Appunti Italiano (Da Gadda a Calvino)

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CARLO EMILIO GADDA VITA 1893: nasce a Milano da una famiglia borghese non troppo agiata che tuttavia per costruire una vita adatta al proprio rango giunge ad indebitarsi fino alla rovina economica. Declassazione: l’esperienza della rovina economica è attribuita dallo scrittore bambino ai genitori, verso i quali nutrirà profondo risentimento per tutta la vita. Egli ha subito la frustrazione, l’umiliazione, per uno slancio vuoto, volto al prestigio signorile da parte dei familiari soggetti alla mentalità borghese. Studi: è spinto dalla madre a laurearsi come ingegnere elettrotecnico (sentirà tale costrizione come ulteriore motivo di odio nei suoi confronti). Sente tale attività come peso asfittico che lo allontana dalla vocazione della sua vita, cioè la letteratura. 1915: si arruola con il fratello come volontario in fanteria, poi negli alpini, convinto che avrebbe portato ordine nella vita associata della nazione e aiutato il suo animo tormentato a liberarsi dalle frustrazioni e dalle angosce che lo rendono inetto, inadatto all’azione. La guerra è percepita come un trauma (ricaviamo ciò da un diario di guerra che scrisse) in quanto la macchina bellica è inefficiente, caotica. Il fratello muore come aviatore ma, essendo Gadda in prigione in Germania, non ne viene informato subito. Il ritorno dalla guerra è altresì traumatico poiché vi sono disordini sociali e

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Quinta liceo.

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CARLO EMILIO GADDAVITA

1893: nasce a Milano da una famiglia borghese non troppo agiata che tuttavia per costruire una vita adatta al proprio rango giunge ad indebitarsi fino alla rovina economica.

Declassazione: l’esperienza della rovina economica è attribuita dallo scrittore bambino ai genitori, verso i quali nutrirà profondo risentimento per tutta la vita. Egli ha subito la frustrazione, l’umiliazione, per uno slancio vuoto, volto al prestigio signorile da parte dei familiari soggetti alla mentalità borghese.

Studi: è spinto dalla madre a laurearsi come ingegnere elettrotecnico (sentirà tale costrizione come ulteriore motivo di odio nei suoi confronti). Sente tale attività come peso asfittico che lo allontana dalla vocazione della sua vita, cioè la letteratura.

1915: si arruola con il fratello come volontario in fanteria, poi negli alpini, convinto che avrebbe portato ordine nella vita associata della nazione e aiutato il suo animo tormentato a liberarsi dalle frustrazioni e dalle angosce che lo rendono inetto, inadatto all’azione. La guerra è percepita come un trauma (ricaviamo ciò da un diario di guerra che scrisse) in quanto la macchina bellica è inefficiente, caotica. Il fratello muore come aviatore ma, essendo Gadda in prigione in Germania, non ne viene informato subito. Il ritorno dalla guerra è altresì traumatico poiché vi sono disordini sociali e hanno conquistato il potere i pescecani, borghesi parvenu.

Fascismo: aderisce al fascismo con entusiasmo poiché spera che esso riesca a riportare il desiderato ordine. Comprendendo che non l’avrebbe realizzato e fortemente deluso per l’epilogo funesto delle azioni squadriste, rimase tesserato al partito attendendo la sua caduta per attaccarlo ferocemente.

Malattia: il successo del secondo dopoguerra lo infastidiva enormemente (mass media e pubblico) anche perché si aggravò la sua malattia mentale (ossessioni e fobie) che lo isolava dal mando. Già dalla giovinezza egli registra di essere attanagliato da un “male oscuro“: vorrebbe rimanere solo, nel silenzio del suo universo esploso.

1973: muore a Roma.

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LINGUAGGIO

Gadda è importantissimo nel panorama letterario del 900 per il suo plurilinguismo mirabolante, che mescola in sé termini classicheggianti, tecnicismi e vocaboli plebei, creando scontri e stridori al limite della comprensibilità (per anni è rimasto accessibile solo a ristrette élites).

Egli crea un “calderone stilistico” caratterizzato dal plurilinguismo maccheronico (in opposizione all’accademismo, al regime…) e da una forte presenza di digressioni e enumerazioni senza un filo logico preciso, tutto nel segno della bizzarria e dell’allusione giocosa.

WELTANSCHAUUNG

È evidente come il linguaggio tragga la sua linfa da una visione del mondo altrettanto problematica e scardinata: il suo rapporto con la realtà è traumatico, allucinato. Tutte le cose appaiono come una realtà caotica, ingarbugliata, “pasticciata” che fa scattare nell’autore un meccanismo di fisiologica repulsione, nevrotica, abnorme. Aspira all’ordine (nella storia, nella società, nella struttura dei suoi romanzi) ma tutto è sospinto verso la degenerazione nel caos (cade così il positivismo della sua formazione liceale).

“Barocco”: le cose sono lontano dalle forme perfette che dovrebbero ricalcare: l’autore percepisce disgustato tale dissidio immondo (mancanza di ordine e senso). Questo sentire si allarga a macchia d’olio e coinvolge la borghesia, la società tutta, l’io stesso del poeta.

Pastiche: egli si fissa pertanto ossessivamente su un piccolo particolare che sviscera per pagine incapace di trovarne il senso. E’ accanito e morboso . Tuttavia si scorse nel suo atteggiamento un contrasto con il bisogno di ordine che riemerge dall’uso delle forme del romanzo classiche e termini letterari. Il tentativo di ripristinare l’ordine fallisce miseramente, non ci sono coordinate di riferimento nell’universo gaddiano.

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ROMANZI

La struttura dei romanzi rispecchia il caotico magma del lessico e della visione del mondo già enunciate. Egli aspira al romanzo (genere letterario blasonato) ma non vi approda: lascia sempre incompiuti i suoi lavori, si perde in infinite e lunghissime digressioni, propone associazioni libere di pensiero in modo disorganico e frammentario.

“La cognizione del dolore”

Cognizione: dal greco “gignosco”, cioè conosco. Con questo termine si intende sia l’atto pratico di esperire l’oggetto (il dolore) sia quello di averne un congruo bagaglio conoscitivo filosofico/psicanalitico.

Biografia letteraria? Per molti aspetti le vicende riprendono quelle della sua vita, comprese quelle del difficile rapporto con la madre, la cui morte ispirò il romanzo (dal momento che lo scrittore si sente in colpa per averla odiata in vita).

Dolore: è il cardine di tutto il romanzo, percepito come ripugnanza ed esilio dalla realtà ottusa e turpe della borghesia, quella stupida e rozza del mondo contadino, quella angusta e opprimente della famiglia.L’autore (impersonato da don Gonzalo nella storia) è depositario dei valori della tradizione umanistica, ma non può nulla contro la realtà degradata della società. Il pese d’altra parte lo considera un tiranno, matricida (tragico/comico). L’eroe è circondato dalla stupidità.

“Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”

Giallo: vorrebbe essere un romanzo poliziesco o giallo, ma, avvenuto l’omicidio e iniziate le indagini ( nell’ispettore Gadda trova il suo alter ego) esse non sono portate a termine, anzi le digressioni fioriscono in tutte le direzioni (spinte centrifughe che demoliscono il romanzo).

Esito fallimentare: la ricerca è vana, infatti l’assassino non viene scoperto come non è possibile giungere al cuore delle cose, all’ordine che deve regolarle. Non ci sono cause per la violenza , ma un insieme, un groviglio di concause che esplode nelle divagazioni, nel caos del mondo. Il pasticciaccio è allegoria della vita.

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PIERPAOLO PASOLINI1922: nasce a Bologna da una famiglia borghese (il padre era nobile e la madre contadina). Egli resterà per tutta la vita molto attaccato alla madre e avrà un difficile rapporto con il padre.

1945: laureatosi in lettere iniziò ad insegnare come professore di lettere nei licei , ma a causa della sua omosessualità dichiarata dovette fuggire dal paese dove viveva con la madre. Venne anche espulso dl PCI in cui militava.

1961: da quest’anno in poi smette di scrivere i romanzi per dedicarsi al giornalismo o alla regia di film scandalosi o polemici.

Per questo dovette affrontare molti processi, in cui venne costantemente assolto.

1975: muore assassinato da un giovane di una borgata presso Ostia (si è ipotizzato anche il delitto passionale, tuttavia si tratta di torbidi tutt’ora irrisolti).

POESIA

Egli venera la poesia come portatrice di valori indiscussi. Scrive anche nel dialetto friulano, quello della terra di sua madre che è vista come paradiso incontaminato che preserva un linguaggio autentico, vero (simbolismo). L’impegno civile nel PCI non corrisponde ad una reale conversione dell’artista alle ideologie marxiste, ma ad un generico intento umanista. Di formazione cattolica già nelle prime poesie della giovinezza emerge il senso di colpa dell’omosessualità , del peccato e l’incombenza della morte.

“Ragazzi di vita” e “Una vita violenta”

Nelle sue opere narrative egli descrive la vita del sottoproletariato , nelle borgate romane, con la relativa degenerazione morale e materiale. E’ attratto in modo decadente dalla degradazione , dalla ripugnanza dell’ambiente descritto. Realizza che questo mondo è completamente estraneo alla borghesia, ai suoi valori , e ne è attratto (pur non considerando il popolo in modo positivo, in una forma personalissima di populismo). Utilizza molte voci dal dialetto romano, non per documentare, ma per garantire al lettore l’immersione totale in quel mondo barbarico, primitivo e torbido.

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CRITICA CONTRO IL CONSUMISMO

Nel corso degli anni sessanta muta la sua visione del mondo insieme all’affermazione del consumismo, poiché anche il sottoproletariato è amalgamato e uniformato alla società piccolo-borghese. Accusa il governo e la classe dirigente (il palazzo) di aver attivato una politica proto-fascista che mira al conformismo, al controllo delle coscienze omologate. Questo nega la libertà personale ed elimina le differenze, e quindi anche le peculiarità (anticapitalismo e simpatia per il terzo stato). Scrive una serie di articoli contro il “consumismo livellatore” benedicendo la povertà e la vita dura a contatto con la terra.

“Scritti corsari”

Si tratta di una raccolta di interventi il cui tema centrale è la società italiana, i suoi mali, le sue angosce. Lui, figura solitaria, lucido analista, crudo e sincero, si scontra con quel mondo di perbenismo e conformismo che è responsabile del degrado culturale della società. Controcorrente, riesce ad esprimere, con grande chiarezza e senza fraintendimenti, tesi politiche di grande attualità tutt'oggi, con uno spirito critico raro e profondo, e trattando tematiche sociali alla base dei grandi scontri culturali dell'epoca, come l'aborto e il divorzio.

SFIDUCIA NELLA LETTERATURA

Come Montale, egli diagnostica che nella società capitalista non vi è più un ruolo per l’intellettuale umanista, non ha più un ruolo (abbandona quindi la letteratura per il cinema e il teatro). La poesia è ridotta a fini pratici con toni ironici e prosastici.

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Petrolio(romanzo di Pier Paolo Pasolini, rimasto incompiuto, pubblicato postumo nel 1992)

Trama

Protagonista del romanzo è Carlo, ingegnere della borghesia torinese nato nel 1932 e laureatosi a Bologna nel 1956, che lavora all'ENI ed è un brillante cattolico comunista. Il personaggio di Carlo è però sdoppiato: esiste infatti un Carlo che è Carlo di Polis, angelico e sociale, e un Carlo di Tetis, diabolico e sensuale. Apparentemente le due metà del personaggio sembrano possedere vite diverse, ma in realtà si scambiano spesso i ruoli e risultano così come una stessa persona, simbolo della contraddittorietà. L’opera è per lo più formata da appunti frammentari. Il motivo principale è quello dell'ultimo Pasolini e cioè la denuncia della "trasformazione-involuzione" dell'Italia contemporanea.

Ideologia

Petrolio appare debitore al modello della commedia dantesca, con la sua satira e la dura denuncia della politica contemporanea. L'ideologia, fulcro dell'opera, è quella politico-sessuale e il tema principale è il potere e il male.

Molte sono nel romanzo le suggestioni di carattere medioevale e tutta l'opera si appoggia a strutture di carattere mitologico, come quella degli Argonauti o di Tiresia maschio e femmina, avvicinandosi anche allo schema moderno dell'Ulisse di Joyce (anche se Pasolini ne rifiutava "la scrittura").

Pasolini scrive che questa sua opera si sarebbe presentata "sotto forma di edizione critica di un testo inedito", finzione che la morte improvvisa dell'autore ha reso reale.

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ITALO CALVINOVITA

1923: nasce a Santiago de Las Vegas a Cuba , dove il padre dirigeva un orto botanico sperimentale (la madre fu la prima insegnante donna di botanica nel mondo). Da loro Calvino ereditò il forte interesse per la scienza.

1943: per evitare l’arruolamento nell’esercito entra nella resistenza. A seguito della guerra milita nel PCI .

1947: si laurea alla facoltà di lettere a Torino, entrando in contatto con l’editrice Einaudi , della quale diventerà dirigente a 36 anni.

1956: a seguito dell’invasione russa dell’Ungheria esce dal PCI (come molti intellettuali).

1967: trasferitosi a Parigi, entra in contatto con l’Oulipo che analizzava la struttura della lingua nel suo carattere artificioso e convenzionale. Anche dalla Francia segue la politica italiana, intervenendo con numerosi articoli sui giornali.

1980: ritorna a Roma , dove è costernato per il fallimento della Einaudi, pilastro della cultura italiana fino a quel momento.

1985: muore per emorragia celebrale.

NEOREALISMO

Debutta grazie all’attenzione di Pavese per il suo primo libro, “Il sentiero dei nidi di ragno”, chiaro romanzo neorealista che affronta il tema della resistenza partigiana sulla base del suo vissuto:

Non ha un intento celebrativo, ma evidenzia come tale vicenda collettiva (che riuniva un gruppo molto eterogeneo di persone) fosse decisiva per un cambiamento nella nazione, anche se non è diretto da alcuna ideologia.

Non ha un intento documentario in quanto il clima è fiabesco , fantastico: la narrazione è affidata alla voce di un bambino, Pin, estraneo alla logica del movimento. Ingenuità e stupore creano l’atmosfera magica.

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DIMENSIONE FANTASTICA

Ciclo de “I nostri antenati”:

“Il visconte dimezzato” “Il barone rampante” “Il cavaliere inesistente”

1 Valore allegorico:Un cavaliere viene diviso nel buono e nel cattivo (tema del doppio) da u a cannonata e viene ricomposto grazie ad un intervento chirurgico. Egli afferma quindi che solo grazie alla scissione dell’io è possibile conoscersi e realizzare che ogni individuo è in realtà un composto.

2 La distanza dell’intellettuale:Come il barone, salendo sugli alberi, non si isola dai suoi concittadini , anzi li protegge e guida, così l’intellettuale deve isolarsi e auto-esiliarsi per interpretare lucidamente i fatti . Cosimo rifiuta la realtà così com’è e si impegna a cambiarla (messaggio positivo ricco di valori, come la giustizia la democrazia, ma al contempo il libro si chiude nel segno del pessimismo con la restaurazione delle istituzioni del passato).

3 Razionalità vs. concretezza:Agilulfo è un cavaliere di Carlo Magno, fatto solo di una vuota armatura; esso è l’emblema della vuota razionalità, incapace di fare breccia nella concretezza, nella dimensione quotidiana dell’uomo. Al termine del libro Agilulfo si suicido.

Titolo della raccolta: allude alla persistenza delle tematiche affrontate nel presente. Per Calvino la fiaba non è momento di evasione, ma strumento straniante per conoscere il reale (le fiabe sono leggibili su più livelli). E’ possibile conoscere razionalmente il mondo? Il pessimismo di fondo che emerge nei tristi epiloghi delle fiabe è mitigato dalla sua ostinata fiducia nelle capacità dell’uomo di migliorarsi.

Stile: questo ottimismo genera una struttura limpida, chiara, geometrica, senza retorica o sentimento. Tuttavia Calvino scompagina la forma normale del romanzo tramite l’adozione di un narratore estraneo alle vicende narrate, personaggio

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marginale in funzione straniante. Anche l’utilizzo dell’ironia contribuisce a tale effetto. (non è più possibile un narratore onnisciente alla Manzoni).

“Marcovaldo”

Rientra sempre nel filone fantastico. Narra lo spaesamento di un abitante della campagna che lavora come manovale in una moderna città industriale, Tutto è descritto in un modo allucinato e stralunato. Tramite la comicità, Calvino affronta il problema del boom economico, della rivoluzione industriale, facendone emergere gli aspetti più assurdi grazie alla prospettiva straniante adottata (quella di Marcovaldo, il protagonista).

FILONE REALISTICO

“La speculazione edilizia” “La nuvola di smog” “La giornata di uno scrutatore”

Riprende lo stile neorealistico per affrontare i problemi legati al tempo contemporaneo. La letteratura è una sfida a questo orrore.

In particolare nell’ultimo romanzo egli immagina che un intellettuale progressista si trovi nel Cottolengo (istituto che accoglie disabili psichici e/o fisici) e si interroghi sulla sofferenza e sulla dignità dell’uomo. E’ possibile che una società più giusta possa porre fine a tale disumana condizione? Po’ l’uomo dominare il proprio destino? Egli affronta problematicamente la sua posizione di intellettuale di sinistra, attraverso l’opposizione dell’homo faber con quella del misero bisognoso di attivo aiuto. L’uomo è uomo dove arriva l’amore. Dopo questo volume Calvino abbandona il filone realistico (abbandona l’ottimismo e le forme standardizzate della letteratura).

STRUTTURALISMO

Abbracciando le tesi parigine dell’Oulipo, egli continua a pensare alla scrittura come combinazione di forme, espandibili in ogni direzione. Mette in evidenza gli artifici compositivi di un romanzo con coscienza critica ed ironica, sempre interessato alle possibilità di conoscere le realtà.

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Le forme tradizionali non sono più adatte a ricalcare la realtà, complessa e problematica, sempre più digitalizzata e globalizzata. Egli tenta di smontare e rimontare il linguaggio, inteso come convenzione arbitraria, nel tentativo di sondare il mistero dell’esistenza.

Le “Cosmicomiche”

In questi anni cresce il suo interesse per le scienze e i metodi scientifici (epistemologia). Nasce così questa raccolta di racconti che, dalle ipotesi scientifiche sulla natura del mondo, dell’uomo, danno vita a impensabili situazioni e accidenti quotidiani, comici (serio vs. umoristico). Il narratore è Qfwfq, vissuto in più ere, dalla nascita dell’universo alla comparsa dell’uomo, testimone diretto degli avvenimenti.

“Il castello dei destini incrociati” e “Le città invisibili”

Serie potenzialmente infinita di racconti che mettono in azione le teorie di narratologia, inventate in quegli anni in Francia.

Nel primo libro, le storie si originano dalla disposizione dei tarocchi su un banco e si potrebbe procedere all’infinito, senza pretesa (tutta classica) di ricomporre un ordine, un perché alla fine. La vita è complessa e inestricabile, non è possibile incasellarla.

Nel secondo libro, i racconti sono indirizzati a cogliere la città natale Venezia nelle sue innumerevoli sfaccettature da parte del protagonista Marco Polo. Critica nuovamente lo sviluppo tecnologico industriale moderno, sfidando il labirinto per cercare “cosa non è inferno” e farlo emergere. Le cose non valgono di per se ma come segno di cose più profonde, sono figure. Dall’unità di Venezia si passa alla molteplicità delle città invisibili, le possibilità si moltiplicano ed è fatica trovare un senso alla realtà.

“Se una notte d’inverno un viaggiatore”

Sconvolge ogni forma letteraria adottata in precedenza . Il lettore diventa protagonista della storia: egli cerca un libro che contenga tutta la realtà, ma il suo desiderio è perennemente frustrato. La letteratura non può assurgere a tale obiettivo. Nel romanzo , accanto alle mirabolanti vicende dei protagonisti , sono narrati 10 inizi di romanzi di generi diversi (nella pretesa che raccontino la realtà). Assembla e demolisce in modo molto duttile le varie parti del testo sotto un rigoroso controllo nella forma, segno del dominio razionale sulla materia cangiante della

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letteratura , della realtà. Riprende il motivo della queste, laicizzandola e trasferendola alla ricerca di un libro non della donna amata, che non si troverà mai. La struttura e il finale sono molto problematici.

“Palomar”

Il nome deriva da quello di un osservatorio americano e il testo vuole fornire osservazioni del protagonista sulla realtà quotidiana in modo analitico, complesso, ma ordinato. Il pessimismo calviniano si fa strada nell’impossibilità di conoscere esaustivamente il mondo espressa dal protagonista: l’uomo del 900 non ha modelli da seguire, certezze. La realtà è indistinta ed inafferrabile ricca di contraddizioni .

“Lezioni americane”

Sei conferenze redatte dallo scrittore per Harward , dedicate ad individuare i temi nella letteratura di tutti i tempi. L’ultima non fu mai scritta a causa della morte e nessuna venne pronunciata all’università.