Antonio Pisano

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Andrea Dellacasa2004/2005

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Antonio Pisano detto Pisanello, pittore e medaglista, guinse da Pisa a Verona ancora fanciullo intorno al 1395. Conosciamo molto poco della sua formazione in quanto le sue prime opere sono andate totalmente perdute.

Lavorò con i maggiori artisti del suo tempo, tra i quali spicca la figura di Gentile da Fabriano con il quale collaborò per gli affreschi oggi perduti della sala del Maggior Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia e per gli affreschi della basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Rimangono della sua attività di affrescatore soltanto pitture minori o allo stato frammentario, tra le quali il ciclo della Cappella Pellegrini in Sant'Anastasia a Verona rappresentanti Storie di San Giorgio e di Sant'Eustachio, nella quali è possibile ammirare il linguaggio della sua arte di tono fiabesco, raffinato e prezioso, in coerenza con lo stile del gotico internazionale, ma che si va evolvendo in un naturalismo molto vicino alle conquiste della rinascenza toscana.

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Tra le opere giovanili ci restano la Madonna della quaglia oggi al Museo Civico d'arte a Verona, e le quattro tavolette rappresentanti le Storie di San Beneddetto.Pisanello fu molto apprezzato al suo tempo come ritrattista, famoso è il Ritratto di Lionello d'Este oggi all'Accademia di Carrara a Bergamo.L'artista, inoltre, fu un'abile medaglista; tra le sue medaglie, caratterizzate da una delicata eleganza del rilievo, ricordiamo quelle dell'Imperatore Giovanni Paleologo, di Filippo Maria Visconti, di Lionello d’Este, di Cecilia Gonzaga considerata il suo capolavoro.L'artista, probabilmente, morì a Napoli intorno al 1450- 1455.

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Le sue opere principali composte tra il 1400 e il 1450 si possono suddividere in:

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La pittura del Pisanello è estremamente colta, infatti ogni tavola e affresco sono preceduti da decine di raffinatissimi disegni preparatori nei quali studia ogni singolo dettaglio.Queste rappresentazioni costituiscono dei veri e propri capolavori. Fra le sue opere giovanili possiamo ricordare la Madonna della quaglia, la Madonna con bambino e gli affreschi del ciclo di San Giorgio, della visione di sant’Eustachio e del palazzo ducale.

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Si tratta della prima opera nota di Pisanello, in cui sono evidenti i legami con l’opera di Michelino da Besozzo, Gentile da Fabriano e i massimi esponenti del “gotico internazionale.La Madonna della quaglia di Pisanello appare in un rigoglioso giardino, sullo sfondo di un roseto, attributo tradizionale della Vergine. I due cardellini rimandano alla crocifissione di Cristo, occasione in cui, secondo la tradizione, si sarebbero macchiati di rosso, mentre la quaglia è simbolo di resurrezione.

Madonna della quaglia1420 circaVerona, Museo Civico di Castelvecchio

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Particolare della Madonna della quaglia in cui è possibile vedere in primo piano il volto della Madonna e di Gesù attorniati da due angeli.

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La tavola, l’unica firmata tra le poche rimasteci di Pisanello, raffigura, nella parte superiore, la Vergine all’interno di un clipeo di luce. Nella parte inferiore, sullo sfondo di un’impenetrabile foresta, appaiono i santi Antonio abate e Giorgio, entrambi accompagnati dagli animali accomunati al loro culto: il maiale e il drago.

Madonna col Bambino e i santi Antonio abate e Giorgio1432?tempera su tavola; 47 x 29 Londra, National Gallery

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Particolare della Madonna circondata da un’aura divina e con in braccio suo figlio Gesù.

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Nei tratti di san Giorgio, perfettamente abbigliato secondo la moda cavalleresca dell’epoca e con una grande cappello di paglia in testa, è stato talvolta riconosciuto il ritratto del giovane Leonello d’Este. Infatti, secondo alcuni studiosi, l’opera deve essere identificata con la tavola raffigurante la Madonna citata in una lettera di Leonello d’Este del 1432. Non tutti concordano però sulla datazione, che è stata da molti posticipata al quinto decennio del secolo, considerando il dipinto l’ultima tavola nota di Pisanello.

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Particolare di sant’Antonio Abate che si incontra con san Giorgio ed è accompagnato dal suo simbolo “il cinghiale”.

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L’affresco è ciò che rimane di una più ampia decorazione eseguita da Pisanello nell’arco di ingresso della cappella Pellegrini nella chiesa domenicana di Sant’Anastasia a Verona. Le scene perdute raffiguravano l’uccisione del drago da parte di san Giorgio e sant’Eustachio, mentre l’affresco superstite mostra il momento in cui san Giorgio giunge nei pressi della città libica di Silena e si imbatte nella figlia del re, destinata a essere sacrificata a un terribile drago che terrorizzava i cittadini. La storia è narrata nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine ed è resa con dovizia di particolari da Pisanello, che, in accordo con la tradizione tardo-gotica, trasforma san Giorgio in un cavaliere del suo tempo e dissemina la composizione di ricercati particolari decorativi. Si conoscono parecchi disegni preparatori alla composizione, tra cui un foglio per le figure degli impiccati, con ogni probabilità preso dal vero.

San Giorgio, la principessa e il drago1433-1438affresco; 223 x 620 (totale) Verona, Sant’Anastasia, particolare

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Particolare dell’affresco di San

Giorgio. Si può vedere la

principesse che ringrazia il santo.

Il cavallo che si trova dietro di lei è

frutto di diversi bozze realizzate dal

pittore

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Particolare del volto della

principessa rassomigliante a Cecilia Gonzaga e a un suo schizzo

su un foglio di carta.

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Particolare dello sfondo dell’affresco di San Giorgio. Si possono vedere due uomini impiccati. Quindi

Pisanello arricchisce di particolari la propria

opera per renderla più verosimile. È probabile che per rappresentare

questi due uomini avesse assistito a

un’esecuzione infatti vi è anche una bozza su

un foglio di tale scena.

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Particolare dell’affresco che

mette in evidenza il cane da caccia che accompagna San Giorgio. Di questo

disegno è stata trovata anche una bozza preparatoria

.

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Particolare di San Giorgio e la Principessa raffigurante la città con tipiche architetture tardo-gotiche. Il loro svettare

contro il cielo di un blu così intenso da sembrare nero perde immediatamente qualsiasi intento realistico e si trasforma in un armonioso gioco di linee e di colori.

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Il soggetto del dipinto, la miracolosa visione del crocifisso tra le corna di un cervo apparsa all’ufficiale dell’esercito di Traiano, Eustachio durante una battuta di caccia nel bosco, offre a Pisanello l’occasione di impiegare tutte le sue straordinarie capacità di pittore del mondo naturale. Com’era accaduto per il San Giorgio di Verona, Eustachio appare perfettamente abbigliato secondo i dettami della contemporanea moda da caccia.

Visione di sant’Eustachio1435-1440 circatempera su tavola; 65 x 53 Londra, National Gallery

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Particolare della visione di sant’Eustachio in cui è possibile vedere meglio il crocifisso e gli animali della foresta che circondano il santo.

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La Cicogna, messa in relazione da alcuni studiosi con il Sant’Eustachio della National Gallery di Londra, mostra affinità tecniche con i fogli preparatori agli affreschi eseguiti in Sant’Anastasia a Verona.

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All’interno del palazzo Ducale sono stati trovati affreschi attribuiti a Pisanello a cui è stata dedicata anche una stanza. La sala del Pisanello è uno dei gioielli del Palazzo Ducale di Mantova, in quanto il suo contenuto è di sommo interesse, non solo per essere una pagina rara ed importante dell'arte tardogotica, ma anche per i numerosi interrogativi che fino a poco fa circondavano l'opera, l'autore, il committente e l'occultamento del dipinto per quattro secoli.

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La sala del Pisanello ebbe rinomanza europea sin dal momento in cui Antoinio Pisano, iniziò ad affrescarne le pareti. Anzi fu nota subito con il nome del suo autore e non - come accadeva - con quello del contenuto, evento rarissimo, se non unico. Questo privilegio non impedì all'opera di restare nascosta, per quattro secoli, sotto strati di intonaco, deliberatamente stesi per occultarla. Ne scoprì tracce, dopo prolungate ricerche, nel 1979, il Soprintendente Giovanni Paccagnini, ispezionando la soffitta morta della sala.

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la sala del Pisanello

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Pochi decenni or sono, una scoperta imprevista rivelo' in Palazzo Ducale, nella sala detta prima degli Arcieri e poi dei Duchi per un fregio che riporta i ritratti dei Gonzaga, una meravigliosa opera d'arte che non ha uguali in nessun'altra reggia. Si tratta di un grande affresco, certamente ideato dal Pisanello. Parte dell'affresco e' ormai perduta, ma quel che resta ci stupisce ancora. Su tre pareti correva una fascia ispirata ai romanzi cavallereschi bretoni. Due sono i momenti essenziali del racconto: il grande torneo, in cui caoticamente si scontrano opposte schiere accanto alla battaglia affrescata e il baldacchino intatto da cui un gruppo di dame, di squisita eleganza, osserva graziosamente i contendenti.

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Il ciclo del Pisanello è ispirato alle gesta dei cavalieri della Tavola Rotonda alla ricerca del Santo Graal e, in particolare, al torneo del castello di Louverzep, in realtà quello di Mantova di cui possiamo vedere un particolare.

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Particolare di due dame che osservano il combattimento.

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Dei ritratti dipinti da Pisanello durante la sua vita ci restano quelli di Leonello d’Este e della sorella Ginevra d’Este e del re d’Aragona Sigismundo. Oltre a raffigurare animali e piante, sulla scia dei grandi maestri lombardi, Pisanello eseguì vari disegni di nudo, sia tratti da statue antiche, sia ritratti dal vero, come l’allegoria della lussuria o la rappresentazione di uomini nudi.

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La piccola tavola mostra Leonello ritratto a mezzo busto, col capo di profilo rivolto verso destra, sullo sfondo di un roseto. La pettinatura “a cappelliera”, che lascia liberi la fronte e la nuca, e la sontuosa veste rossa con sopraveste in broccato, sono rese con grande minuzia e attenzione ai particolari decorativi, come le grandi perle del bordo. L’identificazione dell’effigiato con il principe di Ferrara Leonello non è mai stata messa in discussione, vista l’evidente somiglianza con le medaglie-ritratto eseguite sempre dal Pisanello.

Ritratto di Leonello d’Este1441tempera su tavola; 28 x 19 Bergamo, Accademia Carrara

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Il dipinto mostra l’effigie di profilo di una giovane dama, identificata con Ginevra d’Este, sorella di Leonello. Sulla manica dell’abito della dama appare infatti l’impresa estense con il vaso biansato con le ancore, mentre il rametto di ginepro appuntato sull’abito è un chiaro richiamo al suo nome. L’identificazione dell’effigiata con Ginevra non è comunque unanimemente accettata, alcuni studiosi hanno infatti riconosciuto nella dama un ritratto di Margherita Gonzaga, figlia di Gianfrancesco e moglie di Leonello d’Este dal 1435 al 1439.

Ginevra d’Este1434tempera su tavola; 43 x 30 Parigi, Louvre

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La presenza della siepe di aquilegie e garofani sullo sfondo, simboli rispettivamente di fertilità, e di amore e matrimonio, e della farfalla, che può assumere la medesima valenza simbolica, ha condotto all’ipotesi che si tratti di un ritratto matrimoniale, eseguito poco prima delle nozze di Ginevra con Sigismondo Malatesta, nel 1434. Ma la valenza simbolica delle aquilegie, interpretabili anche come simbolo di dolore e morte, ha fatto anche ipotizzare una possibile esecuzione del ritratto dopo la tragica morte di Ginevra.

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Ritratto dell’imperatore Sigismundo di

Lussemburgo che incuriosito dalla fama di

Pisanello e affascinato da alcuni suoi quadri decise

di commissionargli quest’opera.

1433Tempera su legno 64x49 cm

conservato al museo Kunsthistorisches di Vienna.

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La lussuria1420-1430 ?penna e inchiostro bruno su carta; 12, 9 x 15,2 Vienna, Albertina Il presente disegno è stato messo in relazione ad alcuni studi di nudi femminili conservati a Rotterdam (Museum Boymans-van Beuningen), vicini ai lavori di Pisanello in San Fermo a Verona. Il foglio viennese, per la raffinata eleganza e la resa dei particolari, è considerato uno dei massimi raggiungimenti dell’arte grafica di Pisanello, in cui l’artista interpreta la naturalità delle forme femminili con un linguaggio saldamente ancorato a stilemi cortesi.

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Questo è uno dei ritratti di nudo eseguiti da Pisanello ispirato a un quadro dell’epoca.

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Come abbiamo già detto Pisanello fu un noto medaglista infatti nelle decine di medaglie di bronzo da lui raffigurate tra il 1431 e il 1450 troviamo una straordinaria galleria di personaggi famosi quali: Cecilia Gonzaga, il padre Francesco Gonzaga, il re di Napoli Alfonso d’Aragona, Lionello d’este e l’imperatore di Costantinopoli Giovanni VIII Palaigol. In ogni medaglia, secondo la tradizione numismatica romana, la faccia principale (detta recto) contiene in bassorilievo il profilo, il nome e le cariche onorifiche del committente, mentre la faccia secondaria (chiamata verso) è solitamente decorata con un bassorilievo di soggetto allegorico contornato dalla firma ( Opus Pisani Pictoris = opera del pittore pisano) e, talvolta anche dalla data.la mano del Pisanello medaglista è sempre inconfondibile, infatti, i suoi profili possiedono la straordinaria capacità di essere netti e dolci nel contempo in quanto riesce a trasferire nel freddo bronzo lo stesso tratto dei suoi disegni più raffinati.

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Lato recto della medaglia commissionata da Cecilia Gonzaga. Il ritratto di questa donna è molto simile a quello di San Giorgio e la Principessa e ad un altro schizzo rappresentato su un foglio di carta.

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Retro della moneta rappresentante Cecilia Gonzaga in compagnia di un unicorno e con una stele su cui sono indicati autore della moneta e anno di composizione.

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Lato recto della medaglia commissionata da Francesco Gonzaga con il suo ritratto di profilo e le cariche scritte attorno al viso.

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Verso della moneta raffigurante Francesco Gonzaga a cavallo con a suo fianco un altro cavaliere. Compare sempre la firma dell’autore.

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Lato recto della medaglia commissionata da Alfonso d’Aragona. La moneta presenta sempre le stesse caratteristiche tipiche della numismatica romana.

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Verso della moneta raffigurante Alfonso d’Aragona a caccia accompagnato dal suo cane. Sopra la sua testa compare quello che probabilmente è il suo motto e cioè cacciatore intrepido. Naturalmente non manca la firma di Pisanello.

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Unico lato conservato della moneta

commissionata da Lionello d’Este che si fa ritrarre questa volta

con il volto verso sinistra a differenza del quadro visto in

precedenza.

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Medaglia rappresentante l’imperatore di Costantinopoli Giovanni VIII

Paleologo con il tipico elmo di

battaglia.

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Come abbiamo già detto prima della realizzazione di una determinata opera Pisanello era solito studiare in particolare la forma dei vari animali o persone presenti.Infatti sono numerosi i suoi disegni relativi ai cavalli, o ad altri animali e quelli preparatori per alcune scene più difficili.

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La maggior parte dei suoi schizzi rinvenuti

rappresentavano cavalli e le sue varie parti del

corpo.

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Questo disegno sembrerebbe essere il disegno preparatorio

della Madonna con bambino e i santi Antonio abate e

Giorgio.Infatti a lato

dell’immagine si possono osservare due

cavalli nella stessa posizione.

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Bozza in cui il pittore ritrae i cavalli per

intero, si può osservare un cavallo simile nel quadro di San Giorgio e la principessa

.

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Bozza di un volto di cavallo in

posizione diversa dai tre disegni

precedenti quindi è possibile

vedere quante prove abbia fatto

prima di dipingere su tela.

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Bellissimo ritratto di un cavallo in una posizione ancora

diversa dalla precedente e sembra la bozza del cavallo

disegnato nella visione di sant’

Eustachio.

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Pisanello ha compiuto lo studio di altri animali

come il cane, le scimmie le mucche i e il cigno.

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Studio di una scimmia nelle

sue varie posizioni, infatti

Pisanello andava alla ricerca di

particolari.

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Disegno di tre mucche viste da varie angolature.

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Bellissimo disegno

raffigurante un cane. Questa bozza

probabilmente si riferisce a

San Giorgio e la Principessa.

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Oltre che allo studio degli

animali, per la rappresentazione

dei suoi quadri più difficili, Pisanello si

è concentrato anche sullo studio del corpo umano.

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Preparazione al battista in cui

Pisanello rappresenta la

scena principale e cioè quando il

santo viene ucciso per mano di un

altro uomo.

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Ritratto di Cecilia Gonzaga, usato molto

probabilmente anche per il volto della Principessa

dell’affresco di san Giorgio.

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Gentile da Fabriano nacque a Fabriano nel 1370 circa. Rappresentate del gotico internazionale, pittore di ricca cultura, prevalentemente fiamminga e lombarda. Le sue prime opere, tra le quali il Polittico di Valle Romita, presentano i caratteri tipici della sua pittura: ricchi panneggi, linearità dei contorni, fastosità dei costumi, tutti elementi tipici del gotico intenazionale. Il primo sicuro dato cronologico risale al 1408 quando il pittore si trovava a Venezia, dove eseguì un affresco in palazzo ducale poi andato perduto. Dal 1414 al 1419 fu a Brescia, poi probabilmente a Fabriano e a Siena; a Firenze nel 1422 eseguì per la cappella di Palla Strozzi in Santa Trinita la famosa Adorazione dei Magi che ora si trova aglii Uffizi di Firenze. Questo dipinto ci è giunto integro nella sua cornice intagliata e dipinta in oro, i personaggi della scena, che indossano ricchi costumi, sono immersi in una atmosfera fiabesca quasi irreale unita però ad un'attenta descrizione veristica di piante e fiori. Nel 1425 dipinse, sempre a Firenze, il Polittico Quaratesi oggi smembrato fra Londra, Firenze, Vaticano e Washington; nello stesso anno l’artista fu a Siena, poi a Orvieto dove eseguì gli affreschi nel duomo. Nel 1427 si trova a Roma, dove iniziò nella basilica di S. Giovanni in Laterano un ciclo di affreschi, che poi furono distrutti con il rifacimento secentesco della chiesa. Morì a Roma nel 1427.

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•Libro di testo itinerario nell’arte.

•Sito internet www. Artonline.it

•Enciclopedia cartacea De Agostini

•Siti internet dei vari musei di Londra, Vienna e Parigi.

•Altri libri d’arte vari.

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