Anteprima ottobre novembre 2013

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www.viedelgusto.it Ottobre-Novembre Euro 2,90 (SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - REGIME LIBERO 70% DCB ROMA) A CENA CON LE STAR: SALMA HAYEK MUSEI GOURMET FIRENZE “GUCCI” IL FARRO È SERVITO IL MIRACOLO DEL CARTIZZE FOTORACCONTO OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIE ART DE VIVRE CANNES, SAPORE DI CHARME GIROGUSTANDO I MERCATI D'ITALIA IN CUCINA CON MICHELLE OBAMA A CENA CON LE STAR: SALMA HAYEK MUSEI GOURMET FIRENZE “GUCCI” IL FARRO È SERVITO IL MIRACOLO DEL CARTIZZE FOTORACCONTO OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIE ART DE VIVRE CANNES, SAPORE DI CHARME GIROGUSTANDO I MERCATI D'ITALIA IN CUCINA CON MICHELLE OBAMA A CENA CON LE STAR: SALMA HAYEK MUSEI GOURMET FIRENZE “GUCCI” IL FARRO È SERVITO IL MIRACOLO DEL CARTIZZE FOTORACCONTO OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIE ART DE VIVRE CANNES, SAPORE DI CHARME GIROGUSTANDO I MERCATI D'ITALIA IN CUCINA CON MICHELLE OBAMA A CENA CON LE STAR: SALMA HAYEK MUSEI GOURMET FIRENZE “GUCCI” IL FARRO È SERVITO IL MIRACOLO DEL CARTIZZE FOTORACCONTO OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIE ART DE VIVRE CANNES, SAPORE DI CHARME GIROGUSTANDO I MERCATI D'ITALIA IN CUCINA CON MICHELLE OBAMA ANDAR PER LANGHE SAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO ANDAR PER LANGHE SAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO ANDAR PER LANGHE SAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO ANDAR PER LANGHE SAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO

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Già da tempo nel mondo del vino si assiste a unfenomeno che è lo specchio della nostra società,un fenomeno di costume emblematico dei rituali

imposti da una cultura sempre più globalizzata che ponela comunicazione, e quindi la visibilità, al centro dell’uni-verso. Alludiamo al dilagare di fiere, fierine, saloni, salotti,saloncini, rassegne patronali o dopolavoristiche dedicateal nettare di Bacco con la sfilza di premi, premiuzzi, diaward (significa sempre premio ma nell’Italia esterofila vadi moda) assegnati a destra e a manca da giurie di esper-ti o presunti tali di manica più o meno larga. Il dato allar-mante è che ormai si è completamente estinta l’ultimariserva indiana delle cantine che non hanno avuto almenoun riconoscimento, non importa se internazionale, nazio-nale, regionale o anche solo parrocchiale, basta unapatacca da esibire nel blasone aziendale. Tutte oggi, chipiù chi meno, possono infatti sbandierare nella loro comu-nicazione un trofeo vinto: calici d’oro, grolle, decanter,coppe, targhe o semplici medaglie o al limite diplomid’onore che inneggiano in particolare all’unicità di uno deiloro prodotti. E per quelli che non hanno avuto una di queste investitu-re sovrane viene in soccorso la stampa, sia quella del set-tore agroalimentare ed enogastronomico sia quella delturismo, con schede, articoli e rubriche di una folta schieradi giornalisti enologici che puntualmente tessono le lodi diquesto e quel vino non ancora salito alla ribalta, della taleo tal altra cantina, non importa se più o meno nota o avvol-ta dal mistero. Tutto ciò consente anche a chi non haavuto premi di potere scrivere a chiare lettere sulla suaréclame: “vino segnalato da Gaetano Scarpazza, grandeesperto di enologia, nella sua rubrica Beviam, beviam,beviamo sul Giornale dell’elettricista, tiratura un milione dicopie” (non bisogna stupirsi perché se comprendiamo frai lettori anche gli elettricisti casalinghi, che armeggianocon fili, pinze e spine, si fa presto ad arrivare a tale cifra). Altre volte il messaggio è più immediato: “... ecco cosascrive di noi Giulio Beccafico sulla rivista “Il Pirla: ... non cre-devo esistessero vini inestimabili come quelli che hoassaggiato (e che mi hanno omaggiato, ma non c’è scrit-to) nella cantina di Pierino Bevilacqua a Borgo di Mezzo disotto: ora voglio che la mia scoperta, la mia folgorazione,sia messa a disposizione di tutti gli affezionati lettori...”. Evia di questo passo.E chi non può accampare questi peana sulla carta stampa-ta per farsi notare può contare sull’orgia di trasmissionitelevisive di cucina applicata dispensate a ogni ora delgiorno e della notte per l’acculturazione del popolo digiu-no di rudimenti culinari. Ma soprattutto può attingere dalserbatoio in continua fermentazione delle riviste on line divino e sapori, un serbatoio praticamente inesauribile. Eanche qui le autocelebrazioni assumono toni solenni: “Ilnostro vino ha avuto l’onore di essere segnalato sulla rivi-sta on line Ve lo diamo da bere, una delle più accreditate

nel web che vanta oltre un milione di visitatori. E’ statoanche segnalato dal noto sommelier francese PierreTastevin su Enogas” (che non è una rivista dell’Eni per lafornitura del prezioso combustibile e neppure rivolta aigasisti bevitori di vino, ma a tutti gli appassionati di cucinacon al seguito, si legge nei blog, una folla incalcolabile digente che ne aspetta con ansia l’uscita per cogliere ilverbo divino). Le cifre sbandierate a volte sono stratosferiche, tanto nes-suno può controllarle. Ma, ammesso per assurdo, che unsito dica di vantare, non so, 100 mila visitatori, bisogna veri-ficare quanti sono quelli che realmente si fermano a leg-gerne i contenuti e quanti dopo l’accesso fuggono viasubito, ossia la maggior parte, data l’overdose di comuni-cazione on line che ci assedia. Se si riuscisse a sapere chieffettivamente sosta nel sito si vedrebbe che il numerocala a livello abissale. Fatte queste riflessioni restiamo alla disperata ricerca diuna cantina, anche familiare, che non abbia mai avutoneppure un piccolo riconoscimento, nemmeno una sem-plice medaglietta di latta. E’ importante saperlo perché ingiro c’è una valanga di premi in lista d’attesa che non si saa chi assegnare. Se dal faceto (ma mica poi tanto) ci portiamo su un pianodi discussione più serio, occorre sottolineare che i produt-tori di vini più autorevoli sanno benissimo quali sono imedia e i giornalisti cui fare riferimento, tenendo a debitadistanza gli altri. Così pure sono in grado di scegliere lefiere e le passerelle cui approdare. Se dovessero prestareattenzione a tutti gli inviti, ai tanti specchietti per le allodo-le che magnificano l’unicità, l’importanza, anzi l’eccellenza,come si usa dire oggi, di questa o di quella fiera del vino,spenderebbero molto più di quanto ricavano in un annodalle vendite.Forse per le rassegne enologiche andrebbe stilata unaclassificazione per applicare le stelle, come per gli alber-ghi. Dopo gli eventi che ne possono legittimamente van-tare 5 come il Vinitaly, verrebbero quelli a quattro, tre edue stelle. Infine seguirebbero quelli, non pochi, a unasola stella che connotano, non so, la fantomatica “Fieramondiale dei i vini nature” (belli opachi con fondo garan-tito), organizzata dal comune di Malposto di Sotto conl’esclusiva esposizione dei vini dell’azienda agricola“Acquabona” di Borgo San Pancrazio, prodotti coi siste-mi antichi da un vecchio contadino di 94 anni suonati. Comunque il problema è grave: o si riescono a trovarecantine vergini di premi o tutto un mondo di comunicato-ri e organizzatori di eventi enologici rischia di chiuderebottega. Ovviamente stiamo scherzando. A tutti quelli che orbi-tano nel macrocosmo enologico che si credono toccatida queste elucubrazioni a ruota libera, va la più viva con-siderazione. Il nostro è solo un divertissement. Oppureno? Fate vobis.

Editorialedi Giancarlo Roversi

SOS: CANTINE DA PREMIARE CERCASI!

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Ph. Mario Rebeschini

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IN COPERTINA 50 ANDAR PER LANGHESAPORI D’AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO

DI MARIANNA MASTROPIETRO

32 IL CIBO SI FA ARTE: GUSTO ED ESTETICA CONGLI CHEF STELLATI DI CORTINA D’AMPEZZO

DI CHIARA CALICETI

36 QUEL BUON SAPORE DI LUNIGIANALA SPALLA COTTA, PRELIBATEZZA D’ALTRI TEMPI

DI MARIA MADDALENA BALDINI LAURENTI

55 UN PASTO AL VOLOLA CUCINA TRICOLORE DI ALITALIA

DI MARCO FINELLI

68 WEEK END DA COLLEZIONEPRELIBATE EVASIONI NELLA VALLE DEL SERCHIO

DI FRANCESCA MAISANO

72 CIBO E COSTUMEMETTI UNA FONDUTA A CENA...

DI GINEVRA CORSAROLI

74 ALIMENTI ALLA RIBALTA: IL FARRO È SERVITODI ANNA MARIA FABBRI

78 I GRANDI EVENTI DEL VINO: MERANO WINEFESTIVAL

84 FRANCO E LINO ROSSI, GLI ARTISTI DELLA CUCINA DI BOLOGNA E NON SOLO

DI GIULIA GIOVANELLI

88 TUTTI PAZZI PER LO “STREET FOOD”!DI LORENZO BARBIERI

90 ART DE VIVRE: CANNES, SAPORE DI CHARMEDI VIVÌ FELLIN

94 ANDAR PER NICCHIE: CALABRIAIL FAGIOLO TIPICO DI MORMANNO

DI GIORGIO RINALDI

97 BLITZ CULINARI: UN PIATTO CON LE ALI DA LECCARSI I BAFFI

DI LUIGI FERRARO

100 LA ZUCCA: UNA DELIZIA... DELL’ALTRO MONDO

DI FRANCESCA MAISANO

103 GIROGUSTANDO: MERCATI TIPICI D’ITALIADI MARIANNA MASTROPIETRO

106 I NUOVI ORIZZONTI DEL MANGIAR SANO

DI MATTEO DESIDERIO

112 GUSTIAMOLI ASSIEMEDI PAOLA CERANA E GIANCARLO ROVERSI

SYMPOSION8 OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIEDI ROBERTO RABACHINO

UNA CHEF DA 50 STELLE... E STRISCE14 IN CUCINA CON MICHELLE OBAMADI ROBERT LEAR

RUBRICHE21 PAESAGGI... GASTRONOMICIA CURA DI GIOVANNI BALLARINI

FOTORACCONTI 44 IL MIRACOLO DEL CARTIZZEDI MICHELA DE BONA

MUSEI GOURMET58 FIRENZE / “GUCCI”DI BEBA MARSA

A CENA CON LE STAR64 SALMA HAYEK: MEGLIO UN PO’ TONDIE GAUDENTI CHE A DIETA SCONTENTIDI MARCO SPAGNOLI

MODA IN VIAGGIO61 TOGLIETEMI TUTTO MA NON LE MIE BLUNDSTONE!DI LAMBERTO CANTONI

SOLILOQUI81 LA SARDEGNA CHE HO NEL CUOREDI GAVINO SANNA

NEWS26 APPUNTAMENTI GUSTOSI40 NOTIZIE GOLOSE108 LO SAPETE CHE?

SOMMARIO

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La buona TaVoLa deLLe Langhe

COVER STORY

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DI MARIANNA MASTROPIETRO

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Carne cruda, tajarin al ragù tirati con il mattarello e tagliati a mano, brasato al Barolo e per finire bonèt e torta di nocciole: tutto questo è la Trattoria Schiavenza di Luciano Pira, agrono-mo e cantiniere che, assieme alla moglie Maura e al cognato Walter, porta avanti l’ottima tradizione culinaria accanto alla produzione di pregiati vini rossi nati dagli splendidi vigneti cir-costanti. www.schiavenza.com

LA RICETTABonèt

Dolce al cucchiaio tipico del Piemonte dalle origini antichis-sime a base di cacao e amaretti, con varianti al caffè e alla nocciola. In piemontese bonèt significa “cappello” con rife-rimento alla forma dello stampo in cui viene cotto il dessert.

IngredIenTI6 uova

80 g dI cacao In PoLvere1 TazzIna dI caffè

1 cucchIaIo dI graPPa100 g dI aMareTTI SBrIcIoLaTI

150 g dI zucchero700 g dI LaTTe

ProcedIMenToMontare gli albumi a neve. Sbattere i tuorli con lo zucchero, il cacao e gli amaretti, il caffè a temperatura ambiente e la grappa. aggiungere il latte precedentemente portato a ebollizione. amalgamare bene il tutto con l’albume monta-to, riporre in uno stampo o più stampi rotondi e cuocere in forno caldo a bagnomaria per circa un’ora.

caScIna SchIavenza: fragranze d’auTunno

In questo numero di vie del gusto, i sapori dell’autunno, i primi camini accesi in campagna, i profumi di vino e cal-darroste, ci portano alla scoperta delle Langhe piemontesi, una terra ricca di storie antiche, di cultura del buon cibo e di atmosfere rarefatte. un piccolo assaggio delle fragranze di langa ce lo regala la cascina Schiavenza di Serralunga d’alba, dove in cucina, dalle sapienti mani di Lucia e Maura, escono piatti unici e genuini.

DI MARIANNA MASTROPIETRO

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SYMPOSION

OSCAR FARINETTI: IL MERCANTE DI UTOPIE

DI RobeRto RabachIno

In esclusIva per “vIe del Gusto” oscar FarInettI, Inventore dI eataly la nuova catena dI dIstrIbuzIone alImentare dI eccellenza, svela I seGretI del suo successo e I suoI proGettI per la valorIzzazIone dell’aGroalI-mentare made In Italy

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Natale Farinetti, conosciuto come Oscar, è un imprenditore e dirigente d’azienda italiano, figlio del partigiano Paolo Farinet-ti. Nel 2004 ha fondato Eataly, una nuova catena di distribuzio-ne alimentare di eccellenza che ha varcato i confini dell’Italia.

Si è sempre definito un “mercante”. Oggi è cambiato qualcosa? Sono un mercante, ma ho allargato gli orizzonti del mio mer-canteggiare, nello spazio, nel tempo e nella qualità. Lavoro e vendo nel mondo, elaboro pensieri che mi piacerebbe duras-sero nel tempo e propongo prodotti materiali e immateriali. Ho anche fatto degli errori e continuo a farne ma quando me ne accorgo cambio rotta e miglioro.I figli sono cresciuti, gli orizzonti pure. Entriamo in questi dettagli. Certamente! La mia famiglia è l’arco che scocca le frecce delle nostre attività. Le idee creano idee, la fantasia e l’entusiasmo fanno intravedere utopie, alle quali non so proprio rinunciare. Ci sono mondi che voglio ancora capire e con i quali voglio interagire, ci sono ambiti nei quali so che potrei rendermi utile, c’è un Paese che ha bisogno di galantuomini per uscire dal di-sastro in cui i pochi non-galantuomini l’hanno fatto precipitare. Perché fermarsi? o limitarsi? E poi, riguardo ai figli, voglio più bene a loro che alla Company.In una vecchia intervista del 2008 ha detto che “voleva im-parare il vino”. L’ha imparato? “Imparare il vino” significa imparare la vita, perciò è un’opera che si inizia ma nessuno può dire veramente di aver concluso. Io mi sono molto impegnato: ho scritto un libro intervistando alcuni grandi del vino in Italia e raccogliendo tutte le notizie possibili sulla loro storia, perché per capire il vino bisogna co-noscere il passato, la geografia, la chimica, il mercato, la poli-tica. Tutto quello che ho imparato sul vino l’ho scritto in quel libro che sarà in vendita tra poco. Con i miei figli ho acquisito delle belle cantine, ma ho ancora troppo poche vendemmie alle spalle per dire di aver “imparato il vino”.Lei ha detto che ogni dieci-dodici anni le piace cambiar me-stiere, visto che odia le abitudini. Qual è il prossimo? Eataly farà ancora molta strada nel mondo e per ora non mi sono ancora annoiato. Dal mio angolo di osservazione credo di aver capito molte cose sulla storia di questo Paese e sulle sue malattie. Mi piacerebbe diventare capace di dare risposte per i problemi dei miei simili. Io sono un ottimista nel senso che credo che anche i grandi problemi si possono risolvere co-minciando con piccole soluzioni o con soluzioni mirate, e che, se si ha in mente il risultato da raggiungere, si trovano i rimedi

anche per gli errori. Non so ancora quale sarà il mio prossimo mestiere ma so che sarà ancora una volta la ricerca di un “luogo bello” per stare bene.Qual è il ringraziamento che ha ricevuto con maggior piacere? E’ difficile rispondere. Faccio quel che faccio per convinzione e quindi non mi aspetto di essere ringraziato. Devo dire però che quando vedo i giovani che lavorano per Eataly e lo fanno con entusiasmo, con gli occhi che ridono, contenti di aver conqui-stato un posto di lavoro bello e stimolante, allora mi rinforzo nella convinzione che il ruolo dell’imprenditore è soprattutto quello: investire per creare lavoro per coloro che non hanno voglia di intraprendere in proprio. Questo è anche il mio modo di fare politica.Oscar Farinetti, che cosa la diverte di più nel suo lavoro, se si diverte?Mi diverto e molto. Difficile dire cosa mi diverte di più. C’è però un concetto che mi intriga intellettualmente: abbinare i numeri ai valori immateriali. E’ molto interessante. Il progetto teorico è affascinante e sta alla base dello sviluppo e del miglioramento, ma c’è un momento in cui bisogna saper estrarre dai ragiona-menti i dati caratteristici che li supportano senza far scendere il livello del coinvolgimento emotivo. Questa è una bella sfida. Io amo i numeri e non posso considerarli aridi e tristi. I momenti più stimolanti nel mio lavoro li trovo proprio quando riesco a sostenere un bel pensiero con dei numeri coerenti. Per il mio libro ho intervistato i grandi del vino e da ciascuno di loro, in-sieme alla poesia, ai racconti, alle digressioni nelle loro storie, ho scavato i numeri fondamentali delle loro aziende. Così il di-scorso si è compiuto e solo così mi è sembrato di dare tutte le gambe al libro perché potesse correre.

ROBERTO RABACHINO, giornalista e presidente dell’Associazione Stam-pa Agroalimentare Italiana. Docente in varie università italiane e stranie-re su temi legati alla comunicazione e all’enologia. Dall’ottobre 2011 è presidente IWTO-International Wine Tasters Organization con sede a New York. Autore di diversi testi in uso nei corsi universitari, nel 2005 ha rag-giunto il gradino più alto del podio del concorso internazionale “Libri da Gustare” con il suo Vocabolario del Vino. Nel 2012 è stato oggetto dell’o-norificenza di Ambasciatore della FI-SAR- Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori.

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PAESAGGI GASTRONOMICI

La Bassa Emiliana e la cucina delle nebbie

DI GIOVANNI BALLARINI

La Bassa Emiliana é un territorio di paesaggi spesso nebbiosi, non di rado anche nella calura esti-va, che non parrebbero promettere molto di buono. In quest’ambiente, e nei suoi dintorni, sono però nate e si sono sviluppate le grandi gastronomie rinascimentali dei Farnese, Borbone, Estensi e Gonzaga. Terre forti, ma di vini leggeri, in una meravigliosa contraddizione, e paesaggi che si possono leggere e capire solo a tavola, partendo da un antichissimo vino semiselvatico, il Lambru-sco (da brusca o broussaille, selvatico) e dall’ancor più tenue e gradevolissimo “liquido potabile” (la legge vieta di chiamarlo vino per la troppo bassa gradazione alcolica) che é la Fortana, o ancor più la gentilissima Fortanina.

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/colterenzio

SOLO I MIGLIORIFARANNO PARTE DEL NOSTRO VINO.

Uve accuratamente selezionate, sensibilità nella lavorazione e un’immensa passione fanno crescere vini che rispecchianola caratteristica di ciascun vitigno, del clima, del tipo di terreno e il lavoro appassionato dei nostri viticoltori. Il vino diColterenzio è un inno al piacere ed ha soprattutto un obiettivo: dare piacere a chi lo degusta.

www.colterenzio.it

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Così Cesare Pavese, lo scrittore delle Langhe, descrive il pae-saggio che si ammira in questa porzione di Piemonte, sugge-stivo, ricco di profumi e sapori che pare apra un mondo magi-co dietro ogni collina. Andar per Langhe è un vero e proprio viaggio attraverso piccoli borghi immersi nella campagna, tra noccioleti, vigne, paesaggi solitari e colline sinuose sormon-tante da castelli imponenti, come a Barolo, Magliano Alfieri o Grinzane Cavour. Intraprendiamo allora questo breve itinerario enogastronomico tra Roero e Langhe che incrocia la Strada Ro-mantica e la Strada del Barolo per assaporarne i colori, gli odori e l’accoglienza.

Partendo dal borgo millenario di Vezza d’Alba, circondato dal tipico paesaggio del Roero, alla sinistra del fiume Tanaro, inizia il percorso della Strada Romantica attraverso le colline a punta e le celebri rocche, come il rudere del castello di cui rimane solo la torre. Da Vezza d’Alba si può attraversare l’ecomuseo che percorre i boschi e i borghi che vanno da Cisterna a Poca-paglia, un itinerario caratterizzato in autunno dalla maestosa bellezza dei castagni che, in questa zona, producono la Casta-gna della Madonna, cultivar tipica del Roero, la prima ad essere presente sui mercati e molto usata nei dolci del 1° novembre. La Strada Romantica procede verso Magliano Alfieri, il paese

sapori d’autunno

ANDAR PER LANGHE come in un romanzo, una pagina di Piemonte narrata

tra romantici declivi, vini inebrianti e sapori genuiniDI MARIANNA MASTROPIETRO

Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incedersi nel cielo è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo.

Castello di Grinzane e vigne, Grinzane Cavour

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Il caos della città diventa solo un flebile ricordo mentre scopria-mo questa terra, stretta tra le Alpi Apuane e l’Appennino, che ha incantato il pittore John Ballany con i mille torrenti che scor-rono dalle cime montuose, il mondo sotterraneo delle grotte, i profili delle rocche medievali e i borghi lontani dal turismo di massa. Come Vetriano a Pescaglia e il suo teatro storico di 71 mq, il più piccolo al mondo, o Borgo a Mozzano, con il Ponte del Diavolo, mirabile opera di ingegneria medievale. Proseguendo sulla statale 12 in pochi minuti siamo già alle sorgenti termali di Bagni di Lucca, amate da Dante, Montale e Puccini. Anche la spettacolare gola calcarea dell’Orrido di Botri ricade in questo comune. Ci troviamo di fronte ad un raro esempio di canyon in Italia che si inserisce in un paesaggio di ambienti rupestri ed estese faggete, dominato dalle cime del monte Rondinaio e delle Tre Potenze che sfiorano i 2.000 metri di altezza.Non è un caso che Giovanni Pascoli, barghese d’adozione, ab-bia definito questo lembo di Toscana “la Valle del bello e del buono”. È qui che “l’albero del pane” (il castagno) ha sfamato per generazioni le popolazioni di montagna. Polenta, manafre-goli, castagnaccio e pane sono ricette tipiche prodotte ancora

Week end da collezione

NELLA VALLE DEL BELLO E DEL BUONO

di Francesca Maisano

Viaggiatori “di gusto” siete pronti a partire? destinazione Valle del serchio, dove i sapori han-no una storia da raccontare, specialmente in autunno. i funghi porcini e i marroni invitano a una serata coccolati dal tepore di un camino, mentre le minestre a base di farro della Garfagnana (iGT dal 1996) riportano la mente e il palato indietro nei secoli. con la comparsa del grano, infatti, il farro ha subito un momento di crisi ma non in lucchesia dove è stato sempre coltivato e tutt’oggi è brillato negli antichi mulini a pietra.

Panoramica di Barga

prelibate evasioni sulle rive del Serchio tra gli antichi borghi della lucchesia dove il sapore si fa emozione

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Sono due le varietà di trota che vivono nelle

acque della Valle del Serchio, entrambe pre-

giate: la Fario e la iridea. l’allevamento è molto diffuso, in particolare

lungo gli affluenti. la trota è considerata un “termometro” di salubri-tà, infatti è un pesce che

non sopravvive in ambien-ti inquinati e necessita di

habitat incontaminati

in Garfagnana e nella Valle del Serchio è tuttora viva la tradizione del pane di patate, morbido e sa-porito. alla farina di grano si aggiungono patate lesse e schiacciate (15%), semola e tritello, sale marino di grana media e lievito madre. ottimo abbinato a salumi come Biroldo, Mondiola, lardo e pancetta

prelibate evasioni sulle rive del Serchio tra gli antichi borghi della lucchesia dove il sapore si fa emozione

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GiroGustando

Mercati tipici d’Italia: un cocktail esaltante di umori, odori e saporicinque tappe da non perdere fra le bancarelle della tradizione popolare

DI MARIANNA MASTROPIETRO

Che sia per i tour gastronomici dei turisti o per l’idea di fare acquisti in convenienza, nelle grandi città del Belpaese i mercati di quartiere resistono e si modernizzano, mantenendo il ruolo di centro di aggregazione sociale, reinventandosi nell’innovazione e rielaborando la tradizione. Dal Nord al Sud Italia ecco cinque spaccati di folklore, cultura gastronomica e contaminazioni culinarie.

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A CENA CON LE STAR:SALMA HAYEK

MUSEI GOURMETFIRENZE “GUCCI”

IL FARRO È SERVITO

IL MIRACOLO DEL CARTIZZEFOTORACCONTO

OSCAR FARINETTI:IL MERCANTE DI UTOPIE

ART DE VIVRECANNES, SAPORE DI CHARME

GIROGUSTANDOI MERCATI D'ITALIA

IN CUCINACON MICHELLE OBAMA

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ANDAR PER LANGHESAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLOANDAR PER LANGHESAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLOANDAR PER LANGHESAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLOANDAR PER LANGHESAPORI D'AUTUNNO NELLE TERRE DEL BAROLO

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LO SAPETE CHE?

Una soluzione divertente ed economica adottata dal 15,2% del-le donne italiane. A rivelarlo è una recente ricerca del Cermes – Università Bocconi da cui emerge che a ricorrere ai trattamen-ti naturali fai-da-te sono in particolare le “native digitali”: 18-34enni, del Centro-Nord, studentesse o in cerca di occupazio-ne, appassionate del web.A loro Assolatte ha proposto 3 ricette di bellezza a basso costo facili da realizzare, perfette per rifiorire grazie agli effetti bene-fici dei latticini.

BAgNo Al lAtte CoN petAli di roseriempire la vasca con acqua calda e versare 4-5 gocce di olio essenziale di rosa. Aggiungere 2 litri di latte e i petali di due rose, lasciandoli galleggiare sull’acqua. immergersi nella vasca e godersi questo delicato e profumato momento di relax per 10 minuti. poi risciacquarsi con acqua tiepida.

MAsCherA Allo yogUrt e pAppA reAleMescolare in una ciotola tre cucchiai di yogurt bianco con un cucchiaio di miele di acacia e ½ cucchiaino di pappa reale. Quando si è ottenuta una crema omogenea e densa, spalmarla sul viso pulito con un pennello. lasciarla in posa per 10-15 mi-nuti e lavarla con acqua tiepida.

sCrUB Al lAtte e olio di jojoBAMescolare due cucchiai di latte intero con 2 cucchiai di olio di jojoba e ¼ di tazza di zucchero. distribuire il composto sulla pelle inumidita e frizionarlo dolcemente facendo dei movimenti circolari. Infine, dopo un minuto, risciacquare con acqua tiepida.

LE “MILK SPA” DELLE RAGAZZE IN FIORE

Se un tempo la bellezza era fatta di ‘acqua e sa-pone’, oggi è di ‘latte e fiori’. Trattamenti otte-nuti dallo sposalizio tra latticini e petali: è questo il suggerimento di Assolatte per prendersi cura della propria bellezza in armonia con la Natura.

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Antonello Cassarà: vini per sognare

Le cantine, immerse in un felice connubio di natura e tecnolo-gia si trovano in contrada Fiume, così denominata così dal fiu-me “freddo” che lambisce i suoi terreni. Intorno un paesaggio collinare, disegnato secondo una trama geometrica,in cui gli elementi umani si fondono perfettamente con quelli naturali. Sullo sfondo il mare fa da cornice a questa istantanea tipica-mente siciliana.Le bottiglie dell’azienda di “Antonello Cassarà” di Alcamo da quattro anni stanno scrivendo una nuova pagina di storia del vino siciliano.Un sogno che attraversa tre generazioni. Cominciato sin dai primi del Novecento con il nonno Rocco che si dedicò alla promozione e alla commercializzazione del Bianco Alcamo, tra-smesso a Nicolò che avviò la sua attività vitivinicola negli anni ’30 con la costruzione della cantina e realizzato nel 2007 con

di GiANCARLO ROVERSi

Sulle colline di Alcamo, città di grande tradizio-ne enologica, nota per la produzione del Bianco dOC, nella fascia costiera nord occidentale della Sicilia, a pochi km dal mitico tempio di Segesta, si stendono i vigneti dell’azienda Antonello Cas-sarà. Vitigni autoctoni ed internazionali sistemati in filari perfettamente allineati dalla mano dell’uo-mo da cui sgorgano vini dalle nuance di sapore indimenticabili.

Antonello, agronomo, attuale titolare dell’azienda. I vini Cassarà sono tutti una tentazione già dal loro nome e dalle elegante bottiglie che li celano: il Solcanto bianco e nero, Kilim bianco e rosso, il Jacaranda, un ammaliante connubio di Sauvignon blanc e Grillo, dal profumo inebriante. E poi i clas-sici Grillo, Catarratto, Nero d’Avola, Shiraz e un delizioso Nero d’Avola rosato.Provengono tutti da uve allevate per la maggior parte nell’a-zienda agricola di famiglia. I terreni si estendono tra i 250 e i 450 metri sul livello del mare e sono coltivati a controspalliera con sistema di potatura a cordone speronato e a guyot.Rilanciare l’Alcamo Doc, quel “vino profumato per nulla dol-ce” per dirla con Mario Soldati è una precisa scelta produttiva, orientata a valorizzare un vino che è espressione di questo ter-ritorio siciliano.“Un luogo-scrive Giacomo Leopardi- canta all’anima se porta con sé…..la ricordanza di un altro luogo e di un altro tempo.” E questo lembo privilegiato di terra siciliana evoca nostalgiche sensazioni e ci riporta a piacevoli atmosfere letterarie ,ci induce inevitabilmente ad un viaggio nel tempo attraverso i vini (G.R.)Info: www.vinicassara.it

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