Antonio Gramsci

download Antonio Gramsci

of 39

Transcript of Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

1

Antonio GramsciParlamento italiano Camera dei deputati on. Antonio Gramsci

Luogo nascita Data nascita Luogo morte Data morte Professione Partito Legislatura

Ales 22 gennaio 1891 Roma 27 aprile 1937 Politico PCd'I 1924-1926

Non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione [...] vorreiconsolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita cos, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignit di uomini (Antonio Gramsci, lettera alla madre, 10 maggio 1928)

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 Roma, 27 aprile 1937) stato un politico, filosofo, giornalista e critico letterario italiano. Tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia (1921), fu incarcerato dal regime fascista di Mussolini dal 1926 al 1934, quando fu posto in libert condizionata in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute e ricoverato in clinica, dove pass gli ultimi due anni della sua vita. I suoi scritti nei quali studi e analizz la struttura culturale e politica della societ sono considerati tra i pi originali della tradizione filosofica marxista. Uno dei suoi contributi principali fu il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la societ, con l'obiettivo di saldare e gestire il proprio potere intorno a un senso comune condiviso.

Antonio Gramsci

2

BiografiaIn SardegnaAntonio Gramsci nacque ad Ales, nei pressi di Oristano,[1] da Francesco Gramsci (1860-1937) e Giuseppina Marcias (1861-1932).[2] Francesco, originario di Gaeta, di famiglia medio-borghese, era studente in legge quando mor suo padre, colonnello dei carabinieri; dovendo trovare subito un lavoro, nel 1881 part per la Sardegna per impiegarsi nell'Ufficio del registro di Ghilarza. In questo paese, che allora contava circa 2.200 abitanti, conobbe Peppina, figlia di un esattore delle imposte e proprietario di alcune terre; malgrado l'opposizione dei genitori, rimasti in Campania, che consideravano i Marcias una famiglia di rango inferiore alla propria,[3] la spos nel 1883. Dal matrimonio nascer Gennaro, nel 1884, e dopo che l'ufficio fu trasferito da Ghilarza ad Ales, Grazietta nel 1887, Emma nel 1889 e, il 22 gennaio 1891, Antonio, battezzato il 29 gennaio. L'anno dopo la famiglia si trasfer a Sorgono, il paese di cui la madre era originaria, e qui nacquero gli altri figli, Mario nel 1893, Teresina nel 1895 e Carlo nel 1897. Antonio, a due anni, si ammal del morbo di Pott, una tubercolosi ossea che in pochi anni gli deform la colonna vertebrale e gli imped una normale crescita: adulto, Gramsci non superer il metro e mezzo di altezza; i genitori pensavano che la sua deformit fosse la conseguenza di una caduta e anche Antonio rimase convinto di quella spiegazione. Ebbe sempre una salute delicata: a quattro anni, soffrendo di emorragie e convulsioni, fu dato per spacciato dai medici, tanto che la madre compr la bara e il vestito per la sepoltura.[4] Arrestato il 9 agosto 1898 con l'accusa di peculato, concussione e falsit in atti, il padre Francesco venne condannato il 27 ottobre 1900 al minimo della pena con l'attenuante del lieve valore: 5 anni, 8 mesi e 22 giorni di carcere, da scontare a Gaeta; priva del sostegno dello stipendio del padre, per la famiglia Gramsci furono anni di estrema miseria che la madre affront vendendo la sua parte di eredit, tenendo a pensione il veterinario del paese e guadagnando qualche soldo cucendo camicie.[5] Proprio per le sue delicate condizioni di salute Antonio cominci a frequentare la scuola elementare soltanto a sette anni: la concluse nel 1903 con il massimo dei voti, ma la situazione familiare non gli permise di iscriversi al ginnasio. Gi dall'estate precedente aveva iniziato a dare il suo contributo all'economia domestica lavorando 10 ore al giorno nell'Ufficio del catasto di Ghilarza per 9 lire al mese - l'equivalente di un chilo di pane al giorno smuovendo registri che pesavano pi di me e molte notti piangevo di nascosto perch mi doleva tutto il corpo.[6]

Antonio Gramsci

3 Il 31 gennaio 1904 Francesco Gramsci, grazie a un'amnistia, anticip di tre mesi la fine della sua pena: inizialmente guadagn qualcosa come segretario in un'assicurazione agricola, poi, riabilitato, fece il patrocinante in conciliatura e infine fu riassunto come scrivano nel vecchio Ufficio del catasto, dove lavor per il resto della sua vita. Cos, pur affrontando gli abituali sacrifici, i genitori poterono iscrivere il quindicenne Antonio nel Ginnasio comunale di Santu Lussurgiu, a 18 chilometri da Ghilarza, un piccolo ginnasio in cui tre sedicenti professori sbrigavano, con molta faccia tosta, tutto l'insegnamento delle cinque classi.[7] Con tale preparazione un poco avventurosa riusc tuttavia a prendere la licenza ginnasiale a Oristano nell'estate del 1908 e a iscriversi al Liceo Dettori di Cagliari, stando a pensione, prima in un appartamento in via Principe Amedeo 24 poi, l'anno dopo, in corso Vittorio Emanuele 149, insieme con il fratello Gennaro il quale, terminato il servizio di leva a Torino, lavorava per cento lire al mese in una fabbrica di ghiaccio del capoluogo sardo.

Antonio Gramsci nel 1906

La modesta preparazione ricevuta nel ginnasio si fece sentire, perch inizialmente Gramsci nelle diverse materie ottenne appena la sufficienza, ma riusc a recuperare in fretta: del resto, leggere e studiare era il suo impegno costante. Non si concedeva distrazioni, non soltanto perch avrebbe potuto permettersele solo con grandi sacrifici, ma anche perch l'unico vestito che possedeva, per lo pi liso, non lo incoraggiava a frequentare n gli amici n i locali pubblici.[8] Il fratello Gennaro, che era tornato in Sardegna militante socialista, ai primi del 1911 divenne cassiere della Camera del lavoro e segretario della sezione socialista di Cagliari: Una grande quantit di materiale propagandistico, libri, giornali, opuscoli, finiva a casa. Nino, che il pi delle volte passava le sere chiuso in casa senza neanche un'uscita di pochi momenti, ci metteva poco a leggere quei libri e quei giornali[9] Leggeva anche i romanzi popolari di Carolina Invernizio, di Anton Giulio Barrili e quelli di Grazia Deledda, ma questi ultimi non li apprezzava, considerando folkloristica la visione che della Sardegna aveva la scrittrice sarda; leggeva Il Marzocco e La Voce di Giuseppe Prezzolini, Papini, Emilio Cecchi ma in cima alle sue raccomandazioni, quando mi chiedeva di ritagliare gli articoli e di custodirli nella cartella, stavano sempre Croce e Salvemini.[10] Alla fine della seconda classe liceale, alla cattedra di lettere italiane del Liceo sal il professor Raffa Garzia, radicale e anticlericale, direttore de L'Unione Sarda, quotidiano legato alle istanze sardiste rappresentate, in Parlamento da Francesco Cocco-Ortu, allora impegnato in una dura opposizione al ministero di Luigi Luzzatti. Gramsci instaur con il Garzia un buon rapporto, che andava oltre il naturale discepolato: invitato ogni tanto a visitare la redazione del giornale, ricevette nell'estate del 1910 la tessera di giornalista, con l'invito a inviare tutte le notizie di pubblico interesse: e il 25 luglio Gramsci ebbe la soddisfazione di vedersi stampato il suo primo scritto pubblico, venticinque righe di cronaca ironica su un fatto avvenuto nel paese di Aidomaggiore.[11] In un tema dell'ultimo anno di liceo che ci conservato, Gramsci scriveva, tra l'altro, che Le guerre sono fatte per il commercio, non per la civilt [...] la Rivoluzione francese ha abbattuto molti privilegi, ha sollevato molti oppressi; ma non ha fatto che sostituire una classe all'altra nel dominio. Per ha lasciato un grande ammaestramento: che i privilegi e le differenze sociali, essendo prodotto della societ e non della natura, possono essere sorpassate.[12] La sua concezione socialista, qui chiaramente espressa, va unita, in questo periodo, all'adesione all'indipendentismo sardo, in una sorta di socialsardismo, nel quale egli esprimeva, insieme con la denuncia delle condizioni di arretratezza dell'isola e delle disuguaglianze sociali, l'ostilit verso le classi privilegiate del continente, fra i quali venivano compresi, secondo una polemica mentalit di origine contadina, gli stessi operai, concepiti come una corporazione elitaria fra i lavoratori salariati.

Antonio Gramsci Tra poco, Gramsci conoscer da vicino la realt operaia di una grande citt del Nord: nell'estate del 1911 il conseguimento della licenza liceale con una votazione molto buona - tutti otto e un nove in italiano - gli prospetta la possibilit di continuare gli studi all'Universit. Nell'autunno del 1911 il Collegio Carlo Alberto di Torino band un concorso, riservato a tutti gli studenti poveri licenziati dai licei del Regno, offrendo 39 borse di studio, ciascuna equivalente a 70 lire al mese per 10 mesi, per poter frequentare l'Universit di Torino: Gramsci fu uno dei due studenti di Cagliari ammessi a sostenere gli esami a Torino.

4

Studente a TorinoPartii per Torino come se fossi in stato di sonnambulismo. Avevo 55 lire in tasca; avevo speso 45 lire per il viaggio in terza classe delle 100 avute da casa. Il 27 ottobre 1911 conclude gli esami: li supera classificandosi nono; al secondo posto uno studente genovese venuto da Sassari, Palmiro Togliatti. Si iscrive alla Facolt di Lettere ma le 70 lire al mese non bastano nemmeno per le spese di prima necessit: oltre alle tasse universitarie, deve pagare 25 lire al mese per l'affitto della stanza di Torino, il loggiato dell'Universit Lungo Dora Firenze 57, nel popolare quartiere di Porta Palazzo, e il costo della luce, delle pulizia della biancheria, della carta e dell'inchiostro, e ci sono i pasti - non meno di due lire alla pi modesta trattoria - e la legna e il carbone per il riscaldamento: privo anche di un cappotto, la preoccupazione del freddo non mi permette di studiare, perch o passeggio nella camera per scaldarmi i piedi oppure devo stare imbacuccato perch non riesco a sostenere la prima gelata;[13] Sono frequenti le richieste di denaro alla famiglia che per, da parte sua, non se la passava di certo molto meglio. L'Universit di Torino vantava professori di alto livello e di diversa formazione: Luigi Einaudi, Francesco Ruffini, Vincenzo Manzini, Pietro Toesca, Achille Loria, Gioele Solari e poi il giovane glottologo Matteo Bartoli,[14] che si leg di amicizia con Gramsci, come fece anche l'incaricato di letteratura italiana Umberto Cosmo, contro il quale, nel 1920, indirizz per un articolo violentemente polemico. Anni dopo, durante la dura esperienza in carcere, continu comunque a ricordarlo con simpatia - serbo del Cosmo un ricordo pieno di affetto e direi di venerazione [...] era e credo sia tuttora di una grande sincerit e dirittura morale con molte striature di quella ingenuit nativa che propria dei grandi eruditi e studiosi[15] - ricordando anche che, con questi e con molti altri intellettuali dei primi quindici anni del secolo, malgrado divergenze di varia natura, egli avesse questo in comune: partecipavamo in tutto o in parte al movimento di riforma morale e intellettuale promosso in Italia da Benedetto Croce, il cui primo punto era questo, che l'uomo moderno pu e deve vivere senza religione rivelata o positiva o mitologica o come altro si vuol dire. Questo punto anche oggi mi pare il maggior contributo alla cultura mondiale che abbiano dato gli intellettuali moderni italiani.[16]

Antonio Gramsci

5

a casa per le elezioni politiche del 26 ottobre 1913, nell'Italia a quel tempo in guerra contro l'Impero Ottomano per la conquista della Libia; votano, per la prima volta, anche gli analfabeti, ma la corruzione e le intimidazioni sono le stesse delle elezioni precedenti. Il timore che l'allargamento della base elettorale favorisse i socialisti port al blocco delle candidature di tutte le forze politiche contro i candidati socialisti, indicati come il comune nemico da battere. In questo obbiettivo, sardisti e continentali si trovarono d'accordo e deposero le vecchie polemiche. Gramsci scrisse di quest'esperienza elettorale al compagno di studi Angelo Tasca, giovane dirigente socialista torinese, il quale afferm Gramsci era stato molto colpito dalla trasformazione prodotta in quell'ambiente dalla partecipazione delle masse contadine alle elezioni, bench non sapessero e non potessero ancora servirsi per conto loro della nuova arma. Fu questo spettacolo, e la meditazione su di esso, che fece definitivamente di Gramsci un socialista.[17]

Angelo Tasca

Torn a Torino ai primi di novembre del 1913, andando ad affittare una stanza all'ultimo piano del palazzo di via San Massimo 14, oggi Monumento nazionale; dovrebbe datarsi a questo periodo la sua iscrizione al Partito socialista. Si trov in ritardo con gli esami, con il rischio di perdere il contributo della borsa di studio, a causa di una forma di anemia cerebrale che mi toglie la memoria, che mi devasta il cervello, che mi fa impazzire ora per ora, senza che mi riesca di trovare requie n passeggiando, n disteso sul letto, n disteso per terra a rotolarmi in certi momenti come un furibondo. Riconosciuto afflitto da grave nevrosi gli fu concesso di recuperare gli esami nella sessione di primavera.[18] Prese anche lezioni private di filosofia dal professore Annibale Pastore, il quale scrisse poi che il suo orientamento era originalmente crociano ma gi mordeva il freno e non sapeva ancora come e perch staccarsi [...] voleva rendersi conto del processo formativo della cultura agli scopi della rivoluzione [...] come fa il pensare a far agire [...] come le idee diventano forze pratiche. Gramsci stesso scriver di aver sentito anche la necessit di superare un modo di vivere e di pensare arretrato, come quello che era proprio di un sardo del principio del secolo, per appropriarsi un modo di vivere e di pensare non pi regionale e da villaggio, ma nazionale ma anche di provocare nella classe operaia il superamento di quel provincialismo alla rovescia della palla di piombo [come il Sud Italia era generalmente considerato nel Nord] che aveva le sue profonde radici nella tradizione riformistica e corporativa del movimento socialista.[19] L'iscrizione al partito gli permise di superare in parte un lungo periodo di solitudine: ora frequentava i giovani compagni di partito, fra i quali erano Tasca, Togliatti, Terracini: uscivamo spesso dalle riunioni di partito [...] mentre gli ultimi nottambuli si fermavano a sogguardarci [...] continuavamo le nostre discussioni, intramezzandole di propositi feroci, di scroscianti risate, di galoppate nel regno dell'impossibile e del sogno.[20] Nell'Italia che ha dichiarato la propria neutralit nella Prima guerra mondiale in corso - neutralit affermata anche dal Partito socialista - scrive per la prima volta sul settimanale socialista torinese Il Grido del popolo, il 31 ottobre 1914, l'articolo Neutralit attiva e operante in risposta a quello apparso il 18 ottobre sull'Avanti! di Mussolini Dalla neutralit assoluta alla neutralit attiva e operante,[21] senza per poter comprendere quale svolta politica stesse preparando l'allora importante e popolare esponente socialista. Sostenne il 13 aprile 1915 quello che sar, senza che lo sapesse ancora, il suo ultimo esame all'Universit; il suo impegno politico si fece crescente con l'entrata in guerra dell'Italia e con il suo ingresso nella redazione torinese dell'Avanti!.

Antonio Gramsci

6

L'attivit giornalistica: il critico teatraleDal 1916 gran parte della giornata di Gramsci trascorse all'ultimo piano nel palazzo dell'Alleanza Cooperativa Torinese al numero 12 di corso Siccardi (oggi Galileo Ferraris), dove, in tre stanze, erano situate la sezione giovanile del partito socialista e le redazioni del Grido del popolo e del foglio piemontese dell'Avanti!, che comprendeva la rubrica della cronaca torinese, Sotto la Mole; in entrambi i giornali Gramsci pubblicava di tutto, dai commenti sulla situazione interna ed estera agli interventi sulla vita di partito, dagli articoli di polemica politica alle note di costume, dalle recensioni dei libri alla critica teatrale. Dir pi tardi di aver scritto in dieci anni di giornalismo, tante righe da poter costituire quindici o venti volumi di quattrocento pagine, ma esse erano scritte alla giornata e dovevano morire dopo la giornata [22] e di aver contribuito molto prima di Adriano Tilgher a rendere popolare il teatro di Pirandello: ho scritto sul Pirandello, dal 1915 al 1920, tanto da mettere insieme un volumetto di duecento pagine e allora le mie affermazioni erano originali e senza esempio: il Pirandello era o sopportato amabilmente o apertamente deriso.[23] Della commedia di Pirandello Pensaci, Giacomino! scrisse che tutto uno sfogo di virtuosismo, di abilit letteraria, di luccichii discorsivi.[24] I tre atti corrono su un solo binario. I personaggi sono oggetto di fotografia piuttosto che di approfondimento psicologico: sono ritratti nella loro esteriorit pi che in una intima ricreazione del loro essere morale. questa del resto la caratteristica dell'arte di Luigi Pirandello, che coglie della vita la smorfia, pi che il sorriso, il ridicolo, pi che il comico: che osserva la vita con l'occhio fisico del letterato, pi che con l'occhio simpatico dell'uomo artista e la deforma per un'abitudine ironica che l'abitudine professionale pi che visione sincera e spontanea, mentre consider Liol[25] il prodotto migliore dell'energia letteraria di Luigi Pirandello. In esso il Pirandello riuscito a spogliarsi delle sue abitudini retoriche. Il Pirandello un umorista per partito preso [...] troppo spesso la prima intuizione dei suoi lavori viene a sommergersi in una palude retorica di una moralit inconsciamente predicatoria, e di molta verbosit inutile. Il fu Mattia Pascal, secondo Gramsci, una sorta di prima stesura del Liol che, liberato dalla zavorra moralistica del romanzo, si rinnovato diventando una pura rappresentazione, una farsa che si riattacca ai drammi satireschi della Grecia antica, e che ha il suo corrispondente pittorico nell'arte figurativa vascolare [...] una vita ingenua, rudemente sincera [...] una efflorescenza di paganesimo naturalistico, per il quale la vita, tutta la vita bella, il lavoro un'opera lieta, e la fecondit irresistibile prorompe da tutta la materia organica.Luigi Pirandello

Severo fu invece il giudizio sul Cos (se vi pare):[26] dalla tesi - pseudologistica - che la verit in s non esista, Pirandello non ha saputo trarre dramma [...] e neppure motivo a rappresentazione viva e artistica di caratteri, di persone vive che abbiano un significato fantastico, se non logico. I tre atti di Pirandello sono un semplice fatto di letteratura [...] puro e semplice aggregato di parole che non creano n una verit n un'immagine [...] il vero dramma l'autore l'ha solo adombrato, l'ha accennato: nei due pseudopazzi che non rappresentano per la loro vera vita, l'intima necessit dei loro atteggiamenti esteriori, ma sono presentati come pedine della dimostrazione logica.

Antonio Gramsci

7

La Rivoluzione russaSu richiesta di alcuni giovani compagni, scrisse da solo il numero unico del giornale dei giovani socialisti La Citt futura, uscito l'11 febbraio 1917. Qui mostra la sua intransigenza politica, la sua ironia, anche contro i socialisti riformisti, il fastidio verso ogni espressione retorica ma anche la sua formazione idealistica, i suoi debiti culturali nei confronti di Croce, superiori perfino a quelli dovuti a Marx: in quel tempo - scriver - il concetto di unit di teoria e pratica, di filosofia e politica, non era chiaro in me e io ero tendenzialmente crociano. Nel marzo 1917 lo zar di Russia facilmente rovesciato da pochi giorni di manifestazioni popolari, per lo pi spontanee, che chiedono pane e la fine dell'autocrazia: viene instaurato un moderato governo liberale e, insieme, si ricostituiscono i Soviet, forme di rappresentanza su base popolare, controllati dai partiti socialisti, gi creati nella precedente Rivoluzione russa del 1905; le notizie giungono in Italia parziali e confuse: i quotidiani borghesi sostengono che si tratta dell'avviamento di un processo di democratizzazione in Russia, sull'esempio della grande Rivoluzione francese, mentre Gramsci convinto che la rivoluzione russa [...] un atto proletario ed essa naturalmente deve sfociare nel regime socialista [...] i rivoluzionari socialisti non possono essere giacobini:[27] essi in Russia hanno solo attualmente il compito di controllare che gli organismi borghesi [...] non facciano essi del giacobinismo. Con il ritorno in Russia di Lenin, che pone subito il problema della pace immediata e della consegna del potere ai Soviet, la lotta politica si radicalizza. Gramsci convinto che Lenin abbia suscitato energie che pi non morranno. Egli e i suoi compagni bolscevichi sono persuasi che sia possibile in ogni momento Lenin realizzare il socialismo. Gramsci nega esplicitamente la necessit dell'esistenza di condizioni obbiettive affinch una rivoluzione trionfi, quando scrive che i bolscevichi sono nutriti di pensiero marxista. Sono rivoluzionari, non evoluzionisti. E il pensiero rivoluzionario nega il tempo come fattore di progresso. Nega che tutte le esperienze intermedie tra la concezione del socialismo e la sua realizzazione debbano avere nel tempo e nello spazio una riprova assoluta e integrale.[28] l'anticipazione dell'articolo, pi famoso, che scriver subito dopo la notizia del successo della Rivoluzione d'ottobre. Anche in Italia la guerra interminabile, costata gi centinaia di migliaia di morti e di mutilati, la penuria dei generi alimentari, la sconfitta di Caporetto e la stessa eco provocata dalla rivoluzione russa portarono a insofferenze che a Torino sfociarono, il 23 agosto 1917, in un'autentica sommossa spontanea duramente repressa dal governo: oltre 50 morti, pi di duecento feriti, la citt dichiarata zona di guerra con la conseguente applicazione della legge marziale, arresti a catena che colpirono non solo i diretti responsabili ma, indiscriminatamente, anche gli elementi politici d'opposizione e segnatamente l'intero nucleo della sezione socialista, con l'accusa di istigazione alla rivoluzione. In conseguenza dell'emergenza venutasi a creare, la direzione della Sezione socialista torinese venne assunta da un comitato di dodici persone, del quale fece parte anche Gramsci, il quale rimane l'unico redattore de Il Grido del popolo che cesser le pubblicazioni il 19 ottobre 1918. I bolscevichi avevano preso il potere in Russia il 7 novembre 1917 ma per settimane in Europa giunsero solo notizie confuse, finch il 24 novembre l'edizione nazionale dell'Avanti! usc con un editoriale dal titolo La rivoluzione contro il Capitale, firmato da Gramsci:[29] La rivoluzione dei bolscevichi materiata di ideologia pi che di fatti [...] essa la rivoluzione contro il Capitale di Carlo Marx. Il Capitale di Marx era, in Russia, il libro dei borghesi, pi che dei proletari. Era la dimostrazione critica della fatale necessit che in Russia si formasse una borghesia, si iniziasse un'era capitalistica, si instaurasse una civilt di tipo occidentale prima che il proletariato potesse neppure pensare alla sua riscossa, alle sue rivendicazioni

Antonio Gramsci di classe, alla sua rivoluzione. I fatti hanno superato le ideologie. I fatti hanno fatto scoppiare gli schemi critici entro i quali la storia della Russia avrebbe dovuto svolgersi secondo i canoni del materialismo storico [...] se i bolscevichi rinnegano alcune affermazioni del Capitale, non ne rinnegano il pensiero immanente, vivificatore. Essi non sono marxisti, ecco tutto; non hanno compilato sulle opere del Maestro una dottrina esteriore di affermazioni dogmatiche e indiscutibili. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, che la continuazione del pensiero idealistico italiano e tedesco, che in Marx si era contaminato di incrostazioni positivistiche e naturalistiche. In realt Marx, almeno negli ultimi anni, non aveva escluso che un paese arretrato potesse giungere al socialismo saltando fasi di sviluppo capitalistico:[30] ma qui interessa rilevare tanto la visione di Gramsci ancora idealistica, volontaristica, dell'azione politica, quanto la critica che di fatto Gramsci rivolgeva ai dirigenti socialisti europei, e italiani in particolare, di concepire lo sviluppo storico in modo meccanicistico. Finita la guerra e usciti dal carcere i dirigenti torinesi del partito, dal 5 dicembre 1918 Gramsci lavor unicamente all'edizione piemontese dell'Avanti!, che allora si stampava in via Arcivescovado 3, insieme con alcuni giovani colleghi: Giuseppe Amoretti, Alfonso Leonetti, Mario Montagnana, Felice Platone; ma egli e altri giovani socialisti torinesi, come Tasca, Togliatti e Terracini, intendevano ormai esprimere, dopo l'esperienza della rivoluzione russa, esigenze nuove nell'attivit politica, che non sentivano rappresentate dalla Direzione nazionale del partito: L'unico sentimento che ci unisse, in quelle nostre riunioni, era quello suscitato da una vaga passione di una vaga cultura proletaria; volevamo fare, fare, fare; ci sentivamo angustiati, senza un orientamento, tuffati nell'ardente vita di quei mesi dopo l'armistizio, quando pareva immediato il cataclisma della societ italiana.[31] Il 1 maggio 1919 usc il primo numero dell'Ordine nuovo con Gramsci segretario di redazione e animatore della rivista.

8

L'Ordine NuovoLa rivista ebbe un avvio incerto: all'inizio il programma fu l'assenza di un programma concreto, per una vana e vaga aspirazione ai problemi concreti [...] nessuna idea centrale, nessuna organizzazione intima del materiale letterario pubblicato Tasca intendeva farne una pubblicazione culturale: per "cultura" intendeva "ricordare", non intendeva "pensare", e intendeva "ricordare" cose fruste, cose logore, la paccottiglia del pensiero operaio [...] fu una rassegna di cultura astratta, di informazione astratta, con la tendenza a pubblicare novelline orripilanti e xilografie bene intenzionate; ecco cosa fu l'Ordine Nuovo nei suoi primi numeri [...].[32] Gramsci intendeva invece definirlo su posizioni nettamente operaistiche, ponendo all'ordine del giorno la necessit d'introdurre nelle fabbriche italiane nuove forme di potere operaio, i Consigli di fabbrica, sull'esempio dei Soviet russi: Ordimmo, io e Togliatti, un colpo di Stato redazionale; il problema delle commissioni interne fu impostato esplicitamente nel n. 7 della rassegna [...] il problema dello sviluppo della commissione interna divenne problema centrale, divenne Il primo numero dell'Ordine Nuovo l'idea dell'Ordine Nuovo; era esso posto come problema fondamentale della rivoluzione operaia, era il problema della "libert" proletaria. L'Ordine Nuovo divenne, per noi e per quanti ci seguivano, "il giornale dei Consigli di fabbrica"; gli operai amarono l'Ordine Nuovo [...] perch negli articoli del giornale ritrovavano una parte di se stessi, la parte migliore di se stessi; perch sentivano gli articoli dell'Ordine Nuovo pervasi dallo stesso loro spirito di ricerca interiore: "Come possiamo diventar liberi? Come possiamo diventare noi stessi?". Perch gli articoli dell'Ordine Nuovo non erano fredde architetture intellettuali, ma sgorgavano dalla discussione nostra con gli operai migliori, elaboravano sentimenti, volont, passioni reali.[32]

Antonio Gramsci Diversamente dalle Commissioni interne, gi esistenti all'interno dalle fabbriche, che venivano elette soltanto dagli operai iscritti ai diversi sindacati, i Consigli dovevano essere eletti indistintamente da tutti gli operai e avrebbero dovuto, nel progetto degli ordinovisti, non tanto occuparsi dei consueti problemi sindacali, ma porsi problemi politici, fino al problema della stessa organizzazione, della gestione operaia della fabbrica, sostituendosi al capitalista: nel settembre 1919, alla FIAT furono eletti i primi Consigli. La Confindustria, nella sua Conferenza nazionale del marzo 1920, espresse chiaramente la necessit che la borghesia del lavoro attinga in se stessa [...] il mezzo per un'energica azione contro deviazioni e illusioni.[33] e il 20 marzo i tre maggiori industriali torinesi, Olivetti, De Benedetti e Agnelli fecero presente al prefetto Taddei la loro volont di ricorrere all'arma della serrata delle fabbriche contro l'indisciplina e le continue esorbitanti pretese degli operai.[34] Cos quando in occasione di una controversia sindacale nelle Industrie Metallurgiche tre membri delle commissioni interne furono licenziati e gli operai protestarono con lo sciopero, l'Associazione degli industriali metalmeccanici rispose il 29 marzo con la serrata di tutte le fabbriche torinesi. La lotta si estese fino allo sciopero generale proclamato a Torino il 15 aprile e in alcune province piemontesi, mentre il governo presidiava il capoluogo con migliaia di soldati. I tentativi degli ordinovisti di allargare la protesta, se non in tutta l'Italia, almeno nei maggiori centri industriali del paese, fall e alla fine d'aprile gli operai furono costretti a riprendere il lavoro senza avere ottenuto nulla. Lo sciopero fall per la resistenza degli industriali ma anche per l'isolamento in cui la Camera del Lavoro, controllata dai socialisti riformisti, contrari alla costituzione dei Consigli operai, e lo stesso Partito socialista lasciarono i lavoratori torinesi; l'8 maggio Gramsci pubblic sull'Ordine Nuovo una sua relazione,[35] approvata dalla Federazione torinese, che denunciava l'inefficienza e l'inerzia del Partito. Dopo aver sostenuto che era matura la trasformazione dell'ordine attuale di produzione e di distribuzione in un nuovo ordine che desse alla classe degli operai industriali e agricoli il potere di iniziativa nella produzione, alla quale si opponevano gli industriali e i proprietari terrieri, appoggiati dallo Stato, Gramsci rilevava che le forze operaie e contadine mancano di coordinamento e di concentrazione rivoluzionaria perch gli organismi direttivi del Partito socialista hanno rivelato di non comprendere assolutamente nulla della fase di sviluppo che la storia nazionale e internazionale attraversa nell'attuale periodo [...] il Partito socialista assiste da spettatore allo svolgersi degli eventi, non ha mai un'opinione sua da esprimere [...] non lancia parole d'ordine che possano essere raccolte dalle masse, dare un indirizzo generale, unificare e concentrare l'azione rivoluzionaria [...] il Partito socialista rimasto, anche dopo il Congresso di Bologna,[36] un mero partito parlamentare, che si mantiene immobile entro i limiti angusti della democrazia borghese [...]. Rilev la mancanza di omogeneit la composizione del partito, nei quali continuavano a essere presenti riformisti e opportunisti, contrari agli indirizzi della III Internazionale. Non solo: mentre la maggioranza rivoluzionaria del partito non ha avuto una espressione del suo pensiero e un esecutore della sua volont nella direzione e nel giornale, gli elementi opportunisti invece si sono fortemente organizzati e hanno sfruttato il prestigio e l'autorit del Partito per consolidare le loro posizioni parlamentari e sindacali [...] se il Partito non realizza l'unit e la simultaneit degli sforzi, se il Partito si rivela un mero organismo burocratico, senza anima e senza volont, la classe operaia istintivamente tende a costituirsi un altro partito e si sposta verso tendenze anarchiche [...]. Il Partito socialista non svolge alcuna funzione di educazione e di spiegazione di quanto sta avvenendo nella scena internazionale, dalla quale esso assente, non partecipando nemmeno alle riunioni dell'Internazionale comunista, le cui tesi non sono riportate nell'Avanti!. Analogamente, le edizioni socialiste non stampano le pubblicazioni comuniste: valga per tutte il volume di Lenin Stato e rivoluzione. Occorre pertanto, secondo Gramsci, che il Partito socialista acquisti una sua figura precisa e distinta: da partito parlamentare piccolo borghese deve diventare il partito del proletariato rivoluzionario che lotta per l'avvenire della societ comunista [...] i non comunisti rivoluzionari devono essere eliminati dal Partito [...] ogni avvenimento della vita proletaria nazionale e internazionale deve essere immediatamente commentata [...] per trarne argomenti di propaganda comunista e di

9

Antonio Gramsci educazione delle coscienze rivoluzionarie [...] le sezioni devono promuovere in tutte le fabbriche, nei sindacati, nelle cooperative, nelle caserme la costituzione di gruppi comunisti [...] l'esistenza di un Partito comunista coeso e fortemente disciplinato [...] la condizione fondamentale e indispensabile per tentare qualsiasi esperimento di Soviet [...] il Partito deve lanciare un manifesto nel quale la conquista rivoluzionaria del potere politico sia posta in modo esplicito [...].

10

L'occupazione delle fabbricheLa risoluzione dell'Internazionale comunista che chiedeva ai partiti socialisti l'allontanamento dei riformisti, venne disattesa dal Partito Socialista Italiano. Infatti, a dispetto dell'approvazione e dell'avallo ottenuto dagli ordinovisti da parte di Lenin nel corso del II Congresso dell'Internazionale,[37] alla quale il PSI aveva aderito con il congresso di Bologna tenuto nell'ottobre del 1919, i vecchi dirigenti del partito erano riluttanti di fronte alla svolta politica e sociale realizzatasi nel dopoguerra. In Italia, la rivendicazioni salariali, rese necessarie dall'elevato indice d'inflazione, non trovavano accoglienza presso gli industriali. Il 30 agosto 1920, a Milano, a seguito della serrata dell'Alfa Romeo, 300 fabbriche furono occupate dagli operai: la FIOM appoggi l'iniziativa, ordinando l'occupazione di tutte le fabbriche metalmeccaniche d'Italia, con la speranza che una tale, estrema iniziativa provocasse l'intervento del governo a favore di una soluzione delle trattative. All'inizio di settembre tutte le maggiori fabbriche d'Italia erano occupate da mezzo milione di operai, parte dei quali armati, sia pure in modo rudimentale; alla FIAT di Torino, tuttavia, ci fu una novit: dell'ufficio di Giovanni Agnelli prese possesso l'operaio comunista Giovanni Parodi e i Consigli di fabbrica decisero di continuare la produzione, per dimostrare che una grande fabbrica poteva funzionare anche in assenza del proprietario. Di fronte alla neutralit del governo Giolitti e alla decisione della Giovanni Giolitti Confindustria di non cedere, il 10 settembre, nell'assemblea milanese che vide riuniti i dirigenti del Partito socialista e della Camera del Lavoro, questi ultimi si dimisero lasciando la gestione della difficile situazione al Partito, che tuttavia non aveva alcuna intenzione di prolungare l'agitazione: la proposta estrema dell'allargamento delle occupazioni a tutte le fabbriche del paese e alle campagne fu respinta dalla maggioranza dei rappresentanti. Un accordo salariale raggiunto con la mediazione di Giolitti pose termine, alla fine di settembre, alle occupazioni delle fabbriche. Quell'esperienza dimostr tanto la mancanza di una strategia dei dirigenti socialisti quanto l'impreparazione degli stessi operai a iniziative rivoluzionarie, per le quali occorrevano organizzazione e disciplina. In previsione del prossimo XVII Congresso del Partito socialista, Gramsci scrisse [38] che la costituzione del Partito comunista crea le condizioni per intensificare e approfondire l'opera nostra: liberati dal peso morto degli scettici, dei chiacchieroni, degli irresponsabili, liberati dall'assillo di dover continuamente, nel seno del Partito, lottare contro i riformisti e gli opportunisti, di dover sventare le loro insidie, di dover analizzare e criticare i loro atteggiamenti equivoci e la loro fraseologia pseudo-rivoluzionaria, noi potremo dedicarci interamente al lavoro positivo, all'espansione del nostro programma di rinnovamento, di organizzazione, di risveglio delle coscienze e delle volont. Nell'ottobre 1920 si riun a Milano il gruppo favorevole alla costituzione di un partito comunista e Gramsci, Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Francesco Misiano, Luigi Repossi e Umberto Terracini costituirono il Comitato provvisorio della frazione comunista del Partito Socialista.

Antonio Gramsci

11

La fondazione del Partito comunistaLa scissione si realizz il 21 gennaio 1921, nel Teatro San Marco di Livorno, con la nascita del Partito Comunista d'Italia, sezione italiana dell'Internazionale. Il comitato centrale fu composto dagli ex-massimalisti (Nicola Bombacci, Ambrogio Belloni, Egidio Gennari, Francesco Misiano, Anselmo Marabini, Luigi Repossi e Luigi Polano), dagli astensionisti (Amadeo Bordiga, Ruggiero Grieco, Giovanni Parodi, Cesare Sessa, Luduvico Tarsia e Bruno Fortichiari), e dagli ordinovisti Gramsci e Terracini. Dal 1 gennaio 1921 Gramsci diresse l'Ordine nuovo, divenuto ora uno dei quotidiani comunisti insieme con Il Lavoratore di Trieste e Il Comunista di Roma, quest'ultimo diretto da Togliatti. Non venne eletto deputato alle elezioni del 15 maggio: Gramsci non ha capacit oratorie, ancora giovane e anche la sua conformazione fisica non lo agevola nell'apprezzamento di molti elettori.Il congresso di Livorno

Alla fine di maggio part per Mosca, designato a rappresentare il Partito italiano nell'esecutivo dell'Internazionale comunista. Vi arriv gi malato e nell'estate fu ricoverato in un sanatorio per malattie nervose di Mosca. Qui conobbe una degente russa, Eugenia Schucht, membro del Partito, figlia di Apollon Schucht, dirigente del Pcus ed amico personale di Lenin,[39] una violinista che ha vissuto alcuni anni in Italia e, attraverso di lei, la sorella Giulia (Julka) (1894-1980) che, anch'ella violinista, aveva abitato diversi anni a Roma diplomandosi al Liceo musicale romano. Giulia, ventiseienne, bella, alta, ha un aspetto romantico; Gramsci ne conquistato: ricorder il primo giorno che [...] non osavo entrare nella tua stanza perch mi avevi intimidito [...] al giorno che sei partita a piedi e io ti ho accompagnato fino alla grande strada attraverso la foresta e sono rimasto tanto tempo fermo per vederti allontanare tutta sola, col tuo carico da viandante, per la grande strada, verso il mondo grande e terribile [...] ho molto pensato a te, che sei entrata nella mia vita e mi hai dato l'amore e mi hai dato ci che mi era sempre mancato e mi faceva spesso cattivo e torbido.[40] E quell'immagine di lei, viandante in un mondo grande e terribile, con il suo senso doloroso di distacco, ritorner ancora dal carcere: Ricordi quando sei ripartita dal bosco d'argento [...] ti ho accompagnata fino all'orlo della strada maestra e sono rimasto a lungo a vederti allontanare [...] cos ti vedo sempre mentre ti allontani a passi brevi, col violino in una mano e nell'altra la tua borsa da viaggio, cos pittoresca.[41] Si sposano nel 1923 e avranno due figli, Delio, il 5 settembre 1924 e Giuliano, il 30 agosto 1926. Julia diverr nel 1924 membro della OGPU, il servizio di Sicurezza sovietico.[42] A differenza di Bordiga, tutto inteso a salvaguardare la purezza programmatica del partito, e perci contrario a qualunque iniziativa al di fuori della dittatura del proletariato, Gramsci guardava anche a obiettivi democratici, intermedi, raggiungibili utilizzando le contraddizioni presenti negli strati sociali e le forze che potevano rappresentare elementi di rottura, come il movimento sindacale cattolico di Guido Miglioli e l'intellettualit progressista liberale di cui Piero Gobetti allora tra i maggiori rappresentanti.

Antonio Gramsci

12

Nel III Congresso dell'Internazionale comunista, di fronte al riflusso dell'ondata rivoluzionaria rappresentata dalle sconfitte delle esperienze comuniste in Germania e in Ungheria, si decise la tattica del fronte unito con la socialdemocrazia. Bordiga e la maggioranza dei dirigenti comunisti italiani si oppose, elaborando le Tesi di Roma, base programmatica del II Congresso del Partito, tenuto a Roma nel marzo del 1922. Gramsci vi ader ma scrisse di aver accettato le tesi di Amadeo perch esse erano presentate come un'opinione per il Quarto Congresso [dell'Internazionale comunista] e non come un indirizzo d'azione. Ritenevamo di mantenere cos unito il partito La moglie e i figli di Gramsci attorno al suo nucleo fondamentale, pensavamo che si potesse fare ad Amadeo questa concessione [...] senza nuove crisi e nuove minacce di scissione nel seno del nostro movimento.[43] Nel IV Congresso dell'Internazionale, tenutosi dal 5 novembre al 5 dicembre 1922, di fronte all'avvento al potere di Mussolini, ai delegati comunisti italiani fu posta con ancora maggior forza la necessit di fondersi con corrente socialista degli internazionalisti, capeggiata da Giacinto Menotti Serrati, e di costituire un nuovo Esecutivo, mettendo in minoranza Bordiga, sempre contrario a ogni accordo. Lo stesso Bordiga fu arrestato al suo rientro in Italia nel febbraio 1923 e, in settembre, a Milano, furono incarcerati anche i rappresentanti del nuovo Esecutivo: Gramsci rest cos il massimo dirigente del Partito e nel novembre del 1923 si trasfer a Vienna per seguire pi da vicino la situazione italiana. Fu allora che egli ritenne necessario rompere con la politica di Bordiga: Il suo stesso carattere inflessibile e tenace fino all'assurdo ci obbliga [...] a prospettarci il problema di costruire il partito e il centro di esso anche senza di lui e contro di lui. Penso che sulle questioni di principio non dobbiamo pi fare compromessi come nel passato: vale meglio la polemica chiara, leale, fino in fondo, che giova al partito e lo prepara ad ogni evenienza.[44] Il 12 febbraio 1924 usc a Milano il primo numero del nuovo quotidiano comunista l'Unit e dal primo marzo la nuova serie del quindicinale l'Ordine nuovo. Il titolo del giornale, da lui scelto, venne giustificato dalla necessit dell'unit di tutta la classe operaia intorno al partito, unit degli operai e dei contadini, unit del Nord e del Mezzogiorno, unit di tutto il popolo italiano nella lotta contro il fascismo.

Antonio Gramsci

13

Deputato al ParlamentoAlle elezioni del 6 aprile venne eletto deputato al parlamento, potendo cos rientrare a Roma, protetto dall'immunit parlamentare, il 12 maggio 1924. Quello stesso mese, nei dintorni di Como, si tenne un convegno illegale dei dirigenti delle Federazioni comuniste italiane: pubblicamente, si fingevano dipendenti di un'azienda milanese in gita turistica, con tanto di pubblici discorsi fascisti e inni a Mussolini,[45] mentre, a parte, discutevano dei problemi del partito. Nel convegno si affront il caso Bordiga, il quale aveva rifiutato la candidatura al Parlamento, era in rotta con la maggioranza dell'Internazionale e rifiutava ogni azione politica comune con le altre forze politiche di sinistra, considerandosi all'opposizione nel suo stesso partito. Delle tre mozioni presentate, che rispecchiavano le tre correnti in seno al Partito, la corrente di destra di Tasca, di centro di Gramsci e Togliatti, e di sinistra di Bordiga, questa raccolse l'adesione della grande maggioranza dei delegati, confermando il notevole prestigio di cui il politico napoletano godeva ancora nel Partito. Il 10 giugno un gruppo di fascisti rap e uccise il deputato socialista Giacomo Matteotti; sembr allora che il fascismo stesse per crollare per l'indignazione morale che in quei giorni percorse il Paese, ma non fu cos; l'opposizione parlamentare scelse la linea sterile di abbandonare il Parlamento, dando luogo alla cosiddetta Secessione dell'Aventino: i liberali speravano in un appoggio della Corona, che non venne, i cattolici erano Giacomo Matteotti ostili tanto ai fascisti che ai socialisti e questi ultimi erano ostili a tutti, comunisti compresi. Gramsci avanz al Comitato dei sedici - il nucleo dirigente dei gruppi aventiniani - la proposta di proclamare lo sciopero generale che per fu respinta; i comunisti uscirono allora dal Comitato delle opposizioni aventiniane il quale, secondo Gramsci, non aveva alcuna volont di agire: ha una paura incredibile che noi prendessimo la mano e quindi manovra per costringerci ad abbandonare la riunione.[46] Malgrado le divisioni dell'opposizione antifascista, Gramsci credeva che la caduta del regime fosse imminente: Il regime fascista muore perch non solo non riuscito ad arrestare, ma anzi ha contribuito ad accelerare la crisi delle classi medie iniziatasi dopo la guerra. L'aspetto economico di questa crisi consiste nella rovina della piccola e media azienda [...] il monopolio del credito, il regime fiscale, la legislazione sugli affitti hanno stritolato la piccola impresa commerciale e industriale: un vero e proprio passaggio di ricchezza si verificato dalla piccola e media alla grande borghesia [...] L'apparato industriale ristretto ha potuto salvarsi dal completo sfacelo solo per un abbassamento del livello di vita della classe operaia premuta dalla diminuzione dei salari, dall'aumento della giornata di lavoro [...] La disgregazione sociale e politica del regime fascista ha avuto la sua piena manifestazione di massa nelle elezioni del 6 aprile. Il fascismo stato messo nettamente in minoranza nella zona industriale [...] Le elezioni del 6 aprile [...] segnarono l'inizio di quella ondata democratica che culmin nei giorni immediatamente successivi all'assassinio dell'on. Matteotti [...] le opposizioni avevano acquistato dopo le elezioni un'importanza politica enorme; l'agitazione da esse condotta nei giornali e nel Parlamento per discutere e negare la legittimit del governo fascista [...] si ripercuoteva nel seno dello stesso Partito nazionale fascista, incrinava la maggioranza parlamentare. Di qui l'inaudita campagna di minacce contro le opposizioni e l'assassinio del deputato unitario [...]. Il delitto Matteotti dette la prova provata che il Partito fascista non riuscir mai a diventare un normale partito di governo, che Mussolini non possiede dello statista e del dittatore altro che alcune pittoresche pose esteriori; egli non un elemento della vita nazionale, un fenomeno di folklore paesano, destinato a passare alla storia nell'ordine delle diverse maschere provinciali italiane, pi che nell'ordine dei Cromwell, dei Bolivar, dei Garibaldi.[47]

Antonio Gramsci S'ingannava, perch l'inerzia dell'opposizione non riusc a dare alternative del blocco sociale in cui la piccola borghesia teme il salto nel buio della caduta del regime e i fascisti riprendono coraggio e ricominciano le violenze squadriste: in una delle tante viene aggredito anche Gobetti. E dopo il 12 settembre, quando il militante comunista Giovanni Corvi uccide in un tram il deputato fascista Armando Casalini, per vendicare la morte di Matteotti, la repressione s'inasprisce. Il 20 ottobre Gramsci propose vanamente che l'opposizione aventiniana si costituisca in Antiparlamento, in modo da segnare nettamente la distanza e svuotare di significato un Parlamento di soli fascisti; il 26 part per la Sardegna, per intervenire al Congresso regionale del partito e per rivedere i famigliari. Il 6 novembre si conged dalla madre, che non avrebbe pi rivisto. Il 12 novembre 1924 il deputato comunista Luigi Repossi rientr in Parlamento, dove sedevano solo i deputati fascisti e i loro alleati, per commemorare Matteotti a nome di tutto il suo partito; il 26 vi rientr anche tutto il gruppo parlamentare comunista, a segnare l'inutilit dell'esperienza aventiniana. Il 27 dicembre 1924 il quotidiano di Giovanni Amendola "Il Mondo" pubblic le dichiarazioni di Cesare Rossi, gi capo ufficio stampa di Mussolini, a proposito del delitto Matteotti: Tutto quanto successo avvenuto sempre per la volont diretta o per l'approvazione o per la complicit del duce e il 3 gennaio 1925 Mussolini, in un discorso rimasto famoso, a confermare quella testimonianza, dichiara alla Camera dei deputati di assumersi la responsabilit politica, morale, storica di tutto quanto avvenuto, dando il via a una nuova azione repressiva. In febbraio Gramsci and a Mosca, per stare con la moglie e conoscere Benito Mussolini finalmente il figlio Delio. Tornato in Italia a maggio, il 26 tenne il suo primo - e unico - discorso in Parlamento, davanti all'ex compagno di partito Mussolini, ora Primo ministro, che aveva descritto l'anno prima come un capo divinizzato, dichiarato infallibile, preconizzato organizzatore e ispiratore di un rinato Impero Romano [...] conosciamo quel viso: conosciamo quel roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato. Conosciamo quel pugno sempre chiuso alla minaccia [...] Mussolini [...] il tipo concentrato del piccolo-borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica.[48] Con il pretesto di colpire la Massoneria, il governo aveva predisposto un disegno di legge per disciplinare l'attivit di associazioni, enti e istituti: continuamente interrotto, Gramsci respinse il pretesto che il governo si era dato, perch la Massoneria passer in massa al Partito fascista e ne costituir una tendenza, chiaro che con questa legge voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine. E ironizzando: Qualche fascista ricorda ancora nebulosamente gli insegnamenti dei suoi vecchi maestri, di quando era rivoluzionario e socialista, e crede che una classe non possa rimanere tale permanentemente e svilupparsi fino alla conquista del potere, senza che essa abbia un partito e un'organizzazione che ne riassuma la parte migliore e pi cosciente. C' qualcosa di vero, in questa torbida perversione degli insegnamenti marxisti. Concluse: Voi potete conquistare lo Stato, potete modificare i codici, potete cercar di impedire alle organizzazioni di esistere nella forma in cui sono esistite fino adesso ma non potete prevalere sulle condizioni obbiettive in cui siete costretti a muovervi. Voi non farete che costringere il proletariato a ricercare un indirizzo diverso da quello fin oggi pi diffuso nel campo dell'organizzazione di massa. Ci noi vogliamo dire al proletariato e alle masse contadine italiane, da questa tribuna: che le forze rivoluzionarie italiane non si lasceranno schiantare, il vostro torbido sogno non riuscir a realizzarsi.

14

Antonio Gramsci

15

Il Congresso di LioneDal 20 al 26 gennaio 1926 si svolse clandestinamente a Lione il III Congresso del Partito.[49] Vi parteciparono 70 delegati, con tutti i maggiori responsabili, Gramsci, Bordiga, Tasca, Togliatti, Grieco, Leonetti, Scoccimarro: vi era anche Serrati, che aveva lasciato da poco il Partito socialista di cui era stato a lungo dirigente di primo piano. Assisteva, a nome dell'Internazionale, Jules Humbert-Droz. Gramsci present, a nome della maggioranza, le Tesi congressuali, elaborate insieme con Togliatti. Con un capitalismo debole e l'agricoltura base dell'economia nazionale, in Italia si assiste al compromesso fra industriali del Nord e proprietari fondiari del Sud, ai danni degli interessi generali della maggioranza della popolazione. Il proletariato, in quanto forza sociale omogenea e organizzata rispetto alla piccola borghesia urbana e rurale, che ha interessi differenziati, viene visto, nelle Tesi, come l'unico elemento che abbia una funzione unificatrice di tutta la societ. Secondo Gramsci il fascismo non , come ritiene Bordiga, l'espressione di tutta la classe dominante, ma il prodotto politico della piccola borghesia urbana e agraria che ha consegnato il potere alla grande borghesia, e la sua tendenza imperialistica l'espressione della necessit, da parte delle classi industriali e agrarie, di trovare fuori del campo nazionale gli elementi per la risoluzione della crisi della societ italiana che tuttavia permette, per la sua natura oppressiva e reazionaria, una soluzione rivoluzionaria delle contraddizioni sociali e politiche; le due forze sociali idonee a dar luogo a questa soluzione sono il proletariato del Nord e i contadini del Mezzogiorno. A questo scopo, il Partito andr bolscevizzato, ossia organizzato per cellule di fabbrica e disciplinato negando al suo interno la possibilit dell'esistenza delle frazioni. Il Congresso approv le Tesi a grande maggioranza ed elesse il Comitato centrale con Gramsci segretario del Partito. Da allora, la sinistra comunista di Bordiga non ebbe pi alcun ruolo influente nel Partito.

La questione meridionaleTornato a Roma - da via Vesalio si era trasferito in via Morgagni - ebbe il tempo di passare alcuni mesi con la famiglia - la moglie Giulia e il piccolo Delio, oltre alle cognate Eugenia e Tatiana - che abitano tuttavia in un altro appartamento, in via Trapani: le squadre fasciste, superato da tempo lo smarrimento provocato dal delitto Matteotti, avevano piena libert d'azione e non era prudente coinvolgere i familiari in loro possibili aggressioni; lo scorso 4 ottobre, a Firenze, era stato ucciso l'ex-deputato socialista Gaetano Pilato, la stessa casa di Gramsci era stata messa a soqquadro dalla polizia il 20 ottobre. Mentre gli esponenti dell'opposizione antifascista prendevano la via dell'emigrazione - Gobetti, che muore il 6 febbraio 1926, venticinquenne, a Parigi, in conseguenza delle bastonate squadriste, Amendola, Salvemini - un processo farsa condannava a una pena simbolica gli assassini di Matteotti, difesi dal capo-squadrista Roberto Farinacci. La moglie Giulia, che aspettava il secondo figlio Giuliano, lasci l'Italia il 7 agosto e il mese dopo fu la volta della cognata Eugenia a tornare a Mosca con il figlio Delio: Gramsci non l'avrebbe pi rivisto.

Antonio Gramsci

16

Elaborando temi gi affrontati nelle Tesi di Lione, in settembre Gramsci inizi a scrivere un saggio sulla questione meridionale, intitolato Alcuni temi sulla quistione meridionale, in cui analizz il periodo dello sviluppo politico italiano dal 1894, anno dei moti dei contadini siciliani, seguito nel 1898 dall'insurrezione di Milano repressa a cannonate dal governo Di Rudin. Secondo Gramsci, la borghesia italiana, impersonata politicamente da Giovanni Giolitti, di fronte all'insofferenza delle classi emarginate dei contadini meridionali e degli operai del Nord, piuttosto che allearsi con le forze agrarie, cosa che avrebbe dovuto comportare una politica di libero scambio e di bassi prezzi industriali, scelse di favorire il blocco industriale-operaio, con la conseguente scelta del protezionismo doganale, unita a concessione di libert sindacali. Di fronte alla persistenza dell'opposizione operaia, manifestatasi anche contro i dirigenti socialisti riformisti, Giolitti cerc un accordo con i Giustino Fortunato contadini cattolici del Centro-Nord. Il problema allora, per Gramsci, di perseguire una politica di opposizione che rompa l'alleanza borghesia-contadini, facendo convergere questi ultimi in un'alleanza con la classe operaia. La societ meridionale, secondo Gramsci, costituita da tre classi fondamentali: braccianti e contadini poveri, politicamente inconsapevoli; piccoli e medi contadini, che non lavorano la terra ma dalla quale ricavano un reddito che permette loro di vivere in citt, spesso come impiegati statali: costoro disprezzano e temono il lavoratore della terra, e fanno da intermediari al consenso fra i contadini poveri e la terza classe, costituita dai grandi proprietari terrieri, i quali a loro volta contribuiscono alla formazione dell'intellettualit nazionale, con personalit del valore di Benedetto Croce e di Giustino Fortunato e sono, con quelli, i principali e pi raffinati sostenitori della conservazione di questo blocco agrario. Per poter spezzare questo blocco occorrerebbe la formazione di un ceto di intellettuali medi che interrompa il flusso del consenso fra le due classi estreme, favorendo cos l'alleanza dei contadini poveri con il proletariato urbano.

L'arresto e il processoIn Unione Sovietica in corso la lotta fra la maggioranza di Stalin e Bucharin e la minoranza di sinistra del Partito comunista, guidata da Trotskij, Zinov'ev e Kamenev, che critica la politica della NEP, la quale favorisce i contadini ricchi a svantaggio degli operai, e la rinuncia alla rivoluzione socialista mondiale attraverso la costruzione del socialismo in un solo paese che porterebbe all'involuzione del movimento rivoluzionario. Il dissidio, che porta all'esclusione di Zinov'ev dall'Ufficio politico del Partito sovietico, si era fatto sempre pi aspro con la costituzione in frazione della minoranza e si era esteso anche all'interno del Partito comunista tedesco, provocando una scissione. Il 18 ottobre il New York Times, forse su ispirazione di Lev Trotsky, pubblicava il testamento di Lenin, con i suoi noti rilievi sul carattere di Stalin e sul pericolo rappresentato dal troppo potere che la carica di segretario del Partito gli concedeva. Su incarico dell'Ufficio politico, Gramsci scrisse a met ottobre una lettera al Comitato centrale del Partito sovietico.[50] Egli si mostra preoccupato per l'acutezza delle polemiche che potrebbero portare a una scissione che pu avere le pi gravi ripercussioni, non solo se la minoranza di opposizione non accetta con la massima lealt i principi fondamentali della disciplina rivoluzionaria di Partito, ma anche se essa, nel condurre la sua lotta, oltrepassa certi limiti che sono superiori a tutte le democrazie formali. Riconosciuto ai dirigenti sovietici il merito di essere stati l'elemento organizzatore e propulsore delle forze rivoluzionarie di tutti i paesi, li rimprovera di star distruggendo l'opera vostra, voi degradate e correte il rischio di annullare la funzione dirigente che il Partito comunista dell'URSS aveva conquistato per l'impulso di Lenin: ci pare che la passione violenta delle quistioni russe

Antonio Gramsci vi faccia perdere di vista gli aspetti internazionali delle quistioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri doveri di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato internazionale. Nel merito del fondamento del contrasto - la contraddizione di un proletariato formalmente dominante in URSS, ma in condizioni economiche molto inferiori alla classe dominata - Gramsci appoggia la posizione della maggioranza, rilevando che facile fare della demagogia su questo terreno ed difficile non farla quando la quistione stata messa nei termini dello spirito corporativo e non in quelli del leninismo, della dottrina dell'egemonia del proletariato [...] in questo elemento la radice degli errori del blocco delle opposizioni e l'origine dei pericoli latenti che nella sua attivit sono contenuti. Nella ideologia e nella pratica del blocco delle opposizioni rinasce in pieno tutta la tradizione della socialdemocrazia e del sindacalismo che ha impedito finora al proletariato occidentale di organizzarsi in classe dirigente. Gramsci concludeva esortando all'unit: I compagni Zinov'ev, Trotskij, Kamenev hanno contribuito potentemente a educarci per la rivoluzione [...] sono stati i nostri maestri. A loro specialmente ci rivolgiamo come ai maggiori responsabili dell'attuale situazione perch vogliamo essere sicuri che la maggioranza del CC dell'URSS non intenda stravincere nella lotta e sia disposta a evitare le misure eccessive [...] l'unit e la disciplina in questo caso non possono essere meccaniche e coatte, devono essere leali e di convinzione e non quelle di un reparto nemico imprigionato e assediato che pensa all'evasione o alla sortita di sorpresa.

17

Palmiro Togliatti

Togliatti, allora a Mosca quale rappresentante italiano all'Internazionale, critic le ultime considerazioni che ripartivano, seppure in modo diseguale, le responsabilit delle due fazioni, credendo ancora nella illusoria possibilit di una compattezza del gruppo dirigente sovietico: a suo avviso, invece, d'ora in poi l'unit della vecchia guardia leninista non sar pi o sar assai difficilmente realizzata in modo continuo.[51] Non ci sar tempo e occasione per approfondire la questione: lo stesso giorno in cui il Comitato centrale comunista doveva riunirsi clandestinamente a Genova, il 31 ottobre 1926, Mussolini sub a Bologna un attentato senza conseguenze personali, che provoca una tale pressione poliziesca da far fallire il convegno. L'attentato Zamboni costitu il pretesto per l'eliminazione degli ultimi, minimi residui di democrazia: il 5 novembre il governo sciolse i partiti politici di opposizione e soppresse la libert di stampa. L'8 novembre, in violazione dell'immunit parlamentare, Gramsci venne arrestato nella sua casa e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Dopo un periodo di confino a Ustica, dove ritrov, tra gli altri, Bordiga, il 7 febbraio 1927 fu detenuto nel carcere milanese di San Vittore. Qui ricevette, in agosto, la visita del fratello Mario, le cui scelte politiche erano state opposte a quelle del fratello - gi federale di Varese, ora si occupava di commercio - e, soprattutto, quella della cognata Tatiana, la persona che si manterr sempre, per quanto possibile, in contatto con lui. L'istruttoria and per le lunghe, perch vi erano difficolt a montare su di lui accuse credibili: fu anche fatto avvicinare da due agenti provocatori - prima un tale Dante Romani e poi un certo Corrado Melani - ma senza successo.[52] Il processo a ventidue imputati comunisti, fra i quali Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro e Giovanni Roveda, inizi finalmente a Roma il 28 maggio 1928; per essere meglio servito, Mussolini aveva fascistizzato anche la magistratura, istituendo il 1 febbraio 1927 il Tribunale Speciale Fascista. Presidente un generale, Alessandro Saporiti, giurati sono cinque consoli della milizia fascista, relatore l'avvocato Giacomo Buccafurri e accusatore l'avvocato Michele Isgr, tutti in uniforme; intorno all'aula, un doppio cordone di militi in elmetto nero, il pugnale sul fianco ed i moschetti con la baionetta in canna.[53] Gramsci accusato di attivit cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all'odio di classe.

Antonio Gramsci Il pubblico ministero Isgr concluse la sua requisitoria con una frase rimasta famosa: Per vent'anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare; e infatti Gramsci, il 4 giugno, venne condannato a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione; il 19 luglio raggiunse il carcere di Turi, in provincia di Bari.

18

Il carcereFin da quando si trovava in carcere a Milano, Gramsci era intenzionato a occuparsi intensamente e sistematicamente di qualche soggetto che lo assorbisse e centralizzasse la sua vita interiore.[54] L'8 febbraio 1929, nel carcere di Turi, il detenuto 7.047 ottenne finalmente l'occorrente per scrivere e inizi la stesura dei suoi Quaderni del carcere. Il primo quaderno si apre proprio con una bozza di 16 argomenti, alcuni dei quali saranno abbandonati, altri inseriti e altri ancora svolti solo in parte. Caratteristico era il suo modo di lavorare: quasi tutti i giorni, per alcune ore, camminando all'interno della cella, rifletteva sulle frasi da scrivere e poi si chinava sul tavolino, scrivendo senza sedersi, un ginocchio appoggiato sullo sgabello, per riprendere a camminare e a pensare.[55] A fare da tramite tra Gramsci ed il mondo esterno,ed in particolare con Piero Sraffa e tramite questi col Pcus ed il PCdI, fu la cognata Tatiana Schucht, essendo la moglie di Gramsci tornata in Urss.

La cella di Gramsci a Turi di Bari

Intanto, il VI Congresso dell'Internazionale comunista, tenutosi a Mosca dal luglio al settembre 1928, aveva stabilito l'impossibilit di accordi con la socialdemocrazia, che veniva anzi assimilata allo stesso fascismo. Era la tesi di Stalin il quale, liquidata l'opposizione di Trotskij, eliminava anche l'influenza di Bucharin che, gi suo alleato contro la sinistra di Trotskij, era rimasto il suo principale oppositore da destra. Al nuovo orientamento dell'Internazionale, riaffermato nel X Plenum del Comitato esecutivo nel luglio 1929, dovevano adeguarsi i Partiti nazionali, espellendo, se necessario, i dissidenti. Il Partito comunista d'Italia si adegu alle scelte dell'Internazionale, espellendo Angelo Tasca in settembre e in successione, ma con l'accusa di trotskismo, prima Bordiga, poi, nell'aprile del 1930, Alfonso Leonetti, Pietro Tresso e Paolo Ravazzoli. Gramsci teneva, durante l'ora d'aria, dei "colloqui-lezioni" con i compagni di partito: non esistono dirette testimonianze delle opinioni espresse da Gramsci riguardo la svolta politica del movimento comunista, ma pu costituire un indiretto riferimento un rapporto che un suo compagno di carcere, Athos Lisa, amnistiato nel 1933, invi subito al Centro estero comunista.[56] Secondo quella relazione, Gramsci rifer la teoria della necessit dell'alleanza fra operai del Nord e contadini meridionali che gi stava elaborando nei suoi Quaderni: L'azione per la conquista degli alleati diviene per il proletariato cosa estremamente delicata e difficile. D'altra parte, senza la conquista di questi alleati, precluso al proletariato ogni serio movimento rivoluzionario. Qui s'intende che il proletariato - la classe operaia - debba allearsi con i contadini e la piccola borghesia: Se si tiene conto delle particolari condizioni nei limiti delle quali va visto il grado di sviluppo politico degli strati contadini e piccoli borghesi in Italia, facile comprendere come la conquista di questi strati sociali comporti per il partito una particolare azione [...] La lotta per la conquista diretta del potere un passo al quale questi strati sociali potranno solo accedere per gradi [...] il primo passo attraverso il quale bisogna condurre questi strati sociali quello che li porti a pronunciarsi sul problema istituzionale e costituzionale. L'inutilit della Corona ormai compresa da tutti i lavoratori [...] a questo obiettivo deve improntarsi la tattica del partito senza tema di apparire poco rivoluzionario. Deve fare sua prima degli altri partiti in lotta contro il fascismo la parola d'ordine della Costituente. Ma l'azione del partito deve essere intesa a svalutare tutti i programmi di riforma pacifica dimostrando alla classe lavoratrice come la sola soluzione possibile in Italia risieda nella rivoluzione proletaria.

Antonio Gramsci La richiesta di una Costituente, e dunque di un'iniziativa politica che si ponesse obiettivi intermedi, avrebbe comportato necessariamente una convergenza, per quanto temporanea, con altre forze antifasciste, e se difficile considerare tale linea politica come socialdemocratica, durante le discussioni nel cortile del carcere qualche suo compagno arriv a sostenere che egli era ormai fuori del Partito comunista: probabilmente le reazioni di alcuni erano esasperate dal clima di detenzione ma certo le posizioni di Gramsci dovevano apparire in contrasto con la linea politica indicata in quegli anni dal Partito comunista.[57] Dal 1931 Gramsci, oltre al morbo di Pott di cui soffriva fin dall'infanzia, fu colpito da arteriosclerosi e pot cos ottenere una cella individuale; cerc di reagire alla detenzione studiando ed elaborando le proprie riflessioni politiche, filosofiche e storiche, tuttavia le condizioni di salute continuarono a peggiorare e in agosto ebbe un'improvvisa e grave emorragia. Anche la moglie Giulia, in Russia, era sofferente di una seria forma di depressione e rare erano le sue lettere al marito che, all'oscuro dei motivi dei suoi lunghi silenzi, sentiva crescere intorno a s il senso di un opprimente isolamento. Scriveva alla cognata: Non credere che il sentimento di essere personalmente isolato mi getti nella disperazione [...] io non ho mai sentito il bisogno di un apporto esteriore di forze morali per vivere fortemente la mia vita [...] tanto meno oggi, quando sento che le mie forze volitive hanno acquistato un pi alto grado di concretezza e di validit. Ma mentre nel passato mi sentivo quasi orgoglioso di sentirmi isolato, ora invece sento tutta la meschinit, l'aridit, la grettezza di una vita che sia esclusivamente volont.[58] Quando la madre mor, il 30 dicembre 1932, i famigliari preferirono non informarlo; il 7 marzo 1933 ebbe una seconda grave crisi, con allucinazioni e deliri. Si riprese a fatica, senza farsi illusioni sul suo immediato futuro: Fino a qualche tempo La tomba di Gramsci fa io ero, per cos dire, pessimista con l'intelligenza e ottimista con la volont [...] Oggi non penso pi cos. Ci non vuol dire che abbia deciso di arrendermi, per cos dire. Ma significa che non vedo pi nessuna uscita concreta e non posso pi contare su nessuna riserva di forze.[59] Eppure lo stesso codice penale dell'epoca, all'art. 176, prevedeva la concessione della libert condizionata ai carcerati in gravi condizioni di salute. A Parigi si costitu un comitato, di cui fecero parte, fra gli altri, Romain Rolland e Henri Barbusse, per ottenere la liberazione sua e di altri detenuti politici, ma solo il 19 novembre Gramsci venne trasferito nell'infermeria del carcere di Civitavecchia e poi, il 7 dicembre, nella clinica del dottor Cusumano a Formia, sorvegliato in camera e all'esterno. Il 25 ottobre 1934 Mussolini accolse finalmente la richiesta di libert condizionata, ma Gramsci non rimase libero nei suoi movimenti, tanto che gli fu impedito di andare a curarsi altrove, perch il governo temeva una sua fuga all'estero; solo il 24 agosto 1935 pot essere trasferito nella clinica "Quisisana" di Roma. Vi giunse in gravi condizioni: oltre al morbo di Pott e all'arteriosclerosi, soffriva di ipertensione e di gotta. Il 21 aprile 1937 Gramsci pass dalla libert condizionata alla piena libert, ma era ormai in gravissime condizioni: mor all'alba del 27 aprile, a quarantasei anni, di emorragia cerebrale, nella stessa clinica Quisisana. Cremato, il giorno seguente si svolsero i funerali, cui parteciparono soltanto il fratello Carlo e la cognata Tatiana: le ceneri, inumate nel cimitero del Verano, furono trasferite, dopo la Liberazione, nel Cimitero acattolico di Roma.[60]

19

Antonio Gramsci

20

OpereI 32 Quaderni del carcere, di complessive 2.848 pagine, non destinati da Gramsci alla pubblicazione, contengono riflessioni e appunti elaborati durante la reclusione; iniziati l'8 febbraio 1929, furono definitivamente interrotti nell'agosto 1935 a causa della gravit delle sue condizioni di salute. Furono numerati, senza tener conto della loro cronologia, dalla cognata Tatiana Schucht che, insieme con Piero Sraffa, riusc a sottrarli alle ispezioni poliziesche e a consegnarli al banchiere Raffaele Mattioli, segreto finanziatore delle cure di Gramsci, il quale li affid a Mosca a Palmiro Togliatti e agli altri dirigenti comunisti italiani. Dopo la fine della guerra i Quaderni, curati dal dirigente comunista Felice Platone, furono pubblicati dall'editore Einaudi - unitamente alle sue Lettere dal carcere indirizzate ai famigliari - in sei volumi, ordinati per argomenti omogenei, con i titoli: Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce, nel 1948 Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura, nel 1949 Il Risorgimento, nel 1949 Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno, nel 1949 Letteratura e vita nazionale, nel 1950 Passato e presente, nel 1951

Tatiana Schucht

Nel 1975 i Quaderni furono pubblicati a cura di Valentino Gerratana secondo l'ordine cronologico della loro elaborazione. Sono stati raccolti in volume anche tutti gli articoli scritti da Gramsci nell'Avanti!, nel Grido del popolo e ne L'Ordine nuovo. Nel 1977 i Quaderni vengono citati anche da Leonardo Sciascia nel romanzo Candido, ovvero un sogno fatto in Sicilia.

Il pensiero di GramsciL'egemoniaConquistare la maggioranza politica di un Paese vuol dire che le forze sociali, che di tale maggioranza sono espressione, dirigono la politica di quel determinato paese e dominano le forze sociali che a tale politica si oppongono: significa ottenere l'egemonia. Vi distinzione fra direzione - egemonia intellettuale e morale - e dominio - esercizio della forza repressiva: Un gruppo sociale dominante dei gruppi avversari che tende a liquidare o a sottomettere anche con la forza armata, ed dirigente dei gruppi affini e alleati. Un gruppo sociale pu e anzi deve essere dirigente gi prima di conquistare il potere governativo ( questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere); dopo, quando esercita il potere ed anche se lo tiene fortemente in pugno, diventa dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente.[61] La crisi dell'egemonia si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi sociali politicamente dominanti non riescono pi a essere dirigenti di tutte le classi sociali, non riuscendo pi a risolvere i problemi di tutta la collettivit e a imporre la propria concezione del mondo. A quel punto, la classe sociale subalterna, se riesce a indicare concrete soluzioni ai problemi lasciati irrisolti dalla classe dominante, pu diventare dirigente e, allargando la propria concezione del mondo anche ad altri strati sociali, pu creare un nuovo blocco sociale, cio una nuova alleanza di forze sociali, divenendo egemone. Il cambiamento dell'esercizio dell'egemonia un momento

Antonio Gramsci rivoluzionario che inizialmente avviene a livello della sovrastruttura - in senso marxiano, ossia politico, culturale, ideale, morale - ma poi trapassa nella societ nel suo complesso, investendo anche la struttura economica, e dunque tutto il blocco storico, termine che in Gramsci indica l'insieme della struttura e della sovrastruttura, ossia i rapporti sociali di produzione e i loro riflessi ideologici. L'egemonia nella storia italiana Analizzando la storia italiana e il Risorgimento in particolare, Gramsci rileva che l'azione della borghesia avrebbe potuto assumere un carattere rivoluzionario se avesse acquisito l'appoggio di vaste masse popolari, in particolare dei contadini, che costituivano la maggioranza della popolazione. Il limite della rivoluzione borghese in Italia consistette nel non essere capeggiata da un partito giacobino, come in Francia, dove le campagne, appoggiando la Rivoluzione, furono decisive per la sconfitta delle forze della reazione aristocratica. Il partito politico italiano allora pi avanzato fu il Partito d'Azione di Mazzini e Garibaldi, che non seppe impostare il problema dell'alleanza delle forze borghesi progressive con la classe contadina: Garibaldi in Sicilia distribu le terre demaniali ai contadini, ma gli stessi garibaldini repressero le rivolte contadine contro i baroni latifondisti. Per conquistare l'egemonia contro i moderati guidati da Cavour, il Partito d'Azione avrebbe dovuto legarsi alle masse rurali, specialmente meridionali, essere giacobino [...] specialmente per il contenuto economico-sociale: il collegamento delle diverse classi rurali che si realizzava in un blocco reazionario attraverso i diversi ceti intellettuali legittimisti-clericali poteva essere dissolto per addivenire ad una nuova formazione liberale-nazionale solo se si faceva forza in due direzioni: sui contadini di base, accettandone le rivendicazione di base [...] e sugli intellettuali degli strati medi e inferiori.[62]Cavour

21

Al contrario, i cavourriani seppero mettersi alla testa della rivoluzione borghese, assorbendo tanto i radicali che una parte dei loro stessi avversari. Questo avvenne perch i moderati cavourriani ebbero un rapporto organico con i loro intellettuali che erano proprietari terrieri e dirigenti industriali come i politici che essi rappresentavano. Le masse popolari restarono passive nel raggiunto compromesso fra i capitalisti del Nord e i latifondisti del Sud. Il Piemonte assunse la funzione di classe dirigente, anche se esistevano altri nuclei di classe dirigente favorevoli all'unificazione: ma questi nuclei non volevano dirigere nessuno, cio non volevano accordare i loro interessi e aspirazioni con gli interessi e aspirazioni di altri gruppi. Volevano dominare, non dirigere e ancora: volevano che dominassero i loro interessi, non le loro persone, cio volevano che una forza nuova, indipendente da ogni compromesso e condizione, divenisse arbitra della Nazione: questa forza fu il Piemonte, che ebbe una funzione paragonabile a quella di un partito. Questo fatto della massima importanza per il concetto di rivoluzione passiva, che cio non un gruppo sociale sia il dirigente di altri gruppi, ma che uno Stato, sia pure limitato come potenza, sia il dirigente del gruppo che esso dovrebbe essere dirigente e possa porre a disposizione di questo un esercito e una forza politica-diplomatica. Che uno Stato si sostituisca ai gruppi sociali locali nel dirigere la lotta di rinnovamento uno dei casi in cui si ha la funzione di dominio e non di dirigenza di questi gruppi: dittatura senza egemonia.[63] E dunque per Gramsci il concetto di egemonia si distingue da quello di dittatura: questa solo dominio, quella capacit di direzione.

Antonio Gramsci Le classi subalterne Le classi subalterne - sottoproletariato, proletariato urbano, rurale e anche parte della piccola borghesia - non sono unificate e la loro unificazione avviene solo quando giungono a dirigere lo Stato, altrimenti svolgono una funzione discontinua e disgregata nella storia della societ civile dei singoli Stati, subendo l'iniziativa dei gruppi dominanti anche quando ad essi si ribellano. Il blocco sociale, l'alleanza politica di classi sociali diverse, formato, in Italia, da industriali, proprietari terrieri, classi medie, parte della piccola borghesia, non omogeneo, essendo attraversato da interessi divergenti, ma una politica opportuna, una cultura e un'ideologia o un Gustave Courbet, Lo spaccapietre sistema di ideologie impediscono che quei contrasti di interessi, permanenti anche quando siano latenti, esplodano provocando la crisi dell'ideologia dominante e la conseguente crisi politica dell'intero sistema di potere. In Italia, l'esercizio dell'egemonia delle classi dominanti ed stata parziale: tra le forze che contribuiscono alla conservazione di tale blocco sociale la Chiesa cattolica, che si batte per mantenere l'unione dottrinale tra fedeli colti e incolti, tra intellettuali e semplici, tra dominanti e dominati, in modo da evitare fratture irrimediabili che tuttavia esistono e che essa non in realt in grado di sanare, ma solo di controllare: la Chiesa romana sempre stata la pi tenace nella lotta per impedire che ufficialmente si formino due religioni, quella degli intellettuali e quella delle anime semplici, una lotta che ha fatto risaltare la capacit organizzatrice nella sfera della cultura del clero che ha dato certe soddisfazioni alle esigenze della scienza e della filosofia, ma con un ritmo cos lento e metodico che le mutazioni non sono percepite dalla massa dei semplici, sebbene esse appaiano "rivoluzionarie" e demagogiche agli "integralisti".[64] Anche la dominante cultura d'impronta idealistica, esercitata dalle scuole filosofiche crociane e gentiliane, non ha saputo creare una unit ideologica tra il basso e l'alto, tra i semplici e gli intellettuali, tanto che essa, anche se ha sempre considerato la religione una mitologia, non ha nemmeno tentato di costruire una concezione che potesse sostituire la religione nell'educazione infantile, e questi pedagogisti, pur essendo non religiosi, non confessionali e atei, concedono l'insegnamento della religione perch la religione la filosofia dell'infanzia dell'umanit, che si rinnova in ogni infanzia non metaforica.[65] La cultura laica dominante utilizza la religione proprio perch non si pone il problema di elevare le classi popolari al livello di quelle dominanti ma, al contrario, intende mantenerle in una posizione di subalternit.

22

Antonio Gramsci

23

La coscienza di classeLa frattura tra gli intellettuali e i semplici pu essere sanata da quella politica che non tende a mantenere i semplici nella loro filosofia primitiva del senso comune, ma invece a condurli a una concezione superiore della vita. L'azione politica realizzata dalla filosofia della prassi - cos Gramsci chiama il marxismo, non solo per l'esigenza di celare quanto scrive alla repressiva censura carceraria - opponendosi alle culture dominanti della Chiesa e dell'idealismo, pu condurre i subalterni a una superiore concezione della vita. Se afferma l'esigenza del contatto tra intellettuali e semplici non per limitare l'attivit scientifica e per mantenere una unit al basso livello delle masse, ma appunto per costruire un blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi intellettuali.[66] La via che conduce all'egemonia del proletariato passa dunque per una riforma culturale e morale della societ.

Karl Marx

Tuttavia l'uomo attivo di massa - cio la classe operaia, - non , in generale, consapevole n della funzione che pu svolgere n della sua condizione reale di subordinazione, Il proletariato, scrive Gramsci, non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teorica anzi pu essere in contrasto col suo operare; esso opera praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza teorica ereditata dal passato, accolta per lo pi in modo acritico. La reale comprensione critica di s avviene attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell'etica, poi della politica per giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale. La coscienza politica, cio l'essere parte di una determinata forza egemonica, la prima fase per una ulteriore e progressiva autocoscienza dove teoria e pratica finalmente si unificano.[66] Ma autocoscienza critica significa creazione di un gruppo di intellettuali,organici alla classe, perch per distinguersi e rendersi indipendenti occorre organizzarsi, e non esiste organizzazione senza intellettuali, uno strato di persone specializzate nell'elaborazione concettuale e filosofica.[67]

Il partito politicoGi Machiavelli indicava nei moderni Stati unitari europei l'esperienza che l'Italia avrebbe dovuto far propria per superare la drammatica crisi emersa nelle guerre che devastarono la penisola dalla fine del Quattrocento. Il Principe del Machiavelli non esisteva nella realt storica, non si presentava al popolo italiano con caratteri di immediatezza obiettiva, ma era una pura astrazione dottrinaria, il simbolo del capo, del condottiero ideale; ma gli elementi passionali, mitici [...] si riassumono e diventano vivi nella conclusione, nell'invocazione di un principe realmente esistente.[68]

Antonio Gramsci

24

In Italia non si ebbe una monarchia assoluta che unificasse la nazione perch dalla dissoluzione della borghesia comunale si cre una situazione interna economico-corporativa, politicamente la peggiore delle forme di societ feudale, la forma meno progressiva e pi stagnante: manc sempre, e non poteva costituirsi, una forza giacobina efficiente, la forza appunto che nelle altre nazioni ha suscitato e organizzato la volont collettiva nazional-popolare e ha fondato gli Stati moderni.[69] A questa forza progressiva si oppose in Italia la borghesia rurale, eredit di parassitismo lasciata ai tempi moderni dallo sfacelo, come classe, della borghesia comunale. Forze progressive sono i gruppi sociali urbani con un determinato livello di cultura politica, ma non sar possibile la formazione di una volont collettiva nazionale-popolare, se le grandi masse dei contadini lavoratori non irrompono simultaneamente nella vita politica. Ci intendeva il Machiavelli attraverso la riforma Niccol Machiavelli della milizia, ci fecero i giacobini nella Rivoluzione francese; in questa comprensione da identificare un giacobinismo precoce del Machiavelli, il germe, pi o meno fecondo, della sua concezione della rivoluzione nazionale.[69] Modernamente, il Principe invocato dal Machiavelli non pu essere un individuo reale, concreto, ma un organismo e questo organismo gi dato dallo sviluppo storico ed il partito politico: la prima cellula in cui si riassumono dei germi di volont collettiva che tendono a divenire universali e totali; il partito l'organizzatore di una riforma intellettuale e morale, che concretamente si manifesta con un programma di riforma economica, divenendo cos la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume.[65] Perch un partito esista, e diventi storicamente necessario, devono confluire in esso tre elementi fondamentali: 1 - Un elemento diffuso, di uomini comuni, medi, la cui partecipazione offerta dalla disciplina e dalla fedelt, non dallo spirito creativo ed altamente organizzativo [...] essi sono una forza in quanto c' chi li centralizza, organizza, disciplina, ma in assenza di questa forza coesiva si sparpaglierebbero e si annullerebbero in un pulviscolo impotente 2 - L'elemento coesivo principale [...] dotato di forza altamente coesiva, centralizzatrice e disciplinatrice e anche, anzi forse per questo, inventiva [...] da solo questo elemento non formerebbe un partito, tuttavia lo formerebbe pi che il primo elemento considerato. Si parla di capitani senza esercito, ma in realt pi facile formare un esercito che formare dei capitani 3 - Un elemento medio, che articoli il primo col secondo elemento, che li metta a contatto, non solo fisico, ma morale e intellettuale.[70]

Gli intellettualiPer Gramsci, tutti gli uomini sono intellettuali, dal momento che non c' attivit umana da cui si possa escludere ogni intervento intellettuale, non si pu separare l'homo faber dall'homo sapiens,[71] in quanto, indipendentemente della sua professione specifica, ognuno a suo modo un filosofo, un artista, un uomo di gusto, partecipa di una concezione del mondo, ha una consapevole linea di condotta morale, ma non tutti gli uomini hanno nella societ la funzione di intellettuali. Storicamente si formano particolari categorie di intellettuali, specialmente in connessione coi gruppi sociali pi importanti e subiscono elaborazioni pi estese e complesse in connessione col gruppo sociale dominante. Un gruppo sociale che tende all'egemonia lotta per l'assimilazione e la conquista ideologica degli intellettuali tradizionali [...] tanto pi rapida ed efficace quanto pi il gruppo dato elabora simultaneamente i propri intellettuali

Antonio Gramsci organici.[69] L'intellettuale tradizionale il letterato, il filosofo, l'artista e perci, nota Gramsci, i giornalisti, che ritengono di essere letterati, filosofi, artisti, ritengono anche di essere i veri intellettuali, mentre modernamente la formazione tecnica a formare la base del nuovo tipo di intellettuale, un costruttore, organizzatore, persuasore - ma non assolutamente il vecchio oratore, formatosi sullo studio dell'eloquenza motrice esteriore e momentanea degli affetti e delle passioni - il quale deve giungere dalla tecnica-lavoro alla tecnica-scienza e alla concezione umanistica storica, senza la quale si rimane specialista e non si diventa dirigente.[72] Il gruppo sociale emergente, che lotta per conquistare l'egemonia politica, tende a conquistare alla propria ideologia l'intellettuale tradizionale mentre, nello stesso tempo, forma i propri intellettuali organici. L'organicit degli intellettuali si misura con la maggiore o minore connessione con il gruppo sociale cui essi fanno riferimento: essi operano tanto nella societ civile - l'insieme degli organismi privati in cui si dibattono e si diffondono le ideologie necessarie all'acquisizione del consenso, apparentemente dato spontaneamente dalle grandi masse della popolazione alle scelte del gruppo sociale dominante - quanto nella societ politica, dove si esercita il dominio diretto o di comando che si esprime nello Stato e nel governo giuridico. Gli intellettuali sono cos i commessi del gruppo dominante per l'esercizio delle funzioni subalterne dell'egemonia sociale e del governo politico, cio: 1) del consenso spontaneo dato dalle grandi masse della popolazione all'indirizzo impresso alla vita sociale dal gruppo fondamentale dominante [...] 2) dell'apparato di coercizione statale che assicura legalmente la disciplina di quei gruppi che non consentono.[73] Come lo Stato, nella societ politica, tende a unificare gli intellettuali tradizionali con quelli organici, cos nella societ civile il partito politico, ancor pi compiutamente e organicamente dello Stato, elabora i propri componenti, elementi di un gruppo sociale nato e sviluppatosi come economico, fino a farli diventare intellettuali politici qualificati, dirigenti, organizzatori di tutte le attivit e le funzioni inerenti all'organico sviluppo di una societ integrale, civile e politica.[67]

25

La letteratura nazionale-popolarePur essendo sempre stati legati alle classi dominanti, ottenendone spesso onori e prestigio, gli intellettuali italiani non si sono mai sentiti organici, hanno sempre rifiutato, in nome di un loro astratto cosmopolitismo, ogni legame con il popolo, del quale non hanno mai voluto riconoscere le esigenze n interpretare i bisogni culturali. In molte lingue - in russo, in tedesco, in francese - il significato dei termini nazionale e popolare coincidono: in Italia, il termine nazionale ha un significato molto ristretto ideologicamente e in ogni caso non coincide con popolare, perch in Italia gli intellettuali sono lontani dal popolo, cio dalla nazione e sono inve