ARCHE O L O G I CA CANO S I NA CANVSIVM · 2018. 9. 20. · Canosa dimostra a Roma all'indomani...

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& SERVIZI E ATTIVITA' PER IL TURISMO CULTURALE CANVSIVM DOVE VIVERE LA STORIA FONDAZIONE ARCHEOLOGICA CANOSINA TANGO RENATO-SERVIZI PER L'ARCHEOLOGIA E IL TURISMO

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&

SERVIZI EATTIVITA'

PER IL TURISMOCULTURALE

CANVSIVM

DOVE VIVERE LA STORIA

FONDAZIONE ARCHEOLOGICA

CANOSINA

TANGO RENATO-SERVIZI PER L'ARCHEOLOGIA E IL TURISMO

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

chi siamo

Grazie alle competenze interdisciplinari , di guide turistiche abilitate, fornisce una

rete di servizi per la fruizione dei beni culturali e ambientali, per la valorizzazione

turistica del territorio e del patrimonio enogastronomico, per le attività didattiche e

ricreative. Fornisce attualmente i propri servizi alla Fondazione Archeologica

Canosina Onlus, alla quale il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Comune di

Canosa di Puglia hanno affidato la gestione del patrimonio archeologico,

monumentale e museale di Canosa.

Lavorando in stretta sinergia con essi si offre ai fruitori del Patrimonio archeologico e

monumentale di Canosa la possibilità di ingresso gratito, tutti i giorni feriali e festivi

dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, solo su prenotazione, contattando il call

center +39 333.88.56.300.

Ecco i principali servizi offerti nel settore del Turismo culturale e scolastico:

Visite guidate

Itinerari tematici

Archeo-trekking

Walking tour

Attività didattiche

Attività ludico-educative

Tango Renato- Servizi per l'archeologia e il turismo è un'azienda con sede a Canosa di

Puglia.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

DALLE ORIGINI ALL'ETA' DAUNIO ELLENISTICA(6.000 A.C. - III SEC. A.C.)

Canosa è una città di origine antichissima la cui fondazione, secondo la leggenda,

sarebbe avvenuta ad opera dell'eroe greco Diomede.

Di sicuro le prime frequentazioni di queste terre risalgono al Neolitico (6.000-3.000

a.C.) e si riferiscono agli spostamenti di piccoli gruppi dediti alla pastorizia; notizie

certamente più complete sono quelle inerenti la "necropoli del Pozzillo", un vasto

campo di urne dell'età del bronzo (1.800-1.200 a.C.).

Sul finire del XII sec. a.C., l'arrivo di gruppi etnici provenienti dai Balcani, gli Illirii,

determina la nascita della civiltà iapigia, successivamente differenziatasi in tre

ambiti geografici e culturali: la Daunia, la Peucetia e la Messapia. L'evolversi della

compagine sociale porta, nel corso del VII sec. a.C., all'affermazione economica e

politica di alcune famiglie; il nuovo assetto si manifesta nella creazione di impianti

produttivi e di strutture edilizie particolarmente curate, come per l'insediamento di

"Toppicelli", ma soprattutto in un'ingente serie di deposizioni funerarie che vanno

dalle semplici tombe a fossa alle più ricercate tombe a grotticella.

L'ulteriore avanzamento, per l'intraprendente classe aristocratica canosina, avviene

con l'apertura al mondo ellenico, in un primo momento con la mediazione delle

colonie magnogreche di Metaponto e di Taranto, poi, a partire dal IV sec. a. C. e dopo

la caduta di Taranto, grazie a una rete sempre più fitta di rapporti commerciali,

direttamente con i maggiori centri della cultura ellenistica. A questo periodo attiene

la meravigliosa fioritura della società dei principes, come documenta l'arredo

architettonico delle poche dimore terrene individuate e soprattutto la sontuosità

degli ipogei con i loro corredi di armi, di ceramica a figure rosse, di vasi a decorazione

plastica e policroma e di manufatti aurei di incomparabile ricercatezza, segno del

prestigio e dell'egemonia raggiunta nella comunità cittadina.

Quando nel 318 a.C. l'espansione romana raggiunge Canosa, da tempo citta-stato

indipendente, la ricca e potente classe aristocratica locale fa da deterrente ad uno

scontro aperto con Roma e determina la stipula di un trattato di alleanza tra le due

città. Così, nonostante la romanizazzione del territorio, Canosa conserva la sua

autonomia, ulteriormente garantita dal diritto di battere moneta.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

ETA' REPUBBLICANA E DELL'ALTO IMPERO(III SEC. A.C. - II SEC. D.C.)

L'inesorabile processo di romanizzazione del territorio segna una battuta d'arresto

all'inizio della seconda guerra punica (218a.C.-201a.C.). Tuttavia, la fedeltà che

Canosa dimostra a Roma all'indomani dell'epico scontro del 2 agosto 216 a.C., lungo le

rive del fiume Ofanto nei pressi di Canne, vicus di Canosa, sarà, al termine delle

ostilità, ampiamente ripagata. Proprio a Canosa, dalla famiglia della leggendaria

matrona Busa, troverà ospitalità parte dell'esercito romano sconfitto.

La definitiva vittoria sui Cartaginesi e sui loro alleati, grazie alla quale Roma sarà al

centro del Mediterraneo, rappresenta per Canosa una nuova fase di splendore e

potenza. Nell'ambito della successiva sistemazione delle popolazioni italiche nelle

tribù romane, Canosa e il suo territorio sono inseriti nella tribus oufentina.

I buoni rapporti tra le due città si rompono tra il 90 e 88 a.C. quando le comunità apule

e la stessa Canosa insorgono schierandosi dalla parte dei soci italici nella guerra

sociale. Roma, pur vittoriosa, cede la cittadinanza romana agli sconfitti, i cui centri

più importanti, dalla metà dello stesso secolo, vengono organizzati in municipii,

comunità di cittadini romani autonome nella giurisdizione amministrativa e penale

inferiore, ma totalmente dipendenti da Roma. La città è affidata ad un quattuorvirato

scelto da un ordo decurionum composto a sua volta da magistrati locali in pensione,

su esemplificazione del governo di Roma. L'omologazione al modello romano

influenza ovviamente lo stile di vita indigeno pressoché ellenizzato; ne sono

eloquente testimonianza i rituali funerari che, almeno inizialmente continuano a

prediligere l'uso degli ipogei; è il caso della nobile fanciulla Medella, figlia di Dasmus,

le cui ceneri, deposte in un'urna, secondo un'usanza tipicamente romana, vennero

lasciate nell'ipogeo Lagrasta I; l'affermazione dei costumi romani determina, in

seguito, l'edificazione di monumenti funebri in laterizi, in alcuni casi di notevoli

dimensioni, costruiti agli ingressi della città.

Durante l'età di Antonino Pio (seconda metà II secolo d.C.), l'intervento di Erode

Attico, legato imperiale, ricco cittadino ateniese con possedimenti in questa zona,

segna la trasformazione di Canosa da municipium a colonia con il nome di Colonia

Aurelia Augusta Pia Canusium. Il nuovo status s'accompagna ad una vasto

rinnovamento urbanistico con la realizzazione dell'anfiteatro, di un acquedotto, di

complessi termali, dell'enorme tempio dedicato a Giove e di un Foro fiancheggiato da

botteghe.

Agli inizi del III secolo la città, pur scossa dalla crisi politico-amministrativa che

investe tutto l'impero, continua ad essere centro di primaria importanza nella regio

secunda come documenta innegabilmente la rara tavola bronzea dei decurioni che

oltre ai magistrati locali in carica nell'anno 223 d.C. cita un copioso elenco di patroni,

cittadini canosini non residenti nel territorio che, per meriti e interessamento verso

la città, avevano senatus municipale il diritto di partecipare alle sedute plenarie.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

ETA' TARDOANTICA E MEDIEVALE(III sec. d.C. - X sec. d.C.)

Il nuovo assetto istituzionale, imposto da Diocleziano (284-305), da Costantino

(306-337) e da i loro successori, comportò la divisione dell'impero in prefetture,

diocesi e province, queste ultime affidate a correttori prima, a consolari poi,

nominati direttamente dall'imperatore con l'incarico di verificare l'equità delle

imposte riscosse e garantire gli interessi delle comunità cittadine. La Puglia,

maggior granaio d'Italia e sede dell'attivissimo porto di Brindisi, divenne la

Provincia Apulia et Calabria (anticamente la Calabria indicava l'attuale

Salento); come centro dell'amministrazione imperiale periferica e residenza del

governatore provinciale, la scelta ricadde inevitabilmente su Canosa, posta

sugli assi stradali più importanti. Del resto, il prestigio della città, già celebrato

durante l'alto impero, è confermato dalla tavola bronzea dei decurioni (223 d.C.)

che cita un copioso elenco di patroni di rango senatorio, compresi i prefetti del

pretorio e dell'Urbe. L'imponente rinnovamento, pur non raggiungendo i

risultati sperati, contribuì a rendere all'impero parte del perduto vigore e

coincise con l'espandersi e il definitivo affermarsi del cristianesimo. Nella

carenza di fonti a riguardo e al di là della suggestiva ipotesi fornita dalla

storiografia locale, circa l'istituzione dell'episcopato ad opera dell'apostolo

Pietro, nella prima metà del I sec. d.C. è verosimile che a Canosa, i Cristiani,

abbiano dato vita a una comunità organizzata, solo a partire dal II sec. d.C. e che

questa sia stata elevata a diocesi all'inizio del secolo successivo.

Parallelamente alla supremazia politico-istituzionale che, per la

concentrazione di servizi e interessi collegati all'intera regione, comportò

trasformazioni sul piano urbanistico, la capacità e l'attivismo dei suoi vescovi,

tenuti in gran considerazione dal Vaticano e chiamati a partecipare a

importanti concili e missioni, sia a Roma che nella parte orientale dell'impero,

favorì il sorgere di superbi luoghi di culto e di articolati spazi per i defunti.

Questa felice situazione raggiunse l'apice sotto l'episcopato di Sabino (514-566),

il quale, per l'abbondanza di atti conciliari, di epistole papali e soprattutto per i

Dialogi di papa Gregorio Magno (590-566) e una biografia anonima dell'VIII-IX

sec. - fonti nelle quali è ricordato come restaurator ecclesiarum - oltre che per

l'intensa venerazione di cui fu oggetto dopo la morte, può essere considerato il

maggior personaggio storico-religioso dell'alto medioevo pugliese.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

ETA' TARDOANTICA E MEDIEVALE

La morte del grande vescovo, che privò queste terre di una guida spirituale e civile,

l'inizio delle incursioni longobarde unite alle continue scorrerie bizantine, su un

territorio a lungo e duramente conteso tra le due fazioni - l'acropoli canosina posta su

un eccellente posizione strategica, a controllo dell'intera basse valle dell'Ofanto, fu

oggetto di incastellamento, probabilmente già dalla guerra greco-gotica (535-553) -

portò alla crisi dell'organizzazione sociale e religiosa di Canosa, su cui,

significativamente, cala il silenzio delle fonti.

È solo sul finire del VII sec., con la definitiva conquista longobarda della Puglia

centro-settentrionale, che la città ritorna a vivere. Diversi, per portata e per

scansione temporale, furono i fattori che, da quel momento, ne alimentarono la

ripresa: il ripristino della viabilità sulla Via Traiana ricollegò Canosa a Benevento,

adesso capitale di un regno; la conversione dei Longobardi al cattolicesimo permise

l'uscita del ducato dall'isolamento politico e il riassetto delle antiche diocesi; infine,

tra il VII e l'VIII sec., la scelta di Canosa come sede di gastaldo - un funzionario di

nomina ducale con giurisdizione su un territorio che arrivò a comprendere l'intera

Terra di Bari - le restituì quell'importanza già esercitata in età tardo antica. La

politica riformista avviata dal nuovo princeps gentis longobardorum, Arechi II (758-

787), investì tutto il principato di nuova vitalità, visibilmente confluita nel rinnovato

fervore religioso e nel restauro delle antiche chiese, compresa la cattedrale di Canosa,

dedicata ai Santi Giovanni e Paolo.

Purtroppo l'ingerenza dei nuovi conquistatori franchi (774) e i contrasti interni al

principato, esaurirono la renovatio e per Canosa cominciò una lenta decadenza; a

tutto vantaggio di Bari, che, intorno alla fine del VIII sec., divenne sede di gastaldo e

cominciò ad essere uno scalo obbligato sulle rotte commerciali più importanti; inoltre,

la sua diocesi, dopo l'unione con quella canosina, acquistò prestigio e onori. Il colpo di

grazia giunse con le devastazioni dei Saraceni che tra l'847 e l'871 ebbero un proprio

emirato con capitale pure a Bari. La decadenza fu anche religiosa, perchè Pietro II,

primo arcivescovo di Canosa, temendo il peggio, si rifugiò dal Duca di Salerno,

Grimoaldo IV, con cui era imparentato. I territori pugliesi, caduti nelle mani dei

Franchi, furono riconquistati, qualche anno dopo (876), per l'ennesima volta, dai

Bizantini; ma l'opprimente fiscalismo di questi ultimi alimentò il già diffuso

malcontento popolare finendo col favorire un nuovo ordine politico, dal quale Bisanzio

sarà definitivamente esclusa.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

ETA'normanno sveva(XI SEC. - XIII SEC.)

La conquista normanna dell'XI secolo offre a Canosa la possibilità di recuperare, sia pure

parzialmente, l'importanza avuta sotto i Longobardi, anche se il dominio normanno ha

per la città un carattere ambivalente. Dopo l'arrivo in Puglia nel 1015-1016 ed il

conferimento, nel 1059, del Ducato di Puglia e Calabria a Roberto il Guiscardo, esponente

della casata degli Altavilla, i nuovi padroni privilegiano i centri costieri a scapito di quelli

più interni come Canosa, favorendo ulteriormente l'egemonia di Bari e l'ascesa di Canne,

già vicus del territorio canosino. D'altro canto, dalla nuova sistemazione del territorio

appulo-calabro, esce esaltato il ruolo strategico di Canosa, diventata imprescindibile

centro di collegamento fra Melfi, capitale del ducato, Venosa, sede del sepolcro

celebrativo degli Altavilla, e la costa adriatica. A questa ragione si possono attribuire i

restauri al fortilizio sulla collina detta dei SS. Quaranta Martiri ed un presumibile

ripristino - sia pure in dimensioni ridotte - delle mura della città. Forse a questo stesso

ruolo strategico potrebbe essere attribuito l'interesse per Canosa da parte di Boemondo

d'Altavilla, figlio di primo letto del Guiscardo, che contende lungamente la città al

fratellastro Ruggero Borsa, al quale era stata formalmente assegnata dal padre. I suoi

frequenti soggiorni a Canosa lo portano a promuovere un radicale restauro della

cattedrale, che forse per suo stesso interessamento viene solennemente consacrata a

San Sabino nel 1101 dal papa Pasquale II, convenutovi per un Sinodo con altri vescovi

meridionali. Perciò alla sua morte, nel 1111, il principe non può che esservi sepolto, nel

mausoleo che porta il suo nome.

Con la morte di Boemondo termina per Canosa, la breve ma florida stagione inaugurata

dal principe normanno, anche se la città non rimarrà esclusa dalla considerazione dei

successori del Guiscardo; questi infatti doneranno alla Chiesa canosina numerosi

possedimenti e alla cattedrale il titolo onorifico di Cappella Palatina. La politica di

assetto del territorio non muta molto, con l'avvento al potere della dinastia sveva, dopo

complicate vicende dinastiche. Continua infatti per Canosa il declino sia commerciale

che come centro politico e amministrativo della regione, anche a causa dalla rifondazione

sveva della vicina Andria. Tuttavia, la sua posizione geografica, al centro dei

possedimenti svevi, impone all'imperatore Federico II di intervenire sulla cattedrale e

sulla fortezza, quest'ultima amministrata, per la sua importanza determinante,

direttamente dalla corona. La morte di Federico II e i contrasti tra Manfredi e il Papa

circa il dominio sul regno meridionale, videro coinvolta Canosa e il suo castello, nel quale

Manfredi risiede spesso durante le continue lotte contro i baroni del Regno. Adibito a

prigione, insieme a Castel del Monte, dal re Roberto d'Angiò, il castello canosino è

testimone anche di una delle ultime fasi della dinastia sveva; qui infatti furono rinchiusi

alcuni congiunti di Manfredi, i cui figli, successivamente, sarebbero stati addirittura

sepolti nella cattedrale dedicata a San Sabino.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

MUSEIMUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

Le sale dell'ottocentesco palazzo ospitano dal 1994

interessantissime mostre archeologiche grazie

all'instancabile impegno della Fondazione Archeologica

Canosina. Attualmente è in corso la mostra “1912 un

ipogeo al confine. La Tomba Varrese”: centinaia di reperti

di un prezioso corredo funerario del IV-III sec. a.C.,

costituiti da vasi apuli a figure rosse, ceramica dorata,

ceramica listata, oggetti in alabastro, una eccezionale

corazza anatomica in bronzo oltre agli originalissimi e

straordinari vasi plastici e policromi di Canosa.

MUSEO CIVICO DI PALAZZO ILICETOImponente struttura del XVIII sec. conserva attualmente

la collezione archeologica del Museo Civico di Canosa, un

tempo ospitata nelle sale di Palazzo Casieri (XIX sec.). La

collezione comprende una parte del materiale proveniente

dagli scavi di Canosa, dal neolitico al medioevo con

importante collezione di ceramica canosina, epigrafi,

ritrattistica romana, frammenti architettonici. Le sue

sale espongono la collezione epigrafica del Museo Civico e

la mostra archeologica “Tu in Daunios” su ritrovamenti

inerenti il periodo dauno ed ellenistico.

ANTIQUARIUM SAN LEUCIOEspone il materiale archeologico, lapideo e architettonico

proveniente dalle campagne di scavo susseguitesi nella

adiacente area archeologica, relativi sia al tempio di Minerva-

Athena Ilias che alla successiva basilica paleocristiana  Vi sono

alcuni eccezionali semicapitelli corinzi con protomi di divinità,

altri di ordine ionico dalle enormi dimensioni, numerosi rocchi di

imponenti colonne scanalate, i piedi di un gigantesco telamone.

Non mancano nell’esposizione della sala II i reperti dell’epoca

cristiana; tra questi vi sono elementi in marmo dell'arredo

scultoreo del ciborio e i noti mattoni bollati con il monogramma

del santo vescovo Sabino, vissuto nel VI sec., i quali

confermerebbero il suo intervento nella realizzazione della

basilica bizantina. 

-VISITE GUIDATE

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

IPOGEI DAUNO-ELLENISTICIL’ipogeo (o tomba a camera) è una tipologia curata, ricca e monumentale di tomba di

sicura derivazione ellenica. Può essere interamente costruito in blocchi, oppure scavato

nella parte inferiore e costruito in quella superiore, o interamente cavato nella roccia

(come avviene a Canosa in presenza di potenti strati tufacei). La pianta della tomba a

camera è regolare e squadrata e può consistere in un solo ambiente o in diversi, che

sono disposti, generalmente, in posizione simmetrica rispetto all’asse formato da

dròmos-camera, dando vita, attraverso ripetute aggiunte, a complesse piante

cruciformi. Il dròmos costituisce l’accesso alla tomba, generalmente si tratta di un

lungo e largo piano inclinato o di un’ampia scala terminante in un vestibolo esterno, da

cui si apre l’ingresso (o gli ingressi) alla tomba, chiuso da possenti lastre monolitiche.

L’interno è caratterizzato da soffitto generalmente piano o a doppio spiovente o con

volta a botte. Queste tombe sono contraddistinte anche dalla presenza di elementi

decorativi di vario tipo: semicolonne o lesene sormontate da capitelli ionici o compositi,

acroteri, cornici e listelli (come nelle cosiddette porte “doriche”), tutti in rilievo o a volte

resi pittoricamente, soffitti a finte travature, false finestre e timpani. Raramente sono

presenti scene figurate dipinte (ad es.: Ipogeo del Cerbero) o scolpite a rilievo (ad es.:

Ipogeo dell’Oplita). Questa tipologia funeraria si diffonde a Canosa e in Daunia in età

ellenistica (IV-III sec. a.C.) ed è prerogativa delle famiglie appartenenti alla classe

aristocratica.

.

GLI IPOGEI LAGRASTAÈ il più importante complesso funerario di Canusium e

dell’intera regione tra la fine del IV e il I sec a.C.. È composto da

tre distinti ipogei (I, II e III), scavati interamente sottoterra nel

banco tufaceo. Il Lagrasta I, il più grande dei tre, è

caratterizzato da un ampio dròmos (corridoio) di accesso e da

nove tra camere e vestiboli che si diramano da esso formando

una pianta a croce latina, e decorato con semicolonne ioniche.

Qui fu rinvenuta nel 1843 l'iscrizione latina su una parete (poi

andata dispersa): "Medella figlia di Dasmo, fu sepolta il 28

dicembre del 67 a.C. sotto il consolato di C. Pisone e M. Acilio."

Ciò attesta un prolungato uso della tomba, dalla fine del IV sino

al I sec. a.C. Il Lagrasta II consta di due camere in asse, al

termine del dròmos, e di un ambiente che si apre sulla parete

sinistra del corridoio. Presentava originariamente un prospetto

su due ordini di colonne: due colonne doriche, ancor oggi visibili,

che sostenevano il secondo ordine di colonne ioniche oggi

scomparso. Il Lagrasta III si compone di un dròmos inclinato

terminante in un unico ambiente in asse e di un secondo vano

ricavato nella parete destra del corridoio. 

DALLA FINE DEL IV SEC.A. C. AL I  SEC.A.C.

-VISITE GUIDATE

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

IPOGEI DAUNO-ELLENISTICIL'IPOGEO DELL'OPLITA

L’ipogeo, risalente alla metà del IV sec. a.C., è noto per il

bassorilievo che orna la parete di fondo della camera sepolcrale.

Vi è rappresentata una scena di dedutio ad inferos, con un

cavaliere, probabilmente lo stesso defunto, accompagnato da un

guerriero con armatura politica nel suo viaggio verso

l’oltretomba. È stato oggetto di recupero e valorizzazione ad

opera della Fondazione Archeologica Canosina grazie ai fondi

del 5x1000. 

META' DEL iV  SEC.A.C.

L'IPOGEO DEL CERBERO iii SEC.A.C.

La tomba, di semplice struttura, si caratterizza per essere

scavata nell'argilla e soprattutto per l'affresco (databile agli

inizi del III sec. a.C.) su cui, la presenza di Cerbero, il mitologico

cane a tre teste, rende palese, ancor più che nella simile

raffigurazione nell'ipogeo dell'oplita, il passaggio del defunto

alla vita ultraterrena (dedutio ad inferos). Vari personaggi

accompagnano il defunto nella funebre processione; tra questi

compare un oplita e un cavallo, segno di appartenenza al rango

equestre. 

L'IPOGEO D'AMBRAFINE DEL IV SEC.A.C. E INZIO DEL iii SEC.A.C.

L’Ipogeo D’Ambra, databile tra la fine del IV e l’inizio del III sec.

a.C., presenta al termine del dròmos una piccola porta dorica di

ingresso, inquadrata in una decorazione a rilievo (due paraste

laterali, architrave e timpano) scolpita nella roccia, con labili

tracce di intonaci colorati. L’interno è suddiviso in un primo

ambiente con volta a sesto ribassato (vestibolo o anticamera)

dal quale si accede attraverso tre aperture alle camere di

sepoltura voltate a botte: la principale sulla parete di fondo,

quasi in asse con il dròmos; le altre due, simmetriche, sulle

pareti laterali. È stato oggetto di recupero e valorizzazione ad

opera della Fondazione Archeologica Canosina grazie ai fondi

del 5x1000. 

-VISITE GUIDATE

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

IPOGEI DAUNO-ELLENISTICIL'IPOGEO SCOCCHERA B

Venne casualmente alla luce nel 1895 assieme allo Scocchera A

posto a dieci metri di fronte. Entrambi, dopo l'asportazione dei

ricchi corredi funerari, furono ricoperti e poi perduti; nel primo

fu rinvenuta una serie di vasi a figure rosse, una corazza

anatomica in bronzo e un elmo celtico, probabile trofeo di

guerra, lavorato a sbalzo. Il secondo ipogeo, ritrovato

casualmente nel 1979, comprendeva invece alcuni vasi a

decorazione plastica, statue di oranti, alcune coppe di vetro,

degli orecchini e uno scettro in oro. Nella camera in asse con il

dròmos, preceduta da un ingresso con semicolonne, capitelli e

frontone (naiskos), ancora si notano tracce di pittura con scena

di dedutio ad inferos. È stato oggetto di recupero e

valorizzazione ad opera della Fondazione Archeologica

Canosina grazie ai fondi del 5x1000. 

III - II  SEC.A.C.

L'IPOGEO DI VICO SAN MARTINONel 1988 l'intervento della Soprintendenza Archeologica della

Puglia ha portato alla scoperta di un insediamento, sfruttato

senza soluzione di continuità dal V al I sec. a.C., dapprima come

necropoli con tombe a fossa, poi segnato dal sorgere di strutture

abitative che, per la saturazione degli spazi, arrivano ad

occupare l'area di necropoli; la crescita edilizia si sviluppa poi,

attorno alla tomba più monumentale, l'ipogeo datato alla metà

del IV sec. a.C., ancora ricco di suppellettili al momento della

scoperta. Un impianto per la lavorazione dell'argilla

rappresenta l'ultima fase di utilizzo del luogo. Il sito e l'ipogeo

sono stati oggetto nel 1995 di una mostra allestita a Palazzo

Sinesi dalla Fondazione Archeologica Canosina e dalla

Soprintendenza Archeologica della Puglia e, successivamente,

nel 2010 di un intervento di recupero e valorizzazione effettuato

dalla Fondazione Archeologica Canosina con fondi del 5x1000. . 

DAL V AL I  SEC.A.C.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

IPOGEI DAUNO-ELLENISTICIL'IPOGEO VARRESE

L’ipogeo, interamente scavato nel banco tufaceo, si

articola in un dròmos e cinque celle ed è databile tra la

fine del IV e i primi del III sec. a.C. La camera principale,

in asse con il dròmos, presenta un soffitto con travature; a

sinistra vi è un’altra cella. A destra invece vi è un nucleo

di tre celle con ingrasso caratterizzato da semicolonne e

capitelli ionici sormontati da un timpano con acroteri.

L’ipogeo è noto soprattutto per la ricchezza del corredo

che offre un ampio campionario delle classi ceramiche e

delle forme vascolari, esposto nelle sale di Palazzo Sinesi

nella mostra intitolata “1912, un ipogeo al confine. La

Tomba Varrese”, promossa dalla Fondazione

Archeologica Canosina. 

FINE DEL IV E INIZI DEL III SEC.A.C.

V-IV SEC.A.C. NECROPOLI DI PIETRA CADUTA

Il sito di Pietra Caduta, rappresenta uno dei più interessanti

casi di frequentazione antropizzata di tutta Canosa. L'area,

di oltre 26.000mq. è fittamente caratterizzata da tombe a

monocamera, dette "grotticelle" di V e IV secolo a.C. .Le

tombe, tutte con aperture ad est, sono ricavate assialmente

in un grande masso di calcare duro, preceduto da almeno due

strade funerarie. Possibili sono le tracce anche di un

villaggio, tagliato in parte dall'uso a cava estrattiva che ci fu

nel XIX secolo. 

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

PARCHI ARCHEOLOGICIPARCO ARCHEOLOGICO DI SAN LEUCIO

Il Parco Archeologico di San Leucio, ubicato sull’omonimo colle

a sud-est di Canosa e completamente immerso tra gli ulivi, è uno

dei luoghi più suggestivi del territorio. Il sito è testimone di due

importanti momenti storici. Il colle, infatti, fu scelto dapprima

per l’edificazione del più imponente tempio italico dell’Italia

meridionale, dedicato alla dea Minerva – Atena Ilias, con il

probabile scopo di sancire ideologicamente e politicamente

l’alleanza tra i “principi” indigeni e i romani nel 318 a.C.

Successivamente, distrutto il tempio a partire dalla fine del V

sec. d.C., il colle vide prender forma la straordinaria basilica a

pianta centrale – il più grande edificio paleocristiano di Puglia –

dedicata inizialmente ai Santi Medici Cosma e Damiano e solo in

età longobarda a S. Leucio.

Sia il tempio che la successiva basilica erano ubicati in posizione

esterna e dominante rispetto alla città antica, visivamente e

simbolicamente contrapposti all’altura dell’acropoli di

Canusium, ritenuta verosimilmente ubicata sulla collina ove

oggi sono presenti i resti del castello medievale.

Il sito, segnalato per la prima volta nel 1925, è stato ed è un

cantiere aperto: numerose sia le ricerche archeologiche che i

restauri susseguitisi nel corso del ‘900. Recenti le campagne di

scavo a cura della “Sapienza – Università di Roma” culminate

nel luglio del 2008 con l’allestimento dell’annesso Antiquarium,

e i lavori di restauro dei mosaici pavimentali. Infatti, tra

eleganti colonne in marmo sormontate da capitelli ionici e da

pulvini bizantini, sono presenti lacerti musivi policromi e di

pregiatissima fattura, quale lo splendido “mosaico del pavone”

collocato nell’esedra occidentale della basilica paleocristiana.

Tra gli elementi superstiti del tempio è il capitello corinzio con

protome femminile (Giunone?), i rocchi di numerose colonne

scanalate, i piedi di un gigantesco telamone.

Nell’Antiquarium sono esposti i reperti riportati alla luce

durante le numerose campagne di scavo realizzate nel sito.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

PARCHI ARCHEOLOGICIPARCO ARCHEOLOGICO DI SAN GIOVANNI

IIl Parco Archeologico di San Giovanni è ubicato nel tessuto

urbano di Canosa. Prende il nome dall'edificio monumentale

noto come il Battistero di San Giovanni (VI sec. d.C.), uno dei

monumenti attribuiti a S. Sabino (516 – 566), parte integrante di

un complesso di edifici cristiani comprendete la Basilica del

Salvatore (VII - VIII sec. d.C.) e la Basilica di S. Maria (IV - VI sec

d.C.).

Il sito è particolarmente interessante in quanto testimone di una

importante fase storica di Canosa: qui, più che altrove, è

evidente lo straordinario progetto architettonico e urbanistico

messo in opera dal vescovo Sabino nel VI secolo, in un'area

ubicata presso il tracciato della Via Traiana e già interessata da

edilizia residenziale di ètà romana. Qui il vescovo innalzò

l'imponente edificio dedicato al Battista e sottopose ad una

importante ristrutturazione la Basilica del IV sec. d.C. attribuita

al culto della Vergine.

TERME ROMANETERME LOMUSCIO

Oggetto di parziali scavi negli anni 1957-58, il sito è un

interessante esempio di terme private, costituite da una

serie di ambienti absidati, realizzati in opus vittatum, un

praefurnium e una latrina circolare, al cui interno sono

presenti canali per la raccolta dei liquami.

L'approvvigionamento idrico del complesso era assicurato

dal contemporaneo acquedotto realizzato da Erode Attico

che, a poche centinaia di metri, alimentava anche le

grandiose terme pubbliche: le terme Ferrara.

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TEMPLI ROMANIIL TEMPIO ITALICO DI MINERVA/ATENA(IV-III A.C.)

La costruzione del tempio attribuito al culto di Minerva-Atena Ilias (molto diffuso in Daunia

come a Roma, viste le comuni origini troiane dei due popoli) con le sue componenti

medioitaliche (planimetria e podio) e magnogreche (ordini architettonici ionico e corinzio), è

da considerarsi una manifestazione celebrativa e propagandistica dell’allenza romano-

canosina (deditio del 318 a.C.). Si tratta di uno dei più grandiosi edifici di tipo italico dell’Italia

meridionale ellenistica. Il suo podio infatti misurava 33x45 m. ed era alto 1,67 m. Secondo gli

studiosi e le ipotesi più accreditate il tempio a cella aveva ampie ali laterali, pronao a doppio

colonnato di tipo ottastilo, ovvero costituito da una doppia fila di otto colonne. Notevoli le sue

componenti magnogreche superstiti in gran parte esposte nell’Antiquarium: basi e rocchi di

colonne scanalate, enormi capitelli ionici del pronao, semicapiltelli corinzieggianti figurati

(raffiguranti divinità greco-romane) pertinenti la decorazione interna della cella o delle ali,

frammenti (piedi, addome e testa) di un telamone di tipo satiresco. Della trabeazione sono

stati ritrovati alcuni elementi appartenenti ad un fregio dorico, al geison frontonale e ad una

sima con gocciolatoio a protome leonina, altri frammenti di cornici minori, resti di

modanature in stucco probabilmente appartenenti alle cornici. Al fregio dorico appartengono

tre triglifi ed una metopa a forma di corazza.

La frequentazione dell’area è attestata anche nel periodo repubblicano e in età imperiale.

Dopo il suo abbandono in età tardoantica il tempio viene abbattuto e i materiali vengono

reimpiegati nella costruzione in loco, tra V e VI sec. d.C., di una basilica paleocristiana che

riutilizza il podio come fondazione.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

monumenti ROMANIL'ARCO ONORARIO

"

L'arco Traiano è un monumento onorario posto a circa un

chilometro dall'abitato moderno. La Via Traiana entrava

in città passando probabilmente al di sotto dell'arco, che

costituiva così l'ingresso monumentale alla città e un

elemento divisorio tra la città dei vivi e quella dei morti. E'

ad un solo fornice, rivestito da una cortina in opus

lateritium molto rimaneggiata.

PONTE SUL FIUME OFANTOl ponte, posto sul tracciato della Via Traiana, è costituito da

quattro grossi piloni a forma di punta di lancia e cinque

arcate di diverse dimensioni. Dell'originale costruzione

restano soltanto i pilastri, l'imposta delle arcate e la platea di

fondazione, ma i diversi restauri subiti, specie dal periodo

aragonese, ne hanno in parte alterato la struttura.

DOMUS ROMANA  La domus costituisce un unicum nel panorama archeologico

di Canosa. Gli scavi hanno messo in luce una residenza

dell’'età augustea articolata secondo lo schema italico ad

atrio. Sull’'ampio atrio con impluvio centrale gravitano

ambienti con soglie di calcare, muri in opera incerta e

pavimenti decorati in signino o in terra battuta. Gli alzati

presentano pitture parietali, non ancora sottoposte a

restauro, con decorazioni geometriche e vegetali rispondenti

alle caratteristiche del IV stile. L'’edificio caratterizzato da

dislivelli interni, ha conosciuto un progressivo ampliamento

verso la parte posteriore, condizionato però dalla

preesistenza di un quartiere a destinazione artigianale, con

impianti funzionali a piccoli opifici. Interessanti i resti di una

via cava realizzata per superare il forte pendio del Colle

Montescupolo. La via risulta lastricata nel tratto sommitale e

con rampa gradinata nella trincea inferiore. 

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

monumenti ROMANIMAUSOLEO BAGNOLI"

Questo monumento sepolcrale è datato al II secolo d.C.

ed era un edificio a due piani intercomunicanti per

mezzo di una piccola scala in mattoni che per la

pregevolissima manifattura e architettura si può

affermare che doveva contenere le spoglie di una

famiglia patrizia canosina che si ispirò alla tipologia

delle tombe romane.

TORRE CASIERICostruzione del II secolo d.C., la Torre Casieri di Canosa di

Puglia è un tipico esempio delle tombe a dado. Esternamente,

il monumento sepolcrale è rivestito di laterizi e costituito da

tre corpi sovrapposti, in particolare, un basamento, un corpo

centrale e un piccolo tamburo cilindrico.

Al suo interno si trova una camera sepolcrale rettangolare,

sormontata da una volta a botte in cemento, che presenta

due nicchie semicircolari. La struttura fa parte dell’area di

necropoli di via San Paolo, sito che si trova lungo l’asse

dell’antica via Traiana.

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cattedrale di san sabino-VISITE GUIDATE

Dedicata inizialmente ai Santi Giovanni e Paolo, fu intitolata a san Sabino il 7 settembre

1101, ad opera di papa Pasquale II, circa quattrocento anni dopo la traslazione delle spoglie

del Santo nella cripta sottostante per mezzo del vescovo Pietro il 1º agosto di un anno

imprecisato del secolo VIII. Fu riconosciuta come cattedrale nel 1916 da papa Benedetto 

Inizialmente la pianta della basilica era (ed è tuttora) a croce latina, coperta da cinque

cupole basse a vela e un'abside (illuminata da tre finestre, la cui centrale è ricoperta da

una vetrata raffigurante il patrono), chiaro esempio di stile romanico-bizantino: al di sotto

del presbiterio si accedeva alla cripta, reliquiario del Santo. Le cinque volte poggiano su

arcate sorrette da complessive diciotto colonne di marmi persichino, granito e cipollino:

queste ultime (sei), con capitelli corinzi, furono recuperate da monumenti ormai devastati.

Priva di affreschi e pavimentata con marmo bianco, la cattedrale giace a tre metri al di

sotto della piazza dalla quale si accede.

Dopo il terremoto del 1851, la cattedrale rimase danneggiata: all'imponente opera di

restauro proseguì un deciso ampliamento coordinato dall'architetto Federico Santacroce

che già si occupò qualche anno prima della facciata della Cattedrale di Andria: venne

allungato il "piede" della pianta a croce latina, ricostruita la facciata in tufo locale (con

costruzione del campanile laterale, a tre livelli con torretta ottagonale sovrastata da

cupolina semisferica) con tre portali, ognuno dei quali in corrispondenza delle navate, a

loro volta integrate da 8 cappelle nella zona più antica.

Nel 2005 è terminato il lungo restauro della chiesa, iniziato alla fine del XX secolo.

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mausoleo di boemondo-VISITE GUIDATE

E’ il monumento funerario dell’eroe normanno della I

Crociata - il primogenito di Roberto il Guiscardo e della

sua prima moglie Alberada di Buonalbergo - Boemondo

d’Altavilla principe di Antiochia. Addossato al muro

esterno del braccio destro del transetto della Cattedrale di

San Sabino, fu eretto dopo il 1111, anno della morte di

Boemondo.

La sua grande devozione a San Sabino e l'amore per

Canosa, convinsero sua madre Alberada a costruire qui il

suo mausoleo.Per la struttura esterna i progettisti si

ispirarono ai trascorsi crociati di Boemondo, visto che il

mausoleo ricorda molto da vicino il tempietto sovrastante

il Santo Sepolcro di Gerusalemme.

 L'edificio è diviso in due parti: quella superiore caratterizzata da un tamburo poligonale oggi

coperto da una cupoletta emisferica; quella del corpo del monumento di forma quadrangolare,

con una piccola abside a destra, rivestita di lastre di marmo greco di reimpiego e scandita da

arcatelle cieche e lesene.La cupola originaria era probabilmente di forma piramidale

ottagonale e culminante con una pigna marmorea, era lastricata di marmi bianchi

provenienti dall'isola di Paros e venne sostituita dalla copertura attuale durante il restauro

del 1904.

All'interno si accedeva attraverso una porta bronzea asimmetrica realizzata alla fine dell'XI

secolo da Ruggero da Melfi.I due battenti presentano innegabili diversità di stile e di

manifattura. Per ovviare a questa discrepanza Ruggero, maestro campanario, elaborò una

cornice vegetale similare per ambedue, tipica ornamentazione da bordo di campana. La prima

valva, quella di sinistra – molto probabilmente di reimpiego - è un blocco unico a fusione

piena, con tre identici rosoni nel cui centro furono applicati una protome di leone, un fiore a

sei petali entro una fascia decorativa di matrice islamica e, sopra, un rilievo della Vergine con

il Bambino di cui oggi rimane solo la didascalia (Maria Mater Dei e, a ds, Ihs Filius Mariae). 

Nella seconda formella dell'anta di destra, il principe di Antiochia è raffigurato insieme al

fratellastro Ruggero Borsa, preferito dal padre nella successione del ducato pugliese, che morì

nello stesso anno: sono inginocchiati davanti a una immagine del Cristo di cui oggi rimane

solo la croce. Acerrimi nemici in vita appaiono qui riappacificati nella morte.

Nella formella sottostante, i due cugini Boemondo II – figlio di Boemondo e Costanza di

Francia, principe di Antiochia (1111-1130) e Guglielmo II – figlio di Ruggero Borsa e Adele di

Fiandra, duca di Puglia e Calabria (1111-1127) - sono tenuti per mano dallo zio Tancredi, in un

gesto di colleganza.L'anta di destra fu ottenuta assemblando quattro formelle, che si

incastravano una nell'altra. Le due centrali presentano le scene di corte sopra descritte

mentre le altre due, la superiore e la inferiore, presentano altrettanti dischi arabescati.

All'interno, il mausoleo si presenta oggi spoglio, a causa dei ripetuti restauri. Gli unici

elementi decorativi sono costituiti da due grandi colonne di sostegno e dalla lastra incassata

nel pavimento, che ricopre la tomba di Boemondo riportando la semplice dicitura:

'BOAMUNDUS' in una raffinata cornice decorata a palmette simile a quella della porta.

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TEMPLI ROMANIIL TEMPIO DI GIOVE TORO I SEC. D.C.

"

Il TEMPIO DI ETÀ IMPERIALE

Si tratta di un imponente tempio periptero, con dieci colonne sui lati lunghi e sei sulla fronte e

sul retro, al quale si accedeva attraverso un ampia scalinata. L’edificio era compreso in un

grande spazio porticato cui si accedeva probabilmente da un propileo. Il tempio misura

attualmente in lunghezza 27,77 m.; 16,54 m. in larghezza e 3,39 m. in altezza. Il podio, in opera

laterizia poggiava su una piattaforma di quasi 5 m. costruita in tufelli e filari di laterizi,

presenta le tracce dell’impostazione dei muri della cella, nonché di tombe a fossa che invasero

l’area quando il tempio cessò la sua funzione. L’edificazione del tempio è attribuibile all’opera

di munificenza del senatore Erode Attico al tempo della deduzione a colonia del municipio

canosino nel 141-142 d.C., sotto il principato di Antonino Pio.

Il tempio, al momento dell’abbandono, fu depredato della ricca decorazione architettonica in

marmo proconnesio di cui rimangono numerose testimonianze frammentarie come capitelli

corinzio asiatici, frammenti di colonne di granito della Triade, di architravi e cornici finemente

scolpiti.

LA FASE PALEOCRISTIANA

Sono emerse dallo scavo strutture successive al tempio e presumibilmente attribuibili alla fase

paleocristiana della città, ipotesi confortata dalla presenza dei noti mattoni sui quali è leggibile

il monogramma del santo vescovo Sabino (VI sec. d.C.), oltre che da una formella in terracotta

sulla quale sono ben leggibili evidenti simboli cristiani. L’ultima fase di utilizzo dell’area è

caratterizzata dalla presenza di tombe, soprattutto infantili, che invasero gli spazi disponibili,

proprio come avvenne nell’ultima fase di utilizzo delle altre aree paleocristiane cittadine, come

la basilica di San Leucio e il battistero di San Giovanni.

Dalle ricerche archeologiche condotte negli anni ottanta sono pertanto emerse strutture

precedenti la costruzione del tempio, avvenuta in età antonina (II sec. d.C.), e altre successive

allo stesso, che fanno di questa area una importantissima e ricchissima fonte di informazioni

sulle fasi di trasformazione urbana della Canosa antica.

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

PERCORSI ARCHEOLOGICICANOSA, INDIETRO NEL TEMPO

Nel percorso si svelano i tesori preziosi e tangibili della

plurimillenaria storia di Canosa. Ipogei aristocratici e

straordinari reperti ceramici del tempo dei Dauni, ricca e

fiorente popolazione preromana. Vestigia monumentali e

ruderi romani della Canusium imperiale. Mosaici e

basiliche testimoni della cristianità, in una delle più

antiche e prestigiose diocesi di Puglia. Aquile, grifi, sfingi

ed elefantini, affascinanti segni di un Medioevo in bilico

tra Oriente ed Occidente.

ADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

LA VIA TRAIANA

La via Traiana conserva nei pressi della città

monumentalità di età imperiale quali il Ponte romano

sull'Ofanto, l'Arco Traiano, i mausolei Bagnoli, Casieri e

Barbarossa, la necropoli del Ponte della Lama. La città

conserva resti di templi e di impianti termali, epigrafi,

rilievi funerari, capitelli, colonne e frammenti

architettonici, reimpiegati in costruzioni e monumenti più

recenti o esposti nel Lapidarium della Villa Comunale e

nel Museo Civico.

LA CITTA' DEGLI IPOGEI

L'itinerario è un affascinante scoperta del sottosuolo

della città e dei tesori che nascondeva: gli ipogei e i

corredi funerari. Gli ipogei sono le dimore ultraterrene

dei cosiddetti “principi dauni”, tombe interamente

scavate nel tufo e risalenti al IV-III sec. a.C. Dagli ipogei

provengono straordinari vasi, ori, armi...oggi a Palazzo

Sinesi e al Museo Civico (Palazzo Iliceto).

ADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

ADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

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CANUSIUM ROMANA

CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

Momento storico tra i più floridi della Città dal punto di

vista politico-amministrativo e di conseguenza artistico e

culturale, Tra mosaici provenienti dalle Terme Ferrara,

gli abiti d'epoca esposti nella Domus romana di Colle

Montescupolo, il complesso termale privato delle

Terme Lomuscio e le magnifiche vestigia dei monumenti

edificati  dal greco Erode Attico, sarà impossibile non

rimanere estasiati.

ARCHEOTREKKING

 Paesaggi, profumi, ed emozioni si amalgamano alla

storia e all'archeologia creando un perfetto connubio tra

natura ed arte.Dopo aver respirato la frizzante aria

mattutina tra gli ulivi secolari del Parco Archeologico di

San Leucio, si prosegue verso la Necropoli di  Pietra

Caduta, alcuni ipogei e infine il Museo archeologico di

Palazzo Sinesi con il sorprendente corredo della Tomba

Varrese(IV sec.a.C.). Il tutto ammirando paesaggi unici e

mozzafiato.

Canosa dal IV secolo fu sede della più prestigiosa Diocesi

di Puglia. I segni della Città dei Vescovi si rivelano nei

resti della straordinaria Basilica di San Leucio e del

Battistero di San Giovanni, nella Cattedrale. Tra mosaici

e resti archeologici sarà impossibile non accorgersi della

presenza del Santo Vescovo Sabino. Eccezionale ed

unico il Mausoleo di Boemondo d'Altavilla, principe

d'Antiochia e condottiero normanno della I Crociata.

TRA VESCOVI CRISTIANI E PRINCIPI NORMANNIADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

ADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

ADULTI(min 20): Giornata intera 7euro- mezza giornata 5 euro

RAGAZZI(min 20): Giornata intera 5 euro-mezza giornata 4 euro

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

I ragazzi,dotati di appositi strumenti ed utensili, eseguono

una simulazione di scavo archeologico per riportare alla

luce diverse riproduzioni di reperti. Alla fine dello scavo si

procede allo "studio" degli oggetti

recuperati,confrontandoli tra loro, riconoscendo i

materiali con cui sono realizzati e, con l'aiuto

dell'animatore, catalogandoli e collocandoli nella corretta

posizione.

GIOCHIAMO CON LE MATERIE PRIME

I ragazzi, partendo da un blocchetto d'argilla e seguendo

le indicazioni dell'operatore, realizzano un piccolo  con

le tecniche antiche, ispirandosi a modelli ed esemplari

trovati nei siti archeologici. Il manufatto viene poi

decorato in superficie scegliendo tra le tecniche antiche.

Ogni partecipante porterà a casa il vasetto prodotto 

durante l'attività di laboratorio.vaso

BAMBINI TRA I 3 E 8 ANNI

DURATA 1/2 ORA

COSTO: A PERSONA 3,00 EURO

ATTIVITA' DIDATTICHEARCHEOFAVOLANDO

Le fiabe e le favole per bambini regalano differenti piani

di lettura, veicolano messaggi diversi a seconda di chi e

di come le narra e offrono questa opportunità per

raccontare il mondo che ci circonda. Con l'uso dei

burattini si racconta in forma di favola la storia dei

principali personaggi storici del nostro territorio.

IL MESTIERE DELL'ARCHEOLOGO

BAMBINI DAI 5 ANNI IN SU

DURATA 2 ORE

COSTO: A PERSONA 7,00 EURO

BAMBINI DAI 5 ANNI IN SU

DURATA 2 ORE

COSTO: A PERSONA 7,00 EURO

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CANOSA DOVE VIVERE LA STORIA

L'operatore spiega le tecniche di illuminazione in uso

durante l'età antica ed in particolare le caratteristiche

delle cosiddette lucerne in terracotta. Ciascun

partecipante, utilizzando un pezzo d'argilla e seguendo

le indicazioni dell'animatore, realizza una lucerna

romana. Al termine dell'attività ofnunoi porterà a casa

il proprio elaborato, a ricordo dell'esoerienza svolta.

BAMBINI DAI 5 ANNI IN SUI

DURATA 2 ORE

COSTO: A PERSONA 7,00 EURO

LAVORAZIONE DEI METALLI

 I partecipanti si ispirano ad alcuni esemplari

trovati in siti archeologici dell'età dei metalli,e,

attraverso tecniche particolari, si realizzano

monili. Al termine dell'attività ognuno porterà a

casa il proprio elaborato.

FAR LUCE NELLA STORIA

BAMBINI DAI 5 ANNI IN SUI

DURATA 2 ORE

COSTO: A PERSONA 7,00 EURO

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INFORMAZIONI E NOTIZIE UTILI

I NOSTRI SERVIZI Tutti i servizi e le attività sono curati da operatori qualificati e guide turistiche abilitate. Il numero degli

operatori/guide necessari in ogni attività in catalogo è stabilito in funzione del numero dei partecipanti e

della logistica dei luoghi.

Le proposte in catalogo sono puramente indicative e possono essere rimodulate su richiesta nei tempi e

nei modi, compatibilmente con le esigenze organizzative;tali modifiche potrebbero determinare una

variazione dei costi.

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ingresso a pagamento previsto, il trasporto e quanto non espressamente indicato.

MODALITA' DI PRENOTAZIONE Per prenotare i nostri servizi occorre contattare l'utenza telefonica indicata almeno 15 giorni prima della

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della data prestabilita. Assenze attestate il giorno stesso dell'attività non consentono il rimborso della

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GESTIONE DELLE AREE ARCHEOLOGICHE E VISITE GUIDATE

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