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Page 1: Appunti di armonia (X) Funzioni armoniche · PDF filele funzioni secondarie, ovvero gli accordi che si costruiscono sugli altri gradi della scala. La funzione di sottodominante accoglie

Rocco De Cia [20.3.2017]

Appunti di armonia (X)

Funzioni armoniche

La teoria delle funzioni armoniche, utilizzata soprattutto nei paesi di lingua tedesca,

interpreta i collegamenti fra gli accordi in base a tre funzioni principali: tonica (I),

sottodominante (IV) e dominante (V). Questi tre accordi vengono indicati con lettere

maiuscole quando sono maggiori (T, S, D) e con lettere minuscole quando sono minori (t,

s, d).1

Le funzioni principali sono rappresentanti di tre famiglie di accordi che includono anche

le funzioni secondarie, ovvero gli accordi che si costruiscono sugli altri gradi della scala. La

funzione di sottodominante accoglie anche il II, la funzione di dominante accoglie anche

il VII nel modo maggiore e il +VII nel modo minore.

Quando è inserito nel collegamento I46-V3

5, il I46 è inteso come funzione di dominante: nello

schema seguente lo ho indicato come D46, che non è da intendere come “V in secondo

rivolto” (in Do maggiore sarebbe l’accordo Re-Sol-Si), bensì come “dominante con

l’appoggiatura di 46 che risolve in 3

5” (in Do maggiore sarebbe l’accordo Sol-Do-Mi che

risolve in Sol-Si-Re).

La principale differenza fra la teoria dei gradi e la teoria delle funzioni armoniche è che

quest’ultima ha lo scopo di interpretare i collegamenti fra le famiglie di accordi, mentre la

prima – di per sé – si limita a darne una “fotografia”.

Qui propongo un compromesso: ho tradotto la teoria delle funzioni armoniche sostituendo

le lettere con i gradi e raggruppando le famiglie, collegandole con frecce che indicano le

connessioni tipiche (limitandomi esclusivamente alle più dirette: nella pratica la varietà è

infinita). Ovviamente il modo minore è più complesso, perché più ricco di collegamenti. Il

7 fra parentesi indica il tipico accordo di settima (possibile, non indispensabile).

Modo maggiore Modo minore

Superfluo notare che questa teoria dell’armonia è valida in particolare per il barocco, il

classicismo e – con qualche aggiustamento – il romanticismo. Per epoche precedenti o

successive, o per la musica di tradizione popolare, ha meno rilevanza.

1 Nel modo minore, dove il collegamento V-I prevede l’alterazione della sensibile, il V è un accordo

maggiore, e viene quindi indicato con D.