“Munasterio - I'M MAGAZINE · “Munasterio ’e Santa Chiara” Un’oasi di pace nel caos di...

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i’ M MAGGIO-GIUGNO 2020 “Munasterio ’e Santa Chiara” Un’oasi di pace nel caos di Spaccanapoli I’M arte U n’oasi di pace in piena contrap- posizione al caos di Spaccana- poli: così si presenta il Chio- stro di Santa allo sguardo stu- pito dei turisti e a quello di- stratto degli abitanti di questa città. L’azzurro del cielo e il giallo splendente del sole come fil rouge che lega gli elementi di questo complesso religioso. Colori che si combinano in armonia completa con la tinta brillante delle maioliche e l’odore pungente dei limoni. Dentro e tutt’intorno, il rincor- rersi dei contrasti: il chiacchiericcio essote- rico che contrasta con il raccoglimento in- terno, la sfarzosa opulenza al centro del mo- i’ M MAGGIO-GIUGNO 2020 La sua costruzione ebbe inizio nel 1310, per volontà del re Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia di Maiorca, ma l’aspetto attuale si deve alle modifiche realizzate da Domenico Antonio Vaccaro tra il 1739 e il 1769, per volontà della badessa Ippolita di Carmignano. af=co^k`bp`^=^kaoblif

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    “Munasterio’e Santa Chiara”

    Un’oasi di pacenel caos di Spaccanapoli

    I’Marte

    Un’oasi di pace in piena contrap-posizione al caos di Spaccana-poli: così si presenta il Chio-stro di Santa allo sguardo stu-pito dei turisti e a quello di-stratto degli abitanti di questa

    città. L’azzurro del cielo e il giallo splendente delsole come fil rouge che lega gli elementi diquesto complesso religioso. Colori che sicombinano in armonia completa con la tintabrillante delle maioliche e l’odore pungentedei limoni. Dentro e tutt’intorno, il rincor-rersi dei contrasti: il chiacchiericcio essote-rico che contrasta con il raccoglimento in-terno, la sfarzosa opulenza al centro del mo-

    i’M MAGGIO-GIUGNO 2020

    La sua costruzione ebbe inizionel 1310, per volontà del re Robertod’Angiò e di sua moglie Sanciadi Maiorca, ma l’aspetto attuale sideve alle modifiche realizzate daDomenico Antonio Vaccaro tra il1739 e il 1769, per volontà dellabadessa Ippolita di Carmignano.

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    tesori scampati al bombardamento del 1943, unostabilimento termale romano del I sec d.C. e un tra-dizionale presepe napoletano con pastori del Sette-cento e dell’Ottocento. Nelle volte a crociera si puònotare lo stesso motivo decorativo barocco a diffe-renza della parte mediana, dove sono rappresen-tate scene dell’Antico Testamento.Questi affreschie il chiostro furono miracolosamente immuni aibombardamenti del 4 agosto 1943, lo stesso pur-troppo non si può dire di gran parte dei locali della

    vicina basilica e di molti documenti dell’archiviostorico. Al termine della seconda guerra mondialeil chiostro e il convento vennero quindi restaurati,mantenendo intatto il lavoro del Vaccaro, conside-rato ormai parte del cuore culturale di Napoli. Il chiostro è celebrato nell’omonima “Munasterio ‘eSanta Chiara”, canzone del 1945 scritta da MicheleGaldieri, un classico della canzone napoletana chetrasmette tutto l’amore e l’apprensione della sfio-rata perdita di un tale patrimonio..

    L’azzurro del cielo e il giallo splendente del sole come fil rouge che legagli elementi di questo complesso religioso. Colori che si combinano inarmonia completa con la tinta brillante delle maioliche e l’odore

    pungente dei limoni. Dentro e tutt’intorno, il rincorrersi dei contrasti:il chiacchiericcio essoterico che contrasta con il raccoglimento interno,la sfarzosa opulenza al centro del morigeratissimo monastero, i colori

    vivacissimi sullo sfondo chiaro delle maioliche; elementi cosìapparentemente in contrasto si uniscono per creare uno

    dei gioielli dell’arte e dell’architettura italiana.

    rigeratissimo monastero, i colori vivacissimi sullosfondo chiaro delle maioliche; elementi così appa-rentemente in contrasto si uniscono per creare unodei gioielli dell’arte e dell’architettura italiana. Lasua costruzione ebbe inizio nel 1310, per volontàdel re Roberto d’Angiò e di sua moglie Sancia diMaiorca, ma l’aspetto attuale si deve alle modificherealizzate da Domenico Antonio Vaccaro tra il 1739e il 1769, per volontà della badessa Ippolita di Car-mignano. L’artista rivestì la struttura e i 64 pila-stri di 30.000 maioliche policrome in stile barocco(le “riggiole”, termine napoletano che deriva dallospagnolo “rajola”), da lui disegnate ma realizzateda Donato e Giuseppe Massa. I pilastri maiolicatisono collegati tra loro da sedili sui quali, con lastessa tecnica, sono ripresi motivi agresti, mitolo-gici e marinari, descrivendo scene di vita al di fuori

    del convento e allegorie dei quattro elementi fonda-mentali (acqua, aria, terra e fuoco). Troviamo, in-fatti, il Trionfo del Mare, con Nettuno che attra-versa le acque attorniato da tritoni e nereidi; ilTrionfo dell’Aria, raffigurato da due pavoni che por-tano in volo un carro con un puttino e Aria lussuo-samente vestita; l’Allegoria della Terra, in cui è raf-figurato un carro con due donne, simbolo di fecon-dità, dominate da Terra con in mano la coppa del-l’abbondanza ed infine il Trionfo del Fuoco, dove uncarro trainato da due leoni è rappresentato accantoad un genio alato, al sole e a Fuoco, che brandisceuna cornucopia infuocata. Le pareti dei quattro latidel chiostro delle Clarisse sono interamente coperteda affreschi seicenteschi raffiguranti santi e alle-gorie, di cui però non si conosce l’artefice. All’in-terno della struttura, un museo che conserva alcuni

    i’M MAGGIO-GIUGNO 2020

    Il chiostro è celebrato nell’omonima “Munasterio ‘e Santa Chiara”,canzone del 1945 scritta da Michele Galdieri, un classicodella canzone napoletana che trasmette tutto l’amore

    e l’apprensione della sfiorata perdita di un tale patrimonio.