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IL 9 MARZO IN SANTUARIO: LA FESTA ALLA MADONNA UN ANNO COL B. ODORICO DA PN INTERVISTA A P. ERMES RONCHI: “CHI È PAPA FRANCESCO” Santo Sepolcro a Gerusalemme, centro della Cristianità “Non è qui, è risorto, Alleluia!” © Marie-Armelle Beaulieu/CTS Periodico fondato nel 1928 del SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MIRACOLI MOTTA DI LIVENZA - TV MARZO/APRILE 2018 2/2018 La Voce di M ARIA

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IL 9 MARZO IN SANTUARIO:LA FESTA ALLA MADONNA

UN ANNO COL B. ODORICO DA PN

INTERVISTA A P. ERMES RONCHI:“CHI È PAPA FRANCESCO”

Santo Sepolcro a Gerusalemme, centro della Cristianità

“Non è qui, è risorto,Alleluia!”

© Ma

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/CTS

Periodico fondato nel 1928 del SANTUARIO

DELLA MADONNADEI MIRACOLI

MOTTA DI LIVENZA - TVMARZO/APRILE 2018

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LA VOCE DI MARIAPeriodico bimestrale - Eco del Santuario Basilica

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Anno LXXXIV - N. 2 - Marzo/Aprile 2018

Santuario Basilica Madonna dei Miracoli

Sì,ne siamo certi:

Cristo è davvero risorto!

Siamone coraggiosi testimoni.

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Saluto delPadre Rettore

Nel mistero pasquale di morte e risurrezione Gesù si avvicina alla nostra umanità, anzi, vi entra per guarirla dal profondo.

Mi sembra che in molti brani evangelici che de-scrivono l’incontro di Gesù con malati, bisognosi o indemoniati, l’evento salvifico si espleta spesso in tre azioni: Egli si avvicina al bisognoso, lo affer-ra nella sua situazione di malattia o di peccato e lo risolleva restituendogli vita e salute.La Pasqua del Signore Gesù che celebriamo non potrebbe essere l’insieme di questi tre momenti salvifici usati da Gesù per donare vita? Vediamoli brevemente.GESÙ SI AVVICINA. L’atteggiamento di Gesù, che non ha mai escluso nessuno e che sempre ha incontrato persone di ogni ceto sociale, ci in-segna ad avvicinare chi è nel bisogno, a vincere ogni ritrosia ed egoismo. Amare donando la vita, come ha fatto Gesù sulla croce, significa avvici-narsi, prendersi cura dell’altro, entrare nella sua vita. Mi avvicino, prendo su di me la situazione che vive, il dolore che prova.Abbiamo bisogno di sentire che l’altro/a ci è vicino non solo con le parole, ma anche con il corpo. In amore bisogna avvertire che l’altro/a c’è e vuole esserci con tutto se stesso; la sua è una presenza che rincuora, uno sguardo che rassicura, un sor-riso che risolleva. La vittoria di Cristo sulla mor-te che celebriamo a Pasqua ci insegna proprio questo: esserci. Ed esserci interamente è ciò che rende vero l’amore.GESÙ MI PRENDE PER MANO. Essere affer-rati dalla mano di Gesù come sperimenta Pietro, mentre sta affogando in mare, è sperimentare la salvezza offerta a tutti per poter superare il buio della solitudine che tanto ci fa soffrire.

Il bambino non cerca la mano della mamma o del padre per addormentarsi? Ha bisogno di sentire la presenza di chi lo ama. Non è così anche tra gli sposi, quando, prendendosi per mano nel rito del matrimonio, si impegnano a risollevarsi nei momenti difficili, a sostenersi nelle cadute, a non soccombere nella prova? GESÙ MI RISOLLEVA. Risollevare è il verbo usato nel Vangelo per indicare la resurrezione di Cristo. È come se il sollevarsi di un malato tocca-to da Gesù fosse simile ad un risveglio, perché da Gesù esce una forza capace di guarire tutti. Partecipare per grazia alla vita di Cristo è il dono che riceviamo nell’Eucaristia, o quando veniamo assolti dai peccati nella Confessione, o quando doniamo sprazzi di vita col balsamo del perdono. Sua è la forza di risollevare, suo è l’amore che guarisce, sua è la potenza che risana.Non si può essere toccati da Cristo senza speri-mentare la sua forza risanatrice. Gesù ci insegna a prenderci a cuore concretamente della situazio-ne dei fratelli, dei loro drammi e problemi.La famiglia e ogni comunità parrocchiale possono diventare il luogo dove si sperimenta la potenza risanatrice di Cristo, dove si vive perché veniamo risollevati da chi ci sta accanto; dove si cammina perché Dio, attraverso gli altri, ci guarisce ed il suo amore ci risana.Avvicinarsi, prendere per mano, risollevare sono i gesti di Gesù che restituiscono all’uomo la vita. Lasciamoci anche noi raggiungere dalla Pasqua di Cristo che con la sua morte ci vuole prendere per mano e risollevarci per una vita più alta e luminosa. Buona Pasqua!

Fr. Marco,Rettore della Basilica

3La Voce di Maria

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P. Ermes, son già passati 5 anni dall’elezione di Francesco al soglio pontificio. Che ricor-di ha di quel giorno?

C’è un’aria di primavera nella chiesa, dal 13 marzo 2013, da quando Francesco al balcone di S. Pietro si inchinò davanti alla folla e ne chiese la benedizio-ne. Ci fu un silenzio impressionante: non era mai successo questo capovolgimento di ruoli. Dal nome scelto e dal primo gesto compiuto è iniziata la rifor-ma della Chiesa. Il 13 marzo è stato eletto non solo il Papa della Chiesa cattolica, ma il leader morale del mondo. L’ultimo sondaggio Gallup a livello inter-nazionale, infatti, non solo tra i cattolici, ma con un campione rappresentativo di cristiani, mussulmani, buddisti e atei, rivela che Francesco ottiene il 54% di indice di gradimento mondiale; il non gradimento è fermo al 12% del campione. Insomma, nessun leader mondiale si sogna un indice di gradimento così alto.Secondo lei, cosa chiedono il mondo e la gen-te alla Chiesa e al Papa? Quale la sua specifica missione nel mondo di oggi?Alla Chiesa sono affidate principalmente due mis-sioni: A) occuparsi di coloro che a vario titolo sono vittime di disagio, di privazione, di sofferenza, per donare misericordia, aiuto e conforto; B) la Chiesa dovrebbe denunciare i grandi mali del mondo: dalla distruzione della natura alla ingiusta

INTERVISTA AP. ERMES RONCHIVi spiego Papa Francescoa cura della Redazione

divisione delle risorse, dal commercio delle armi, terrorismo, alle grandi migrazioni umane, la corru-zione. La vasta popolarità di papa Francesco, l’u-nico leader mondiale morale riconosciuto, è dovu-ta in misura significativa a gesti e parole orientati precisamente in queste due direzioni: Chiesa sa-maritana e Chiesa profetica. Per esempio la lettera Laudato si’ sulla cura della nostra casa comune è una profezia epocale, e farà epoca. Il Giubileo della misericordia ha riproposto una chiesa “ospedale da campo”, un cristiano come buon samaritano e non giudice del mondo.Quale percorso Francesco ha tracciato per la Chiesa e per ogni credente?Tra le espressioni diventate virali e che indicano con efficacia il nuovo corso scelto dal Papa è: Chiesa in uscita e Chiesa delle periferie.Francesco sogna una chiesa con le porte aperte; di più, in cammino verso le periferie umane (Evan-gelii Gaudium 46), anzi con le periferie nel cuore. Francesco traccia il sentiero che va dal centro alle periferie attraverso gesti e parole che in lui sono un tutt’uno. Nel carcere minorile di Casal del Marmo, si è inginocchiato davanti a figlioli che hanno sbaglia-to, ha lavato i loro piedi. C’erano fra questi detenuti due donne, una di fede mussulmana. Francesco ha preso i loro piedi fra le sue mani, li ha baciati, ha baciato il corpo della donna, per tradizione lunghis-

Alle 19.06 di mercoledì 13 marzo 2013 la fumata bianca annunciava l’elezione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, figlio di emigranti piemontesi, arcivescovo di Buenos Aires, il “cardinale dei poveri”.È il primo Papa sudamericano, il primo non europeo e il primo gesuita. Il nome che scelse già preannun-

ciava una ventata di novità nella Chiesa: Francesco evoca la semplicità del santo di Assisi ma anche l’opera evangelizzatrice di Francesco Saverio, missionario gesuita spagnolo del ‘500 contemporaneo di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. A 5 anni esatti da questo evento che ha cambiato per sempre il volto e l’operato della Chiesa, la Redazione della rivista del Santuario pubblica una corposa quanto interes-sante intervista su Papa Francesco fatta a p. Ermes Ronchi, sacerdote dell’ordine dei Servi di Maria, un volto e una penna noti al grande pubblico. Per molti anni, infatti, p. Ermes ha condotto il commento al Vangelo della domenica nella trasmissione “A Sua immagine” su Raiuno. Su Avvenire cura tuttora una rubrica settimanale di commento al Vangelo. Nel marzo 2016, dopo una telefonata inaspettata di papa Francesco, ha guidato gli esercizi spirituali di Quaresima per la Curia romana. L’intervista a p. Ermes, che continuerà anche nei prossimi numeri, potrà aiutare il lettore a una visione d’insieme del pensiero e dell’operato di Francesco.

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P. Ermes Ronchi con Papa Francesco

sima considerato peccaminoso, fonte di tentazione, escluso, espulso. Il suo contatto amorevole espri-meva serenità e fiducia, era l’icona nuova di una chiesa che si inginocchia, incontra le persone, le tocca con amorevolezza a partire dal più povero, il più perduto, il più lontano. Il gesto e la parola hanno tracciato un cambio di rotta: dalla paura di sporcarsi le mani alla scelta di andare incontro, sempre: “pre-ferisco una chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, che una chiesa malata per la chiusura” (EG 49).Una chiesa ospedale da campo. Vale a dire una chiesa che, come in tutti gli ospedali, incontra per-sone ferite, sangue, sporco, piaghe e anche be-stemmie, ma non giudica nessuno, si prende cura di tutti. Sognare una chiesa che sia autorevole non per la dottrina ma per la misericordia; per la quale di non negoziabile siano non i principi, ma solo l’uomo. Autorevole perché si abbassa, pulisce, lava, solleva come il samaritano buono. Il mondo non ha bisogno di giudici ma di samaritani. Il suo primo viaggio fu a Lampedusa, a gettare in mare una corona di fiori per i tanti che cercavano vita e hanno trovato mor-te nel Mediterraneo. Ricordiamo tutti le parole che denunciavano la globalizzazione dell’indifferenza... Può raccontarci un aneddoto sul Papa che ne esprima la vera identità?Ne ricordo uno in particolare. Nel pomeriggio del 26 marzo 2015 Francesco, a sorpresa, accoglie nella Cappella Sistina i suoi ospiti: i 150 clochard che vi-vono intorno a San Pietro. Ed ecco il Pontefice che sorride, si avvicina per salutarli uno ad uno. “Per fa-vore, pregate per me. Ho bisogno della preghiera di persone come voi”. Papa Francesco ha fatto reca-pitare ai senzatetto un invito perché potessero en-trare, da soli come ospiti privilegiati, con i capolavori di Michelangelo esclusivamente per loro. Un’opera di misericordia corporale e spirituale insieme: rega-lare agli occhi dei poveri la visione di uno dei luoghi più belli del mondo, uno dei vertici assoluti della storia, e al loro cuore il brivido dello stupore, per emozionarsi e godere. Francesco ha voluto offrire agli ultimi la carità della bellezza, ha dato loro da mangiare la dignità, come un presagio, una fessura di gioia dentro le pareti amare della vita dei poveri. “Una piccola carezza”, ha detto Francesco prima di benedirli: “Il Signore vi custodisca, vi aiuti nel cam-mino della vita e vi faccia sentire il suo amore tenero di Padre”. Certo non basta a placare la fame con-creta. Infatti, dopo la Sistina, è stata offerta loro una cena nel posto di ristoro dei Musei: un piatto colmo

di mozzarella, prosciutto, pizza, porchetta, supplì. Creativo e spiazzante quel gesto...Il Papa è entrato nel cuore di tutti forse per la sua forte coerenza: egli fa quel che dice, e si coinvolge, sa compatire chi ha di fronte a sé... Cosa ci può dire in proposito?Nella Evangelii Gaudium il Papa scrive: “Deside-ro una chiesa che non attende ma va incontro; sa curare le ferite e riscaldare i cuori; sa piangere e accarezzare invece di rinchiudersi nelle norme. Una chiesa che non ha nulla da difendere, ma molto da offrire. Che non si contrappone agli altri in conflit-ti teorici ma si immerge nelle persone. Sognando la vita insieme”. Il cristiano non può cantare inni in chiesa e fuori disinteressarsi delle macerie e delle bellezze della storia. La chiesa non può né deve rimanere ai margini del-la lotta per la giustizia (EG 183) e per la difesa della casa comune (Laudato si’). Non basta dire: io non faccio nulla di male. Perché si uccide anche con il silenzio, anche con lo stare alla finestra. Non impegnarsi per il bene comune è farsi complici del male comune. È bello sapere che la prova ultima della bontà della fede sta nella sua capacità di trasmettere e custodire umanità, vita, pienezza di vita. Questo ci pone tutti serenamente e gioiosamente accanto a tanti uomini e donne diver-samente credenti o non credenti, che però hanno a cuore la vita e si appassionano per essa. L’approc-cio nuovo di papa Francesco è passare dalla con-trapposizione ideologica con il mondo alla proposta gioiosa e disarmata del cuore semplice del vangelo: È possibile vivere meglio per tutti e il vangelo ne possiede la chiave. Francesco propone allora la pa-rola chiave della sua nuova visione della chiesa in uscita: “incontrare” come un vero atto generativo, che diventa arte dell’accompagnamento, un toglier-si i sandali davanti alla terra sacra che è l’altro; è l’arte di commuoversi e di fermarsi insieme all’altro (EG 169); è l’arte della prossimità in un’epoca diffi-dente; è l’arte dell’ascolto pieno di simpatia.

(continua nel prossimo numero)

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UNA CRESCENTE OPPOSIZIONELa primavera di Francesconon piace a tutti

C’è chi lo accusa di magistero incerto e ambiguo, addirittura di assecondare l’e-resia. Questo avviene nella Chiesa, tra

credenti cattolici fino a ieri in profondo osse-quio al Papa. Eppure Papa Francesco non ha mutato nulla della dottrina: è un uomo della tra-dizione cattolica più schietta, per molti aspetti condivide posizioni che sono comuni ai conser-vatori. Perché, allora, tanta acredine e quasi una sorda opposizione? Secondo Enzo Bianchi nella Chiesa sono presenti molti conflitti, che spesso esplodono sui mass media e sui social. Se la vera urgenza per ogni comunità e per ogni cristiano è la conversione al Vangelo che è Gesù Cristo, è altrettanto vero che la Chiesa

a cura della Redazione

italiana oggi soffre, soprattutto, di mancanza di comunione. In essa sono presenti molti conflit-ti: tra strategie pastorali, tra modalità differenti di interpretare la fede, di concepire la liturgia. Conflitti che, a volte, esplodono soprattutto sui mass media, dove il linguaggio è guerra, ma anche conflitti più sopiti, che stentano a emer-gere ma scavano solchi profondi che distanzia-no gruppi cristiani. Tale situazione contraddice fortemente la missione della Chiesa e logora molti credenti. Con papa Francesco nella Chiesa italiana si re-spira una nuova libertà, non si vive nel timore di censure, ma i conflitti restano. Forse il motivo di tale opposizione non risiede nella dottrina, ma

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nella semplicità del Papa priva di atteggiamenti ieratici, nel suo sottrarsi a immagini sontuose di Pontefice, nel suo stile confidenziale che abbrac-cia, tocca, stringe senza voler affermare la sacra-lità della sua persona.Un’altra ragione sta nel suo magistero dove al primo posto c’è il Vangelo esigente di Gesù, dove i primi destinatari sono i poveri, dove la sua solle-citudine è per i migranti, i perseguitati, i bisognosi verso i quali egli volge il suo sguardo paterno con priorità rispetto ad altre realtà. Da qui l’annuncio della misericordia, un richiamo pressante che scandalizza: se, infatti, c’è amore gratuito di Dio, come si potrà far capire alla gente che Dio vuole comportamenti di giu-stizia, riconciliazione e pace? Se non c’è il timore della pena e del castigo, cosa farà la gente della propria libertà? Così ritrovia-mo sulla bocca an-che di diversi cattolici espressioni di dissen-so verso il Papa un tempo semplicemen-te inimmaginabili.Le critiche rivolte al Papa, anche all’in-terno della Chiesa, talvolta hanno il tono aspro e polemico, persino violento.

Francesco è “segno di con-traddizione”, com’ è normale per un testimone del Van-gelo. L’opposizione, soprat-tutto interna, a questo Papa straordinario, ora palese ora sotterranea, sembra sorpren-dentemente concentrarsi sul tema principale a cui egli si richiama, ovvero la riscoper-ta, già additata dai Papi pre-cedenti e dal Concilio, della vita, delle parole, dei gesti, delle indicazioni, dei senti-menti di Gesù di Nazaret, del suo modo di relazionarsi e della sua Buona Notizia del-

la misericordia. Chi è critico rispetto a tutto ciò, dimentica che il nucleo fondante della fede cri-stiana sta proprio nell’incarnazione di un Dio che si fa uomo, cominciando così una nuova storia e una nuova rivelazione. Perché quindi qualcuno si meraviglia che questo Papa, Vangelo alla mano, richiami fedeli e pastori a quel tipo di impegno e a quei gesti di nuova umanità? L’unica vera mera-viglia è che qualcuno nella Chiesa si meravigli o peggio che lo critichi per questo. Il suo è infatti un invito formidabile, ma molto opportuno, a essere credenti più felici, più sinceri e più giusti, anche se imperfetti, come tutti, anche se fragili, come tutti.

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GIOVANI, NON NASCONDETEVI DIETRO UN MONITORIl messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Gioventù

«Nella vita non bisogna mai perdere il gusto dell’incontro, il gusto di sogna-re insieme: non lasciate che i bagliori

della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mon-do è quella del computer e dello smartphone». È l’invito che il Papa rivolge ai giovani per la 33a Giornata Mondiale della Gioventù che si cele-bra il 25 marzo, domenica delle Palme. Nel mes-saggio, sul tema “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”, il Pontefice ha già lo sguardo rivolto all’incontro internazionale di Pa-namá 2019, e si rallegra che la tappa diocesana abbia luogo nello stesso anno dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata proprio ai giovani che egli definisce “dono prezioso per la Chiesa e per il mondo”.Date un nome alle vostre paure. «Soprattutto nella fase giovanile della vita, riconosce Bergo-glio, è normale essere scossi da tanti timori: pau-ra di non essere amati, paura per la precarietà del lavoro, di non veder realizzati i propri sogni. In questo orizzonte, tanti giovani operano continui ‘fotoritocchi’ delle proprie immagini, nasconden-dosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un ‘fake’». Ai giovani, trop-po spesso assetati di “mi piace” digitali, il Papa chiede di dare un nome alle paure attraverso il discernimento. Sull’esempio di Maria, il Papa in-vita tutti a non avere paura e ad aprirsi agli altri. Scrive Francesco: «Chiedetevi: oggi, nella situa-zione concreta che sto vivendo, che cosa mi an-goscia, che cosa temo di più? Che cosa mi blocca e mi impedisce di andare avanti? Perché non ho il coraggio di fare le scelte importanti che dovrei fare?». Non abbiate timore di guardare con one-stà alle vostre paure, riconoscerle per quello che sono e fare i conti con esse. Infatti nelle Sacre Scritture troviamo 365 volte l’espressione ‘non

a cura della Redazione

temere’, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura».Dietro un nome c’è un’identità. Uno dei motivi per non temere, scrive Bergoglio nel messaggio, è “proprio il fatto che Dio ci chiama per nome”, rivelando così il suo progetto di santità e di bene. In quanto personale e unica, infatti, la chiama-ta di Dio richiede il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e ir-repetibile per Dio e per gli altri. La grazia divina ci parla di amore gratuito, non dovuto e questo può essere motivo di conforto per i giovani perché non devono meritare l’aiuto di Dio presentando un curriculum pieno di meriti e successi. L’igno-to che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere, ma un tempo favorevole per vivere l’unicità della vocazione.La GMG è per coraggiosi. Con parole rassicu-ranti e piene di affetto, il Papa incoraggia i giovani a essere audaci, ad aprirsi alla grazia di Dio dove l’impossibile diventa realtà. Ribadendo la propria fiducia in loro, esorta tutti a usare le proprie ener-gie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà più vicine. Il Pontefice poi ricorda ai giovani che nella vita non si possono solo ricercare le co-modità, ma bisogna “essere in uscita” e amare, soprattutto i più deboli e i più poveri.

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ASCOLTARE,DISCERNERE,

VIVEREI tre ingredienti di ogni vocazione

a cura della Redazione

difficile, osserva il Papa, «immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia dell'abbon-danza di stimoli e di informazioni». «Al chiasso esteriore corrisponde spesso una dispersione e confusione interiore», ma è necessario ricordarsi che «il Regno di Dio viene senza fare rumore e senza attirare l’attenzione».Discernere, ovvero «leggere dentro» la vita. Ciascuno di noi, ricorda Francesco, «può scopri-re la propria vocazione solo attraverso il discerni-mento spirituale». Inoltre «la vocazione cristiana ha sempre una dimensione profetica». Per que-sto «ogni cristiano dovrebbe poter sviluppare la capacità di “leggere dentro” la vita e di cogliere “dove e a che cosa” il Signore lo sta chiamando per essere continuatore della sua missione».Vivere il presente, testimoni del Signore qui e ora. Infine il Papa ricorda che «Gesù annuncia la novità dell’ora presente, che entusiasmerà molti e irrigidirà altri: il tempo è compiuto ed è Lui il Mes-sia, annunciato da Isaia per proclamare l’amore misericordioso di Dio ad ogni creatura». Il Vange-lo non può attendere le nostre lentezze e pigrizie, non può essere rimandato all’indomani «con la

scusa di aspettare sempre un tempo propi-zio. La vocazione è oggi! La missione cri-stiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato - alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacerdotale nel ministero ordinato o a quella di speciale consacrazione - per diventar testimone del Signore, qui e ora». «Il Signore continua oggi a chiamare a se-guirlo - conclude papa Francesco - Non dobbiamo aspettare per essere perfetti» ma ascoltare la voce del Signore, «discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona».

Ascoltare, discernere e vivere la Parola di Dio: sono questi gli aspetti che accomuna-no ogni vocazione, personale ed ecclesia-

le. Lo scrive il Papa nel Messaggio per la 55a Giornata mondiale di preghiera per le vocazio-ni, che si celebrerà il 22 aprile sul tema «Ascol-tare, discernere, vivere la chiamata del Signore».«Non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati – asserisce Fran-cesco -, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina!». «Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale - precisa - si tratta di ascoltare, discernere e vivere questa Pa-rola che ci chiama dall'alto e che, mentre ci per-mette di far fruttare i nostri talenti, ci rende anche strumenti di salvezza nel mondo e ci orienta alla pienezza della felicità».L’importanza dell’ascolto, in un mondo di ru-mori. Dio non si impone alla nostra libertà, ma viene in modo «silenzioso e discreto». Per questo occorre «predisporsi a un ascolto profondo della sua Parola e della vita» imparando a leggere gli eventi con gli occhi della fede. Oggi è sempre più

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P. COSMASPESSOTTOI fioretti di un martire

Fr. Ilario Contran, già missionario in Centro America

Ho letto nel bollettino parrocchiale di Man-suè, diretto dal parroco zelante don Ugo, alcune notizie sul martire francescano p.

Cosma Spessotto, servo di Dio e, speriamo pre-sto, beato, come il suo amico e compagno di mis-sione p. Tullio Maruzzo, morto martire un anno dopo, il 1° luglio 1981 a Quriguà, Guatemala, e il già beato mons. Oscar Romero, martirizzato il 24 marzo 1980, 3 mesi prima di p. Cosma.Si legge nel bollettino che quando il p. Cosma partì per la missione francescana in Guatemala, il suo papà gli confidò nel porto di Genova: “Fi-glio mio, siamo nel dolore per vederti andare così

lontano; però siamo anche contenti che tu vada a salvare tante anime e ti diamo la nostra benedi-zione”. Queste parole manifestano la fede forte e serena dei suoi familiari profondamente cristiani. Posso testimoniare che p. Cosma ha compiuto con generosità ed eroismo il suo dovere di mis-sionario, come tanti suoi compagni e che ha sal-vato “molte anime”. Ricordo che il giorno stesso del suo martirio, su mio invito, predicò ai 60 se-minaristi sulla Madonna, essendo sabato, giorno a lei dedicato. Quel giorno scrisse il testo e me lo consegnò in segno di ringraziamento per il fatto che gli permettevo di tornarsene nella sua parroc-chia di S. Giovanni Battista a Zacatecoluca per celebrare nel pomeriggio la S. Messa in suffra-gio di un giovane ucciso, una delle tante vittime della guerra civile. Mi promise di essere molto prudente e accettò di essere accompagnato da p. Filiberto Dal Bosco perché convalescente di un’operazione.Terminata la Messa si inginocchiò tra l’altare del Santissimo e il vicino altare della Madonna, come faceva sempre, in ringraziamento... Improvvisa-mente entrarono due uomini armati, di cui uno aveva una parrucca di donna, e spararono vari colpi, ferendo al cuore il p. Cosma, che cadde in una pozza di sangue. Il suo sangue si mescolò con il sangue del martire del Golgota, ricevuto alcuni minuti prima nella Comunione eucaristica. Sono sicuro che Gesù e l’Immacolata sua madre portarono la sua anima al cielo. Erano le 7 del pomeriggio, e alle 7 del mattino aveva parlato con entusiasmo ai seminaristi, invitandoli a innamo-rarsi di Gesù e della Madonna... Coincidenze? Per Dio nulla è secondario o inutile. Poco dopo, quando mi giunse la triste notizia, inviai subito

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alcuni giovani frati per aiutare e incoraggiare i parrocchiani, attoniti, increduli e pieni di paura. E a ragione. Quando sono arrivato anch’io in par-rocchia, ho constatato tanto dolore e sorpresa, lacrime intrise di terrore sui volti della gente. Sono seguiti giorni di paura, tanto che il sacerdote che avevo inviato a sostituire il padre, dopo 3 giorni era tornato molto spaventato... A quel punto il Ve-scovo decise di chiudere la chiesa per qualche tempo. Al funerale del martire, il Vescovo Arnol-do Appariz Quintanilla fu esplicito in merito alla scomunica degli autori e dei mandanti del gesto efferato, e definì il p. Cosma “un sacerdote che credette profondamente nell’Eucaristia”.Il Vescovo lo apprezzava molto, tanto che alcuni giorni prima lo aveva nominato Vicario episcopale del Dipartimento de La Paz, oggi trasformato in una nuova sede episcopale.

Il messalino e il crocifisso macchiatidi sangue.Il Servo di Dio li teneva in mano al momento della morte, la sera del 14 giugno 1980.

Ai funerali convinsi un amico dell’ambasciata ita-liana a parteciparvi, perché aveva paura di com-promettersi. In questo modo egli salvò l’onore dell’Italia. Partecipò come testimone, anche all’e-sumazione del corpo del martire. Questa l’iscri-zione nel suo sepolcro: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i suoi amici”.Poco prima di morire il p. Cosma scrisse un te-sto che considero come il suo testamento e che qui riportiamo: “Ho il presentimento che, da un momento all’altro, persone fanatiche mi possano togliere la vita. Domando al Signore che nel mo-mento opportuno mi conceda la forza per difen-dere i diritti di Dio e della Chiesa. Morire martire sarebbe una grazia che non merito. Lavare con il sangue versato per la causa di Cristo tutti i miei peccati, difetti e debolezze della vita passata, sa-rebbe un dono gratuito del Signore”.

Foto accanto al titolo:Zacatecoluca, capoluogo del Dipartimento de La Paz, chiesa di S. Lucia, allora chiesa parrocchiale, ora cattedrale.

Foto in basso nell’altra pagina:Il Servo di Dio, p. Cosma Spessotto, sacerdote novello,il 27 giugno 1948.

Foto a fianco:Il funerale del Servo di Dioa San Juan Nonualco.

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Chiesa della B.V. del Carmelo a Udine gremita di fedeli;tra loro, oltre alle autorità civili, una nutrita presenza di filippini e cinesi

Mons. Pellegrini, Vescovo di Pordenone,inizia la Visita Pastorale alla Diocesi in Cattedrale di S. Marco

con una grande partecipazione di parroci e fedeli

AVVIATO L’ANNO ODORICIANOA 700 anni dal viaggio in Cinadel Beato Odoricoa cura della Redazione

Domenica 14 gennaio, memoria liturgica del Beato Odorico da Pordenone, si è solenne-mente aperto l’Anno Odoriciano per ce-

lebrare il 7° centenario della partenza del frate friulano in Cina. Il Beato Odorico, contemporaneo di Dante Alighieri, fu uno dei primi francescani missionari in Mongolia, Cina, India e nelle Filippi-ne, ed è noto soprattutto per aver scritto l’Itinera-rium, la relazione del suo viaggio.Numerose le iniziative messe in programma dal-la Commissione per la canonizzazione e il culto del beato per celebrare, nel corso di quest’Anno Odoriciano, il 7° centenario del suo viaggio. In particolare tale Commissione, postulata dai frati conventuali, ha organizzato il 14 gennaio scorso, memoria liturgica del frate missionario, una serie di celebrazioni che qui sintetizziamo.Al mattino a Villanova di Pordenone: in questa frazione che ha dato i natali al frate, la Messa mattutina è stata presieduta da Padre Laggioni, attuale Vice Postulatore per la canonizzazione del B. Odorico e frate conventuale di Padova, il convento dove è stato redatto l'Itinerarium. Al termine della celebrazione, il bacio della reliquia del frate friulano da parte dei fedeli ha espresso devozione e fede nei presenti. Al pomeriggio a

Pordenone: in concattedrale a Pordenone, il Ve-scovo Pellegrini ha avviato la Visita Pastorale alla sua Diocesi affidandola al Beato Odorico, com-patrono della Diocesi, ricordato quale “campione del viaggio” e di quella chiesa in uscita che tanto appartiene al Papa. La sera a Udine: è stata la celebrazione clou della giornata. Presso la par-rocchiale del Carmine a Udine, dove si conser-vano in un’Arca le spoglie del frate, l’Arcivescovo Mons. Mazzocato ha presieduto una solenne S. Messa alla presenza dei sindaci delle locali-tà dove il Beato Odorico soggiornò prima della partenza per l’Oriente (Udine, Gemona, Cividale, Porpetto, Portogruaro e Pordenone), nonché dei rispettivi parroci e fedeli di quelle comunità. Pre-senti anche il Presidente della Provincia di Udine, i sacerdoti delle parrocchie pordenonesi, i frati minori, conventuali e cappuccini e la comunità indiana, filippina e cinese in rappresentanza delle popolazioni incontrate dal frate nel suo viaggio.Questo convergere di tante componenti, ecclesia-li, civili e culturali, dimostra l’attenzione crescente verso questa figura non solo come missionario del Vangelo, ma anche come viaggiatore curio-so e ponte di incontro e di dialogo tra culture e mondi diversi.

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Nella chiesa di Villanova,paese che ne ha dato i natali,bacio della reliquia del B. Odorico

L'Arca che custodiscele spoglie del Beato Odorico

BEATO ODORICODA PORDENONE

Il “Marco Polo”in saio e sandali

a cura della Redazione

Odorico Mattiuzzi nasce a Villanova di Pordenone nel 1265. Diventa frate in età giovanissima, conducendo una vita eremi-

tica. A 25 anni Odorico viene ordinato sacerdote a Udine. Si dedica volentieri all’attività missionaria in alcune regioni mediterranee.Viene descritto come buon predicatore, ma poco sappiamo dei suoi anni giovanili. Per i Francesca-ni dell’epoca, la Cina è qualcosa di remotissimo, sebbene alla fine del ‘200 il francescano Giovanni da Montecorvino vi aveva fondato la prima comu-nità cristiana a Khanbaliq (l’attuale Pechino). E per la Cina ecco dunque partire anche frate Odo-rico. Nel 1318 si imbarca a Venezia per Costanti-nopoli. Di qui attraversa il Mar Nero, raggiunge il Golfo Persico, dove torna a imbarcarsi verso l’In-dia. Giunto a Tana, ritrova e prende con sé i resti di quattro frati francescani massacrati nel 1321. Risalito in nave, è il primo europeo a raggiungere l’Indonesia, e di qui infine arriva in Cina. Ma la sua meta finale è Khanbaliq, la capitale dell’im-menso impero, dove arriva nel 1325 dopo 7 anni di viaggio e dove egli depone le reliquie dei martiri. Per 3 anni ri-mane in Cina, dedicandosi a una delle chiese fondate da Giovanni da Montecorvino. Riparte poi per l’Italia. E ricompare a Venezia nel 1330. Ha percorso una distanza complessiva che supera la cir-conferenza dell’intera terra.Ma da questo momento in poi le notizie su di lui si fanno scarse. Impiega un certo tempo a dettare la relazione del suo viaggio che avrà una fama larghissima. Però si sa poco di quest’ultimo periodo della sua vita. L’unica sua inizia-

tiva di grande importanza non gli riesce: voleva infatti andare dal Papa ad Avignone, ma il suo fisico è ormai spossato. Non arriverà mai a ve-dere il Papa che voleva esortare a mandare in Cina altri missionari. Il suo viaggio si interrompe a Pisa: non ce la fa più. Cade ammalato e fatico-samente torna ad avviarsi verso il Friuli. Fa una sosta ancora a Padova, ed eccolo infine ricove-rato nel convento udinese di S. Francesco. Qui frate Odorico si spegne il 14 gennaio 1331, subi-to venerato come operatore di miracoli. Solo nel 1755 Papa Benedetto XIV ne sanzionerà il culto col titolo di beato.I suoi resti (tuttora ben conservati come testi-monia una recente ricognizione avvenuta per opera di Mons. Bommarco OFM Conv) sono stati collocati nella chiesa udinese della Madon-na del Carmelo dentro un pregevolissimo sar-cofago, capolavoro marmoreo trecentesco su quattro colonne dello scultore veneziano Filippo De Sanctis. Attualmente è in corso il processo di canonizzazione.

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Il Rettore con il Vescovo accolgonoil Sindaco di Motta e il corteo cittadino

Messa presieduta da Mons. Ovidio Polettoe con la città di Annone Veneto

Mons. Poletto con concelebranti e cappati

Alla Madonna dei Miracoli

Serena, regale,avvolta da un velo,lo sguardo rapitoda un raggio di cielo,a noi, tra l’incantodi luci e di fiori,materna sorridi,o Madre dei cuori.Le braccia abbassate,aperte, invitanti,ci porgono un Donotra gli Angeli oranti,raccolti, rapitidal dolce Bambinoche culli amorosacon gesto divino.O Vergine bellache splendi e sorridie, fulgida stella,dall’alto ci guidi:cospargi di rosequest’arida terragià sazia di sangue,già stanca di guerra,e chiedi per tutti,al Figlio e Signore,o Madre pietosa,la pace e l’amore.

508° ANNIVERSARIO1510 - 9 Marzo - 2018Apparizione della Madonna

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1. Fr. Pio, predicatore della Novena di quest'anno,nella Cripta dell’Apparizione benedice i pellegrinial termine dell’Atto di Affidamento alla Madonna.2. Le autorità davanti alla sacra effigie della Madonna.3. Il Sindaco di Annone offre l'olio per la Lampada Votiva.4. Solenne S. Messa delle 18.30 presiedutadal Vescovo Pizziolo.5. Il Rettore offre al Parroco di Annone Venetola medaglia commemorativa.6. I ragazzi dell'Istituto alberghiero “Lepido Rocco” di Motta salutati dagli invitati alla cena fraterna nel refettorio.7. Sindaco, Vescovo e Rettore mostrano la tortacelebrativa della festa.

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LA TOVAGLIAFRANCESCANARiprendiamo la presentazione delle figure francescane presenti nella tovaglia ricamataa mano da fr. Gianpiero, frate della comunitàdi Motta, tovaglia che adorna l’altaredella Basilica nelle festività.

Frate SilvestroSilvestro era un sacerdote secolare della città di Assisi. Da lui una volta S. Francesco aveva comprato pietre per riparare una chiesa. Quando Silvestro vide che frate Ber-nardo, lasciati completamente i suoi beni, li distribuiva ai poveri, fu preso da avarizia e si lamentò con Francesco affermando che le pietre da lui vendute non erano state adeguatamente pagate. Il Santo di Assisi, mosso da compassione, riempì le sue mani di soldi senza nemmeno contarli. Silvestro si rallegrò molto dei denari ricevuti, ma tornato ripensò molto a quanto era accaduto. Il Signore illuminò il suo cuore facendogli capire quanto fosse meschina la sua vita. A quel punto tornò da Francesco chiedendo-gli di accoglierlo con lui. Così prete Silvestro entrò tra i seguaci di Francesco, fu il primo sacerdote dell’Ordine e si impegnò a vivere la sua vita conforme al Vangelo.Si racconta che frate Francesco un giorno arriva ad Arezzo insieme a frate Silvestro. La città era lacerata da guerra civile e prossima alla rovina. Il poverello vide sopra di essa demoni esultanti che spingevano i cittadini a distruggersi. S. Francesco chiamò Silvestro e gli ordinò di andare alla porta della città e comandare, in nome di Dio, ai de-moni di uscire dalla città. Il frate con semplicità obbedì e dopo aver pregato il Signore gridò a gran voce: “Da parte di Dio e per ordine del nostro padre Francesco andate lontano di qui, voi tutti demoni!”. La città poco dopo ritrovò la pace. Sono due episodi che ci delineano la figura di frate Silvestro che visse nell’Ordine con umiltà e grande preghiera, da vero figlio del Santo di Assisi.

Frate EgidioEgidio, uomo assisano, scese da Francesco a S. Maria degli Angeli e stando in gi-nocchio con rispetto e devozione, pregò l’uomo di Dio di accoglierlo tra i suoi amici. Il Poverello, vedendolo ripieno di fede e devozione, ben volentieri l’accolse.E così dopo Bernardo e Silvestro, egli fu il terzo compagno di Francesco. Riunitisi i quattro ringraziavano Dio con il cuore ricolmo di gioia e di felicità nello Spirito Santo. Avendo deciso di dividersi per annunciare le opere del Signore, Francesco prese con sé frate Egidio e andò nella Marca di Ancona. Era tanta la gioia che provavano che Francesco per la strada cantava a voce alta le lodi del Signore e benediceva e glorificava la bontà dell’Altissimo. Frate Egidio sull’esempio dell’uomo di Dio all’inizio era molto preoccupato di agire per la costruzione del Regno.Pertanto con dedizione e generosità si impegnava in molte opere di virtù. Lavo-rava con le sue mani, visitava e curava i lebbrosi, serviva i fratelli bisognosi e i servizi più umili li svolgeva con dedizione totale. Il Signore però sospinse frate Egidio nella via della devozione e contemplazione. Così la sua vita, per grazia di Dio, raggiunse la vetta dell’amore del Signore. Spesso sotto l’influsso dell’Altissi-

mo, era rapito in estasi attratto dalla dolcezza della gloria celeste. Coloro che lo incontravano erano colpiti dalla sua testimonianza di santità di vita, e cercavano di imitarlo per quanto era loro possibile.Dopo la morte di S. Francesco frate Egidio si ritirò a Monteripido presso Perugia fino alla fine dei suoi giorni.

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LAVORI IN SANTUARIO

Grazie, piccolo Grande uomo!Il 12 febbraio in Basilica abbiamo dato l’ultimo saluto a Ferruccio Bortignon, spentosi ad Abano Terme all’età di 88 anni, dei quali 45 trascorsi al servizio del Santuario e del convento nelle varie mansioni e servizi.La comunità dei frati è grata al Signore per questa persona laboriosa, umile e semplice, che ha saputo fare della sua discreta e fedele generosità la testimonianza di fede sincera più bella.

Verde che passioneIn vista della primavera, la ditta “Mosole Galiano & figli” di Saletto di Piave ha realizzato un’accurata potatura di siepi e alberi e una scrupolosa pulizia da ramaglie e fogliame, rendendo i chiostri e il parcheggio del Santuario dei luoghi accoglienti e dignitosi.

MODIFICA ALLA VIABILITÀ IN SANTUARIOPer la sicurezza dei pedoni e rendere più fluido il traffico specie nei fine settimana, il Comune di Motta ha realizzato una nuova rotatoria nell’incrocio tra viale Madonna e viale Venezia, di fronte al cancello del parcheggio del Santuario. Modificata anche la viabilità nel parcheggio del Santuario: da febbraio la sola entrata è da viale Madonna e l’unica uscita è su via De Gasperi. Inoltre è stata creata una nuova area per i pullman (ai quali è fatto divieto di entrare nel parcheggio) con accesso da via De Gasperi.Siamo invitati a prestarvi attenzione.

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Giornata del MalatoIn occasione del 160° anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes e della Giornata Mondiale del Malato, sabato 10 febbraio la Basilica ha visto riempirsi di anziani, malati e invalidi accompagnati dalle crocerossine e dall’UNITALSI per la S. Messa presieduta dal Vescovo Corrado, il quale ha conferito l’unzione della consolazione assieme ai preti che in Diocesi animano la Pastorale della Salute. Momento celebrativo sentito e toccante al quale hanno partecipato anche alcuni frati della comunità francescana di Motta.

Per la Chiesa i malati sono persone nelle quali in modo speciale

è presente Gesù. Non dimenticatevi della medicina delle carezze: è tanto importante! Una carezza, un sorriso,

è pieno di significato per il malato.È semplice il gesto, ma lo porta su,

si sente accompagnato, sente vicina la guarigione, si sente persona, non un

numero. La chiave per capire l’ammalato è la tenerezza, una medicina preziosa

per la sua guarigione. E la tenerezza passa dal cuore alle mani, passa

attraverso un ‘toccare’ le ferite pieno di rispetto e di amore.

Papa Francesco

Giornata di Animazione MissionariaGrande affluenza di pubblico alla Mostra-mercato missionaria allestita da fr. Massimo Tedoldi per 2 fine settimana in Santuario.

VITA IN SANTUARIO

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Rosario con fiaccolata sul piazzale della BasilicaOgni mercoledì dal 4 aprileore 20.45 e fino all’ultimo mercoledìdi settembre.

Fioretto marianoPer tutto il mese di maggio da lunedì a venerdì ore 20.30, eccettuato il mercoledì, giorno della fiaccolata.

Giornata del Seminario DiocesanoDomenica 6 maggio. Presenti i seminaristi e il Rettore del Seminario vittoriese che animeranno le SS. Messe.

Festa del Corpus DominiGiovedì 31 maggio ore 20.45 con processione dal Duomo al Santuario.

Veglia di PentecosteSabato 19 maggio ore 20.45.

Prossimi appuntamenti in Santuario

Giornatata Francescana Vocazionale“Nulla è impossibile a Dio”. Questo lo slogan proposto dai frati dell’equipe di Pastorale Giovanile e Vocazionale accompagnati da alcuni giovani nella Giornata Francescana Vocazionale celebrata in Santuario domenica 11 febbraio. Lo slogan è stato modulato nell’adorazione Eucaristica del sabato sera, nell’animazione delle Messe domenicali e nell’intrattenere giovani e fedeli alle uscite del Santuario in francescana letizia e semplicità.

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Sotto:Sette giovani frati, studenti di teologia a Verona, hanno trascorso un fine settimana nel convento di Motta per vivere e sperimentare la vita in un santuario francescano.Accompagnati da fr. Andrea e fr. Giulio, hanno animato una Messa domenicale e hanno apprezzato la vita fraterna dei frati e il loro operato in Santuario.

IN ASCOLTO DEI GIOVANI

Sei un giovane tra i 18 e i 30

anni e ti interroghi sulla tua

vita o desideri confrontarti

con un giovane frate?

Contatta fr. Tullio o fr. Marco

allo 0422.766030

o [email protected]

A destra:In occasione dello spettacolo sul BeatoMarco d’Aviano svoltosi nel patronatodi Motta, sabato 24 febbraio il Santuarioha avuto l’opportunità di venerareuna sua reliquia con il bacio della teca.

ISTANTANEEIl Vescovo Corrado con il suo Clero in processione dal Duomo al Santuario di Motta per il tradizionale ritiro quaresimale.

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Serena Cantamessa nel suo 30° compleanno

Irene, missionaria dell'Immacolata P. Kolbe e don David, parroco in Burkina Faso

I paggetti della Basilica affidati alla Madonna

45° di matrimonio Girardo Renzoe Pasquali Mirella con le nipotine

Agostino e Nadia con zii e cugini Simonettoa Melbourne (Australia)

La nonna affida alla protezione della Madonnale nipotine Angela e Serena con i loro genitori

AFFIDATIALLA

MADONNA

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40° di matrimonio Russi Paoloe Mariolina di Cordenons (PN)

60° di matrimonio Spagnol Bruno e Lina

Pellegrinaggio da Fiume (Croazia)

Pellegrinaggio da VeronaPellegrinaggio da Prato (FI)Pellegrinaggio da Fiume (Croazia)Pellegrinaggio di famiglie da TriesteGruppo S. Francesco da Fiume Veneto (PN)Gruppo di Selva di Progno (VR)Gruppo di Massanzago (PD)Gruppo di S. Martino Buon Albergo (VR)Gruppo di Azzano X (PN)

PELLEGRINAGGI, GRUPPI E ANNIVERSARI - Gennaio e Febbraio

Gruppo Associazione Carabinieri di TrevisoRagazzi della parrocchia di Colfrancui (TV)40° di matrimonio Spricigo Romeo e Donatella di Rustignè (TV)40° di matrimonio Miotto Ampelio e Zabeo Stelvia di Sacile (PN)45° di matrimonio Giraldo Renzo e Pasquali Mirella di Motta (TV)

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45° di matrimonio Bonotto Antonio e Lucianadi Cimadolmo (TV)

50° di matrimonio Oliana Lucianoe Giuseppina di Cavalier (TV)

40° di matrimonio Miotto Ampelioe Stelvia di Sacile (PN)

50° di matrimonio Chimento Lodovicoe Riella di S. Stino di Livenza (VE)

Pellegrinaggio di famiglie da Trieste

50° di matrimonio Lorenzon Renato e Elena di S. Stino di Livenza (VE)50° di matrimonio Pivetta Giovanni e Frasson Luigina di Ceggia (VE)50° di matrimonio Chimento Lodovico e Riella di S. Stino di Livenza (VE)55° di matrimonio Carretta Antonio e Lina di Mansuè (TV)58° di matrimonio Rossetti Rino e Tardivo Wanda60° di matrimonio Spagnol Bruno e Puiatti Lina di Cordenons (PN)

“Cattive notizie, ogni santo giorno: sembra che i media non sappiano sfornare altro…

Eppure la vita non è solo questo.La sofferenza c’è, l’ingiustizia è sotto

gli occhi di tutti, la tristezza si respira,il pessimismo e la corruzione

sono palpabili, l’ansia toglie il fiato…Ma ci sono anche speranza e gioia.

Quello che vuoi, che veramente vuoi,in realtà c’è. Bisogna vederlo, sceglierlo,

poi raccoglierne i semi e riseminarli ovunque, in ogni pezzo di terra disponibile,

perfino sull’asfalto e sui muri.Perché fioriranno, nutriranno l’anima

e trasformeranno lo sguardo.Anche questo è risurrezione…”

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29 Marzo - GIOVEDÌ SANTOInizio del Triduo Pasquale07.00: Lodi e Ufficio delle Letture20.30: S. Messa “in Cena Domini”: lavanda dei piedi; riposizione del Santissimo e adorazioneConfessioni: dalle 8.00 alle 12.00e dalle 15.00 alle 19.00

CELEBRAZIONIPASQUALI 2018

25 Marzo - DOMENICA delle PALMESs. Messe: 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.3017.00 - 18.3010.00: Benedizione dell’ulivo in piazzale; Processione e Messa SolenneConfessioni: dalle 6.45 alle 12.00e dalle 15.30 alle 19.00

Lunedì, Martedì e Mercoledì SantiSs. Messe: 7.30 - 8.30 - 9.30 - 18.00Confessioni: dalle 8.00 alle 12.00e dalle 15.00 alle 19.00

I Fratidel Santuario auguranoa tuttiBuona Pasqua!

30 Marzo - VENERDÌ SANTODigiuno e Astinenza07.00: Lodi e Ufficio delle LettureNon si celebrano le SS. Messe15.00: Celebrazione della Parola, adorazione della Croce e Santa Comunione20.30: Processione e Via Crucis dal Duomo alla Basilica

31 MarzoSABATOSANTO07.00:Lodi e Ufficio delle LettureNon si celebranole SS. Messe21.00: SOLENNEVEGLIA PASQUALE Benedizione del Fuoco Annuncio della Pasqua Liturgia della Parola Benedizione dell’Acqua Liturgia EucaristicaConfessioni:dalle 8.00 alle 12.00e dalle 15.00 alle 19.00

1 AprileDOMENICA DI PASQUASs. Messe: 7.00 - 8.3010.00 - 11.30 - 17.00 - 18.3016.00: Vespro Solenne di Pasqua

2 Aprile - LUNEDÌ dell’ANGELOSs. Messe: 7.00 - 8.30 10.00 - 11.3017.00 - 18.30Il Vespro è sospeso

Anno LXXXIV • N. 2 Marzo - Aprile 2018 • Rivista Bimestrale • Sped. in Abb. postale • D.L. 353/2003 - Art. 1 comma 2 • DCB TV