetudini di S. Antonino, come stabilito dal vescovo Arduino e dal suo predeces sore Dionigi 95. II 28 giugno, infine, Arduino si pronunci6 definitivamente sulla con tesa, e ribadi quanto era gia stato indicato da Innocenzo II: il sacerdote e i ministri di S. Maria dovevano portare ai canonici di S. Antonino la terza parte delle candele offerte nella messa della Madonna %. Inoltre, a proposito del servizio divino nella chiesa di S. Antonino, si stabili che tanto nel ricevere le processioni dei canonici del duomo quanto nel cantare le messe maggiori i ministri di S. Maria dovevano restare con i canonici di S. Antonino e dovevano essere trattati degnamente e con onore nel coro e alia mensa.

La tensione alPinterno della Chiesa piacentina doveva accentuarsi con il conferi mento ad Azo del titolo di cardinale presbitero di Sant'Anastasia, con tutta probabi lity nel corso del 1134: con questo titolo infatti egli sottoscrisse per la prima volta all'inizio del 1135, precisamente P8 gennaio, un documento papale emesso da Pi sa 91. Ancora a Pisa si trovava Azo il 27 febbraio dello stesso 1135, quando il ponte fice Innocenzo II confermd a lui e ai suoi canonici la concessione del vescovo Ardui no a proposito della chiesa che sarebbe stata costruita a Roncaglia. Con il titolo di cardinale presbitero Azo sottoscrisse anche un documento del 7 giugno con cui Inno cenzo II affidava al preposito della cattedrale Giovanni e ai suoi successori la chiesa di S. Giovanni a Vigolo Marchese, di propriety di S. Pietro, dietro il pagamento di una certa somma 98. Nei primi mesi del 1135 il preposito di Sant'Antonino si tratten ne percid assiduamente nell'ambiente della curia papale, segno del prestigio di cui doveva godere presso il pontefice ".

In questi anni troviamo molte lettere di Innocenzo II ai canonici della cattedrale o al vescovo con Pinvito a porre fine a soprusi a danno di S. Antonino. In partico

93 Vedi sopra nota 22. 94

Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 472 n. 2; ed. PUI, II, p. 245 n. 6). 9* Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 472 n. 3; ed. PUI, II, p. 246 n. 7). 96 ACC, Diplomatico, Decreti, Cassetta 3, n. 1. 97 PL, 179, col. 215 n. 167. 98 Copia in Liber privilegiorum ecclesiae Placentinae, f. 26 (IP, V, p. 462 n. 5, ed. PL, 179, col. 230

n. 182). 99 Ganzer, Die Entwicklung, p. 84.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 217

lare, negli anni tra il 1130 e il 1136 il papa in diversi casi ? dice il Kehr ? ingiunse al preposito e ai canonici della cattedrale piacentina ?ut ecclesiam Beati Antonini, a

longis retro temporibus in magna reverentia et honore habitam, in antiqua sua digni tate dimittant eique suum ius integre conservantes, nullis earn novitatibus gra vent? 100Lo si deduce da un atto analogo, in cui Innocenzo II rinnovava i moniti affinche il preposito Giovanni e i suoi confratelli ?tam in vigiliis quam in aliis inte gram et illibatam libertatem Beati Antonini ecclesie conservent? 101. Da un documen to indirizzato a Giovanni, che il Kehr dice, con dubbio, redatto nel 1137, si vede che il papa a Giovanni ?per iterata scripta mandat quatenus de ecclesia Sancti Antonini chrisma et oleum ad opus cappellae de Roncalia tribuere non ulterius differat? 102. In caso contrario i sacerdoti di Roncaglia potevano chiedere gli oli da qualsiasi altro vescovo cattolico. Ricordiamo perd che nel privilegio di Arduino, confermato poi da Innocenzo II, con cui si concedeva a S. Antonino la giurisdizione su questa cappella, si stabiliva che i sacri oli dovevano essere presi ?a matrice ecclesia prefati loci?, os sia dalla pieve di Sparavera. E probabile percio che quest'ultima, per qualche moti vo, non volesse concederli, e che quindi i canonici di S. Antonino dovessero chieder li alia cattedrale.

Con la nomina a cardinale presbitero il prestigio di Azo era intanto cresciuto notevolmente, anche al di fuori delPambiente piacentino. Fu ad esempio mandato dal papa a Ferrara come suo legato a prendere in consegna la terra per la costruzio ne della chiesa episcopale dalle mani del vescovo Landolfo e dei consoli della citti, che promisero di pagare un censo annuo di un bisante; fu anche presente a Pisa

quando Innocenzo II accettd dal vescovo e dai consoli di Ferrara tale terra, la accol se sotto la protezione apostolica e ordind ai Ferraresi di mantenere in comunione con Roma le propriety di San Pietro 103.

Fu perd soprattutto per dirimere questioni interne alia Chiesa piacentina che il papa impegnd Azo in quality di legato apostolico. Fra il 1135 e il 1139 il cardinale ottenne da Innocenzo II Pincarico di porre termine alia causa tra Pabate Pietro e i monaci di S. Sisto da una parte e i cappellani di quel monastero dalPaltra, tre sacer doti e un chierico, a proposito dei servizi e del ministero dei cappellani 104. II prepo sito di S. Antonino stabili che questi ultimi dovevano prestare obbedienza all'abate Pietro, e tanto coloro che sarebbero stati assegnati alia chiesa di S. Maria ?extra Mediolanensem portam?, quanto coloro che sarebbero rimasti nel monastero dove vano riunirsi in S. Sisto con i monaci per la celebrazione del battesimo e delle messe nelle festivity maggiori; le decime e le propriety spettavano all'abate, mentre per il servizio e il sostentamento dei cappellani venne fissata P entity delle offerte.

Nel 1138 il cardinale piacentino venne ancora delegato dal papa a dirimere una

controyersia, questa volta tra Parciprete di Pontenure, Giovanni, e i suoi canoni ci 105. E utile ricordare che Pontenure era sede pievana e che Giovanni era stato no

100 IP, V, p. 473 n. 5.

101 Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 473 n. 6; ed. PUI, II, p. 247 n. 8). La datazione

proposta da Kehr e Pisa (1134-36) marzo 5. 102

Copia in ACSA, ex Cassetta D. 62 (IP, V, p. 473 n. 8; ed. PUI, II, p. 248 n. 10). 103 /p, V, p. 212 nn. 19 e 20. 104 jpt v, p. 495 nn. 25 e 26. La sentenza di Azo e edita da Campi, DelVhistoria, I, p. 539 n. 131,

che la riferisce all'anno 1141. Secondo Pautore il documento si troverebbe nell'Archivio di San Sisto, dove

perd non e attualmente piu reperibile. 105 IP, V, p. 518 n. 1 e n. 2. Per il pronunciamento di Azo vedi Appendice, n. 5; e riportato da

Campi, DelVhistoria, I, p. 539 n. 130, che per6 lo assegna all'anno 1141. II Kehr (IP, V, p. 518) riferisce che la sentenza di Azo ?laudatur in Innocentii II rescriptis a. 1138 april. 12 (cf. Eccl. coll. s.Antonini n.

9.10); itaque ad hunc annum referenda esse videtur?.

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218 S. ROSSI

minato alia carica di arciprete da Arduino. Mentre in un primo tempo tale nomina era stata confermata dai canonici di Pontenure, in un secondo tempo questi avevano ritrattato la conferma, a causa del comportamento del sacerdote. Si deduce dal teno re della sentenza che oggetto delle critiche doveva essere innanzi tutto una certa li berty nelPapplicare le regole canoniche, in particolar modo nel permettere ai laici di

occuparsi delle questioni ecclesiastiche. II giudizio di Azo, che condannava la ribel lione del collegio dei canonici, era comunque a favore delParciprete. Ma era ben

marcato nei confronti di Giovanni Pordine di rivedere la propria condotta nelPeser cizio del ministero, nel rispetto delle leggi canoniche. In particolar modo nelPatto si legge: ?laicos vero, quibus curam patrimonii ecclesie contra statuta canonum com

missa est, iudiciario ordine et canonica diffinitione omnino removendos iudico?. Con decisione, quindi, Azo censurava Pingerenza laica nel governo del patrimonio ecclesiastico, e proibiva alParciprete di ?bona ecclesiae vendere, donare, alienare ab

sque fratrum consensu, atque consilio?. La questione della pieve di Pontenure dimo stra comunque che nella diocesi di Piacenza il dominio dei laici sui beni ecclesiastici era ancora una realty contro cui le ragioni della riforma stentavano ad imporsi. Ed e

probabile che nelParginare le ingerenze laiche nella gestione del patrimonio ecclesia stico Arduino apparisse alia Santa Sede meno deciso rispetto ad Azo. II vescovo, sempre nel 1138, secondo Kehr, ricevette da Innocenzo II Pordine di rispettare e far

rispettare la sentenza pronunciata dal legato apostolico nella causa tra Parciprete e i chierici della pieve di Pontenure 106. Dallo stesso documento emerge un tono di rim provero del pontefice nei confronti del vescovo piacentino, in particolar modo ri

guardo al suo comportamento verso i canonici di S. Antonino e il cardinale Azo.

Bisogna dire infatti che in questi anni i rapporti del Capitolo di S. Antonino con il vescovo non erano molto piu cordiali di quelli con il Capitolo della cattedrale. Ancora nel documento del 1138 indirizzato ad Arduino Innocenzo II diceva di essere

meravigliato perche, contravvenendo alia consuetudine e ai privilegi emessi dalla sede apostolica, il vescovo creava difficolty alia cappella di S. Maria in Cortina, che rien trava nella giurisdizione di S. Antonino, in quanto ?quendam clericum ad postula tionem fratrum ecclesia Sancti Antonini in eodem loco promotum ad aliam eccle siam illicite trastulerit eundemque locum multimodis fatigationibus inquietet?. Ar duino veniva percid invitato ?quatenus cappellam ipsam in libertate sua dimittat?. A

proposito della questione della chiesa di S. Maria, il Kehr in una annotazione al re

gesto delPatto precedente riporta che in un documento delPArchivio di S. Antonino, di cui perd non indica la data, si legge che ?(Arduinus) autem episcopus quaedam scripta occulte fecerat contra privilegia d.papae de cappella S. Mariae q.d. de Corti na quorum scriptorum querimonia ante d. papam per Gerardum (subdiaconum et canonicum S. Antonino a. 1138) deposita fuerat? 107. Forse il vescovo aveva prodot to degli atti in contrasto con i privilegi papali che stabilivano la giurisdizione di S.

Antonino su quella chiesa? E certo comunque che Arduino poteva ben poco di fronte al prestigio di cui do

veva godere Azo presso la sede apostolica, e ogni suo tentativo di scelta che si disco stasse dalle decisioni e dagli interessi del cardinale e dei suoi confratelli era immedia tamente frustrato. II 12 aprile dello stesso anno 1138 il vescovo piacentino venne nuovamente richiamato dal papa perche restituisse ai canonici di S. Antonino la cap pella di S. Maria in Cortina e osservasse e facesse osservare la sentenza pronunciata

l<* Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 474 n. 9; ed. PUI, II, p. 247 n. 9). 107 IP, V, p. 474 n. 9.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 219

da Azo a proposito della pieve di Pontenure 108. Nello stesso documento Arduino ve niva invitato ad assumersi le sue responsabilita ?de terra Brugneti et de comestioni bus quas ecclesia S. Antonini ex longa debet consuetudine exhibere?. A tal proposi to ?prefato cardinali eiusque fratribus faciat quod ratio dictaverit?. In caso contra rio il vescovo doveva presentarsi al cospetto del papa nelPottava di S. Martino. Nel lo stesso giorno il pontefice ordino ai canonici della cattedrale di ritirare le ingiurie di cui erano stati fatti oggetto il cardinale Azo e i suoi confratelli, e di presentarsi a lui nelPottava di S. Martino delPanno in corso 109. Nella controversia tra i due Capi toli si doveva quindi essere arrivati ai toni forti.

E evidente che alPinterno della Chiesa piacentina si erano creati due schiera menti: da una parte il preposito e i canonici di S. Antonino che godevano delPap poggio della Santa Sede, dall'altra i canonici di S. Giustina e il vescovo. II 2 giugno 1138, poi, Innocenzo II scrisse ai canonici di S. Antonino invitandoli a richiedere il crisma e Polio per la cappella di Roncaglia entro venti giorni al vescovo Arduino, ma se questi non Pavesse concesso entro tale termine, essi potevano prenderli da

qualsiasi altro vescovo no. Arduino era perci6 messo completamente alle strette. II 18 novembre, giorno delPottava di S. Martino, di fronte ad Innocenzo II si

risolse la lite tra il Capitolo di S. Antonino e quello della cattedrale a proposito dei diritti sulle chiese e le cappelle m. II pontefice ordind che si indagasse sulle consue tudini in proposito e che esse fossero rispettate con determinazione. Con un privile gio del 25 gennaio delPanno successivo, 1139, il papa confermd poi definitivamente al cardinale Azo e ai suoi confratelli la chiesa di S. Maria in Cortina, la chiesa di S.

Michele di Gragnano e la cappella di Roncaglia, e dichiaro senza fondamento le ca lunnie rivolte loro dai canonici di S. Giustina 112. Non si sa con precisione a che co sa si riferissero tali calunnie, ma e probabile che i canonici di S. Antonino fossero accusati di aver usurpato i diritti sulle tre chiese alia cattedrale o di essersene appro priati illecitamente.

NelPaprile delPanno 1139 a Roma si tenne il II Concilio Lateranense, e secondo il Campi vi parteciparono il vescovo Arduino, il cardinale Azo e un altro cardinale

piacentino, un certo Ribaldo, canonico della cattedrale 113. Nello stesso anno 1139, il 15 settembre secondo quanto Poggiali dichiara di ricavare da un antico calendario della collegiata di S. Antonino, mori Azo 114.

Gli anni del pontificato di Innocenzo II coincidenti con la presenza di Azo nel collegio cardinalizio furono difficili soprattutto per il vescovo e il Capitolo della cat tedrale, che dovettero scontrarsi ogni volta con il prestigio del cardinale e con il cre dito di cui godeva presso la sede apostolica. A parte il processo di fondazione del monastero cistercense di Chiaravalle della Colomba, in cui Arduino gioc6 un ruolo di primaria importanza, sembra che la sua azione in questi anni nella vita della dio cesi fosse molto limitata, come se il vescovo fosse tutto preso dalle vicende che lo vi

108 Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 474 n. 10; ed. PUI, II, p. 249 n. 11).

109 Copia in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 474 n. 11; ed. PUI, II, p. 250 n. 12).

no Originate in ACSA, ex Cassetta D.19 (IP, V, p. 474 n. 12; ed. PUI, V, Citta del Vaticano 1977

(Acta pontificum Romanorum, 5), p. 301 n. 5). in IP, V, p. 475 n. 13. n2

Originate in ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 28 (IP, V, p. 475 n. 14; ed. PH

Acta, II, p. 300 n. 339). n3 Campi, DelVhistoria, I, p. 411. il4 Poggiali, Memorie storiche, IV, p. 170. Campi, DelVhistoria, I, p. 413 pone la morte di Azo nel

Panno 1140, correggendo quanto affermato precedentemente (ibid., p. 412, si legge che Azo mori nel 1141) dopo aver trovato un atto del febbraio 1141 in cui Giovanni, canonico di S. Antonino, fece una donazione alia sua chiesa nella quale, specified, era stato preposito il cardinale Azo.

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220 S. ROSSI

dero contrapposto, insieme ai canonici della cattedrale, alia canonica di S. An tonino.

Azo, con il prestigio di cui godeva presso il pontefice Innocenzo II, emargind praticamente Arduino dalla vita della sua diocesi. Questi fu costretto a subire diversi

rimproveri da parte del pontefice: doveva attenersi alle decisioni di Azo, che agiva in

quality di legato pontificio, e soprattutto rispettare i diritti di Sant'Antonino. Anche i canonici della cattedrale, analogamente al loro vescovo, furono in diversi casi ri chiamati da Innocenzo II per la loro condotta ritenuta dannosa per la canonica av versaria. Viene da pensare che il motivo delle preferenze di Innocenzo per Azo ai danni di Arduino sia riconducibile alia maggiore consonanza del primo con Pidea in nocenziana di riforma, soprattutto se si tiene conto delle diverse posizioni del cardi nal e del vescovo in merito alia vicenda tra Parciprete e i canonici di Pontenure. O forse vi era stato un momento di incertezza da parte di Arduino prima di riconosce re come legittimo pontefice Innocenzo e non invece Anacleto? Tra i rimproveri del

pontefice ricorreva spesso anche il mancato o perlomeno ritardato presentarsi di Ar duino al suo cospetto, sintomo comunque di una ruggine tra i due di cui e pero dif ficile stabilire con certezza la natura, almeno alia luce della documentazione reperita. Probabilmente Innocenzo II vedeva nel Piacentino che non si recava a fargli visita un vescovo poco docile ai suoi indirizzi di progressivo accentramento nella sede ro mana del controllo sulle diocesi e sulle Chiese in generale.

La morte di Azo doveva comunque riportare maggiore serenity nei rapporti tra Innocenzo II e il vescovo, e tra quest'ultimo e le due principali canoniche cittadine.

Ai canonici di Sant'Antonino il 3 ottobre il pontefice scrisse una lettera di cordo glio, in cui esprimeva partecipazione al dolore per la morte del cardinale Azo e li esortava a rimanere uniti e concordi e ad eleggere alia carica di preposito una perso na degna di raccogliere Peredity del predecessore 115.

II 6 marzo di un anno individuabile con incertezza nel 1140, invid una lettera sia ai canonici di Sant'Antonino, nella persona del preposito Oddone, che a quelli della cattedrale, nella persona del preposito Giovanni 116: si delineava un ?riequili brio? delle parti nella Chiesa locale. Se il tono nei confronti dei canonici della catte drale era ancora di rimprovero, con Pinvito reiterato a rispettare i diritti della cano nica avversaria, a quelli di Sant'Antonino il pontefice scriveva: ?agite igitur et in

his, que ad Dei servitium et ecclesiasticam pertinent honestatem, tales vos per Dei

gratiam exhibere curetis, ut apostolice sedis benivolentia inveniri mereamini dignio res?. Non si trattava di parole di rimprovero, ma la situazione era certo cambiata ri spetto a quando era in vita il cardinale.

In data 17 luglio di un anno collocabile tra il 1140 e il 1143 Innocenzo II richia md poi i canonici di Sant'Antonino ad una condotta consona alia tradizione e ai do veri nei confronti della canonica della cattedrale 117. Da quanto si deduce dal docu mento, i canonici della cattedrale dovevano essersi lamentati presso il pontefice per che, una volta convenuti processionalmente nella chiesa di Sant'Antonino durante la festa del santo, si erano viste negare tutte le offerte dell'altare, che spettavano loro di diritto, da parte dei canonici di Sant'Antonino, i quali le avevano sottratte di

"5 Copia in ACSA, Diplomatic Atti pubblici, Cartella 1, n. 29 (IP, V, p. 475 n. 15). L'originale visto dal Kehr non e stato reperito.

1,6 Delle lettere di Innocenzo II ai prepositi della cattedrale e di Sant'Antonino vi sono rispettiva mente una copia e Poriginale in ACSA, ex Cassetta D.62 (IP, V, p. 475 nn. 16-17. Sono editi rispettiva mente in PUI, II, p. 250 n. 13 e PH Acta, II, p. 329 n. 369).

117 Originate in ACSA, Diplomatic Atti pubblici, Cartella 1, n. 30 (IP, V, p. 476 n. 18; ed. PH

Acta, II, p. 329 n. 370).

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 221

fronte ai fedeli in modo violento e sconveniente. E cid sembrd al papa ?nimis absur dum et honestati contrarium?, tenuto conto della loro usuale condotta fino a quel momento. Innocenzo II invito percid i canonici di Sant'Antonino a dare adeguata soddisfazione delle ingiurie commesse, ?ut clamor super hoc ad aures nostras ulte rius non perveniat?.

Nel senso di una ricomposizione degli attriti fra le due piu importanti istituzioni canonicali della citt& sembrd voler procedere il successore di Innocenzo, Celestino II. II 27 novembre 1143 giungeva infatti ai canonici della cattedrale un privilegio del nuovo pontefice con la conferma dei beni e dei diritti della canonica della cattedra le 118. II primo giorno delPanno 1144 il papa ne indirizzo uno analogo ai canonici di Sant'Antonino 119.

Se la situazione interna alia diocesi Piacentina era di nuovo relativamente tran

quilla, sotto il pontificato del successore di Celestino II, Lucio II, le difficolt& dove vano tornare a presentarsi per Arduino sotto il profilo dei rapporti con la Santa Se de. Vi e infatti una lettera di papa Lucio II del 6 luglio 1144, diretta al clero e al

popolo di Ravenna, con Pinvito ad accettare di buon grado il nuovo arcivescovo

Moyse 120. Ma a noi tale lettera interessa soprattutto per altri contenuti: il pontefice scrisse infatti ai Ravennati di aver intimato al vescovo di Piacenza Arduino di pre stare obbedienza al nuovo arcivescovo di Ravenna, ?iuxta tenorem privilegiorum Ra vennatis Ecclesiae et antiquam consuetudinem?. E probabile quindi che alia morte delParcivescovo ravennate Gualtiero, avvenuta lo stesso anno, i Piacentini avessero tentato in qualche modo di staccarsi da Ravenna, per ritornare allo stato di indipen denza affermato dal privilegio di Pasquale II nel 1106.

Alia luce di questo clima e senz'altro da considerare anche il privilegio indirizza to al monastero di Chiaravalle della Colomba il 12 luglio, quindi esattamente sei

giorni dopo la lettera indirizzata al clero e al popolo di Ravenna, dallo stesso ponte fice Lucio II, con la conferma delle esenzioni godute e dei confini dei beni apparte nenti al monastero 121. Tale bolla, indirizzata alP abate Giovanni, contiene la clausola di riserva dei diritti della sede apostolica, ?salva apostolice sedis auctoritate?, mentre manca la formula di salvaguardia dei diritti vescovili 122. Si trattava quindi di una vera e propria esenzione dalPordinario diocesano a favore del monastero cistercense

piacentino. Era questo un fatto del tutto eccezionale per Pordine cistercense, dal momento che fino alia metk del XII secolo tutti i privilegi indirizzati alle abbazie che facevano capo ad esso contenevano la riserva dei diritti episcopali, almeno fino al 1161.

Per spiegare Peccezionalit& della bolla di Lucio II il Tirelli prova a verificare di verse ipotesi: che nella richiesta del monastero della Colomba possano ravvisarsi i se

gni della diffusione in ambiente cistercense di una nuova coscienza giuridica che ave va trovato in Graziano il suo codificatore; che fossero in crisi i rapporti amichevoli fra la Colomba, il vescovo Arduino e il Comune di Piacenza; oppure che il privile gio fosse stato richiesto in seguito alia vertenza con il monastero di Castiglione, mo

118 Copia in Liber privilegiorum ecclesiae Placentinae, f. 10 (IP, V, p. 461 n. 4; ed. PL, 179, col.

153 n. 114). 119 Originate in ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 32 (IP, V, p. 476 n. 19. Ed. PUI,

II, p. 253 n. 16). ?2o IP, V, p. 60 n. 200; ed. PL, 179, col. 901 n. 59. 121

Originate in ASPr, Diplomatico, Diplomi pontifici, Cassetta 1, n. 25 (Ed. PH Ada, III, p. 59 n.

59; Tirelli, Di un privilegio, p. 209 I. Reg. IP, V, p. 522 n. 3; Drei, Le carte, III, p. 132 n. 154). 122 Sulla questione vedi Tirelli, Di un privilegio, pp. 191-217.

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222 S. ROSSI

nastero ?sub beati Petri juris? 123. Ma nessuna di queste ipotesi, per motivi diversi, sembra accettabile. Le ragioni di fondo della ?exemptio? concessa da Lucio II sono invece riconducibili alPatmosfera creatasi nella diocesi piacentina in conseguenza del

privilegio emesso sei giorni prima dal pontefice. ?Annunziando ad Arduino che dal neo eletto arcivescovo di Ravenna, Moyse, era rivendicata Pobbedienza e la riveren za della diocesi di Piacenza e ordinandogli di prestare quel che era canonicamente dovuto, Lucio II dava il segno della ripresa dell'annosa questione sulla suffraganei ta, fino ad allora elusa dalPordinario di Piacenza? 124. Si trattava senz'altro di un fatto che si inseriva nel tentativo di ricondurre le sempre difficili relazioni tra Roma e Ravenna verso una graduale sottomissione ed obbedienza della metropoli alia San ta Sede, mettendo a tacere le pretese di indipendenza degli episcopati suffraganei che erano state fino ad allora ?tollerate proprio in opposizione alia politica perseguita dagli arcivescovi filo-imperiali di Ravenna? 125.

Ma come mai Parcivescovo di Ravenna proprio allora aveva richiesto con mag giore decisione Padempimento degli obblighi di suffraganeita, in particolar modo da

parte di Piacenza? Tirelli spiega che dietro al problema canonico ci sono delle ben evidenti questioni politiche, in particolar modo quello che il Musso chiama il ?con

quistum Pelavicini?, ossia la graduale penetrazione del Comune piacentino nei terre ni appartenenti alia casata marchionale dei Pallavicino, per cui gran parte della Val di Taro cadeva sotto le mani di Piacenza: un grave colpo inferto alia giurisdizione del vescovo di Parma e, indirettamente, al Comune parmense 126. Quindi il dissidio tra il Comune di Parma, che non poteva tollerare la penetrazione piacentina nel ter ritorio della sua diocesi e del suo comitato, e quello di Piacenza trascinava con se

quello tra i due ordinari, e avrebbe maggiormente irrigidito Arduino su posizioni di non obbedienza al metropolita, dati i buoni rapporti di questo con il vescovo parmi giano. La ?exemptio? concessa alPabbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba fu per Tirelli uno dei mezzi che la Santa Sede uso per ammonire il vescovo, conte nendone ?il potere episcopale, imbrigliandolo nelPobbedienza a Ravenna, anche per privare il Comune di una delle leve della sua intraprendenza? 127.

Un grave problema per Arduino ancora una volta si presentava dunque sul fron te della sua autority come ordinario, alia quale il privilegio di Lucio II a favore del Pabate della Colomba, Giovanni, aveva inferto un duro colpo. Ma il vescovo scelse di attendere gli sviluppi della vicenda senza scendere sul terreno dello scontro diretto, e a ragione. Forse fu quella che il Tirelli definisce la ?forte personality di Arduino? a permettergli un tale comportamento, che risultd vincente almeno per la durata del suo episcopato 128. II successore di Lucio II, Eugenio III, con una bolla del 3

123 La questione tra i monasteri di Chiaravalle della Colomba e di Castiglione poneva le radici in una permuta stipulata il 9 novembre 1143 (Drei, Le carte, III, p. 118 n. 142) tra i due abati: i beni dati in cambio dal monastero parmense appartenevano a questo direttamente, o erano della chiesa soggetta a Base lica Duce, ma erano ubicati nella zona in cui si estendeva il patrimonio fondiario chiaravallese. Questa per

muta inoltre era stata gia da tempo autorizzata dalla sede apostolica (ibid., p. 119 n. 142, in cui e inserita la lettera di Innocenzo II). Ma Pabbazia di Castiglione il 10 maggio 1144, su richiesta del suo abate, si vide confermata da Roma la ?ecclesiam S. Salvatoris de Basilica Ducis cum omnibus suis pertinentiis? (Poggia li, Memorie storiche, IV, p. 195). Cid costituiva una minaccia per Chiaravalle della Colomba, e si pu6 pensare che la richiesta da parte dell'abate Giovanni di un privilegio del pontefice Lucio II fosse finalizzata ad un ristabilimento delPequilibrio delle prove documentarie in vista della risoluzione della causa.

124 Tirelli, Di un privilegio, pp. 202-203. 125 Tirelli, Di un privilegio, p. 203. 126 Chronica Rectorum civitatis Placentiae, videlicet Consulum, et Potestatum ab anno Christi

MCXXX citra, in Johannis De Mussis Chronicon, p. 611. 127 Tirelli, Di un privilegio, p. 207. 128 Tirelli, Di un privilegio, p. 207.

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 223

giugno 1145 a favore delFabate di Chiaravalle della Colomba, Giovanni, ripeteva in fatti la conferma del predecessore di tutto quanto era stato donato o concesso fino a

quel momento al monastero, ma introduceva una importante precisazione 129: Euge nio III adotto la formula ?salva sedis apostolice auctoritate et diocesani episcopi ca nonica iustitia?, riconoscendo cosi i diritti vescovili nei riguardi della Colomba.

Tirelli osserva che il ripristino degli ?iura episcopalia? non fu di ostacolo alia risoluzione della vertenza tra i due monasteri di Chiaravalle della Colomba e di San ta Maria di Castiglione 13?. Ed Eugenio III doveva avere previsto questo fatto, come

pure doveva essersi reso conto che se anche il privilegio di esenzione era stato con cesso in merito alia vertenza tra le due abbazie, ?non avrebbe esaurito la sua effica cia con Pestinguersi della causa che Paveva promosso?: la sua bolla prova quindi la volont& di ?invalidare una prerogativa che avrebbe prodotto effetti stabili e duraturi a favore delPente beneficiario? 131. La controversia tra il monastero di Chiaravalle della Colomba e quello di Castiglione fu risolta il 27 giugno 1145 dal cardinale Eri

berto, legato di Eugenio III, che aveva convocato per tale data i due abati al suo co

spetto nella canonica della cattedrale di S. Giustina a Piacenza 132. II legato apostoli co impose il silenzio ?calumpniantibus et contradicentibus?, cioe a quanti contesta vano i diritti di Chiaravalle della Colomba. ?Idem quoque fecit Placentinus episco pus et consules firmaverunt?, alia presenza delle piu alte gerarchie diocesane e della classe dirigente del Comune. La questione con Ravenna alia morte del pontefice Lu cio II fu quindi temporaneamente insabbiata, e solo dopo la morte di Arduino, negli anni tra il 1148 e il 1151, raggiunse una fase veramente critica.

* * *

L'analisi delle vicende salienti del lungo episcopato di Arduino ha permesso di gettare uno sguardo su circa un quarto di secolo di storia della diocesi piacentina. Rimane perd ancora difficile definire in modo chiaro e preciso Patteggiamento del vescovo di fronte agli awenimenti della Chiesa del suo tempo. Motivo fondamentale di questo fatto sono in primo luogo le contraddizioni da cui non andd esente la sua azione pastorale, soprattutto per quanto riguardava Papplicazione nella Chiesa pia centina dei principi della riforma ecclesiastica.

Ai tempi di Arduino infatti fu definitivamente risolta la questione del monaste ro di San Sisto; nacquero nuove fondazioni religiose ispirate al monachesimo rifor

mato, come Chiaravalle della Colomba (Cistercensi) e San Salvatore di Trebbia (Pul sanesi); la vita canonicale continu6 con vigore; Pordine dei Templari penetrd in am biente piacentino. Arduino fu molto sensibile a questo clima, e in particolar modo la fondazione di Chiaravalle e quella di San Salvatore lo coinvolsero profondamente e lo videro tra i principali protagonisti. Tra le opere riformatrici, egli sembrd infatti

privilegiare il diffondersi di un monachesimo nuovo e piu austero. Abbiamo perd anche visto Arduino confermare diritti dei laici sui beni di chiese e monasteri, ad

esempio la possibility dei vicini e dei fondatori di intervenire nelle elezioni abbaziali, nella gestione patrimoniale, oppure nelPesazione di decime delle chiese.

129 Originate in ASPr, Diplomatico, Diplomi pontifici, Cassetta 1, n. 26 (Ed. Tirelli, Di un privile

gio, p. 213 II. Reg. IP, V, p. 522 n. 3; Drei, Le carte, III, p. 138 n. 162). 130 Tirelli, Di un privilegio, p. 202. 131 Tirelli, Di un privilegio, p. 202. 132 Originate in ASPr, Diplomatico, Document! privati, Cassetta 4, n. 18 (Reg. IP, V, p. 522 n. 4;

Drei, Le carte, III, p. 138 n. 163).

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224 S. ROSSI

Questi episodi che sono stati ricordati possono far pensare ad una contraddizio ne di fondo nella concezione ecclesiale di Arduino riguardo ai temi della riforma, caratterizzata da un'oscillazione continua fra la ricerca di una moralizzazione del clero e la mancata limitazione deiringerenza dei laid nelle questioni, soprattutto pa trimoniali, delle istituzioni religiose. Ma e molto difficile stabilire fino a che punto questo rispondesse ai desideri del vescovo e non fosse invece determinato dalla situa zione contingente di una diocesi in cui ancora acerbi dovevano essere i frutti della ri forma. Potremmo pensare Arduino, abate e monaco di San Savino, monastero di fondazione imperiale tradizionalmente devoto agli imperatori e che rappresentava il 'vecchio' monachesimo benedettino, un po' a disagio nel clima di rinnovamento ec clesiale e sociale con cui dovette fare i conti durante il suo episcopato. O forse non si trattd di disagio vero e proprio, ma solo di quella contraddizione che gia altri uo

mini di Chiesa, prima di lui, avevano vissuto: la volonty di riforma, senza perd eli minare l'ingerenza laica negli affari ecclesiastici.

Oltre a queste considerazioni, si potrebbe anche ipotizzare la volonty di Ardui no di non scendere sul terreno di uno scontro diretto con chi ancora non doveva avere accolto completamente i principi riformatori, per non pregiudicare i rapporti alPinterno della diocesi. In molti altri casi il vescovo appare restio agli scontri aperti e alia ricerca di una via di mediazione, ma non sempre con successo. E quanto ac cadde nei rapporti con le canoniche della cattedrale e di Sant'Antonino: se inizial mente Arduino riusci a mantenere sotto controllo una situazione da tempo tesa, sal

vaguardando un difficile quanto precario equilibrio, le cose precipitarono con la no mina cardinalizia del preposito di Sant'Antonino, Azo. Gli anni del pontificato in nocenziano che coincisero con la presenza di quest'ultimo nel collegio cardinalizio furono infatti molto difficili per Arduino che, insieme ai canonici della cattedrale, dovette subire dal papa anche diversi rimproveri. II vescovo allora fu emarginato dalla vita della sua diocesi: si concentrd nelPopera di fondazione di Chiaravalle e la scid praticamente Azo protagonista sulla scena della Chiesa piacentina. In pratica

Arduino seppe attendere il placarsi delle acque: alia morte del preposito di Sant'An tonino i rapporti con la canonica e con il pontefice tornarono piu sereni, ed egli ri prese in mano con vigore le redini della sua Chiesa.

Tale capacity di temporeggiare non deve perd far pensare ad una mancanza di decisione nel difendere le proprie posizioni; anzi, poteva essere un modo per evitare di scendere a compromessi. ? quanto accade al tempo del pontefice Lucio II: Ardui no condivise con i Piacentini ogni tentativo per mantenere Pindipendenza della dio cesi di Piacenza dalla metropoli ravennate, al punto da permettere che fossero messi in pericolo i suoi poteri di ordinario. Ma anche in questo caso evitd la lotta aperta, seppe aspettare: la questione con Ravenna rimase cosi sospesa almeno fino al termi ne del suo episcopato.

II Campi ricorda inoltre che alia morte di Arduino i canonici di Sant'Antonino si rivolsero al pontefice lamentandosi del fatto che il vescovo, sebbene da loro piu volte interpellato sulla questione del Brugneto, non aveva mai fatto nulla di concreto

per dare soddisfazione dei loro diritti. II vescovo, relativamente a tale vicenda come

giy in altre situazioni, forse volutamente trascind la questione, comunque tentd di mantenere quella che per lui era la situazione piu favorevole, facendo come se nulla fosse. Anche in questo caso emerge quella che, come abbiamo visto, sembra essere una prerogativa principale della sua personality.* la capacity, qualora non sapesse o non volesse dare una soluzione definitiva ai problemi, di contenerne le implicazioni.

Slmona Rossi

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 225

Appendice

1 Breve

1123 luglio 20, Piacenza

Arduino, vescovo e conte di Piacenza, e i canonici della cattedrale Giovanni

Maiorscola, Giovanni arciprete di Torrano e Giovanni GaMano, investono i fratelli Gerardo e Aginone, figli del fu Aginone chierico, e il loro nipote Alberico, di tutto cid che detengono da parte della chiesa di Santa Maria in Gariverto, sottoposta alia cattedrale piacentina. A loro volta i beneficiari rinunciano in mano al vescovo e ai canonici a tutto cid che essi detengono per diritto di accolitato da parte della Chiesa

piacentina; allo stesso modo rinunciano in favore della chiesa di Santa Maria in Ga riverto a tutto cid che i suoi preti o chierici per conto della chiesa stessa, detengono a qualsiasi titolo.

Originale: ACC, Diplomatico, Investiture, Cassetta 6, n. 6.

Stato di conservazione buono. Le sottoscrizioni sono autografe.

(ST) Die veneris que est terciadecima dies kalendis augusti, in monasterio Sancti Savini supra laubiam de iusta rivum. Presentia / donni Oddonis eiusdem monasterii abbatis et Germani prioris ac Bonizonis monachi de Albiano nec non et Azonis

prepositi / Sancti Antonini et Iohannis prepositi Sancte Euphemie et presbiteri Io hannis Biguli eiusdem ecclesie atque Azonis archipresbiteri capellanorum et Alberti 5

archi/presbiteri Sancti Iuliani ac Iohannis presbiteri Sancti Oddelricia, qui et Bima capra vocatur, atque Alberti presbiteri Sancte Marie de Bigulo, qui et Caballerius / vocatur, aliorumque bonorum hominum quorum nomina subter leguntur, donnus Arduinus episcopus et comes sancte matris Placentine Ecclesie necnon / et Iohannes Maiorscola b ac Iohannes archipresbiter de Toirano et Iohannes Galicianus, canonici 10 eiusdem ecclesie, investiverunt Gerardum et Aginonem / fratres, filios quondam Aginonis clerici, et Albericum eorum nepotem, filium quondam Alberici, per feodum et beneficium vasallorum, nominative ex / hoc toto quod habent et tenent a

parte ecclesie Sancte Marie de Gariverto, que esse videtur sub iure et potestate predicte sancte / matris Placentine Ecclesie, vel si alii per eosdem germanos et nepo- 15 tern possident vel si in aliquo impeditum fuerit quod per eos possideatur / ininte grum, ita ut ipsi Gerardus et Agino germani et Albericus eorum nepos eorumve c

heredes masculi habeant et faciant quicquid voluerint beneficiario / noihine rationa biliter serviendo predictis ecclesiis scilicet sancte matri Placentine Ecclesie et Sancte Marie de Gariverto; si vero unus ex eis vel omnes / preter unum decesserint, is qui 20

supervixerit in toto predicto feodo succedat sine contradicione partium predictarum ecclesiarum d eorumque successorum. / Insuper iam dictus episcopus et canonici a

parte ecclesiarum obligaverunt se et eorum successores eosdem Gerardum et Agino nem atque Albericum eorumve / heredes masculos non acturos e

neque causaturos,

a In Oddelrici o corretta su u b In Maiorscola la prima o e corretta su rasura c In eorumve, rum scritto nelVinterlinea d eccl- corretto su rasura e Corretto da aucturos mediante espunzione della prima u

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226 S. ROSSI

et si fecerint obligaverunt se et eorum successores componere eisdem fra- 25 tribus et Alberico vel eorum / heredibus libras viginti denariorum Con? et insuper quod causaverint vel molestaverint sit nullius firmitatis. Ibi loci presentia eiusdem /

predicti ordinis et aliorum hominum quorum nomina subter leguntur, iam dicti Ge rardus et Agino et Albericus eorum nepos, per consensum et aucto/ritatem Vuarim berti Mantegacii, Gerardi Biguli, Attonis Calvi tutorum predicti Alberici, fecerunt 30 finem et refutationem in / manu predicti episcopi et canonicorum ex hoc toto quod habebant et tenebant vel alii per eos a parte sancte matris Placentin? Ecclesie per aco/litatum, ubicumque inveniri potuerit in integrum. Similiter fecerunt refutationem adversus predictam ecclesiam Sancte Marie de Gariverto / ex hoc toto quod presbi teri eiusdem ecclesie vel clerici a presenti parte ecclesie tenent vel alii per ipsam 35 ecclesiam dicendo quod eis per acolitatum / aut per quodlibet ingenium pertinere de beat sed omni tempore ipsi et eorum heredes tacitos et contemptos se esse obligave runt. Si vero aliquo in tempore / agere aut causare presumpserint per eos vel per eo rum submissam personam et taciti exinde non permanserint, obligaverunt se et eo rum heredes / ei ecclesie cui requisitionem fecerint composituros libras viginti de- 40 nariorum Con? et quod requisierint sit nullius roboris.

Unde duo bre/via in uno tenore scripta sunt. Anno ab incarnacione domini no stri Iesu Christi millesimo centesimo vigesimo tercio, suprascripta die, indicione

prima.

Ego Arduinus episcopus subscripsi. 45

Ego Iohannes magister scolarum gratia et rogatu prefati episcopi subscripsi sal vo / pacto et conventu huius cartule de decimis acolitatus matricis ecclesie. Ego Io hannes archi/presbiter eodem modo subscripsi. / Ego Iohannes Galicianus accolitus similiter subscripsi.

Ibi fuerunt Obertus vexillifer, Antonius Capud de Sedacio, Atto Calvus, Ge- 50 rardus Bigulus, Vuilielmus Scorpionus, Albericus filius / Ugonis, Grimerius Viceco mes, Vualingus de Rivalegario, Bonusiohannes de Viiustino, Grimerius nepos eius, Bernardus / [de] Montedonnico, Antonius Collio, Petrus Vuassco, Malparente, Albi zo Cagalana, Gerardus Capud de Porco, Baxadonna / montenarius de Petra Corva, Albertus filius Enurardi testium. 55

(ST) Ego Bonusvicinus notarius interfui et ambarum partium iussione hoc breve

scripsi.

2

Investitura 1133 ottobre 20, Piacenza

II vescovo di Piacenza Arduino stabilisce che i sacerdoti della chiesa di San t'Antonino che devono essere ordinati non siano tenuti a prestare alcun giuramento, ne prima ne dopo la consacrazione, al vescovo o ad altri della cattedrale; di questa prerogativa investe ?per ferulam? il preposito di S.Antonino Azo, cardinale diacono, e tre suoi confratelli: Oddone, Ansaldo e Giovanni.

Originate: ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 27. Stato di conservazione discreto; alcuni fori in corrispondenza delle pieghe.

Arduinus sancte Placentine Ecclesie humilis episcopus dilecto filio et fratri Azoni sancte Romane Ecclesie diacono cardinali et Beati Antonini preposito / eiusque suc cessoribus pro tempore substituendis in perpetuum. Pastoralis moderaminis exhorta

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 227

tur auctoritas cummissum nobis / grege ab incursu pravorum defendere quantaque possumus diligentia et circumspectione munire. Ea propter, dilecte / in 5 domino Azo sancte Romane pcclesie diacone a

cardinalis, iustis peticionibus tuis as sensum prebuimus atque Beati Antonini / ecclesiam arj his que inhonesta sunt nec canonica nostro privilegio defensare curavimus. In ipsius itaque nomine a quo omne da/tum optimum et omne donum perfectum est statuimus et presentibus futurisque temporibus observandum pontificali nec non canoni/ca auctoritate firmamus 10

quatenus qui de ?ccl?sia Beati Antonini Martyris ad sacerdotium promovendi sunt nec ante conse/cracionem nec post consecracionem iuramentum aliquod episcopo seu maiori ecclesie alicuive persone faciant, quod cum dominica voce atque apostolica sit tradicione prohibitum, Cornelii venerabilis pape et martyris decreto evidentissime constat interdictum, / ait enim: ?Sacramentum hactenus a summis sacerdotibus vel 15

reliquis exigi nisi pro fide recta minime cognovimus nec sponte / eos iurasse reperi mus? et cetera; hanc ergo nostram constitucionem quia in perpetuum firmam et in concussam fore desideramus / presentibus atque assensum presentibus religiosis fra tribus quorum nomina subscripta esse videntur in palatio nostro residens per ferulam

quam manu gerebam tibi Azoni sancte Romane pcclesie diacono cardinali et 20 Sancti Antonini preposito tri/busque fratribus, Oddoni videlicet et Ansaldo atque Iohanni sepe nominate ecclesie sacerdotibus vicem ceterorum gerentibus, in/vestitu ram huius rei non tarn manu quam corde dedi. Presentem quoque paginam proprio sigillo signavimus et ad eorum / que in ea scripta sunt coroboracionem subscripsi

mus. Patresb autem qui post nostrum decessum in pontificali or/dine pro- 25 vidente Deo substituentur que fecimus ipsi quoque confirment ut cum fuerint partici pes operis per Dei / misericordiam fient consortes retribucionis c; canonici vero pre fate ecclesie nostrum beneficium suis oracionibus / reconpensare non neglegant cum

que dominus infirmitatem meam ex hac luce subtraxerit in anniversaria die obitus mei quotquot sacerdotes fuerint pro anime nostre remedio missarum sacrificia 30 offerant et pauperibus elimosinas largiantur. Quisquis / autem contra hec temerarius violator accesserit et a proposito iniquitatis non resipuerit sciat se anathematis vincu lo innodatum atque / cruciatibus aeternis divina ulcione mancipandum, servantibus ea sit benedictio in secula seculorum. Amen amen amen.

Acta sunt hec in palacio Placentino .XIII. kalendas novembris, indicione .XII., 35 anno incarnacionis domini nostri Iesu Christi millesimo .CXXXIII.

+ Ego Arduinus episcopus subscripsi + Ego Azo sancte Romane Ecclesie diaco nus cardinalis et Beati Antonini prepositus predictam investituram suscepi et subscri

psi + Ego Oddo presbiter / et canonicus Sancti Antonini predictam investituram su

scepi et subscripsi. Ego Ansaldus sacerdos et canonicusd Sancti Antonini 40 hanc investituram suscepi et subscripsi. Ego Iohannes e

presbiter et canonicus Sancti Antonini hanc investituram suscepi et subscripsi. / -I-Ego Azo archipresbiter capella norum interfui et subscripsi 4-Ego Andreas presbiter Sancti Mathei interfui et sub

scripsi 4-Ego Petrus presbiter Sancti Ilarii interfui et subscripsi +Ego Martinus pre sbiter / Sancti Ieorgii interfui et subscripsi + Ego Albertus presbiter Sancte Marie de 45 Biculo interfui et subscripsi + Ego Germanus presbiter Sancte Margarite interfui et

a -e su rasura b P corretta su Fr c In retribucionis la terza i e corretta su e d -no- soprascritto e -s corretta su o

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S. ROSSI

subscripsi +Ego Martinus sacerdos in/terfui et subscripsi, Sancti Andre? +Ego Ge

rjardus presbiter Sancti Protasii interfui et subscripsi + Ego Homodeus presbiter tituli Sancti Hylarii interfui et subscripsi / Ego Lotardus Sancti Iohannis prepositus inter fui et subscripsi. 50

3 Statuta

1134 novembre 23, Piacenza

II vescovo Arduino concede al preposito di Sant'Antonino Azo e ai suoi confra telli di fondare una chiesa a Roncaglia su terreno di propriety della canonica, e con ferisce loro il diritto alPamministrazione spirituale e temporale di essa; chi vorr& es sere ordinato sacerdote in questa chiesa, ricevuta la tonsura dal preposito di San

t'Antonino, si presenter^ in tempo ragionevole al vescovo di Piacenza; il ministro di

Roncaglia dovri poi chiedere Polio e il crisma alia cattedrale e non dovr& avanzare

pretese sulle decime spettanti alia pieve di Sparavera.

Copia: ACSA, Diplomatico, Atti pubblici, Cartella 1, n. 20 III. Stato di conservazione buono: la pergamena ha solo alcune macchie e piccoli fori spar si.

Arduinus Placentinus episcopus licet indignus, dilecto fratri Azoni sancte Ro mane Ecclesie diacono cardinali et Beati Antonini preposito nec non et universis fra tribus in eiusdem sancti obsequio iugaliter commorantibus in perpetuum. Licet om nium nobis commissorum iuste postulationi pontificali sollicitudine favere debeamus, eis tamen qui ecclesiastice discipline religiosoque proposito mancipati sunt 5

precipue intendimus eorumque non inmerito desideriis aspiramus. Qua propter, di lecte in domino Azo sancte Romane Ecclesie diacone cardinalis et Beati Antonini preposite, tua vota fratrumque tuorum laudamus vestreque peticioni paterna diligen tia debitum assensum favoremque prebemus. Cum enim in villa vestra que Roncalia dicitur plures tarn viros quam mulieres pro sacerdotali absentia absque sa- 10 lutari remedio sepius obisse doleretis, prudenti provisione ad honorem Dei nec non et salutem in ibi commorantium, supplici instantia humilique devotione in eadem vil la atque in Beati Antonini predio ecclesiam nostra auctoritate fundari proposistis; ad reverentiam itaque gloriosi martyris Antonini, cuius benefitiis et meritis assidue pro tegi et foveri confidimus, precibus vestris annuimus atque in prefata villa simili- 15 terque in fundo beati Antonini domum Dei locumque orationis aedificari promitti

mus ac iubemus, eiusdem autem loci administrationem atque ord(inationem tarn spiri talium quam temporalium rerum vestrisque successoribus perhehni iure concedimus eo videlicet ordine: ut qui religionis habitum induere et spiritalem sortem obtinere

predicto in loco voluerint a preposito ecclesie Sancti Antonini, seu a suis 20 fratribus si prepositus non fuerit, tondeantur a, atque ad suscipiendos sacros ordines congruo tempore Placentino episcopo per eosdem represententur. Sin autem, quod non esse futurum desideramus, clericus seu sacerdos culpis suis exigentibus castigari meruerit a predicto preposito seu fratribus suis competenti regularique disciplina cor

rigatur, quod si sepius ammonitus incorrigibilis extiterit tamquam inutilis et pro- 25 tervus per eosdem sicut potestatem habentes ab eiusdem loci [be]neficio et mansione

privetur; oleum vero et chrisma a nostra matrice ecclesia sepe nominati loci presbiter

a In tondeantur, la seconda n e soprascritta

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 229

suscipiat; decimas autem .. aliter qu$ ad plebem de Sparvaria spectant nullatenus usurpare presumat. Quin etiam si quis de eadem villa devotionem suam in quibusli bet indicatis exhibere voluerit nequaquam impediat; in reliquis vero omnibus ea 30 que nunc a fundamentis in sepe nominata Roncalia a vobis edificatur ecclesia ita ad bead Antonini ecclesiam omnimodis respiciat ut nullum se b in ea noverit archipre sbiter plebis ius potestatis in spiritalibus seu temporalibus habiturum. Hec itaque omnia, quia inconcussa nostris futurisque temporibus esse desideramus, propria ma nu subscribentes sigillo proprio signari mandavimus. Si quis vero, quod non 35

optamus, contra hec statuta aliquid addere vel quippiam horum infringere temerario ausu temptaverit, excommunicationi submissus omni ecclesiastico consortio careat et nisi continuo resipuerit sancti Antonini nostrique presulatus auctoritate anathematis vinculo innodatus cum Iuda traditore in futuro iuditio porcionem maledictionis se noverit habiturum. Amen amen amen. Ego Arduinus episcopus subscripsi. 40

Acta sunt hec .VIIII. Kalendis decembris, anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi millesimo .CXXXIIII., inditione .XIII.

b Segue e espunto

4

(Carta) confirmationis et investiture 1135 febbraio 13, Piacenza

II vescovo Arduino conferma ai capitanei della famiglia Da Cario, rappresenta ta da Gandolfo, Ribaldo e Bernardo, tutte le decime e i diritti di decime che essi gi& detengono nell'episcopate piacentino.

Originate: ASPc, Ospizi civili, Diplomatico, Cartella 2, n. 16. Pergamena in buono stato di conservazione, fatta eccezione per la parte inferiore corrosa dal Pumidita.

(ST) Die que est terciadecima mensis februarii, millesimo centesimo trigesimo quar to, / terciadecima indicione, in palatio domini episcopi Placentini. Presencia bono rum / hominum quorum nomina inferius dicontur accesserunt ad presenciam donni Ar/duini episcopi et comitis Placencie capitanei de Cario, videlicet Gan/dulfus, Ri baldus atque Bernardus, pro se et aliis de Cario asserentes ei / et prote- 5 stantes coram eo quod ipsi de Cario et eorum antecessores fuerunt / et sunt vasalli palatini et quod tenent et tenuerunt ab eo per feudum / omnes decimas et iura deci mationum quas et quae ill! de Cario habent / et pro eis tenentur in episcopatu Pia centino, quare implorant ab eo / quod dictum feudum in eis confirmet atque de eo dem feudo eos ite/rum investiat ad cautelam. Unde nos Arduinus Dei gratia epi- 10 scopus / Placentinus et comes de certa sciencia fratrum nostrorum ecclesiae ma/ioris antedictum feudum predictarum decimarum et iurium decimationum, / quas ipsi de Cario et eorum antecessores habent et aliquo tempore habuerunt / et quae pro eis tenentur in episcopatu Piacentino, eis concedimus et confirma/mus; et de ipsis deci

mis et iuribus decimationum ad cautelam eos / iterum per feudum investimus in 15 eis et eorum heredibus ab eis descen/dentibus; et pro hac confirmatione et investitu ra solidos quadraginta denariorum / cone ab eis accepisse confitemur. Et ibidem predictus Gandulfus / pro se et omnibus aliis de Cario predicto domino episcopo fi

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S. ROSSI

delitatem iuravit / salva fidelitate imperii. Ibi fuere testes Petrus Vicecomes, Grime/ rius eius frater, Aldacherius de Roncoveteri, Albertus Gnachus, Aribertus 20

Ro/gna, Vasilianus, Gandulfus eius frater, Bonus Iohannes Vangerius, Anselmus Ce/rena et [testes] alii.

(ST) Ego ..mannus a de ... b interfui et scripsi.

a Lacuna dovuta alVumidita b Lacuna di 12 lettere dovuta all'umidita

5

Decretum

(1138)

II cardinale e legato apostolico Azo emette la sentenza a proposito della contro versia tra Parciprete Giovanni e i chierici di Pontenure: stabilisce che Giovanni e il

legittimo arciprete, ma riconosce che egli ha ecceduto nelle spese effettuate in occa sione del suo viaggio a Roma in visita al papa e in altri comportamenti; indica an che il da farsi a proposito dei preti da Giovanni ordinati senza consultarsi con i con fratelli e i casi di ingerenza da parte dei laici.

Copia: ACC, Diplomatico, Miscellanee, Cassettone G, n. 18.

Pergamena molto rovinata dall'umidita, soprattutto nella parte inferiore, dove Pinchio stro risulta cancellato in diversi punti. L'umidita ha provocato anche una larga chiazza in cor

rispondenza delPangolo inferiore sinistro. Reg. //>, V, p. 518 n. 2. Ed. Campi, Dell'historia, I, p. 539 n. 130 (a. 1141).

A[zo] a sancte Romane Ecclesie presbiter cardinalis apostolice sedis legatus, I[o

hanni]a archipresbitero et Pontinurensibus clericis salutem. Quia eorum discordia qui predicatores pacis esse debent {scclesiam Dei non minimum perturbat, sollicita est

provisione studendum ut litigii ablata materie ad concordiam quam totius reducan tur; inde est quod ex deputatione beatissimi domini mei pape Innocentii eorum 5 qu? inter vos agebantur cognitorum existens primum omnium ut videt loco et offitiis iuxta mandatum apostolicum, vos clerici canonice restitueremini effeci, deinde con troversie causis que longo tempore iam duravit inquisitis atque utriusque partis alle

gationibus pacienter auditis induciis vel necessariis prestitis, postulatum est tarn ab

archipresbitero quam et a vobis debere a me sententiam promulgari. Ego itaque in 10 Dei nomine A[zo]a sancte Romane Ecclesie presbiter cardinalis apostolice sedis lega tus, auctoritate canonica similiterque assesorum nostrorum nec non et aliorum pluri

morum sapientum ac religiosorum virorum consilio fretus, quia vos electionem archi

presbiteri donno Arduino Placentino episcopo commisisse nec ab eo postea transtu lisse similiterque I[ohanni]a presbitero per eundem episcopum vobis in archi- 15 presbiterum dato pacis osculum obtulisse novoque cantancium divinas laudes dum

a Del nome e riportata solo la lettera iniziale

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ARDUINO VESCOVO DI PIACENZA 231

intronizaretur non defuisse sed neque vim neque metum seu fraudem vobis illata fuisse quominus potuissetis huic facto contradixisse, quin etiam cum eodem in pace .1111. annis et b

amplius sic mansisse ut nec ante presentiam domini pape seu quo rumlibet legatorum ipsius seu aetiam prefati episcopi querimoniam de predicti archi- 20

presbiteri tali superpositione nequaquam manifeste deposuisse, veridica testium rela cione vestraque confessione cognosco presentem Iohannem sacerdotem archipresbite rum vestrum esse atque ab hoc officio iure non debere semoveri pronuntio; set sicut

incongruum est a suscepto offitio sola quemquam voluntate suspendere quern culpa non removet, ita sollicite disponendum est ut mala que secuta fuerint sine 25 emendatione minime relinquantur. Ea propter te Iohannem archipresbiterum in ex

pensis sub obcasione eundi ad dominum papam factis atque ab is rebus modum ex cessisse cognoscens aperte reprehendo pariterque clericos quos ordinare voluisti in consultis fratribus qui ab ecclesia Pontenurensi sub obtentu debiti exclusi fuerant nec

recepti cum redire voluissentc eo usque a beneficiis ecclesie separandos deeerno, 30 donee soluto debito de facultatibus predicte ?cclesie poterunt sustentari; laicos vero, quibus curam patrimonii ecclesie contra statuta canonum commissa est, iudiciario ordine et canonica diffinitione omnino removendos diiudico; clericis autem in quibus si quid reperiri potuerit pravitatis ut in subditis emendari quod illicite gestum fuerit ... d ecclesie e officia iuxta canonum sanctiones committi de omni bene censeo; de 35 infamia vero pro qua eundem archipresbiterum ab episcopo Placentino condempna tum ... f et presbiterum nec non et archipresbiterum ab eodem factum esse.? vi deat, ipse defecerit. Ego vero sepe nominatum archipresbiterum ad predictum episco pum tamquam ... h nec condempno neque absolve De cetero ut eidem tamquam prelato vestro humiliter pareatis ipse vero tamquam filios et fratres suos 40 diligat, foveat et hono[ret], ... 1 facultates ecclesie vobis prebeat similiterque bona ec

clesie vendere, donare, alienare absque vestro aliorumque fratrum consensu atque consilio ut non presumat. Si ergo ipse seu aliquis vestrum huic nostri decreti violare extiterit, nisi cito rescipiscens canonice emendaverit, pene sui ordinis et offitii apo stolica ...1 hoc negotio legatione.m suppono. 45

b Segue ex cancellato con inchiostro

c recepti cum redire voluissent, nell'interlinea

d 75 lettere non leggibili a causa dell'umidita e ecclesie nell'interlinea superiore f Lacuna di 25 lettere dovuta all'umidita g lettere non leggibili a causa dell'umidita h Lacuna di 24 lettere dovuta all'umidita 1 Lacuna di 22 lettere dovuta all'umidita 1 Lacuna di 18 lettere causata dall'umidita m Lacuna causata dall'umidita

6

Breve 1146 settembre 6, Piacenza

Cavalcaporco, figlio del fu Malaplanta Stirco, giura di stare in pace con i cano nici della cattedrale piacentina e con tutti gli uomini della loro parte, e di rispettarne i beni e la persona.

Copia semplice imitativa: ACC, Diplomatico, Promesse, Cassetta 14, n. 13. Stato di conservazione buono, a parte qualche bruciatura nella parte superiore destra.

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S. ROSSI

(ST) Die dominico qui est sexto die intrante mense septembre in octava indictio ne, anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi millesimo centesimo quadragesi mo sexto. Presentia dompni Arduini Dei gratia sancte matris Placentine Ecclesi? epi scopi, et in eius palacio, et domini Iohannis eiusdem ecclesi? prepositi et Iohannis

Maiorisscole, Fredentionis, archipresbiteri Attonis, presbiteri Marci, Widi de Pigaza- 5 no, Teudaldia archidiaconi, Galiciani, Ottonis de Episcopo, presbiteri Oberti Sarace

ni, Fulconis Advocati, Fulconis Stricti, Opizonis filii Oddonis, Raanaldi Surdi, Ober ti Conphanonerii, Warimberti Mantegacii, Nicholai de Castello Arquato, Roglerii de

Sarturiano, Bosonis de Petra dos... b, Gualterii Vicedomini, Grimerii Vicecomitis, Ianathas Mantegacii, Alberici Vicedomini, Rozferii] Pitapullum, Adraldi Rundane, 10

Malscortica, Boni Iohannis Bonaldi, Boni Iohannis Laudexani, Stublonis, Arpini, Boni Iohannis de Puzopagano, Ruzeti, Rolandi Golzali?, Bernardi de Fabene, Iorda nis Curtanis, Clerici Zaningi, Filii Ofanelli, Gazurri, Gerardi Saraceni, Iohannis Ma

delelmi, Curtepellis Facii de Matulo, Raanaldi Ranbi, Pendoli, Alberti Guandalini, Gerardi Becarii, Ospinelli, Plasii, Turlandi, Rubei, Cirioli, aliorumque multorum. 15 *** c

Cavalcaporcus olim filius Maleplante d Stirci sacrosanctis evangeliis

e tactis iu ravit pacem tenere erga canonicos matricis ecclesi? et ad omnes homines illius partis, de lite terrarum que olim erat inter eos, in habere et in personis, per se et per omnes homines ipsius partis et a sua parte venientes et nominative ad Albericum Tortum de civitate Papia et ad omnes homines illius partis in habere et in personis; et iussiones 20

quas ex hoc ei facient prenominatus Iohannes prepositus et Iohannes maior scolarum et Fredentionis et maiores istius civitatis consules, cum aliis quos ipsi ad hoc placi tum convocabunt, ipse exaudiet et adtendet atque obediet: totum predictum per bo nam fidem, exclusis penitus omnibus calumpniis et malis ingeniis, si Deus eum adiu vet et sancta Dei evangelia. Enim vero sicuti predictus Cavalcaporcus de hoc iuravit, 25

per se eodem modo Bonus Senior patruus suus et barbanus iuravit et per Obertum fratrem suum.

(ST) Et ego Bonusiohannes filius Agiprandi et notarius regalis palacii interfui et

supradictii episcopi aliorumque dominorum rogatu recordationis causa hoc breve scripsi.

a Teudaldi, scritto con inchiostro rossastro: sembra aggiunto successivamente

b Lacuna dovuta a bruciatura nella pergamena c 12 spazi bianchi d Maleplante, scritto con inchiostro rossastro: sembra aggiunto successivamente

e evvangeliis, la seconda v e espunta

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