Antipsichiatria

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2020: DEPRESSIONE TOTALE Firenze, 15 novembre 2004. Nel mondo circa 450 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. È stato ribadito al Congresso Internazionale di Psichiatria: le malattie mentali hanno un costo sociale enorme e sottovalutato. Un quinto dei teenagers sotto i 18 anni soffre di problemi emotivi o comportamentali; una persona su quattro nel corso della vita è destinata a sviluppare patologie mentali. Mercoledì, 4 gennaio 2006. Nei prossimi 14 anni, la depressione salirà al primo posto tra tutte le malattie che generano disabilità, e per i costi, diretti e indiretti, che gravano sulla società. Attualmente, solo nell'Unione Europea, ogni anno muoiono circa 50mila cittadini per suicidio. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2020 le malattie mentali in genere saliranno al 15% rispetto all'11,6% del 2000 per mortalità e disabilità. Le previsioni dell'OMS sono contenute nello studio "World Health Report", dedicato ai disturbi mentali e corredato dalle stime sull'impatto che i disturbi mentali hanno rispetto alla disabilità che inducono. Non c'è che dire, un bel risultato per la società del progresso e del benessere. "Le straordinarie conquiste dei tempi moderni, le scoperte e le invenzioni in ogni campo, il continuo progresso di fronte alla competizione crescente, queste cose sono state raggiunte e possono solamente conservarsi con un grande sforzo mentale. Le domande fatte all'efficienza dell'individuo nella lotta per l'esistenza sono aumentate grandemente e solo sfruttando tutte le sue risorse mentali potrà soddisfarle. Nello stesso tempo, i bisogni dell'individuo e le sue domande di godimento sono aumentati in tutte le classi lusso senza precedenti si è diffuso a strati della popolazione che precedentemente non ne erano stati sfiorati irreligiosità, scontento e cupidigia sono aumentate in vaste sfere sociali. L'immensa astensione delle comunicazioni causata dalle reti telegrafiche e telefoniche che circondano il mondo ha mutato completamente le condizioni delle attività commerciali. Tutto è fretta e agitazione, la notte si viaggia, il giorno si lavora. Perfino i viaggi di piacere sono diventati una tensione per il sistema nervoso. Serie crisi politiche, industriali e finanziarie diffondono eccitazione e stress in cerchie sempre più ampie, le lotte politiche, religiose e sociali, la politica dei partiti, le elezioni, l'enorme diffusione del sindacalismo infiammano gli animi e sottopongono a sforzo maggiore la mente, invadendo anche le ore della ricreazione, del sonno e del riposo. La vita di città diventa sempre più sofisticata e inquieta. I nervi esauriti cercano sollievo nell'accresciuta stimolazione e nei piaceri più piccanti, solo per ritrovarsi più esauriti di prima. La letteratura moderna si interessa in modo predominante dei problemi che accendono le passioni e incoraggiano la sensualità e la brama di piacere, e il disprezzo di ogni principio etico fondamentale e di ogni ideale. Mostra alla mente del lettore personaggi patologici e problemi rivoluzionari riguardanti la sessualità psicopatica. Le nostre orecchie sono eccitate e assai stimolate da abbondanti dosi di rumore e musica insistente. I teatri catturano tutti i nostri sensi con le loro rappresentazioni eccitanti. Anche le arti plastiche si volgono di preferenza al repellente, al brutto e al suggestivo, e non esitano a presentare ai nostri occhi con rivoltante fedeltà gli spettacoli più orribili che la realtà può offrire " (W.Erb, 1893, citato da Freud in "Tre Saggi sulla Psicosessualità") L'Oms: nel 2020 un ragazzo su cinque con disturbi mentali Depression a Leading Contributor to Global Burden of Disease giugno 2006

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Con l'Anti-Psichiatria, la scienza ufficiale viene accusata di concentrare la propria attenzione sulla malattia individuale e sulle sue basi organiche, trascurando l'origine sistemica e sociale dei disturbi psichici. La psichiatria tradizionale viene vista come una funzione necessaria al “sistema” per sopravvivere, attraverso il "trattamento" di tutti i devianti, che vengono esclusi definitivamente dalla vita sociale, grazie all’istituzionalizzazione dei manicomi...

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2020: DEPRESSIONE TOTALE

Firenze, 15 novembre 2004.

Nel mondo circa 450 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. È stato ribadito al Congresso Internazionale di Psichiatria: le malattie mentali hanno un costo sociale enorme e sottovalutato. Un quinto dei teenagers sotto i 18 anni soffre di problemi emotivi o comportamentali; una persona su quattro nel corso della vita è destinata a sviluppare patologie mentali.

Mercoledì, 4 gennaio 2006.

Nei prossimi 14 anni, la depressione salirà al primo posto tra tutte le malattie che generano disabilità, e per i costi, diretti e indiretti, che gravano sulla società. Attualmente, solo nell'Unione Europea, ogni anno muoiono circa 50mila cittadini per suicidio. Secondo l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2020 le malattie mentali in genere saliranno al 15% rispetto all'11,6% del 2000 per mortalità e disabilità.

Le previsioni dell'OMS sono contenute nello studio "World Health Report", dedicato ai disturbi mentali e corredato dalle stime sull'impatto che i disturbi mentali hanno rispetto alla disabilità che inducono.

Non c'è che dire, un bel risultato per la società del progresso e del benessere.

"Le straordinarie conquiste dei tempi moderni, le scoperte e le invenzioni in ogni campo, il continuo progresso di fronte alla competizione crescente, queste cose sono state raggiunte e possono solamente conservarsi con un grande sforzo mentale. Le domande fatte all'efficienza dell'individuo nella lotta per l'esistenza sono aumentate grandemente e solo sfruttando tutte le sue risorse mentali potrà soddisfarle. Nello stesso tempo, i bisogni dell'individuo e le sue domande di godimento sono aumentati in tutte le classi lusso senza precedenti si è diffuso a strati della popolazione che precedentemente non ne erano stati sfiorati irreligiosità, scontento e cupidigia sono aumentate in vaste sfere sociali. L'immensa astensione delle comunicazioni causata dalle reti telegrafiche e telefoniche che circondano il mondo ha mutato completamente le condizioni delle attività commerciali. Tutto è fretta e agitazione, la notte si viaggia, il giorno si lavora. Perfino i viaggi di piacere sono diventati una tensione per il sistema nervoso. Serie crisi politiche, industriali e finanziarie diffondono eccitazione e stress in cerchie sempre più ampie, le lotte politiche, religiose e sociali, la politica dei partiti, le elezioni, l'enorme diffusione del sindacalismo infiammano gli animi e sottopongono a sforzo maggiore la mente, invadendo anche le ore della ricreazione, del sonno e del riposo. La vita di città diventa sempre più sofisticata e inquieta. I nervi esauriti cercano sollievo nell'accresciuta stimolazione e nei piaceri più piccanti, solo per ritrovarsi più esauriti di prima. La letteratura moderna si interessa in modo predominante dei problemi che accendono le passioni e incoraggiano la sensualità e la brama di piacere, e il disprezzo di ogni principio etico fondamentale e di ogni ideale. Mostra alla mente del lettore personaggi patologici e problemi rivoluzionari riguardanti la sessualità psicopatica. Le nostre orecchie sono eccitate e assai stimolate da abbondanti dosi di rumore e musica insistente. I teatri catturano tutti i nostri sensi con le loro rappresentazioni eccitanti. Anche le arti plastiche si volgono di preferenza al repellente, al brutto e al suggestivo, e non esitano a presentare ai nostri occhi con rivoltante fedeltà gli spettacoli più orribili che la realtà può offrire" (W.Erb, 1893, citato da Freud in "Tre Saggi sulla Psicosessualità")

L'Oms: nel 2020 un ragazzo su cinque con disturbi mentali

Depression a Leading Contributor to Global Burden of Disease giugno 2006

WHO | Depression

WHO | The world health report 2006

In Italia sono almeno 800 mila i giovani depressi: manifestano intenzioni di suicidio e soffrono di disturbi della personalità, di tipo ansioso o maniaco-depressivo. E il fenomeno è in aumento.

A lanciare l'allarme è l'Associazione dei Docenti Cattolici, preoccupata per gli effetti che le pressioni sociali o i problemi familiari possono provocare sui ragazzi. “Gli ultimi dati forniti dagli istituti di psichiatria - spiega il professor Alberto Giannino, presidente dell'Associazione - indicano un forte aumento della depressione fra i

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giovani: l'8% dei giovani soffre di nevrosi d'ansia e il 5% di depressioni gravemente limitanti. Inoltre, per sette ragazzi su cento, che hanno oggi fra i 18 e i 24 anni, la malattia è cominciata prima della maggiore età”.

Lo stress da competizione, i ritmi di crescita accelerati, la solitudine, gli ambienti relazionali più complessi, le minori occasioni di gioco (gli psicofarmaci, ndr): sono tutti sintomi che intaccano la vita quotidiana dei bambini e degli adolescenti e che, secondo i docenti, finiscono per avere pesanti ripercussioni sulla loro salute mentale.

“Questa sofferenza - commenta Giannino - non sempre è colta dalla famiglia, anzi ci risulta che spesso venga nascosta e non curata per vergogna o pregiudizio. Anche per questo probabilmente sono ancora pochi i casi che vengono diagnosticati in modo corretto e ancora meno quelli trattati correttamente. Dal manifestarsi dell'ansia alla cura del giovane sofferente passa molto, troppo tempo. In media da nove mesi a cinque anni, con un 30% di pazienti che non riceve cure adeguate e un 40% che non assume alcuna terapia”. E ciò non fa che aggravare la malattia.

“Uno dei motivi per cui non si riconosce la depressione - precisa il professor Mario Di Pietro, psicoterapeuta e autore di numerose ricerche sulla prevenzione del disagio giovanile - è perché si associa il problema a un umore triste (presente negli adulti) mentre nei ragazzi il malessere si manifesta soprattutto con un umore collerico e irritabile e il forte calo di interesse per attività che prima li coinvolgevano”. I comportamenti anomali, l'ostilità, l'aggressività possono dunque essere avvisaglie da non sottovalutare e da prevenire, secondo Di Pietro, con screening scolastici e programmi di educazione socio-affettiva; necessari anche per distinguere i casi di depressione, da altri particolari stati d'animo pure fisiologici negli adolescenti.

“In generale, c'è un abbassamento della soglia dello stress negli adolescenti di oggi, dovuto probabilmente alle troppe ore passate davanti alla tv”, commenta la professoressa Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell'età evolutiva, “i ragazzi sono bersagliati da messaggi che li condizionano e li spingono al consumo e alla percezione di nuovi bisogni. Ci si sente inadeguati se non si è uguali al modello rappresentato”.

Che possono fare allora la famiglia e la scuola? “Dovrebbero rendere i ragazzi più consapevoli della realtà di questi due mondi e della loro differenza - risponde la Ferraris - aiutarli a separare la vita reale da quella virtuale della tv con i suoi personaggi”.

Ma la prevenzione passa anche attraverso l'attivazione di una rete complessiva che riguardi le strutture sociali e quelle propriamente scolastiche. “In ogni scuola - ricorda Giannino - c'è una Commissione Salute e una nuova figura di docente della Funzione strumentale per la salute. Ed è importante che queste realtà lavorino per attivare tutti gli strumenti di prevenzione e cura della patologia depressiva. Serve perciò una maggiore collaborazione con le Asl e con lo sportello psicologico”. Perché in questi posti, quando serve, i ragazzi trovino l'aiuto di cui hanno bisogno.

(Pubblicato su Ecplanet, 16-12-2005)

Allarme depressione tra i giovani "800mila, e in costante aumento" Repubblica 28 novembre 2005

ELECTROCONVULSIVE THERAPY

La terapia di elettro-shock, o ECT (ElectroConvulsive Therapy) è stata usata in passato per trattare diverse forme di malattia mentale, inclusa la depressione, ma i gravi effetti collaterali della procedura, come la perdita della memoria, l'hanno relegata in uno stato di "ultima risorsa". La scoperta dell'elettro-shock si deve ad un italiano, Ugo Cerletti (1887-1963), che nel 1933 cominciò a lavorare sull'epilessia sperimentale nei cani e nelle cavie. Era appena iniziato il periodo delle «Cure Disperate» (Valenstein, E.S., “Cure Disperate. Illusioni e Abusi delle Malattie Mentali”, Giunti, Firenze, 1993) che partiva dalle terapie shock finendo nella psico-chirurgia del Nobel portoghese Antonio Egas

Moniz, l'inventore della lobotomia.

Cerletti cercava il modo di rendere innocuo per l'uomo il passaggio della corrente elettrica necessaria a provocare le convulsioni. Credeva che lo stress causato dalle convulsioni

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provocasse il rilascio nel sangue di “sostanze vitalizzanti”, cui diede il nome di “acroagonine”, e tentava di produrle artificialmente somministrando scosse elettriche ad animali con un apparecchio messo a punto dal suo collaboratore Lucio Bini. La tecnica, che prevedeva il passaggio della corrente dalla bocca all'ano, tuttavia determinava spesso la morte degli animali in quanto l'elettricità attraversava il cuore ed era perciò inutilizzabile sugli uomini.

Egas Moniz

Cerletti apprendeva quindi che al mattatoio di Roma gli animali venivano storditi con il passaggio di corrente elettrica attraverso il capo e che questo metodo permetteva l'induzione di convulsioni con l'applicazione di correnti elettriche estremamente più basse, applicabili anche all'uomo. Con questa nuova tecnica, Cerletti e Bini, nel marzo 1938, conducevano il primo esperimento di elettroshock su un uomo, un vagabondo in stato confusionale (uno schizofrenico già ricoverato all'ospedale psichiatrico di Milano e curato con terapia convulsiva cardiazolica) inviato dal commissariato di Roma alla clinica psichiatrica universitaria. Dopo una serie di elettroshock, il paziente presentava una remissione completa: erano sparite le allucinazioni e le idee deliranti, e fu riassunto al lavoro.

Ugo Cerletti

Cerletti comunicava il resoconto del caso e le ricerche successive su animali e pazienti umani il 28 maggio 1938 all'Accademia Medica Romana. Il metodo di Cerletti, più sicuro ed economico dello shock cardiazolico e del coma insulinico, divenì in breve la terapia fisica per i disturbi mentali più usata al mondo. Il problema è che il trattamento di ECT deve usare dei voltaggi molto alti per giungere ad effetti anti-depressivi, con

conseguenze disastrose sul cervello.

Inoltre, gli elettrodi che trasportano la corrente nell'ETC non possono essere diretti ad alcuna area specifica del cervello. Sylvia Plath ha descritto l'effetto dell'ECT sulla memoria nella storia autobiografica “The Bell Jar”: “L'oscurità mi strofinava il cervello come gesso su una lavagna”.

Ampiamente sperimentata negli anni Quaranta insieme a pratiche abominevoli come la lobotomia frontale, l'ECT si è poi trasformata con l'avvento, negli anni Cinquanta, degli psico-farmaci, in particolar modo della Torazina.

(Pubblicato su Ecplanet 07-02-2006)

Electroconvulsive therapy - Wikipedia

La creazione della psico-farmacologia inizia nel 1949, quando l'australiano John Cade introduce il litio come stabilizzante dell'umore nella cura della sindrome maniaco depressiva. Nel 1953, grazie ad una intuizione di Henry Laborit, Pierre Deniker scopre gli effetti antipsicotici della clorpromazina. Nel 1954, Nathan Kline pubblica sugli Annals of the New York Academy of Sciences i risultati del suo studio sulla somministrazione della reserpina a 700 pazienti psichiatrici condotta al Rockland State Hospital. Lo stesso anno, Frank Berger scopre il meprobamato, primo ansiolitico.

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Tra il 1956 e il 1957, inizia l'era degli antidepressivi; rispettivamente, l'imipramina (primo antidepressivo triciclico) scoperta da Ronald Kuhn, e l'iproniazide (primo inibitore delle monoammino-ossidasi) introdotta in psichiatria da Nathan Kline. Un anno più tardi, Paul Janssen sintetizza l'aloperidolo. Infine, nel 1960, entra in uso il clordiazepossido, la prima benzodiazepina. In soli dieci anni, si compie la “rivoluzione” psico-farmacologica. Nei decenni successivi, fino ai giorni nostri, furono ampliate la gamma e l'armamentario delle molecole a disposizione.

Da notare un dato “sintomatico”: l'evoluzione della psico-farmacologia è andata di pari passo con l'evoluzione, e una sempre maggiore diffusione, delle malattie mentali. Più progredisce la medicina, più progrediscono le malattie. Ma che medicina è?

La verità è che gli psico-farmaci non sono altro che la versione chimica dell'elettro-shock: con la scusa della terapia medica mirano a creare uno stato di zombismo, identico a quello riscontrabile dopo una lobotomia. Non a caso, la Torazina è diventata nota come “lobotomia chimica”.

(Pubblicato su Ecplanet 08-02-2006)

Psychopharmacology - Wikipedia

STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANIALE

Una startup della Pennsylvania chiamata Neuronetics, sta completando i primi test clinici completi della TMS (Transcranial Magnetic Stimulation): Stimolazione Magnetica Transcraniale. La procedura promette di trattare la depressione in modo veloce ed efficace senza danneggiare le funzioni mentali. Se tutto andrà bene, potrebbe essere approvata nel giro di sei mesi.

La TMS si basa sullo stesso principio dell'elettro-shock: l'alterazione dell'attività elettrica nel cervello. Ma i campi magnetici usati nella TMS, secondo i ricercatori, possono produrre le stesse stimolazioni senza provocare alcun danno.

Una corrente alternata prodotta da un grande condensatore crea i campi che viaggiano nel cervello da un tubo di metallo attaccato allo scalpo. “Questo causa una depolarizzazione dei neuroni”, dice Bruce Shook, capo esecutivo della Neuronetics, “stimolando i circuiti umorali dei pazienti colpiti da depressione”.

La corrente magnetica può essere direzionata a particolari aree del cervello come la corteccia prefrontale, un'area coinvolta nella moderazione delle emozioni negative. Il trattamento, tra le altre cose, provoca un aumento dei livelli di serotonina - lo stesso neurotrasmettitore stimolato da anti-depressivi come il Prozac e il Celexa.

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Tuttavia, nessuno può ancora provare che la procedura non provochi effetti collaterali come la perdita di memoria. Diversi pazienti, ad esempio, hanno accusato forti mal di testa e/o vertigini dopo il trattamento. Inoltre, se per errore si sovra-stimola una certa regione del cervello, si possono provocare danni accidentali.

Vi sono alcuni psichiatri, come Xingbao Li della Medical University of South Carolina e Peter Fox della University of Texas, che hanno espresso forti preoccupazioni riguardo la TMS, poiché secondo loro non si è ancora in grado di comprendere esattamente in che modo il trattamento possa agire sui circuiti neurali. “ I meccanismi di azione neurobiologica sono ancora un mistero”, hanno scritto Li e colleghi nella rivista Cognitive and Behavioral Neurology.

(Pubblicato su Ecplanet 10-02-2006)

Transcranial magnetic stimulation - Wikipedia

La nascita degli antipsicotici atipici per il trattamento della schizofrenia risale ormai agli anni Settanta, quando con essi si è pensato di soppiantare gli inibitori dei recettori dopaminergici D2 usati nei precedenti vent'anni; tuttavia sulla loro effettiva validità e superiorità rispetto ai vecchi farmaci, sussiste ancora qualche dubbio.

Lo evidenziano i primi risultati del Clinical Antipsychotic Trials of Intervention Effectiveness (CATIE), secondo cui grandi vantaggi le molecole di nuova generazione (fatta eccezione per l'olanzapina) non ne offrirebbero. “La principale spinta allo sviluppo di nuovi antipsicotici è nata dalla necessità di ovviare ai

difetti dei precedenti, penalizzati dai noti effetti extrapiramidali”, ricordano i ricercatori del CATIE sul New England. “I nuovi atipici che, a una più debole affinità per i recettori della dopamina uniscono la capacità di bloccare quelli della serotonina, sembravano garantire un buon controllo dei sintomi arginando gli invalidanti disturbi motori”.

CATIE (acronimo di Clinical Antipsycotic Trials of Intervention Effectiveness)è il nome dello studio promosso dal National Institute of Menthal Health, effettuato su quattro farmaci antipsicotici di nuova generazione, impiegati per contrastare i sintomi della schizofrenia (i risultati di questa ricerca sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine). Catie è stato condotto negli Stati Uniti su 1.500 pazienti affetti da schizofrenia, tenuti in osservazione per diciotto mesi da una équipe di medici specialisti.

Lo scopo era quello di individuare quale fosse, tra i farmaci testati, quello più efficace nel trattamento della malattia e meno dannoso nel provocare effetti collaterali. La schizofrenia è un disturbo del sistema nervoso altamente disabilitante ed interessa milioni di persone in tutto il mondo; questa patologia è in grado di provocare gravi disturbi cognitivi ed emotivi, deliri ed allucinazioni tali da rendere chi ne soffre incapace di capire cosa sia reale o solo immaginario; proprio a causa della sintomatologia il malato può incontrare difficoltà ad integrarsi in una normale dimensione socio-affettiva.

I fattori che provocano la schizofrenia, possono essere di natura diversa (biologici, sociali, psicologici), il che rende complessa da parte degli specialisti la prescrizione della terapia più adatta. I farmaci attualmente in

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uso, lenitivi dei sintomi più che curativi, debbono essere spesso assunti per periodi di tempo piuttosto lunghi e questo fattore espone i pazienti a gravi rischi i effetti collaterali quali diabete, aumento di peso, affezioni cardiache, danni al cervello.

I farmaci messi a confronto nel Catie sono: il Geodon della Pfizer, il Zyprexa della Eli Lilly, il Risperdal della Johnson & Johnson ed il Sequel della AstraZeneca (tutte corporations che non brillano in quanto a politiche socialmente responsabili, ndr). Il Geodon, noto anche come Ziprasidone, è stato approvato dalla Food and Drug Administration nel 2004 ed è atteso in Italia

per il 2006).

Il Zyprexa, della Eli Lilly, noto anche come Olanzapina, è sul mercato dal 1996, è stato finora prescritto ad oltre 12 milioni di persone in 84 paesi. In tutto, solo il 26%o dei pazienti ha completato la terapia di 18 mesi corrispondente al follow up programmato: in percentuali variabili tra il 64 e l'82%, a seconda dei farmaci assunti, i partecipanti l'hanno abbandonata per svariati motivi. Nel confronto solo l'olanzapina si è distinta, sia rispetto agli altri composti di nuova generazione sia alla perfenazina, per il minore tasso complessivo di sospensioni, la durata maggiore del trattamento, la maggiore efficacia nel controllo dei sintomi e la frequenza più bassa di ricoveri per episodi di riacutizzazione della malattia.

Punto dolente, invece, è la presenza di effetti collaterali, in particolare di quelli sull'equilibrio metabolico: l'incremento del peso corporeo al ritmo di quasi un chilogrammo al mese e dei livelli plasmatici di emoglobina glicosilata, colesterolo e trigliceridi. “Il potenziale sviluppo di una sindrome metabolica con le relative conseguenze rappresenta il rischio principale di un trattamento prolungato con l'olanzapina” affermano i ricercatori, “a dispetto del suo maggiore successo, l'olanzapina è tra gli antipsicotici considerati quello che con il più alto tasso di abbandono a causa di effetti indesiderati, in particolare quelli metabolici”.

Quanto agli effetti extrapiramidali, i risultati di CATIE si discostano in parte da quelli ottenuti in passato: gli atipici

considerati non si sono differenziati tra loro per il tasso di comparsa di disturbi motori, anche se la perfenazina - somministrata alle dosi meno dannose possibili - ha totalizzato la quota più alta di sospensioni per questo motivo.

“Le conclusioni non sono incoraggianti”, ha osservato Robert Freedman, psichiatra dell'Università del Colorado, nell'editoriale di commento, “tuttavia, dato che l'impiego dei vecchi antipsicotici si associa sempre a una scarsa adesione al trattamento, gli atipici più efficaci e sicuri come l'olanzapina potrebbero rappresentare un'alternativa valida, soprattutto nel primo approccio ai pazienti schizofrenici o in caso di fallimento con altri farmaci. A patto che se ne tengano sotto stretto controllo gli esiti metabolici”.

È opportuno ricordare che negli USA, dopo la vittoria in tribunale, sono stati risarciti dalla casa farmaceutica Lily, con patteggiamento privato, alcuni pazienti per i danni prodotti da Zyprexa, che provoca un concreto rischio di diabete. Le richieste di risarcimento erano basate sul fatto che mancavano nella confezione le avvertenze di pericolo di iperglicemia e diabete, danni verificatisi in 8.000 persone. Ora le avvertenze sono state messe nel bugiardino, anche in Italia, ma lo zyprexa è sempre quello e sempre caldamente raccomandato dagli psichiatri come quanto di meglio attualmente disponibile.

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Ricordiamo anche che Il diabete è una malattia irreversibile che costringe ad iniezioni giornaliere, ad un continuo controllo dieta, dà debilitazione permanente, rischio riduzione vista, rischio morte. Anche tra altri nuovi antipsicotici atipici, tra cui in particolare quelli con clozapina (Leponex), vanno segnalati un concreto aumento di rischio di iperglicemia e diabete. Anche contro il Risperdal (provoca l'ictus), il Geodon (provoca diabete e disturbi maniacali) e il Seroquel (diabete) sono in corso “class action” che porteranno in tribunale le case farmaceutiche produttrici.

Beware of our appetite

Fonte: New Engl. J. Med. 2005; 353: 1209 e 1287

(Pubblicato su Ecplanet 21-02-2006)

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CATIE (Clinical Antipsychotic Trials of Intervention Effectiveness)

LETTERA DI UNO PSICOLABILE

Soffro di depressione ed attacchi di panico da circa venti anni. Ho consultato decine di psichiatri e psicoterapeuti. Ho somministrato tutti i farmaci in commercio dai vecchi triciclici ai “nuovi” SSRI, con uno dei quali sono ancora in cura (la paroxetina) verso il quale rispondo meglio degli altri.

Ma se i sintomi di ansia e di attacchi di panico sono spariti (unitamente all'uso del clonazepan), devo dire che la mia vita è diventata un inferno: ricadute non appena riduco il farmaco, dipendenze, somatizzazioni dei disturbi alimentari e sessuali, ma soprattutto una grave sindrome amotivazionale. Non esco più di casa, non ho più relazioni sociali né tantomeno sessuali. Sono stato costretto a lasciare la mia ex ragazza perché non provo più emozioni.

Proposte di lavoro alletanti rifiutate.

Sono entrato in un circolo vizioso e sono scoraggiato perché non vedo più soluzioni ne tantomeno un futuro. Non sò a chi rivolgermi perché sono orfano dall'età adolescenziale e non ho parenti. Ho 46 anni e insegno matematica e fisica presso un liceo. E pensare che ero tanto brillante sia negli studi (ho conseguito con successo la laurea in fisica nucleare negli anni 80) che nelle relazioni sociali.

So che la mia vita è finita, anche perché non reggo più fisicamente, anche se gli esami clinici non evidenziano altre patologie. Vorrei fare un ultimo tentativo ricoverandomi in qualche centro specialistico, ma non so a chi rivolgermi. So che ce ne sono di ottimi a Milano.

Un medico mi ha consigliato di somministrare la venlafaxina (unico farmaco che non ho ancora sperimentato, ma non me la sento più di ricominciare). Sapete cosa significa gettare al vento vent'anni della propria vita a causa della depressione?

Per favore, aiutatemi.

[email protected]

(Pubblicato su Ecplanet 26-11-2006)

CENTRO DI IGIENE MENTALE

“Mi chiamo Antonio e sono matto sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare con il demonio Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro un manicomio”.

Sono alcuni dei versi della canzone vicnitrice del Festival di Sanremo 2007, “Ti Regalerò Una Rosa”, di Simone Cristicchi, nuova leva cantautorale, che ha

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anche appena pubblicato un libro, “Centro d'Igiene Mentale Un Cantastorie tra i Matti”, edito da Mondadori, frutto di un'esperienza in giro per l'Italia negli ex-manicomi che è confluita anche nel documentario-film “Dall'Altra Parte del Cancello” e nel disco omonimo, di prossima uscita.

Nella canzone che ha vinto il festival, nel finale, il “matto” Antonio annuncia alla sua amata Margherita che porrà fine alla propria vita gettandosi dal tetto. «L'idea l'ho avuta quando nel manicomio di Volterra ho scoperto decine di lettere scritte dagli “ospiti” ai primi del Novecento», spiega il cantautore romano, «l'orrendo regolamento della struttura proibiva che quelle missive fossero spedite, perché i “matti” non dovevano avere contatti con l’esterno. Così loro conservavano per tutta la vita l'illusione di comunicare con i loro parenti, e invece quei messaggi finivano nelle cartelle cliniche».

Molte di queste lettere Cristicchi le ha raccolte nel libro, dove trovano spazio anche molti altri racconti sulle esperienze di viaggio fatte da Simone, dapprima da volontario din un Centro della capitale, e poi nel resto d'Italia. «Ho visto cose che ti segnano, e persone che ti arricchiscono. I manicomi esistono ancora, in maniera residuale e forse non più violenta come una volta. Però è stato sconvolgente scoprire tantee persone abbandonate a sé stesse, ciondolanti nei cortili come degli zombie, imbottiti di caffé per non cedere all’effetto degli psicofarmaci. I loro sguardi raccontavano della subliminale impossibilità di tentare un reinserimento nella società, lontano da quelle strutture che magari li avevano accolti dopo la nascita e gli orfanotrofi, anche se sani [...] Uno psichiatra mi ha detto: “preferirei avere un tumore che una malattia mentale, perché è umiliante, per noi medici il cervello è un libro chiuso”».

Ma c'è di peggio: «Un infermiere genovese mi ha raccontato il segreto dei suicidi di massa dei pazienti, impauriti dal loro destino dopo la legge Basaglia, una norma che ha aperto uno spiraglio, ma non ha cambiato l’atteggiamento di ostilità della gente nei confronti dei matti, quelli che Zavoli chiamava i “nostri fratelli scomodi”. I Santi vedevano Dio, gli individui con problemi psichici venivano martirizzati nei manicomi. Perché il Padreterno, come dico nella canzone, non vuole “questi apostoli”».

ANTI-PSICHIATRIA

“Il manicomio ha la sua ragion d'essere nel fatto che fa diventare razionale l'irrazionale. Infatti quando qualcuno entra in manicomio smette di essere folle per trasformarsi in malato, e così diventa razionale in quanto malato” (Franco Basaglia).

La legge 180, del 13 maggio 1978, meglio nota come “legge Basaglia” (dal suo promotore in ambito psichiatrico, Franco Basaglia), è una nota e importante legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Successivamente, la legge confluì nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978, che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. La legge fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata su nuove (e più “umane”) concezioni psichiatriche, promosse e sperimentate in Italia da Franco Basaglia. Prima di allora, i manicomi erano poco più che luoghi di contenimento fisico, i veri e propri lager dove si applicavano pesanti terapie farmacologiche e invasive e pratiche aberranti come l'elettroshock o la lobotomia.

Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita dignitosa dei pazienti, da seguire e curare amorevolmente. La legge Basaglia proponeva di passare dall'internamento al concetto di cura, superando il concetto di pericolosità del paziente per arrivare a quello di disagio mentale, con un obiettivo di cura seguito da un progetto terapeutico/riabilitativo, cercando di studiare sia l'individuo malato sia il suo ambiente, per risalire all'origine della sofferenza psichica.

Basaglia intendeva superare il manicomio come istituzione di reclusione, fino ad arrivare ai servizi dipartimentali di Salute Mentale, con l'obiettivo di creare una nuova situazione d'assistenza psichiatrica, strutture e nuovi servizi territoriali, a fini preventivi e riabilitativi. La rivoluzione portata dalla legge Basaglia fu il frutto di quella innescata dal movimento dell'Anti-Psichiatria, nato nei primi anni Sessanta (i principali esponenti sono stati Ronald Laing e David Cooper in Inghilterra, Michel Foucault e Félix Guattari in Francia, Franco Basaglia in Italia e Thomas Szasz negli Stati Uniti).

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L'Anti-Psichiatria sosteneva che il modello di malattia mentale su cui si basavano i manicomi era fondato su un concetto di violenza e di coercizione teso a inibire il potenziale creativo degli individui - processo che aveva luogo già all'interno della famiglia fin dalla più tenera età - allo scopo di creare sempre nuovi sudditi del “sistema”: consumatori condizionati e oppressi, asserviti alle strutture di ubbidienza al potere. Tutti coloro che provano a ribellarsi a questo ingranaggio, diventando cittadini liberi, vengono etichettati come nevrotici o pazzi.

La famiglia viene dunque individuata dall'Anti-Psichiatria come luogo primario di violenza, non solo tramite abuso sessuale o maltrattamenti, ma anche attraverso il tipo di educazione impartita dai genitori. Il malato di mente veniva visto dall'Anti-Psichiatria dunque come una vittima dell'oppressione sociale, che tenta in tutti i modi di “normalizzarlo”, rendendolo innocuo. In questo senso, la follia viene vista come una forma di trasgressione dalla norma sociale, anche laddove si esprime attraverso l'originalità e la genialità.

Con l'Anti-Psichiatria, la scienza ufficiale viene accusata di concentrare la propria attenzione sulla malattia individuale e sulle sue basi organiche, trascurando l'origine sistemica e sociale dei disturbi psichici. La psichiatria tradizionale viene vista come una funzione necessaria al “sistema” per sopravvivere, attraverso il "trattamento" di tutti i devianti, che vengono esclusi definitivamente dalla vita sociale, grazie all’istituzionalizzazione dei manicomi.

Le “cure” somministrate nei manicomi del tempo (dosi elevate di psicofarmaci, medicinali di nuova invenzione ed ancora in fase di sperimentazione, elettroshock, misure costrittive) vengono così considerate forme di violenza sociale su persone fragili, che avevano già dovuto subire violenze da parte della famiglia e della società per il loro mancato adeguamento al conformismo sociale. L'Anti-Psichiatria si proponeva invece di tutelare i diritti di queste persone, lasciandole libere di esprimersi e di reinserirsi nel tessuto sociale. I manicomi, considerati centri di potere repressivo, oltre che campi di manovre clientelari e serbatoi di voti (grazie al clientelismo delle assunzioni di un numero spropositato di addetti), dovevano dunque essere aboliti.

Così fu in Italia grazie proprio allo psichiatra Franco Basaglia, il quale vedeva nello psicoterapeuta, nell'assistente sociale, nello psicologo di fabbrica, nel sociologo industriale, i nuovi amministratori della violenza del potere, poiché consentivano in realtà il perpetuarsi della violenza globale del sistema ed impedivano di fatto la guarigione dei malati. Lo psichiatra doveva dunque rifiutare il suo ruolo, sottolineare l'origine sociale dei disturbi psichici e impegnarsi politicamente nell'eliminazione delle contraddizioni sociali, per la trasformazione della società. Così sarebbe nata una società più libera e giusta e la malattia mentale sarebbe drasticamente diminuita. La legge n. 180 del 1978, nota come Legge Basaglia, abolì dunque gli ospedali psichiatrici ed istituì i servizi di igiene mentale, per la cura ambulatoriale dei malati di mente.

È grazie all'Anti-Psichiatria che è stato possibile portare all'attenzione dell'opinione pubblica i numerosi casi di abuso e di violenza perpetrati su persone incapaci di difendersi, la ghettizzazione dei malati, il pessimismo terapeutico che li vedeva come persone ormai definitivamente “perse”, che andavano solo sedate ed emarginate, per il bene della società. Con la legge Basaglia, molte persone malate hanno potuto vivere una vita abbastanza “normale”, accanto ai familiari, avendo la possibilità di muoversi liberamente, di lavorare, di essere seguiti a distanza da un équipe terapeutica che si occupava di migliorare, in tutti i modi, la loro esistenza. Purtroppo, però, non tutti i familiari hanno il tempo, la forza, le risorse, per farsi carico dei tanti problemi che sorgono quando qualche familiare si trova in condizioni di disabilità mentale e non sempre i servizi sociali si sono mostrati in grado di sopperire a queste carenze.

Cosa rimane oggi delle vittorie conseguite dall'Anti-Psichiatria? Ben poco.

La potente lobby farmaceutica, e psico-farmaceutica, di cui fanno parte medici, psichiatri, neuro-scienziati, politici, imprenditori, chiamata “Big-Pharma”, vorrebbe liberalizzare totalmente il campo, dichiarando definitivamente fallita la legge Basaglia, e cancellarla dal nostro ordinamento, il chè porterebbe alla riapertura dei manicomi, o meglio, delle “case di cura”, private, naturalmente, dove poter sperimentare ignobilmente gli psico-farmaci di prossima generazione. La critica radicale al “sistema” portata dall'Anti-Psichiatria rimane ancora di scottante attualità, basti pensare alla crescita esponenziale delle malattie mentali dagli anni Sessanta ad oggi, mentre “Big Pharma” ci racconta la favola degli straordinari progressi in campo psico-farmacologico, che è sempre più uno straordinario business. Il prezzo, altissimo, che la società sta pagando, e continuerà a pagare, ce lo raccontano ogni giorno le “cronache assassine”.

(Pubblicato su Ecplanet 08-03-2007)