AOIFE MCATAMNEY, ANNAMARIA AJMONE, CHIARA FRIGO

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AOIFE MCATAMNEY Softer Swells ANNAMARIA AJMONE Tiny CHIARA FRIGO West End REf15 è un viaggio lungo 76 giorni, attraverso le storie di oltre 300 artisti. In 15 luoghi diversi, vi aspettano 48 appuntamenti in tutta la città di Roma, con 15 incontri d’approfondimento, pensati per accompagnarvi dentro il mondo della musica, del teatro, della danza, del circo e delle nuove tecnologie di Luminaria. È RiCreazione. ROMAEUROPA.NET | 06 45553050 | DNAEUROPE opening AOIFE MCATAMNEY, ANNAMARIA AJMONE, CHIARA FRIGO 3 novembre | Teatro India IN PARTNERSHIP CON SOSTENUTO DA Rai Radio Rai Radio MEDIA COVERAGE

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AOIFE MCATAMNEY Softer Swells

ANNAMARIA AJMONE Tiny

CHIARA FRIGO West End

REf15 è un viaggio lungo 76 giorni, attraverso le storie di oltre 300 artisti. In 15 luoghi diversi, vi aspettano 48 appuntamenti in tutta la città di Roma, con 15

incontri d’approfondimento, pensati per accompagnarvi dentro il mondo della musica, del teatro, della danza,

del circo e delle nuove tecnologie di Luminaria.

È RiCreazione.

ROMAEUROPA.NET | 06 45553050 |DNAEUROPE opening

AOIFE MCATAMNEY, ANNAMARIA AJMONE, CHIARA FRIGO

3 novembre | Teatro India

Agenzia delle Doganee dei Monopoli

IN PARTNERSHIP CONSOSTENUTO DA

Rai Radio

Rai Radio

MEDIA COVERAGE

Page 2: AOIFE MCATAMNEY, ANNAMARIA AJMONE, CHIARA FRIGO

AOIFE MCATAMNEY Softer Swells : Aoife McAtamney inizia il solo intonando una sua rivisitazione della canzone celtica “Ye Rambling Boys of Pleasure”, scegliendo d’affidare alla voce morbida e decisa il desiderio di riempire di sé lo spazio vuoto e d’accorciare le distanze che la separano da chi, in quel momento, è seduto a osservare. Poi un silenzio sospeso, a cui fa da contraltare una partitura coreografica dispiegata in una serie di movimenti disarticolati, schegge di un paesaggio d’intuizioni e ricordi fulminei. La performance è contraddistinta da una dinamica spezzata, dal rifiuto d’adottare un andamento lineare, come a voler dichiarare guerra a ogni sovrastruttura. Alla discontinuità formale corrisponde il contenuto, nato dall’esigenza d’incorporare il discorso sull’identità culturale irlandese in una prospettiva di gender, mantenendo allo stesso tempo saldo il rapporto con un universo estremamente personale. La danza diventa affermazione volitiva, rivendicazione orgogliosa d’una corporeità fatta d’istinti vitali, stimoli creativi, pensieri, pulsioni: confini ed esperienze che appartengono esclusivamente al singolo individuo. L’espressione del proprio essere non può venire ricondotta ad atteggiamenti fisici predefiniti, modelli standard imposti dall’esterno, ai quali ci si può adattare solo in maniera parziale, come a un paio di scarpe strette. A sprigionarsi è, allora, una femminilità che non conosce mediazioni, incapace di rinunciare ad assorbire in sé anche qualità maschili; una femminilità che risulta tanto più autentica, quanto più indefinibile, impossibile da rintracciare nelle sue connotazioni tipiche.

ANNAMARIA AJMONE, Tiny : Riferimento teorico del secondo lavoro come coreografa di Annamaria Ajmone -un primo studio del quale era stato presentato a DNAppunti coreografici 2014 ottenendo un sostegno per continuare la ricerca- è il saggio di Martin Heidegger “Costruire, abitare pensare”, in cui il filosofo tedesco riflette su come gli esseri umani esistono nel mondo abitando lo spazio. Tiny è un’indagine sulle zone-limite, dove non esiste una vera separazione tra universo esterno e contenuti interiori, perché l’Io non è mai isolato da ciò che lo circonda, ma si definisce a partire dalle sue relazioni e, grazie a esse, impara a conoscere. Dopo “[In]Quiete”, Ajmone torna a interrogarsi sul tema dell’identità contemporanea. L’atmosfera densa e metropolitana, al centro della sua prima coreografia, è superata in una nuova dimensione astratta e rarefatta, che risponde alla volontà di raggiungere le proprie radici attraverso l’abbandono e lo smarrimento, per ritrovare infine una diversa consapevolezza di sé. L’abitare è qui innanzitutto una posizione mentale, un connettersi con il proprio sentire che si manifesta nella scelta di affidarsi unicamente ai silenzi e alle risposte del corpo, ricomponendo i segni di una memoria tanto individuale quanto collettiva. È uno stare sulla soglia, un mantenere l’equilibrio sul punto dove il tempo cessa di essere una categoria oggettiva o una condizione interna e diventa esperienza. Solo dopo è possibile costruire.

Tiny è dunque il tentativo d’edificare una dimora -una ‘tana’ nelle parole dell’autrice- intesa come spazio protetto in cui incontrare le origini e gli aspetti più autentici della soggettività.

CHIARA FRIGO, West End : «Perché ci sentiamo Occidentali?», è la domanda alla base del nuovo solo creato da Chiara Frigo, il primo a non vedere lei stessa come protagonista. Il titolo non allude soltanto alla fine dell’Occidente, ma è un rimando al cuore dell’intrattenimento londinese, a quell’area nota anche come ‘Theatreland’, dove ogni sera si sollevano decine di sipari, nel proliferare quasi infinito di musical e teatri off: una successione multiforme di suoni, immagini, luci colorate. La decadenza dell’Europa è affrontata con il ritmo e la leggerezza del tip tap, danza in cui l’estetica del gesto è un tutt’uno con l’elemento musicale. Il sapore amaro del declino può trasformarsi in rinascita solo se, mentre osserviamo il nostro universo appassire, abbiamo il coraggio di salvare quanto di esso continua ancora a costituirci in profondità. Al centro di “West End” vi è la citazione degli stilemi del vaudeville: lo spettacolo si articola per numeri, ognuno dei quali è affidato alla capacità interpretativa dell’eclettica Amy Bell, unica performer sulla scena. In una serie di quadri viene raccontato il sentimento di crisi che avvolge il nostro tempo. Una lettura intima e personale che lascia intravedere, tuttavia, i nervi e le ferite di uno stato d’animo comune, incitando a non rimandare oltre il confronto diretto con la realtà in cui siamo immersi. Il richiamo al passato, ripreso in chiave contemporanea, non è una rievocazione nostalgica ma, piuttosto, una via d’uscita: scavando tra le ceneri, si possono forse trovare i semi dai quali ripartire.

Elisa Biscotto

IN COLLABORAZIONE CON

TINYDi Annamaria AjmoneMusiche Marcello Gori

Disegno luci Giulia Pastore Consulenza artistica Giovanna Cicciari Organizzazione, Cura Giulia Basaglia

Con il sostegno di Promozione Danza della Fondazione Romaeuropa, CSC di Bassano del grappa, l’Arboreto di Mondaino,

DIDstudio / Ariella Vidach AiEP In collaborazione con I Macelli di Certaldo, Cascina Valdalpozzo

Kollatino Underground, PIMOFF, Göteborg Operans Danskompany

Foto © Giovanna Cicciari

CREDITI

WEST ENDConcept Chiara Frigo

Performer Amy Bell Drammaturgia Riccardo de Torrebruna

Disegno sonoro Mauro Casappa Disegno luci Moritz Zavan Stoeckle

Prodotto da Zebra Cultural Zoo Coprodotto da Act Your Age

Coprodotto e in residenza presso Carrozzerie | n.o.t (Roma) Con il Sostegno di CSC Bassano, Nederlandse Dansdagen (NL), Dance House Lemesos (Cipro), DID Dance Identity (Austria),

Inteatro Festival (Ancona), Teatro Fondamenta Nuove (Venezia)

Foto © Giorgio Termini

SOFTER SWELLSCoreografia, Performance Aoife McAtamney

Disegno luci Tim Feehily

Creato con il supporto di The Arts Council and Dance Ireland Produttore Ellie Creighton

Tour supportato da Culture Ireland

Foto © Giacomo Corvaia

CON IL PATROCINIO DICON IL CONTRIBUTO DI