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Antica Stamperia del Moretto: Il sogno spezzato, cm. 15x20, 1980 2 Giugno 2005

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Antica Stamperia del Moretto: Il sogno spezzato, cm. 15x20, 1980

2 Giugno 2005

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E’ vero che Basilea 2 prevede uno “sconto” nel cal-colo del consumo di capitale delle banche a fronte diimpieghi a favore delle Pmi (aziende con un fatturatoinferiore a 50 milioni di euro). Tale sconto prevede unaponderazione più “leggera” che riduce il consumo dicapitale per questo tipo di impiego mediamente del23% rispetto a impieghi a favore di grandi imprese conla stessa PD (“Probability of Default” - probabilità di in-solvenza) e per impieghi con lo stesso livello di LGD(“Loss Given Default” – perdita in caso di insolvenza).Inoltre, impieghi a favore di imprese familiari vengonoconsiderati alla stessa stregua di impieghi retail (a per-sone fisiche), pertanto godendo anch’esse di uno“sconto” rispetto ai crediti a favore delle grandi impre-se.

Tuttavia, secondo una simulazione condotta daUnioncamere su un campione di 7.860 società, il 65per cento si collocherebbe sulle classi di rating medie/o poco favorevoli (BBB-, BB+, BB. BB-) mentre soloil 17,5 per cento avrebbe rating più positivi (BBB,BBB+) e meno dell’1 per cento si collocherebbe nellaclasse migliore (A). Il restante 16 per cento finirebbenelle classi peggiori (da B a CCC), quelle che le banchepreferirebbero evitare del tutto.

La ricerca conferma che Basilea 2 porterà migliora-menti (in termini di capacità di accesso al credito e re-lativi costi) ad un 35 per cento di imprese, mentre perle altre la nuova regolamentazione potrebbe rappre-sentare un rischio, soprattutto per quel 16 per centodelle imprese per le quali potrebbero esserci consi-stenti difficoltà ad accedere ancora al credito bancario.

Un’ulteriore ricerca ha concluso che su 32 catego-rie di imprese classificate per livello di rating e per fat-turato, molto probabilmente 20 avrebbero un migliora-mento nelle condizioni bancarie, e quindi una riduzionedei tassi, mentre le altre 12 subirebbero un peggiora-mento molto consistente.

Nessun effetto catastrofico, dunque, ma un datoche dovrebbe indurre la maggior parte delle imprese ariflettere su come portarsi in una delle categorie piùpositive.

Teniamo presente inoltre che l'Università Ca' Fo-scari di Venezia calcola in uno studio che Basilea 2 inItalia sarebbe applicato a oltre cinque milioni di impre-se. Di queste 600.000 "hanno obblighi contabili inquanto costituite nella forma della società di capitali.Ciò significa che un buon 88 per cento delle impresepuò fornire ai propri finanziatori scarse informazionieconomiche, finanziarie e patrimoniali".

L’implementazione di Basilea 2 è ormai alle porte: tut-te le banche si stanno preparando con investimentimassicci (si calcola un spesa complessiva di 30-50 mi-liardi di euro nella sola Unione Europea). E a pochi me-si dall’introduzione della nuova normativa, in parallelocon la vecchia, si cerca di quantificarne le conseguen-ze, soprattutto sull’attività creditizia delle banche com-merciali.

Se è vero che per molte banche ci sarà un “rispar-mio” di capitale (si calcola circa 100 miliardi di euro dipatrimonio di vigilanza in meno rispetto ad oggi) è an-che vero che gli effetti di questo minore consumo dicapitale da parte delle banche non andrà a beneficio ditutti i segmenti di clientela in modo indistinto: l’impe-gno di capitale a fronte di impieghi a favore della clien-tela retail ne trarrà maggiormente beneficio, mentreper le piccole e medie imprese si prevede una maggio-re selettività da parte delle banche nel momento di de-libera dei fidi, caratterizzato dall’assegnazione di un ra-ting.

Da qui la domanda che molte imprese si pongonoin questo periodo: quali sono i fattori che concorronoalla formazione del rating assegnato dalla banca? La ri-sposta a tale domanda deve portare l’impresa, ovvia-mente, all’identificazione delle misure operative da in-traprendere per migliorare il proprio rating. Questo arti-colo si propone di avviare tale processo aiutando l’a-zienda a comprendere come viene assegnato il ratinge quali sono oggettivamente le possibilità di migliorarela percezione che l’analista di una banca si forma del-l’azienda stessa.

Facciamo un passo indietro: è utile ricordarsi cheBasilea 2 (come del resto anche Basilea 1) nasce co-me normativa non per regolamentare il credito, ma pergarantire ai risparmiatori che la banca presso la qualedepositano i loro risparmi sia adeguatamente capitaliz-zata. Infatti entrambe le normative si chiamano Inter-national Convergence of Capital Measurement and Ca-pital Standards e lo scopo principale è quello di garanti-re la stabilità del sistema bancario internazionale assi-curandosi che le singole banche siano adeguatamentecapitalizzate. Con Basilea 2 si introduce per la primavolta il concetto che il consumo di capitale da partedella banca è legato alla rischiosità degli impieghi (cre-diti) erogati; la remunerazione della banca ai propriazionisti del capitale così vincolato significa chiaramen-te che il creditore che consuma più capitale della ban-ca, perché più rischioso, ne deve pagare le conse-guenze in termini di maggior prezzo.

Basilea 2 e il rating assegnato dalle banche alle aziendedi Rupert Limentani

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Questo messaggio ci sembra particolarmente im-portante in quanto centrato sulla cronica mancanza dicomunicazione fra banca e cliente che da molti decen-ni caratterizza il rapporto banca - impresa nel nostroPaese e anche all’estero. Se Basilea 2 impone allebanche di fare credito con analisi più approfondite, laconseguenza naturale per l’impresa deve essere quel-la di rendersi parte attiva nel dialogo e di fornire allapropria banca tutti i dati finanziari e - soprattutto - ge-stionali che permetteranno alla banca di assegnare unrating corretto. Importante è, a nostro avviso, che leimprese adottino già ora - e non in un futuro distante -le misure che permetteranno loro di dialogare corretta-mente con le proprie banche nel momento in cui si di-scute dell’inquadramento di un affidamento.

Vediamo sinteticamente quali dati dovrà produrrel’azienda e che cosa può fare di concreto per migliora-re la percezione di un osservatore esterno quale labanca.

Innanzitutto produrrà dati volti verso il futuro, come,ad esempio, budget, business plan, piano di liquidità,piani di fattibilità economico-finanziaria, di sviluppo, re-soconti periodici (infra-annuali) sull’andamento dellagestione. Questo partendo da un adeguato sistema dicontrollo di gestione, proprio per dimostrare alla bancadi essere in grado di formulare strategie e budgets e direalizzarli. Altri dati molto utili sono conti economicisettoriali, per area di business (per tipo di cliente, diprodotto o per canale distributivo), tipici del controllo digestione, tali da permettere alla banca di meglio com-prendere il reale andamento dell’azienda.

Non possiamo però non tenere presente che la va-lutazione da parte della banca conterrà anche una se-zione in cui essa assegnerà un punteggio su una seriedi fattori non solo quantitativi ma anche qualitativi. E’anche e soprattutto in quest’area che l’impresa può edeve agire, diventando parte attiva nel dialogo con labanca e fornendo in maniera adeguata molti più dati einformazioni che in passato, con lo scopo ben precisodi farsi assegnare un rating il più elevato possibile. Sot-tolineiamo che alla base di un buon rapporto fiduciariocon la banca, una buona circolazione delle informazionirisulta fondamentale. Tali informazioni dovranno esse-re caratterizzate da maggiore trasparenza, analiticità efrequenza.

Per l’azienda diventa imprescindibile capire quali so-no i parametri di valutazione applicati dalle banche nelformare il rating, “quella specie di pagella” che è lega-ta strettamente alla griglia delle condizioni e che deter-mina in quale fascia di spread si colloca l’azienda.

Anche se ogni banca tenderà a sviluppare il propriomodello di rating, i diversi modelli tendono a converge-re sulla metodologia di base (anche perché devono es-sere validati dalla Banca d’Italia) e quindi utilizzano glistessi elementi fondamentali:

- l’analisi dei dati degli ultimi tre anni di bilancio, peril 60 per cento circa;

- i dati “andamentali” del rapporto (compreso i datidella Centrale dei Rischi), per il 20 per cento circa;

- la valutazione “qualitativa” dell’impresa da partedella banca, per il 20 per cento circa.

Qual è il grado di manovra per un imprenditore perpoter agire sulla percezione da parte della banca deitre elementi?Nella parte più strettamente numerica i criteri di valu-tazione si baseranno su tre grandi aree:1) l’equilibrio finanziario (inteso in senso di congruità

fra le fonti e le destinazione di finanziamento);2) la capacità di produrre reddito nel corso del tempo;3) il grado di patrimonializzazione.

Gli indici maggiormente utilizzati per svolgere questa valutazione so-no i seguenti:

Indebitamento / Mezzi propriIndebitamento / Mezzi propri nettiOneri finanziari / Indebitamento nettoCredito concesso ai clienti (giorni)Credito ricevuto dai fornitori (giorni)Stock materie prime (giorni)Stock prodotti finiti (giorni)Margine operativo lordo [(Risultato operativo + ammortamenti ma-teriali e immateriali) / Ricavi)]Rendimento sul capitale investito [(Risultato operativo / (Patrimonionetto + Posizione finanziaria netta)]Return on equity (utile netto / patrimonio netto)Tasso di copertura degli oneri finanziari [(Risultato operativo + am-mortamenti materiali e immateriali) / Oneri finanziari netti)]1° tasso copertura del debito finanziario (Cash flow / Posizione fi-nanziaria netta)2° tasso copertura del debito finanziario (Cash flow al netto degli in-vestimenti in immobilizzazioni materiali / Posizione finanziaria netta)3° tasso copertura del debito finanziario [(Debito netto / (Risultatooperativo + ammortamenti materiali e immateriali)]

A volte questi indici vengono raggruppati in otto“famiglie” come segue:

1. Principali margini economici- Valore aggiunto - Mol - Margine operativo lordo- Risultato operativo caratteristico - Risultato operativo- Cash Flow

2. Indici di Redditività- RoE - Return on Equity - RoS - Return on Sales- RoI - Return on Investment - RoA - Return on Assets- MOL su Ricavi

3. Indici di Rotazione- Rotazione Capitale Investito - Rotazione Circolante- Rotazione Magazzino

4. Indici Patrimoniali e Finanziari- Copertura delle immobilizzazioni - Banche su circolante -- Banche a breve su circolante - Rapporto indebitamento- Mezzi propri / capitale investito - Oneri finanziari su fatturato

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- Oneri finanziari su MOL

5. Indici di produttività- Fatturato per dipendente - Valore aggiunto per dipendente- Costo del lavoro per dipendente - Costo del lavoro su fatturato- Valore aggiunto su fatturato

6. Indici di liquidità- Rapporto corrente - Indice di liquidità immediata - Giorni credito concessi a clienti - Giorni credito concessi da fornitori- Giorni di durata scorte - Tasso di intensità

dell'attivo corrente

7. Indici di incidenza dei costi- Consumi di materie su costi - Costi esterni su costi- Costo del lavoro su costi - Ammortamenti e svalutazioni

su costi

8. Indici di sviluppo- Variazione dei ricavi - Variazione costi produzione- Variazione del patrimonio netto - Variazione del totale attivo

Non è possibile dare dei valori “guida” per tutti gliindici, perché in molti casi potrebbero variare secondoil settore di attività, la dimensione e la fase del cicloeconomico in cui l’azienda si trova. Si può comunqueaffermare che gli indici che evidenziano la profittabilità,il margine sul fatturato, l’incidenza dei costi e la rapi-dità con la quale l’azienda gira il proprio capitale sonodi per sé più importanti degli indici calcolati sullo statopatrimoniale. Questo in parte perché lo stato patrimo-niale è solo una fotografia di un istante nella vita azien-dale mentre gli indici di profittabilità riflettono un perio-do di attività e in seconda istanza perché un conto eco-nomico forte e sano porta quasi inevitabilmente adavere uno stato patrimoniale equilibrato mentre non èvero il contrario.

L’imprenditore dovrà assicurarsi che la propria im-presa sia gestita in modo da evidenziare valori che labanca consideri accettabili soprattutto quindi per quan-to riguarda i margini economici. Questo significa pre-stare attenzione ai costi (fissi e variabili), alla produtti-vità, alla strategia commerciale, ai tempi di incasso e atutti i fattori che incidono sulla profittabilità. Chiara-mente sono importanti anche il livello di liquidità e ilgrado di patrimonializzazione.

E’ evidente che l’imprenditore non potrà stravolge-re il bilancio solo per farlo apparire migliore alla banca;non solo non è possibile cambiare l’impostazione dibase nel breve termine, ma potrebbe essere addirittu-ra controproducente in futuro fare le piccole “mano-vre” di bilancio tipiche di fine anno. Infatti, queste han-no sempre meno ragion d’essere, in quanto i softwareusati da banche e analisti sono in grado di scoprirne lamaggior parte (valutazione del magazzino, ammorta-menti anticipati ecc.). Invece le misure sostanziali chepotrebbero contribuire a migliorare veramente gli indicidi bilancio tipicamente richiedono un periodo abba-stanza lungo per essere implementati e per diventare

“visibili” ad una controparte esterna. Questo non si-gnifica che non bisogna fare tutto il possibile per ren-dere migliore e più affidabile il proprio bilancio, signifi-ca solo che se la banca sta operando come se Basilea2 fosse in vigore già oggi, non è pensabile ricorrere amisure di “cosmesi” pensando di poter riscuotere uneffetto positivo già nell’anno. Molto meglio dedicarsi amiglioramenti di sostanza, anche se si vedranno soloalla produzione del bilancio dell’anno successivo.

L’azienda ha anche scarse possibilità di influire suidati “andamentali”, se non assicurandosi che il com-portamento nei confronti delle proprie banche sia inec-cepibile. Le banche possono rilevare quante volte l’a-zienda ha sconfinato, se risulta protestata e se ci sonostati altri problemi: sono tutti dati oggettivamente rile-vabili. Sarebbe opportuno per l’azienda seguire l’anda-mento della propria posizione nella Centrale dei Rischi,prendendone visione regolarmente. I dati vengonoprodotti con cadenza mensile e l’azienda può richiede-re il “flusso di ritorno” (la posizione aggregata delle se-gnalazioni di tutte le banche che la affidano) o a unadelle proprie banche o direttamente in Banca d’Italia. Ilmonitoraggio dei dati della Centrale si colloca al primoposto all’interno di una gestione efficiente e continuadelle linee di credito, che comprende una valutazionecontinuativa del loro utilizzo, del numero dei rapportibancari e dell’intensità di utilizzo di ciascuna banca.

A questo proposito è utile ricordarsi che più è ele-vato il numero di banche con le quali lavora l’aziendapiù occorre monitorare attentamente i saldi sui singoliconti per evitare disallineamenti che porterebbero asconfinamenti da un lato controbilanciati da saldi credi-tori da un altro. Se l’azienda opera con oltre cinquebanche è importante accentrare su una persona diret-tamente preposta il compito di gestire i conti con unsistema di tesoreria adeguato. L’azienda dovrebbe poivalutare criticamente il numero delle banche con lequali intrattiene rapporti: potrebbe essere più indicatolavorare con meno banche ma con un rapporto qualita-tivamente (e quantitativamente) più elevato con cia-scuno anziché fare lo “shopping” fra una rosa troppoampia di banche; il rischio in quest’ultimo caso è chetutte le banche considerino l’azienda un cliente margi-nale e quindi non degno delle migliori condizioni.

E quindi arriviamo al terzo elemento, la valutazione“qualitativa”.

La valutazione qualitativa rappresenta una valutazio-ne puramente soggettiva da parte della banca riguardoalle capacità imprenditoriali dimostrate dall’azienda.Queste si concretizzano in una cinquantina di doman-de che, secondo lo schema della singola banca, posso-no essere organizzate in quattro diversi gruppi: l’elasti-cità finanziaria e patrimoniale, l’elasticità economica,l’elasticità informativa e l’elasticità strategica. Alle ri-sposte viene assegnato un punteggio che determina ilrating qualitativo. Non si tratta di un rating diverso oseparato da quello determinato dal bilancio e dai datiandamentali, ma di un fattore che può influire in positi-vo (o anche in negativo) sul rating determinato dagli al-

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Antica Stamperia del Moretto: Il Capricorno, collage, tecnica mista, cm. 26,5x36,5, 1978-1983

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le”) è mirata a verificare il margine di manovra dato dal-l’impegno degli azionisti e di altri finanziatori nei con-fronti dell’azienda: la capacità (oltre alla volontà) di incre-mentare il capitale se necessario, il livello di fidi non uti-lizzati, la presenza o meno di sconfinamenti e insolutinonché la presenza di immobili di proprietà liberi da ipo-teca danno dei segnali forti sulla flessibilità dell’aziendadi gestire o modificare le fonti di finanziamento, mentrealtri temi quali la concentrazione su pochi clienti o su po-chi fornitori danno un’indicazione del margine di mano-vra nelle politiche commerciali. Chiaramente tali dati de-vono essere interpretati tenendo presente le specificitàdell’azienda e del settore in cui essa opera.

Le domande della seconda sezione (“elasticità eco-nomica”) servono per la valutazione delle capacità del-l’azienda di adattarsi agli sviluppi del mercato e alle sfi-de della concorrenza senza perdere margine economi-co sul fatturato. Elementi fondamentali sono la predi-sposizione di un budget, la conoscenza della strutturadei costi e dei ricavi, in particolare i costi per singoloprodotto. Questi elementi sono fondamentali ancheper stilare correttamente i listini, evitando che la politi-ca dei prezzi venga fatta esclusivamente in funzione alcomportamento della concorrenza, poiché in tal casosi rischia di subire e di non “gestire” la concorrenza.

Altrettanto importante risulta la terza sezione, deno-minata “elasticità informativa”. Come abbiamo indica-to in precedenza, la comunicazione di dati finanziari egestionali (consuntivo e previsionali) alle proprie ban-che è un fattore di grande rilievo nel rapporto con gliistituti di credito che impatta direttamente sulla perce-zione da parte della banca del livello di rischio rappre-sentato dall’azienda. Le certificazioni sono importanti;a questo proposito riportiamo la notizia che è allo stu-dio da parte di alcune primarie società di certificazionedi qualità la cosiddetta “certificazione Basilea 2” checertificherebbe che l’azienda ha messo in atto tutte leprocedure interne atte a garantire che i dati aziendali(finanziari e gestionali) sono corretti e idonei ad essereutilizzati da un istituto di credito nella propria valutazio-ne. Aggiungiamo che nella valutazione dell’elasticitàinformativa concorre il fatto che in azienda il rapportocon le banche andrebbe seguito da una persona chepuò dialogare con esse con cognizione di causa. Lapresenza o meno di una tale figura incide certamentesulla percezione che la banca si crea.

Infine, la sezione “elasticità strategica” prende inesame la presenza di una chiara strategia aziendale amedio termine (tipicamente 3-5 anni), chiarezza nellastruttura interna con ruoli e responsabilità ben definitie un buon livello di preparazione tecnologica. Tali ele-menti risultano chiaramente fondamentali per garanti-re la sopravvivenza dell’azienda nel medio termine. Al-tro elemento importante che viene coperto in questasezione è la presenza di una politica coerente di coper-tura dei rischi finanziari che l’azienda stessa non è ingrado di gestire internamente (in particolare: rischi ditasso d’interesse, rischi di cambio, rischi di prezzo del-le materie prime o dell’energia) con ricorso a strumenti

tri due elementi, alzandoli o abbassandoli per un mas-simo di due livelli. L’unico caveat che occorre fare èche il rating qualitativo da solo non può “riabilitare”un’azienda dal bilancio disastrato: se è sull’orlo del col-lasso finanziario non potrà pensare di poter accedereal credito bancario solo per il fatto (ipotesi assai impro-babile) che abbia un rating qualitativo eccellente.

Vediamo quali sono le tematiche che l’analista della banca deve af-frontare nella valutazione “qualitativa”:

Elasticità finanziaria e patrimonialeCapacità di incrementare il capitale se necessarioCambiamenti significativi nella compagine socialeDisponibilità di fidi non utilizzatiSconfinamenti, insolutiImmobili di proprietà liberi da ipotecaDividendi distribuitiConcentrazione su pochi clienti o su pochi fornitoriRitardi nei pagamentiMulte dal fisco o da enti previdenziali

Elasticità economicaSituazione del settore di attivitàGrado di utilizzo degli impiantiPosizionamento e prospettive di crescita del fatturatoGrado di preparazione del personaleTavole di rimpiazzo delle figure chiave in aziendaPredisposizione di un budget annualeStruttura dei costi (fissi e variabili)Calcolo costi per singolo prodottoTurnover del personale

Elasticità informativaCertificazione del bilancioCertificazione di qualitàStruttura amministrativa e finanziariaGrado di sviluppo del sistema di controllo di gestioneChi segue i rapporti con le bancheChi segue i rapporti con i clienti pre- e post-vendita

Elasticità strategicaChiarezza nella definizione delle strategie aziendali(business plan)Definizione dei ruoli e delle responsabilitàEsistenza di eventuali rischi operativi, tecnologici,di immagine o ambientaliLivello di investimenti in ricerca e tecnologiaGrado di diversificazione (prodotti, clienti, areegeografiche)Eventuali contrasti fra i sociLivello di import-export e grado di coperturadei rischi di cambio e di tassoPercentuale delle vendite di prodotti con il proprio marchio

La prima sezione (“elasticità finanziaria e patrimonia-

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finanziari di copertura. Tali strumenti, correttamenteusati, permettono all’azienda di concentrarsi sulla pro-pria attività industriale o commerciale senza doversipreoccupare dell’andamento dei mercati finanziari odelle materie prime e senza doverne subire le conse-guenze in termini di conto economico.

Naturalmente non tutti questi elementi pesano inmodo uguale fra di loro, ma si intuisce comunque chelo scopo principale per la banca è quello di assicurarsiche l’impresa sia strutturata in modo corretto, che l’im-prenditore sia in grado di formulare un piano strategicoe poi di realizzare i piani formulati, che egli sia coscien-te dei numeri nella sua gestione dell’impresa, che sap-pia prendere le decisioni gestionali sulla base di una ri-levazione oggettiva dell’andamento e di monitorare leconseguenze (finanziarie) delle decisioni prese.

In un recente documento il direttore generale dellaBanca delle Marche sintetizza il cambiamento del rap-porto banca-impresa nella frase “Le imprese potrannoessere i primi consulenti delle banche nella spiegazio-ne dei propri obiettivi e piani industriali, mentre le ban-che potranno essere i primi consulenti delle imprese inmateria di finanza aziendale”. Il messaggio è chiaro: sela banca deve migliorare le proprie capacità di fornireconsulenza, anche l’impresa è chiamata a fare la suaparte in termini di migliore comunicazione orientata al-la trasparenza reciproca.

Per influire in modo positivo sul rating qualitativo,l’impresa deve non solo mettere in atto i processi orga-nizzativi volti a gestire la pianificazione in modo raziona-le e strutturato, ma deve anche comunicare alla banca irisultati di tale processo, rendendola partecipe della pia-nificazione di breve, medio e lungo periodo. Infatti nonè più sufficiente consegnare alla propria banca solo ilbilancio con stato patrimoniale e conto economico: labanca deve entrare in azienda, capire da dove arriva,dove sta andando, quali strategie sta mettendo in atto,quali ritorni sono attesi sugli investimenti, come gliazionisti verranno remunerati. La banca deve essereconvinta che l’azienda abbia impiantato un sistema dipianificazione strutturato e un sistema di misurazionedei risultati che le permettano di monitorare se le pro-prie strategie stanno dando o meno i risultati attesi.

Cosa deve fare l’azienda, se si sono verificati statidi tensione che hanno prodotto conseguenze negativesulla valutazione da parte della propria banca? Se adesempio ciò è accaduto per effetto di una gestione fi-nanziaria carente, è opportuno che l’azienda effettuiun’attenta analisi di quest’ultima, per apportare misurecorrettive. Diventa indispensabile che essa verifichi co-stantemente lo stato di indebitamento, la congruità frale forme di finanziamento scelte e gli asset finanziati,l’onerosità dell’indebitamento e la capacità dell’aziendadi rimborsare i finanziamenti dal cash flow ordinario.

In quest’ottica Basilea 2 rappresenta per l’imprendi-tore un’opportunità e non una minaccia: è infatti un’oc-casione importante per permettere all’azienda un saltodi qualità, con la messa a punto di strumenti gestionaliche, oltretutto, non saranno finalizzati solo a Basilea 2

ma diverranno utili soprattutto al management dell’a-zienda stessa e alle sue controparti esterne, che si for-meranno un’opinione migliore dell’impresa. L’aziendastrutturata in modo equilibrato, dotata della strumenta-zione gestionale idonea e con una strategia industrialeo commerciale valida, non solo non avrà difficoltà adaccedere al credito bancario con il nuovo regime, mapotrà addirittura godere di condizioni più vantaggioserispetto ad oggi. Soltanto l’impresa che non sarà ingrado di dimostrare alla banca la validità delle propriestrategie o che non saprà pianificarle e gestirle sullabase dei numeri aziendali si vedrà penalizzata. Ma qua-lunque impresa che voglia sfruttare le opportunità diBasilea 2 si attrezzerà in tempo per fornire alle propriebanche oltre alle informazioni quantitative anche quellequalitative, comunicando meglio anche i propri valori,non sempre sufficientemente percepiti.

L’appuntamento con Basilea 2 deve essere vissutocome momento di verifica della capacità dell’imprendi-tore, della sua abilità nel gestire una realtà aziendaleche potrebbe davvero contribuire ad instaurare un cir-colo virtuoso che privilegerebbe chi ha voglia di cre-scere in termini di cultura gestionale. L’imprenditore fabene in questo momento ad appoggiarsi a professioni-sti esterni che possano portare valore aggiunto in ter-mini di crescita culturale all’interno dell’azienda.

A loro volta anche le banche si dimostreranno part-ners leali, oggettive nelle proprie valutazioni e apertenei confronti delle aziende. Molte di esse stanno effet-tuando percorsi di formazione per i propri dipendentiper metterli in grado di capire meglio che cosa signifi-ca “fare impresa”. Migliorando le proprie capacità divalutare il rischio imprenditoriale, la banca sarà più pro-pensa ad assistere imprese sane e le imprese stessemetteranno in atto tutte le misure necessarie per mi-gliorare il proprio profilo di rischio e quindi ottenere unbuon rating.

Nei settori in crescita le aziende con una buona po-sizione competitiva sono maggiormente consapevoliche la nuova normativa rappresenta un’opportunità diulteriore sviluppo. Gli imprenditori stanno sempre piùprendendo coscienza di questo e mostrano una mag-giore sensibilità. Rileviamo che tale sensibilità non èuna variabile riconducibile alle dimensioni dell’azienda,in quanto anche tra piccole imprese riscontriamo casidi elevata attenzione e disponibilità a predisporsi intempo per non arrivare impreparati o inadeguati alla fi-ne del 2006. I benefici non tarderanno a farsi sentire epiù che la banca sarà l’impresa stessa a trarre i mag-giori vantaggi da Basilea 2. �

Rupert Limentani è stato vicedirettore Centrale in Deut-sche Bank AG Francoforte e Milano, dal 1988 al 1997 respon-sabile della Pianificazione e del Controllo di Gestione del grup-po in Italia e dal 1997 al 2003 responsabile dei rapporti con laclientela istituzionale finanziaria in Italia. E’ ora amministratoredelegato della L&P – Limentani & Partners, Milano, societàspecializzata nella consulenza gestionale e del credito.

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Antica Stamperia del Moretto: Beneficio dei Reverendissimi Monaci di San Girolamo, collage, tecnica mista, cm. 18,5x25, 1978-1983

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