Approccio al paziente con broncopneumopatia … › pdf › TiM-2-128.pdfApproccio al paziente con...
Transcript of Approccio al paziente con broncopneumopatia … › pdf › TiM-2-128.pdfApproccio al paziente con...
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 191
Rassegna
Approccio al paziente con broncopneumopatiacronica ostruttiva
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO-COPD) è unacondizione clinico-funzionale caratterizzata da insufficienza ven-tilatoria ostruttiva cronica, parzialmente reversibile e progressi-vamente ingravescente, con fasi di relativa stabilità ed altre diriacutizzazione soprattutto infettiva (AECOPD). La gestione glo-bale della BPCO prevede innanzitutto l’educazione del pazienteed ha due obiettivi primari: ridurre la progressione della malat-tia e l’incidenza delle riacutizzazioni, migliorando in tal modo laqualità della vita. Per ottenere questi obiettivi si possono impie-gare sia opzioni non-farmacologiche, che vanno dal controllodei fattori di rischio alla riabilitazione respiratoria, sia farmaco-logiche: broncodilatatori, antinfiammatori ed antibiotici. TrendsMed 2002; 2(4):191-202.© 2002 Pharma Project Group srl
Key words:pulmonary diseasebronchodilatorscorticosteroidsantibiotics
Claudio Maria SanguinettiUnità Operativa di PneumologiaOspedale “S. Filippo Neri”Via Martinotti, 2000135 Roma -RM-tel. 06 33062315e-mail:[email protected]
Una limitazione, parzialmen-te reversibile o irreversibi-
le, del flusso aereo caratterizzala broncopneumopatia cronicaostruttiva (BPCO). Il quadro diesordio di questa entità nosolo-gica non è di facile riconosci-mento, poiché nella maggiorparte dei pazienti la BPCO rap-presenta l’evoluzione di unabronchite cronica con compo-nente enfisematosa di grado va-riabile e comunque poco eviden-te. Con l’evoluzione della malat-tia si ha il progressivo peggiora-mento delle condizioni struttu-rali dell’albero bronchiale, conreperti funzionali ed anatomicisempre più patognomonici. Suun terreno progressivamentepiù compromesso, la funzionepolmonare e la resistenza alleinfezioni si riducono, favoren-do l’insorgere di riacutizzazionia comparsa più o meno frequen-te in rapporto ai fattori di rischiopresenti ed alla condizione ana-
tomica polmonare pre-esisten-te. Nelle fasi più avanzate dellamalattia il quadro clinico si com-plica, con la frequente compar-sa di condizioni patologiche cor-relate e talvolta severe, dalloscompenso cardiaco all’iperten-sione polmonare.
Epidemiologia e fattoridi rischio
In quasi tutti i Paesi ad econo-mia avanzata la BPCO è in con-tinua crescita, sia in valore asso-luto sia in relazione ad altre pa-tologia e negli USA rappresentala quarta causa di morte. L’in-cremento di questa patologia èin parte associato all’aumentatonumero di pazienti diagnostica-ti ed in parte alla riduzione dellecondizioni che la precedevanoin questa graduatoria. Tuttavia,anche quando il trend viene ag-giustato in relazione alle altrepatologie in esame, l’incidenza
C.M. Sanguinetti
192 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
di BPCO risulta in crescita co-stante (figura 1).Oltre al fumo di sigaretta, cherimane il fattore di rischio prin-cipale, nei non-fumatori i fatto-ri di rischio più importanti perBPCO sono l’età, il sesso di ap-partenenza, le alterazioni gene-tiche (in una minoranza di pa-zienti), la storia di infezioni re-spiratorie croniche in età infan-tile e l’esposizione ad inquinan-ti ambientali (tabella 1).
Patogenesi e storianaturale della BPCO
Per bronchite cronica si inten-de l’infiammazione cronica del-l’albero bronchiale. Tuttavia, af-finché si possa porre diagnosi dibronchite cronica, il processoinfiammatorio, pur costituendoil primum movens, si deve accom-pagnare ad ipersecrezione peralmeno tre mesi all’anno per dueanni consecutivi. La presenza diinfiammazione bronchiale sen-za tosse produttiva non è quin-di criterio sufficiente per porrediagnosi di bronchite cronica.
Figura 1. Variazioni percentuali dell’incidenza di morte corretta per età negli Stati Uniti registrate nelperiodo 1965-1998. (Adattata da GOLD Workshop Panel1).
3
2,5
2
1,5
1
0,5
01965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 1998
Malattia coronarica
Ictus
Altre malattiecardiovascolariBPCO
Tutte
Inci
den
za (
%)
Tabella 1. Principali fattori di rischio nello sviluppo e nella progres-sione della BPCO.
Fattori legati all’ospiteSesso (M:F= 4:1)Età >50 anniAlterazioni genetiche (deficit α-1-antitripsina)Iperreattività bronchialeAlterazioni anatomiche congenite
Fattori esterni all’ospiteFumoInquinanti ambientaliInfezioniCondizioni sociali
Con il peggioramento delle con-dizioni di base, la componenteinfiammatoria tende ad innesca-re una serie di fenomeni, soprat-tutto afflusso di neutrofili e ri-lascio di enzimi litici, che am-plificano e rinforzano il dannotissutale iniziale e facilitano il piùfacile attecchimento di agentimicrobici. I piccoli bronchi di-ventano quindi sede di infiam-mazione cronica e di rimodella-mento, con riduzione del cali-bro ed alterata risposta adrener-
gica. Con l’evoluzione dellamalattia, la distruzione paren-chimale produce perdita di tes-suto alveolare con diminuzionedella normale elasticità polmo-nare e conseguente enfisema (fi-gura 2). La maggiore suscettibi-lità alle infezioni produce riacu-tizzazioni che si manifestanocon frequenza variabile e chetendono ad innescare un circo-lo vizioso: la riacutizzazionepeggiora il quadro anatomicopolmonare, che a sua volta di-
Approccio al paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 193
venta più suscettibile alle riacu-tizzazioni.
Diagnosi
La diagnosi di BPCO si basasull’anamnesi (presenza di even-tuali fattori di rischio), sull’esa-me fisico del paziente e sulleprove di funzionalità respirato-ria. Il volume espiratorio forza-to in 1 secondo (FEV
1) rappre-
senta il parametro più spessoindagato e quello consideratopiù predittivo di evoluzione dellamalattia. Le indagini spirometri-che rappresentano lo standarddi riferimento oggettivo per ri-conoscere e valutare il grado dilimitazione funzionale, dimo-strandosi utili anche prima che
La riduzione dei fattori dirischio modificabili è con-dizione essenziale per ral-lentare la progressionedella malattia.
Figura 2. Patogenesi del deficit ventilatorio nella BPCO. La limitazione ventilatoria è principalmentecorrelata alle alterazioni dell’architettura broncopolmonare: perdita delle inserzioni alveolari, ostruzioneinfiammatoria delle vie aeree con ipersecrezione e riduzione del lume bronchiale, distruzione dellepareti alveolari.
Normale Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
Vie aeree mantenute apertedalle inserzioni alveolari
Ipersecrezione di muco(ostruzione del lume)
Rottura delleinserzioni alveolari
(enfisema)
Infiammazione efibrosi bronchiale
la sintomatologia clinica diventievidente. Ma per risultare signi-ficative esse debbono essere ese-guite correttamente e richiedo-no la collaborazione del pazien-te. A questo riguardo è statoproposto di misurare, come in-dici alternativi al FEV, il volu-me di espirazione forzata in 6secondi (FEV
6) ed il rapporto
FEV1/FEV
62. Questo rapporto
sembra presentare sensibilità especificità superiori al 95% e ri-producibilità maggiore di quel-la della semplice misurazionedella capacità vitale forzata(FVC)3.La classificazione della BPCOprevede 4 stadi basati sui sinto-mi clinici e sulle alterazioni fun-zionali respiratorie. E’ da nota-re come nella recente classifica-zione del Global Initiative forChronic Obstructive Lung Di-sease (GOLD) (tabella 3), rispet-to a classificazioni proposte inprecedenza, sia stato introdottolo stadio zero, a richiamare lapossibilità di presenza della ma-
lattia anche quando non vi siaancora una chiara sintomatolo-gia clinica o non si siano ancoraprodotte evidenti alterazionifunzionali respiratorie.La comparsa di insufficienzarespiratoria finisce inevitabil-mente per ripercuotersi sullaqualità di vita: i pazienti conBPCO e insufficienza respirato-ria hanno infatti più o meno gra-vi limitazioni della loro attivitàe della vita di relazione e non dirado lamentano disturbi duran-te il sonno, con episodi di ap-nea notturna ed associata ipos-siemia arteriosa4.Il decadimento generale nei pa-zienti più gravi può condurreanche a progressiva riduzione dipeso; nelle fasi più avanzate il 5-10% dei soggetti presenta ca-chessia ed è stato recentementeconfermato che l’indice di mas-sa corporea correla direttamen-te con la mortalità5. Infine,l’ipossiemia e l’ipercapnia ridu-cono le funzioni cognitive e conil decadimento compare talvol-
C.M. Sanguinetti
194 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
ta depressione, più spesso neisoggetti di sesso femminile6. Apartire dallo stadio IIB le riacu-tizzazioni della BPCO diventa-no più frequenti. Secondo unadefinizione frequentementeadottata, la riacutizzazione diBPCO si identifica come il peg-gioramento della condizione distabilità, che quindi deve esserenota, misurata sulla base di treparametri:• aumento della dispnea• ipersecrezione bronchiale• viraggio dell’escreato in sen-
so purulento.
La riacutizzazione della BPCOè spesso il risultato di infezionidelle vie aeree. Le riacutizzazio-ni severe si associano ad elevatamortalità sia a breve (10-30%)sia a lungo termine (40-60%)7.Indagini sull’escreato e su cam-pioni autoptici hanno dimostra-to che il 50-75% delle riacutiz-zazioni infettive della BPCO èdi natura batterica8. Nei paesieuropei e negli Stati Uniti i prin-cipali patogeni isolati sono Hae-mophilus influenzae e Moraxella ca-tarrhalis, responsabili di circa il60% degli eventi, mentre Strep-tococcus pneumoniae è coinvolto inun ulteriore 15-20% dei casi. Lapartecipazione virale alle com-plicazioni infettive della BPCOè stimata intorno al 25% dei casi(figura 3)8.
Tabella 3. Gravità della BPCO secondo la classificazione del GOLD Workshop Panel. I valori percentualisono relativi a quelli previsti in rapporto a sesso, età ed altezza.
Stadio Caratteristiche
0 (a rischio) Spirometria normale con presenza di tosse produttiva
I (lieve) FEV1/FVC <70%; FEV1 ≥80% con o senza tosse con escreato
II (moderato) FEV1/FVC <70% e 30% ≤FEV1 <80%IIA 50% ≤FEV1 <80%IIB 30% ≤FEV1 <50%
III (grave) FEV1/FVC <70%; FEV1 <30% o FEV1 <50% più insufficienza respiratoriae/o segni clinici di scompenso cardiaco destro
con o senza tosse ed escreato
Figura 3. Specie batteriche di più frequente riscontro nelleesacerbazioni della BPCO. Studi comparativi hanno evidenziato cheH. influenzae, M. catarrhalis e S. pneumoniae sono responsabili dioltre due terzi di tutte le riacutizzazioni infettive, indipendentementedall’area geografica. Più recentemente rilevamenti colturali hannoregistrato l’incremento di patogeni atipici, soprattutto Chlamydia spp.(Dati da Ball P.8).
S. pneumoniae (10%)
S. aureus, P. aeruginosa,Gram-, M. pneumoniae,Chlamydia spp. (10%)
Virus influenzale/parainfluenzale, RSV,Rhinovirus,Coronavirus (25%)
M. catarrhalis (15%)
H. influenzae (40%)
Trattamento dellaBPCO stabile
In linea di massima vi è genera-le consenso fra le varie LineeGuida in ordine alla gestione delpaziente con BPCO. Fermo re-stando il principio che la sospen-sione del fumo costituisce il pri-mo step di qualunque trattamen-to, le misure di intervento pos-sono essere suddivise in:
• non farmacologiche• farmacologiche.
Misure nonfarmacologiche
Eliminazione del fumoPer ridurre il declino funzionalerespiratorio la migliore strategiarimane tuttora l’abolizione delfumo. Non è importante l’età acui si rinuncia al fumo, perché
Approccio al paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 195
gli effetti benefici sono evidentisia nei fumatori di lunga data siain quelli recenti, anche se l’an-zianità della abitudine al fumocorrela con una maggiore gra-vità del danno respiratorio9,10.Benché la terapia sostitutiva connicotina rappresenti un aiuto im-portante, i dati sulle ricadute nonsono esaltanti: vi sono segnala-zioni che indicano che dopo cin-que anni l’80% circa dei soggettiriprende a fumare10. Con altripresidi farmacologici, come il bu-propione, si può dimezzare l’in-cidenza di ricadute e, con l’im-piego contemporaneo del cerot-to alla nicotina, il risultato miglio-ra ulteriormente11. Comunque, ilpresupposto fondamentale perassicurare l’inizio e la persisten-za della cessazione dell’abitudi-ne al fumo è la volontà del pa-ziente, che deve essere continua-mente rafforzata. In questo con-testo un valido aiuto è quello de-rivante dagli ambulatori per il ta-bagismo, in cui viene offertaun’assistenza di gruppo com-prendente anche il supporto psi-cologico.
OssigenoterapiaI vantaggi a lungo-termine del-l’ossigenoterapia nei soggetticon PaO
2 <55 mmHg sono noti
da tempo. Il trattamento miglio-ra la qualità di vita del pazientecon ripercussioni positive sullacapacità all’esercizio e sulle fun-zioni cognitive, particolarmen-te nell’anziano12. Non è ancoracerto invece se lo stesso tratta-mento possa essere utile neisoggetti con PaO
2 pari a 56-65
mmHg o nei pazienti con ipos-siemia prevalentemente nottur-na13.
ChirurgiaL’opzione chirurgica dellaBPCO (riduzione del volumepolmonare) può essere presa inconsiderazione in pazienti sele-
zionati per migliorare la funzio-nalità respiratoria. Ovviamentela riduzione del volume polmo-nare mediante resezione chirur-gica deve essere praticabile: diqui l’utilità in soggetti con di-screto stato di salute e con età<75 anni14. La frequente presen-za di diabete, coronaropatia escompenso nei pazienti conBPCO limita ulteriormente ilnumero dei candidati a questaprocedura, di cui peraltro nonsi hanno ancora sufficienti in-formazioni sui risultati a lungotermine.
RiabilitazioneLa riabilitazione comprende unaserie di iniziative atte a ritardarela progressione della malattia edin grado di influenzare positiva-mente la qualità di vita. Lo svol-gimento di esercizi regolari de-termina risultati apprezzabili nel20-30% dei casi15. Mentre l’ef-fetto sulla qualità di vita del pa-zienti con BPCO è chiaro, menoconvincente appare l’effetto diqueste pratiche sulla sopravvi-venza.
Misure farmacologicheIl trattamento della BPCO sta-bile deve essere commisurato algrado di compromissione dellafunzionalità polmonare. I pa-zienti vanno educati e resi par-tecipi della strategia specifica daseguire per rendere più efficaceil trattamento ed affinare l’abili-tà di far fronte alla malattia. Trat-tandosi di malattia caratterizza-ta da quadro clinico complesso,la terapia deve porsi obiettivi dimedio e lungo termine. In con-dizione di stabilità, gli obiettiviprimari sono ridurre la flogosicronica, la frequenza delle ria-cutizzazioni ed aumentare il va-lore di FEV
1. In presenza di al-
terazioni emodinamiche, questedevono essere compensate e,particolarmente nei pazienti
molto anziani, tale trattamentodiviene la regola.
BroncodilatatoriI broncodilatatori occupano unaposizione preminente nel trat-tamento della BPCO e la loroefficacia è tanto maggiore quan-to più ampia è la componentereversibile della bronco-ostru-zione. La broncodilatazione puòessere ottenuta con diverse mo-dalità:• rilasciamento della muscolatu-
ra liscia delle vie aeree• inibizione del recettore coli-
nergico• stimolazione del recettore β
2-
adrenergico.
Per oltre 150 anni, i teofillinicisono stati lo standard di riferi-mento. Tuttavia, i derivati xan-tinici sono caratterizzati da unaridotta finestra terapeutica e damolteplici interferenze farmaco-logiche, alcune delle quali confarmaci di uso frequente ed ob-bligato nell’anziano, sollevandopreoccupazioni relative sia almonitoraggio plasmatico dellateofillinemia sia a quello dellemolecole che condividono lastessa via catabolica o che conessa competono16.Alla fine degli anni ‘60 sono statiintrodotti i primi derivati del-l’isoproterenolo, un agonista β-adrenergico non selettivo.L’identificazione del recettore β
2ha successivamente permesso lasintesi di agonisti selettivi per lostesso recettore.Stimolando selettivamente il re-cettore β
2-adrenergico, questa
classe di farmaci induce bron-codilatazione a comparsa più omeno rapida, in rapporto allanatura della molecola ed alla viadi somministrazione. Oltre allesoluzioni da nebulizzare, alleformulazioni spray a dosaggiopredeterminato (Metered DoseInhaler - MDI), con le quali al-
C.M. Sanguinetti
196 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
cuni pazienti non riescono peròa coordinare l’atto inspiratoriocon l’erogazione del farmaco,sono stati introdotti anche ero-gatori di polveri secche a dosag-gio fisso. Le formulazioni pre-dosate consentono di evitare si-tuazioni di sotto- o sovradosag-gio, garantendo un migliore ri-sultato della terapia.Rispetto al paziente asmatico,nel quale la rapidità d’azione delbroncodilatatore costituisce ele-mento determinante, nel pazien-te con BPCO, caratterizzato dauna condizione di bronco-ostruzione cronica, è maggior-mente apprezzabile una lungadurata dell’effetto broncodilata-tore. Con l’ulteriore riduzione diFEV
1, dovuta alla progressione
della malattia, possono compa-rire crisi respiratorie acute, perle quali la rapidità dell’azionebroncodilatatrice diviene un ele-mento altrettanto desiderabile.Pertanto, nella BPCO trovanoapplicazione sia i broncodilata-tori adrenergici a lunga duratadi azione (formoterolo e salme-terolo) e gli anticolinergici (ipra-tropio e ossitropio) sia quelliadrenergici a rapido esordio (sal-butamolo, fenoterolo e terbuta-lina), per una broncodilatazio-ne rapida ma di breve durata,cioè per le crisi di dispnea bron-cospastica acuta.Nei casi più gravi, i β
2-agonisti
possono essere combinati allateofillina o agli anticolinergici,con importanti vantaggi in ter-mini di percentuale di respon-ders e di riduzione degli effetticollaterali. Per quanto concernela rapidità di insorgenza del-l’azione broncodilatatrice dei β-adrenergici a lunga duratad’azione, il formoterolo ha ca-ratteristiche simili a quelle delsalbutamolo: recentemente èstato valutato l’esordio d’azionedi salbutamolo e di formotero-lo in pazienti con BPCO stabi-
le, misurando sia il tempo ne-cessario a migliorare il FEV
1 (al-
meno 15%) sia il suo incremen-to in valore assoluto (almeno200 mL), registrando rispettiva-mente per i due parametri 15,2e 14,7 minuti dopo inalazione diuna dose di 12 µg di formote-rolo, valori analoghi a quelli ot-tenuti con salbutamolo17.Il paziente con BPCO trae be-neficio significativo anche dal-l’uso degli anticolinergici. L’ipra-tropio e l’oxitropio rappresen-tano il primo step nel pazientecon BPCO di grado lieve-mo-derato. Gli effetti collaterali chesono stati descritti per questaclasse sono riferibili in gran par-te all’effetto anticolinergico pro-prio della molecola: secchezzadella fauci, possibile ipertrofiaprostatica e glaucoma. Gli anti-colinergici attualmente disponi-bili (ipratropio e oxitropio) ri-chiedono almeno 3 sommini-strazioni al giorno, rendendo loschema posologico complessoin termini di aderenza al tratta-mento.
Corticosteroidi: qualeruolo?Numerosi studi di farmacologiaclinica e di anatomia patologicahanno dimostrato il ruolo dellacomponente infiammatoria nelmantenimento e nella progres-sione della BPCO. E’ inoltrenoto che la sospensione delfumo, l’intervento più incisivosulla progressione della malat-tia, determina come primo ef-fetto la diminuzione della com-ponente infiammatoria, con ri-duzione dell’interleuchina-8 (IL-8) e degli enzimi litici di origineneutrofila, soprattutto la mielo-perossidasi (MPO) e l’elastasi(EL). Sulla base di queste osser-vazioni, ed in analogia con quan-to si osserva nel trattamentodell’asma, grandi aspettativesono state riposte nell’impiego
Obiettivi primari del trat-tamento della BPCO sonoridurre la progressione del-la malattia, la flogosi cro-nica e la frequenza delleriacutizzazioni.
dei corticosteroidi. In realtà, glistudi clinici condotti negli ulti-mi venti anni hanno fornito ri-sultati contrastanti. In funzionedegli end-point presi in esame,miglioramenti importanti sonostati riportati solo per alcuni pa-rametri, come tosse, produzio-ne di escreato, numero delle ria-cutizzazioni e qualità di vita18,19;sostanzialmente nulli sono ap-parsi invece i risultati relativi al-l’attenuazione del declino diFEV
120. Una minima percentua-
le di pazienti responsivi è costi-tuita da quelli che presentanouna prevalente componenteasmatica, che si caratterizzanoquindi per una limitazione respi-ratoria ancora reversibile, peratopia ed eosinofilia sia nel san-gue sia nell’escreato21-23.Tuttaviabisognerebbe ulteriormente in-dagare nell’ambito di questogruppo di pazienti per verifica-re se essi siano realmente affettida BPCO oppure da asma bron-chiale persistente. Questi datipongono anche il quesito circal’opportunità di valutare la ri-sposta ai corticosteroidi esclu-sivamente come monitoraggiodel FEV
1 e, quindi, su quali deb-
bano essere i marcatori aggiun-tivi di risposta al trattamentocon corticosteroidi. Questa con-sapevolezza ha suggerito un di-segno maggiormente articolatodei trial più recenti, che hannoaffiancano al monitoraggio delFEV
1 altri end-point.
Le basi molecolari e cellularidegli effetti del trattamento cor-
Approccio al paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 197
Il trattamento della bron-co-ostruzione nella BPCOdeve procedere per stepsuccessivi ed essere pro-porzionale alle condizionibasali registrate nel singo-lo paziente. Una quota va-riabile beneficia del tratta-mento con corticosteroidi.
Figura 4. Marcatori cellulari ed umorali (A, B) di flogosi respiratoriain pazienti con BPCO stabile trattati per sei settimane conbeclometasone alla dose di 1,5 mg/die. Il numero di neutrofili si èsensibilmente ridotto (D) ma è stato compensato dall’incremento dimacrofagi e linfociti (C). (Adattata da dati di Balbi et al.24).
2000
1500
1000
500
0
2000
1500
1000
500
0
250
200
150
100
50
0
60
50
40
30
20
10
0
IL-8
pg/m
L
MPO
mic
rog/L
Cel
lule
x 1
03/m
L
Neu
trof
ili %
Prima Dopo Prima Dopo
Prima Dopo Prima Dopo
∆=-30%∆=-68,3%
∆=-28,2∆=-25,6%
ticosteroideo nella BPCO sonostate studiate da molti anni, masolo recentemente sono divenutidosabili con facilità alcunimarkers infiammatori (IL-8 edMPO) nei fluidi respiratori. Inun recente studio di Balbi e col-laboratori sono stati osservati irisultati del trattamento con be-clometasone per via inalatoria(1,5 mg/die) sui principalimarkers di infiammazione. Lavalutazione è stata eseguita sullavaggio broncoalveolare (BAL):i risultati di questo studio sonoriportati in figura 4.Dopo 6 settimane di trattamen-to i livelli di IL-8 si sono ridottidel 30% e quelli di MPO di ol-tre il 68%. Inoltre, la broncosco-pia ha rilevato significative ridu-zioni dell’eritema e del secretobronchiale. Questi risultati indi-cano che la risposta antinfiam-matoria al beclometasone è si-gnificativa e coinvolge sia i me-
diatori umorali che cellulari.In che modo questi risultati sipossono tradurre in benefici cli-nici? Non è facile, nella praticaclinica, individuare i soggetti chetrarranno con sicurezza benefi-cio del trattamento con cortiso-nici e ciò giustifica la impossibi-lità di consigliare, allo stato at-tuale, l’impiego sistematico deicorticosteroidi per via inalatoriain tutti i pazienti con BPCO sta-bile. Tuttavia, quando i risultatidel trattamento vengono valu-tati in termini di attenuazionedella frequenza e gravità delleriacutizzazioni, di produzione diescreato, tosse e di miglioramen-to della qualità di vita, i risultatidi alcuni studi clinici controllaticon corticosteroidi inalatorisono positivi. Recentementesono stati pubblicati i risultatidel Inhaled Steroids in Obstruc-tive Lung Disease in Europe(ISOLDE) ottenuti su 751 pa-
zienti di età compresa fra 40 e75 anni, randomizzati al tratta-mento con fluticasone (500 µgbid) o placebo per 36 mesi25. Ipazienti in trattamento con flu-ticasone hanno evidenziato unariduzione modesta del decadi-mento di FEV
1 (50 mL/anno)
rispetto ai pazienti del braccioplacebo (59 mL/anno), ma ri-duzioni significative delle riacu-tizzazioni con importante mi-glioramento delle condizionigenerali, suggerendo che neipazienti con BPCO di gradomoderato-severo l’impiego dicorticosteroidi per via inalatoriaha un suo razionale.Risultati analoghi sono stati ot-tenuti con beclometasone in ungruppo di pazienti con BPCOsenza evidente componente re-versibile, e quindi per definizio-ne più refrattari al trattamentocon corticosteroidi26.Sulla scorta di queste conside-razioni l’impiego dei corticoste-roidi nella BPCO, pur non otte-nendo i risultati osservati nelpaziente asmatico, dovrebbe es-sere valutato in maniera piùestensiva di quanto sino ad oggieffettuato, specie nei pazientiche si dimostrano responsivi atale terapia ed in quelli che, af-fetti da grave deficit della fun-zione respiratoria vanno incon-tro a ripetute riacutizzazioni.Inoltre, fermo restando un ade-
A B
C D
C.M. Sanguinetti
198 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
guato rapporto fra risultati atte-si ed eventi avversi, deve essereconsiderato l’aspetto correlatoalle terapie “accessorie” even-tualmente adottate per control-lare le riacutizzazioni (antibioti-ci, antitussigeni e mucolitici). Sesi confrontano le prescrizioni difarmaci in diversi Paesi europei,si osserva che ad un uso mode-sto dei corticosteroidi si accom-pagna un aumentato consumodi altri farmaci, soprattutto an-tibiotici e mucolitici (figura 5).
La selezione dell’antibioti-co nelle riacutizzazioni in-fettive deve tener conto dicriteri di efficacia, costo edurata del trattamento.
Terapia antibiotica delleriacutizzazioniIn linea di massima si può af-fermare che la frequenza degliepisodi di riacutizzazione rispec-chia le condizioni generali delpaziente, l’aderenza alla terapiaprescritta ed il grado di control-lo dei fattori di rischio, primo fratutti il fumo. Nonostante il con-senso non sia generale28, è opi-nione diffusa che i batteri gio-chino un ruolo determinantenelle riacutizzazioni29. Diversistudi hanno confermato neiprocessi di riacutizzazione sia lapresenza degli stessi stipiti bat-terici presenti nella fase stabile,sia la loro concentrazione a va-lori normalmente in causa solonella polmonite (>1.000 CFU/mL)30. In una recente metanali-si degli studi clinici si è osserva-
to che più dell’80% dei pazientitrae vantaggio dall’antibioticote-rapia quando le riacutizzazionisono caratterizzate da almenodue dei tre sintomi della triadedi Anthonisen: aggravamentodella dispnea, aumento del-l’escreato e suo viraggio in sen-so purulento (figura 6)30.Parecchie osservazioni suggeri-scono inoltre che i batteri incausa variano in funzione delquadro clinico e soprattutto delgrado di compromissione dellafunzionalità respiratoria30. E’noto che il paziente ancora fu-matore è più frequentementesoggetto a riacutizzazioni daHaemophilus influenzae e che pervalori di FEV
1 <50% si ha un
rischio sei volte maggiore di ria-cutizzazioni da P. aeruginosa ri-spetto a pazienti con FEV
1>50% (figura 7)31.
Figura 5. Rapporto percentuale fra prescrizioni di corticosteroidi, antibiotici e mucolitici in UK (elevatoimpiego di corticosteroidi) ed Austria (basso impiego di corticosteroidi): dati di confronto con l’Italia. (Datiadattati da Rudolf M27).
β2-agonisti 37%
Corticosteroidi(inalatori + sistemici) 28%
Anticolinergici 17%
Xantine 7%
Antibiotici 9%
Mucolitici eantitosse 1%
Altri 1%β2-agonisti 15%
Corticosteroidi(inalatori +sistemici) 13%
Anticolinergici 7%
Xantine 16%Antibiotici 6%
Mucolitici eantitosse 36%
Altri 7%
β2-agonisti 14%
Corticosteroidi(inalatori + sistemici) 18%
Anticolinergici 5%
Xantine 26%
Antibiotici 18%
Mucolitici e antitosse 15%Altri 4%
Italia
AustriaUK
Approccio al paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 199
Figura 6. Metanalisi relativa all’efficacia della terapia antibioticanelle riacutizzazioni della BPCO. (Dati da Saint S et al.30).
-1 -0,5 0 0,5 1
Effetti negativi Effetti positivi
RR=-22%
Questa constatazione pone lebasi per una terapia empiricarazionale. Nella pratica clinica laterapia antibiotica delle riacutiz-zazioni non è quasi mai mirata,sia perché avviene prevalente-mente in regime domiciliare siaperché si assume che i patogenicoinvolti siano in gran parte ri-conducibili ad H. influenzae, M.catarrhalis e S. pneumoniae. Neconsegue che il criterio di sele-zione dell’antibiotico deve tener
Figura 7. Ceppi batterici isolati dall’escreato durante episodi diriacutizzazione in funzione del FEV1. (Adattata da Miravitlles M etal.31).
60
50
40
30
20
10
0
FEV1 (%) <50%
FEV1 (%) >50%
Altri
%
conto di almeno quattro para-metri:• spettro antibatterico• diffusione nelle secrezioni
bronchiali• facilità di somministrazione• tollerabilità ed interferenze
farmacologiche.
I farmaci maggiormente utiliz-zati sono i nuovi macrolidi, i β-lattamici, eventualmente asso-ciati ad un inibitore delle β-lat-
tamasi ed i fluorochinoloni; neicasi più severi possono essereimpiegate le cefalosporine di IIIgenerazione per via iniettiva (ta-bella 4).Negli ultimi anni numerosi stu-di hanno evidenziato l’impor-tanza crescente dei patogeni ati-pici, soprattutto C. pneumoniae eM. pneumoniae, che in alcuni casisono stati isolati in percentualiconsistenti. Nei confronti diquesti patogeni risultano indicatii macrolidi (claritromicina, azi-tromicina e rokitamicina) ed ifluorochinoloni di ultima gene-razione (levofloxacina e moxi-floxacina). Un importante para-metro di valutazione nella scel-ta dell’antibiotico è dato dallasua diffusibilità nei fluidi respi-ratori. Quanto maggiore è laconcentrazione dell’antibioticonelle secrezioni respiratorie ri-spetto a quella nel plasma, tan-to maggiore è l’efficacia attesa(tabella 5).Anche i fluorochinoloni costi-tuiscono una scelta efficace inquesto tipo di infezioni, sia perlo spettro antibatterico sia perle elevate concentrazioni rag-giunte nei fluidi respiratori. Inun recente studio di Nouira32,uno dei pochi che abbiano mes-so in relazione il trattamentoantibiotico al rischio di morte,si è osservato che la sommini-strazione di ofloxacina in pa-zienti con riacutizzazione richie-denti l’impiego della ventilazio-ne assistita, ha determinato unariduzione del rischio di morte(17,5%), del tempo medio didegenza (9,6 giorni) e del ricor-so alla ventilazione assistita. Ri-sultati importanti sono stati ot-tenuti anche con levofloxacinae moxifloxacina. L’impiego diquesta classe di farmaci richie-de lo stretto controllo della te-ofillinemia per la potenziale in-terferenza con il metabolismodella xantina e rischio di accu-
H. inf
luenz
ae
S. p
neum
oniae
P. a
erug
inosa
M. cat
arrh
alis
C.M. Sanguinetti
200 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
Trattamento iniettivo Trattamento per os
Cefotaxime 2 g tid Amoxiclavulanico 1 g tidCeftazidime 1 g bid Cefuroxime axetil 250 mg bidCeftriaxone 2 g uid Azitromicina 500 mg uidCefodizime 1 g uid Claritromicina 250 mg bid
Levofloxacina 500 mg uidCiprofloxacina 0,5-1 g bidOfloxacina 300 mg bidLomefloxacina 400 mg bidRokitamicina 400 mg bid
Tabella 4. Antibiotici con provata efficacia nel trattamento empirico delle riacutizzazioni infettive dellaBPCO. Nei pazienti in buone condizioni generali può essere sufficiente il trattamento con antibiotici orali.Nei pazienti con FEV1 <50% ed in condizioni generali scadenti e/o con importanti comorbilità, è pruden-te l’impiego di una cefalosporina di III generazione attiva contro P. aeruginosa.
Key Message
La gestione ottimale della BPCO è un procedimento composito, nel quale un ruolo critico
è senz’altro attribuibile al medico di medicina generale, sia nelle fasi precoci di diagnosi
della malattia sia in quelle più avanzate di monitoraggio del trattamento e del decorso, in
questa fase la collaborazione continua e reciproca con lo specialista di medicina respirato-
ria può determinare l’ottimizzazione dei risultati.
La sospensione del fumo ed il trattamento delle malattie concomitanti o direttamente con-
nesse con l’insufficienza respiratoria deve avvenire quanto più precocemente possibile.
Gli episodi acuti devono essere trattati sia sotto il profilo respiratorio che infettivo e soprat-
tutto appare importante, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche socio-economico
prevenirne l’incidenza. In tal senso sono importanti l’educazione del paziente, la circoscri-
zione o eliminazione dei fattori di rischio, la vaccinazione antinfluenzale e, secondo alcuni
studi controllati, anche la somministrazione prolungata di immunostimolanti e di antios-
sidanti.
mulo della stessa. Non deveinoltre essere trascurata la pre-venzione antinfettiva, sia conl’impiego della vaccinazione an-tinfluenzale sia con la sommini-strazione prolungata di immu-nostimolanti33 ed antiossidan-ti34,35. Nello studio PARI-IS si èosservata una riduzione dellariacutizzazione e del rischio diospedalizzazione (-30%) nei pa-zienti trattati con un estratto diantigeni dei principali patogenirespiratori33.
Tabella 5. Rapporto fra le concentrazioni nella mucosa bronchiale(Cmb) e quelle sieriche (Cs) per vari antibiotici dopo somministrazionedi una dose singola. (Dati da Ball P8).
Farmaco (dose) Cmb/Cs
Amoxicillina (500 mg) 0,65Cefuroxime (500 mg) 0,51Cefixime (400 mg) 0,36Claritromicina (500 mg) 4,43Azitromicina (500 mg) 9,75
Approccio al paziente con broncopneumopatia cronica ostruttiva
Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4 Trends in Medicine 201
Bibliografia
1. The GOLD Workshop Panel.
Global Strategy for the Diagnosis,Management, and Prevention ofChronic Obstructive PulmonaryDisease: NHLBI/ WHO WorkshopReport. Bethesda, Md: NationalHeart, Lung, and Blood Institute;2001. NIH Publication No. 2701.
2. Ferguson GT, Enright PL, Bu-
ist AS, et al. National Lung Heal-th Education Program (NLHEP).Office spirometry for lung healthassessment in adults: A consensusstatement from the National LungHealth Education Program. Chest2000; 117:1146-1161.
3. Swanney MP, Jensen RL, Cri-
chton DA, et al. FEV6 is an ac-
ceptable surrogate for FVC in thespirometric diagnosis of airwayobstruction and restriction. Am JRespir Crit Care Med 2000; 162(3pt 1):917-919.
4. Douglas NJ, Flenley DC. Brea-thing during sleep in patients withobstructive lung disease. Am RevRespir Dis 1990; 141(4 pt 1):1055-1070.
5. Landbo C, Prescott E, Lange P,
et al. Prognostic value of nutri-tional status in chronic obstructivepulmonary disease. Am J RespirCrit Care 1999; 160:1856-1861.
6. Fioravanti M, Nacca D, Amati
S, et al. Chronic obstructive pul-monary disease and associated pat-terns of memory decline. Demen-tia 1995; 6:39-48.
7. Anto JM, Vermeire P, Vestbo J,
Approach for patients affected with chronic obstructivepulmonary disease
SummaryChronic obstructive pulmonary disease (COPD) is a clinical functional condition cha-racterized by a partially reversible and progressively worsening chronic bronchialobstruction, with stages of relative stability and mainly infectious acute exacerbations(AECOPD). The overall management of COPD, which principally entails patient edu-cation, has two main aims: to decrease the progression of the disease and to reducethe incidence of AECOPD episodes, thus improving the patient’s quality of life. Toachieve these goals both non-pharmacological therapy (ranging from risk factor con-trol to respiratory rehabilitation) and pharmacological treatment (bronchodilators,systemic corticosteroids and antibiotics) may be used.Sanguinetti CM. Approach for patients affected with chronic obstructive pulmonary disease. Tren-ds Med 2002; 2(4):191-202.
et al. Epidemiology of chronicobstructive pulmonary disease. EurResp J 2001; 17:982-994.
8. Ball P. Epidemiology and treat-ment of chronic bronchitis and itsexacerbations. Chest 1995; 108(Suppl. 2):43S-52S.
9. Cohen D, Fowlie S. Changing li-felong habits of elderly people.BMJ 1992; 304:1055-1056.
10. Barnes PJ. Chronic ObstructivePolmonary Disease. N Engl J Med2000, 343:269-280.
11. Jorenby DE, Leischow SJ, Nides
MA, et al. A controlled trial ofsustained-release bupropion, a ni-cotine patch, or both for smokingcessation. N Engl J Med 1999;340:685-691.
12. Crockett AJ, Cranston JM, Moss
JR. Effects of long-term oxygentherapy on quality of life and sur-vival in chronic airflow limitation.Monaldi Arch Chest Dis 1999;54:193-196.
13. Chaouat A, Weitzenblum E,
Kessler R, et al. A randomizedtrial of nocturnal oxygen therapyin chronic obstructive pulmonarydisease patients. Eur Respir J 1999;14:1002-1008.
14. Fein AM. Lung volume reductionsurgery: Answering the crucial que-stions. Chest 1998; 113(Suppl4):277S-282S.
15. Griffiths TL, Burr ML, Camp-
bell IA, et al. Results at 1 year ofoutpatient multidisciplinary pulmo-nary rehabilitation: A randomisedcontrolled trial. Lancet 2000;355:362-368.
16. Tsui SJ, Self TH, Burns R.
Theophylline toxicity: update. AnnAllergy 1990; 64:241-257.
17. Cazzola M, Centanni S, Regor-
da C, et al. Onset of action ofsingle doses of formoterol admi-nistered via Turbohaler in patientswith stable COPD. Pulm Pharma-col Ther 2001;14:41-45.
18. Wedzicha JA. Inhaled corticoste-roids in COPD: awaiting control-led trials [editorial]. Thorax 1993;48:305-307.
19. Postma DS, Steenhuis EJ, van
der Weele LTh, et al. Severechronic airflow obstruction: cancorticosteroids slow down progres-sion? Eur J respir Dis 1985; 67:56-64.
20. Callahan CM, Dittus RS, Katz
BP. Oral corticosteroid therapy forpatients with stable chronic ob-structive pulmonary disease: ameta-analysis. Ann Intern Med1991; 114:216-223.
21. Kerstjens HAM, Overbeek SE,
Schouten JP, et al. Airways hyper-responsiveness, bronchodilatatorresponse, allergy and smoking pre-dict improvement in FEV1 duringlong term inhaled corticosteroidtreatment. Eur Respir J 1993;6:868-876.
22. Harding SM, Freedman S. Acomparison of oral and inhaled ste-roids in patients with chronic ai-rways obstruction: features deter-mining response. Thorax 1978;33:214-218.
23. Sahn SA. Corticosteroids in chro-nic bronchitis and pulmonary em-
202 Trends in Medicine Ottobre 2002 Volume 2 Numero 4
physema. Chest 1978; 73:389-396.24. Balbi B, Majori M, Bertacco S,
et al. Inhaled corticosteroids instable COPD patients. Do theyhave effects on cells and molecularmediator of airway inflammation?Chest 2000; 117:1633-1637.
25. Burge PS, Calverley PMA, Jones
PW, et al. Randomised, doubleblind, placebo controlled study offluticasone propionate in patientswith moderate to severe chronicobstructive pulmonary disease: theISOLDE trial. BMJ 2000; 320:1297-1303.
26. Weir DC, Bale GA, Bright P, etal. A double-blind placebo-con-trolled study of the effect of inha-led beclomethasone dipropionatefor 2 years in patients with nona-sthmatic chronic obstructive pul-monary disease. Clin Exp Allergy1999; 29 (Suppl. 2):125-128.
27. Rudolf M. The reality of drug usein COPD. The European Perspecti-
ve. Chest 2000; 117 (Suppl.):29S-32S.28. Hirschmann JV. Do bacteria cau-
se exacerbations of COPD? Chest2000; 118:193-203.
29. Murphy TF, Sethi S, Niederman
MS. The role of bacteria in exacer-bations of COPD - A constructivereview. Chest 2000; 118:204-209.
30. Saint S, Bent S, Vittinghoff E,
et al. Antibiotics in chronic ob-structive pulmonary disease exacer-bations. A meta-analysis. JAMA1995; 273:957-960.
31. Miravitlles M, Espinosa C, Fer-
nandez-Laso E, et al. Relation-ship between bacterial flora in spu-tum and functional impairment inpatients with acute exacerbationsof COPD. Study Group of Bacte-rial Infection in COPD. Chest1999; 116:40-46.
32. Nouira S, Marghli S, Belghith
M, et al. Once daily oral ofloxa-cin in chronic obstructive pulmo-nary disease exacerbation requiring
mechanical ventilation: a randomi-sed placebo-controlled trial. Lancet2001; 358:2020-2025.
33. Collet JP, Shapiro P, Ernst P, etal. Effects of an immunostimula-ting agent on acute exacerbationsand hospitalizations in patients withchronic obstructive pulmonary di-sease. The PARI-IS Study SteeringCommittee and Research Group.Prevention of Acute RespiratoryInfection by an Immunostimulant.Am J Respir Crit Care Med1997;156:1719-1724.
34. BTS Research Committee. OralN-acetylcysteine and exacerbationrates in patients with chronic bron-chitis and severe airways obstruc-tion. Thorax 1985;40:832-35.
35. Hansen NC, Skriver A, Brorsen-
Riis L, et al. Orally administeredN-acetylcysteine may improve ge-neral well-being in patients withmild chronic bronchitis. RespirMed 1994; 88:531-35.