Antiche Civilta' Ed Alieni

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    ANTICHE CIVILTA' ED ALIENI

    LIBRI RAMPA ESTRATTI TEMATICI

    LA CAVERNA SOTTO IL POTALA

    8-62 A grande profondit sotto il Potala c'erano dei passaggi sacri, che conducevano a un'immensacaverna contenente quello che sembrava un mare interno. Mi avevano detto che era ci cherimaneva dall'epoca remotissima in cui il Tibet era un paese ameno vicino al mare. Inquell'immensa caverna vidi strane vestigia, scheletri di creature fantastiche in cui a molti annidi distanza ravvisai mastodonti, dinosauri e altra fauna esotica. Poi in molti punti siscoprivano grandi lastre di cristallo naturale, nel quale era possibile vedere la macrocistide,diversi tipi di alghe e, di tanto in tanto, pesci perfettamente conservati e interamente sigillatinel cristallo trasparente. In realt quegli oggetti venivano considerati sacri, come messaggiprovenienti dal passato.

    1-115 Prima di lasciare il Potala (la sede del Dalai Lama) scendemmo in una delle galleriesotterranee. Queste gallerie, mi venne spiegato, erano state aperte da un'eruzione vulcanicainnumerevoli secoli prima. Alle pareti si scorgevano strani diagrammi e dipinti di scene deltutto ignote. Mi interessava assai pi vedere il lago che, come mi era stato detto, si stendevaper chilometri e chilometri al termine di uno dei budelli. Finalmente entrammo in una galleriache divenne sempre e sempre pi ampia finch, a un tratto, la volta scomparve, portandosi aun'altezza alla quale la luce delle torce non poteva giungere. Ancora un centinaio di metri e citrovammo sull'orlo di un'acqua quale non avevo mai veduto. Era nera e immobile, oscura inmodo da sembrare quasi invisibile, pi simile a un pozzo senza fondo che a un lago. Non

    un'increspatura ne turbava la superficie, non un suono violava il silenzio. Anche la rocciasulla quale ci trovavamo era nera; riluceva alla luce delle torce, ma, un po' di lato, scorsi unluccicare anche sulla parete. Mi avvicinai e vidi che nella roccia si trovava un'ampia venad'oro lunga forse quattro metri e mezzo o cinque metri; nel senso dell'altezza, mi arrivava dalcollo alle ginocchia. In tempi remoti, l'enorme calore aveva fuso l'oro nella roccia, ed esso siera poi raffreddato formando grumi simili al grasso di candele dorate. Il lama MingyarDondup ruppe il silenzio: Questo lago porta al fiume Tsang-po a sessantacinque chilometridi distanza. Molti anni fa, alcuni monaci avventurosi costruirono una zattera di legno e remicon i quali spingerla sull'acqua. Caricarono la zattera di torce e si allontanarono dalla riva. Perchilometri e chilometri remarono, esplorando il lago, poi vennero a trovarsi in uno spazioancor pi vasto dove non riuscivano a scorgere n le pareti, n la volta. Andarono alla deriva,

    mentre remavano adagio, non sapendo in quale direzione spingersi. Improvvisamente lazattera sussult, una folata di vento spense le torce, lasciandoli immersi nelle tenebre, ed essisi resero conto che la loro fragile imbarcazione era in preda ai demoni dell'acqua. La zatterapiroettava su se stessa, dando loro il capogiro e stordendoli. A un certo momento, furonoscaraventati in acqua e affondarono. Alcuni di loro ebbero appena il tempo di riempirsi d'aria ipolmoni. Gli altri non furono cos fortunati. Poi una luce verdognola e incerta apparve e sifece pi intensa. Furono sballottati e proiettati qua e l,e infine emersero nella vivida luce delsole. Due di loro riuscirono a raggiungere la riva, quasi annegati, coperti di lividi esanguinanti. Degli altri tre non esisteva pi traccia. Per ore e ore giacquero tra la vita e lamorte. Infine, uno dei due ritrov quel tanto di energia sufficiente a consentirgli di guardarsiintorno. E quel che vide per poco non lo fece nuovamente svenire. In lontananza si scorgeva il

    Potala. Tutto intorno erano verdi pascoli con Yak che brucavano l'erba. Da quel giornosono stati fatti ben pochi tentativi di esplorare il lago, ma si sa che esistono isolette, poco piin l della portata delle nostre torce. Una di esse stata esplorata e tu vedrai in seguito ci che

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    vi si scoperto, al momento dell'iniziazione. Risalimmo faticosamente le oblique gallerie,sostando di tanto in tanto per riprendere fiato e osservare alcuni dei disegni alle pareti. Nonriuscivo a capirli, sembravano essere stati tracciati da giganti e raffiguravano apparati cosstrani da superare completamente le mie capacit di comprensione.

    2-8 vi sono documenti pittorici di cose che fluttuano nell'aria e di cose che vanno sotto terra.

    1-244 Al centro della caverna si levava una lucente, nera casa... una casa che sembrava fattad'ebano levigato. Strani simboli ne avvolgevano i lati, e diagrammi simili a quelli che avevoveduto sulle pareti della galleria del lago. Ci avvicinammo a questa casa e varcammo la sogliadella larga, alta porta. All'interno si trovavano tre nere bare di pietra, scolpite e incise in modocurioso. Le bare non avevano coperchio. Sbirciai dentro e, scorgendone il contenuto, trattenniil fiato, sentendomi venir meno. Figlio mio esclam l'abate che ci guidava contemplale.Furono Dei nella nostra terra, ai tempi che precedettero le montagne. Si aggirarono per ilnostro Paese quando i mari ne bagnavano le coste e quando nel firmamento si trovavano stellediverse. Guardali, perch nessuno, tranne gli iniziati, li ha mai veduti. Tre figure d'orogiacevano dinanzi a noi, completamente nude. Due uomini e una donna. Ogni linea, ogniminimo segno di quei corpi erano fedelmente riprodotti dall'oro. Ma quali dimensioni! La

    donna aveva una statura di almeno tre metri, e la statura del pi alto dei due uomini non erainferiore ai quattro metri e mezzo. Avevano la testa grande e alquanto conica alla sommit. Lemascelle erano strette, con una bocca piccola, dalle labbra sottili. Il naso era lungo e stretto,mentre gli occhi, non obliqui, erano profondamente infossati. Non li si sarebbe detti corpiimbalsamati... ma addormentati. Vidi, da un lato, il coperchio di una bara: su di esso eraincisa una carta dei cieli... ma che aspetto strano vi avevano le stelle! Gli studi astrologici miavevano reso assai familiari i cieli notturni; la carta li raffigurava, per, in modo molto, moltodiverso. L'abate pi anziano si volt verso di me e disse: Stai per diventare un iniziato, staiper vedere il passato e conoscere il futuro. Lo sforzo sar molto grande. Molti ne muoiono, emolti falliscono, ma nessuno esce vivo di qui, a meno che non superi la prova. Sei preparato edisposto ad affrontarla? Risposi affermativamente. Mi condussero accanto a un lastrone dipietra che si trovava tra due bare. Eseguendo le loro istruzioni, vi sedetti nell'atteggiamentodel loto, con le gambe incrociate, con la colonna vertebrale eretta, e il palmo delle manirivolto verso l'alto. Quattro bastoncelli d'incenso furono accesi, uno per ciascuna bara e unoper la lastra di pietra sulla quale mi trovavo. Tutti gli abati presero una lampada e uscirono.Una volta chiusa la nera e massiccia porta, rimasi solo con i cadaveri che risalivano aremotissimi tempi. Il tempo pass, mentre meditavo. La lampada che avevo portato con mecrepit e si spense. Per alcuni attimi il lucignolo brill incandescente, sentii l'odore dellastoffa bruciata, poi anche questa sensazione si attenu e scomparve. Mi distesi supino sullastrone di pietra ed eseguii quegli speciali esercizi di respirazione che mi erano stati insegnatiper anni. Il silenzio e l'oscurit erano ossessivi. Si trattava davvero del silenzio della tomba.

    Di colpo, il mio corpo divenne rigido, catalettico. Avevo le membra intorpidite e gelide comeghiaccio. Provai la sensazione di morire, di morire in quell'antica tomba a pi di centoventimetri di profondit sotto la luce del sole. Ecco un violento e vibrante sussulto interiore, el'impressione, ma senza alcun suono, di strani fruscii e crepitii, come di vecchio cuoio chevenisse srotolato. A poco a poco nella tomba dilag una pallida luce azzurrognola, simile alchiaro di luna su un alto passo di montagna. Sentii un dondolamento, un sollevarsi e unricadere. Per un attimo potei immaginare di trovarmi una volta di pi su un aquilonesobbalzante e sussultante all'estremit del cavo. Poi si insinu in me la consapevolezza delfatto che stavo galleggiando al di sopra del mio corpo fisico. E con tale consapevolezza venneil movimento. Simile a uno sbuffo di fumo scivolai via, quasi fossi trasportato da un vento chenon sentivo. Sopra di me scorsi un che di luminoso, come una coppa d'oro. Dal mio ventre

    pendeva una corda dal colore azzurro-argenteo. Pulsava di vita e splendeva di vitalit.Contemplai il mio corpo supino che ora riposava come un cadavere tra altri cadaveri. Piccoledifferenze tra il mio corpo e quelli delle figure gigantesche apparvero chiare lentamente. Mi

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    concentrai in tale osservazione. Pensai alla meschina superbia dell'attuale genere umano e midomandai in qual modo i materialisti avrebbero potuto spiegare la presenza di quelle figureimmense. Pensai... ma poi mi accorsi che qualcosa stava turbando i miei pensieri. Sembravache non fossi pi solo. Mi giungevano brandelli di conversazioni, frammenti di pensieriinespressi. Immagini frammentarie incominciarono a balenare nella mia visione mentale. In

    lontananza, qualcuno sembrava far suonare una grande campana dai rintocchi profondi.Rapidamente il suono si fece vicino, e ancor pi vicino, finch parve esplodermi nel cranio, eio vidi goccioline di luce colorata e lampi di colori ignoti. Il mio corpo astrale venivasbalestrato e sospinto come una foglia da un vento di tempesta. Strali veloci di doloreincandescente saettavano attraverso la mia coscienza. Mi sentivo solo, abbandonato, un reiettoin un universo barcollante. Nere nebbie calarono su di me, e con esse una calma che nonapparteneva a questo mondo. Lentamente, le tenebre assolute che mi avvolgevano sallontanarono. Da qualche punto mi giunse il rombo del mare e il suono raschiante, frusciantedei ciottoli smossi dalle ondate. Sentivo l'odore dell'aria satura di salsedine e il forte aromadelle alghe marine. Era, quella, una scena familiare: pigramente mi voltai sul dorso nellasabbia riscaldata dal sole, e contemplai i palmizi. Ma una parte di me disse: non ho mai

    veduto il mare, non ho mai sentitoparlare di palmizi! Da un vicino boschetto giunsero suonidi voci ridenti, voci che divennero pi forti mentre un allegro gruppo di persone abbronzatedal sole appariva. Giganti! Tutti giganti. Abbassai gli occhi e vidi che io pure ero un"gigante". Alle percezioni astrali pervennero le impressioni: innumerevoli secoli prima laterra girava pi vicina al Sole, nel senso opposto. I giorni erano pi brevi e pi caldi. Sorserograndi civilt e gli uomini ebbero conoscenze maggiori di quelle attuali. Poi, dagli spaziesterni si avvicin un pianeta vagante, e colp di striscio la Terra. La Terra venne proiettatapiroettante fuori della sua orbita e nella direzione opposta. Venti formidabili si alzarono epercossero le acque che, sotto la spinta di forze gravitazionali diverse, si avventarono sullaterraferma, e vi furono diluvi, diluvi universali. Terremoti squassarono il mondo. Le terreaffondarono sotto il livello dei mari, e altre ne emersero. Quel paese caldo e piacevole ch'erail Tibet cess di essere una localit di soggiorno marina e si innalz di circa quattromila metrisul livello del mare. Dovunque apparvero montagne possenti che eruttavano lava fumante.Lontano, nella regione delle alte montagne, precipizi lacerarono la superficie e la flora e lafauna di un'epoca tramontata continuarono a esistere. Ma sono troppi gli eventi perch unlibro possa contenerli, e una parte della mia "iniziazione astrale" di gran lunga troppo sacrae privata per poter essere riferita. Qualche tempo dopo, sentii le visioni svanire e oscurarsi. Apoco a poco la coscienza, astrale e fisica, mi abbandon. In seguito, divenni sgradevolmenteconsapevole del fatto ch'ero gelido, gelido a furia di giacere su un lastrone di pietra, nellefredde tenebre di un sepolcro. Filamenti di pensieri mi si agitavano nel cervello: S, tornatoa noi. Veniamo!. Minuti trascorsero, e un fioco bagliore si avvicin. Lampade alimentate con

    burro di yak. I tre anziani abati. Ti sei comportato bene, figlio mio. Per tre giorni sei rimastodisteso qui dentro. Ora hai veduto. Sei morto. E hai vissuto.2-126 Finalmente arrivammo a un'ultima stanza. Aveva l'apparenza di un ripostiglio. Era qui

    che il Dalai Lama conservava i numerosi doni che riceveva, quelli di cui Egli non si servivaimmediatamente. Il lama mi guard e sorrise con benevolenza: "Lobsang, Lobsang, crediche perderei la mia strada?". Sorrise e si allontan da me, dirigendosi verso un muro lontano.Si guard attorno per un attimo e poi si mise a fare qualcosa. A quanto potevo vedere stavatrafficando con una struttura sul muro, una sporgenza di stucco costruita da un operaio mortoda molto tempo. Alla fine si ud un rimbombo di pietre che cadevano e mi girai allarmato,credendo che il soffitto stesse crollando o che il pavimento stesse sprofondando. La miaGuida rise: "Oh, no, Lobsang, siamo completamente al sicuro, completamente al sicuro. Ecco

    da dove continuiamo il nostro viaggio. E' da qui che entriamo in un altro mondo. Un mondoche pochi hanno veduto. Seguimi. La sezione di muro era scivolata di lato rivelandoun'apertura buia. Riuscivo a scorgere un sentiero polveroso, che dalla stanza si inoltrava nel

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    foro e scompariva in quelle tenebre infernali. "Questo un ingresso costruito da secoli. Ilsuo segreto stato ben mantenuto. A meno di conoscerla, questa porta non si pu aprire, e perquanto si cerchi dappertutto non c' traccia di connessione o di incrinatura. Ma vieni,Lobsang, non mettiamoci a discutere sui metodi di costruzione. Stiamo perdendo tempo.Vedrai spesso questo posto. Detto questo si gir e fece strada nell'apertura, dentro il

    misterioso tunnel che proseguiva a perdita d'occhio. Lo seguii con molta apprensione. Mi fecepassare avanti, poi si volt e manipol di nuovo qualche cosa. Di nuovo si ud il sinistrorimbombo, il cigolio e lo stridere di ingranaggi, poi un intero pannello di roccia viva scivoldavanti ai miei occhi sbigottiti e chiuse il foro. Sembr che avessimo percorso pi di unmiglio Poi notai che il corridoio si stava facendo pi ampio e pi alto. Sembrava chestessimo camminando lungo l'estremit stretta di un imbuto, avvicinandoci a quella pi larga.Voltammo per un corridoio e gridai dallo stupore. Vidi davanti a me una vasta caverna. Dalsoffitto e dalle pareti provenivano innumerevoli punti luminosi che emanavano una lucedorata, riflessa dalle nostre lampade al burro. La caverna appariva immensa. La fiocailluminazione delle nostre lampade serviva soltanto ad accentuarne l'immensit e l'oscurit. Lamia Guida si avvicin a una fenditura a sinistra del sentiero e ne estrasse, facendo un rumore

    stridulo, una specie di grosso cilindro metallico. Sembrava arrivare a met altezza di un uomo,ma nella parte pi grossa era certamente largo quanto un uomo. Era rotondo e in cima avevaun congegno che non conoscevo. Sembrava una reticella bianca. Il Lama Mingyar Dondupmaneggi la cosa e poi ne tocc la parte superiore con la sua lampada al burro.Immediatamente si svilupp una fiamma splendente color giallo chiaro, che mi permise divedere con chiarezza. La luce emetteva un debole sibilo, come se venisse espulsa sottopressione. Allora la mia Guida spense le nostre piccole lampade. "Con questa, Lobsang,avremo luce in abbondanza e la porteremo con noi. Voglio che tu impari un po' di storia apartire dagli eoni di molto tempo fa". Si incammin in avanti, spingendo quella grande luceradiosa, quel barattolo di metallo fiammeggiante, su una cosa simile a uno slittino. Si spostavacon facilit. Camminammo scendendo ancora una volta per il sentiero, sempre pi verso ilbasso, tanto che pensai che dovevamo essere arrivati nelle viscere della terra. Finalmente siferm. Davanti a me c'era un muro nero, ricoperto da un grande pannello d'oro, sul qualeerano incisi centinaia, migliaia di disegni. Li guardai, poi guardai dall'altra parte e poteivedere il nero scintillio dell'acqua, come se davanti a me vi fosse un grande lago. "Lobsang,ascoltami con attenzione. Pi tardi conoscerai tutto di questo. Voglio parlarti un po'dell'origine del Tibet, un'origine che tu nei prossimi anni sarai in grado di verificare da tequando parteciperai a una spedizione che sto progettando fin da ora", disse. ... Abbiamo deidocumenti diligentemente nascosti e conservati che risalgono a epoche remotissime ... . Mifece vedere le iscrizioni, indicando le varie figure e i vari simboli. Vidi disegni cheraffiguravano persone, animali - animali che ora non conosciamo - e poi mi indic una mappa

    del cielo, una mappa, per, che perfino io sapevo che non si riferiva alla nostra epoca, inquanto le stelle cheriportava erano differenti e fuori posto. Il lama fece una pausa e si voltverso di me: "Io lo comprendo, Lobsang, questo linguaggio mi stato insegnato. Adesso lolegger per te, ti legger questa storia antichissima e poi nei prossimi giorni io e altri tiinsegneremo questa lingua segreta, affinch tu possa venire qui a prendere i tuoi appunti, adocumentarti e a trarre le tue conclusioni. Questo significher studiare, studiare e studiare.Dovrai venire a esplorare queste caverne, perch ce ne sono molte e si estendono per migliasotto di noi". Per un momento stette a osservare le iscrizioni. Poi mi lesse una parte delpassato. La maggior parte di quanto egli disse allora, e la massima parte di quanto studiai pitardi, non pu essere riferita semplicemente in un libro come questo. Il lettore medio non cicrederebbe, e anche se ci credesse e conoscesse alcuni segreti, allora farebbe probabilmente

    come altri hanno fatto in passato; potrebbe servirsi a proprio vantaggio dei meccanismi che ioho veduto, per ottenere il predominio sugli altri, per distruggere gli altri come le nazionistanno ora minacciando di distruggersi reciprocamente con la bomba atomica. La bomba

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    atomica non una scoperta nuova. Fu scoperta migliaia di anni fa e port allora alla rovina laTerra, come succeder adesso, se l'uomo non viene fermato nella sua follia. In ogni religionedel mondo, in ogni storia di ciascuna trib e nazione, ricorre la storia del Diluvio Universale,di una catastrofe durante la quale interi popoli annegarono, durante la quale vi furono terreche sprofondarono e terre che emersero e il mondo fu in subbuglio. Questo ricorre nella storia

    degli Incas, degli Egiziani, dei Cristiani, di tutti. Appena mi fui sistemato incominci aparlare, ed ecco quanto mi disse. "Molto, molto tempo fa la Terra era un luogo molto diverso.Essa ruotava molto pi vicino al sole e nella direzione opposta, mentre accanto a essa vi eraun altro pianeta, un suo gemello. I giorni erano pi brevi, sicch sembrava che l'uomo avesseuna vita pi lunga. Sembrava che l'uomo vivesse per centinaia d'anni. Il clima era pi caldo, laflora tropicale e pi rigogliosa. La fauna cresceva fino a dimensioni enormi e sotto molte esvariate forme. La forza di gravit era molto inferiore a quella attuale, a causa del diversoritmo di rotazione della Terra, e l'uomo era forse due volte pi grande di quanto sia ora, maanche in questo caso era un pigmeo in confronto a un'altra razza che viveva con lui. Infattisulla Terra vivevano gli appartenenti a un altro sistema, i quali erano degli esseriultracerebrali. Essi vigilavano sulla Terra e insegnavano molte cose agli uomini. L'umanit

    era allora come una colonia, come una classe che viene istruita da un insegnante benevolo.Questi enormi giganti insegnarono molte cose all'uomo. Spesso salivano su uno stranovelivolo di metallo luccicante e attraversavano il cielo da una parte all'altra. L'uomo, il poverouomo ignorante, ancora agli albori della ragione, non riusciva assolutamente a capire, inquanto il suo intelletto era appena superiore a quello delle scimmie. Per innumerevoli epochel'esistenza sulla terra segu un andamento tranquillo. La pace e l'armonia regnavano fra tutte lecreature. Gli uomini potevano conversare tra di loro senza parlare, per telepatia. Ricorrevanoalla parola soltanto per le conversazioni di carattere locale. Poi gli ultracerebrali, i quali eranomolto pi grandi dell'uomo litigarono. Emersero tra di loro forze dissidenti. Essi nonriuscivano a mettersi d'accordo su determinate questioni, proprio come succede oggi tra lerazze. Un gruppo se ne and in un'altra parte del mondo e cerc di dettare legge. Ci fu laguerra. Alcuni superuomini si uccisero tra di loro e intrapresero guerre spietate, sterminandosia vicenda in larga misura. L'uomo, pronto a imparare, apprese le arti della guerra; l'uomoimpar a uccidere. Sicch la Terra, che in precedenza era stata un luogo pacifico, divenne uncentro di discordia. Per un certo periodo di tempo, per alcuni anni, i superuomini lavoraronoin segreto, una met di essi contro l'altra met. Un giorno vi fu una terrificante esplosione etutta la terra sembr scuotersi e cambiare la direzione del suo corso. Fiamme rosseggiantiattraversarono il cielo e la terra fu avviluppata dal fumo. Alla fine il frastuono si spense, madopo molti mesi comparvero nel cielo degli strani segni, che riempirono di terrore il popolodella Terra. Si stava avvicinando un pianeta che diventava rapidamente sempre pi grande.Era evidente che sarebbe entrato in collisione con la Terra. Salirono grandi maree, che

    provocarono i venti, mentre i giorni e le notti si riempirono dell'urlo di una tempesta furiosa.Comparve un pianeta che occup tutto il cielo e alla fine sembr che dovesse precipitarsi acapofitto sulla Terra. Man mano che il pianeta si avvicinava sempre pi, si sollevaronoimmense ondate di marea, che sommersero interi tratti di terraferma. I terremoti fecerotremare la superficie del globo e i continenti furono inghiottiti in un batter d'occhio. La razzadei superuomini dimentic i suoi litigi; si affrettarono a salire sulle loro macchine luccicanti esi alzarono nel cielo, allontanandosi velocemente dalle difficolt che tormentavano la Terra.Ma su quest'ultima i terremoti continuavano; le montagne si sollevarono, e insieme a loro sisollev il fondo marino. Le terre sprofondavano e venivano sommerse dall'acqua; la gente diquell'epoca fuggiva terrorizzata, impazzita per la paura di quella che riteneva la fine delmondo, e per tutto il tempo i venti divennero pi violenti, il frastuono e lo strepito pi difficili

    da sopportare, frastuono e strepito che sembravano spezzare i nervi e portare gli uomini allapazzia. Il pianeta invasore si avvicin e ingrand sempre pi, finch alla fine si accost neilimiti di una certa distanza e vi fu uno schianto spaventoso, da cui guizz un'immensa scintilla

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    elettrica. I cieli ardevano di scariche continue, mentre si formarono delle nubi nere come lafuliggine che trasformarono i giorni in una notte ininterrotta di immenso terrore. Sembravache anche il sole stesse immobile per l'orrore di fronte al flagello, poich, stando aidocumenti, per moltissimi giorni la rossa sfera solare rimase ferma, rossa come il sangue,emettendo grandi lingue di fuoco. Poi alla fine le nere nubi si chiusero e tutto fu avvolto

    dall'oscurit. I venti divennero freddi, poi caldi; migliaia di persone morirono per ilcambiamento di temperatura, che mutava continuamente. Il Cibo degli Dei, che qualcuno hachiamato manna, cadde dal cielo. Senza di esso gli abitanti e gli animali della Terra sarebberomorti di fame, a causa della distruzione dei raccolti, a causa della perdita di tutti gli altriviveri. Uomini e donne vagabondavano da un punto all'altro in cerca di riparo, in cerca diqualche luogo dove potessero far riposare i loro corpi stanchi e tormentati dall'uragano,torturati dalla fatica, pregando per avere tranquillit, sperando di salvarsi. Ma la Terratremava e rabbrividiva, le piogge la inondavano e per tutto il tempo dallo spazio esternovennero ondate d'acqua e scariche di elettricit. Con il passare del tempo, man mano che lepesanti nubi nere si allontanavano, si vide che il sole diventava sempre pi piccolo. Sembravache indietreggiasse e gli abitanti della Terra si lamentavano a gran voce per la paura.

    Credevano che il Dio Sole, Colui che d la Vita, fuggisse da loro. Ma, cosa ancora pi strana,adesso il sole si spostava attraverso il cielo da est a ovest, anzich da ovest verso est comeavveniva prima. L'uomo aveva perduto ogni nozione del tempo. Con l'oscurarsi del sole nonesisteva nessun metodo in base al quale se ne potesse misurare il passaggio; neanche gliuomini pi saggi sapevano quanto tempo prima questi fatti avessero avuto luogo. Nel cielo fuscorta un'altra strana cosa; un mondo, un mondo piuttosto grande, giallo, biconvesso, chesembrava anch'esso sul punto di precipitare sulla Terra. Quello che, come ora sappiamo, era laLuna, sembr a quell'epoca un avanzo proveniente dalla collisione dei due pianeti. Pi tardile razze dovevano scoprire una grande depressione sulla terra, in Siberia, dove pu darsi chela superficie terrestre sia stata danneggiata dalla eccessiva vicinanza di un altro mondo,oppure che si tratti anche di un punto dal quale si era distaccata la Luna. Prima dellacollisione vi erano state citt e alti edifici che contenevano la maggior parte della conoscenzadella Razza Superiore. Erano stati abbattuti durante il trambusto ed erano ridotti a cumuli dimacerie che celavano tutta quella conoscenza segreta. Gli stregoni delle trib sapevano chedentro quei cumuli vi erano scatole contenenti esemplari e libri incisi su metallo. Sapevanoche tutta la conoscenza del mondo giaceva dentro quei mucchi di rifiuti, sicch si misero allavoro per scavare e scavare, per vedere ci che si poteva salvare nei documenti, affinchpotessero accrescere il loro potere servendosi della conoscenza della Razza Superiore.Attraverso gli anni successivi, i giorni si fecero sempre pi lunghi finch non durarono quasiil doppio rispetto a quelli che precedettero il flagello, e poi la Terra si assest nella sua nuovaorbita, accompagnata dalla sua luna, la Luna che era il risultato di una collisione. Tutta la terra

    tremava e brontolava, le montagne si ergevano ed eruttavano fiamme, rocce e distruzione.Grandi fiumi di lava si precipitavano di sorpresa dai fianchi delle montagne e distruggendotutto ci che si trovava sul loro cammino, ma spesso inghiottendo monumenti e fonti diconoscenza, tanto che il duro metallo su cui molti documenti erano stati scritti non venne fusodalla lava, bens protetto da essa, conservato in una custodia di pietra, di pietra porosa che nelcorso del tempo si erose , in maniera che i documenti che vi erano racchiusi vennero alla lucee caddero nelle mani di coloro che se ne sarebbero serviti. Ma questo non dur tuttavia permolto tempo. A poco a poco, man mano che la Terra si assestava meglio nella sua nuovaorbita, il freddo penetr in tutto il mondo, mentre gli animali morivano o si spostavano versozone pi calde. Il mammut e il brontosauro si estinsero poich non riuscirono ad adattarsi allenuove forme di vita. Il ghiaccio cadde dal cielo e i venti si fecero rigidi. C'erano ormai molte

    nuvole, mentre prima non ce n'era stata quasi nessuna. Il mondo era un luogo molto cambiato;i mari avevano le maree, mentre prima erano stati laghi tranquilli increspati al massimo da unventicello di passaggio. Adesso ondate enormi si alzavano fino al cielo e per molti anni le

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    maree furono immense e minacciarono di inghiottire la terraferma e di sommergere gli esseriumani. Anche il firmamento appariva diverso. Di notte si videro strane stelle al posto di quellenote e la Luna era molto vicina. Germogliarono nuove religioni poich i sacerdoti diquell'epoca cercarono di mantenere il loro potere e di dare una spiegazione degli avvenimenti.Essi dimenticarono molte cose riguardo alla Razza Superiore, si preoccuparono soltanto del

    loro potere, della loro importanza. Tuttavia non potevano dire come ci fosse capitato oaccaduto. Essi lo attribuirono alla collera di Dio e insegnarono che ogni uomo era nato nelpeccato. Con il trascorrere del tempo, mentre la Terra si sistemava nella sua nuova orbita ementre le condizioni atmosferiche si facevano pi serene, l'umanit diventava pi piccola epi bassa. Passarono i secoli e le terre divennero pi stabili. Comparvero molte razze quasi invia sperimentale, le quali lottarono, si indebolirono e scomparvero, per essere sostituite daaltre. Alla fine si svilupp un tipo pi forte e la civilt ricominci, la civilt che fin dal suoprimo nascere port un ricordo razziale di un terribile flagello, e alcuni tra i pi illuminatifecero ricerche per scoprire ci che era realmente accaduto. Ormai il vento e la pioggiaavevano compiuto la loro opera. Dai frammenti di lava incominciarono ad affiorare gli antichidocumenti e gli esseri umani di intelligenza superiore che adesso erano sulla terra furono

    capaci di raccoglierli e di sottoporli all'esame dei loro stregoni, i quali alla fine, dopo moltisforzi, riuscirono a decifrare alcuni degli scritti. Appena una minima parte dei documentidivenne leggibile e gli scienziati dell'epoca incominciarono a capirli, essi incominciarono acercarne affannosamente altri, per mezzo dei quali ricomporre il quadro completo degliinsegnamenti e colmare le lacune. Furono intraprese grandi opere di scavo e vennero alla lucemolte cose interessanti. Allora la nuova civilt effettivamente germogli. Si costruirono citt ecentri abitati e la scienza incominci la sua corsa precipitosa verso la distruzione. Si mettesempre in risalto la distruzione, purch le minoranze raggiungano il potere. Non si tenneassolutamente conto che l'uomo potesse vivere in pace e che la mancanza di pace avevaprovocato le precedenti sventure. Per molti secoli la scienza esercit il suo dominio. Isacerdoti si fecero passare per scienziati e misero fuori legge tutti quegli scienziati che nonerano nello stesso tempo sacerdoti. Accrebbero il loro potere; adoravano la scienza, facevanotutto quello che potevano per tenere il potere nelle loro mani per schiacciare l'uomo comune eper impedirgli di pensare. Pretesero di essere essi stessi degli dei; nessuna opera poteva esserecompiuta senza il benestare dei sacerdoti. I sacerdoti prendevano ci che volevano: senzaimpedimenti, senza opposizione, mentre per tutto il tempo aumentarono il loro potere, finchsulla Terra essi non furono onnipotenti in senso assoluto, dimenticando che il potere assolutocorrompe gli esseri umani. Grandi velivoli senza ali attraversavano l'aria, l'attraversavanosenza emettere alcun suono, oppure rimanevano sospesi immobili come neanche gli uccelliriuscivano a fare. Gli scienziati avevano scoperto il segreto di controllare la gravit e la forzaantigravitazionale, nonch di sfruttarle a favore del loro potere. Immensi blocchi di pietra

    venivano manovrati e collocati dove si voleva da un solo uomo e per mezzo di unpiccolissimo congegno, che si poteva tenere nel palmo della mano. Nessun lavoro era troppogravoso, in quanto l'uomo si limitava ad azionare le sue macchine senza fare alcuno sforzo.Immense macchine sferragliavano su tutta la superficie della Terra, ma nulla si muoveva sullasuperficie del mare tranne che per diporto, poich viaggiare per mare era troppo lento tranneche per coloro che desiderassero godersi il vento e le onde. Ogni cosa viaggiava attraversol'aria, oppure via terra per tragitti pi brevi. La gente si trasferiva su diversi territori e fondavacolonie. Ma ormai aveva perduto il suo potere telepatico, in seguito al flagello dellacollisione. Ormai non parlava pi un linguaggio comune; i dialetti si fecero sempre pipenetranti, finch alla fine non furono lingue completamente diverse e incomprensibili traloro. La mancanza di comunicazione e l'insuccesso nel comprendersi reciprocamente, nel

    comprendere i rispettivi punti di vista, fecero s che tra le razze sorgessero divergenze eincominciassero le guerre. Furono inventate armi terribili. Le lotte infuriarono ovunque.Uomini e donne rimanevano menomati, e i terribili raggi che venivano prodotti stavano

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    provocando molte mutazioni nella razza umana. Passarono gli anni, la lotta si fece piaccanita e la carneficina pi orrenda. Ovunque gli inventori, spronati dai loro sovrani, sisforzavano di creare armi pi mortali. Gli scienziati lavoravano per escogitare dispositivi dioffesa ancora pi spaventosi. Furono allevati germi trasmettitori di malattie e lanciati tra inemici da aeroplani che volavano ad alta quota. Le bombe abbattevano i sistemi di fognatura,

    sicch malattie e pestilenze infuriarono su tutta la Terra distruggendo esseri umani, animali epiante. Il mondo veniva spinto alla distruzione. In un remoto distretto, molto distante dalconflitto, un gruppo di sacerdoti lungimiranti, i quali non erano stati contaminati dalla sete dipotere, presero delle sottili lastre d'oro e vi incisero la storia della loro epoca, vi incisero lemappe del firmamento e dei territori. Affidarono a esse i pi riposti segreti della loro scienza emisero solennemente in guardia contro i pericoli che sarebbero capitati a coloro i qualiavessero abusato di questa conoscenza. Trascorsero anni, durante i quali vennero preparatequeste lastre, che poi, insieme a esemplari autentici delle armi, degli utensili, dei libri e ditutte le cose utili, furono occultate nella pietra e nascoste in diversi posti, affinch i lorosuccessori conoscessero il passato e, come era auspicabile, se ne giovassero. Infatti queisacerdoti erano a conoscenza dell'andamento dell'umanit; sapevano ci che doveva accadere

    e quanto previsto si avver. Una nuova arma fu fabbricata e sperimentata. Una nuvolafantastica sal vorticosamente nella stratosfera, mentre la Terra trem, vacill di nuovo esembr oscillare sul suo asse. Immensi muri d'acqua si sollevarono sulla terraferma espazzarono via molte razze dell'uomo. Ancora una volta le montagne sprofondarono sotto imari e altre ne emersero al loro posto. Alcuni uomini, donne e animali, i quali erano statiavvertiti da quei sacerdoti, si salvarono salendo a bordo di navi e mettendosi al riparo dai gasvelenosi e dai germi che devastavano la Terra. Altri uomini e donne furono portati in altonell'aria man mano che i territori sui quali abitavano si sollevavano; altri, non altrettantofortunati, furono portati gi, forse al disotto dell'acqua o forse sprofondarono, man mano chele montagne si chiudevano sulle loro teste. Il Diluvio Universale, le fiamme e i raggi mortaliuccisero milioni di individui, di persone; al mondo restavano ormai soltanto pochissimiindividui, isolati gli uni dagli altri dal capriccio della catastrofe. Erano mezzo impazziti pervia del disastro, usciti di senno per via del frastuono terrificante e della confusione. Per moltianni si nascosero nelle caverne e nelle fitte foreste. Dimenticarono tutti la cultura e tornaronoallo stato selvaggio, come agli albori dell'umanit, coprendosi di pelli e dipingendosi con ilsucco delle bacche, portando in mano bastoni ornati di pietre silicee. Alla fine si formarononuove trib, che vagarono sulla nuova superficie del mondo. Alcune si insediarono in quelloche ora l'Egitto, altre in Cina, ma quelle che occupavano piacevoli localit poco elevate sulmare, cosa che era stata molto favorita dalla razza superiore, si trovarono a molte migliaia dipiedi di altezza, circondate dalle interminabili montagne e su un territorio che si raffreddavarapidamente. Nell'aria rigida e rarefatta morirono a migliaia. I sopravvissuti divennero i

    capostipiti del moderno e coraggioso tibetano, appartenente alla regione che oggi il Tibet.Questo era stato il luogo in cui il gruppo di sacerdoti lungimiranti si era servito delle suesottili lastre d'oro e vi aveva inciso tutti i suoi segreti. Queste lastre, insieme a tutti gliesemplari delle loro arti e mestieri, erano state nascoste in una profonda caverna nel cuore diuna montagna, per diventare accessibili a una razza sacerdotale pi recente. Altre venneronascoste in una grande citt che si trova adesso sull'Altopiano del Tibet. Tuttavia ogni culturanon si estinse del tutto, anche se il genere umano era tornato allo stato selvaggio, alle Epochedella Desolazione. Ma su tutta la superficie terrestre vi erano punti isolati in cui piccoli gruppidi uomini e donne lottavano per tenere viva la conoscenza, per mantenere accesa la fiammavacillante dell'intelletto umano, un piccolo gruppo che continuava a battersi alla ciecanell'oscurit infernale dell'incivilt. Per tutti i secoli che seguirono vi furono molte forme di

    religione, molti tentativi di scoprire la verit su quanto era accaduto, mentre dall'inizio allafine la conoscenza rimase nascosta nelle profonde caverne del Tibet, incisa su lastre d'oroindistruttibili, stabili, incontaminate, che attendevano coloro che le avrebbero scoperte e

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    decifrate. A poco a poco l'uomo progred nuovamente. Il buio dell'ignoranza cominci adissiparsi. La brutalit si tramut in una forma di semicivilt. Ci fu in effetti una specie diprogresso. Si eressero di nuovo citt e le macchine volarono nel cielo. Ancora una volta lemontagne non furono un ostacolo, l'uomo percorreva tutto il mondo attraverso i mari e sullaterra. Come era gi avvenuto, l'uomo, accrescendo la sua conoscenza e il suo potere, divenne

    arrogante e oppresse i popoli pi deboli. Ci fu agitazione, odio, persecuzione e tradimento. Ilpopolo pi forte opprimeva quello pi debole. I popoli pi deboli elaborarono macchine e vifurono guerre, ancora guerre che duravano anni. Mai si produssero tante armi nuove e piterribili. Ciascuna parte cercava di scoprire le armi pi tremende di tutte, mentre in tutto queltempo la conoscenza rimaneva nelle caverne del Tibet. Contemporaneamente sull'Altopianodel Tibet si trova una grande citt desolata, incustodita, che contiene la conoscenza pipreziosa del mondo, che attende coloro che vorranno entrare a vedere, che giace in attesa.

    LA CITTA' TRA I GHIACCI

    1-209 Continuammo ad arrancare nella nebbia gelida, umida e vischiosa, dirigendoci faticosamente,infelici, non sapevamo dove. Stringendoci addosso le vesti in cerca d'una illusione di calore.Con il fiato corto e il corpo percorso da brividi per il freddo intenso. Sempre e sempre piavanti. E poi ci fermammo di colpo, pietrificati dallo stupore e dallo spavento. La nebbiastava diventando calda, il suolo stava diventando ardente. Coloro che si trovavano dietro dinoi non si erano ancora spinti cos avanti; non vedevano nulla e vennero a urtarci contro.Riprendendoci alquanto dallo stupore nell'udire le risa del lama Mingyar Dondup,riprendemmo il cammino alla cieca, tastando con la mano colui che ci precedeva, mentrel'uomo in prima fila tastava il terreno dinanzi a s, senza veder nulla, con il bastone. Sotto inostri piedi, pietre minacciarono di farci inciampare e cadere, sassi rotolarono. Pietre? Sassi?Dove si trovava allora il ghiacciaio, dove si trovavano i ghiacci? Del tutto improvvisamente,la nebbia si dirad e ci trovammo al di l di essa. A uno a uno ci facemmo avanti barcollandoe... be', mentre mi guardavo intorno, credetti di essere morto di freddo e di trovarmi neiCampi Celesti. Mi stropicciai gli occhi con le mani calde; mi pizzicai e sfregai le nocchecontro una roccia per constatare se fossi carne o puro spirito. Ma poi tornai a guardarmiintorno; i miei otto compagni si trovavano intorno a me. Era mai possibile che fossimo statitrasportati tutti, e in modo cos improvviso, nei Campi Celesti? E se cos era, dove si trovavail decimo componente del gruppo, quello ch'era andato a sfracellarsi contro la parete rocciosa?Ed eravamo, poi, proprio tutti degni del paradiso che vedevo dinanzi a noi? Soltanto trenta

    battiti del cuore ci separavano dal momento in cui avevamo rabbrividito di freddo, dall'altrolato della cortina di nebbia. Ora ci trovavamo quasi al margine del collasso per la gran calura!L'aria tremolava, il terreno fumava. Una sorgente ribolliva fuori della terra, proprio ai nostripiedi, sospinta da getti di vapore. Intorno a noi si stendevano verdi prati, pi verdi di quanti neavessi mai veduti. Piante dalle larghe foglie crescevano alte, arrivando pi in su delle nostreginocchia. Lo stupore e la paura ci attanagliavano. Ci guardammo intorno, troppospaventati, quasi, per muoverci, e la mia guida parl ancora: Superiamo con un balzo questoruscello, superiamolo con un balzo perch l'acqua bollente. Pochi chilometri ancora e citroveremo in un luogo davvero meraviglioso dove potremo riposarci. Aveva ragione, comesempre. Cinque chilometri pi avanti, circa, ci allungammo sul terreno rivestito di muschiocompletamente nudi, in quanto avevamo l'impressione di bollire. L crescevano alberi come

    non ne avevo mai veduti, e come probabilmente non ne vedr mai pi. Fiori dalle tinte assaivivide tappezzavano ogni cosa. Rampicanti allacciavano i tronchi d'albero e pendevano dairami. A destra della piacevole radura nella quale stavamo riposando, vedevamo un laghetto e

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    le increspature e i cerchi sulla sua superficie denotavano la presenza di vita in quelle acque.Continuavamo a sentirci stregati, ed eravamo certi di essere stati uccisi dal calore, passandosu un altro piano dell'esistenza. Oppure ci aveva uccisi il gelo? Non lo sapevamo! Lavegetazione era lussureggiante; ora che ho viaggiato per il mondo, direi che si potevaconsiderarla tropicale. Vedevamo uccelli di una specie che ancor oggi non conosco. Il terreno

    era di natura vulcanica. Sorgenti calde sgorgavano dal suolo e si sentivano odori sulfurei. Lamia guida ci disse che, a quanto egli sapeva, esistevano soltanto due luoghi come quelli nellaregione delle alte montagne. Disse che il calore sotterraneo e le sorgenti calde scioglievano ilghiaccio e che le alte pareti rocciose della valle intrappolavano l'aria calda. La densa nebbiabianca attraverso la quale eravamo passati, segnava il punto d'incontro tra correnti calde ecorrenti fredde. Ci disse inoltre di aver veduto scheletri di animali giganteschi, scheletri che,in altri tempi, dovevano aver sostenuto il peso di esseri alti anche sei o nove metri. In seguitovidi io stesso queste ossa. In questo luogo, scorsi per la prima volta uno yeti. Mi trovavochino, intento a raccogliere erbe medicinali, quando un non so che mi indusse ad alzare gliocchi. Ed ecco, a meno di dieci metri da me, la creatura della quale avevo sentito tantoparlare. I genitori nel Tibet minacciano spesso i bambini cattivi dicendo: Comportati bene,

    altrimenti uno yeti ti porter via!. E ora pensai che uno yeti stava per portar via me. E laprospettiva non mi rese affatto felice. Ci fissammo a vicenda, paralizzati entrambi dallospavento, per un periodo di tempo che parve un'eternit. Lo yeti mi stava additando con unamano, ed emetteva un curioso suono miagolante simile a quello di un gattino. Il craniosembrava non avere lobi frontali, ma era inclinato all'indietro partendo quasi dalle foltissimesopracciglia. Il mento era molto sfuggente e i denti erano larghi e sporgenti. Ciononostante, lacapacit cranica sembrava simile a quella dell'uomo moderno, a eccezione della frontemancante. Mani e piedi erano grandi e i piedi erano volti in fuori. Le gambe erano arcuate e lebraccia molto pi lunghe del normale. Notai che la creatura si appoggiava, camminando, sullato esterno dei piedi, come gli esseri umani. (Le scimmie e gli antropoidi non camminanoappoggiandosi alla superfici e esterna dei piedi). Mentre guardavo e forse trasalivo di paura, oper qualche altra ragione, loyetstrill, si volt e balz via. Sembrava, spiccare balzi "su unasola gamba" e il risultato faceva pensare a passi giganteschi. Anche il mio impulso fu quellodi fuggire, nella direzione opposta! Qualche giorno dopo, vedemmo alcuni yeti inlontananza. Si affrettarono a nascondersi e noi ci guardammo bene dal provocarli. Il lamaMingyar Dondup ci disse che questiyeti erano esponenti primitivi della razza umana; avevanoseguito un corso diverso dell'evoluzione e potevano sopravvivere solo nelle localit piisolate. Molto spesso accadeva di sentir parlare di yeti che avevano abbandonato la regionedelle alte montagne ed erano stati veduti correre a balzi in vicinanza delle regioni abitate. Posso solo dire di aver veduto yeti adulti e yeti bambini. Ho veduto anche scheletri di yeti.Alcune persone hanno espresso dubbi sulla mie affermazioni concernenti gli yeti. A quanto

    pare sono stati scritti su di essi volumi basati su supposizioni, ma nessuno di questi autori haveduto un solo yeti, come ammettono. Io li ho veduti. Alcuni anni fa Marconi venne derisoallorch afferm che avrebbe trasmesso un messaggio via radio attraverso l'Atlantico. Imedici dell'Occidente asserirono solennemente che l'uomo non avrebbe potuto superare lavelocit di ottanta chilometri all'ora, altrimenti la pressione dell'aria lo avrebbe ucciso. Visono state leggende su un pesce che veniva descritto come un "fossile vivente". Ora gliscienziati hanno veduto questi pesci, li hanno catturati, dissezionati. E se gli occidentalipotessero fare a modo loro, i nostri poveri, antichi yeti verrebbero catturati, dissezionati econservati nell'alcol. Noi riteniamo che gli yeti siano stati costretti a rifugiarsi sulle altemontagne, e che altrove, tranne rarissimi vagabondi, siano estinti.

    1-214 Crescevano in questi luoghi erbe estremamente rare, e soltanto per esse avevamo compiuto il

    viaggio. Vi abbondavano anche frutti, frutti come non ne avevamo mai veduti. Liassaggiammo, li apprezzammo e ce ne saziammo... ma la penitenza fu dura. Durante la notte eper tutta la giornata successiva dovemmo darci un gran da fare a raccogliere erbe medicinali. I

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    nostri stomachi non erano abituati a quel cibo. Dopo di allora, non toccammo pi i frutti! Cicaricammo fino al massimo limite di erbe e di piante e tornammo sui nostri passi attraverso lanebbia. Il freddo, dall'altro lato, era terribile. Probabilmente, provammo tutti l'impulso ditornare indietro e di stabilirci nella tiepida lussureggiante valle.

    2-7 Partecipai inoltre a una memorabile spedizione nella zona pi inaccessibile del Tibet, nelpunto pi elevato dell'Altopiano del Tibet. Qui noi della spedizione scoprimmo una valleprofondamente isolata fra crepacci rocciosi, scaldata dal fuoco eterno della Terra, che facevatraboccare le acque bollenti e le riversava nel fiume. Scoprimmo anche una citt maestosa,met della quale era esposta all'aria calda della valle segreta e l'altra met era immersa nellaluminosit di un ghiacciaio. Il ghiaccio era talmente trasparente che l'altra parte della citt eravisibile come attraverso il pi limpido specchio d'acqua. Il settore della citt che si eradisgelato era quasi intatto. Infatti il trascorrere degli anni non aveva danneggiato gli edifici.L'aria immobile, l'assenza del vento li avevano preservati dal guasto derivante dall'attrito.Camminammo lungo le strade, essendo le prime persone a percorrerle da migliaia e migliaiadi anni. Vagammo senza meta tra le case che sembravano in attesa dei loro proprietari, finchguardando meglio non vedemmo strani scheletri pietrificati e ci rendemmo conto che si

    trattava di una citt morta. Vi erano molti congegni fantastici che denotavano che un tempoquesta valle nascosta era stata sede di una civilt molto pi grande di qualunque altra apparsasulla faccia della Terra. Questo ci prov in maniera definitiva che in confronto alla gente diquell'epoca eravamo tuttora dei selvaggi.

    2-150 La mia Guida, il Lama Mingyar Dondup, alcuni compagni e io, eravamo partiti dal Potala daitetti d'oro, a Lhasa, alla ricerca di erbe rare. Per diverse settimane avevamo viaggiato salendo,sempre salendo, addentrandoci nel gelido Settentrione, nell'Altopiano del Tibet oShamballah, come qualcuno lo chiama. ... Qui, a quasi 25.000 piedi (circa 7500m) sul livellodel mare, il cielo era di color porpora vivace, in confronto al quale le rare chiazze di nuvoleche lo attraversavano veloci erano incredibilmente bianche. Seguitammo ad arrampicarci,mentre il terreno diventava sempre pi impervio a ogni passo. I polmoni ci raschiavano ingola. Alla fine arrivammo di nuovo a quella misteriosa fascia nebbiosa e la attraversammo,mentre il terreno sotto i nostri piedi diventava sempre pi caldo e l'aria intorno a noi si facevasempre pi mite e confortante. A poco a poco emergemmo dalla nebbia nel paradisolussureggiante di quell'incantevole santuario. Di fronte a noi stava di nuovo quella terraappartenente a un'epoca da tempo trascorsa. Quella notte ci riposammo nel tepore accoglientedella Terra Segreta. Era meraviglioso dormire su un soffice letto di muschio e respirare ildolce profumo dei fiori. Qui in questa regione c'erano frutti che non avevamo mai assaggiato,frutti che gustammo e provammo ancora. Era splendido, inoltre, poter fare il bagno nell'acquacalda e stendersi comodamente su una sponda dorata. Il giorno seguente andammo avanti,salendo sempre pi in alto, ma ormai non eravamo pi preoccupati. Avanzammo attraverso

    gruppi di rododendri, passammo accanto ad alberi di noce e ad altri di cui ignoravamo ilnome. ... Il giorno dopo riprendemmo la nostra marcia, ma avevamo percorso soltanto due otre miglia quando all'improvviso, inaspettatamente, sbucammo in una radura aperta, un puntoin cui gli alberi terminavano e davanti a noi .... Guardammo. La radura di fronte a noi eravasta. Di fronte a noi c'era una pianura che si estendeva da un lato all'altro per pi di cinquemiglia. Nella sua parte estrema c'era un'immensa lastra di ghiaccio che si protendeva versol'alto, come un cristallo che toccava il cielo, come se in effetti fosse una finestra sul cielo, ouna finestra sul passato. Infatti, al di l di questa lastra di ghiaccio, potevamo vedere, comeattraverso un limpidissimo specchio d'acqua, una citt, intatta, una strana citt, di cui nonavevamo mai visto l'uguale neanche nei libri illustrati che avevamo al Potala. Degli edificisporgevano dal ghiacciaio. La maggior parte di essi era in buono stato di conservazione, in

    quanto il ghiaccio si era sciolto pian piano sotto l'azione dell'aria calda della valle segreta, inmodo talmente lieve e graduale che neanche una pietra o una parte della struttura aveva subitodanni. Infatti alcuni di essi erano perfettamente intatti, conservati per un numero imprecisato

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    di secoli dalla meravigliosa aria pura e asciutta del Tibet. In realt alcuni di quegli edificiapparivano cos nuovi da far supporre che fossero stati costruiti forse una settimana prima. Lamia Guida, il Lama Mingyar Dondup, ruppe il nostro silenzio reverenziale, dicendo: "Fratelli,mezzo milione d'anni fa questa era la dimora degli Dei. Mezzo milione di anni fa questo eraun piacevole luogo di soggiorno sul mare, dove vivevano scienziati appartenenti a una razza e

    a una specie diversa. Essi provenivano da un posto del tutto diverso, e un giorno vi racconterla loro storia, ma con i loro esperimenti portarono il disastro sulla Terra e abbandonarono lascena del loro fallimento, lasciandosi dietro le spalle la gente comune del mondo.Provocarono la sventura con i loro esperimenti: il mare si sollev e gel, e qui davanti a noivediamo una citt conservata nel ghiaccio eterno fin da quell'epoca, una citt che fu inondata,inondata e ghiacciata mentre la terra si sollevava e l'acqua si sollevava con essa". Mossi daun comune impulso, ci alzammo in piedi e ci avviammo per esplorare gli edifici pi vicini.Pi ci avvicinavamo, pi rimanevamo muti per la sorpresa. Era tutto molto, molto strano. Perun attimo non riuscimmo a capire la sensazione che provavamo. Immaginammo di esserediventati improvvisamente dei nani. Poi trovammo la soluzione. Gli edifici erano immensi,come se fossero stati costruiti da una razza alta il doppio di noi. S, era cos. Quella gente,

    quei superuomini, erano alti due volte la gente comune del mondo. Entrammo in qualcheedificio e ci guardammo in giro. In particolare uno sembrava una specie di laboratorio, poichvi erano molti congegni strani, parecchi dei quali, inoltre, funzionavano ancora.

    LA CAVERNA DEGLI ANTICHI

    (Il Lama Mingyar Dondup parla di unesperienza vissuta da giovane, sotto la guida del suo

    Maestro, e descrive una caverna, situata ad alta quota in una zona remota e difficilmente

    raggiungibile, il cui angusto ingresso era stato scoperto da una frana)

    4-64 Il Supremo (il Dalai Lama) mi ha dato il permesso di raccontarti della Caverna degliAntichi, disse, aggiungendo subito dopo, o piuttosto, il Supremo mi ha suggerito diparlartene. Manderemo l una spedizione tra qualche giorno. Ora siedititranquillamente e ti parler della scoperta della Caverna degli Antichi.

    4-66 Feci un passo indietro per vedere se il mio Maestro fosse salito pi in alto, .. ma non vidiniente. Pieno di paura guardai nella crepa. Era buia come una tomba. Centimetro dopocentimetro, penosamente piegato, vi penetrai. Dopo cinque metri mi trovai davanti a unangolo brusco, poi un altro e un altro ancora. Se non fossi stato paralizzato dalla paura avrei

    gridato per la sorpresa; qui cera una luce, una dolce luce argentea, pi forte della pi chiaraluce lunare. Una luce che non avevo mai visto prima. La caverna in cui mi trovavo ora eraspaziosa, con un tetto che non riuscivo a scorgere nel buio sopra la mia testa. La cavernaassomigliava a unampia sala che si stendeva a perdita docchio come se la montagna fossestata vuota internamente. La luce era dappertutto, veniva gi dallalto da un certo numero diglobi che sembravano sospesi nel buio della volta. Il posto era pieno zeppo di apparecchistrani, apparecchi che non avremmo potuto immaginare. Persino dallalta volta pendevanoapparecchi e meccanismi. Alcuni, notai con molto stupore, erano coperti da quello chesembrava vetro trasparentissimo. A questo punto avevamo dimenticato il mio Maestro;quando apparve improvvisamente trasalimmo tutti per la paura! Sogghign vedendo il nostrosguardo fisso e lespressione sbigottita delle nostre facce. Adesso, notammo, non era pi in

    preda a quella strana forza che lo aveva dominato. Insieme a lui girammo per la sala,osservando quelle strane macchine. Non riuscivamo a capire a cosa servissero. Per noi, eranosoltanto un ammasso di metallo e di stoffa con forme strane ed esotiche. Il mio Maestro si

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    avvicin a un pannello nero abbastanza grande inserito in una delle pareti della caverna.Mentre stava per toccarne la superficie, il pannello si apr. Ormai eravamo quasi sul punto dicredere che tutto il posto fosse incantato, oppure che fossimo caduti sotto una forzaallucinante. Il mio Maestro, allarmato, balz indietro. Il pannello nero si richiuse. Con grandecoraggio, uno dei miei compagni allung la mano e il pannello si apr di nuovo. Una forza alla

    quale non potevamo opporre resistenza ci spinse in avanti. Lottando invano a ogni passo,fummo, in qualche modo, obbligati a passare attraverso la porta che si era aperta. Dentro tuttoera nero, nero come il buio di una cella deremita. Ancora sotto la spinta irresistibile, vipenetrammo per qualche metro e poi ci sedemmo per terra. Per alcuni minuti rimanemmoseduti, tremando per la paura. Visto che non succedeva niente ritrovammo un po di calma, epoi sentimmo una serie di suoni secchi come se si battesse e fregasse metallo contro metallo. Lentamente, quasi impercettibilmente, un bagliore vago si form nelloscurit davanti anoi. Dapprima era solo una traccia di luce azzurro-rosa, quasi come se uno spettro si stessematerializzando davanti ai nostri occhi. Quella luce vaga si estese, si fece pi forte e cipermise di vedere i contorni delle macchine incredibili che riempivano quella grande sala etutto il resto tranne il centro del pavimento sul quale eravamo seduti. La luce si raccolse su se

    stessa, vorticando, perdendo dintensit, diventando pi forte, e poi prese e mantenne unaforma sferica. Ebbi la strana e inspiegabile sensazione che le macchine antichissimescricchiolassero ed entrassero in azione dopo uneternit di riposo. Ci stringemmo insiemetutti e cinque, l sul pavimento, letteralmente incantati. Avvertii delle sollecitazioni nella miamente, come se dei lama telepatici dementi stessero giocando, poi limpressione mut e sifece chiara come la parola. Dentro quella sfera di luce scorgemmo delle immagini, dapprima confuse ma subito dopo si fecero pi chiare e ben presto non erano pi immaginima fatti che noi potevamo vedere. Questo quello che sentimmo e vedemmo e tu losentirai e vedrai tra poco. Migliaia e migliaia di anni fa esisteva una civilt molto elevata inquesto mondo. Gli uomini potevano volare nel cielo su apparecchi che sfidavano la forza digravit; gli uomini sapevano costruire apparecchi per imprimere dei pensieri nella mente dialtre persone - pensieri che si presentavano sotto forma di immagini. Avevano la bombaatomica e alla fine ne fecero scoppiare una che distrusse quasi tutto il mondo, dei continentisprofondarono sotto le acque degli oceani e altri emersero. Il mondo fu decimato, e cos, ora,tutte le religioni del mondo ci parlano del Diluvio Universale. Che strano, dissi, chetra tutti i paesi del mondo queste macchine si trovino proprio nel nostro!. Oh! Ma tisbagli!, spieg la mia Guida. Esiste una camera simile in un certo posto in Egitto. Ve nunaltra con macchine identiche in un luogo che si chiama America Meridionale. Le ho viste,so dove sono. Queste camere segrete furono nascoste dalle antiche popolazioni affinch il lorocontenuto fosse scoperto da una generazione pi tarda, quando il momento fosse maturo.Questa frana improvvisa ha accidentalmente rivelato lingresso della camera nel Tibet, e una

    volta dentro, venimmo a conoscenza delle altre camere. Presto sette di noi - e tu sei incluso- partiremo e ci recheremo ancora una volta a visitare la Caverna degli Antichi.

    4-69 Circa due settimane dopo la mia conversazione con il Lama Mingyar Dondup, fummo prontiper partire, pronti per la lunga, lunga scalata sulle montagne, attraverso le gole e i sentieriscoscesi poco noti. I Comunisti sono nel Tibet ora: per questa ragione la posizione dellaCaverna degli Antichi deliberatamente tenuta nascosta, perch la Caverna esiste veramente,e il possesso degli oggetti che vi si trovano darebbe ai Comunisti la possibilit di conquistareil mondo. Tutto questo, tutto quello che sto scrivendo vero, tranne il percorso preciso perraggiungere la Caverna. In un luogo segreto esiste un foglio sul quale stata segnata lalocalit precisa, con riferimenti e disegni in modo che - quando giunger il momento - le forzedella libert possano ritrovarla.

    4-71 Cos io, il pi piccolo e il meno importante del gruppo, fui il primo a entrare nella Cavernadegli Antichi. Vi penetrai, e strisciai attorno agli angoli. Dietro di me sentivo lo stropiccio e il

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    grattare degli uomini pi robusti che cercavano di entrare. Improvvisamente fui inondato dallaluce, e per un momento fui quasi paralizzato dalla paura. Rimasi immobile accanto alla pareterocciosa, osservando la scena fantastica allinterno. La Caverna sembrava avere circa ildoppio delle dimensioni della Grande Cattedrale di Lhasa. Contrariamente alla Cattedrale,avvolta sempre da unoscurit che le lampade al burro tentavano invano di disperdere, qui vi

    era un chiarore pi intenso di quello emanato dalla luna piena in una notte senza nuvole. No,era ancora pi chiaro; la qualit della luce deve avermi dato limpressione di luce lunare.Guardai in su verso i globi da cui proveniva lilluminazione. I lama vennero tutti vicino a mee, come me, guardarono prima di tutto verso la sorgente di luce. La mia Guida disse: I vecchidocumenti indicano che la luce qui dentro era molto pi intensa in origine; queste lampade sisono indebolite col passare di centinaia di secoli. Per lungo tempo rimanemmo in silenzio,come se avessimo avuto paura di svegliare coloro che avevano dormito per anni senza fine.Poi, spinti da un impulso comune, attraversammo il massiccio pavimento di pietra e andammoverso la prima macchina che stava, inattiva, davanti a noi. Ci riunimmo attorno a essa,temendo quasi di toccarla, ma curiosi di sapere cosa fosse. Era velata dallet ma sembravapronta per essere usata se avessimo saputo a cosa servisse e come farla funzionare. Altri

    apparecchi attirarono la nostra attenzione, anchessi senza risultato. Quelle macchine erano digran lunga troppo progredite per noi. Mi allontanai verso una piccola piattaforma quadrata, dicirca un metro di lato, circondata da una ringhiera di protezione che poggiava per terra. Dauna macchina vicina usciva una specie di lungo tubo metallico piegato, e la piattaforma eracollegata allaltra estremit del tubo. Senza motivo, salii su quel quadrato recintato,chiedendomi cosa potesse essere. Immediatamente sentii una scossa che mi fece quasi morire:la piattaforma diede uno strappo e si alz nellaria. Fui talmente spaventato che mi aggrappaidisperato alla ringhiera. Sotto di me, i sei lama guardarono in su, costernati. Il tubo si erasvolto e portava velocemente la piattaforma verso una delle sfere di luce. Nella miadisperazione, guardai in gi. Ero gi a circa nove metri dal suolo, e salivo ancora. Temevo chela sorgente di luce mi bruciasse, fulminandomi come una falena nella fiamma di una lampadaal burro. Vi fu un rumore secco e la piattaforma si arrest. A pochi centimetri dalla miafaccia, la luce splendeva. Timidamente allungai la mano e la sfera era fredda come il ghiaccio.Avevo ormai riacquistato la padronanza di me stesso e mi guardai attorno. Poi fuiagghiacciato da un pensiero: come avrei fatto a scendere? Saltellai da un lato allaltro,cercando di scoprire una via duscita, ma sembrava che non ve ne fosse. Tentai di toccare illungo tubo, sperando di poterlo usare per scivolare verso terra, ma era troppo distante. Proprionel momento in cui stavo perdendo ogni speranza, vi fu un altro scatto e la piattaformacominci a scendere. Senza aspettare che toccasse il pavimento saltai gi. Volevo esseresicuro di non essere riportato su. Contro la parete opposta era appoggiata una grande statua,che mi faceva venire i brividi solo a guardarla. Rappresentava il corpo di un gatto

    rannicchiato ma con la testa e le spalle di donna. Gli occhi sembravano vivi; la faccia avevaunespressione a met beffarda e a met interrogatoria che mi spaventava alquanto. Uno deilama era inginocchiato per terra e guardava molto attentamente dei segni strani. Guardate!,chiam, questa scrittura ideografica mostra uomini e gatti che parlano, indica evidentementeunanima che lascia il corpo e vaga per gli inferi. Era preso da uno zelo scientifico, prestandotutta la sua attenzione alle immagini sul pavimento - geroglifici li chiamava - e aspettandosiche anche noi condividessimo il suo entusiasmo. Quel Lama era un uomo altamente preparatoche imparava le lingue antiche senza alcuno sforzo. Gli altri stavano trafficando attorno aglistrani apparecchi, nel tentativo di scoprire a cosa servissero. Un grido improvviso attir lanostra attenzione causando un certo allarme. Il Lama alto e magro si trovava vicino alla pareteopposta e sembrava che non riuscisse a staccare la faccia da una scatola di metallo opaco.

    Poi quello alto e magro si spost e un altro prese il suo posto. Da quello che potevo capire,vedevano delle macchine che si muovevano nella scatola. Finalmente la mia Guida ebbe pietdi me e mi alz verso una cosa che fungeva apparentemente da occhiale. Quando mi alz e

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    poggiai le mani su una maniglia, come mi fu detto di fare, vidi allinterno di quella scatoladegli uomini, e le macchine che si trovavano nella Sala. Gli uomini facevano funzionare lemacchine. Vidi che la piattaforma sulla quale ero salito fino alla sfera di luce poteva esserecomandata e che era una specie di scala mobile o piuttosto un apparecchio che avrebbepermesso di fare a meno di scale. La maggior parte delle macchine che si trovavano qui, notai,

    erano dei veri modelli funzionanti come ne avrei visto, negli anni a venire, nei Musei delleScienze in tutto il Mondo. Ci spostammo verso il pannello di cui mi aveva parlato il LamaMingyar Dondup in precedenza e che, al nostro avvicinarci, si apr con un cigolio stridente,cos forte nel silenzio di quel luogo da farci sobbalzare tutti dalla paura. Allinterno vi eraunoscurit talmente profonda che sembrava di essere sommersi in nuvole di buio vorticanti. Inostri piedi erano guidati da solchi poco profondi nel pavimento. Avanzammo trascinando ipiedi, e quando i solchi terminarono, ci sedemmo per terra. In quel momento, udimmo unaserie di rumori secchi, come se del metallo fosse fregato contro dellaltro metallo, e quasiimpercettibilmente la luce si fece avanti nel buio e lo spinse da parte. Ci guardammo intorno evedemmo altre macchine, strane macchine. Qui vi erano delle statue e delle immagini scolpitesul metallo. Prima che potessimo vedere di pi, la luce si raccolse, formando un globo ardente

    nel centro della Sala. Dei colori guizzarono senza una meta precisa, e dei fasci di luce che nonavevano un significato evidente, vorticarono attorno al globo. Si formarono delle immagini,allinizio indistinte, poi sempre pi nitide e vere, con un effetto tridimensionale. Guardammoattentamente...Quello era il mondo di Tanto Tempo Fa. Quando il mondo era molto giovane.Dove adesso c il mare, allora esistevano le montagne, e i piacevoli luoghi di villeggiaturasul mare erano allora cime di montagne. La temperatura era pi elevata e strane creaturepercorrevano la terra. Era un mondo di progresso scientifico. Strane macchine viaggiavano apochi centimetri dalla superficie terrestre, o volavano nellaria a unaltezza di chilometri.Templi grandissimi ergevano le loro guglie verso il cielo, come se sfidassero le nuvole. GliAnimali e gli Uomini comunicavano telepaticamente. Ma non vi era la felicit perfetta; ipoliticanti lottavano contro altri politicanti. Il mondo era un campo diviso in cui ogni partedesiderava possedere le terre dellaltra parte. Il sospetto e la paura erano le nuvole sotto lequali luomo comune viveva. I preti di entrambe le parti proclamavano di essere gli unicifavoriti dagli dei. Nelle immagini davanti ai nostri occhi vedevamo dei preti che predicavano -come oggigiorno - il proprio tipo brevettato di salvezza. A che prezzo! I preti di ogni settainsegnavano che era compito divino uccidere il nemico. Quasi contemporaneamentepredicavano che lUmanit in tutto il mondo era legata da vincoli di fratellanza. Lillogicit diun fratello che uccideva laltro non veniva loro in mente. Vedevamo grandi guerre chevenivano combattute e la maggior parte dei morti e dei feriti erano civili. Le forze armate,protette dalle corazze, per lo pi si salvavano. I vecchi, le donne e i bambini, coloro che noncombattevano, erano quelli che soffrivano. Vedemmo rapidamente degli scienziati che

    lavoravano in laboratori per produrre armi ancora pi mortali, per produrre proiettili pigrandi e pi efficaci da lanciare contro il nemico. Una sequela di immagini ci mostr ungruppo di uomini presi dalla preoccupazione di disegnare ci che chiamavano una Capsuladel Tempo (ci che noi chiamiamo La Caverna degli Antichi), dove poter immagazzinareper le generazioni future dei modelli funzionanti delle loro macchine e un documentocompleto, pittorico, della loro cultura e della mancanza di essa. Macchinari immensiscavavano la roccia viva. Orde di uomini installavano i modelli e le macchine. Potemmoveder inserire al loro posto le sfere di luce fredda, con sostanze radioattive inerti cheemettevano luce per milioni di anni. Inerti, in quanto non potevano danneggiare gli uomini,attive perch avrebbero prodotto la luce quasi fino alla fine dei tempi. Scoprimmo di riuscire acapire la lingua, poi ci fu mostrata la spiegazione: ricevevamo il messaggio telepaticamente.

    Camere simili a questa, o Capsule del Tempo erano nascoste sotto le sabbie dellEgitto,sotto una piramide nellAmerica Meridionale, e in un certo luogo della Siberia. Ogniluogo era segnato dal simbolo dellepoca: la Sfinge. Osservammo grandi statue della

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    Sfinge, che non ebbe le sue origini in Egitto, e ci fu spiegata la sua forma. LUomo e gliAnimali comunicavano e lavoravano insieme in quei tempi distanti. Il gatto era lanimale piperfetto in quanto a potere e intelligenza. LUomo stesso un animale, cos gli Antichiformarono una figura il cui grande corpo di gatto indicava il potere e la resistenza e su quelcorpo misero il petto e la testa di una donna. La testa rappresentava lintelligenza umana e la

    ragione, mentre il petto indicava che lUomo e gli Animali potevano trarre nutrimentospirituale e mentale luno dagli altri. Quel simbolo era diffuso allora come oggigiorno leStatue di Buddha o la Stella di Davide o il Crocefisso. Vedemmo oceani con grandi cittgalleggianti che si spostavano da paese a paese. Nel cielo volavano apparecchi ugualmentegrandi che si muovevano in silenzio. Potevano rimanere stazionari e poi scattare e prendereuna velocit fortissima. Sulla superficie, dei veicoli si spostavano a pochi centimetri da terra,retti da un sistema che non potevamo individuare. Dei ponti si stendevano sulle citt,sostenendo su. cavi sottili quelle che sembravano essere strade. Mentre stavamo guardando,osservammo un lampo nel cielo, e uno dei ponti pi grandi croll in un rovinio di travi e dicavi. Un altro lampo, e lintera citt quasi si trasform in gas incandescente. Sulle rovine erasospesa una nube rossa di aspetto maligno che aveva pi o meno la forma di un fungo alto

    migliaia di metri. Le immagini svanirono e scorgemmo di nuovo il gruppo di uomini cheaveva disegnato le Capsule del Tempo. Avevano deciso che era giunto il momento disigillarle. Vedemmo le cerimonie, vedemmo inserire nella macchina le memorieimmagazzinate. Udimmo il discorso di commiato che diceva a noi - La Gente del Futuro, sece ne sar!- che lUmanit stava per distruggersi, molto probabilmente e "allinterno diquesti muri sono depositate le testimonianze delle nostre conquiste e follie, perch ne possausufruire una razza futura, se avr lintelligenza di scoprirle, e, una volta scoperte, se sarcapace di capirle. La voce telepatica si spense, lo schermo si oscur di nuovo. Rimanemmoseduti in silenzio, stupefatti da quello che avevamo visto. Pi tardi, mentre eravamo ancoraseduti, la luce torn, e potemmo notare che veniva dalle pareti della stanza. Ci alzammo e ciguardammo attorno. Anche quella Sala era piena di macchine e vi erano pure molti modelli dicitt e di ponti, tutti fatti con una specie di pietra o di metallo che non riuscivamo aindividuare. Alcuni degli oggetti esposti erano coperti da una sostanza trasparente che cilasciava perplessi. Non si trattava di vetro; non sapevamo proprio cosa fosse, sapevamo soloche ci impediva veramente di toccare gli oggetti. Improvvisamente balzammo tutti; un occhiorosso minaccioso ci guardava, ammiccava. Ero pronto a scappare quando la mia Guida, ilLama Mingyar Dondup and verso la macchina con locchio rosso. La osserv e tocc lemaniglie. Locchio rosso svan. Al suo posto apparve, su un piccolo schermo, limmagine diunaltra stanza collegata alla Sala Principale. Ai nostri cervelli giunse un messaggio: Quandouscite, andate alla stanza (???), dove troverete il materiale necessario per sigillare tutte leaperture attraverso le quali siete entrati. Se non avete raggiunto lo stadio devoluzione per

    poter far funzionare le nostre apparecchiatura, sigillate questo posto e lasciatelo intatto percoloro che vi seguiranno. In silenzio uscimmo dalla terza stanza, la cui porta si apr quandoci avvicinammo. Conteneva molte scatole metalliche perfettamente sigillate e una macchinaimmagine-pensiero che ci diede le indicazioni per aprire le scatole e sigillare lingresso dellaCaverna. Ci sedemmo in terra per discutere di ci che avevamo visto e provato.Meraviglioso! Meraviglioso!, disse un lama. Non ci vedo niente di meraviglioso, dissicon impudenza. Avremmo potuto vedere tutto ci nel Documento dellAkasha. Perch nonpossiamo guardare quelle immagini che rappresentano il corso del tempo per vedere cosa successo dopo che questo posto fu sigillato? Gli altri guardarono interrogativamente indirezione dellanziano della spedizione. Il Lama Mingyar Dondup fece segno di s con la testae osserv: A volte il nostro Lobsang ha dei barlumi dintelligenza! Mettiamoci composti e

    vediamo cos successo, perch sono curioso quanto voi. Formammo un cerchio col visorivolto verso linterno e le dita incrociate nel modo giusto. La mia Guida inizi a respirare colritmo necessario e noi la seguimmo. Lentamente perdemmo le nostre identit terrene e

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    fluttuammo nel Mare del Tempo. Tutto ci che si sia mai verificato pu essere visto da coloroche hanno la capacit di andare coscientemente nellastrale e di tornarne - semprecoscientemente - con il sapere acquisito. Qualsiasi scena della storia, anche remotissima, puessere vista come se vi si partecipasse. Ricordai la prima volta che avevo conosciuto ilDocumento dellAkasha. "Con un po daddestramento puoi ricordare tutto ci che

    successo nella tua vita, puoi, allenandoti, ricordare perfino la tua nascita. Puoi raggiungerequello che chiamiamo ricordo totale e con questo tornare con la memoria a prima dellanascita. Il Documento dellAkasha semplicemente la memoria del mondo intero. Tutto ciche successo sulla Terra pu essere ricordato nello stesso modo in cui tu puoi ricordare gliavvenimenti passati della tua vita. . Col nostro addestramento fu molto facile selezionareil punto in cui la Macchina si era spenta. Vedemmo gli uomini e le donne, senza dubbio ipersonaggi eminenti dellepoca, sfilare fuori dalla Caverna. Delle macchine con delle bracciapotenti fecero scivolare quella che sembrava mezza montagna davanti allingresso. Le crepe ei crepacci nei punti dincontro furono sigillati con cura e il gruppo di persone e operai siallontan. Anche le macchine si allontanarono e per un po, alcuni mesi, la scena fu tranquilla.Vedemmo un alto prelato sui gradini di unimmensa Piramide che esortava i suoi fedeli alla

    guerra. Le immagini impresse sui Rotoli del Tempo si susseguirono, cambiarono, e potemmovedere il campo nemico. Anche l i capi inveivano e farneticavano. Il tempo passava.Vedemmo strisce di vapore bianco nellazzurro del cielo, e poi quel cielo divenne rosso. Tuttoil mondo trem e fu scosso. Perfino noi che osservavamo la scena provammo vertigine.Loscurit della notte scese sulla Terra. Nuvole nere, attraversate da saette di fiamme rosse,rotolarono attorno al globo. Le citt sinfiammarono e in un baleno erano sparite. Il marefurioso spazz la terra. Unonda gigantesca, pi alta di quanto lo fosse stato ledificio pi alto,romb attraverso la superficie terrestre, portando via con s tutto quello che si trovava sullasua strada e reggendo in alto, sulla cresta, i relitti di una civilt morente. La Terra trem etuon nella sua agonia, apparvero crepe smisurate che si richiusero come le fauci enormi di ungigante. Le montagne ondeggiavano come i rami di un salice in una tempesta, ondeggiavano epoi sparivano sotto le acque. Masse di terra si alzavano dai mari e diventavano montagne.Lintera superficie del mondo era in fase di mutamento, di moto continuo. Alcuni superstitisparsi, dei milioni che avevano abitato la Terra, fuggivano urlando verso le montagne appenasorte. Altri, su imbarcazioni che erano in qualche modo riuscite a rimanere a galla dopo ilsollevamento, raggiunsero le terre elevate e fuggirono verso qualsiasi nascondiglio potesserotrovare. La Terra stessa si ferm, arrest il suo moto di rotazione e poi riprese a ruotare nelladirezione opposta. Le foreste avvamparono e gli alberi si trasformarono istantaneamente incenere. La superficie terrestre era desolata, rovinata, carbonizzata, nera. Un gruppetto sparsodi abitanti della Terra, impazziti per la catastrofe, nascosti in buche profonde o nelle galleriedi lava dei vulcani estinti, balbettavano accovacciati per il terrore. Dal cielo nero cadeva una

    sostanza biancastra, dolce, nutriente. Nel corso di secoli il mondo cambi. ancora; i marierano terra adesso, e le terre duna volta erano mari. Una pianura bassa con le sue paretirocciose crepate e spaccate, fu invasa dalle acque che formarono il Mare noto oggigiorno colnome di Mediterraneo. Un altro mare nelle vicinanze spar in unapertura del fondo marino equando le acque furono sparite e il fondo si fu asciugato, apparve il Deserto del Sahara. Tribselvagge vagavano per la superficie terrestre e, sedute accanto ai fuochi dei campi,raccontavano vecchie leggende, raccontavano del Diluvio, di Lemuria, dellAtlantide.Parlavano anche del giorno in cui il Sole si era Fermato. La Caverna degli Antichi rimasesepolta nel fango di un mondo mezzo sommerso. Al sicuro dagli intrusi, stava ben sotto lasuperficie della Terra. Col tempo i torrenti veloci avrebbero portato via il fango, i detriti eavrebbero permesso alle rocce di innalzarsi nella luce del sole ancora una volta. Finalmente,

    riscaldata dal sole e raffreddata da una pioggia ghiacciata improvvisa, la parete rocciosa sisarebbe crepata con un rumore fragoroso, aprendo un passaggio per noi. Ora dovevamomangiare, dormire, e lindomani ci saremmo di nuovo guardati in giro per imparare forse

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    qualcosa di nuovo. Poi, compiuta la missione, avremmo murato lingresso della Cavernacome ci era stato detto. La Caverna avrebbe riposato in pace di nuovo fino a quando fosseroritornati degli uomini di buona volont e di elevata intelligenza.

    L'ALTRA CAVERNA TRA I MONTI (IL TEMPIO INTERNO)

    (Lobsang Rampa ed il suo maestro Mingyar Dondup partono per portare aiuto ad un eremita che

    sta male. Affrontano un duro viaggio, durante il quale devono rimandare indietro i cavalli, poich

    questi non riescono pi ad avanzare, ed intraprendono poi una difficile scalata per raggiungere

    l'eremo, situato in vista della citt di Lhasa, ma molto pi in alto. Una volta raggiunta la

    destinazione e visitato l'eremita, i due si rifugiano in un tunnel per sfuggire ad una grande frana si

    sta abbattendo su quella parte di montagna, portandosi via l'eremita, l'eremo e persino la grande

    roccia su cui esso era stato costruito, facendo svenire e denudando Lobsang Rampa, imprigionando

    le gambe del suo maestro e chiudendo l'apertura da cui erano entrati. Seguendo le istruzioni del

    Lama Mingyar Dondup, il giovane Rampa trova, in un ripostiglio nascosto dietro una roccia

    girevole, candele, vesti ed un sbarra di acciaio, con la quale riesce a liberare il maestro, le cui

    gambe, pur non presentando rotture, sono profondamente lacerate, fino all'osso, dalle ginocchia in

    gi. Utilizzando i medicamenti che si erano portati dietro e gli stacci presenti sul posto, il giovane

    Lama-medico cura il ferito nei limiti del possibile, "incollandogli" i lembi di carne con un apposito

    unguento, solidificatosi il quale i brandelli di carne rimangono al loro posto, trattenuti anche dalle

    fasciature. A questo punto il giovane si muove per cercare un'uscita, ma viene richiamato dal

    maestro.)

    N.B.: Il termine "universo" viene utilizzato probabilmente come sinonimo di "galassia".

    9-13 "Lobsang," disse il Lama sorridendo "questo posto lo conosco da cima a fondo. Esiste dacirca un milione di anni e fu eretto dalla gente che per prima popol questo nostro paese. Peruna settimana o due saremo abbastanza al sicuro, purch nessuna roccia, spostandosi, abbiabloccato la strada ".

    9-14 Ancora una volta ci mettemmo in cammino, pesti e ammaccati e, dopo quello che sembr unpercorso interminabile, arrivammo fino a una pietra messa di traverso sul sentiero dove iltunnel finiva, o cos credevo. "No, no, non finisce qui", disse il Lama. "Spingi quel lastronealla base e fallo girare al centro. Poi, se si vuole passare dall'altra parte, basta chinarsi". Fecicome mi era stato detto e con un orrendo stridore il lastrone si spost fino a mettersi in

    posizione orizzontale, e vi rimase. Per sicurezza lo tenni fermo, mentre il Lama vi strisciavasotto faticosamente, poi lo rimisi a posto abbassandolo. L'oscurit era completa. "Spegni lacandela, Lobsang." disse il Lama Mingyar Dondup "Far lo stesso con la mia e alloravedremo la luce del giorno. Adesso basta aspettare qualche attimo e avremo tutta la luceche vogliamo". Avrei potuto definirlo un 'buio sonoro', in quanto sembrava di udire unafitta serie di rumori sordi, da cui per fui distolto dall'apparire di una luce simile a quelladell'aurora. Al di sopra di noi, su un lato di ci che, a quanto pareva, era un ambiente chiuso,apparve una sfera lucente. Era rossa e sembrava fatta di metallo incandescente.Immediatamente il rosso pass al giallo fino a diventare bianco, il bianco azzurro della lucediurna. Ben presto ogni cosa fu resa visibile in tutta la sua cruda realt. Restai l a boccaaperta, al colmo della meraviglia di fronte a ci che vedevo. La sala, se cos si pu dire, aveva

    un volume maggiore di quello del Potala, in altri termini avrebbe potuto contenere tutto ilPotala. La luce era intensa e rimasi ammaliato dalle decorazioni che si vedevano sulle pareti,nonch dagli strani oggetti che erano sparpagliati sul pavimento, senza tuttavia impedire di

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    passare. "Un posto meraviglioso, Lobsang, non trovi? Fu creato tanti anni fa, pi di quanti lamente umana possa concepire. Una volta era il quartier generale di una razza in grado dicompiere viaggi spaziali e quasi tutto il resto. Dopo milioni di anni tutto questo ancorafunziona, tutto intatto. Alcuni di noi erano noti come i Guardiani del Tempio Interno.Questo il Tempio Interno". Mossi qualche passo per esaminare la parete pi vicina, che

    appariva coperta da una specie di scrittura, una scrittura che istintivamente supponevo nonappartenesse a nessuna razza terrestre. Il Lama si inser telepaticamente nei miei pensieri."S," rispose "tutto questo fu costruito dalla razza dei Giardinieri, i quali trasportarono suquesto mondo esseri umani e animali". Tacque e indic una cabina collocata poco distantecontro una parete. "Vuoi andare fino l a prendermi due bastoni che in cima ne hanno un altromesso di traverso?". Obbediente, mi avvicinai alla cabina che aveva indicato. Lo sportello siapr subito e rimasi affascinato dal suo contenuto. Sembrava colma di oggetti d'uso medico. Inun angolo c'erano molti di quei bastoni, forniti di una specie di appoggio a una estremit. Nepresi due e mi accorsi che erano in grado di sorreggere un uomo. A quell'epoca non sapevoche si trattava di stampelle, ma ne portai un paio al Lama, il quale se le mise immediatamentesotto le ascelle dalla parte pi corta. A circa met strada tra la parte superiore a quella

    inferiore sporgeva una specie di manico. Il Lama li impugn ambedue. Si allontan da mee seguit a curiosare nell'armadio. Il Lama Mingyar Dondup non aveva perso tempo. Lesue gambe erano rivestite di lucido metallo e appariva in forma perfetta. "Lobsang, prima diguardarci intorno mangiamo qualcosa, perch qui ci staremo suppergi una settimana. Mentreandavi a prendere queste cose" disse indicando le sacche e la spranga d'acciaio "mi sonomesso in contatto telepatico con un amico del Potala, il quale mi ha detto che sta infuriandoun vento fortissimo. Mi ha consigliato di rimanere dove siamo, finch il vento non si calmer.I meteorologi hanno detto che la tempesta si scatener per circa una settimana. Guarda,Lobsang, guarda questa bottiglia. E' il miglior brandy conservato esclusivamente a scopiterapeutici. Penso che possiamo ritenere che il nostro periodo di detenzione qui giustifichi unpo' di brandy per dare gusto alla tsampa (cibo a base di orzo abbrustolito, alimento principedei lama tibetani)". Presi la ciotola che mi porgeva e la fiutai con apprezzamento, ma nelcontempo con esitazione . Tirai su la tsampa non soltanto con le dita, ma aiutandomi anchecon la palma della mano destra, e poi tutt'a un tratto - del tutto inaspettatamente - caddiall'indietro. Mi piace dire che mi addormentai per la stanchezza, ma il Lama afferm che eroubriaco fradicio, quando pi tardi lo rifer ridendo all'Abate. quando mi svegliai quellameravigliosa luce dorata inondava ancora la sala. Guardai in su verso... beh, suppongo chefosse il soffitto, ma questo era talmente in alto che non avrei potuto dire dove fosse. "E'luce solare, Lobsang, luce solare, e funziona ventiquattr'ore su ventiquattro. Non emanacalore, ha esattamente la stessa temperatura dell'aria che ci circonda. Non pensi che meglioavere una luce come questa anzich candele puzzolenti e fumose? S, questo il prodigio

    dei prodigi. Lo conosco da quando sono nato, ma nessuno sa come funziona. La lucefredda un'invenzione miracolosa. Questa qui fu inventata circa un milione di anni fa.Perfezionarono un metodo per accumulare la luce del sole e renderla disponibile anche nellenotti pi buie. Non l'abbiamo n in citt n nel tempio, semplicemente perch non sappiamocome si fa. Questo l'unico posto che conosco dove esiste questo tipo di illuminazione". "Come hanno fatto a costruire questa sala?" chiesi mentre giocherellavo con le dita sopraun'iscrizione della parete. Feci un balzo indietro per la paura, all'udire uno scattoinequivocabile, mentre un settore della parete scivolava indietro. "Lobsang! Lobsang! Haifatto una scoperta. Nessuno di noi che stato qui sapeva che ci fosse un'altra sala contigua aquesta". Con cautela facemmo capolino dal vano della porta che si era aperta. Appena lenostre teste passarono lo stipite, si accese la luce. Notai che, mentre uscivamo della prima

    grande sala, in nostra assenza la luce si spegneva. ci dirigemmo verso una grande e strana'cosa' che si ergeva al centro del pavimento. Era una struttura formidabile. Un tempo era statarisplendente, ma adesso presentava una superficie vetrosa di un grigio smorto. Era alta

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    suppergi quanto quattro o cinque uomini e somigliava a due piatti messi l'uno sopra all'altro.Le girammo intorno e sull'altro lato vedemmo una scala metallica che si allungava scendendoda una porta della macchina fino a terra. Corsi in avanti e mi inerpicai avventatamentesulla scala, senza neanche accertarmi che fosse ben fissata. Lo era. Una volta ancora, appenaostruii con la testa il vano della porta, all'interno della macchina si accesero le luci. Il Lama

    Mingyar Dondup, per non essere da meno, sal anche lui. "Lobsang" disse, "questo uno deicarri degli dei. Non li hai mai visti guizzare nel cielo?" "S, signore," risposi. " Ma,naturalmente, non ne ho mai visto nessuno cos da vicino".

    9-19 Ci guardammo intorno. Sembrava che ci trovassimo in una specie di corridoio fiancheggiatosu entrambi i lati da stipetti o armadi, o qualcosa di simile. Comunque, tanto per provare, tiraiuna maniglia e un grande cassetto scivol fuori senza difficolt, come fosse stato appenafabbricato. Dentro c'erano strani meccanismi di ogni sorta. Il Lama Mingyar Dondup, chestava guardando al di sopra della mia spalla, ne prese uno. "Debbono essere parti di ricambio. Sono sicuro che questi stipetti contengono parti di ricambio quanto basta per far funzionaredi nuovo questa cosa". Chiudemmo il cassetto e procedemmo. La luce si spostava davanti anoi e si attenuava man mano che passavamo, finch ben presto arrivammo in un locale

    spazioso. Appena entrammo, esso si rischiar di una luce brillante, che ci fece restare senzafiato. Si capiva che si trattava della cabina di comando della cosa, ma ci che ci avevasbalordito era il fatto che c'erano degli uomini. Uno stava seduto in quella che nella miaimmaginazione era la sedia del comandante e scrutava un misuratore inserito in un pannelloche aveva di fronte. C'erano molti altri misuratori e ne dedussi che egli fosse proprio inprocinto di decollare. "Ma come possibile che costoro abbiano milioni di anni?" dissi"Questi uomini sembrano vivi, tranne che sono profondamente addormentati". A un tavolo, sucui erano distesi dei grandi diagrammi, era seduto un altro uomo, con i gomiti poggiati e latesta fra le mani. Il Lama Mingyar Dondup afferr una delle figure per la spalla. "Secondome questi uomini si trovano in una condizione di morte apparente. Credo si possa riportarli invita, ma non so come si fa, non so cosa accadrebbe se fossi capace di farlo. Come sai,Lobsang, in questa catena montuosa esistono altre caverne. Noi ne abbiamo visitata unacontenente strani attrezzi, come le scale che a quanto pare funzionano automaticamente(vedere "LA CAVERNA DEGLI ANTICHI"). Ma tutto questo supera qualsiasi cosa io abbiavisto finora. Dato che sono uno dei Lama pi anziani responsabile della sua salvaguardia,posso dirti che questa cosa la pi meravigliosa di tutte. Mi chiedo se ci sono altri pulsanti dapremere per aprire altre stanze. Prima di tutto, per, diamo una buona occhiata