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“PROLUNGHIAMO IL PROLUNGATO” “PROLUNGHIAMO IL PROLUNGATO” giornalino scolastico - edizione on-line giornalino scolastico - edizione on-line anno 2016-2017 – febbraio anno 2016-2017 – febbraio In questo numero: Riflessioni sul bullismo Lavori di gruppo: “Dante Alighieri” (Santullo IV B) Poetesse del 1300 L'albero dell'inclusione “Basta guardare il cielo” (III C) Giochi matemaci Ridiamoci su! Sicurezza stradale Una lezione insolita: la discarica di Scarpino La moda anni '40 Le nostre leggende (I C) La musica Elaborazioni Fotografia: Steve Mc Curry “L'amo fuggente” (potenziamento italiano classi seconde) Cinema: Silvester Stallone Se fossi invisibile, cosa farei... Incontro con Aldo Padovano Raccon gialli

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“PROLUNGHIAMO IL PROLUNGATO”“PROLUNGHIAMO IL PROLUNGATO”

giornalino scolastico - edizione on-linegiornalino scolastico - edizione on-lineanno 2016-2017 – febbraioanno 2016-2017 – febbraio

In questo numero:

Riflessioni sul bullismo Lavori di gruppo: “Dante Alighieri” (Santullo IV B) Poetesse del 1300 L'albero dell'inclusione “Basta guardare il cielo” (III C) Giochi matematici Ridiamoci su! Sicurezza stradale Una lezione insolita: la discarica di Scarpino La moda anni '40 Le nostre leggende (I C) La musica Elaborazioni Fotografia: Steve Mc Curry “L'attimo fuggente” (potenziamento italiano classi seconde) Cinema: Silvester Stallone Se fossi invisibile, cosa farei... Incontro con Aldo Padovano Racconti gialli

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LABORATORIO IN PRIMA A: IL BULLISMO E LA SCUOLA, TRA CAUSE E CONSEGUENZE, BRANI, IMMAGINI E FILMATI

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Il bullismo e la violenza sono tremendi atti e spavalderie di chi si crede più forte, ma nonsi capisce che il bullo è ancora più debole dei deboli; facendo così, si crede chissà chi, ma inrealtà è solo un arrogante, orrendo e lurido scarafaggio. Un giorno, appena uscita da scuola, ho visto la mia amica infuriata: suo fratello, per via diproblemi personali, veniva preso in giro da un suo compagno di classe; il fatto è che il“potenziale bulletto” era piccolo, rispetto al fratello della mia amica; quindi quest’ultimoavrebbe potuto metterlo K.O., oppure attirare l’attenzione dei Professori.Le principali cause del bullismo, di cui da almeno vent’anni la nostra comunità è “vittima”,sono la TV, i film “horror” o comunque inappropriati, con contenuti non sempreperfettamente adatti a certe età, con parolacce e quant’altro.

Il bullismo è come la mafia: una piovra che afferra da tutte le scappatoie.

Questa situazione è davvero disgustosa.Dobbiamo combattere, come Rosa Parks e Martin Luther King hanno combattuto contro il razzismo: dobbiamo essere uniti, ricordando che SE SI TACE VINCE IL BULLO.Aurora Ferrando

Il bullismo, secondo me, è il fenomeno in cui una persona, accompagnata da altre, spessotutte robuste, arroganti e, a volte, potenti, adopera la sua forza per danneggiare, fisicamente,

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ma talvolta anche psicologicamente, il più debole, solo per sentirsi forte, perché crede cosìdi essere accettata o perché ritiene che, facendo ciò, possa pareggiare i conti e riacquistarel’autostima persa in eventuali trascorsi, in cui il bullo è stato picchiato a sua volta ocomunque trattato male.Tutto ciò è assolutamente intollerabile e incomprensibile per tutti quanti noi, specialmenteper le conseguenze che possono uscirne fuori.Io, fortunatamente, non ho mai assistito a comportamenti del genere e, certamente, non nesono mai stato coinvolto in nessun modo, ma ne ho molto sentito parlare.Oltre alle cause sopra elencate, ce ne sono ancora molteplici. Alcuni lo fanno perché cosìpossono comandare sia il gruppo di amici, sia le vittime. Altri pensano che l’aggressività sial’unico modo per risolvere un conflitto.Tutto ciò è accentuato da alcuni insegnanti e genitori che associano il bullismo aldivertimento del bullo o ad una “bravata da ragazzi”. Il bullo va poi spesso male a scuola,perché concentrato sulla violenza.Alcuni soffrono, perché mancano di affetto e di disciplina.Il bambino piccolo, in seguito, vedendo comportamenti aggressivi, li imita. E non riesce poia capire che reca danno ad altri, perché non è responsabilizzato.Da adulto, il bullo non riuscirà a stringere amicizie, a lavorare, a creare relazionisentimentali, a guadagnare; insomma, avrà enormi problemi.Magari, poi, i maschi maltratteranno le mogli, commetteranno crimini e continueranno adessere aggressivi.Ma, se parte tutto dalla scuola, sarà davvero colpa sua? Certamente no!Non è colpa della scuola, se tutti pensano al denaro, alla moda e, in generale, allasuperficialità.Le insegnanti provano ad aiutare, ma si trovano in difficoltà ad affrontare una menteavvelenata da infiniti desideri, tempi frenetici e tutto il resto.Secondo, poi, la cultura corrente, bisogna stravolgersi, vestirsi in modo giusto e basta.I ragazzi che non rispettano i limiti d’età dei giochi o dei film e che confondono il mondovideoludico con quello reale possono poi recare danno ad altri, fomentati, poi, dai contenutidi altri giochi, di altri film, di altri cartoni senza un senso, che occupano solo la mente deiragazzi senza stimoli.Che colpa ha la scuola a proposito di questo genere di ragazzi?Essa appare, agli occhi di questi ultimi, come un luogo noioso, lento in confronto alla lorovita, con lavagne, gessi, banchi, professori noiosi e di “vecchio stampo”.Il bullismo nasce in questo contesto. Il ragazzo non accetta di stare in un mondo dove tuttoaccade piano piano e vuole dimostrare agli altri e a se stesso la sua potenza, che non siferma neanche davanti alla compassione.E, dopo aver picchiato, non si preoccupa dei rimproveri dell’insegnante “antico”.Poi si chiede, anche, di aggiornare la scuola, un fatto quasi impossibile, a meno che non sivoglia più la cultura insegnata dalla scuola.Già nel 1980 Czeslow Milosz, Premio Nobel per la Letteratura, accennava ad una comunitàche risolvesse questi problemi. La scuola sarebbe, forse, un possibile luogo di buonadiffusione e recupero.Mi è piaciuto molto il laboratorio, in quanto mi ha aperto gli occhi verso una realtàtrascurata, a volte: il bullismo.Nel parlare di ciò ho provato abbastanza disprezzo per i bulli affetti da “carognismo” emolta compassione per le vittime indifese.Mattia Valdiserra

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Gli atteggiamenti esibiti dai bulli non sono corretti nei confronti della vittima: non ha sensopicchiare dei ragazzi solo per puro piacere, per scelta o per farsi dare i compiti.Io personalmente ho assistito a scene di bullismo verso un mio compagno, alle elementari:infatti, andando nei particolari, scrivevano nel campo da calcio: “Australopiteco”;comunque il mio compagno, pur riferendo alla maestra, non riceveva aiuto.

La parola “bullo” può derivare da due lingue: il tedesco e l’olandese; in tedesco “bule” vuoldire “amico intimo” e in olandese “boel” significa “fratello”; queste parole, che sisomigliano, vanno in un’altra categoria: quella positiva. Nel tempo il significato è divenutonegativo.Molti ragazzi adolescenti, visto che si sentono grandi, iniziano a guardare film “horror”:così sono influenzati e imiteranno le persone violente. Lo stesso accade con alcuni giochi.“SE TU TACI, VINCE IL BULLO”: infatti, se si vede un atto di bullismo e non si dicenulla, il bullo dominerà.E’ un individuo che prende in giro, spaventa, minaccia o se la prende con le persone piùdeboli: a scuola il bullo impaurisce i compagni, minacciandoli o alzando la voce.Ci sono ragazzi che fanno i prepotenti solo in compagnia, con “amici”.Spesso il bullo è considerato forte e aggressivo ed apparentemente è così: in realtà nascondeuna fragilità.Alcuni bulli pensano che un comportamento aggressivo sia l’unico modo di risolvere unconflitto.

CHI STA ZITTO, E’ COMPLICE.

Il comportamento del bullo, se persegue la strada dell’errore, ostacola prima la scuola, poi illavoro, la reputazione, le relazioni sentimentali, la vita sociale e la salute mentale.Ci sono infatti adulti asociali che si drogano o bevono “alcol” e questo porta a commetterecrimini: tali persone non riescono più a socializzare e a far parte della vita civile.I ragazzi spesso si trascinano davanti alla TV o a giocare a giochi violenti e la scuola appare,agli occhi dei ragazzi stravolti, una perdita di tempo.Spesso i bulli sono stati già vittime di bullismo. Provo comunque disprezzo per loro e per illoro piacere nel dar fastidio alle vittime.Beatrice Bevilacqua

Il bullismo e la violenza sono due atteggiamenti scorretti e messi in pratica da alcuniragazzini con problemi in famiglia o bisogno, particolari, di comandare e di sentirsi forti.Solitamente le vittime sono ragazzi più deboli e indifesi, che si sottomettono al volere delbullo, il quale li minaccia con parole dure, li spaventa e li picchia, fino a far credere allavittima di essere inutile.Il bullo agisce in gruppo, contro una persona: la prende in giro e la rende ridicola agli occhidi tutti.

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Il debole ha paura: quindi non parla di questo con nessuno e, così, nessuno può aiutarlo;nell’evoluzione, la situazione può peggiorare, arrivando perfino a indurre la vittima arovinarsi o a togliersi addirittura la vita.Il bullo mantiene la vittima in una condizione di paura, ricordandole che cosa potrebbesuccederle se riferisse ciò che capita ad un adulto o ad un insegnante.Molto spesso gli adulti, insegnanti o genitori, credono che il bullo si stia solo divertendo estia facendo una semplice “bravata da ragazzi”.Io non ho mai assistito ad un atto di bullismo, ma ho ricevuto informazioni a riguardo.Le conseguenze di questo fenomeno sono varie: se il bullo è un ragazzo frequentante lascuola viene bocciato o espulso; se studia al liceo potrebbe essere mandato in riformatorio;se invece è uno studente universitario viene messo in carcere. Solitamente, se una persona èun bullo da ragazzo, da adulto potrebbe mutarsi in un delinquente, in un ladro o in unmafioso. Parecchie volte il bullo diventa un alcolizzato o un drogato; spesso è dipendentedai giochi e film violenti.A volte, per liberarsi di un problema, basta parlarne, perché, per aiutare una persona“bullizzata”, bisogna discuterne e poi agire.Mi è piaciuto molto l’approfondimento, perché un argomento così affrontato, insieme aicompagni e alla prof. Rollandi, ci aiuta e ci toglie tutti i dubbi.Le emozioni che ho provato sono di pena e tristezza per i ragazzi vittime del bullismo.Per scacciare questi atteggiamenti si potrebbe prestare più attenzione ai ragazzi, ancheimpedendo loro di giocare a videogiochi o guardare film violenti.Sofia Papini

Per me “bullismo” vuol dire che una o più persone sono spinte a sopraffare un individuo piùdebole, che non ha il coraggio di difendersi. Invece la violenza, per me, ha il significato diarrecare danno alle altre persone, costringendole alla fine a fare ciò che non vogliono.Sono tutti e due atteggiamenti sbagliati, perché non permettono di ragionare e distruggonola vita sociale di altre persone.Io non ho mai assistito ad episodi di bullismo o di violenza e non mi sembra di conoscerenessuno che è in una situazione tale da diventare, peggiorando, bullismo.Di questo fenomeno non avevo molto sentito parlare, a parte in qualche libro, finché la Prof.Rollandi non ha presentato il laboratorio.Una causa è la mancanza di affetto e del calore materno. Alcuni bulli diventano tali perchéhanno subito delle sofferenze da piccoli; altri sono stati abbandonati ai giochi di lotta, aifilm “horror”, …Esistono altre decine di cause, ma andiamo al dunque e agli effetti: se continuano così,queste persone andranno in galera e, quando usciranno, cominceranno a compiere criminipiù gravi, ma questo non è ciò che vogliamo!Il bullismo è un fenomeno che impedisce di vedere il mondo com’è; il filmato visto inclasse mostra come la gente possa cambiare, se ha un cuore buono: il ragazzo, infatti, si erafatto trascinare dagli altri e per questo era diventato bullo … l’importante, però, è che abbiacompreso la lezione.

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Andrea Paganini

Il bullismo è un atteggiamento di violenza contro una persona: il protagonista di questofenomeno secondo me compie un atto inizialmente infantile, ma da tenere sotto controllo,perché anche da un piccolo fatto può nascere una storia seria.Secondo alcuni studiosi i ragazzi diventano bulli perché sono stati picchiati dai genitoriquand’erano piccoli, per colpa dei videogiochi violenti o perché malmenati a loro volta daaltri; nel video che ci ha mostrato la Prof., ad un bullo viene vessata la sorella e così sipente, chiede perdono.Una volta mi è successo di essere preso in giro e picchiato.E’ capitato anche ad un mio amico, costretto a fumare quando vedeva i bulli, altrimentivenivano colpiti i suoi amici.Ho provato rabbia e stupore nel vedere e avvertire l’aggressività dei bulli: da questo hoimparato a non alzare le mani e a non deridere gli altri!

Matteo Piras

Il bullismo è un atteggiamento sbagliato, provocato dal bullo, una persona in realtà debole eignorante, che agisce in branco, perché da sola non ce la può fare; facendo l’etimologia, iltermine vorrebbe dire: “amico intimo” o “fratello”; quindi il suo significato è degenerato.Il bullo, invidioso dello studente più bravo di lui, lo deturpa e lo picchia.La violenza è un atto o comportamento in cui si usa la forza fisica in modo sbagliato; essa èfacilmente evitabile, parlando ed è inutile.Non mi piace che i bulli, anche se hanno avuto un’infanzia difficile, se la prendano conquelli che non hanno fatto niente, oppure pensino di essere “fighi”, picchiando le personedeboli.Sono vent’anni, almeno, che l’immaginario della nostra società si aggira attorno a: violenza,denaro, cinismo e brutalità; gli insegnanti affrontano la situazione, ma i ragazzi hanno intesta giochi e programmi violenti; i bulli non si preoccupano delle sgridate della Prof. erischiano l’espulsione; essi credono che la scuola sia un posto noioso, che non passa mai, incui si imparano concetti inutili: il bullo pensa solo alla violenza e non si concentra sulleparti più importanti della vita.Non bisogna maltrattare il prossimo: ho provato avversione verso i bulli che malmenano lagente.

Emilio Salvia

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Per me il “bullismo” è qualcosa che non si capisce, perché la gente talvolta non sacontrollarsi ed è un atteggiamento contro i più deboli, su cui si fa violenza.Essa si ha quando si alzano le mani contro qualcuno: il violento è scoperto da qualcheautorità e poi è sgridato o, peggio, vengono presi seri provvedimenti.A volte qualcuno, che si vuole difendere, può picchiare un bullo, perché lo istiga, ma spessola vittima subisce.Io ho assistito ad un episodio di bullismo, quando un mio compagno delle elementari stavaprendendo in giro una mia amica: praticamente, ella aveva gli occhiali e le dicevano sempre:“quattrocchi”. Era una bambina molto sensibile e, quindi, si metteva a piangere; il giornosuccessivo si ritrovò il bianco con su scritto: “quattrocchi” …

Io, sinceramente, non sono mai stata coinvolta, anche se sono di pelle scura e non ho maiavuto certi atteggiamenti, a parte quando facevo simpatici scherzi alle mie sorelle, che certonon sono paragonabili al bullismo.Dal filmato visto ho capito che non bisogna mai essere bulli, perché se fossimo noi al postodegli altri comprenderemmo cosa provano i deboli: mi è piaciuto molto, perché ho imparatoche non bisogna mai prendere in giro e non si deve usare la violenza.Quando si deride una persona, fanno male di più le parole, piuttosto che alzare le manicontro qualcuno. Quando ho visto il filmato, ho provato tristezza: la vittima, la ragazzabionda, piangeva davanti alla foto scattata dai bulli. E poi ero felice quando il bullo hacapito che non bisogna mai usare la violenza, a maggior ragione contro i più deboli.Jessica Raveendrarasa

“Bullismo” deriva dal termine “bullo”, ossia una persona spavalda, che attua violenzefisiche e psicologiche contro altri, in ambienti giovanili o a scuola.Il termine “bullo”, però, si pensa possa derivare dall’Olandese o dal Tedesco; le parole dacui “bullo” ha origine avevano un senso non negativo, ma con il tempo la lingua cambia econ questa anche i significati.In inglese il termine: “bullying”, però, interpreta perfettamente ciò che noi intendiamo, oggi,per “bullo”.“Violenza”, invece, deriva dal latino: “vis”, ossia forza.Per violenza s’intende un atto o un comportamento attuato con o senza armi, come pistole ofucili, ma soprattutto con la forza fisica o mentale, esercitata su di un altro.Non ho mai assistito ad episodi di bullismo vero e proprio, ma a situazione che possonodiventarlo.Nella classe di mio fratello c’è un bambino che viene da Napoli ed è molto violento:insomma, credo che crescendo diventerà un bullo. Speriamo bene!Ho sentito parlare moltissimo di bullismo, di ragazzi e ragazze che si sono suicidati percolpa di tutto ciò, ma non sono mai stata coinvolta, né come vittima, né come partecipe.Mi sono sempre chiesta quali siano le cause del bullismo e, riflettendo, ho capito quali

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possano essere.Un esempio è la violenza in casa: il bambino, non potendosi sfogare coi genitori, essendoloro gli autori delle violenze, lo fa coi compagni, ma non a parole, bensì coi fatti; ilbambino, infatti, picchia o picchierà tutti.Un altro esempio è la voglia di essere importanti, oppure l’essere cinici, che deriva un po’anche dall’immaginario propinato dalla TV, dai giochi, …Le conseguenze non sono buone, anche perché crescendo i bulli possono andare in prigione.Abbiamo visto anche dei video: mi sono piaciuti veramente molto, erano emozionanti efacevano riflettere, portando a capire quanto si soffre quando si è “bullizzati”.Alessia Pace

Per me il bullismo è il comportamento di un individuo che prende di mira una personadebole, la spaventa, la picchia, ma soprattutto la ferisce con parole molto dure e pesanti.La violenza, invece, è quella con cui il bullo minaccia una persona indifesa.Secondo me questi atteggiamenti non sono giusti e non si può tollerare il pensiero che certepersone, come: ragazzi, adulti e, addirittura, bambini, arrivino ad uccidersi per questo.Io sono fortunata, perché non ho mai assistito ad episodi di bullismo o di violenza, ma hoconosciuto e conosco bambini e bambine che, peggiorando, possono arrivare al punto didiventare bulli ed io spero il meglio per loro.Fin da piccola, sento parlare di bullismo e non sono mai stata coinvolta, direttamente oindirettamente, da questi comportamenti.Le conseguenze di questo fenomeno sono ben specifiche: si può essere sospesi, espulsi dallascuola o dal liceo e la maggior parte delle persone che, da piccole, erano bulli, da grandisaranno: ladri, rapinatori e, forse, si drogheranno; probabilmente saranno violente con leproprie mogli ed i bambini.Io sono dell’opinione che film o videogiochi troppo violenti non siano adatti a bambini dietà inferiore ad un certo limite.Provo pena e tristezza per i ragazzi e bambini che subiscono violenze: mi è piaciuto molto,però, affrontare l’argomento tutti insieme, in classe, perché da sola non so se sarei riuscita acapire così, come ha spiegato la Professoressa.Le emozioni sono tante, ma sicuramente prevale la tristezza per i ragazzi indifesi.Sono dell’opinione che: “Se taci, vince il bullo”.Elisa Trasatti

Per me il bullismo è un atteggiamento aggressivo, con cui i bulli minacciano i più deboli.E’ un comportamento davvero spiacevole con cui i “carnefici” maltrattano e prendono in giro le altre persone.I bulli formano tutti un gruppo ed è per questo che si sentono così forti e potenti.Quand’ero in seconda, in terza e in quarta elementare, c’erano dei ragazzini che miprendevano in giro, dicendo che ero grasso ed io non li ascoltavo.Mio fratello mi ha raccontato che, nella sua scuola, c’erano due ragazzi che avevano chiusofuori un loro coetaneo con problemi; dopo un po’ lo hanno fatto rientrare e la vittima stavaquasi per strozzare uno dei due ragazzi colpevoli: son dovuti intervenire quattro Professoriper dividerli.Secondo me i bulli si comportano così perché sono invidiosi degli altri ragazzi che, forse,sono più intelligenti di loro; allora il bullo li minaccia, usando le mani e le parole.Se questo individuo continua così, fino a diventare adulto, egli va in prigione.

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Per certe persone provo molta rabbia, perché prendono di mira il primo che passa e lominacciano.Il messaggio che tutti i bulli dovrebbero imparare è che non bisogna fare i prepotenti con ipiù deboli, senza un motivo, magari solo per divertimento. Simone Tolaini

Il termine: “bullismo” deriva da “bullo”, una persona che fa del male, usando la forza fisicao mentale; questo individuo prende in giro, spaventa, o minaccia chi è meno forte di lui. Non ho mai assistito ad episodi di bullismo veri e propri, ma a prese in giro abbastanzapesanti sul mio compagno Mattia, che potevano diventare bullismo; ne ho sentito parlaremolto in famiglia, perché mio zio, alle medie, è stato “bullizzato”: aveva un giubbotto dimarca e questo bullo lo voleva, visto che non poteva comprarlo; mio zio non ha parlatosubito, ma poi si è confidato con mia nonna ed il bullo è stato espulso.Non sono mai stata coinvolta, né come partecipe, né come vittima.Il bullismo succede quando un individuo picchia o esclude una persona ritenuta “diversa”,come un ragazzo studioso o qualcuno con un “handicap”, perché magari ne è stato vittima asua volta o si fa trascinare.A me il lavoro è piaciuto molto: mi ha interessato, perché ne sapevo già qualcosa, ma è statoimportante approfondire; ho imparato che non bisogna prendersela coi più deboli ed hoprovato tristezza per chi è stato “bullizzato” e disprezzo nei confronti dei bulli.Mi ha colpito un’immagine che vede raffigurati un pugno ed un cuore.

Emma Borgarelli

Secondo me il bullismo si ha quando si sfoga la propria rabbia attraverso la violenza,imitando gli atteggiamenti che si può aver subito in casa, a scuola, in giro e anche quando sista praticando dello sport; si possono imitare anche dei giochi di violenza.Disprezzo questi atteggiamenti con tutto il mio cuore, anche perché può finire che la vittimasi suicidi.Non ho mai assistito ad episodi di violenza, né ne ho subiti; ho sentito, però, parlare moltodi bullismo e di fatti realmente accaduti. Non sono mai stato coinvolto, direttamente oindirettamente e, se mai dovessi assistere a questo, lo direi subito a qualcuno che puòintervenire.Il bullismo può nascere dai giochi di violenza, da film “horror”, dal fatto di non volerstudiare, o anche perché si può essere già stati “bullizzati”; questo può portare all’omicidioo al suicidio: si perde la fiducia in se stessi e, quindi, il bullo sfrutterà la situazione.Io disprezzo i bulli, che se la prendono in gruppo con quelli più deboli e magari anchepersone che hanno problemi, picchiandole perché non fanno copiare i compiti o le verifiche.Per me il bullismo si può fermare, forse smettendo di giocare a giochi violenti, che insiemead altri fattori danno il cattivo esempio, come anche i genitori che dovrebbero proibire certevisioni.Facendo il bullo non si guadagna niente: chi persegue questa strada, da grande può diventareun alcolizzato, un drogato e potrebbe pure uccidere.

Maicol Novelli

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Secondo me il bullismo è uno sfogo e la violenza è una forma con cui il bullismo sipresenta.Tutto questo non è giusto ed è inadeguato nei confronti delle vittime.Io fortunatamente non ho affrontato situazioni simili o assistito a questi avvenimenti che sipossono provocare perché i bulli pensano talvolta che gli altri non se la prendano, ma fannoloro del male, dentro o fuori e, delle volte, portano le persone al suicidio, a procurarsi delle“cicatrici” nell’anima, che modificheranno il loro carattere nel tempo.

E’ bruttissimo il bullismo, però si manifesta e dovrebbe essere fermato con tutti gli sforzi.Il messaggio è quello di non arrendersi e di non star zitti.

Fabio Nicolosi

Il bullismo è un atteggiamento usato da soggetti che si credono migliori, in confronto alle persone più deboli.Questi individui sono dei vermi che vengono chiamati: “bulli”Sono persone che rendono virali le prese in giro dei coetanei non in grado di difendersiAvevo un compagno di classe che faceva il bullo e gli andavo scioccamente dietro,facendomi condizionare; quell’anno mia mamma era appena stata operata al ginocchio ecosì mi lasciai andare, in caduta libera con la scuola.Poi smisi; strinsi dunque una bella amicizia con il ragazzo che deridevamo; divenne il miomigliore amico, a cui voglio tuttora molto bene.Il bullismo è inutile e insensato.Il messaggio che ho ricevuto è: “Non fare agli altri ciò che tu non vorresti provare”.

Mi è piaciuto molto l’argomento, perché mi ha fatto pensare attentamente agli erroricommessi: vedendo gli sbagli del passato, si sa agire nel presente e di conseguenza nelfuturo. Ho provato dispiacere pensando alla persona che ho preso in giro: sono sicuro chenon ripeterò lo stesso errore.Luca Legrottaglie

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Il bullismo è una forma di violenza contro i più deboli e, a volte, contro i più piccoli ed èanche gelosia nei confronti di alcune persone che magari prendono bei voti, o che hannoamici sinceri, oppure una ragazza; resta il fatto che questi atteggiamenti sono: violenti,maligni nei confronti di un altro individuo ed è ingiusto; possono causare anche la morte,per la disperazione di una persona.Personalmente non ho mai assistito ad atti di bullismo, però mi ricordo un fatto nel qualeerano coinvolti un mio amico e tre ragazzi; lo stuzzicavano, per esempio toccandoloinsistentemente, prendendogli i suoi effetti personali ed egli, per difendersi, doveva farqualcosa: così alzava le mani, anche se non si deve, però si trovava costretto; l’aspetto chepiù lo faceva arrabbiare era che lo aveva detto a sua madre e alle maestre, però queste nonavevano fatto nulla, o almeno quasi niente.Hanno esercitato solo un richiamo e, infatti, questo mio amico ha cambiato scuola.I motivi del bullismo sono la gelosia, la mancata voglia di studiare; questo porterebbe i bulliad essere rifiutati da tutti e allora fanno in modo che lo siano gli altri: hanno paura, anche diessere bocciati e di avere una vita infelice, o almeno senza un senso; bisogna però cercare dicambiare e chiedere scusa, non usare la violenza!Penso che il bullismo sia uno deli atti peggiori che un ragazzino possa compiere.Non bisogna prendersela coi più deboli e, se un nostro amico diventa un bullo, vuol dire chenon è una persona intelligente: bisogna, quindi, portarlo al cambiamento, oppureallontanarlo.Guardando il video che ci ha mostrato la Prof., ho provato rabbia e un senso di veraavversione nei confronti dei bulli, come anche tristezza per le vittime.

Riccardo Marchi

Il bullismo è una forma di violenza, da parte di ragazzini fragili, che da questa debolezza siradunano in branco, prendendo in giro le persone più sensibili.Attraverso le parole, spingono anche gli altri ad uccidersi.Questo atteggiamento è sbagliato, perché porta alla rovina di molte persone innocenti.Non avendo mai assistito ad un episodio di bullismo, non so provare i sentimenti di unavittima di questo crudele atteggiamento, ma avendo visto molti filmati riguardanti questiavvenimenti capisco che è un comportamento inadeguato, difficile e duro per chi ne èvittima.Molte volte la violenza, presente in un ragazzo, è dovuta a quella subita in casa, o per lavisione eccessiva di videogiochi violenti.Dai video visti in classe, ho capito che non bisogna prendere in giro persone più sensibili,perché queste potrebbero reagire in malo modo ed arrivare alla morte.L’argomento mi è piaciuto molto perché ho capito cosa vuol dire realmente “bullismo” e incosa consiste.Le emozioni provate sono state: la rabbia, per il comportamento dei bulli e tristezza per chine è vittima.

Emma Damonte

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Sinceramente, il bullismo e la violenza si possono definire come due atteggiamenti moltoinadeguati e antiquati.Il comportamento del bullo è causato dalla violenza, che genera contro quelle persone piùdeboli, sia fisicamente che mentalmente; questo accade nella maggior parte dei casi.Mi ricordo un giorno in cui c’era un bullo che stava prendendo in giro un bambino delleelementari: a me è venuto un senso di rabbia immensa e, così, invece di reagire, ho chiamatola maestra, che lo ha sospeso per una settimana; a quel punto sono andato dal bambino perchiedergli come stesse, ma egli non mi rispose.Per fortuna alle elementari non sono mai stato coinvolto in questi litigi, ma comunque midispiace per quelle persone che, tutti i giorni, devono soffrire per i bulli e le prese in giro.Non voglio e non vorrò, in futuro, essere un bullo, perché non mi piace certo procurare delmale alle persone.Un motivo che può portare al bullismo è questo: ai genitori non importa il comportamentodei propri figli e, quindi, essi li portano ad adottare degli atteggiamenti inappropriati.

Francesco Carvelli

Penso che il bullismo sia un atteggiamento inutile.Serve solo a rovinare la vita delle persone, sottomesse a questi atti.Per me, bisogna smetterla di prendere in giro i “secchioni” e i più deboli, perché, alcunevolte, i ragazzi arrivano fino al punto di suicidarsi.Certi pensano di essere i più grandi di tutti, ma sono piccoli e sono loro i fifoni, che simettono in gruppo contro una persona, una sola ed unica persona.Invece altri pensano di prendersela coi secchioni perché non studiano, cioè sono svogliati epoi attribuiscono la colpa a chi si impegna per prendere bei voti.Non bisogna deridere le persone o far loro del male, perché i bulli sono solo dei mostri.Le emozioni che ho provato sono solo di rabbia, perché nessuno va preso di mira per lapelle, per la debolezza, o per la sapienza.

Gabriele Guadalupi

Il bullismo è un fenomeno molto spiacevole e coloro che lo praticano sono immaturi estupidi, perché la violenza viene attuata soprattutto con le parole e può istigare al suicidio.Ho assistito a questi comportamenti in prima persona, su me stesso, all’asilo; proprio oggiun ragazzino appartenente ad un’altra classe ha bloccato la porta del bagno e qualcuno dellaclasse mi prende un po’ in giro, senza far nomi …Secondo me queste persone, che agiscono in gruppo, non sono per niente coraggiose, ma sitratta di somari maligni.Chi non parla è complice.Non bisogna mai fare i bulli, perché si può essere espulsi da scuola.

Simone Viotti

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Siamo tutti fratelli e sorelle.Il bullismo è una spavalderia arrogante e sfrontata, un atteggiamento di sopraffazione sui piùdeboli, con una violenza fisica e psicologica, spesso a scuola o in luoghi giovanili.La violenza è un comportamento o un atto che fa uso della forza fisica, per recare danno aglialtri, nei beni o nei diritti.La parola bullo deriva forse dall’alto tedesco: “bule”, amico intimo, o dall’olandese: “boel”,fratello; da un significato all’origine non negativo, l’idea si è poi avvicinata al giovaneprepotente che spesso agisce in branco, perché, da soli, i ragazzi bulli sono deboli.In inglese “bullying” interpreta quella situazione relazionale in cui qualcun altro prende ingiro una persona e la fa sentire inutile.In senso più ampio è l’abuso della forza, come mezzo di costrizione, di oppressione, perobbligare gli altri ad agire o a cedere. “Violenza” deriva dal latino “vis” e significa “forza”.Il bullo è un individuo che prende in giro, spaventa, minaccia o che se la prende con chi èmeno forte di lui.Non sempre il bullo è un bambino con problemi; spesso se la prende coi ragazzi chestudiano e si impegnano, perché i bulli sono invidiosi del loro andamento scolastico.A scuola abbiamo visto dei filmati: mi è piaciuto in particolare il video che parlava di unragazzo inizialmente bullo; ha capito che faceva del male solo quando ha visto il bullismopraticato su sua sorella, con dei messaggi dal contenuto molto forte.Mi è piaciuto l’argomento perché ho vito realmente cosa significhi il bullismo ed il suo verosenso.Non bisogna agire così con nessuno, perché nessuno ci ha fatto del male.Ho provato tristezza quando ho visto gli atteggiamenti compiuti contro la ragazza delfilmato, ma gioia quando il giovane ha capito che aveva sbagliato.Ho compreso la vera importanza del non praticare il bullismo e la violenza.

Sara Vicini

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Carissimi amici del giornalino,l'attività che stiamo svolgendo è molto interessante perchè scopriamo cose nuove che nonabbiamo sul nostro libro. Voi pensate che sia un lavoro impegnativo? Vi sbagliate perchèlavoriamo in gruppo, collaboriamo tutti insieme, chiacchieriamo anche un po' tra di noi, ciaiutiamo...; facendo così ci divertiamo!Ora vi diciamo cosa stiamo trattando in questo periodo.Tra i tanti personaggi del Medioevo, la maestra ci ha fatto conoscere Dante Alighieri...

Stiamo leggendo “La Divina Commedia” (non l'originale, ma quella per ragazzi).Tuttavia Marina, come al solito, ci complica le cose. Infatti ci fa scrivere alcuni versi“originali”. Eccone alcuni:

Nel mezzo del cammin di nosrta vitami ritrovai per una selva oscura chè. la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte

che nel pensier rinnova la paura

Riceviamo e volentieri pubblichiamo...

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Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio bianco per antico pelo

gridando:”Guai a voi anime prave!Non isperate mai veder lo cielo:

io vegno per menarvi all'altra riva ne le tenebre etterne,in caldo e 'n gelo.

Vi piacciono i nostri disegni? Ci siamo impegnati tanto per realizzarli!!Come potete sapere Dante non scriveva un italiano come il nostro. Per capirlo meglioabbiamo provato (sempre a gruppi ), a fare la parafrasi. La prossima volta che vi scriveremovi racconteremo altre cose...

CLASSE IV B

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SONO ESISTITE DELLE POETESSE NEL 1300 ?

Studiando la poesia del 1300, ci siamo domandate se a quel tempo fosse esistitaanche qualche poetessa donna. Ho fatto una ricerca ed ho scoperto di sì. Il fatto interessante è che quasi tutte lepiù importanti poetesse del 1300 provengono dallo stesso territorio: le Marche, e lamaggior parte sono di Fabriano e delle sue vicinanze.Le poetesse di Fabriano erano: Eleonora della Genga, donna coltissima eimitatrice del Petrarca, Livia Chiavelli e Ortensia di Guglielmo. Altre importantipoetesse erano Elisabetta Trebbiani di Ascoli, che ebbe uguale successo con lapoesia e con le armi, e Giustina Levi-Perotti da Sassoferrato.

Conosciamo meglio due poetesse di quest’epoca

LEONORA DELLA GENGA, o anche ELEONORA DELLA GENGA, è stata unapoetessa italiana.Figlia dei Conti della Genga, si distingue per l'interesse per la poesia e la suabellezza. Dalle sue opere si desume una personalità forte, anticonvenzionale, cheda femminista antelitteram, in una società dominata dagli uomini, rivendica per ledonne un ruolo di rilevanza al pari degli uomini. Nel sonetto dal titolo emblematico “Tacete, o maschj, a dir che la Natura” sostienecon forza che le donne “sanno maneggiar le spade e sostener gli imperi”.E' in collegamento con un'altra poetessa dell'epoca: Ortensia di Guglielmo daFabriano, che aveva una corrispondenza con Francesco Petrarca. Leonorascriverà un elogio in occasione della morte di Ortensia. Purtroppo questa poetessa morirà in giovane età

ELEONORA DELLA GENGA

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Tacete, o maschj, a dir, che la Naturaa far il maschio solamente intenda,e per formar la femmina non prenda,se non contra sua voglia alcuna cura.

Qual' invidia per tal, qual nube oscurafa, che la mente vostra non comprenda,com' ella in farle ogni sua forza spenda,onde la gloria lor la vostra oscura?

Sanno le donne maneggiar le spade,sanno regger gl' Imperj, e sanno ancoratrovar il cammin dritto in Elicona.

In ogni cosa il valor vostro cade,uomini, appresso loro. Uomo non foramai per torne di man pregio, o corona.

ELISABETTA TREBBIANI DI ASCOLI.

Fu figlia di Meliaduso d'Ascoli, della famigliaTrebbiani, podestà di Firenze nel periodo del ducad'Atene, nipote di Pietro trebbiani, che ebbe l'incarico diAbbreviatore Apostolico, e moglie di Paolino Grisanti.La Trebbiani è narrata come una donna di raro coraggioe dotata di “virili virtù e chiara in letteratura” che, in abitida guerriero, seguiva il marito nelle contese. Visse nellaprofonda convinzione di non doverlo mai abbandonaree “come un angelo custode” lo accompagnava anchenei momenti di pericolo. Un episodio che benrappresenta la sua devozione nei confronti del consortenarra di un tumulto avvenuto durante una notte per levie della città cui partecipò insieme al marito. Durante lalotta la Trebbiani rimase ferita, ma non volle essere soccorsa ed aiutata fino aquando non fu sicura che anche Paolino Grisanti fosse in salvo. Intrattenne amicizia e corrispondenza con la poetessa Livia Chiavelli di Fabrianoalla quale inviò l'unico sonetto che è stato ritrovato.

Giulia Pienovi

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L'albero dell'inclusione

Collage a tecnica mista

realizzato da: Leandro, Maia, Lorenzo, Emma, Sara,

Aurora, Giulia, Matteo, Martina, Jeremias(classe II A)

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Titolo: Basta guardare il cielo (Tratto da Freak the Mighty).

Autore: Peter Chelsom.

Protagonisti: Maxwell Kane e Kevin Dillon.

Personaggi secondari: Fosco e Fosca (Nonni di Maxwell Kane), Gwen Dillon (Madre di Kevin Dillon), Loretta Lee e Iggy (amici di Kenny Kane), Kenny Kane, (padre di Max)

Trama: Kevin è un ragazzo di costituzione molto esileaffetto da una grave malattia genetica, ma dotato distraordinaria intelligenza. Max al contrario, è unragazzo di corporatura massiccia, timido e con unagrave difficoltà a socializzare, il che lo rende facilebersaglio degli altri ragazzi del quartiere e anche

perché suo padre è in galera per aver ucciso sua moglie . L'amicizia che unirà Kevin e Maxquando si troveranno ad essere vicini di casa, li farà diventare inseparabili. Compionodiverse gesti, Insieme diventano imbattibili, nulla potrà dividerli, ispirati soprattutto dallastoria di re Artù e dei suoi cavalieri. Quando il padre di Max,(appena uscito di prigione),rapisce suo figlio, Kevin riesce a scoprire il suo nascondiglio e fa chiamare la polizia dauna bambina; il padre di Max viene catturato e ricondotto in carcere. Quando Kevin muore,la madre si trasferisce e Max decide di scrivere un libro che racconta la storia della loroamicizia.

Spunti di riflessione:

• BULLISMO• DISABLITA'• AMICIZIA• CORAGGIO nell' affrontare le situazioni difficili della vita• FANTASIA per sfuggire alla realtà• SOLIDARIETA'

Aurora Trapani, Leonardo Bianco, Alice Defranchi, Rahel Achraf (gruppo di alternativa alla religione cattolica, classe III C)

Riceviamo e volentieri pubblichiamo...

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Il 15 novembre 2016, dalle 11 alle 13, si sono svolti i “Giochid’Autunno”, organizzati dall’Università Bocconi di Milano.La prima fase s’è svolta nelle varie scuole. Della nostra classe

3A hanno partecipato: Luca, Gabriele, Kevin e Andrea.

Le semifinali si svolgeranno nelle Università (per Genova alDIMAT, Dipartimento di Matematica) sabato 18 marzo, lefinali nazionali a Milano il 13 Maggio e le finaliinternazionali a Parigi a fine Agosto.

La classifica della prima fase nella nostra scuola è la seguente:

Prima e seconda media:

1. Davide Calcagno (II B) da notare che è stato l’unico a conseguire un punteggio pieno: 8/82. Martina Comparini (II C) con punteggio 5/83. Marta Lo Bello (I C) con punteggio 5/8

Terza media:

1) Agnese Marenco (III C) hanno totalizzato lo stesso punteggio (4/7), così la classifica è

2) Kevin Nànfria (III A) stata fatta considerando le date di nascita, dal più al meno

3) Luca Frassoni (III A) giovane

Inoltre nelle Università dove si svolgeranno le semifinali, sono state organizzate delleesercitazioni che si svolgeranno ogni venerdì fino a quello antecedente al giorno delle gare. Come partecipante posso dire che mi sono piaciuti sia la prova sia il quarto di finale;purtroppo gli esercizi trattavano solo argomenti di Aritmetica, Algebra e logica, limitando laGeometria a semplici problemi.

Kevin Nanfria

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Qual è il colmo per dei frutti di bosco?Qual è il colmo per dei frutti di bosco?Non avere una di-moraNon avere una di-mora

Qual è il monte dove non ci sono cervi?Qual è il monte dove non ci sono cervi?Il Cervi-NOIl Cervi-NO

Vuoi stare al passo coi tempi?Vuoi stare al passo coi tempi? Comprati un calendario! Comprati un calendario!

a cura di Gabriel Natale

Ridiamoci su…!Ridiamoci su…!

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EDUCAZIONE ALLA SICUREZZA STRADALE: “USIAMO LA TESTA!” (PRIMA MEDIA SEZ. A)

DOPO AVER RELAZIONATO L’INCONTRO CON LA POLIZIAMUNICIPALE, ABBIAMO SCELTO E TRASCRITTO ALCUNE DELLENOSTRE IMPRESSIONI … PER VOI!

La differenza tra carabinieri e poliziotti è che i carabinieri sono ritenuti all’ incirca militari esi occupano dei luoghi pubblici e dei cittadini; la polizia invece si occupa delle indagini.

Salvia Emilio

Ci hanno fatto una domanda: ”Perché dobbiamo indossare le cinture di sicurezza?” e tutti noi abbiamo risposto: ”Perché ci salva la vita!”

Nicolosi Fabio

Molte persone pensano che la cintura e il casco servano solo a non prendere la multa, maservono a salvarci la vita. Bisognerebbe pensare che se non ci fossero regole ci sarebbero morti, incidenti, le macchinesi parcheggerebbero da qualsiasi parte e ci sarebbe solo il caos.

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Bisogna imparare a rispettare le regole, perché se esistono vuol dire che non sono utili, maanche necessarie.Per me le leggi del codice della strada sono alla base di una guida sicura, nel rispetto dellapropria vita e di quella degli altri. Adesso conosco meglio le regole che devo rispettare come pedone e un domani comeguidatore.Guadalupi Gabriele

Le regole servono per mantenere l’ordine ed essere rispettate, anche se non scritte.

Viotti Simone

I vigili urbani a volte si fanno aiutare dai vigili del fuoco se ci sono incendi, fughe di gas emolti altri eventi ; altre volte sono i vigili del fuoco a chiamare i vigili urbani per farevacuare case o palazzi o per transennare zone pericolose.

La polizia municipale per far rispettare il limite di velocità ha posizionato oltre ai normalicartelli stradali anche i tutor, sistemi che rilevano la velocità dei veicoli; se questi ultimisuperano il limite stabilito, le telecamere riproducono il numero di targa e scatta la multa.

La gente si allaccia la cintura non per salvaguardare la propria vita, bensì per paura diprendere una multa. Ho provato tristezza per le persone morte in incidenti stradali, masoprattutto disprezzo per le persone che non vogliono capire che, rispettando le norme e leregole del codice della strada, c’è meno probabilità di morire in un incidente. Legrottaglie Luca

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Per attraversare la strada non bisogna né usare il telefono, né ascoltare la musica perché nonsentiamo il clacson in caso di pericolo.Ho provato ammirazione al pensiero di poter rispettare le regole sempre e di cambiare. Tolaini Simone

I bambini devono essere messi dietro, negli appositi seggiolini, che variano a seconda del peso e dell’età.

I cartelli stradali sono tanti e diversi tranne quello dello “stop” che è uguale in tutti i Paesi.

I vigili ci vogliono insegnare le regole per il semplice motivo di condurre una vita appagante,perché le regole salvano la vita. Marchi Riccardo

Usiamo la testa!Usiamo la testa!

La polizia municipale o locale si occupa di sicurezza stradale e sicurezza civica; i cittadini quando hanno dei problemi si rivolgono alla polizia, che chiede aiuto ai vari soccorsi o enti (croce verde, croce rossa, pompieri …).

Abbiamo guardato dei video chiamati “Crash Test” sull’ uso delle cinture di sicurezza : in questi si vedeva un manichino in un auto, prima senza cintura ,poi con la cintura e a diverse velocità ;i danni sono sempre peggiori.

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Adesso farò più attenzione: quest'attività mi ha insegnato a dare più importanza alla stradaBorgarelli Emma

E’ bene rispettare l’ambiente che ci circonda, perché prima o poi ci restituirà i nostri danni.

Sin quando non si superano i centocinquanta centimetri d’altezza si va in macchina con unseggiolino, altrimenti c’è il rischio che la cintura tagli il collo. Anche se io non ho potuto assistere che per poco a questa lezione, ho capito, attraverso illavoro dei vigili, che è giusto che noi impariamo a vivere rispettando le regole, per renderequesto mondo più pulito, più giusto, ma soprattutto più rispettoso. Le regole bisogna rispettarle perché sono uguali per tutti e consentono la convivenza civile.Ho trovato questa lezione molto utile, perché ha confermato ed approfondito gliinsegnamenti che avevo già ricevuto.Per il poco tempo in cui ho assistito, ho provato interesse per gli argomenti trattati da chi sioccupa tutti i giorni del rispetto delle regole.Emma Damonte

USIAMO LA TESTA!

La cintura di sicurezza va messa perché ci salva la vita!!! Qualcuno può pensare: “Intanto ho l’ airbag!”. NO!!!

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L’ airbag va bene, ma con la cintura e l’ airbag si ha una percentuale maggiore di rimanere vivi. Le emozioni provate sono: gioia, per la polizia municipale, ma anche disprezzo per quelle persone che , non rispettando il codice stradale, mettono in pericolo la loro vita e quella degli altri.

Papini Sofia

Uno dei ruoli dei vigili è far rispettare il bene pubblico; infatti esistono regole non scritte, sociali: per esempio è buona educazione lasciare il posto in autobus a una persona anziana e non solo.

Ci hanno ricordato che la cintura non salva il portafoglio, ma la vita! Ci hanno spiegato l’importanza del casco: averlo slacciato o di una misura diversa dalla propria è come non averlo.

Se le regole sono state create non è per farci male, ma per il nostro bene. Ho provato stupore nello scoprire argomenti che prima non sapevo!Valdiserra Mattia

Usiamo la testa!Quando si guida non si può guardare il cellulare, ma volendo si possono utilizzare auricolari.

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Quando di notte si attraversa la strada, bisognerebbe indossare vestiti più accesi come: il giallo, l’ arancio, invece di colori come: il blu o il nero, per essere più visibili e per non causare incidenti. Il casco in moto dovrebbe essere integrale, perché per esempio se un insetto come l’ape entrasse nel casco di un guidatore potrebbe provocare

incidenti !!!Trasatti Elisa

Il messaggio appreso è di stare più attenti quando si è fuori casa. Questa “visita” da parte della polizia mi è piaciuta molto e spero che possa tornare presto.Maicol Novelli

La polizia municipale è un figura in divisa che aiuta le persone in difficoltà.

Le regole rappresentano il rispetto del bene pubblico: "La natura ci restituirà tutto".

La funzione della cintura è la forza d'inerzia.

Il mancato uso delle cinture nei sedili posteriori può provocare la morte anche di chi occupail posto anteriore corrispondente.In moto, se il casco non è della misura della testa del guidatore, è come non averlo; il cascodimezza la probabilità di morte.I segnali di divieto hanno forma circolare, un bordo rosso e vietano determinaticomportamenti. Il segnale triangolare con il bordo rosso e il centro bianco è il pericolo; quello rotondocolorato di blu indica un obbligo e il segnale quadrato blu è un'indicazione.

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Ferrando Aurora

Usiamo la testa!

Due vigili urbani hanno organizzato un corso sulla sicurezza stradale.Sono venuti nella nostra classe, hanno acceso la LIM e ci hanno chiesto cosa fanno loro perla strada; noi ci siamo guardati attorno e sono iniziate le risposte a raffica: "Voi mantenetel'ordine stradale, oppure andate dove ci sono gli incidenti“... Francesco e Francesca, i due vigili urbani, erano molto contenti che non fosse uscita lastessa risposta: "Fate le multe!".

Hanno deciso di fare questo corso una volta all'anno perchè ormai troppi incidenti sono causati da motivi sciocchi. Pace Alessia

E’ importante usare la testa per non farsi mai male quando si è in strada.E’ fondamentale rispettare le regole anche quando sono noiose, perché possono salvarci la vita.E’ triste quando muore una persona in un incidente stradale…

Raveendrarasa Jessica

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Ci hanno fatto vedere a cosa servono la cintura di sicurezza e l’airbag, con l’ aiuto di unvideo, che ci ha mostrato quattro manichini dentro una macchina: in seguito, questa si èschiantata contro una balaustra di ferro; abbiamo visto che i manichini, senza cintura, hannosfondato il parabrezza e sono volati via.

Poi ci hanno fatto guardare un video dove c’erano tre macchine uguali, ma con diversevelocità.

Francesco Carvelli

C’è differenza tra polizia e carabinieri: infatti la polizia si occupa di reati ei carabinieriderivano dall’ apparato militare.La polizia in poche parole fa rispettare la natura, il prossimo e le persone malate.La funzione principale della cintura di sicurezza è di trattenere il proprio corpo attaccato alveicolo: così il risultato dell’improvviso arresto del veicolo nell’ impatto non proietteràcontro le parti interne dell’ abitacolo o peggio fuori dal veicolo. L’uso del casco dimezza le probabilità di lesioni gravi alla testa in seguito ad un incidentestradale.

Beatrice Bevilacqua

USIAMO LA TESTA!

Dobbiamo usare sempre la testa prima di fare ogni azione. La polizia cerca di far rispettarele regole e mantenere l’ordine, ma spesso c’è qualcuno che non segue queste regole.Inoltre ricordiamo che, a chi non ha rispetto del prossimo, sporcando i parchi, o un’areapubblica ocomunque facendo del male alla natura, prima o poi la natura restituisce tutto.Ci si mette cinque minuti a farsi belle per una sera…

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ma un secondo a farsi male in moto…

Questo incontro mi è piaciuto particolarmente, perché è stata tolta l’Educazione civica dalla scuola, come materia di studio, e quest’ attività mi ha fatto capire l’importanza delle regole.Vicini Sara

La polizia municipale lavora la maggior parte del tempo in strada, dove dà una mano e fa rispettare le regole. Se si accompagna un bambino che si è perso dai carabinieri, questi faranno di tutto per riportarlo ai genitori.Bisogna sempre rispettare i beni pubblici, come i parchi, perché, se si lasciano degli oggetti, la natura ce li restituisce.Bisogna sempre essere concentrati!

Ho sentito grande ammirazione nei confronti della polizia municipale e grande disprezzo verso chinon rispetta le regole.Andrea Paganini

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Lezione di Pietro Borgarelli (III A) alla I A la discarica di Scarpino

La discarica di Scarpino si trova sulle alture di Sestri Ponente ed è la discarica genovese più grande.Prima di questa, i rifiuti venivano raccolti dalla N. U. (NettezzaUrbana), che vendeva quelli organici ai contadini.

Con l’invenzione della plastica, nasce anche il bisogno di costruire una discarica: Scarpino 1, aperta nel 1968.

In quel periodo, però, non c’era alcuna legge per le discariche e quindi i rifiuti venivano scaricati dove capitava. Allora, nel 1995, venne chiusa a causa delle nuove normative che la rendevano illegale. Fu così aperta Scarpino 2, ideata e realizzata da professionisti.

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Dopo poco, nacque il riciclaggio, sistema che aumenta i costi, ma diminuisce i danni all’ambiente.

Quando fu scoperto il percolato, nella discarica di Scarpino fu costruito un impianto di smaltimento.E’ stato poi realizzato un impianto per la creazione di elettricità, grazie al biogas, un gas che, un po’ come il liquido percolato, è emesso dai rifiuti.

Alla fine, a causa del completamento dello spazio per scaricare i rifiuti, la discarica di Scarpino chiuse nel 2014.Questo laboratorio mi ha ricordato l’importanza di un bene comune e mi ha insegnato come un qualcosa di comune e apparentemente scontato abbia invece una forte importanza ed una storia alle spalle.Mi è dispiaciuto sapere che la discarica è stata chiusa ben due volte, ma sono contento che ci sia stata una svolta con l’invenzione del riciclaggio.L’approfondimento mi è piaciuto molto perché mi ha fatto scoprire la storia di un luogo di cui ignoravo completamente l’esistenza.Grazie, Pietro, per la tua interessante lezione, anche da parte della mia classe!

Mattia Valdiserra, I A

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Proseguiamo anche quest'anno la nostra piccola storiadella moda...

Moda anni 40 La donna anni 40 affronta l’avvento del nuovo conflitto mondiale; si alriciclo e al riuso di capi d’abbigliamento modificati per essere comodi efunzionali. Si predilige uno stile militaresco, i colori richiamano quelli delle divisedei soldati: marroni, verdi, beige e nero. La guerra costringe la moda ad una brusca frenata: la bellezza dellecurve femminili e la sinuosità dei loro corpi lasciano spazio ad uno stileche strizza l’occhio al guardaroba maschile. S’impone il pantalone, che con la salopette entra a far parte delguardaroba quotidiano delle donne anni 40. Sciarpe, cappelli e guanti diventano accessori indispensabili percontraddistinguere la propria personalità. Le calze cedono forzatamente il passo ai calzini bassi, le scarpe siabbassano preferendo la stabilità di un tacco più modesto. Il trucco vede protagonista solo il rossetto rosso: l’assenza del fard sulleguance viene sostituita da pizzicotti dati delicatamente sulle guance. Solo con la fine della guerra assisteremo ad una ripresa della modafemminile: nel 1947 Dior lancia la sua prima collezione che di li a breveverrà appunto nominata New Look e dominerà lo stile del futuro decennio.

a cura di Bianca Lucianò, Jamila Sane e Martina Sciutto

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La leggenda della Lanterna

Genova. Una città da sempre conosciuta per il mare, bello ma a volte spaventoso, dove regnano nel silenzio e nel buio dei fondali i relitti di navi affondate…

Tanto tempo fa l’Italia era in crisi e molti morivano a causa di malattie. Si attendeva dall’America una nave di giovanilavoratori e di medicine, ma quella nave non arrivò mai …..

Ci troviamo nel 19 ° secolo quando una nave americana era pronta a salpare per il porto di Genova. Era una nave enorme con tante cabine, dove i passeggeri potevano trascorrere il tempo nelle sale destinate al cinema, al teatro o semplicemente passeggiare sottovento a guardare le stelle, sperando che il viaggio andasse a buon fine. Ma purtroppo il viaggio andava di male in peggio. Improvvisamente si era scatenata una tempesta violenta e quindi si dovette approdare nel porto più vicino. Si trovarono nell’isola di Minorca. La mattina all’alba scesero dalla nave e visitarono i dintorni. Così le paure svanirono e ripresero il viaggio serenamente. Tutti erano tranquilli tranne il comandante che sapeva del pericolo di entrare nel porto di Genova dopo il tramonto. Tuttavia tentò di realizzare l’impresa. Era una notte buia e nebbiosa,la luce della luna non riusciva a filtrare, l’equipaggio ormai certo di arrivare a destinazione stava brindando gioioso. Ma ad un certo punto … dal ponte di comando si sentì un grido. Ormai eratardi: al buio non avevano visto gliscogli e la nave andò a infrangersicontro il molo. La nave affondò e ipasseggeri morirono, tutti tranne unragazzo di nome Lodovico Lanterna. Fu un disastro. Genova contava su queigiovani. Ora i liguri non avevanoniente. Gli anni passarono e Lodovicodiventava sempre più saggio, così ebbeun’idea per fare in modo che le navi potessero arrivare nel porto senza pericoli.Vicino al porto infatti c’era una torretta e il giovane decise di andare con un lume per illuminare il porto e farsi vedere dalle navi.

Alla morte di Lodovico, la torretta venne chiamata Lanterna in suo ricordo, e ancora oggi la LANTERNA illumina il mar Ligure ed è il simbolo della città di Genova.

Federico Canu, Pietro Marenco, Pietro Montaldo Matteo, Tosetti.CLASSE 1C

Riceviamo e volentieri pubblichiamo...

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La leggenda delle mareeLa leggenda delle maree

UN TEMPO LE MAREE NEL MONDO NON ESISTEVANO E IL MARE ERA PIATTO COME L’OLIO.

LE ONDE SI SUSSEGUIVANO TRANQUILLE, ACCAVALLANDOSI A VOLTE L’UNA SULL’ALTRA.

I MARINAI E I PESCATORI STAVANO TRANQUILLI IN MARE E NEL PORTO, SENZA TIMORE DI TSUNAMI O CORRENTI MARINE TROPPO FORTI E RIUSCIVANO AD ANCORARE LE NAVI SENZA ALCUN INCONVENIENTE.

UN GIORNO ZEUS, PARTICOLARMENTE ARRABBIATO, SCAGLIO’ MILLE FULMINIED UNO DI QUESTI COLPI’ PRISETO, UN MARINAIO CHE PESCAVA NEL MAR NERO. IL FULMINE MAGICO LO SCARAVENTO’ IN ACQUA, FACENDOLO SCENDERE FIN SUL FONDO MARINO, DOVE ALL’IMPROVVISO GLI SPUNTARONO LE BRANCHIE, COME AVEVANO TUTTI I PESCI.

USCITO DALL’ ACQUA SI DIRESSE SU UNA COLLINA VICINO AL MONTE OLIMPOE GRIDO’ AL POTENTE LUNOS, IL DIO DELLA LUNA E DELLE ACQUE:

“SONO STATO SCARAVENTATO,

DA NON SO CHI, NEL MAR SALATO,

ORSU’ DUNQUE FAMMI SALIRE,

CHE CON TE VORREI SCOPRIRE,

DOVE SI TROVA LA DIVINITA’,

CHE LA POTENZA MI DA’ ”.

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LUNOS LO FECE SALIRE SUL MONTE E GLI DISSE CHE DOVEVA SUPERARE UNA PROVA: FAR RIEMERGERE LA CITTA’ AFFONDATA DI KANTHOS, PER RECUPERARE

UN REPERTO ARCHEOLOGICO ANTICHISSIMO DI UN VALORE INESTIMABILE. KANTHOS ERA AFFONDATA, PERCHE’ UNA MUSA, CONSIDERATA STONATA, ERA STATA CACCIATA DA UN TEMPIO E NELLA SUA IRA L’AVEVA DISTRUTTA E FATTA SOMMERGERE DALL’ACQUA. LA CITTA’ ERA STATA CHIAMATA KANTHOS PROPRIO PER IL CANTO STONATO DELLA MUSA.

PER PRISETO ENTRARE IN ACQUA E RESPIRARCI NON ERA UN PROBLEMA, DATO CHE AVEVA LE BRANCHIE. CON UN PIZZICO DI ASTUZIA, CHIESE AL POLPO PIU’ MAESTOSO DEL MAR EGEO DI AIUTARLO A COMPIERE L’IMPRESA. IL POLPO CHIESE IN CAMBIO A PRISETO UNO SCOGLIO TUTTO PER SÉ.

PRISETO TORNATO A PROVA FATTA VENNE RINCOMPENSATO DA LUNOS CON IL DONO DELLA DIVINITA’ E COSI’, COME TUTTI GLI DEI, ANCHE LUI DOVEVA AVERE UNA POSTAZIONE. ZEUS DECISE DI DARGLI META’ DELLE ACQUE MARINE. QUESTO FECE SCOPPIARE UN LITIGIO TRA PRISETO E LUNOS CHE PRIMA POSSEDEVA TUTTI I MARI, ALLORA LUNOS LA NOTTE CERCAVA DI RIPRENDERSI LA SU PARTE DI MARE, MA PRISETO ACCORTOSI DEL FATTO ACCADUTO, LA MATTINA SI RIPRENDEVA LA SUA PARTE.

CHI HA VINTO???????.... NESSUNO DEI DUE! ANCORA OGGI SI LITIGANO IL DOMINIO SULLE ACQUE.

ED È PER QUESTO CHE NOI VEDIAMO L’ALTA E LA BASSA MAREA.

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ALTA MAREA

BASSA MAREA

Leggenda di: BEATRICE ZIGLIOLI, SONIA NAPOLI, LIDA LANDRO ESERENA FERRARO - I C

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La leggenda degli animali Tantissimi anni fa, tutti gli animali vivevano sulla terra, ed erano felicidi stare in un posto verde, pulito e senza uccisioni. Alcuni pesci avevano le zampe e zampettavano fra l’erba dei prati, altriavevano dei piccoli artigli e si arrampicavano sui tronchi degli alberi. Ipolpi avevano degli arti lunghi e si muovevano balzellando. I delfini nonavevano le zampe, ma ben pasciuti com’erano, rotolavano. I cavalluccierano muniti di zoccoletti e quando camminavano facevano un rumoreincredibile. Una sera una tribù nomade si accampò vicino ad una foresta e accese unfuoco per riscaldarsi. Ma nella notte si alzò il vento e iniziarono abruciare tutti gli alberi e con loro tutti gli animali; dalla paura gli animaliscapparono e cercarono un rifugio per stare al sicuro: alcuni animaliandarono nelle abitazioni e diventarono animali domestici. Altri animali,quasi per magia,spiccarono il volo e diventarono volatili. Mentre altri entrarono in acqua ediventarono acquatici. Quando le fiamme finalmente svanirono gli animali, ormai già adattati aquello stile di vita, decisero di rimare dov’erano. Agli animali domesticipiaceva molto essere coccolati e nutriti. Ai volatili piaceva vedere la terradall’alto. Invece agli animali acquatici piaceva nuotare e vedere altrespecie fino ad allora sconosciuti, come per esempio: alghe e molluschi. Ecco perché gli animali che prima vivevano sulla terra tutti insieme sisono divisi e sparsi in varie parti del mondo.

A cura di: Noemi Audino, Viola Bernuzzi, Marta Gamma, Federica Pani, Giulia Zappia – I C

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Perché le zebre hanno le strisce In un tempo lontano, le zebre erano tutte bianche: bianco il dorso,bianche le zampe, bianco il muso. Orgogliose del loro manto candido, nonlavoravano per paura di sporcarselo e facevano lavorare alcune zebre cheerano invece tutte nere, che così venivano sfruttate. Fra queste zebre ce n’era una che non era solo di manto nero ma eraanche “nera” dalla rabbia e molto ribelle. Poi c’era un problema: erainnamorata di una zebra bianca e anche la zebra bianca era innamorata dilei. Ovviamente non potevano stare insieme per il loro colore differenteche le indicava appartenenti a due specie diverse. Però, essendo tutte e duemolto coraggiose, scapparono. Dopo un po’ fecero una figlia, che era unpo’ diversa perché era bianca con le strisce nere. La chiamarono Rosa, conil nome di un fiore che stava a significare la sua bellezza e la speranza inun futuro migliore. Lei era determinata e ribelle proprio come sua madre,infatti erano molto legate. Quando la madre fu sul punto di morire disse aRosa:

“E’ più facile andaredove va la corrente.È più facile fare come tutta la gente, ma cambiare si deve e cambiare si può: basta avere il coraggiodi dire di no”

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E subito dopo morì. Rosa pianse e pianse, ma ricordandosi delleparole di sua madre si ribellò. Andò dalle zebre nere e raccontò la suastoria. Andò anche dalle zebre bianche a raccontare la sua storia.

E da quel giorno le zebre bianche e le zebre nere decisero di vivereinsieme. Così nacquero tante altre zebre come Rosa: bianche a strisce nere.

Ed è così che ancora oggi le zebre sono bianche con le strisce nere.

Questa leggenda è dedicata a Rosa Parks per il suo coraggio

Leggenda di: Marta Lo Bello, Martina Sasso, Chiara Bormida, Matteo Querini,Francesco Tedesco (Classe 1^C)

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SBRDRUF e la nascita della fantasia

Un tempo gli uomini erano solo cacciatori, coltivatori e raccoglitori: le loro giornate erano

caratterizzate da guerre, azioni di caccia e tutto ciò che serviva alla sopravvivenza, mentre le donne pensavano alla tessitura, alla crescita dei figli e alla cottura del cibo.

Così un giorno il dio dell’immaginazione decise di donare loro la

fantasia. Però li mise in guardia: infatti se avessero continuato a fare la guerra e a fare brutte azioni

avrebbe tolto loro la fantasia. Nonostante l’avvertimento gli uomini continuarono a comportarsi come prima, sottovalutando l’importanza del dono. Così il dio diede loro un’ultima possibilità: se avessero continuato in questo modo avrebbe

negato loro la fantasia per sempre. Allora

gli uomini fecero la guerra di notte quando il dio non li poteva vedere poiché dormiva. Ma un giorno il dio si svegliò a causa del grande rumore proveniente dalla terra. Erano gli uomini.

Stavano combattendo una feroce guerra; così il dio disse loro che a quel punto avevano perso per sempre il dono ricevuto. In realtà aveva detto loro il falso: voleva solo

SPRONARLI ad usare l’immaginazione e la fantasia. Gli uomini continuarono a fare guerre come se niente fosse, finché un giorno venne alla luce un

bambino di nome SBRDRUF, un nome fantastico che infatti in quel paese significava

“fantasia”. I suoi genitori l’avevano chiamato così perché da quando era nato non facevano altro che pensare al suo futuro, alle eroiche imprese che avrebbe potuto compiere, alla bella

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fanciulla che sarebbe diventata sua sposa e a molte altre azioni fantastiche. SBRDRUF stesso, ancora bambino, era stato incentivato ad usare la fantasia talmente tanto che

riusciva ad immaginare le COSE MIGLIORI anche nei momenti peggiori. Quando SBRDRUF crebbe, gli uomini adulti del villaggio cominciarono a notare che era

TROPPO diverso dagli altri; così un giorno lo attesero per un’imboscata.

Al momento della trappola, il dio dell’immaginazione scese sulla terra e disse agli uomini che stavano uccidendo SBRDRUF : “ Io la fantasia non ve l’ho mai tolta, l’avete sempre avuta, ma nonl’avete mai usata! Per avere la fantasia, bisogna crederci, e voi state uccidendo l’unico che ci

crede?!! Sapete cosa vi dico? Ve la tolgo veramente!!!!”

Ma il dio non parlava sul serio neppure quella volta. Infatti ancora oggi ci sono alcuni uomini

che credono di non avere la fantasia, pur avendola.

LEGGENDA DI: NICOLA FERRARI, ALESSIO LO PREIATO, FEDERICO CANU, PIETRO MONTALDO (CLASSE 1^C)

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La Musica La Musica Il nostro gruppo ha scelto di parlare della musica perché una delle coseprincipali che ci univa era proprio la passione per il canto, e la curiosità diconoscere gli strumenti antichi.

Siamo partite con l’ idea di parlare della musica antica, poi ci siamo accorteche poteva risultare poco interessante; così abbiamo deciso di cambiareintegrando il lavoro con la musica moderna.

INTRODUZIONE INTRODUZIONE La musica è l’ arte dei suoni e dei rumori, organizzati e collocati in unospecifico tempo secondo metodi differenti nel genere e nella tecnica.La definizione di musica varia a seconda del contesto storico antropologico esociale di riferimento .I suoni sono generati dagli strumenti musicali , aerofoni, cordofoni, cantoelettronici, con determinati timbri, intensità e altezze, principali acustici chestimolano la percezione uditiva l’esperienza emotiva dell’ ascoltatore . Le grandi categorie di musica colta, leggera ed etnica si articolano in diversigeneri e forme musicali che utilizzano sistemi quale armonia , tonalità epolifonia .

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Confronto tra Musica medioevale e moderna Confronto tra Musica medioevale e moderna

Il medioevo era il periodo dei trovatori, dei giullari, dei loro ensemble e dellaloro musica per pochi; quello in cui viviamo è il periodo dei gruppi alternativi edei grandi concerti cui partecipano migliaia di persone. Una cosa che le lega fortemente è la struttura delle opere, due figure moltosimili chiamate con due modi diversi.La musica medioevale utilizza la notazione modale cioè dei motivi ricorrenti chemolto spesso caratterizzavano l’ utilizzo e il contenuto dell’ opera, su cui iltrovatore improvvisa o declamava i propri versi. Nella musica moderna ( soprattutto quella rock ) invece , le canzoni sono moltospesso costituite da dei motivi di accompagnamento che si ripetono per tutto ilbrano: essi sono chiamati riff . RIFF è una parola probabilmente di derivazione afroamericana e designa unmotivo musicale semplice e conciso.Una grande differenza tra i due periodi è data alla parte vocale dell’ opera:nella musica medioevale il cantore ha una parte fondamentale nell’interpretazione del brano, anche se spesso era il trovatore stesso a comporresia la musica sia i versi (i versi avevano molta più importanza). Gli strumenti dell’ epoca avevano un ‘ intensità molto bassa . Questo è anche ilmotivo per cui tali brani venivano eseguiti non in grandi Sale come siamo portatia credere, bensì in piccole sale che permettevano l’ ascolto a poche persone .

La scarsa intensità degli strumenti creava delle limitazioni dal punto di vistaesecutivo: infatti i trovatori per poter far sentire ciò che suonavano dovevano,per esempio nel caso dei cordofoni, percuotere tutte le corde dello strumento

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e ciò non permetteva determinate tecniche di esecuzione necessarie perimprovvisazioni e virtuosismi. Al giorno d’oggi l’intensità che uno strumento può raggiungere non è più unproblema con i moderni e sofisticatissimi sistemi di amplificazioni che annofatto acquisire agli strumenti, in particolare chitarra e tastiera.Con l’ avvento degli amplificatori inoltre, quasi casualmente fu scoperta ladistorsione, cioè un cambiamento del timbro dello strumento grazie all’amplificazione.Da questo semplice effetto si sono sviluppate nuove tecnologie per la gestionedella sonorità di uno strumento: dal mixer che serve a gestire i differentivolumi agli effetti a pedale che danno sonorità agli strumenti amplificati.Come facciamo a sapere come erano realmente i brani eseguiti nel medioevo? Il timbro di uno strumento varia in base al materiale utilizzato, e non solo se lostrumento è di legno odi metallo, ma anche da quale tipo di legno, dalla suastagionatura, dal materiale che tiene insieme le sue componenti, inoltre varia inbase alle dimensioni, alla forma, al tipo di esecuzione, ad arco o a pizzico , einnumerevoli altri fattori .Possiamo immaginarci i materiali utilizzati in base alla zona, possiamo rifarcialle iconografie dell’ epoca. Ciononostante, le caratteristiche esecutive non erano un problema per itrovatori, il loro più grande problema è che molte volte le loro opere venivanoperse o venivano eseguite una sola volta; d’ altra parte gli stessi fruitori diquesti brani non potevano ascoltarli più di poche volte, perché ciò cherealmente separa il nostro periodo e tutto il mondo antico dal punto di vistamusicale è la riproducibilità delle opere .

Strumenti musicali Strumenti musicali Uno strumento musicale è uno oggetto che è stato costruito o modificato con loscopo di produrre della musica. In principio qualsiasi cosa producesse suoni poteva essere usato comestrumento musicale. Gli strumenti musicali possono essere classificati in vari modi.Il più diffuso è il sistema Hornbostel – Sachs con un predecessore storico nell’india fra il 200 avanti e dopo cristo .La scienza che studia gli strumenti musicali è denominata organologia.

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Classificazione sull’ uso dello strumentista Classificazione sull’ uso dello strumentista Classificazione orientata sulla struttura dell’orchestra sinfonica:strumenti ad arcostrumenti a fiato strumenti a percussionestrumenti a tastiera e strumenti a pizzico

Classificazione sul modo di emissione del suono Classificazione sul modo di emissione del suono AEROFONI: suono emesso con la colonna d’ aria che vibra all’internodello strumento .CORDOFONI: suono emesso con lo sfregamento di un arco sulla corda. MEMBRANOFONI: suono emesso con lo sfregamento dalle vibrazioni dimembrane percosse dalle mani . IDIOFONI: suono emesso dalla vibrazione dello strumento .ELETTRONICI: suono emesso per mezzo di elettricità.

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E se parlassimo di cantanti famosi …E se parlassimo di cantanti famosi … Ariana GrandeAriana Grande

ARIANA GRANDE è nata e cresciuta in una famiglia di origini siciliane eabruzzesi appassionata di musica e di teatro. All’ età di 8 anni ARIANAstudiava già canto ed è persino riuscita a cantare l’ inno nazionale al FloridaPanthers Hockey Game .Nell’ estate 2009 e del 2011 ha insegnato musica e danza ai bambini affetti daHIV e AIDS in sud africa come membro della associazione , di cui suo fratelloè co – fondatore.È stata nominata da the HUFFINGTON POST la terza attrice più influenteonline .Le sue canzoni di debutto sono : Problem, One last gapubblicame, Breek pree,Focus, Dangerus woman.

EMMA MARRONE EMMA MARRONE

Emanuela Marrone nasce a Firenze il 25 maggio 1984. Il padre Rosario èchitarrista in una band, ed è proprio da lui che inizia ad avere la passione per ilcanto .

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Tra il 2009 e il 2010 partecipa alla nona stagione di AMICI e vince . Nell’autunno successivo pubblica il suo primo disco A ME PIACE COSI', cheviene certificato disco d’oro .Nel febbraio 2011 partecipa a Sanremo con i Modà presentando in garaARRIVERA’ che alla fine ottiene il secondo posto . Nel 2012 torna a Sanremo presentando una sua canzone NON E' L’ INFERNOche si classifica al primo posto.Nel 2015 torna a Sanremo, questa volta nei panni di valletta insieme alla collegaARISA, e affianca il conduttore del festival CARLO CONTI .

THE KOLORS THE KOLORS

I THE KOLORS sono un trio di musicisti napoletani formato da STASHFIORDISPINO, DANIELE MONA e ALEX FIORDISPINO.DANIELE è il pianista della band, ALEX è il batterista e STASH è il leader;ANTONIO è il suo vero nome, è nato a Caserta dove ha trascorso la suainfanzia e parte dell’ adolescenza: la passione per la musica è stata semprepresente nella sua vita, ma ha dovuto trasferirsi Milano prima e a Londra dopoper inseguire il suo sogno di diventare cantante. Grazie a suo padre,proprietario di uno studio di registrazione a Napoli, ha visto passare grandiartisti: uno di questi è stato PINO DANIELE . Il gruppo THE KOLORS ha partecipato ad AMICI 2015 arrivando tra iquattro finalisti, ma per loro non era fondamentale perché erano riusciti apubblicare OUT e avevano già in programma il loro primo tour che sarebbeiniziato subito dopo la fine di AMICI.

a cura di Rianna Badi, Camilla Blandini, Giulia Pienovi

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L'amicizia

L'amicizia, per me, è un sentimento di fedeltà caratterizzato spesso da alti e bassi che vengono sempre risolti quando l'amicizia è vera. La libertà, le risate, i momenti di gioia, le confidente e i dolori fanno parte di questosentimento e l'amico è quella persona che ci sta sempre accanto, nel Bene e nel Male.Insieme ai miei amici trascorro giornate belle e indimenticabili a casa mia o a casa loro, a giocare e a chiacchierare su tutto.Una grande occasione, per raggruppare tanti amici, è l'arrivo del “Luna park” a Genova, dove insieme a loro assoporo il vero divertimento, fatto di risate, paure, allegria e dell' immancabile zucchero filato.Gli amici sono anche le persone con le quali mi confido e parlo di tutto; a volte ricevo buoni consigli, a volte anche critiche costruttive.I veri amici sono anche compagni d’avventure, di sport, di scuola e di quartiere.Tutti loro mi regalano sempre bellissime emozioni e fanno sì che ogni giorno sia diverso dall'altro. Pensandoci bene, ritengo che l 'amicizia sia un sentimento difficile da portare avanti, perché dev’essere contemporaneamente unione, sincerità, affetto, costanza e fedeltà .Voglio molto bene ai miei amici perché rappresentano una parte importante della mia vita.

MARCHI RICCARDO , I A

RICORDO LONTANO DI NATALE

Per me il Natale è festa, gioia ,allegria e risate in compagnia. Il Natale è quel momento in cui ci si sente completi perché si è circondati dalle persone che amiamo.La mattina del 25 dicembre, mi sveglio presto e sono sempre euforico per la giornatache mi aspetta.Sono contento: mi sento strano e vado in cucina ancora avvolto dal tepore del mio piumone.Incontro la mamma che sta mettendo in ordine la casa e papà che è indaffarato nei preparativi del pranzo natalizio. Essi mi vedono, mi salutano e mi abbracciano; io scalpito per scoprire cosa nascondono quei pacchi colorati che aspetto da tanto tempo.

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Chiamo mia sorella Giulia , la dormigliona, ed insieme a lei inizia il giorno di Natale nel quale arriveranno i parenti, uno dopo l'altro, a rallegrare la festa. Ad un certo punto la confusione è tanta che mi gira la testa, ma sono contentoperché tutti sono sorridenti e seduti alla tavola imbandita di tante pietanze buone ed invitanti. Mi sento in balia della felicità della mia famiglia e sono contento che ci sia anche mio cugino con il quale, insieme a Giulia, formiamo un trio davvero "super".Finito il pranzo, arriva finalmente il momento dei regali e questo scambio di doni è veramente unico: fa parte di una festa che, alla fin fine, è sempre uguale; non cambiano infatti i protagonisti, non cambiano le scene, ma gli attori principali...i regali! Al termine della giornata, mi rendo conto che il Natale è una festa veramente unica: mi accorgo che adoro la sera, quando i parenti vanno via e con Giulia ci ritroviamo sul divano a studiare i nuovi regali ricevuti.Finalmente la stanchezza prende il sopravvento: gli occhi mi si chiudono e ringrazio tutti per la giornata meravigliosa.Il giorno dopo, però, mi ritrovo a pensare cosa ci sia di diverso in ogni Natale e la risposta è che quello diverso sono io: sto crescendo, sto diventando sempre un po’ più grande e cambiano le emozioni e i sentimenti.Il Natale mi piace davvero tanto perché con poco posso essere veramente felice!

MARCHI RICCARDO , I A

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Steve McCurry

"La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccial'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere

ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare lacondizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che hotrovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola

alla gioia della familiarità".

Ragazza afgana

Steve McCurry è un fotoreporter statunitense, conosciuto universalmente per la fotografia“Ragazza afgana”, pubblicata come copertina del National Geographic Magazine di giugno 1985,divenuta la più nota uscita della rivista.

FOTOGRAFIAFOTOGRAFIA

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Nacque il 24 febbraio 1950 a Philadelphia in Pennsylvania. Ha frequentato la High School MarpleNewtown nella Contea di Delaware e si è poi iscritto presso la Penn State University per studiarefotografia e cinema, per ottenere poi una laurea in teatro nel 1974. Si interessò molto allafotografia quando iniziò a fotografare per il quotidiano della Penn State: “The Daily Collegian”. Partper l'India come fotografo freelance. È stato proprio in India che McCurry ha imparato a guardareed aspettare la vita. "Se sai aspettare", disse, "le persone si dimenticano della tua macchinafotografica e la loro anima esce allo scoperto".

La sua carriera ha preso il volo quando, travestito con abiti tradizionali, ha attraversato il confinetra il Pakistan e l'Afghanistan, controllato dai ribelli poco prima dell'invasione russa. Quando tornòindietro, portò con sé rotoli di pellicola cuciti tra i vestiti. Quelle immagini, che sono statepubblicate in tutto il mondo, sono state tra le prime a mostrare il conflitto al mondo intero. Il suoservizio ha vinto la “Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad”, unpremio assegnato a fotografi che si sono distinti per eccezionale coraggio e per le loro imprese.

McCurry ha poi continuato a fotografare i conflitti internazionali, tra cui le guerre in Iran-Iraq, aBeirut, in Cambogia, nelle Filippine, in Afghanista e la Guerra del Golfo. Il lavoro di McCurry è statopubblicato nelle riviste di tutto il mondo e compare sovente nel National Geographic Magazine.

McCurry si concentra sulle conseguenze umane della guerra, mostrando non solo quello che laguerra imprime al paesaggio ma, piuttosto, sul volto umano. Egli è guidato da una curiosità innatae dal senso di meraviglia circa il mondo e tutti coloro che lo abitano, ed ha una straordinariacapacità di attraversare i confini della lingua e della cultura per catturare storie di esperienzaumana.

Anche se McCurry fotografa sia in digitale che in pellicola, ha ammesso la sua preferenza perquest'ultima. Eastman Kodak concesse a McCurry l'onore di utilizzare l'ultimo rullino di pellicolaKodachrome, che è stato sviluppato nel luglio 2010 da Dwayne's Photo (nella città di Parsons inKansas) e che sarà ospitata presso la George Eastman House. La maggior parte delle foto,escludendo alcuni duplicati, sono state pubblicate su internet dalla rivista Vanity Fair.

"Ho fotografato per 30 anni e ho centinaia di migliaia di immagini su Kodachrome nel mioarchivio. Sto cercando di scattare 36 foto che agiscano come una sorta di conclusione, percelebrare la scomparsa di Kodachrome. È stata una pellicola meravigliosa."

Ora alcune foto

Rajastan, India

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Uomo anziano della tribù Rabari, Rajastan, India

Cammelli e petrolio che brucia, Kuwait, 1991

Sito ufficiale di Steve McCurry: http://stevemccurry.com/

Beatrice Beggi, Sofia Maraschi

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II LEZIONE DI POTENZIAMENTO DI ITALIANO, A FEBBRAIO, RIVOLTA ALLE CLASSI SECONDE (PROF. ROLLANDI)

RIFLESSIONE A SEGUITO DELLA VISIONE DI UN FRAMMENTOTRATTO DAL FAMOSO FILM: “L’ATTIMO FUGGENTE” . . .

Il Professor Keating è una persona stupefacente, con un coraggio enorme,perché sale sulla propria cattedra e trasmette ai suoi alunni il pensiero sullaprospettiva nell’osservare l’ambiente che ci circonda, da diverse angolazioni:secondo lui bisogna far lo stesso con la lettura di un testo o di un brano, perchéper capire il suo significato non bisogna studiare a memoria o senza ragione, mapensare a ciò che si legge. Ho provato sensazioni interiori rare, che pochissime altre volte ho avvertitonella mia vita: stupore e meraviglia, per la lezione svolta in modo insolito dalProf. Keating e per le parole che fanno comprendere l’importanza della lettura. La scuola potrebbe essere rivoluzionata da un Prof. meraviglioso come Keating,con semplici, ma efficaci azioni, e sicuramente il suo nome resterà nella Storiacome grande esempio cinematografico.

Davide Calcagno, II B

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La lezione del Prof. Keating è molto diversa da una lezione normale:l’importante è coinvolgere i ragazzi durante la spiegazione, perché cosìrimane più impresso ogni argomento; questo accade sicuramente con unapersona come lui, appassionata, che trasmette sicurezza: egli crede in ciòche fa ed è proprio quello che mi piace di lui. Guardando il frammento di video mi sono resa conto di quanto agli alunnipiaccia ascoltare la sua lezione e di quanto le parole del Professore sianopiene d’amore.

Veronica Bottazzi, II C

Ho visto solo un frammento di un film, che è una vera perla di saggezza: èdurato neanche un minuto, ma mi ha comunque trasmesso di più di una pellicoladi tre ore. E’ stato un piacere per gli occhi! Il modo in cui Keating vede il mondo, da un’altra angolazione, mi ha scossoparecchio. Quasi senza accorgersene, qualche volta i Professori non capiscono le nostreesigenze o comunque i nostri problemi, tant’è vero che, certe volte, viene da

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domandarsi se anche loro, un tempo, sono stati come noi alunni. Forse noiragazzi dovremmo provare a “ribellarci” in buon modo: infatti, se provassimo aspiegare e ad aprirci, i nostri insegnanti ci capirebbero sempre.La forza del Prof. Keating assomiglia a quella delle onde che, nonostantel’infrangersi sugli scogli, trovano sempre la forza di riprovarci.Non bisogna darsi mai per vinti e se la strada è in salita forse si è destinati adandare in alto. Sono pochi gli uomini come il Prof. Keating e da quei pochi abbiamo molto daimparare. In sostanza, se si guarda tutto da un’altra angolazione si può trarre qualcosadi buono, anche da ciò che, all’inizio, ci sembrava negativo.

Giorgia Vaccari, II A

Durante la visione dello spezzone del film: “L’attimo fuggente” ho notato unProf. non seduto dietro alla cattedra, ma in piedi sopra quest’ultima, un uomodeterminato a portare avanti le proprie idee, cercando di dimostrare ai ragazziun rivoluzionario modo di insegnare, rimanendo nell’ambito scolastico. Con tutto questo il Prof. Keating cerca di instaurare un rapporto più esplicitotra Professore ed alunni. A volte gli insegnanti, ancora in questi tempi, cercano di mantenere una nettadistanza: da un lato è giusto, ma ciò crea una situazione di trepidazione edinnesca quasi il timore di essere se stessi. E’ per questo che il modo confidenziale è maggiormente apprezzato daigiovani, perché riescono così a raggiungere il proprio obiettivo, ossia lapossibilità di raccogliere ed esternare pensieri ed emozioni e intervenire, anchein situazioni complesse, potendo esprimere un’opinione o un parere su di uncerto argomento. E’ un metodo che insegna avivere rimanendo se stessi.L’opportunità di essere ancor più onesti e sinceri è una spinta in più adapprezzare maggiormente l’argomento affrontato e a partecipare in modoestroverso ed aperto alle lezioni. Il Prof. Keating dimostra di essere tutt’altro che un “vile”: non fa il duro solo quando e perché ha potere, per poi ritirarsi nelle situazioni di difficoltà, alzando le mani in segno di resa e distogliendosi dalla circostanza.

Giorgia Fibrini, II B

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Essere se stessi e avere la possibilità di esprimersi dovrebbe essere undiritto, ma a volte non è così semplice. Bisogna cercare strade alternative, diverse, percorrere la propria strada,costruirla con gioie e delusioni, impegno e dedizione, senza seguire per forza leorme delle persone passate prima, senza vivere in un costante stato di noia, maragionando coi propri pensieri, non eternamente costretti a pensare a ciò che cihanno detto di pensare gli altri. Bisogna scavalcare ogni ostacolo, come quando si arriva ad un muro fin troppoalto, usando una scala, cercando di non smettere mai di sognare.

Ginevra Giacon, II C

Un giudizio deve provenire dalla nostra mente, non da qualcuno, o per sentitodire: il Prof. insegna a non farsi comandare come burattini dall’ignoranza, ma adaprire la mente e assimilare tutto ciò che si può imparare, ampliando le proprieconoscenze e costruendo gradualmente un’opinione critica. Un uomo colto è un uomo libero di viaggiare per mondi anche immaginari,galassie, luoghi magici, ma soprattutto è capace di pensare e di non farsicondizionare da nessuno.

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Nella vita, da bambini, come da adulti, bisogna lasciarsi trasportare dalle alidella fantasia e ciò si ottiene solo se si legge: leggere fa bene non soloall’intelletto, ma anche al nostro corpo, in quanto ci soddisfa in ogni circostanza,quando siamo tristi, arrabbiati, felici. Dobbiamo sempre scrivere, in modo da non dimenticare.Dimenticare sarebbe solo un modo per regredire mentalmente, sino a diventareschiavi di chiunque voglia manipolarci: la nostra mente così cadrebbe nel buio,nell’oscurità, nell’… oblio.

Luca Martinelli, II B

Il video mi ha fatto venire i brividi, perché colpisce vedere nel mondopersone rivoluzionarie e che cercano di aiutare noi ragazzi, proprio come il Prof.Keating. Quand’è salito su quella cattedra e ha detto ai suoi alunni che bisogna vedereil mondo da un’altra prospettiva, io mi sono sentito come un volatile appenaliberato da una gabbia, che rappresenta per mel’assenza di ragione.Non c’è solo un’angolazione, ma esistono più angolazioni: dunque bisognariflettere e avere le proprie idee.Dovrebbero esserci più persone come il Prof. Keating!

Lorenzo Iasi, II A

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Credo che il metodo rivoluzionario del Prof. Keating sia, oltre che giusto, ancheribelle, nel senso buono del termine: l’insegnante è come un libero volatile cheinsegna alle sue creature a volare sempre più in alto ed in posti differenti, perosservare il mondo da angolazioni e prospettive diverse, per conoscere davverociò che ci circonda. Ci sono tanti insegnamenti e morali che possiamo apprendere dalle parole diquest’uomo, tra cui leggere ragionando e non “parole alla goccia”.I suoi approcci rassicuranti, diretti, confidenziali sono proprio ciò che serveper insegnare in una scuola e soprattutto per coinvolgere gli studenti, perricordar loro di “non essere chiusi, ma avere aperte vedute”.L’azione svolta dal Professore di salire sulla cattedra vuol far capire che nonbisogna mai essere fermi, ma agire ed essere se stessi.

Sara Marinelli, II A

Quando il Prof. Keating è salito sulla cattedra mi ha colpito, perché èdavvero insolito, se non impossibile, che un insegnante lo faccia;quest’azione mi ha dato la sensazione di una rivoluzione, di un altrometodo di insegnamento, libero, non certo di chi “bacchetta”.Il suo gesto è stato come un segno, un momento indimenticabile.Penso che alla fine esistano ben poche persone come il Prof. Keating edovrebbero essercene di più.

Matteo Santella, II A

A me il Prof. Keating ha colpito davvero! Si esprime senza la paura di essere giudicato ed è davvero sensazionale. Ha completamente cambiato il normale metodo di insegnamento: ho capito ilmessaggio che vuole trasmettere e cercherò di metterlo in pratica, pur

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essendo molto chiusa. Un uccellino sta per imparare a volare: se cade ricomincia e non ha paura difallire, perché prima o poi ci riuscirà, anche se cadrà alcune volte. Cosìdev’essere. Grazie al Prof. Keating i ragazzi sono riusciti ad emergere: il suo approcciodiretto e rassicurante funziona nell’appassionare gli alunni, in un modo un po’diverso dal solito.

Alessia Cattalinich, II A

Ho provato stima e meraviglia per il Prof. Keating: bisogna esprimere le proprieemozioni ed opinioni, confrontarle con quelle degli altri e infine discuterne.Tutti siamo diversi e vediamo quindi il mondo dadifferenti prospettive eangolazioni: a me, a volte, è capitato di litigare con qualcuno, perché ritenevo diaver ragione, ma dialogando mi sono resa conto che anche l’altra persona, a suomodo, non sbagliava.E’ come se uno guardasse qualcosa da destra e l’altro dasinistra: il Soleosserva la Terra, ma questa al tempo stesso vede il Sole.

Rita Bianco, II B

La lezione del Prof. Keating è diversa dalle altre, ma non per questo inutile eapprossimativa. Il Prof. Keating è come la sicurezza in persona: nessuno è mai riuscito, in quellascuola e a quell’epoca, ad esprimere completamente se stesso, in quel modo, tranne lui.Gli scienziati del passato dovevano rinunciare alla loro vita per far valere il loro parereoppure erano costretti a rimangiare ciò che avevano detto, per continuare gli studi. Il Prof. Keating persevera per la sua strada, perché capisce che è sbagliato il vecchiomodo di insegnare. Prima il metodo era approssimativo e c’era solo la possibilità diseguire rigorosamente le regole: questo non vuol dire che le regole fossero sempretutte giuste. Il Prof. Keating mi ha dato una sensazione di sicurezza e anche di coraggio, perchénon ha paura di andare contro i dettami più duri, ma si impone in modo diverso,creativo e senz’altro più spassoso. E’ come se gli alunni fossero più motivati a partecipare alle sue lezioni, allievi che

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hanno capito quanto fosse speciale il loro Professore. Qualche volta i ragazzi partono dal presupposto che i Professori siano un po’ cattivie torturino gli alunni con noiose lezioni e “sacchi” di compiti, ma questa è ladimostrazione dell’esatto contrario: non tutti gli insegnanti sono così e non bisognaavere questo falso presupposto. Ci sono alcuni Professori che tengono di più alla comprensione dei ragazzi che al lororendimento, altri viceversa: non tutti, del resto, siamo uguali e tutti sanno che noiapparteniamo al nostro tempo, con le sue idee; se qualcuno venisse a metterle indiscussione, come il Prof. Keating, con il suo modo di insegnare, probabilmente loconsidereremmo un pazzo. Bisogna però capire che, prima o poi, il nostro sistema di insegnamento e vita nonsarà adatto ai tempi che verranno e ci sarà forse qualcuno che si metterà controquesto sistema.

Martina Comparini, II C

Diverse volte ho visto il film: “L’attimo fuggente” e devo ammettere che sonorimasta colpita dallo stravagante metodo d’insegnamento del Prof. Keating,perché al giorno d’oggi, pur coi tempi moderni e pur essendoci molti che voglionoandare “controcorrente”, non si riesce a trovare un insegnante davverodisposto a “far salire i propri alunni sulla cattedra”. Tutto ciò accade perché manca il coraggio di affrontare un cambiamento emanca la buona volontà di una persona, anche solo di una, di migliorare e magaricolorare, se così si può dire, un mondo troppo grigio e pigro. La frase che più mi ha colpito dell’intero film è stata: “O capitano! Miocapitano!”. In fondo noi siamo tutti dei rivoluzionari, ma teniamo per noi quello che cipassa per la testa. Penso, come il Prof. Keating, che ogni aspetto possa essere visto da un’altraprospettiva. Una persona, per esempio, è come un libro: la copertina dice

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qualcosa, ma se si cambia angolazione, aprendo il libro, si potrebbero scoprirenuovi aspetti, che soltanto osservando il frontespizio si sarebbero credutiimpossibili, in riferimento a quel testo o a quella persona.

Agnese Teodori, II C

Mi ha colpito molto il Prof. Keating, perché ho capito che non bisogna maifermarsi alla prima impressione sulle “cose”, ma guardarle da diversi punti divista.Penso sia molto importante capire ciò che leggiamo, studiamo o tutto ciòche accade intorno a noi, per costruire una nostra opinione ed essere in gradodi relazionarci col mondo. Sono rimasta rassicurata dal fatto di vedere un insegnante salire sullacattedra, una persona capace di trasmettere ai suoi alunni non solo materiescolastiche, ma anche la possibilità di esprimere se stessi, imparando così avivere.

Uno dei miei libri preferiti, ovvero: “Il piccolo principe”, a parer mio è unromanzo che si può leggere ad ogni età e va interpretato in molti modi: è unlibro che ognuno può rendere proprio, quasi come fosse una sua creazione.

Sara Fonnesu, II C

Questo video ha suscitato in me emozioni forti, stima per la capacità delProfessore di raccontare ai suoi alunni, con naturalezza, ciò che egli pensavasulle diverse prospettive con cui bisogna guardare il mondo e tutto ciò che cicirconda. Si deve cercare sempre di lottare e dire, in ogni occasione, in modo adeguato,ciò che si pensa: non bisogna star fermi in una sola posizione, ma agire edessere se stessi.

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L’insegnamento dei Professori di oggi è certamente cambiato e si è evoluto, nel tempo, rispetto a quello degli insegnanti di ieri!

Federica Frisone, II B

Questo Professore mi ha colpito: sa rivoluzionare l’insegnamento, in modo da renderlo molto più coinvolgente e divertente. Il suo atto rivoluzionario riesce a dar voce agli studenti: dà loro il coraggio diesprimere ciò che hanno in mente ed è una dimostrazione di grande intelligenza,in quanto egli non pensa solo a se stesso, ma anche a chi lo circonda.Keating è come la luce di un faro per i suoi studenti: li guida verso la vita, ma soprattutto verso il mondo della lettura e della scrittura, in una realtà magica. E’ unico e spettacolare, perché guarda al futuro dell’insegnamento scolastico e dei ragazzi. Bisogna sempre formare una propria opinione, senza aver paura del giudizio degli altri. Keating, grande uomo, saggio e colto, mi ha trasmesso sicuramente un senso di tranquillità e benessere, con la sua voglia immensa di fare ciò che ritiene giusto.

Chiara Menini, II B

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In questo tratto di film, il Prof. non solo incoraggia i ragazzi, ma dà loro undiverso punto di vista, in riferimento allo studio, alla scuola, alla vita.“Quando leggete, non considerate solo l’autore, ma quello che voi pensate”: nonbisogna, infatti, guardare la realtà per ciò che è “materialmente” oapparentemente, ma prima conoscerla e poi, solo a quel punto, provare agiudicare. Le persone ottimiste come il Professore riescono sempre a trovare il latomigliore in tutto e tutti. Bisogna studiare, impegnarsi, ma soprattutto non essere superficiali, perchéquando si pensa di sapere qualcosa si è solo al primo gradino!

Romildo Taffetani, II B

Il Prof. Keating ha saputo esprimere nel modo migliore, perfettamente, la suaopinione e la sua posizione, rendendole concrete: non bisogna mai fermarsi adun unico punto di vista, ma dobbiamo imparare ad osservare quello che cicirconda, da angolazioni diverse. E’ salendo sulla cattedra che il Prof. Keating opera una meravigliosa metafora,proprio per indicare questi punti di vista: in seguito, su questa cattedra fasalire anche i suoi alunni, per insegnare che, da lì, lo sguardo è decisamentediverso.Keating è la stella che guida i Re Magi verso la giusta via e l’eventorivoluzionario: ci insegna che i punti di vista sono molteplici e dobbiamo saperlicogliere al meglio. Il Prof. Keating, stimato dai suoi ragazzi, forse ricordando quando anche lui

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era studente, è riuscito a mettersi nei “panni” degli alunni, che dall’altra parte vedono sempre il Docente dietro alla cattedra, in quell’unica prospettiva.Ogni Professore dovrebbe essere proprio così a scuola, come il punto di riferimento per i suoi alunni e per i colleghi. Serena Carta, II B

Nell’ascoltare il Prof. Keating ho provato un senso di stupore e sorpresa, inriferimento al suo metodo d’insegnamento, ma mi ha colpito soprattutto il suomodo di vedere la realtà.La strada da seguire, appunto, non è soltanto una, come dice il Professore, mabisogna conoscere e provare nuove vie.Non bisogna abbandonare la volontà, lasciarla volar via o sprofondare, come inun sonno eterno, nella pigrizia mentale.Se si vede il mondo in modi diversi, ci si lascia andare alla fantasia, come unapiuma leggiadra abbandonata ad un fievole vento; si viene trasportati dallacreatività, invasi da un’onda di idee, di proprie idee ed opinioni. E quandoquesto accade, dal mio punto di vista, bisogna prendere carta e penna e farsiguidare: si proverà, poi, un senso di vuoto, ma perché quest’energia sarà stataassorbita dalla carta, dall’inchiostro, e rimarrà impressa per sempre, dentro ilfoglio e dentro di noi.

Aurora Piccardo, II A

Credo che il Prof. Keating sia il Prof. che tutti vorrebbero.Con il suo metodo riesce a coinvolgere e, allo stesso tempo, incuriosire ognialunno. Le sue parole mi hanno dato molto da riflettere e penso anch’io che ogniaspetto si possa vedere da più prospettive: bisogna solo trovare la migliore.Ora che ho sentito queste parole, quando leggerò un libro cercherò di elaborareil più possibile opinioni mie personali.Mi accorgo infatti che, spesso, se penso qualcosa è perché altri mi hanno fattoprima riflettere su questo; forse, invece, dovrei pensare con le mie forze eopinioni, non con quelle altrui, e poi confrontare.E’ come quando il vento sposta le foglie e noi finalmente vediamo ciò che stasotto: lo stesso è quello che vuol far capire il Professore.Quando si legge un libro, bisogna scavare fra le parole per scoprirne ilsignificato e le prospettive da cui guardarle. Martina Cossu, II C

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CINEMA

L’anno scorso ci siamo occupati di alcuni generi di film, comefantascienza, cartoni e commedie. Quest’anno invece approfondiremo gli argomenti e gli attori dei filmche hanno fatto la storia; vi proporremo alcuni generi di film anche poco conosciuti, vidiremo anche quale è il nostro film preferito.

Io, Simone, e il mio compagno Matteo ci siamo posti una domanda: com’è la vita dellagente del cinema ?

COME E' LA VITA DEL CINEMA ?COME E' LA VITA DEL CINEMA ? Noi vediamo solo il film e le sue scene, ma secondo voi come vivono gli attori? Beh, unavita migliore della nostra sicuramente, molto rinomata; ma gli attori dell’Ottocentoguadagnavano le stesse cifre che guadagnano gli attori e le attrici di adesso? noi pensiamo dino; ma andiamo avanti.... La vita dell’attore è molto pesante, perché, se si sbaglia il minimo dettaglio, bisognaripetere la scena infinite volte! E pensate anche quante volte nei film possiamo notare errorievidenti che spesso i registi non notano. Prendiamo per esempio un attore molto conosciuto, l’unico, l’inconfondibile ROCKYBALBOA! Dai, scherzavo: spero che abbiate capito chi sia... già, stiamo proprio parlando diSilvester Stallone. Ma secondo voi, com’è nata la carriera di questo attore, e perché ora èfamoso? Sono qui per dirvelo.

Silvester Gardenzio Stallone nacque il 6 luglio 1946 da Frank Stallone e JacquelineLabofish. Cresciuto a New York, amava scrivere ma non aveva una grande fama. Un giorno all’improvviso dei produttori cinematografici che avevano bisogno di una tramaper un film, e il nostro Silvester ce l'aveva eccome, una trama! All’inizio i produttoripensavano che fosse la solita sciocchezza da due soldi, ma quando la ebbero letta dalla lorobocca uscì un “Wow!”: erano davvero stupefatti, e la chiesero subito. Silvester, con moltaaccortezza, fece un patto: se loro volevano la trama, lui doveva essere il protagonista delfilm (indovinate,di quale film?). Loro ribatterono con un no, ma dato che se Silvester nonfaceva l’attore... bye bye, niente trama e quindi niente film, alla fine accettarono, e ora noiricordiamo e vediamo questa star del cinema.

Simone Biggio, Matteo Parigi

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PER SORRIDERE, MA ANCHE RIFLETTERE UN PO’: SE FOSSI INVISIBILE, COSA FAREI? MEGLIO ESSERE VISIBILI O INVISIBILI?

Se fossi invisibile non penso che dedicherei la mia vita ad elaborare inutili scherzi, che potrebbero anche far soffrire gli altri; mi occuperei di tutto quello che una persona visibile non può fare: mi inoltrerei in luoghi strani e vivrei molte avventure … ma tranquilli, Professori, verrei a scuola ogni giorno!Però dovrei stare attenta alle auto che, non vedendomi, mi schiaccerebbero comeuna mosca, mentre attraverserei la strada!Ai miei cari mancherei molto, modestamente.Forse incontrerei altre persone invisibili, o forse no, però un po’ di compagnia nonguasterebbe affatto!Magari, un giorno, conoscerei Supervisione, l’uomo più veloce, o magari Rozzo, con la vista così acuta da essere cieco.Diventerei l’eroe del secolo, aiutando i miei coetanei e non solo: chi viene preso di mira dai bulli, dalla guerra e chi viene derubato; e chi sottrae la merenda agliindifesi, magari un bel panino col salame?E’ il genere di persone che proprio non sopporto.Quindi io dico:“SE NON VUOI BECCARTI UNA BELLA PUNIZIONE,LEVA LE TUE MANACCE DA QUEL PANINO AL SALAME!”(Una produzione: “Supereroi che adorano mangiare”).Di certo farei un po’ di viaggetti, ovviamente senza essere vista. Intrufolarmi suaerei o mezzi di trasporto sarebbe un gioco, invisibilmente, da ragazzi.

Avrei tante conoscenze: starei due mesi ospite di mia cugina, la Regina Elisabetta II, da mio zio, Donald Trump, dieci mesi in Francia dalla mia migliore amica Emma Watson e, poi, tre settimane da mia cugina di secondo grado Kelly Lang.Alla fine delle mie avventure mi sentirei molto colta, ma senza nessuno con me diventerei, pian piano, infelice.

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Non potrei condividere le mie meravigliose esperienze con familiari, amici, Professori, persone anche sconosciute, ma terrei tutto per me, vivendo costantemente con la paura dell’ignoto.La mia vita, ad un certo punto, sembrerebbe un’enorme marea, un tornado che risucchia quello che sta intorno; non ci sarebbero né amore, né gioia.Insomma, essere invisibile mi piacerebbe fino ad un certo punto; quello che sto cercando di dirvi è che è meglio essere visibili e felici, non vivendo avventure impossibili, piuttosto che essere invisibili, ma infelici, vivendo avventure possibili solo per chi non è visto.Non sono invisibile, ma contenta di essere semplicemente me stessa.

Aurora Ferrando, I AVolete sapere la verità? Sono morto! Sì: sono morto a dodici anni!Desiderate conoscere la mia storia? Siete curiosi? Intanto non ho niente da fare…Quella mattina sarei dovuto partire per otto giorni, da Domenica a quella successiva, con gli “scout”.Il misfatto, però, non accadde durante la mia permanenza in vacanza, bensì nel viaggio da casa mia al ritrovo degli “scout”.La mattina in questione, mi svegliai alle sei e avrei dovuto affrontare un viaggio discretamente lungo, se consideriamo che erano appunto, ormai, le sei e mezza.Ecco: era ancora buio, c’erano dei lavori e, tra uno sbadiglio e l’altro … caddi in un tombino, senza che nessuno se ne accorgesse!

Il problema è che non accadde come pensavo: credevo che un attimo si vivesse, poi si sentisse un forte dolore e infine più niente.Invece continuai a vedere, sentire, toccare, respirare, come se nulla fosse.Così risalii il tombino e lo chiusi; poi iniziai a gridare di tutto all’operaio lì vicino, ma egli non mi rispose.Così feci per spolverarmi, quando mi accorsi che le mie mani trapassavano il mio corpo e che se mi fossi messo davanti ad un operaio costui non mi avrebbe visto.Fu a quel punto che capii di essere un fantasma, ma di “livello base”: infatti potevo ancora interagire con gli oggetti, ma non passarci attraverso.E non finisce qui: infatti i miei familiari pensavano fossi agli “scout” e gli “scout” avrebbero creduto che fossi ancora a casa.In pratica tutti pensavano fossi vivo e vegeto.Allora riflettei: “Ecco: è arrivato il mio momento! Darò fastidio a coloro che odio, scoprirò cosa pensano di me gli altri, farò tutto prima che qualcuno sospettidella mia morte, cioè in otto giorni”.Per elaborare questa scaletta impiegai un’intera giornata; quindi passai alla

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seconda.Quella mattina andai a casa del mio nemico numero uno: Luca.Come prima azione, strappai tutti i suoi riferimenti alla squadra preferita.Fu bellissima la sua reazione: un misto di paura e rabbia.I suoi capelli da biondi sembravano diventati candidi ed i suoi occhi azzurri si sbiancarono.Dopo che iniziai a tirargli addosso i cuscini, divenne tutto bianco, come un lenzuolo. C’era da sbellicarsi dalle risate.

Poi, quando iniziai a parlargli attraverso la lavagna? Rido tuttora.Tutto questo era nulla in confronto a ciò che mi aveva fatto lui, in quattro anni di elementari: non lo sopportavo più.Così passò il secondo giorno.Dal terzo iniziai a scoprire cosa pensavano gli altri di me.Innanzitutto andai a casa mia. La mamma era un po’ giù: le mancavo molto… Mia sorella anche, però giocava allegramente, come al solito.Il mio migliore amico, colui con cui trascorro quasi tutti i pomeriggi, si era trovato un altro amico.Non ero geloso: infatti costui casualmente uscì dalla sua casa, gridando che era stregata.Al quarto giorno andai a casa della mia amica Giulia, che con sua mamma Gabriella è sempre stata gentile con noi; quest’ultima mi ha più e più volte portato al “Luna Park”, in pizzeria e in molti altri posti.Gabriella era un po’ robusta, ma aveva lei tutti gli altri pregi.Giulia, quando entrai a casa sua, accodandomi a Gabriella, stava giocando alla principessa. Mentre entrai, disse questo: “Grazie per avermi salvato; posso sapere il nome di questo bellissimo principe che già amo? Anzi, già lo so: si chiama Mattia!”.“Io? Proprio io?! Wow! Non lo avrei mai pensato! Conosco Giulia da sei anni e scopro che mi ama solo da morto! Che sfortuna!”.Questa fu la mia reazione, che nessuno potrà mai ascoltare.Trascorsi due giorni a riflettere sull’accaduto e al settimo giorno mi recai a scuola.Purtroppo ci arrivai a campanella già suonata e tutti i ragazzi iniziarono ad uscire.In venti minuti era tutto deserto, se non fosse stato per quattro ragazzoni robusti che accerchiavano un loro compagno, minuto.In breve tempo mi accorsi che lo stavano aggredendo; così agii: innanzitutto spinsi il più grosso contro un altro e poi feci lo sgambetto ad entrambi.

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Gli altri due se la stavano già prendendo col ragazzino, ma io riuscii a tirare un pugno sul fianco del primo, che se la prese col secondo; poi lanciai un sasso a quest’ultimo, che se la prese col primo.In breve tempo i due si stavano già picchiando tra di loro sonoramente.Il ragazzino mi guardò e mi disse: “Bravo, hai superato la prova: avresti potuto ignorarmi, invece sei venuto a salvarmi; ora sei libero di tornare indietro nel tempo e riacquistare il tuo corpo umano. Hai avuto una seconda possibilità: non sprecarla, ragazzo!”.Detto questo, mi svegliai, circondato da persone estranee che, appena aprii gli occhi, mi chiesero come stessi.Capii che mi avevano tirato fuori dal tombino e che …avevo di nuovo il mio corpo!Tornai subito a casa e abbracciai mia mamma.Le raccontai che ero caduto e che mi avevano salvato, ma non della storia del fantasma, perché non ho ancora capito se fosse vera o solo un sogno.So soltanto che io e Giulia stiamo tuttora insieme.

Mattia Valdiserra, I A

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Relazione sull'incontro con il signor Padovano

Venerdì 10 gennaio (finalmente!) a scuola c'è stato l’incontro con il signor Padovano, l’autore dei libri che ho io a casa e ho letto con interesse : ”La storia della rumenta” e “Scarpino ieri oggi domani”; per questo incontro avevamo preparato delle domande che egli aveva ricevuto via mail. Era tanto che lo stavo aspettando, e quando ho visto la prof. Fassone arrivare le sono andato incontro; insieme a lei e alla prof. Cogorno c’era anche lui. Appena ci siamo visti gli ho stretto la mano e mi sono presentato. È unsignore genovese, abbastanza anziano; è simpatico e molto gentile, miricorda gli amici di mio nonno. Quando ha iniziato a spiegare, si è presentato e ha parlato dei due libri cheho io; ha detto che non è lui che ha voluto scriverli ma glielo hanno chiesto(per farne una strenna natalizia) dalla direzione dell’Azienda AMIU. Tutte le informazioni dei suoi libri le ha trovate grazie a delle ricerche,soprattutto sui quotidiani d'epoca. A proposito di quotidiani, ha ancheaffermato che i giornali sono un elemento fondamentale per capire gli usi e icostumi dell’epoca; ha affermato che la storia si sviluppa con la tecnologia,perché se cambiano i mezzi tecnologici, la storia si fa più complessa.

Ci ha spiegato che ilsuo primo libro è stato: ”Storia insolita di Genova” ed è uscito nel 2008; ha scritto anche una serie di nove volumi, una cronologia della storia della città; ci ha raccontato dei vicoli dove è nato (al Carmine, una zona rimasta abbastanza immutata nel tempo) e poi ci ha parlato di “Ma se ghe pensu”, una canzone in dialetto che narra la storia di un genovese costretto a emigrare in America Latina in cerca di fortuna, evento molto comune tra la fine del1800 e l'inizio del 1900; l’emigrato dopo molti

anni, ritrovandosi a pensare alla bellezza della sua città natale, sopraffatto dalla nostalgia, decide diritornare, contro il volere del figlio. La canzone si apre con il riferimento alla povertà del protagonista, partito senza un soldo, torna trent'anni dopo a Genova pur di rivedere la sua terra. Non gli importa che il figlio preferisca rimanere: lui partirà in un viaggio per formare di nuovo il suo nido a Genova. Questa canzone è simbolo dell'attaccamento dei genovesi verso la propria città, concetto ripreso più volte successivamente anche da Fabrizio De André, Francesco Baccini e altri. Questo contrasta il mito della loro avarizia, riconoscendo a loro valori più alti di quelli materiali: dopo un iniziale desiderio di una condizione migliore, pian piano la nostalgia vince. Gli ultimi versi più significativi dicono così: “ Voglio tornare a posare le ossa dove mia mamma me le ha donate”. Lo scrittore ci ha anche raccontati altri episodi della vita della nostra città, che non conoscevo, mentre i contenuti dei suoi libri sulla spazzatura li conoscevo bene. E’ stato un incontro anche divertente perchè ha fatto anche qualche battuta. Quando è finita l’ora, mi è dispiaciuto molto, e quindi mi sono alzato a salutarlo e a ringraziarlo.

P. BORGARELLI

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Il delitto quasi perfettoIl delitto quasi perfetto

“Suicidio di Hilton Smith la notte tra il 9 e il 10 Novembre”. Questo era il titolo della primapagina di un famoso giornale di Londra. Un conte molto ricco e anziano era stato trovato senza vita nel suo studio chiusodall’interno. La moglie Elsie e la nipote Ilary non credevano possibile che si fosse trattato di unsuicidio, perché, secondo loro, il povero sfortunato non avrebbe avuto un motivo valido pertogliersi la vita. Così ingaggiarono un investigatore, il signor George Oliver, il quale sipresentò alla villa degli Smith con il suo fidato amico e aiutante Thomas Baker.

Entrato nell’enorme appartamento, Oliver conobbe John Harker, un povero scienziatomolto sveglio, il quale si trovava lì per chiedere un prestito al signor Smith.Alla vista dell’investigatore, un uomo di media statura abbastanza robusto che indossavauno smoking nero come i suoi capelli, al quale abbinava la sua solita cravatta rossa, e conuno sguardo fulminante che faceva rabbrividire al solo pensiero, il signor Harker impallidì. L’investigatore salì al piano superiore, dove si trovava la stanza in cui il signor Smith avevaperso la vita. Iniziò con l’interrogare i presenti: “Allora, signorina Ilary Smith, dove si trovava la notte tra le dieci e l’una della scorsanotte?”“Io...io ieri alle dieci di sera ero in un caffè di Londra con dei miei amici”“Va bene… e lei, signora Smith? Quando è stata l’ultima volta che ha visto suo marito?“Ieri sera, prima di andare nella mia stanza a dormire; Hilton era rimasto in salotto aleggere e io, dopo una faticosa giornata, mi sono concessa di andare a letto prima delsolito: alle nove e un quarto”“Ed infine arriviamo a lei, signor Harker: che cosa stava facendo la scorsa notte quando èdeceduto il signor Smith?”“Io ero nel mio laboratorio e stavo facendo delle ricerche”“Mi può dire su cosa, signor Harker?”“Certamente! Cercavo materiale che mi potesse servire per ultimare la mia innovativa collasuper-potente”“E’ per questo che le servivano i soldi?”“Sì” Successivamente all’interrogatorio, l’investigatore Oliver, insieme al suo aiutante Baker,cercò degli indizi sulla scena del delitto: un lungo capello, una collana di perle e un paio diocchiali rotti. Inoltre Oliver vide alla scrivania del conte una tazzina di tè bevuto a metà; la

Laboratorio di scrittura: il racconto gialloLaboratorio di scrittura: il racconto giallo

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polizia aveva constatato che la morte di Hilton Smith era avvenuta per avvelenamento: siera suicidato con del cianuro, ma non si sapeva per cosa. Si era pensato ad un suicidio perché la porta del suo studio e tutte le altre possibilientrate erano state bloccate dall’interno, ne erano testimoni i tre sospettati. Oliver mandò ad analizzare gli occhiali del conte per scoprire, grazie all’impronta digitale,chi altro, oltre che al signor Smith, li avesse toccati. La collana apparteneva al Elsie Smith, eanche le impronte digitali sugli occhiali si scoprirono poi appartenere alla signora. Rimaneva solo un dubbio all’investigatore Oliver: a chi apparteneva quel capello?Oliver notò che sui capelli di Ilary si trovavano dei rimasugli di petali, presenti ancheaccanto al capello trovato in precedenza. Cercando altri indizi, a Oliver cadde il taccuino,dove verbalizzava tutto ciò che accadeva, vicino alla sedia della scrivania; si chinò perraccoglierlo e trovò la prova inconfutabile di chi fosse stato a commettere l’omicidio. Feceriunire tutti nel salotto e spiegò l’accaduto:“L’autore del delitto è stato molto furbo, ma non ha pensato a tutti i particolari. Ilcolpevole, sapendo che il signor Smith adorava prendere un tè prima di andare a letto,glielo preparò, mettendoci all’interno del cianuro”“Ma la polizia ha constatato che la stanza era stata chiusa dall’interno!” disse Elsie“La polizia lo ha pensato semplicemente perché la porta era chiusa e vicino al corpo hannotrovato le chiavi della serratura, ma in realtà il colpevole, dopo aver commesso il reato, habloccato le finestre, dopodichè è andato solo la mattina di oggi a chiudere la porta, perchéla scorsa sera non aveva le chiavi e andandole a prendere avrebbe fatto troppo rumore…non è vero, signorina Ilary?”“I...Io?”“Si, lei.. Non sopportava che suo zio volesse dare una parte dell’eredità alla moglie, e, datoche non aveva ancora cominciato a scrivere il testamento, lei ha deciso di eliminarlo perricavare tutto il denaro, legittimo, perché unica persona rimasta in vita con un grado diparentela con il signor Smith”“Ma sulla scena del delitto si sono trovate le impronte e la collana di Elsie”“Certamente… le ha messe lei per far ricadere i sospetti sulla moglie del defunto” constatòOliver “Ma la prova che l’ha incastrata maggiormente è il biglietto che si trova al di sotto diquella sedia” e indicò la sedia della scrivania. “Nella parte inferiore della sedia, quando mi ècaduto il taccuino, ho notato un biglietto con su scritto 'Sono in prossimità della morteormai, così ho deciso di lasciare tutto il mio denaro alla mia nipote, Ilary'. Elsie nonavrebbe avuto alcun motivo di eliminarlo perché in qualsiasi caso l'eredità sarebbe andataa lei, signorina Ilary. Inoltre, mentre portava il tè a sua zio, le è caduto un capello e unpetalo, proprio come questi che ha in testa ora. Non ho dubbi, è stata lei a commetterel'omicidio, signorina Ilary Smith!”.

Luca Frassoni

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IL QUADRO SCOMPARSOIL QUADRO SCOMPARSO

“Quindi, non è stato lei, Signor Viande” “No, io non mi sarei mai sognato di rubare quel prezioso quadro che dava colore a quelcorridoio grigio” “E lei, Miss Dominique, lei ama molto l'arte, giusto?” “Certamente”“Forse per questo può aver pensato di rubare quel quadro?”“Non è mica impazzito, detective? Io non sono una ladra”.A quel punto arrivò l'ispettore Parker che porse al detective un piccolo pezzo di stoffarosso.“Interessante... Dove lo avete trovato?” “Proprio davanti alla pinacoteca ““Il ladro o la ladra deve essere stato poco attento per aver perso questo nastrino”“Magari era troppo preso dai “verdoni”, detective”“Può essere, ispettore”“Tutti sono affascinati dalla grana”“Può dirlo forte”"Avete trovato qualcos'altro?”" Per ora il nastrino è tutto""Ok, voi altri potete pure tornare a casa""Va bene, ispettore, andiamo nella pinacoteca"

Il detective si infilò i guanti e ispezionò accuratamente l'area circostante in cerca di unindizio."Niente, detective Wolf?"Forse il ladro non è stato particolarmente attento e non ha visto che le sue scarpe sonosporche."Come, scusi?""Non ha notato che c'è una macchia sulla parte sinistra dell'inizio del tappeto?”"Wow, detective, ha davvero un'occhio di falco!”"Niente complimenti , è il mio lavoro; forza, continuiamo a cercare"Poco dopo Wolf urlò:"Ah ah!Bingo!""Bingo cosa, Wolf?"Guardi,il ladro è stato poco attento: ha lasciato un anello qui, probabilmente è il suo, vistoche è molto ma molto vicino al punto in cui era il quadro""Il nostro ladro deve essere un pessimo ladro ma un abilissimo hacker.”

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“ Cosa?”“Sì, un hacker; per caso ha problemi di udito, ispettore?”“No; ma come ha fatto a passare inosservato?”“Probabilmente ha acceduto al sistema della villa in modo molto losco”“Magari era occultato?”“Non siamo nei videogiochi Poker, non siamo a quei livelli di tecnologia avanzate”“Giusto”“Allora, con queste prove andiamo un po’ dai nostri ‘studenti’ per ‘l’interrogazione’ ”Wolf mostrò l’anello: scena muta, nessuno confessava il reato.“E se non vi basta...” Li portò nella pinacoteca e fece vedere le impronte della suola dellascarpa. Subito il signor Jon indietreggiò. Wolf disse:“Signor Jon…” “S-Sì, detective?”“Mi faccia vedere le sue scarpe.” “Ma perché proprio io?”“Non vorrei che si sentisse incompreso.”“Va bene.” Gli porse le scarpe. Wolf le ispezionò con cura e notò che la punta era ancorasporca.”“Si è mica fatto un giro qua nella pinacoteca? Le interessava qualcosa per caso?”“Mi ha scoperto! Ma le manca ancora qualcuno da scavare” singhiozzò lui.“E chi?”“Segreti, detective, segreti.”“Portatelo in cella.”“Allora, detective, mancano ancora due indizi.”“Lo so ispettore, è un gioco, un gioco di ombre, e io e quella canaglia giochiamo a gatto etopo, ora basta solo scovarlo.”“Vediamo un po’ … signorina Karmen, lei è un’amica fidata del signor Jon, giusto? Questoanello è mica il suo?”“Perché scusi?”“Date le mie osservazioni, solo una donna qui ha delle dita così sottili, e anche codestoanello lo è, o forse molto più grande delle vostre dita, e anche questo pezzettino di tessutorosso.”“E’ vero, confesso: ho collaborato con Jon perché sembrava un buon affare.”“Quanti soldi ti deve?”“Quasi 100.000.000 di dollari”“Portatela in cella, non voglio rivedere questo brutto muso.” Finito il caso, il detective accese il sigaro e si avviò verso casa e verso una nuovaindagine.“Ufff!” esclamò Parker.“Sì, Parker?”“Ottimo lavoro”“Sempre disponibile, Parker, sempre disponibile” Camminò in avanti contro il tramonto, lasciando dietro di sé una scia di fumo.

Simone Biggio

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Un delitto quasi perfettoUn delitto quasi perfetto

“Era il giorno dl mio quindicesimo compleanno. Tutti i miei parenti erano stati invitatidalla giovanissima nuova moglie di mio nonno per festeggiarmi. Era tutto perfetto, maovviamente mancava la presenza di quel burbero di mio nonno; ma conoscendolo megliodi me, sapevo per certo che, anche se non lo voleva fare vedere avrebbe gradito una fettadi torta al cioccolato … Quando feci scivolare le ante della porta vidi mio nonno seduto sulla sedia della scrivania,pareva dormisse, ma lui non si sarebbe mai addormentato mentre scriveva un suo libro; miavvicinai e vidi che non stava dormendo… d’istinto feci cadere il piatto a terra, poi miaccorsi della lettera posata sulla scrivania: era una lettera di addio!”“Questo è quello che mi è stato riferito dalla povera Ilary” commentò Thomas al suo amicofidatissimo e superiore George Oliver.“Thomas, chiama i medici legali!” esclamò George “Che bisogno c’è”?“Sarò io, Thomas, ma non mi torna qualcosa: Hilton aveva tutto, carriera, soldi, e sua nipotelo amava più di ogni altra cosa; perché si è ucciso allora”?“Forse avrà avuto un grosso debito, che nemmeno lui poteva pagare”.“Sai come sono fatto io, no!? Quando decido una cosa mi impunto fin quando non è statasvolta” gli rispose l’ispettore, lasciando intuire che doveva fare quello che gli era statodetto. In poco tempo due medici legali erano sul posto del suicidio, che ipotizzarono comeprima cosa; esaminando poi il corpo della vittima, diedero ragione all’ispettore.“Thomas, iniziamo ad interrogare tutte le persone che sono state partecipi alla festa dicompleanno”. Pochi giorni dopo venne in commissariato una donna; essa lo accusava di aver rubato ilsuo primo romanzo pubblicato a suo padre, che si sarebbe suicidato per non aver fatto lacarriera che avrebbe meritato. Ed era per questo che gli sarebbero spettati i soldi cheHilton gli aveva lasciato sul suo testamento.

“Sembra folle, ma il suo racconto ha anche una certa logica” commentò Thomas e Oliverannuì aggiungendo: “Mi accerterò che esista veramente questo testamento”. Thomas e Oliver andarono a scoprire il punto di vista della nipote di Hilton, che nonusciva dalla sua stanza dall’assassino: “Mi dispiace, mi ricordo soltanto di aver portato latorta al nonno” rispose Ilary alla domanda di Oliver.“La porta era aperta o era chiusa?”“Chiusa; ho bussato e siccome non ha risposto ho aperto, l’ho visto immobile, e tuttoquello che successo dopo è vuoto”

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“Ti ricordi se durante il pranzo del tuo compleanno, prima che tu portassi la torta al nonno,qualcuno si sia allontanato dalla tavola”?“Lo zio Leone, si è allontanato per parlare al cellulare. Adesso per favore lasciatemi inpace”. La donna al cui padre Hilton aveva rubato il romanzo si ripresentò in commissariato, dopoaver saputo che era stata data a Hilton l’invalidità mentale, e perciò il testamento nonsarebbe più stato valido.“Ma bravi, siete stati fantastici: grazie a lei e ai suoi colleghi, i giudici hanno decretatoHilton Smith incapace di intendere e di volere. Quanto hanno offerto i figli per questaperizia”? esclamò la donna rivolgendosi al medico legale lì presente.“Asia, calmati” la invitò la madre“Calmarmi?! Sai cosa significa questa cosa? Che invalideranno il testamento in cui sinriconosce la verità del plagio; in quel testamento ci sono i diritti che Smith ha sottratto amio padre, e non si tratta di soldi ma di principio”.“Professore” Oliver si rivolse al medico legale“Ha ragione, non ho avuto il coraggio di mettere in dubbio il parere dei miei colleghi, avreidovuto verificare personalmente”.Pochi giorni dopo si venne a scoprire che Hilton era sano mentalmente.Ad Oliver venne un lampo di genio: “Da dove è caduto il piatto Ilary non avrebbe potutovedere il nonno morto” pensò. Decise di andare a parlare con Ilary.“Ciao. Ho bisogno del tuo aiuto adesso; ti va di ricostruire insieme quello che è successo atuo nonno? Il giorno del tuo compleanno quando portasti la torta al nonno, la porta nonera chiusa, era semiaperta; che cosa hai visto Ilary?”“Mio padre. Stavano litigando, il nonno non voleva mettere la sua firma sul libro di miopadre, diceva che era robaccia e che lui era solo un alfabeta. Papà si arrabbiò tanto chemise le mani a torno al collo di nonno, e poi scoppiò a piangere chiedendogli scusa, ma ilnonno era già morto. Quando è uscito non mi ha vista, sono entrata nello studio e ho presouna pagina del romanzo che stava scrivendo non ancora scritta in bella calligrafia: eraperfetta per sembrare una lettera di un suicida. Sono uscita e ho fatto cadere il piattino perterra in modo da attirare l’attenzione dei miei genitori” confessò Ilary.“Hai fatto tutto questo per non fare incolpare tuo padre. Ti fa onore, sai”?

Chiara Giustiniani