Applicazione del metodo degli elementi finiti nella scelta ... · al(solorapportotralunghezza((L)...
Transcript of Applicazione del metodo degli elementi finiti nella scelta ... · al(solorapportotralunghezza((L)...
Magazine Dario Flaccovio: http://magazine.darioflaccovio.it/2012/06/15/il-‐metodo-‐fem-‐per-‐la-‐scelta-‐del-‐modello-‐di-‐palo-‐–-‐seconda-‐parte/
1
APPLICAZIONE DEL METODO DEGLI ELEMENTI FINITI NELLA SCELTA DEL MODELLO DI PALO -‐ PARTE II ED ULTIMA -‐ Romolo Di Francesco
www.romolodifrancesco.it Con la prima parte dell’articolo abbiamo visto che sostanzialmente i pali possono essere sempre considerati come elementi flessibili, riducendo l’assunzione di elemento infinitamente rigido solo a casi davvero molto rari per la prassi professionale; d’altronde, abbiamo anche visto che la rigidezza assume anche un valore relativo che dipende non solo dalla geometria dell’elemento strutturale ma anche dalla natura meccanica del terreno inglobante. In sintesi, il problema non può essere ricondotto al solo rapporto tra lunghezza (L) e diametro (D) del palo ma deve tenere conto proprio degli effetti associati all’interazione palo-‐terreno che possono essere riassunti nel prodotto λ⋅L, dove lambda assume il ruolo di lunghezza d’onda smorzata alla quale associare il “trasporto” delle sollecitazione lungo l’asse strutturale. Il passaggio successivo consiste nel comprendere il comportamento del palo, supposto flessibile, al variare della rigidezza relativa rispetto agli strati inglobanti secondo tre possibili schemi di riferimento ed in funzione di una sollecitazione composta (N+V+M):
1) strato soffice di superficie sovrastante uno strato molto più rigido; 2) strato rigido di superficie sovrastante uno strato più soffice; 3) strato rigido intermedio inglobato tra due strati soffici.
Ordunque, per la corretta definizione del problema è stato fatto nuovamente ricorso al modello a macroelementi descritto nel testo “Introduzione al metodo degli finiti” e implementato in fogli Excel presenti nel CD a corredo dello stesso; quindi, analizzando la figura in alto (N = 600 kN – 60 ton; V = 300 kN – 30 ton; M = 150 kNm – 15 tonm) si scopre che:
a) tutti i modelli manifestano un comportamento di palo flessibile, con la formazione – in caso di superamento della resistenza strutturale – di una cerniera plastica la cui localizzazione è funzione della stratigrafia;
b) la posizione dell’eventuale cerniera plastica non coincide strettamente con i passaggi stratigrafici, ma è sempre spostata verso il basso rispetto agli stessi indipendente dalla variazione di rigidezza tra i terreni; inoltre, appare anche evidente che tale posizione è maggiormente confinata in profondità negli schemi con strato rigido superiore ed intermedio;
Magazine Dario Flaccovio: http://magazine.darioflaccovio.it/2012/06/15/il-‐metodo-‐fem-‐per-‐la-‐scelta-‐del-‐modello-‐di-‐palo-‐–-‐seconda-‐parte/
2
c) poiché la profondità di formazione della cerniera plastica è comunque limitata a alcuni centimetri al di sotto dei passaggi stratigrafici (che possono sembrare mascherati dalla scala grafica adottata), risulta fondata l’assunzione dell’eguaglianza L = f, dove L è ora lo spessore dello strato superiore ed f la freccia ovvero la profondità della cerniera a partire dalla superficie topografica; in pratica, in questo modo risultano validati i modelli illustrati nel testo “Analisi geotecniche di fondazioni superficiali e pali” così come chiarito (in parte) nella seconda figura della prima parte dell’articolo.
Occorre comunque sottolineare che la posizione della cerniera plastica non discende (come potrebbe sembrare) dal cedimento verticale del palo ma dipende proprio dal comportamento tipico del modello, così come è emerso dalla prima parte dell’articolo e così com’è possibile verificare dalla figura seguente relativa allo schema con terreno soffice superiore in presenza delle sole sollecitazioni V+M.
Se la figura chiarisce la posizione della cerniera plastica in virtù dell’intersezione del campo degli spostamenti orizzontali con l’asse del palo (a quota -‐3,36 cm da confrontare con il passaggio stratigrafico posto a -‐3,20 metri dalla testa del palo), occorre infine evidenziare che la risposta del modello alle sollecitazioni assiali (N) conduce al calcolo del cedimento verticale e dell’accorciamento elastico del palo: di fatti, nel caso dello schema con strato soffice superiore si ottiene un cedimento della testa palo di 20 millimetri e della base di 1,6 millimetri, con un accorciamento elastico di 0,4 millimetri.
Concludendo, gli elementi discussi chiariscono il ruolo svolto dai diversi modelli illustrati nel testo “Analisi geotecniche di fondazioni superficiali e pali”, i quali possono essere proficuamente utilizzati per l’analisi dei pali di fondazione pervenendo alla determinazione delle costanti di Winkler che, inserite nei fogli Excel a corredo del testo “Introduzione al metodo degli finiti”, consentono infine una corretta analisi dell’interazione palo-‐terreno in termini di cedimenti, spostamenti, rotazioni ed andamento dei momenti e del taglio.
* * * * *