APPUNTI DI VIAGGIO 114 · di Appunti di Viaggio, Settembre 2010 / Agosto 2011. E con...

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Anno XX - Mensile Novembre-Dicembre 2010 (1/12) APPUNTI DI VIAGGIO 114 Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma Note di ricerca spirituale BEDE GRIFFITHS EDIZIONI Appunti di Viaggio La mappa – Shalom – Un approccio semplice alla Santa Presenza – La visione contemplativa. Un’antica visione della Realtà – La riflessione sul tipo psicologico nel cammino spiri- tuale – La parabola dei talenti – Eremiti interiori – Vivere senza TV – Willy Van Lysebeth. L’intervista – Commiato. C’era una volta la fiaba: L’angelo apprendista – I NOSTRI LIBRI BEDE GRIFFITHS nelle parole di Antonia Tronti: Il filo d’oro [Un’autobiografia]; Fiume di compassione [Un commento cri- stiano alla Bhagavad Gita]; Una nuova visione della Realtà [Scienza occidentale, misticismo orientale e fede cristiana], EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO – Corsi di meditazione e di preghiera – Popoli in cammino – IL CATALOGO . IL FILO DORO FIUME DI COMPASSIONE UNA NUOVA VISIONE DELLA REALTÀ

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Anno XX - Mensile Novembre-Dicembre 2010 (1/12)

APPUNTI DIVIAGGIO 114

Sped. abb. post. D.L. 353/03 [conv. in L. 27/02/04 n. 46] art. 1 c. 1 - DCB - Roma

Note diricerca spirituale

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La mappa – Shalom – Un approccio semplice alla SantaPresenza – La visione contemplativa. Un’antica visione dellaRealtà – La riflessione sul tipo psicologico nel cammino spiri-tuale – La parabola dei talenti – Eremiti interiori – Viveresenza TV – Willy Van Lysebeth. L’intervista – Commiato. C’erauna volta la fiaba: L’angelo apprendista – I NOSTRI LIBRI BEDEGRIFFITHS nelle parole di Antonia Tronti: Il filo d’oro[Un’autobiografia]; Fiume di compassione [Un commento cri-stiano alla Bhagavad Gita]; Una nuova visione della Realtà[Scienza occidentale, misticismo orientale e fede cristiana],EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO – Corsi di meditazione e dipreghiera – Popoli in cammino – IL CATALOGO.

IL FILO D’ORO

FIUME DI COMPASSIONE

UNA NUOVA VISIONE DELLA REALTÀ

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La mappa

ShalomPasquale Chiaro

Un approccio semplice alla Santa PresenzaPasquale Chiaro

La visione contemplativa. Un’antica visione della RealtàRaimon Panikkar

La riflessione sul tipo psicologico nel cammino spiritualeLuigi Turinese

La parabola dei talentiAlessia Piana

Eremiti interioriEmmeti

Vivere senza TVWolf

Willy Van Lysebeth. L’intervistadi Gioia Lussana

Commiato. C’era una vola la fiaba: L’angelo apprendistaMarta Giacon

I NOSTRI LIBRI: BEDE GRIFFITHS nelle parole di Antonia TrontiIl filo d’oro [Un’autobiografia]; Fiume di compassione [Un commentocristiano alla Bhagavad Gita]; Una nuova visione della Realtà[Scienza occidentale, misticismo orientale e fede cristiana],EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO

Corsi di meditazione e di preghiera

Popoli in cammino

IL CATALOGO

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Sommario

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LA VISIONE CONTEMPLATIVA.UN’ANTICA VISIONE DELLA REALTÀ

[Gesù disse:]«Avverrà infatti come aun uomo che, partendoper un viaggio, chiamò isuoi servi e consegnòloro i suoi beni. A unodiede cinque talenti, a unaltro due, a un altro uno,secondo le capacità diciascuno; poi partì.Subito colui che avevaricevuto cinque talentiandò a impiegarli, e neguadagnò altri cinque.Così anche quello che neaveva ricevuti due, neguadagnò altri due. Coluiinvece che aveva ricevutoun solo talento, andò afare una buca nel terrenoe vi nascose il denaro delsuo padrone. [p.25]

LA PARABOLADEI TALENTI

Lo yoga esiste damillenni secondo formee tradizioni molto diffe-renti. Nessuna autoritàcentrale né istituzionel’ha organizzato. Il carat-tere sacro, spirituale eculturale della sua tras-missione in India, hapreservato la continuitàautentica di ogni«lignaggio». Oggi, inOccidente, abbiamodelle regole differenti. Loyoga, pur rimanendoautentico, si adatta adiversi contesti: scuola,ospedali, aziende, ecce-tera. Alcune istituzioni(come le Federazioninazionali e internaziona-li) coordinano il suoinsegnamento e la suapratica. [p.38]

WILLY VAN LYSEBETH

L’INTERVISTA

In ambito psicoana-litico, la riflessione piùarticolata sui tipi psico-logici è quella espressada C.G. Jung, che dedi-cò all’argomento unadelle sue opere fonda-mentali, Tipi psicologici,apparsa nel 1921.

Già all’indomanidella rottura dottrinalecon Freud, avvenutanel 1912, Jung avevainiziato ad occuparsidella questione dei dif-ferenti tipi psicologici

(Jung, 1913; 1917 /1943); tale interesse,probabilmente, costituìuna delle linee di ricer-ca che lo allontanò dalmaestro di Vienna.Freud infatti, obbeden-do probabilmente adun interno monotei-smo, cercava di stabilirei fondamenti di un fun-zionamento universaledella psiche umana;mentre Jung era piùinteressato a valorizzarele differenze. [p.20]

EREMITI INTERIORI

Circa due anni fa hoiniziato a vivere in unluogo dove la TV “nonprende”. Si tratta di uncono d’ombra generatodal versante nord dellavalle dove vivo. Questofa sì che io di fatto nonabbia la possibilità diguardare la TV, in parti-colare i notiziari. La stes-sa radio “prende male”,sempre per via del conod’ombra (immagino vi sisovrapponga anche ilproblema della propaga-zione nel particolare tipodi terreno). I cellularifaticano, e molti nonriescono a funzionare.

L’unico contatto cheho da casa è Internet.Cambia tuttavia la moda-lità di utilizzo: Internetpresume che il collega-mento sia un atto volon-tario, e complesso. Ino-ltre, non è possibile fruir-ne mentre si mangia, omentre si fa altro. [p.32]

va, un “saccheggio”.L’ecosofia dovrebbesapere questo.

Conoscere vera-mente significa diventa-re la cosa senza cessaredi essere quello chesiamo. Il divenire non èsolo un cambiamento,non è solo un movi-mento da ciò che noisiamo a quello che sare-mo. Il divenire è la veracrescita dell’Essere odell’essendo. È il veroritmo della realtà.[p.16]

L’amore è la radicedella conoscenza.Questa è una scopertache la maggior partedelle tradizioni umaneha fatto. Amare signifi-ca essere catapultativerso l’amato. Senzaconoscenza si corre ilpericolo dell’alienazio-ne. E non è vero amore.Ma la conoscenza senzaamore non è vera cono-scenza. È solo avidità,apprendimento, appro-priazione e, in definiti-

La mappa

“Se quando si immer-ge la mano nel catino

se quando si attizza ilfuoco con il soffietto

se quando si allineanointerminabili colonne dinumeri al proprio tavolodi contabile

se quando scottati dalsole si è immersi nellamelma della risaia

se quando in piedidavanti alla fornace delfonditore, non si realizzala stessa vita religiosaproprio come se si fosse inpreghiera in un monaste-ro

il mondo non saràmai salvo”

VIVERE SENZA TV

LA RIFLESSIONE SUL TIPO PSICOLOGICO NEL CAM-MINO SPIRITUALE: TIPOLOGIA E INDIVIDUAZIONE

Willy Van Lysebeth a Madras,nel 1974, accanto al padre eallo yogi Sri Satcidananda

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Cari amici e compagni di viag-gio, oggi inizia dicembre e ci avvi-ciniamo al Natale. Questa “festa”a molti ricorda la neve, le vacanzeinvernali, lieti scenari di diverti-mento in famiglia e con gli amici.E poi grandi “abbuffate”, con lun-ghe tavolate con i parenti; e i re-gali, tanti regali, soprattutto per ipiù piccoli che credono ancora aBabbo Natale e alla Befana. Tuttecose piacevoli e simpatiche, an-che troppo: ma così fan tutti.

Oggi però qualcosa sta cam-biando. C’è crisi, che si ripercuoteanche sulle abitudini natalizie.Molti hanno perso il lavoro e nonriescono a trovarne un altro.Qualcuno, soprattutto i giovani,non è mai riuscito a trovarne uno.In tanti si stanno impoverendo, inmolti modi. E allora s’impone unNatale più sobrio, più consonoalla nuova situazione che stiamovivendo: meno vacanze, menoabbuffate, meno inutili regali.

Fra tante novità di segno nega-tivo, questa del Natale sobrio misembra una cosa buona: si avvici-na di più alla situazione vissutada nostro Signore che appenanato fu deposto in una mangia-toia. Anche la Santa famiglia vive-va allora una situazione di preca-rietà, come quella che molti vivo-no oggi. Per questo motivo pos-siamo offrire a Gesù il nostro di-sagio, la nostra pena: lui può ca-pirci.

A pensarci bene, credo cheuna situazione di sobrietà, conmeno consumi meno divertimen-ti meno cose superflue, può aiu-tarci anche a rimettere in primopiano le cose importanti, le coseessenziali della vita, che sono al-tre. Noi sulla terra siamo solo dipassaggio, ma pochi lo ricordano:veniamo da lontano e andiamolontano, come diceva una voltaun vecchio adagio del PCI.Dobbiamo allora almeno cercare

Shalom

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di capire da dove veniamo e dovesiamo diretti: e discernere il sensodella nostra vita: perché ci trovia-mo sulla terra, perché ci siamo in-carnati. Senza perdere tempo,perché “Gli anni della nostra vitasono settanta, ottanta per i più ro-busti... passano presto e noi ci di-leguiamo” (Sal 90). Ognuno dinoi deve trovare la propria rispo-sta a questo koan se veramentevuole accedere alla Vita.

Ecco, se in questi giorni riusci-remo a fare questo, se riusciremoa dare una risposta al nostro koan,questo sarà un “buon Natale”:questi giorni di festa li ricordere-mo per sempre.

Allora, “buon Natale” di cuorea tutti, miei cari compagni diviaggio.

A proposito di cose che passa-no, è passata anche la “festa” diAppunti di Viaggio del 20 novem-bre scorso. È stata una bella gior-nata vissuta in amicizia. Al matti-no abbiamo presentato i nostri li-bri e al pomeriggio, dopo dueConferenze, abbiamo presentato i“Cammini” delle meditazioni si-lenziose praticati in Italia: quelliche ci sembrano più seri. Per ungiorno, si è respirata un’aria di“comunione fraterna”. Peccatosoltanto per il brutto tempo cheha impedito a molte persone dipartecipare all’incontro.

Se non ci saranno impedimen-ti, credo che il prossimo anno laripeteremo.

Per dare comunque un assag-gio della “festa” e delle cose che sisono dette, su questo numerodella rivista riportiamo la presen-tazione del libro “Il Camminodella Santa Presenza” che io hofatto al mattino, e “La riflessionesul tipo psicologico nel camminospirituale: tipologia e individua-zione”, fatta da Luigi Turinese alpomeriggio.

Sulla rivista, oltre ai due pezzicitati, riportiamo uno splendidoarticolo che Raimon Panikkaraveva donato ad Appunti diViaggio negli anni ’90, e che haper titolo “La visione contempla-tiva. Un’antica visione dellaRealtà”. Vi offriamo poi un artico-lo molto bello di Alessia Pianasulla “La parabola dei talenti”.Pubblichiamo inoltre una testi-monianza per portare avanti la ri-cerca che abbiamo iniziato sulloscorso numero, su “chi è il mona-co oggi” e “se sia essenziale viverein un monastero” per esserlo, daltitolo: “Eremiti interiori”. La testi-mone vuole restare anonima anzi,per la precisione, si firma con unasigla: Emmeti. Conosco l’Autricee so che la sua è una testimonian-za verace. Vi offriamo anche

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un’altra testimonianza, che vieneda internet, sugli effetti che l’“as-senza” di televisione provoca nel-la vita delle persone. Anche inquesto caso l’Autore, che non co-nosco, si firma con uno pseudo-nimo, Wolf. Lo pubblico perchétrovo condivisibile ciò che dice.Su questo numero trovate, inol-tre, una bella intervista a WillyVan Lisebeth, figlio di André VanLisebeth, uno dei più noti inse-gnanti di Yoga in Europa, realiz-zata dalla nostra inviata “moltospeciale” Gioia Lussana. E chiu-diamo il numero con una splen-dida fiaba, che ci ricorda quelleche ascoltavamo quando eravamobambini. Una fiaba spirituale diMarta Giacon, dal titolo “L’angeloapprendista”.

La rivista è poi arricchita dallePrefazioni di Antonia Tronti allatrilogia di Bede Griffiths pubblica-ta nelle Edizioni Appunti diViaggio, e precisamente: Il filo d’oro[Un’autobiografia]; Fiume di com-passione [Un commento cristianoalla Bhagavad Gita]; Una nuova vi-sione della Realtà [Scienza occiden-tale, misticismo orientale e fedecristiana] dal titolo. Lo facciamoper rendere omaggio al grande“maestro” Camaldolese, anche in

questa nostra epoca segnata datante, direi troppe, manifestazionidi divisione e intolleranza.

Buona lettura a tutti.

Ricordo a tutti che questo è ilmomento per rinnovare l’abbona-mento alla rivista, perché siamo alsecondo numero del nuovo annodi Appunti di Viaggio, Settembre2010 / Agosto 2011. E con l’occa-sione, visto che è Natale e dovetefare regali, regalate abbonamentiad Appunti di Viaggio e regalate inostri splendidi libri: con unsemplice regalo, potreste aprire aivostri cari le porte del “paradiso”.

Le quote per rinnovare l’abbo-namento alla rivista sono rimasteinvariate:

35 euro, Ordinario; 50, Amici;100, Sostenitori.

E se qualcuno potrà dare dipiù, sarà considerato un“Benefattore”.

Vi abbraccio tutti con affetto.

Roma, 1 Dicembre 2010

Pasquale Chiaro

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IN ONORE DI BEDE GRIFFITHS

Nei numeri scorsi abbiamo presentatoil libro “La Verità non ha confini” eabbiamo poi ristampato “Sulle acquedell’oceano infinito” entrambi di JohnMartin Kuvarapu.Martin è il responsabile delSaccidananda Ashram nel TamilNadu [India], fondato da Henri LeSaux e portato a pienezza da BedeGriffiths, in cui si porta avanti un deli-cato processo di inculturazione dellaBuona Novella di Gesù nell’India, tra-dizionalmente multireligiosa, che però,negli ultimi tempi, si è riscoperta anchemolto intollerante. Per contrastarequesta intolleranza, vogliamo allorariproporre il percorso spirituale di BedeGriffiths, maestro di tolleranza e didialogo interreligioso e maestro diMartin, per mezzo dei suoi tre libripubblicati nelle nostre Edizioni [AV].Lo facciamo con le parole di AntoniaTronti, che ha curato i tre testi, li hatradotti e li ha presentati con lePrefazioni che di seguito pubblichiamo.

L’Editore

IL FILO D’ORO [Un’autobiografia]

Prefazione

Scrivere il racconto della propriavita è condividere in nudità edautenticità il proprio itinerario diricerca. È offrire allo sguardo altruii propri percorsi, le salite chehanno affaticato il passo e il respiro,le radure che hanno dato ristoroall’anima, le curve che hanno resotimoroso e lento il cammino, i retti-linei su cui si è andati avanti speditie sicuri, i panorami che hanno cat-turato lo sguardo, i tentennamenti ele scelte di fronte agli incroci, lecadute nei punti impervi... Ma èanche celebrare, come Maria invisita all’amica Elisabetta, le grandicose che ha fatto in me l’Onnipotente.Gioire del dono della propria vita edonarla a propria volta. Vedere inessa un percorso guidato verso laVerità.

BEDE GRIFFITHSIL FILO D’ORO [Un’autobiografia]

FIUME DI COMPASSIONE[Un commento cristiano alla Bhagavad Gita]

UNA NUOVA VISIONE DELLA REALTA’[Scienza occidentale, misticismo orientale e fede cristiana]

EDIZIONI APPUNTI DI VIAGGIO

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Scrivere è l’indizio che si è “pensatoagli amici nel tempo della neve,della luna, dei fiori di ciliegio”(Yasunari Kawabata); ovvero, che ilproprio vivere non è mai stato soloper sé, ma anche e sempre incomunione con il resto degli esseriumani, e che a loro si vuole lasciarela propria testimonianza, per offriretracce di Senso e di Bellezza.L’autobiografia di Padre BedeGriffiths (Walton on Thames,Inghilterra, 1906 – ShantivanamAshram, India, 1993), che final-mente pubblichiamo in traduzioneitaliana, è uno strumento preziosoper chi, infaticabile, cerca, cerca... ecerca ancora... E per chi si sentecercato...In essa c’è il racconto di una vitache si lascia trasformare da un’in-tuizione, che comprende la prezio-sità di un’esperienza giunta ina-spettata e si mette alla ricerca delsuo significato. Un’apertura deisensi al cospetto della natura, unasera, ai tempi della scuola, un’irru-zione improvvisa di bellezza, etutto definitivamente cambia nellavita del giovane Alan RichardGriffiths (questo il suo nome di bat-tesimo prima della professionemonastica). Da allora, egli impegnatutte le sue forze nel tentativo dicapire. Con strumenti diversi e conradicalità di ricerca. Con impegnoinstancabile e costante.Attraversando territori vari evedendo ogni volta dilatarsi gliorizzonti. Vivendo di intelletto e di

emozionalità. Di studio e dimanualità. Di riflessione e di espe-rienza diretta. Cercando ed incon-trando sintonie. Prima nella poesiae nella letteratura, poi nella filoso-fia, quindi nella Bibbia, nel vangeloe nei testi di spiritualità. Prima adOxford, all’università; poi nellacampagna del Cotswold, in unesperimento di vita comunitaria,insieme a due amici, nel tentativodi allontanarsi dal mondo artificialedella civiltà industriale, per abbrac-ciare una sorta di “ritorno alle origi-ni” e di recupero della genuinità edella semplicità della vita contadinaed artigiana del posto; poi, ancoranella campagna inglese, ma in soli-tudine; infine, in un monasterobenedettino, dopo una travagliataconversione al cattolicesimo ed ilfolgorante incontro con la vitamonastica. Il libro lo accenna appe-na, ma anni dopo per Bede Griffithsci sarà ancora un altro mutamentoradicale, connesso ad uno sposta-mento geografico che cambieràtotalmente anche la sua geografiainteriore, aprendolo all’esperienzaper cui è maggiormente noto: ilviaggio in India, la guida delSaccidananda Ashram aShantivanam, nel Tamil Nadu, ed iltentativo di approfondire il dialogotra la spiritualità indiana e la spiri-tualità cristiana, per celebrare quel-lo che chiamerà il matrimonio traOriente e Occidente.Itinerario affascinante, quello diPadre Bede, dall’inizio alla fine.

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Quanto mai attuale. Con quel suorifiuto adolescenziale della religio-sità impartitagli dal contesto fami-liare e scolastico, ed il tardo riap-prodo ad un orizzonte esplicita-mente religioso, dopo incursionimultiformi e variegate in altri terri-tori, in cerca di risposte alladomanda di senso. E con quel suotentativo di ritrovare nei ritmi enella solitudine della campagnauno stile di vita più umano, sempli-ce ed essenziale, in aperta opposi-zione all’artificialità e all’artificiositàdella vita cittadina e industriale.Che sfocerà nell’incontro con la vitamonastica benedettina e con il suc-cessivo adattamento di questa, daparte sua, al modello degli ashramindiani. Ogni esperienza, di lettura,di incontro, di vita pratica, che egliattraversa è significativa di quantogli si va formando dentro. Trattodopo tratto, il suo itinerario prendeforma e direzione. Ed in lui maiviene meno la forza di seguire letrasformazioni ed i passaggi chesembrano essergli richiesti.Meditare sulla sua vita equivaledavvero a meditare sui percorsimisteriosi dell’esistenza e sullaMano invisibile che li traccia. Nullaappare lasciato al caso. Ogni espe-rienza è tassello parziale ma ineli-minabile, cosicché tutto, visto nel-l’insieme, rivela il suo senso. Vita eriflessione si accompagnano e siinfluenzano a vicenda. Le letture diBede guidano il suo percorso esi-stenziale, e quanto va provando

nella quotidianità muta lo sguardoe la direzione dei suoi studi. In luisvadhyaya, tapas e Isvara pranidha-na, i tre elementi del kriya yoga dicui parla Patanjali nei suoi YogaSutra, realmente si intrecciano,inscindibili. Lo studio dei testi e ilconfronto col pensiero dei “mae-stri” che li hanno scritti (svadhyaya)alimentano e sono alimentati dalfuoco instancabile della ricerca, daquell’ardore interiore (tapas) chenon gli permette di accontentarsi diverità parziali e sempre lo indirizzaverso la “Verità tutta intera”;lasciandosi costantemente plasmaree guidare dalla Vita e da quello che,col tempo, imparerà a chiamare“Dio”, in un atto di Isvara pranidha-na (abbandono al Signore). È l’e-quilibrio dei tre sentieri che l’Indiaaddita come vie privilegiate verso laLibertà: jnana marga (il sentierodella conoscenza), karma marga (ilsentiero del vivere la quotidianitàdell’azione) e bhakti marga (il sen-tiero della devozione).E sarà proprio la meditazione suqueste tre vie la chiave con cui,qualche anno più tardi, Padre Bedesi accingerà a leggere e a commen-tare, con i suoi discepoli diShantivanam, uno dei testi piùcompleti e luminosi della spiritua-lità indiana, la Bhagavad Gita. Diquesto testo (Fiume di compassione.Un commento cristiano alla BhagavadGita) le edizioni “Appunti diViaggio” saranno presto in grado dioffrire ai lettori italiani una tradu-

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zione completa. Come anche di unaltro libro fondamentale di PadreBede, Una nuova visione della realtà[Scienza occidentale, misticismoorientale e fede cristiana], compen-dio, composto in età matura, delleriflessioni di Griffiths sulle questio-ni in lui già aperte fin dagli anni dicui si narra in Il filo d’oro, ed oraarricchite da ulteriori elaborazioni:la scienza, la spiritualità, il mondomoderno, lo scambio tra le tradi-zioni...Nostro intento è quello di offrireuna vera e propria trilogia, che siain grado di guidare i lettori ad unincontro più completo possibilecon Padre Bede, mettendo primal’accento, in maniera più specifica,sulla sua vita (Il Filo d’oro), poi sulsuo pensiero (Una nuova visionedella Realtà) ed infine sulla sua spi-ritualità dialogante (Fiume di com-passione. Un commento cristiano allaBhagavad Gita).La collana di cui questi testi fannoparte, “Viaggio in India. Collana dispiritualità indo-cristiana”, vuolenascere da Bede Griffiths, da HenriLe Saux, da Jules Monchanin, e daldono prezioso che essi ci hannolasciato con la fondazione delSaccidananda Ashram aShantivanam. Il progetto ha avutoinizio con la pubblicazione delprimo testo italiano dell’attualeguida di Shantivanam, Br. JohnMartin Kuvarapu (SwamiSahajananda), che è stato a lungodiscepolo di Bede Griffiths e ne ha

raccolto il coraggio della ricerca el’amore congiunto per le Scrittureindù e quelle cristiane, Sulle acquedell’Oceano infinito [Una letturaindo-cristiana della Buona Novella diGesù]; ed ha visto, poi, venire allaluce le conversazioni tra Anna M.Pinnizzotto e Padre Thomas Matusraccolte in Duo concertante [Dialoghitra vita quotidiana e vita spirituale,tra Oriente e Occidente], nate daripetuti incontri con l’India e i suoimaestri e dall’esigenza di incarnaretali esperienze nel contesto cultura-le ed esistenziale in cui ci troviamo.L’intento è quello di rinnovare l’im-pegno del dialogo e di ritrovare ildesiderio dell’incontro e delloscambio tra due mondi che tantopossono reciprocamente arricchir-si. E, insieme, nutrire, direzionareed illuminare i nostri percorsi.

FIUME DI COMPASSIONE [Un commentocristiano alla Bhagavad Gita]

Prefazione

È probabile che ad ogni buon mae-stro indiano possa essere attribuitaquella definizione di Gesù secondocui “ogni scriba divenuto discepolodel Regno dei cieli è simile a unpadrone di casa che estrae dal suotesoro cose nuove e cose antiche”

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(Mt 13,52). Il più delle volte, infat-ti, in India colui che viene conside-rato maestro non è una persona cheha elaborato un sistema – filosofico,spirituale, meditativo, o yogico –del tutto originale. Non chi crea dalnulla. Ma chi sviluppa un pensieroproprio a partire dal legame esplici-to con la tradizione. Tenendo insie-me quanto gli è stato trasmesso equanto è andato personalmentesperimentando-intuendo.È per questo che spesso il maestro,anziché comporre un’opera ex novo,preferisce commentare uno dei testifondanti della tradizione.Trasformando le perle di saggezzadell’antichità in radici da cui farnascere la pianta della propriameditazione e riflessione. Così chepossano crescere e maturare i fruttidi un insegnamento antico-nuovo.Fiume di compassione prende vita daun’esperienza di questo tipo. PadreBede Griffiths, sceglie uno dei testiclassici fondamentali della tradizio-ne indù, la Bhagavad Gita, e, damonaco cristiano ormai totalmenteintegrato nella realtà indiana, dàorigine ad un’operazione comples-sa e completa: legge, spiega, com-menta, elabora.Ovvero, innanzitutto si pone (e cipone) di fronte alla “lettera” deltesto, confrontando la versione ori-ginale sanscrita con diverse tradu-zioni inglesi, e permettendoci, così,di addentarci più profondamentenel significato di parole e concetti.Poi spiega il significato di queste

parole e di questi concetti a partiredalla loro tradizione d’origine, conprecisione e accuratezza, per com-prendere e far comprendere.Dopodiché li commenta proponen-done diverse interpretazioni e cer-candone il senso più profondo, ser-vendosi, a questo punto, di un con-fronto serrato con parole e concettisimili o dissimili della tradizionecristiana, suo primo terreno di fon-dazione. Infine elabora il “proprio”,il “tutto suo”. Rivelandoci che siamodi fronte ad un vero “ricercatore”.Che prende dall’antico, ma senzaaccettare, ripetere e trasmettere pas-sivamente, bensì interrogandosi inprima persona, scavalcando tutte leinterpretazioni facili, banali, appa-rentemente consolidate.Così, nelle sue parole e nella suascrittura vengono alla luce lettureinaspettate di questioni che alnostro orecchio suonano falsamen-te familiari – l’incarnazione e lareincarnazione, l’eterno dualismodi azione e contemplazione, il con-cetto di “persona”, sia rispettoall’essere umano che rispetto a Dio,la responsabilità sociale degli indi-vidui, i percorsi e la meta delloYoga, ecc. Tutto, ai nostri occhi,sembra suonare noto, ed invece leriflessioni e le “soluzioni” cheGriffiths propone sono, ogni volta,sorprendentemente creative e origi-nali. Proprio perché egli, dal suoarrivo in India negli anniCinquanta, sembra aver pienamen-te abbracciato quella pratica effica-

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ce e benefica che consiste nel nonavere mai un’unica postazione fissada cui guardare. E nel continuare aspostare lo sguardo dentro non unasola, ma più tradizioni, affinando,in questo modo, la sensibilità edacquisendo libertà e sapienza.Perciò questo testo, lungi dall’esse-re una “riduzione” cristiana di unodei più significativi testi della spiri-tualità indù, ci appare come lospecchio trasparente di una ricercainstancabile, basata sulla convin-zione che l’incontro – tra l’Oriente el’Occidente, tra il cristianesimo el’induismo, tra l’antichità e la con-temporaneità, tra la tradizione e ilnuovo – è sempre e soprattuttooccasione di arricchimento, diaccrescimento di senso, diapprofondimento della compren-sione.

UNA NUOVA VISIONE DELLA REALTÀ

[Scienza occidentale, misticismoorientale e fede cristiana]

Prefazione

In un momento in cui l’espressione“New Age” viene spesso semplicisti-camente usata per indicare scenaripseudo-spirituali e sintesi improv-visate tra gli orizzonti più disparati,il titolo di questo libro potrebbe

dare adito a degli equivoci. Undiscorso su una “nuova visionedella realtà” o su una “nuova era”potrebbe destare dei sospetti. Edanche qualche espressione sparsaqua e là nel testo, in cui si parla diun imminente mutamento delmodo in cui viene concepita e vis-suta la vita in questo mondopotrebbe apparire un po’ enfatica enon del tutto aderente al reale.Ma in verità l’unico difetto attribui-bile a Padre Bede Griffiths in questotesto, se di difetto si può parlare, èun eccesso di speranza. Una visionetroppo luminosa. Uno sguardo chetroppo da vicino ricalca quello chepotremmo supporre essere losguardo di Dio. Consapevole,innanzitutto, delle potenzialità delreale. E del rapporto assolutamentenecessario di tutte le cose con quel-la Realtà Ultima, da cui l’Autorecrede che provengano ed a cuicrede che siano destinate a tornare.È un “uomo dall’occhio penetran-te”, Padre Bede Griffiths, come ogniprofeta che sia definibile tale, cheguarda al mondo come vorrebbeche fosse, come dovrebbe essere,come potrebbe essere.Un mondo la cui legge fondamen-tale sia la relazione. Non la separa-zione, generatrice di vuoto ed irri-solvibile conflitto, né l’annullamen-to delle differenze, generatore disintesi semplicistiche e senza spes-sore. Ma una relazione articolata, ingrado di abbracciare la complessitàe la irriducibilità delle varie identità

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che lo compongono. Oriente eOccidente, maschile e femminile,Dio personale e Divinità imperso-nale, dualità e non-dualità sonosolo alcuni dei termini che l’Autorescopre e ci mostra in una relazionefeconda, dove mai l’uno esclude deltutto l’altro, il diverso-da-sé, quelloche potrebbe apparire come l’oppo-sto. Una visione inclusiva, unosguardo capace di abbracciare e diunificare in maniera lucida e one-sta, senza superficiali semplificazio-ni, ma tenendo conto della com-plessità e delle sfaccettature dellarealtà in cui viviamo. Una “compli-cata rete di relazioni interdipenden-ti”: la definizione della realtà chericorre più volte nel testo, e cheGriffiths trae, contemporaneamen-te, dalla scienza contemporanea edai classici della spiritualità di tuttii tempi. Convinto che le differenzenon escludano il confronto, né con-ducano necessariamente al conflit-to. Ma che siano ricchezza. La ric-chezza di cui la realtà è costituita epervasa.Visione “mistica”, quella diGriffiths, in cui domina il sensodell’unità di tutte le cose, del loroessere “uno”, pur nel loro esprimer-si in forme differenti. Le parole cheusa sono estremamente significati-ve: “unità differenziata”, “unitànella distinzione”. E l’immaginedella “rete di Indra”, in cui ogniperla si riflette nell’altra. La visioneorientale e quella occidentale: diffe-renti ma reciprocamente necessa-

rie. Il maschile e il femminile: diffe-renti ma reciprocamente necessari.Dio personale e Divinità imperso-nale: differenti ma reciprocamentenecessari. E così via. Tutto distinto,ma nulla escludente nulla. Tutto datenere insieme. Tutto “uno”.Visione da giovane intuita ed orariflettuta, meditata, sperimentatanella vita e nel pensiero.Si sente, infatti, che ne è passato ditempo da quel giorno in cui, al col-lege, all’età di diciassette anni, pas-seggiando in un boschetto, il giova-ne Griffiths si era sentito improvvi-samente ed inspiegabilmente un“tutt’uno” con la realtà circostante.Da allora le esperienze sono statemolteplici, molte meravigliosamen-te e suggestivamente descritte nellasua autobiografia, Il filo d’oro. E poi,a cinquant’anni, l’India, l’incontrocon le Upanishad, con la BhagavadGita, con la filosofia Vedanta, con loYoga, con lo shivaismo del Kashmir,col buddismo e con i testi sufi. Lafondazione e la conduzione dell’ash-ram Saccidanananda aShantivanam, in Tamil Nadu, dovel’incontro tra spiritualità cristiana espiritualità indiana è ancora ogginon solo discorso verbale, ma prati-ca quotidiana.È una visione sapientemente adul-ta, quella a cui Griffiths approda inquesto libro, che magicamenteaccosta e mette a confronto gli oriz-zonti culturali e spirituali che nelsuo percorso di vita ha accurata-mente attraversato, studiato, medi-

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tato. La filosofia, il cristianesimo, ilcattolicesimo, il monachesimo,l’India, nella doppia accezione dibuddismo e induismo, e infine l’i-slam e la mistica sufi. Senza contarela scienza contemporanea: le ultimescoperte della fisica, della biologia edella psicologia, superando quelpregiudizio per cui spiritualità escienza sembrano dover essere inopposizione tra loro. Tutti incontriche hanno mutato e plasmato gra-dualmente i suoi orizzonti di pen-siero e le sue scelte esistenziali.Incontri mai solo “di mente”, maanche mai solo “di cuore”. InGriffiths, infatti, la mente-cuore,come nella migliore tradizione spi-rituale, è sempre un tutt’uno. Ciòche lo colpisce nei libri che leggenon resta mai senza esperienza, eciò che si trova a vivere si abbinasempre alla riflessione.Caratteristica, questa, che sembraaccompagnare tutto l’arco della suaesistenza, di cui questo libro è ilfrutto ultimo e maturo. Dopo Unanuova visione della realtà, infatti, cisarà soltanto Universal Wisdom, unlibro in cui l’Autore, più che argo-mentare e proporre riflessioni pro-prie, raccoglierà alcuni dei testi piùsignificativi delle tradizioni spiri-tuali che lo hanno toccato, dandovita ad una antologia di testi “sacri”.Ma ciò che più colpisce in questotesto è che qui Griffiths, in verità,non si limita ad “accostare”.Accosta, certo, ma anche, sempre,va oltre. Impegnandosi nella ricerca

dei nessi, dei punti che permettanola relazione dialettica tra le diversetradizioni. Mostrando le differenzee le somiglianze, i punti deboli diuna visione e quelli forti di un’altra,e facendo capire che dal fronteg-giarsi dialettico di ciascuna deve epuò nascere il tentativo di elabora-zioni nuove. E, soprattutto, di uncristianesimo rinnovato. Che nonteme il dialogo con le altre tradizio-ni, ma, al contrario, ne trae arric-chimento. Non si tratta di abbrac-ciare una teoria e di negarne un’al-tra, ma di farsi aiutare dalle visionidelle diverse tradizioni per ulteriorielaborazioni. Ed è qui la vera novitàdi questo testo. È qui la vera “nuovavisione”: nel modo in cui l’Autoreguarda contemporaneamenteindietro e avanti. Usando le tradi-zioni, assimilandone contenuti esoluzioni, fino ad approdare ad ela-borazioni proprie. Risultato delconfronto e della relazione tra tuttol’incontrato.È qui che si comprende che si trattadi un testo composto nel periododella maturità, dove non si parlapiù solo di un’unità vagamenteintuita, come all’inizio del suo per-corso, ma in cui domina la consa-pevolezza di una realtà “una” all’in-terno della quale tutto è “interrela-zione”. Interrelazione non solomeccanica, bensì permessa e gover-nata dalla forza unificante dell’amo-re. Quell’amore che tiene insiemesenza annullare. L’unica forza inquesto universo in grado di “tutto

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abbracciare” e di “nulla escludere”.C’è buddismo in questo, nell’ideadi “inter-essere”; ci sono le teoriedella “nuova fisica”, di cui Capra èuno dei maggiori esponenti; c’è lavisione non-duale della filosofiainduista vedantica; c’è lo shivai-smo, con la sua idea di una forza-energia che pervade e governa leleggi dell’universo; c’è la dottrinacristiana della Trinità, in cui la rela-zione è dinamismo d’amore,“comunione d’essere”, modellosupremo di ogni rapporto. E,soprattutto, c’è l’esempio di cosaavviene quando le tradizioni ven-gono fatte dialogare tra loro.È l’unità il punto di partenza di que-sto universo. Ed è ancora l’unità ilpunto di approdo. Il provenire daun’unica Fonte ed il tornare a quellastessa unica Fonte. La molteplicità,la divisione, il contrasto, il conflittovengono tra l’origine e il fine. Ed èper questo che ci troviamo in unmondo in cui tutto sembra essere inguerra con tutto. In cui ogni ele-mento difende la propria identità,trincerandosi in confini che lo esclu-dono dalla relazione con ciò cheritiene ineluttabilmente “altro”. Ma èpossibile questo? È possibile che seveniamo dall’Uno e ad Esso tendia-mo, la nostra vita si distanzi cosìtanto da quel principio e da quelfine? L’India parla di maya, di illusio-

ne, il cristianesimo parla di peccatooriginale e di caduta, la scienza diBig Bang e di forze nell’universo ten-denti alla disgregazione. C’è dunquequalcosa che ci tiene lontani dal“ritorno all’Uno”. Ma c’è anche ildesiderio di questo ritorno. Lo yogae le sue tecniche di unificazione, lameditazione buddista ed i suoi ten-tativi di sradicare le fonti della soffe-renza, Cristo e la sua missione di“ricondurre ogni cosa al Padre”, lapreghiera ed il riconoscimento diforze unificanti presenti nel mondofisico ci dicono che c’è anche unatensione verso l’unità, teorizzatacome necessaria dalle diverse tradi-zioni. Unità che Griffiths riconoscedover essere recuperata all’internodell’essere umano, e poi tra essereumano ed essere umano, e tra l’esse-re umano e la natura, e, infine, ma inrealtà al primo posto, tra l’essereumano e Dio. Infatti, “sarà del tuttodiverso il nostro modo di vivere se cirendiamo conto che questo universoè stato creato da Dio, che ha unvalore infinito ed eterno, che ognu-no di noi ha un valore infinito agliocchi di Dio e che noi tutti formia-mo un’unità che tuttavia abbracciaogni diversità. Così realizziamoquell’Assoluto nel nostro stesso esse-re individuale, in tutto l’ordinecosmico e nella pienezza dellaRealtà”.

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