ANNO XXIX N 36 21 Ottobre 2012

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ANNO XXIX N° 36 - 21 Ottobre 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Guardando ai lati delle strade o passando per le stazioni ferroviarie si notato sempre più persone dedite a mendicare denaro. Molti pensano che lo spirito cristiano sia dar loro dei soldi ripulendosi la coscienza, ma non è cosi che si aiuta una persona. Si pensa di fare qualcosa di buono ma in realtà si peggiora solo la situazione. Il vero aiuto si può dare solo riscoprendo la vera fratellanza cristiana. Non aiuti una persona dandole dei soldi che poi spenderà in alcol, sigarette o peggio, l’aiuti educandola a rimettersi in piedi e insegnandole a camminare da sola. Questo è uno dei tanti importanti mes- saggi che vengono fuori dalla nostra intervista fatta al direttore della Cari- tas Umberto Si- lenzi, un uomo che dal 2003 si spende per aiutare in modo concreto i meno fortunati. Negli in- termezzi dell’inter- vista che segue presenteremo i più recenti dati Caritas riguardo le utenze di San Benedetto e in anteprima vi alleghiamo anche alcune immagini del nuovo Centro Polivalente che verrà presto inaugurato. Pubblichiamo la parte introduttiva: “Innanzitutto ci scusiamo per averVi disturbato ma riteniamo sia veramente necessario e Vi ringrazia- mo anticipatamente per averci dedicato un po’ del Vs. tempo. Siamo un gruppo di donne (mogli e madri) e di uo- mini (mariti e padri) che lavorano nei vari negozi e centri commerciali del comprensorio abruzzese-marchigiano. Vi scriviamo nella speranza che almeno Voi possiate dare un minimo di voce a chi come noi lavora nel settore del commercio. Il ns. non è certo un lavoro massa- crante dal punto di vista fisico ma estremamente stressante dal punto di vi- sta psicologico: essere gentile, educato, acco- gliente a prescindere dalle proprie condizioni di umore e di salute, rima- nere impassibile di fronte ad aggressioni verbali e reclami non sempre civili, garantire la pulizia del punto vendita, gestire la parte amministrativa e il magazzino. A tutto questo si aggiungono l’inquinamento acustico, l’aria malsana, le luci artificiali ecc. ma non è questo il punto, tutto questo non importa poiché ogni lavoro ha i suoi aspetti negativi. Il vero problema sono le aperture domenicali sempre e si parla addirittura del 1° novembre festa di tutti i san- ti! Ritenete giusto che in questo giorno i negozi e/o centri com- merciali rimangano aperti? Non è forse scritto “Ricordati di santificare le feste”? Possibile che solo il dio denaro conta? Non c’è più rispetto per niente, ma dove andremo a finire?”... Giovedì 11 ottobre la nostra Diocesi si è riunita nella Cattedrale per celebrare l’inizio dell’anno della Fede, in contemporanea con tutta la Chiesa del mondo in par- ticolare con il popolo dei fedeli che hanno riempito Piazza San Pietro, nel ri- cordo del Concilio Ecu- menico Vaticano II indetto dal Beato Papa Giovanni XXIII 50 anni fa, un evento che fu ed è tuttora importante fondamento della Chiesa odierna. La celebrazione sarebbe do- vuta iniziare in piazza Matteotti dove l’Azione Cattolica avrebbe do- vuto animare una processione verso la Catte- drale. Purtroppo il tempo non ha permesso ciò e così tutto si è svolto in Chiesa. La Cattedrale era gremita di presbiteri, insieme al nostro Ve- scovo Mons. Gervasio Gestori, fedeli, giovani, associazioni, gruppi: tutti per ricordare la pro- pria fede, professarla, con- fermarla. Il primo gesto è stata l’ac- censione dei lumini conse- gnati ad ogni persona presente: gesto molto sem- plice ma forte nel significato, ovvero, ognuno di noi è luce che rende splendente e viva la Chiesa. Sin dal Battesimo abbiamo avuto in dono la luce di Cristo”, fiamma che sempre dobbiamo alimen- tare. Con il Battesimo siamo divenuti membra della Chiesa, con l’acqua siamo divenuti veri cristiani: non poteva esserci gesto migliore di ricordare ciò se non con l’aspersione. La celebrazione è proseguita con la Liturgia della Parola, incentrata sulla fede nella figura di Abramo, nelle parole di San Paolo, nel Van- gelo. Anche le parole del Vescovo nell’omelia hanno sottolineato l’importanza e l’essenzialità della nostra fede ricordando le parole di una preghiera: “Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato e fatto cristiano” e proseguendo:“una preghiera sem- plice, che quasi con gioioso stupore riconosce la vita come il primo dono di Dio e la fede cri- stiana come l’altra grande grazia”. Conti- nuando sul tema della fede il Vescovo così si è espresso: “La fede è dono di Dio e quindi dob- biamo esprimere la consapevolezza di quanto si è ricevuto e la gratitudine per il suo valore inestimabile. L’Anno della fede, che questa sera apriamo ufficialmente, è la preziosa occasione per ri- prendere coscienza di que- sto dono insperato, fondamento della vita spi- rituale, sostegno della no- stra speranza anche nei momenti di prova e reale possibilità di andare oltre il presente per un futuro di bellezza e di gioia” Ed an- cora: “La fede un rischio calcolato sulla Prov- videnza divina... la fede è risposta ad una chiamata...” E così ha continuato: “ Mi chiedo allora come debba essere una comunità di cre- denti, come debba vivere la nostra comunità di credenti, innamorati del Signore e a Lui abban- donati con dedizione totale e generosa. La no- stra Chiesa sia innanzitutto una comunità ricca di relazioni umane, sensibile alle collabora- zioni, aperta ad atteggiamenti generosi, abitata da conoscenze amiche... La nostra Chiesa sia inoltre essere una comunità simpatica, dove si vivono tutti i problemi e le difficoltà della gente comune, ma con uno stile che sa annunciare la potenza e la novità della fede, sull’esempio dei primi cristiani, che davanti ai non credenti “godevano di grande simpatia” (At 4, 35)”. Ed ha così concluso: “E’ incominciato l’Anno della fede: vi invito a coltivare l’umile orgoglio di essere credenti. Nessuno abbia vergogna di professare la propria fede con la vita e con la parola, anche per non rischiare un giorno, al momento del giudizio, di non essere ricono- sciuti dal Signore”. Altro momento culmine è stata la Professione di fede: tutto il popolo è stato chiamato a mani- festare di fronte a Dio la propria volontà di adesione, rispondendo con vigore “CREDO, CREDO, AMEN!” . La Celebrazione è poi continuata con la Li- turgia Eucaristica che ogni volta ci ricorda che Cristo è per noi. Lorenzo De Angeli Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno “L’umile orgoglio di essere credenti” APERTURA ANNO DELLA FEDE NELLA NOSTRA DIOCESI Alla Caritas il 10 novembre inaugurazione del Centro Polivalente Carità e Collaborazione contro Elemosina e Povertà: Intervistato il direttore Caritas Umberto Silenzi Di Emanuele Ciucani Segue a pag. 6 La festività è un diritto di tutti Va anch’esso difeso da chi amministra una città e non ostacolato Ci è pervenuta una lunga lettera in cui è evidente il disagio di molte famiglie alle quali ci associamo nella protesta ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà.

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXIX N° 36 - 21 Ottobre 2012 € 1.00 Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Guardando ai lati delle strade o passando per le stazioni ferroviarie si notato sempre più personededite a mendicare denaro. Molti pensano che lo spirito cristiano sia dar loro dei soldi ripulendosila coscienza, ma non è cosi che si aiuta una persona. Si pensa di fare qualcosa di buono ma inrealtà si peggiora solo la situazione. Il vero aiuto si può dare solo riscoprendo la vera fratellanzacristiana. Non aiuti una persona dandole dei soldi che poi spenderà in alcol, sigarette o peggio,l’aiuti educandola a rimettersi in piedi e insegnandole a camminare da sola. Questo è uno dei tanti

importanti mes-saggi che vengonofuori dalla nostraintervista fatta aldirettore della Cari-tas Umberto Si-lenzi, un uomo chedal 2003 si spendeper aiutare in modoconcreto i menofortunati. Negli in-termezzi dell’inter-

vista che segue presenteremo i più recenti dati Caritas riguardo le utenze di San Benedetto e inanteprima vi alleghiamo anche alcune immagini del nuovo Centro Polivalente che verrà prestoinaugurato.

Pubblichiamo la parte

introduttiva:

“Innanzitutto ci scusiamoper averVi disturbato mariteniamo sia veramentenecessario e Vi ringrazia-mo anticipatamente peraverci dedicato un po’ delVs. tempo.Siamo un gruppo di donne(mogli e madri) e di uo-mini (mariti e padri) chelavorano nei vari negozie centri commerciali delcomprensorio abruzzese-marchigiano.Vi scriviamo nella speranza che almeno Voipossiate dare un minimo di voce a chi come noilavora nel settore del commercio. Il ns. non ècerto un lavoro massa-crante dal punto di vistafisico ma estremamentestressante dal punto di vi-sta psicologico: esseregentile, educato, acco-gliente a prescindere dalleproprie condizioni diumore e di salute, rima-nere impassibile di frontead aggressioni verbali ereclami non sempre civili,garantire la pulizia delpunto vendita, gestire laparte amministrativa e ilmagazzino.

A tutto questo si aggiungonol’inquinamento acustico, l’ariamalsana, le luci artificiali ecc.ma non è questo il punto, tuttoquesto non importa poichéogni lavoro ha i suoi aspettinegativi. Il vero problema sonole aperture domenicali sempree si parla addirittura del 1°novembre festa di tutti i san-ti!Ritenete giusto che in questogiorno i negozi e/o centri com-merciali rimangano aperti?

Non è forse scritto “Ricordati di santificare lefeste”? Possibile che solo il dio denaro conta?Non c’è più rispetto per niente, ma dove andremoa finire?”...

Giovedì 11 ottobre la nostra Diocesi si è riunitanella Cattedrale per celebrare l’inizio dell’annodella Fede, in contemporanea con tutta laChiesa del mondo in par-ticolare con il popolo deifedeli che hanno riempitoPiazza San Pietro, nel ri-cordo del Concilio Ecu-menico Vaticano II indettodal Beato Papa GiovanniXXIII 50 anni fa, unevento che fu ed è tuttoraimportante fondamentodella Chiesa odierna. Lacelebrazione sarebbe do-vuta iniziare in piazzaMatteotti dove l’Azione Cattolica avrebbe do-vuto animare una processione verso la Catte-drale. Purtroppo il tempo non ha permesso ciòe così tutto si è svolto in Chiesa. La Cattedraleera gremita di presbiteri, insieme al nostro Ve-scovo Mons. Gervasio Gestori, fedeli, giovani,associazioni, gruppi: tutti per ricordare la pro-pria fede, professarla, con-fermarla.Il primo gesto è stata l’ac-

censione dei lumini conse-gnati ad ogni personapresente: gesto molto sem-plice ma forte nel significato,ovvero, ognuno di noi è luceche rende splendente e vivala Chiesa. Sin dal Battesimoabbiamo avuto in dono la“luce di Cristo”, fiamma chesempre dobbiamo alimen-tare. Con il Battesimo siamodivenuti membra della Chiesa, con l’acquasiamo divenuti veri cristiani: non poteva essercigesto migliore di ricordare ciò se non conl’aspersione.La celebrazione è proseguita con la Liturgiadella Parola, incentrata sulla fede nella figuradi Abramo, nelle parole di San Paolo, nel Van-gelo. Anche le parole del Vescovo nell’omeliahanno sottolineato l’importanza e l’essenzialitàdella nostra fede ricordando le parole di unapreghiera: “Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto

il cuore. Ti ringrazio di avermi creato e fatto

cristiano” e proseguendo:“una preghiera sem-

plice, che quasi con gioioso stupore riconosce

la vita come il primo dono di Dio e la fede cri-

stiana come l’altra grande grazia”. Conti-nuando sul tema della fede il Vescovo così si è

espresso: “La fede è dono di Dio e quindi dob-

biamo esprimere la consapevolezza di quanto

si è ricevuto e la gratitudine per il suo valore

inestimabile. L’Anno della

fede, che questa sera

apriamo ufficialmente, è la

preziosa occasione per ri-

prendere coscienza di que-

sto dono insperato,

fondamento della vita spi-

rituale, sostegno della no-

stra speranza anche nei

momenti di prova e reale

possibilità di andare oltre

il presente per un futuro di

bellezza e di gioia” Ed an-cora: “La fede un rischio calcolato sulla Prov-

videnza divina... la fede è risposta ad una

chiamata...” E così ha continuato: “ Mi chiedo

allora come debba essere una comunità di cre-

denti, come debba vivere la nostra comunità di

credenti, innamorati del Signore e a Lui abban-

donati con dedizione totale e generosa. La no-

stra Chiesa sia innanzitutto una comunità ricca

di relazioni umane, sensibile alle collabora-

zioni, aperta ad atteggiamenti generosi, abitata

da conoscenze amiche... La nostra Chiesa sia

inoltre essere una comunità simpatica, dove si

vivono tutti i problemi e le difficoltà della gente

comune, ma con uno stile che sa annunciare la

potenza e la novità della fede, sull’esempio dei

primi cristiani, che davanti ai non credenti

“godevano di grande simpatia” (At 4, 35)”. Edha così concluso: “E’ incominciato l’Anno della

fede: vi invito a coltivare l’umile orgoglio di

essere credenti. Nessuno abbia vergogna di

professare la propria fede con la vita e con la

parola, anche per non rischiare un giorno, al

momento del giudizio, di non essere ricono-

sciuti dal Signore”. Altro momento culmine èstata la Professione difede: tutto il popolo èstato chiamato a mani-festare di fronte a Diola propria volontà diadesione, rispondendocon vigore “CREDO,

CREDO, AMEN!” .

La Celebrazione è poicontinuata con la Li-turgia Eucaristica cheogni volta ci ricordache Cristo è per noi. Lorenzo De Angeli

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

“L’umile orgoglio di essere credenti”

APERTURA ANNO DELLA FEDE NELLA NOSTRA DIOCESI

Alla Caritas il 10 novembre inaugurazione del Centro Polivalente

Carità e Collaborazione contro Elemosina e Povertà:Intervistato il direttore Caritas Umberto Silenzi

Di Emanuele Ciucani

Segue a pag. 6

La festività è un diritto di tutti

Va anch’esso difeso

da chi amministra una città e non ostacolatoCi è pervenuta una lunga lettera in cui è evidente il disagio di molte famiglie

alle quali ci associamo nella protesta ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà.

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Anno XXIX

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una solenne Celebrazione Eucaristica che con-sacra un evento storico per la Chiesa, in coin-cidenza con due anniversari importantissimi:l’apertura dell’Annodella Fede, in conco-mitanza con il 50° an-niversario dell’avviodel Concilio VaticanoII e il 20° dalla pro-mulgazione del vi-gente Catechismodella Chiesa Catto-lica. Stamattina allapresenza di migliaiafedeli, giunti da tuttoil mondo in piazzaSan Pietro, papa Benedetto XVI ha presiedutola Santa Messa, concelebrata da 80 Cardinali, 8Patriarchi e Arcivescovi Maggiori delle ChieseOrientali Cattoliche, i Vescovi Padri Sinodali,104 Presidenti delle Conferenze Episcopali ditutto il mondo e 15 Vescovi che parteciparonoin qualità di Padri ai lavori del Concilio Ecu-menico Vaticano II. Alla celebrazione hannopreso parte, come rappresentanti ecumenici,l’arcivescovo di Canterbury, rowan Williams,e il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I.Quest’ultimo ha pronunciato un suo indirizzodi saluto al termine della messa. La proces-sione iniziale, come ha ricordato il Papa all’ini-zio dell’omelia, “ha voluto richiamare quellamemorabile dei Padri conciliari quando entra-rono solennemente in questa Basilica”. Altrisegni specifici sono stati l’intronizzazione

dell’Evangeliario (copia di quello utilizzato du-rante il Concilio) e la consegna dei sette Mes-saggi finali del Concilio e quella del

Catechismodella ChiesaC a t t o l i c a ,che il Papaha compiutoprima dellaBenedizionefinale. talisegni, haspiegato ilSanto Padre,“ci offronoanche la pro-

spettiva per andare oltre la commemorazione”del Vaticano II, con l’obiettivo di comprenderepiù profondamente il “movimento spirituale”che lo caratterizzò. L’Anno della Fede che siinaugura oggi è strettamente legato alla storia eagli eventi della Chiesa dell’ultimo cinquanten-nio: dal precedente Anno della Fede, indetto daPaolo VI nel 1967, al Grande Giubileo del2000, celebrato durante il pontificato del beatoGiovanni Paolo II. Il magistero di questi ultimidue pontefici converge in particolare su “Cristoquale centro del cosmo e della storia, e sull’an-sia apostolica di annunciarlo al mondo”, sul Fi-glio di Dio che “non è soltanto oggetto dellafede, ma, come dice la Lettera agli Ebrei, è«colui che dà origine alla fede e la porta a com-pimento» (12,2)”.

di Luca Marcolivio (Zenith org)

Anno de 2012

PAROLA DEL SIGNOREVENTINOVESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

DONACI, SIGNORE, LA TUA GRAZIA

Dal VANGELO secondo MARCO

E gli si avvicinarono Giacomo e Gio-vanni, i figli di Zebedéo, dicendogli:“Maestro, noi vogliamo che tu ci fac-cia quello che ti chiederemo”. Eglidisse loro: “Cosa volete che io facciaper voi?”. Gli risposero: “Concedici disedere nella tua gloria uno alla tua de-stra e uno alla tua sinistra”. Gesùdisse loro: “Voi non sapete ciò che do-mandate. Potete bere il calice che iobevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”. Glirisposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse: “Il calice che iobevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anchevoi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistranon sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato pre-parato”.All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomoe Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sè, disse loro: “Voi sa-pete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le domi-nano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voiperò non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vo-stro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servodi tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essereservito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto permolti”. (MARCO 10,35-45)

“ChI VUOL ESSERE ILPRIMO TRA VOI SARàIL SERVO DI TUTTI.”“IL FIGLIO DELL’uOMOINFAttI NON è VENutOPEr ESSErE SErVItO,MA PEr SErVIrE”In queste due frasi troviamo larisposta di Gesù alle farnetica-zioni di Giacomo e Giovanni,

ma troviamo anche il senso, il fondamento, la via maestra delCristianesimo. Diverse volte nell’Antico testamento si parla delServo, il Servo di Jahvè, soprattutto nei brani di Isaia. Come pos-siamo notare nella prima lettura della liturgia di questa dome-nica. Isaia ne parla come il Sofferente, come “uomo dei doloriche ben conosce il patire”; in cui la sofferenza può acquistare unsenso diverso, può acquistare, in Cristo, una luce e una speranzadiverse e anche la salvezza. Il Servo nelle parole di Gesù, è colui che si spende per i fratelli,in gesti di amore, colui che nella sua vita, non ha pretese di do-minio, di potere, di sopraffazione, ma di servizio a favore deifratelli, del suo prossimo. La grandezza secondo l’insegnamentodi Gesù, si “misura” con la grandezza dell’amore, con la gran-dezza del servizio. Più si ama, più si serve, più ci si dona aglialtri, più si è grandi, in pratica è il contrario dell’atteggiamento“mondano” , in cui la grandezza si misura in potere e denaro.Gesù vuole che nel nostro cuore ci sia la sconfitta dell’egoismo

e la vittoria dell’altruismo, dell’amore verso i fratelli, per questoEgli ci mostra con la sua vita, con il suo insegnamento comedeve vivere, operare, agire chi vuole seguirlo. Egli, per primo,si sottopone alla legge dell’amore, incarnandosi, beneficando,morendo sulla croce per la salvezza di tutti i suoi fratelli. Egliper primo non si tira indietro di fronte alle esigenze di questoservizio, ma con forza, con coraggio, con amore vive tutta la suavita come una offerta di amore al Padre per la salvezza di tutti isuoi figli. Gesù dice di se stesso: “IO SONO LA VIA, LA VE-rItà , LA VItA” la Via perché egli ci insegna come raggiun-gere, il Padre e la salvezza tutta intera; Verità perché attraversola sua vita ci mostra la sua adesione e la sua obbedienza alla vo-lontà del Padre, la Vita perché nella resurrezione egli ci dona laconferma, e al tempo stesso la possibilità per chi lo segue di vi-vere la vita stessa di Dio. Immersi nel suo amore, nella sua gioiaper l’eternità.Chiediamo al Signore di farci comprendere la grandezza del ser-vizio, di donarci la disponibilità ad amare senza aspettarci nullain cambio, di donarci un cuore semplice, di rafforzare la nostrafede, per poterlo seguire lungo la via che conduce al Padrebuono, che alla fine del percorso ci attende a braccia aperte, perfesteggiare con noi.

RICCARDO

SAGGEZZA PER PENSARCI SU: CHI VuOLE VIVErE, DEVE MOrIrE OGNI GIOrNO

AL PrOPrIO EGOISMO. (ANONIMO)

È Cristo la risposta alla “desertificazione spirituale” dei nostri giorniInaugurando l’Anno della Fede, Benedetto XVI indica nei documenti delConcilio Vaticano II, la base su cui poggiare la Nuova Evangelizzazione

Chiamati per nomeL’annuncio del Vangelo riguarda ogni cristiano

Noi, ciascuno di noi, io stessa e tutti coloro che possonodire “io”, che cosa abbiamo a che vedere e spartire con lanuova evangelizzazione? Non è una questione di preti,suore e vescovi? Se così fosse, non solo non avremo capito un bel nulla dell’omeliadel Santo Padre pronunciata domenica 7 ottobre all’apertura del Sinodo dei vescovima neppure del nostro essere e dirsi cristiani. Sarà ben utile perciò entrare nell’otticadi quanto il nostro Pastore Benedetto ci propone come linee portanti di vita. Che si-gnifica evangelizzazione? Dopo il Vaticano II affermiamo che “l’evangelizzazione èquella della chiamata universale alla santità, che in quanto tale riguarda tutti i cri-stiani”, con alcune peculiarità concrete: “La loro intercessione e l’esempio della lorovita” che può dirsi evangelizzatrice perché “attenta alla fantasia dello Spirito Santo”.Non è una sollecitazione entusiasmante, rimanere in ascolto di quella forza e di quelvigore creativo che lo Spirito Santo dona fin dalla creazione del mondo, aleggiandosulle acque? Egli crea in noi “la bellezza del Vangelo e della comunione in Cristo”che contagia tutti, perché non solo vive l’esperienza sacramentale ma la vive con“gusto”, cioè l’assapora mentre plasma dentro e dona il Suo fuoco creatore che entu-siasma e guida. Questi sono i Santi, non quelle figure oleografiche con gli occhi sbar-rati e lo sguardo languido, ma quelle persone che vivono “la Parola di Dio e il Panedi vita, l’Eucaristia” come loro fonte perenne. Lo sguardo allora corre sul loro ruolonella storia fecondato dall’annuncio. Il mondo è sempre stato percorso da cristiani ecristiane generose che hanno valicato monti e mari, confini linguistici e culturali, fortisolo del “linguaggio dell’amore e della verità”: i missionari per eccellenza e per de-finizione. Oggi però il Papa ci chiede una novità, una “nuova” evangelizzazione chesi rivolga al nostro specifico ambiente, senza valicare frontiere geografiche o culturali,rimanendo sul terreno quotidiano, magari abbandonato, incolto, non dissodato e nonseminato. Bisogna guardarsi intorno, farsi carico di quanto avviene e delle personecon cui viviamo, gomito a gomito, l’avventura della vita. Dovremmo far trasparireche il Signore “solo riempie di significato profondo e di pace l’esistenza” e, quindi,diventare annunciatori di un incontro personale e profondo che liberi da preclusioni,pregiudizi e interrogativi mal posti, “la riscoperta della fede”.

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Ci interessiamo di Mt 17,9-20. Il brano, nella sua inte-rezza, si caratterizza per lasua formulazione dialogico-didattica. Il centro dell’inte-resse è la fede, in quantofiducia piena che si deveavere in Gesù. 1. Sul ritorno di Elia. “Men-tre scendevano dal monte,Gesù ordinò loro: ‘Non par-

late a nessuno di questa vi-sione, prima che il Figlio dell’uomo non siarisorto dai morti’. 10Allora i discepoli gli doman-darono: ‘Perché dunque gli scribi dicono cheprima deve venire Elia?’. 11Ed egli rispose: ‘Sì,verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico:Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi,hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Cosìanche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per operaloro». 13Allora i discepoli compresero che egli par-lava loro di Giovanni il Battista” (Mt 17,9-13).Gesù vuole che il fatto della sua trasfigurazione,grande dono di grazia, sia esclusivamente per i trementre egli vive; una volta risorto saranno i testi-moni di questo suo anticipo. Alla loro testimo-nianza si affiancherà anche quella della Scrittura:“Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà daimorti il terzo giorno, e nel suo nome saranno pre-dicati a tutti i popoli la conversione e il perdonodei peccati, cominciando da Gerusalemme. Diquesto voi siete testimoni” (Lc 24,46-48). Sullabase di Malachia 3,23 gli scribi del tempo del mi-nistero di Gesù, e dell’evangelista, obiettavano chela venuta del Messia doveva essere preceduta dalritorno di Elia. Dal momento che tale ritorno nonc’era stato ne seguiva che Gesù non era il Messia.Gesù accetta la validità di quell’aspettativa Elia-Messia; dice che addirittura si è realizzata. Prean-nunciandogli la nascita di un figlio, l’angelo avevadetto a Zaccaria che il nascituro Giovanni “cam-minerà innanzi a lui [al Messia] con lo spirito e lapotenza di Elia” (Lc 1,17). Quindi la venuta diElia, nella sua forma più piena, si è realizzata inGiovanni Battista che aveva agito con lo Spirito ela potenza di Elia. Purtroppo, si sono disfatti delBattista in quanto Elia; faranno anche molto sof-frire il Figlio dell’uomo. I discepoli si rendono cosìben conto che Gesù parlava loro del Battista.2. L’epilettico guarito. “Appena ritornati pressola folla, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettòin ginocchio 15e disse: ‘Signore, abbi pietà di miofiglio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nelfuoco e sovente nell’acqua. 16L’ho portato dai tuoi

discepoli, ma non sono riusciti a

guarirlo’. 17E Gesù rispose: ‘Ogenerazione incredula e per-

versa! Fino a quando sarò convoi? Fino a quando dovrò sop-portarvi? Portatelo qui da me’.18Gesù lo minacciò e il demoniouscì da lui, e da quel momento ilragazzo fu guarito” (Mt 17,14-18).Una volta che Gesù e i tre Apo-stoli si sono ricongiunti agli altri

nove, rimasti ai piedi del monte, avviene quanto èqui raccontato. Il papà, addolorato, aveva fatto ladiagnosi della malattia del figlio: seleniázetai, “èlunatico”, cioè subisce periodicamente gli influssinegativi della luna e si rivolge a Gesù. Dai sintomiche vengono presentati si tratta indubbiamente diun epilettico. - O generazione incredula e per-

versa! Gesù amplia lo sguardo, portandolo dalcaso concreto all’intera generazione, quellaebraica, e qualificandola come “incredula” (ápi-stos) perché non crede in lui e non viene liberatadalle proprie colpe. Molto seme della Parola se-minato sui Galilei era andato perduto! - Gesù mi-

nacciò il demonio. Il verbo epitimáô, minacciare,ci dice che Gesù fa un esorcismo per allontanareil demonio, considerato abitualmente causa fon-damentale delle grandi sventure. E il ragazzo fuguarito. Notiamo come la persona di Gesù ha as-sunto subito il ruolo centrale nell’episodio e lomantiene. 3. La reazione dei discepoli. “Allora i discepoli siavvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero:‘Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?’. 20Edegli rispose loro: ‘Per la vostra poca fede. In ve-rità io vi dico: se avrete fede pari a un granello disenape, direte a questo monte: ‘Spòstati da qui alà’, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossi-bile” (Mt 17,19-20). Colpisce la risposta di Gesùai nove discepoli: Per la vostra poca fede. Comec’era stata tale oligopistía, poca fede, un concettotanto caro a Matteo? Perché non avevano credutofino in fondo alle prerogative che Gesù aveva datoad essi: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti,purificate i lebbrosi, scacciate i demòni” (10,8). Ilparlare di Gesù diventa a questo punto iperbolicoe intende sottolineare la grandezza della fede.Però, anche la fede la più intensa non si accompa-gna necessariamente ai miracoli, non diventa fedetaumaturgica Conclusione. Signore Gesù, credo in te, spero inte, amo te,

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Cammina verso la Passione

87. SUL RITORNO DI ELIA

E L’EPILETTICO GUARITO

Sabato 27 ottobre

Ore 18.00 GrottammareParrocchia S. Pio V: S. Messa, con S. Cresime

Domenica 28 ottobre

Ore 09.00 S. Egidio Alla V.Parrocchia S. Egidio abate: S. Messa, con S. Cresime

Ore 11.30 MartinsicuroParrocchia Madre Teresa di Calcutta: S. Messa, con S. Cresime

Ore 17.00 S. Benedetto Tr.Auditorium Comunale: Convegno AIDO

Ore 21.00 S. Benedetto Tr.Convegno Fides Vita: Adorazione Eucaristica

Incontri Pastorali del Vescovo

DuRANtE LA sEttIMANA 21-28 OttOBRE 2012

ella Fede 2013

Compito non da poco che non esclude, elimina e neppure offusca l’annuncio missio-nario ma riconosce, paradossalmente, come lontani proprio i vicini che, assuefatti adun ascolto banalizzato o attirati da progetti e scopi futili ed effimeri, non hanno saputoo potuto procedere più in là della scorza, senza giungere alla vera vena del messaggio.L’Anno della fede, che si sta aprendo, rappresenta la nostra grande, comune, oppor-tunità d’impegno e d’ispirazione, un luogo dove poterci abbeverare alle fonti dellaParola e dell’Eucaristia e riconoscere la grande realtà che ci pervade, senza magariche ne abbiamo piena coscienza: “La forza di Dio che, nella fede, incontra la debo-lezza umana”. Non ci attendono programmi, incontri, bagni di folla, insomma parolealtisonanti ma vuote, ci attende una mossa radicale e capitale, senza di cui la nuovaevangelizzazione non può entrare in circolo vitale: “una disposizione sincera di con-versione”.In due direzioni che non possiamo dissociare e smembrare: “Lasciarsi riconciliarecon Dio e con il prossimo”, concedere cioè alla fantasia dello Spirito di operare persuggerirci mutamenti reali, scoprire nuove relazioni, trovare lo spazio per Dio in unacomunione intensa così da potersi rivolgere a chi ci sta accanto con la stessa dedizionecon cui Gesù venne tra noi. un Vangelo vissuto e amato perché poi sia annunciato inuna forma nuova e tutta nostra in questo travagliato secolo. Cristiana Dobner

“Le donne al Concilio non sono state invitate per caso: laChiesa era in forte trasformazione e Giovanni XXIII hasaputo intercettare il fermento in atto. Le donne nellaChiesa c’erano prima, durante e dopo il Concilio”. Ne èconvinta Marinella Perroni, presidente del Cti (Coordi-namento teologhe italiane), che ha aperto a roma (fino al6 ottobre), presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, ilconvegno teologico internazionale organizzato dal Cti(www.teologhe.org), in occasione del 50° anniversariodell’apertura dell’assise conciliare, sul tema: “teologherileggono il Vaticano II: assumere una storia, preparare ilfuturo”. L’abbiamo intervistata. Come definirebbe lo “sguardo” delle teologhe sul Concilio, 50 anni dopo la sua apertura? “In-nanzitutto, direi uno sguardo di gratitudine. Le teologhe vogliono rendere grazie al Concilio per unfatto della Chiesa che ha così profondamente cambiato la vita delle donne. Le donne c’erano ancheprima del Concilio, ma la riscoperta del laicato che ha caratterizzato i lavori conciliari ha fatto delledonne una sorta di laiche ‘al quadrato’. A partire dal Vaticano II, infatti, si sono aperti gli studi teologicianche per le donne cattoliche: ciò ci permette oggi di guardare e di provare a interpretare questi 50anni di storia della Chiesa dal nostro punto di vista, perché abbiamo ormai acquistato uno statuto checi permette un protagonismo ermeneutico, un’interpretazione originale dei frutti che si sono prodottiin questo mezzo secolo. Le donne, in altre parole, dal Concilio sono state legittimate come soggettointerpretativo: non a caso il presidente della repubblica ha conferito la medaglia al valore per il valoreculturale e sociale della nostra iniziativa. Laicità vuol dire anche riconoscimento di quello che giàsiamo: una risorsa per la società civile”. Per la prima volta il Concilio ha aperto la porta alledonne, con la presenza delle 23 uditrici in aula: quanto hanno influito? “A mio avviso, quando ipadri conciliari hanno invitato le donne in aula, non sapevano bene cosa questo gesto avrebbe signi-ficato: la loro presenza è andata sicuramente al di là delle aspettative. Le uditrici, infatti, erano stateinvitate in aula all’insegna del silenzio e dell’ascolto: le donne sono state fedeli a questa consegna,ma i lavori del Concilio non si svolgevano soltanto dentro l’aula, c’erano i rapporti interpersonali, leCommissioni, i lavori per i documenti… Alcuni vescovi e teologi le hanno fatte entrare, e lì potevanoparlare: così, c’è stata una sorta di lenta conquista di parola, lì dove le donne ne avevano diritto”. Come è cambiato il modello di donna nella Chiesa, dal Concilio alla lettera apostolica “MulierisDignitatem” di Giovanni Paolo II? “In questi 50 anni, l’emersione del soggetto femminile è statoun dato di fatto, che ha trasformato le donne, nelle loro condizioni di vita, e ciò è avvenuto anchenella Chiesa, che non è separata dal mondo, ma risente a suo modo della stessa storia del mondo edelle sue evoluzioni”. E dalla “Mulieris Dignitatem” ad oggi? “Certamente le donne sono diventateun tema del magistero, e questo oltre ad essere una novità assoluta è un fatto fondamentale. Nel pen-siero di Giovanni Paolo II e in quello di Benedetto XVI, le donne sono presenti proprio in quantosoggetti storici, che si affacciano all’interno di trasformazioni storiche. Le donne in questi ultimi de-cenni hanno cambiato identità, sotto la spinta di trasformazioni anche faticose, sia nella fase della ri-vendicazione, sia nella fase dell’emancipazione, così come più in generale nell’evoluzione del pensierodi genere. Il mondo delle donne è quello più attento a intercettare le aperture verso una trasformazione,anche se questa operazione è spesso molto faticosa: lo sguardo femminile è ‘umanizzante’, grazie alloro rapporto privilegiato con la vita”. Quali sono le questioni aperte, e quali le sfide da affrontareper il futuro? “Prima di tutto, secondo me, dovremmo operare una trasformazione del linguaggio:fino a quando, infatti, si parlerà di teologia ‘al femminile’, il pericolo in agguato è quello di un certoriduzionismo, o di una sorta di ghettizzazione, del pensiero delle donne rispetto a quello degli uomini.Non esiste un pensiero ‘al maschile’ e un pensiero ‘al femminile’, ci sono uomini e donne che ripen-sano se stessi e rileggono la storia a partire dal loro punto di vista, ma nell’ottica della reciprocità.Fino ad oggi, le donne si sono occupate molto delle donne, mi piacerebbe che anche gli uomini si oc-cupassero degli uomini. Il futuro dipende dalla capacità di ragionare insieme, avendo acquisito cheanche la ‘differenza’ gioca un ruolo”. a cura di M. Michela Nicolais

LE DONNE AL CONCILIO

Differenza che costruisceMarinella Perroni, presidente del Coordinamento teologhe italiane

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C’è dentro di tutto,nella manovra autun-nale varata di fresco dalgoverno Monti: dallequisquilie folcloristiche(meno lampioni accesidi notte) al consueto ri-modellamento di impo-ste e tasse, fino a undecisivo - quanto sotta-ciuto dai media - dise-gno di legge che vuolemettere riordino alladevolution costituzionale dei poteri dal centroalla periferia, dallo Stato agli enti territoriali.Di base non c’è niente di fondamentale per laacclamata ripresa economica, e non potrebbeessere il contrario. Da tempo ci sgoliamo nelripetere che non si rilancia l’economia con undecreto legge; ma a forza di interventi legisla-tivi si possono creare quelle condizioni checonsentano all’economia stessa di ripartire. Ela selva di rami che la immobilizzano da anni,è veramente tale.Non potendo né volendo usare la motosega,Mario Monti ha privilegiato il taglio selettivodella ramaglia paralizzante. Ha scelto saggia-mente di spostare un pochino l’imposizione fi-scale dal lavoro ai consumi, alleggerendol’Irpef di un punto e incrementando sempredell’1% l’Iva. è cosa saggia per vari motivi: illavoro in Italia è tartassato, in particolarequello di chi dichiara fino all’ultimo euro. Latassazione dei consumi ha effetti negativi (ap-pesantendoli li frena ancora di più, e rischia diaccendere seriamente l’inflazione) ma colpisceonesti ed evasori in ugual misura; pesa su chiha un regime di vita più costoso rispetto a chitira a campare; favorisce le esportazioni e osta-cola le importazioni. Sia detto con altrettantaonestà: il taglio di un punto delle aliquote Irpefpiù basse, è demagogica. Fumo negli occhi perfar capire all’opinione pubblica che le tassepossono anche calare. Nella sostanza, sgravasoprattutto i redditi medio-alti (paradossale maè così); è accompagnata da una stretta su de-duzioni e detrazioni per cui tutto si risolverà inuna partita di giro; non tiene conto come al so-lito dei carichi familiari. Infine, parliamocichiaro: una simile riduzione dell’Irpef - di persé molto costosa per le casse dello Stato - saràperò impercettibile per le tasche degli italiani.Se si mira a dare una scossa psicologica posi-

tiva, di quelle che elet-trizzano redditi e con-sumi, l’Irpef andrebbetagliata di una decina dipunti… Questa volta, as-sieme alle tasse, sono ar-rivati pure i tagli. unaparte della stampa li hadefiniti epocali, simil-Grecia. La realtà dei nu-meri dice che sono statiminimi: per dire, 600milioni di euro di tagli al

budget sanitario su una spesa complessiva di200 miliardi di euro, è difficile associarli a unosmantellamento della sanità italiana. E lostesso vale per il giretto di vite ai trasferimentiagli enti locali, compensati da maggiori risorseper il trasporto pubblico. In verità, questa voltasi è tagliato poco ma con precisione, togliendodi qua e aggiungendo di là, rimodulando quellaspesa pubblica che va snellita con intelligenzae resa soprattutto più produttiva. In verità, tuttiinvocano tagli, ma nel giardino degli altri. Main cauda sta il meglio. Dietro la cortina fumo-gena di Irpef e Iva, resa più mimetizzante daboutade quali la riduzione dei lampioni accesidi notte (su cui apriremo copiosi dibattiti madal valore economico irrisorio), il governoMonti ha piazzato un disegno legge questo sìcapace di sparigliare le carte in tavola. Lo Statosi riprende la competenza ad armonizzare i bi-lanci pubblici, altrimenti nessuna “spending re-view” sarà mai efficace. Quindi mette gli occhisui bilanci degli enti locali, e lo farà pure laCorte dei Conti non solo a uova rotte, maanche preventivamente. E regioni ed enti lo-cali avranno come obbligo il pareggio di bilan-cio, così come lo ha lo Stato, che si riprende lecompetenze esclusive su energia e infrastrut-ture, troppo spesso paralizzati da veti e len-tezze locali. Insomma fine della devolution dipoteri senza responsabilità connessa. Questo èun bel lampione acceso su quel buco nero cheè diventata la finanza degli enti locali, regioniin primis. un pozzo oscuro che inghiotte mi-liardi di euro senza molto senso, che tutti sannoesistente ma che finora nessuno ha voluto o po-tuto illuminare. Speriamo che questo disegnodi legge non venga cancellato dal gommino diuna politica più attenta al bene proprio che aquello comune

La Conferenza Episcopale Marchigiana, riunita aLoreto, nei giorni 9 e 10 ottobre, ha espresso sen-timenti di profonda gratitudine al Santo Padre Be-nedetto XVI per la visita a Loreto dello scorso 4ottobre con cui ha voluto fare memoria del viag-gio fatto cinquant’anni fa dal Beato GiovanniXXIII per invocare lo sguardo materno della Ver-gine di Loreto sul Concilio Ecumenico VaticanoII. Con questo pellegrinaggio il Santo Padre hainteso, inoltre, affidare allaMadre di Dio due importanti ini-ziative ecclesiali: l’Anno dellafede e il Sinodo dei Vescovi chesi svolge in questo mese in Vati-cano sul tema “La nuova evan-

gelizzazione per la trasmissione

della fede cristiana”.  tutte leDiocesi delle Marche si sonounite alla preghiera del SantoPadre per il buon esito di questieventi che costituiscono straor-dinari doni di grazia e occasioni preziose per unrinnovato slancio nella trasmissione della fede.Quale attuazione dell’Anno della fede e nell’ot-tica della nuova evangelizzazione i Vescovi mar-chigiani, nel corso dei lavori, hanno fatto il puntosulla preparazione del 2° Convegno Ecclesiale

Marchigiano sul tema “Alzati e va… Vivere e tra-

smettere oggi la fede nelle Marche” che si cele-brerà dal 22 al 24 novembre del 2013. Hannopreso atto della buona accoglienza che ha regi-strato il Sussidio Pastorale predisposto dal Comi-tato Preparatorio per un cammino comune econdiviso delle comunità ecclesiali della regione.In tutte le case dei marchigiani, in occasione dellabenedizione delle famiglie, sarà portato un dé-

pliant che presenta il Convegno e in-vita a pregare per esso. Particolareattenzione è stata riservata al temadella famiglia anche alla luce diquanto affermato dal Santo Padrenell’omelia di domenica scorsaquando ricordava che “il matrimoniocostituisce in se stesso un Vangelo,una Buona Notizia per il mondo dioggi, in particolare per il mondoscristianizzato”. I vescovi hannoespresso la loro preoccupazione per

le difficoltà in cui si trovano oggi molte famigliemarchigiane, anche a causa della crisi economica.Mentre riguardo ad alcune iniziative, che si regi-strano anche nel nostro territorio, finalizzate al ri-conoscimento delle unioni di fatto, i Vescovihanno manifestato forti perplessità e fanno pro-

prie le parole pronunciate su questo argomentodal Card. Bagnasco nella prolusione al Con-siglio Permanente della CEI, lo scorso 24settembre: “La gente non perdonerà la pocaconsiderazione verso la famiglia così comela conosciamo. Specialmente in tempo dicrisi seria e profonda, si finisce per parlared’altro, per esempio si discute di unioni civiliche sono sostanzialmente un’imposizionesimbolica, tanto poco in genere vi si è fattoricorso là dove il registro è stato approvato.Si ha l’impressione, infatti, che non si trattidi dare risposta a problemi reali - ai quali dasempre si può rispondere attraverso il codicecivile esistente - ma che si voglia affermaread ogni costo un principio ideologico, cre-ando dei nuovi istituti giuridici che vanno au-tomaticamente ad indebolire la famiglia”. IVescovi, inoltre, hanno ricordato il buonesito del Convegno regionale dei DiaconiPermanenti e hanno affrontato alcune que-stioni relative al tribunale Ecclesiastico re-gionale Piceno e alla nomina di docentipresso l’Istituto teologico Marchigiano.

S. E. Mons. Claudio GiuliodoriVescovo delegato per le comunicazioni sociali

L’assegnazione del Premio Nobel per la paceall’unione europea giunge - inutile negarlo - inun momento particolarmente difficile per l’inte-grazione comunitaria, minacciata dalla crisi eco-nomica, dal risorgere dei nazionalismi, daqualche evidente debolezza interna, specialmentesul fronte istituzionale e su quello del rapportocon i cittadini. Ma la decisione unanime del Co-mitato norvegese che assegna il massimo ricono-scimento ai costruttori della convivenza pacifica,se da una parte stupisce (lo hanno ammesso achiare lettere alcuni responsabili dell’unione),dall’altra suona come un giusto riconoscimentostorico. L’Europa comunitaria infatti è stata, e ri-mane, una grande area di pace e di democrazia, eha contribuito a ricostruire, nel segno della “fra-ternità delle nazioni”, un continente (o ampiaparte di esso) uscito distrutto e diviso dalla se-conda guerra mondiale. E quando la forzata e tri-ste divisione dell’Europa - segnata per decenni

dalla minacciosa presenza della Cortina di ferroe dei sistemi comunisti - è stata superata, i Paesidell’ex blocco sovietico si sono subito rivolti allaComunità, avvertendola come un vicino affida-bile, un solido aggancio allo Stato di diritto e ungeneroso partner sulla via della rinascita socialeed economica.    La storia dell’integrazione eu-ropea narra dunque di un grande “sogno” di pace,che ha preso forma grazie al pensiero di pochi in-tellettuali, letterati ed eroi risorgimentali soprat-tutto a partire dal XIX secolo, compiendo però iprimi veri passi politici dagli anni Cinquanta delNovecento. Pochi, illuminati politici di allora, frai quali i cattolici robert Schuman (Francia), Kon-

rad Adenauer (Germania) e Alcide De Gasperi(Italia), seppero trasformare l’ideale della convi-venza pacifica, fondata su valori condivisi, in pic-cole e progressive acquisizioni istituzionali,passando anzitutto per la via della cooperazioneeconomica, per poi estendere il progetto alla coe-sione sociale, alla cultura, alla ricerca, allo svi-luppo territoriale, ai diritti individuali e sociali,all’“azione esterna”. è proprio questo processo politico, irto di diffi-coltà ma anche prodigo di successi, che il Nobelintende valorizzare e portare ad esempio al restodel mondo. “Per oltre sessant’anni” l’Europa co-munitaria, si legge nella motivazione, “ha contri-buito all’avanzamento della pace, dellariconciliazione, della democrazia e dei dirittiumani in Europa”. Il card. reinhard Marx, presi-dente della Comece (Commissione degli episco-pati della Comunità europea), non a caso haaffermato che questo Nobel “è un segnale chiaro

che conferma come l’Europa, secondo leparole di Jean Monnet, può essere un con-tributo a un mondo migliore”. L’arcive-scovo di Monaco ha aggiunto:“Nonostante tutti i problemi con i quali cistiamo confrontando in Europa, questoPremio ci ricorda fino a che punto l’inte-grazione europea ha contribuito allo svi-luppo pacifico del nostro continente equale parte essenziale vi hanno assunto icristiani che si sono impegnati politica-mente al servizio di questo progetto”.Ovviamente il Premio impegna ulterior-

mente l’ue sul versante della pace e, ugualmente,alla difesa dei diritti fondamentali, che spazianodalle libertà personali alla dignità umana, dallagiustizia sociale e dalla solidarietà alla vita, dallafamiglia alla valorizzazione della diversità cultu-rale. L’unione come “comunità di valori” deveinoltre sentirsi chiamata ad aprirsi ai Paesi euro-pei che ancora non ne fanno parte e a collaborarecon le altre regioni del pianeta per uno sviluppoglobale e integrale fondato sul bene comune. In-somma, questo premio non può essere intesocome un punto di approdo, ma è semmai uno sti-molo e un monito ad andare avanti con determi-nazione.

PREMIO NOBEL ALL’UE

Una storia di pace da continuareDa Oslo giunge a Bruxelles un riconoscimento che impegna per il futuro

Sir Europa

LEGGE DI STABILITà

Un lampione accesoBene il Governo sulle finanze locali ma rimangono al buio le famiglie

Nicola Salvagnin

Conferenza Episcopale Marchigiana

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Gli oratori colorano di gioia la diocesiDomenica 7 ottobre si è tenuto il secondo incontro

del progetto diocesano-oratori dal titolo:

Jump, il salto della fede!

Racconta la tradizione che il 13 novembre1655 uno spaventoso terremoto colpì la città diLima riducendo in macerie i palazzi e le chiese,inclusa la modesta abitazione di fango delquartiere di Pachacamilla, in cui un abitante dicolore, anni fa, aveva dipinto l’immagine delSignore crocifisso.Ma nello stesso tempo in cui il terremoto di-struggeva ogni cosa si manifestò il miracolo: ilsisma rispettò il muro dove l’antico schiavo an-golano immortalò il Signore; questo bastò af-finché il popolo cominciasse a venerarlo.Trentadue anni dopo un maremoto distrusse ilCallao il 20 ottobre del 1687, scosse la capitalefino alle fondamenta distruggendo la piccola

cappella che era stata innalzata in onore dellamiracolosa immagine, eccetto l’altare mag-giore, lasciando intanto un’altra volta il Si-gnore della Croce. Alla fine Quel tragicogiorno di più di trecento anni fa fece che per laprima volta si portasse in processione per lepolverose vie del quartiere di Pachacamilla,una copia dipinta ad olio del Signore dei Mira-coli, e si stabilì di ripetere la processione tuttigli anni i giorni 18 e 19 ottobre. Un altro terre-moto avvenuto il 28 ottobre 1746 distrussegran parte della riedificata cappella e del mo-nastero, rispettando nuovamente la miracolosaimmagine. Questa data diede origine alla terzaricorrenza annuale della famosa processione.

L’anno 1766, il Virrey (messaggero delregno spagnolo) decise di iniziare la rico-struzione di un nuovo tempio che fu inau-gurato il 20 gennaio 1771, lo stesso che,con qualche rifacimento, presta servizio aifedeli ancora oggi. Nella nostra diocesi lacomunità latinoamericana celebra questadevozione sin dal 2001 ogni terza dome-nica del mese di ottobre nella chiesa par-rocchiale di san Pio V in Grottammare,come espressione della propria fede e ma-nifestazione della diversità dei popoli unitisoto l’unica croce di Cristo.

D.Luis Sandoval Direttore Diocesano Migran-tes

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La celebrazione della festa del senor de los Milagros Costituisce la principale festività dei peruviani e da alcuni anni tale devozione è stata proclamata dalla Conferenzaepiscopale peruviana come patrono dei peruviani all’estero.

Don Tiziano, referente-oratori, ha spie-gato che si tratta di una sfida a compiereun balzo in avanti, a fare un salto checorrisponde a una chiamata che ci vieneda colui che ci ama. È il salto dellafede, di chi corre incontro al SignoreGesù perché ha sentito la sua voce. Èun salto coraggioso che è segno di unascelta risoluta, che riempie il cuore digioia. Per i ragazzi dei nostri oratori,nell’anno della fede che il Papa ha vo-luto per la Chiesa, questo salto diventaun grido forte. “Jump!”.

Sulla scia dell’ entusiasmo, la giornatasi è aperta con la presentazione dellevarie esperienze oratoriali estive e siè proseguito con una prima parte teo-rica. Chiaro è stato l’invito del dottor Bruni, pedagogistadella FOM (fondazione oratori milanesi), a preparare iragazzi a fare questo salto, ad avvicinare le loro famiglie,a rendere l’oratorio luogo di incontro, dove ognuno sisenta accolto. - “Voi tutti qui presenti, educatori, animatorie coordinatori, ritenetevi importanti e promotori di unservizio gratuito che state svolgendo nelle vostre par-rocchie, perché se siete lì, è perché qualcuno vi hachiamati, e vi ama. Questo fa sì che non ci si aspettinulla in cambio..”- ha più volte ribadito il relatore.La dott.ssa Verdecchia M. Chiara, pedagogista e re-sponsabile del progetto, riprendendo quanto affermatodal suo collega, ha sottolineato l’importanza, da parte dicoloro che educano, di formare e risvegliare le propriecoscienze, perché soloattraverso la consape-volezza della propriaautenticità, si è in gradodi trasmettere passionee testimoniare entu-siasmo, di motivare, diincoraggiare i giovania compiere decisionidefinitive, di educarele loro intelligenze, lalibertà e la capacità diamare. In questo senso,si insegna loro a spe-rare. Dinanzi a una talefermezza data dalla

concretezza e competenza pedagogica dei relatori, igiovani e gli adulti presenti in sala, hanno risposto conentusiasmo, con la voglia di rimettersi in gioco e di im-parare nuovi approcci educativo- metodologici persuperare la sfiducia, la rassegnazione, che, come alcunihanno affermato, vige in diverse parrocchie.Il pomeriggio si è svolto all’ insegna dell’apprendimentoesperienziale con laboratori di clowneria, musica, sport,arte e grande importanza è stata data al laboratorio diprogettazione dove i coordinatori hanno potuto impararea fare un progetto educativo, come strumento di aiutoper organizzare l’oratorio. Tale competenza servirà aperseguire una continuità educativa tra obiettivi e attività,

lasciando poco spazio all’ improvvisazione, sponta-neismo e casualità.A conclusione, insieme ai tanti ringraziamenti, ladott.ssa Verdecchia, pur comprendendo le molte dif-ficoltà inerenti al momento storico che si sta vivendo,ha esortato tutti ad andare avanti, “perché soloaccettando il presente, guardando il futuro e attendendola realizzazione dei nostri desideri, noi vediamo l’av-venire muoversi lentamente verso di noi. Si tratta diun cammino che non possiamo fare da soli, ma instretta amicizia con Gesù Cristo”.

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Domenica 7 Ottobre 2012, gli ospitidella locale r.S.A. (residenza Sa-nitaria Assistenziale) hanno tra-scorso un pomeriggio diverso daglialtri, grazie alla manifestazione or-ganizzatavi dalla sezione ripanadell’A.I.D.O (Associazione Italianaper la donazione degli organi tessutie cellule) in occasione della “festadei nonni”. Gli ospiti, unitamenteai loro familiari ed ai bambini dellescuole, hanno potuto trascorrereun momento di allegria e di socia-lizzazione, in compagnia del “ri-maiolo”, eclettico artista che haintrattenuto e coinvolto tutti concanti, stornelli e filastrocche. Moltopartecipativi i bambini delle scuoleche già erano stati informati sullafinalità dell’evento. Aver donato

un sorriso agli anziani ospiti, èstato motivo di orgoglio e di grandesoddisfazione per il GruppoA.I.D.O. di ripatransone, che giàda qualche anno organizza eventicon lo scopo di sensibilizzare icittadini di ogni fascia di età allacultura della donazione e del vo-lontariato. Il presidente della locale sezioneA.I.D.O., la signora Blandina Bar-tolomei, è rimasta molto soddisfattaper la riuscita del l’iniziativa, dovutaal coinvolgimento dei presenti. ungrazie va a tutti i volontaridell’A.I.D.O. e a quanti hanno col-laborato per il successo della ma-nifestazione, che si è conclusa conuna ricca merenda, offerta dall’or-ganizzazione. B.B.

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Lei è direttore della Caritas dal 2003.Da allora sono passati 9 anni, anni tu-multuosi, soprattutto gli ultimi tre se-gnati da una profonda crisi economicae del lavoro. Come ha vissuto questicambiamenti la Caritas Diocesana?Sono proprio passati tre anni da quandosi è registrato un nuovo fenomeno. L’au-mento degli aiuti richiesti dalle famiglieitaliane e il calo invece di quelle prove-nienti dalle famiglie straniere. In percen-tuale si è passati dal 20% al 50%.L’immigrazione dopo la Bossi-Fini e gliaccordi con la Libia, è diminuita. Ma èaumentata la povertà degli italiani. Seprima vi erano tre fasce di reddito: ricchi,ceto medio e poveri, adesso ce ne sonoquattro e la quarta fascia è quella dei mi-serabili. I poveri di prima oggi sono di-ventati miserabili, il ceto medio stadiventando povero e i ricchi, sono dimi-nuiti, ma quelli che ci sono sono semprepiù ricchi. Per sopperire a questa situazione bisogna entrare benenello spirito e capire che cos’è la Carità. Dare un euro alle personeper strada è una cosa dannosissima oltre che un gesto brutto. Civuole molto di più per aiutare una persona, bisogna entrarle dentro.Per fare ciò ci vogliono i centri di ascolto e dove sono i centri diascolto? Qui. I fatti si fanno qui da noi, ma molte persone preferi-scono le chiacchiere. Io a queste persone dico venite a spendere lavostra vita qui dentro e poi ne riparliamo. Siamo nel 2012 i poverinon sono più quelli di un tempo, oggi i poveri gli dai 10 euro e ti cimenano pure sopra e fanno bene. Perché non è quello il modo diaiutare, dai dei soldi e vai via e la fratellanza cristiana dove sta? Pos-siamo dare anche 1000 euro a un povero, se ce li hai non ti crea nes-suna fatica, la vera fatica è aprire le porte del tuo cuore! Questa ècarità. La Caritas è un posto dove io ti ascolto, dove ti accolgo edove spendo la mia vita per te e cerco di condividere quello che ho.Noi interveniamo sulle persone per aiutarle a rialzarsi e camminareda sole, non per ospitarle per sempre o per pagargli le bollette, sa-rebbe in questo caso un intervento nullo. La crisi non ci ha aiutato.Ci siamo dovuti inventare qualcosa perché molte famiglie che maisi erano affacciate alla Caritas, negli ultimi tempi si sono presentate.una nostra proposta è partita 2 anni fa e consisteva in 10 euro almese chiesti alle famiglie di ogni parrocchia. Questi soldi ci hanno

potuto aiutare a far fare dei lavoretti pa-gati a queste persone. Il primo annomolte parrocchie aderirono, il secondomeno. Ma si potrebbe fare di meglio sele parrocchie si spendessero in prima per-sona per le famiglie in difficoltà di pro-pria competenza. Il parroco è ilresponsabile della carità della sua comu-nità. La carità non è io faccio tu fai eglifa, la carità è Noi facciamo.Che progetti ci sono per il futuro? Ilprincipale che verrà inaugurato il 10 no-vembre 2012 dal Vescovo Gervasio Ge-stori è il Centro Polivalente, unastruttura edificata da Mons. FrancescoTraini Abate Parroco di San BenedettoMartire da tutti ricordato come “il pretedella carità”. Il centro sarà una grande oc-casione per offrire spazi, organizzare ini-ziative ed andare incontro ad ogni formadi povertà. Il principale scopo del centrosarà cercare di “for-

mare” alla carità, attraverso esperienze di altri eesperienza vera e propria sul campo. un altroprogetto per il futuro, che partirà tra qualche set-timana, è una casa di accoglienza notturna,ovvero un dormitorio che sarà aperto a tuttidalle 7 di sera alle 7 della mattina. Il suo scoposarà dare un luogo adeguato di riposo per lagente che dorme per strada o nelle stazioni fer-roviarie.Di cosa va fiero in questi anni e che cosacambierebbe del suo operato? ti dico soloquello che cambierei: Le parrocchie. Star die-tro a tutte le parrocchie non è semplice. Vorreicreare un migliore rapporto di collaborazionecon e tra le parrocchie. Ma non per faregrandi cose incredibili, ma giusto per essereun po’ di aiuto alle stesse. Il compito dellaCaritas è proprio questo e cioè di essered’aiuto all’ufficio pastorale sul piano dellacarità.Com’è il rapporto con i politici locali? Ot-timo con tutti. Io non ho mai chiesto niente

a piatto vuoto. Noi abbiamo sempre sviluppato dei progetti consi-stenti e validi ed è li che la provincia, il comune e la regione ci hannosostenuto. Inoltre abbiamo un ottimo rapporto lavorativo basatosulla collaborazione con i Servizi Sociali. Come descriverebbe il suo rapporto con il Vescovo GervasioGestori e cosa si aspetta dal nuovo Vescovo? Il nostro Vescovo ame ha dato sempre ampia fiducia. E’ sempre stato sicuro di me e miha lasciato libero di operare. E per me questo è stato importantis-simo. Abbiamo fatto tante cose grandi insieme, come il progetto inAngola durato 6 anni per combattere la malattia del sonno, un pro-getto da 220mila euro. un lavoro riconosciuto a livello internazio-nale, eppure qui da noi lo hanno quasi completamente ignorato emolti attualmente ancora non lo conoscono. Purtroppo non si capi-sce che la Caritas non lavora solo a livello locale, c’è una grandeconfusione. Sono 4 anni che il Vescovo ci manda nelle Filippine eanche li abbiamo fatto e stiamo facendo grandi cose e lui lo sa (es:vasche per l’acqua, ndr). Dal prossimo Vescovo mi aspetto la stessafiducia e lo stesso affetto di un padre che mi ha dato Mons. Gestori.Io penso che lui in questi anni mi abbia veramente capito, mi hasempre lasciato fare sapendo che se mi affidava una cosa io l’avreiportata a termine. Questo stesso trattamento è ciò che mi aspetto dalnuovo Vescovo. Per concludere presentiamo i dati Caritas 2012 che

fanno riferimento al mese dimaggio: Il servizio mensa haerogato 5331 pasti per un totaledi 669 utenti (416 stranieri e 253italiani). Sono stati consegnatipacchi viveri a 2061 famiglie epacchi vestiario a 894 famiglie.Inoltre vi sono stati 390 interventiper acquisti di medicine, farmaci,materiale ortopedico e panorami-che dentali. Ben 480 aiuti per pa-gare le utenze di luce, gas, acqua eaffitti arretrati. 135 interventi peresami eco-colordoppler e materialesanitario. 46 interventi speciali perbloccare lo sfratto alle famigliesenza reddito. 54 richieste di consu-lenza dell’avvocato ed infine 15 in-terventi per l’acquisto di biglietti perviaggi in treno e 3 aiuti per i rientriin patria con aiuto economico in con-tanti.

Alla Caritas il 10 novembre inaugurazione del Centro Polivalente

Carità e Collaborazione contro Elemosina e Povertà: Intervistato il direttore Caritas Umberto SilenziDi Emanuele Ciucani

“Il dono: valore universale per la vita e oltre la vita. Confronto fra religioni”. è questo il tiolo del convegno che si terrà domenica 28

ottobre alle ore 17 presso l’Auditorium comunale te-baldini di San Benedetto.Moderatore sarà il giornalista rai Nuccio Fava che

avrà il compito di regolare gli interventi dei relatori chesaranno il Vescovo della Diocesi di San Benedetto, ri-patransone e Montalto Mons. Gervasio Gestori, il dott.Abdelqader Mohamed Al Barq, Presidente ed Imamdella Comunità Islamica di Perugia ed umbria e il dott.Luciano Caro, rabbino Capo della Comunità Ebraicadi Ferrara. “L’obiettivo del convegno – spiega il presi-dente dell’Aido Lucia Marinangeli- è quello di pro-muovere il valore universale della donazione degliorgani presso tutte le comunità del territorio, compresele comunità immigrate. Le religioni influiscono inmodo importante nelle scelte di fondo delle personeper cui come associazione ci è sembrato importanteconfrontarci su questo specifico tema con i rappresen-tanti delle fedi a cui principalmente appartengono gliabitanti della zona italiani e non. E’, inoltre, compitodell’ Aido svolgere attività di informazione, promuo-vere campagne di informazione e sensibilizzazione deicittadini con particolare riferimento al mondo del la-voro, delle scuole, delle forze armate, delle confessionireligiose e delle comunità sociali”. In riviera, dal1978, opera il Gruppo Intercomunale San Benedettodel tronto-Grottammare-Monteprandone che costitui-sce il primo gruppo della Provincia di Ascoli Picenocon i suoi 1196 iscritti.

Da Ripatransone

CON L’AIDO

PER SOSTENERE LE DONAZIONI

dalla prima pagina

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7Anno XXIX

21 Ottobre 2012 PAG

Da Ripatransone a cura di A.G. – I.A.

A ripatransone è in distribuzione pressoil Monastero delle Passioniste il n. 3/2012del periodico illustrato “CrOCE EGIOIA, Suor Addolorata Luciani”, organod’informazione della stessa Casa reli-giosa, il cui redattore è il dinamico PadrePasquale Giamberardini del Santuario diSan Gabriele dell’Addolorata (teramo). Ingran parte questo numero del giornalino èdedicato al ricordo di Madre Maddalena Pi-rozzi, scomparsa il 21 Giugno 2012 (era natanel 1924), per decenni Presidente del Mona-stero ripano.

Anche in questo numeronon manca la segnalazionedi “favori” concessi ai suoidevoti dalla Serva di DioSuor Addolorata Luciani, icui resti mortali riposanonella chiesa monastica: nevengono riportati due: unosegnalato da un lettore diComo, un altro da una let-trice sambenedettese, ma re-sidente a ripatransone.

Sempre nel n. 3/2012 delperiodico, con lo slogan “Aiu-tiamo il Monastero!” viene rivolto un appelloalla generosità dei devoti della Serva di Dio edi quanti vogliono bene alle Passioniste, peraffrontare problemi pratici che riguardano lastruttura monastica, quali: il potenziamento

del sistema di riscaldamento nelle celle e nellachiesa, la sostituzione di alcuni finestroni conaltri forniti di vetri termici.

Inoltre si invitano i devoti di Suor Addolo-rata ad essere presenti nella chiesa del Mona-

stero domenica 21 Ottobre 2012, alleore 16.30, per celebrare insieme conla comunità monastica, la festa di SanPaolo della Croce, fondatore della Fa-miglia Passionista.Quanti vorranno aderire all’invitodelle Monache Passioniste, per il lorocontributo potranno servirsi del C.C.P.N° 11326634, intestato a: MonasteroPassioniste, 63065 ripatransone.Dopo la morte di madre MaddalenaPirozzi, svolge la carica di PresidenteSuor Camilla Basili dell’Amore Cro-

cifisso. Nuovo è pure il cappellano, nella per-sona di Padre roberto della ComunitàAgostiniana di Acquaviva Picena, che da lu-nedì 8 Ottobre sostituisce Don Lorenzo Bruni,trasferito a Montalto delle Marche.

AIUTIAMO IL MONASTERO DELLE PASSIONISTE

Domenica 14 ottobre 2012 nella nostra parrocchia di S.Benedetto Martire 15 adolescenti hannoricevuto il sacramento della Cresima. La cerimonia, pur nella sua semplicità, è stata animata conpassione dai cresimandi, dai padrini e dalle madrine. Il nostro parroco, don Romualdo, ha pre-sentato al Vescovo i candidati al sacramento con commozione, segno del grande affetto e delladedizione con cui li ha accompagnati nell’anno di preparazione e di catechismo. Il Vescovo hadonato a questi giovani una preziosa omelia fatta di buoni consigli e di incoraggiamento. Li hainvitati a trovare nei genitori, nella scuola, ma soprattutto nella Chiesa gli autentici insegnamentidi vita. Li ha esortati a non lasciarsi mai trattare come “oggetti” dalla società, ma di riconoscersi,riscoprirsi “progetti” in divenire. Ed ha aggiunto: “Siete dei meravigliosi progetti desiderati e vo-luti da Dio, dovete con tenacia seguire il vostro cammino nella ricerca di autentici valori nel ri-spetto della vostra personalità. La chiesa era piena di parenti e amici che hanno partecipato econdiviso questa importante tappa della vita di questi giovani. La cerimonia si è conclusa con labenedizione del Vescovo e la consueta foto ricordo.A tutti i cresimati la parrocchia augura un futuro meraviglioso e confida nel loro preziosissimoaiuto per le attività parrocchiali M.C.

Nella festa del martirio del nostro patrono Benedetto 15 adolescenti della parrocchia

hanno ricevuto il sacramento della Cresima

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

1.200.000,00 (circa 1200 posti) euro dalla Regione Marche per la sperimentazione dei “Nidi domiciliari”!!

La festa di S. Benedetto MartireIl borgo marinaro si è risvegliatoLa festa del Patrono Benedetto riportata alle origini, incoincidenza con il “dies natalis” cristiano dopo le tantefeste estive alquanto dispersive, acquista una particolareintimità e familiarità che spinge a riflettere su problemipiù intimi e che particolarmente inquietano e per i qualisi cercano soluzioni. Anche senza le solite “luminarie”,il Paese Alto si è animato, sono stati tre giorni in cui “isudendrine” si sono rimpossessati dell’antico borgo, mo-strando quanto di bello esso sapeva produrre anche sulpiano enogastronomico. Anche il nostro Vescovo si èadeguato a questo clima e nell’omelia della S.Messa, altermine della quale ha benedetto la simbolica chiave cheil Sindaco ha affidato al Santo Patrono, ha espresso sug-gerimenti per un “rilancio della città.

Trascriviamo alcuni significativi passaggi. “I Vescovihanno focalizzato la drammatica situazione in cui tantagente vive: precariato, disoccupazione, aziende in diffi-coltà, insolvenza da parte di enti locali”, osservando che“la realtà che porta il peso maggiore della crisi rimanela famiglia, principale ammortizzatore sociale e condi-zione del possibile rilancio del paese”. La causa di que-sta situazione sta soprattutto in una diffusa cultura, lacui matrice antropologica “rimanda ad un io autocen-trato, che idolatra la propria individuale libertà e hacome riferimento soltanto se stesso”. Questo individua-lismo è la principale sorgente di tanto malessere e portaa dimenticare il bene comune. In tempi non lontani,quando le possibilità economiche erano enormemente li-mitate rispetto ad oggi, quante difficoltà sono state su-perate anche da noi, perché forti ideali ci sostenevano esi guardava al bene della collettività... Per salvare la po-litica seria e costruttiva occorre estirpare quella malva-gia ed ingannevole: lo esige la gravità del momento. Nonsi tratta di fare del moralismo, ma semplicemente di es-sere civili ed onesti, due virtù indispensabili per vivere

le vere libertà democratiche. La nostra Città rimanga esente da tutto questo, anche se il contestoculturale e sociale del tempo si fa pesantemente sentire. Non lasciamoci influenzare da questamentalità e impegniamoci tutti nella difesa delle nostre sane tradizioni popolari e dei nostri valoriumani e religiosi. Anche recentemente, in occasione della festa di San Francesco, ho avuto lapossibilità di ricordare che politici e amministratori, insegnanti e alunni, operai e marinai, anzianie giovani, credenti e non credenti, ciascuno faccia la sua parte in maniera seria e coraggiosa.”.

In avvio i “Nidi Domiciliari” nella regione Marcheche ne ha disciplinato la sperimentazione attraversola D.G.r. n. 741 e regolamentato il profilo profes-sionale con la D.G.r. 1197. Luca Marconi, Assessorealla famiglia e servizi sociali intervenuto al Convegnoorganizzato dalla FuturE CONSuLtING a Ci-vitanova Marche ha illustrato il percorso di speri-mentazione che nasce dopo la condivisione con leforze sociali ed imprenditoriali. Il servizio rispondealle nuove esigenze delle famiglie, permette di am-pliare il numero di posti-bambino attualmente di-sponibili sul territorio regionale, intervenendo conun sostegno e anche da un punto di vista economicoe permettendo cosi ai piccoli comuni, dove nonsono presenti nidi per l’infanzia di integrarli conquelli esistenti. Per l’istituzione di detto servizio laGiunta ha destinato 1.200.000,00 per l’erogazionealle famiglie di assegni per l’accesso ai nidi domi-ciliari, con priorità per quelle con bambini in listadi attesa sia nei nidi pubblici che in quelli conven-zionati con i comuni. Sono stati definiti i requisitistrutturali per il “Nido domiciliare”: civile abitazione,5mq per ciascun bambino su due locali distinti,locale cucina, bagno attrezzato, spazio per lacustodia effetti personali, eventuale recinzioneesterna da mettere in sicurezza I”Nidi domiciliari”possono accogliere bambini sino a 36 mesi conminimo 3 massimo 5 presenze contemporanee,apertura non antecedente ore 7 e non successivaalle 22. La professionalità dell’ “Operatore nidi do-miciliari”, anch’essa normata prevede A) possessodi laurea o titolo superiore attinente a cui deveessere aggiunto soltanto un percorso formativo perabilitazione al primo soccorso-anticendio- igienedegli alimenti ed eventuale tirocinio di 30 ore senon svolto all’interno dei percorsi riconosciuti B)qualsiasi diploma di scuola superiore a cui deveessere aggiunto un percorso di qualificazione di

400 ore con pro-gramma definitodalla regione egià codificatonel tabulatoregionale delleQualifiche. Inumerosissimipartecipanti al-l’evento hannocercato di approfondire soprattutto gli aspettitecnico –operativi e le connessioni tra i diversiruoli istituzionali: regione, Province, Comuni edaltri soggetti coinvolti . Maria Pia Pirro titolaredella FuturE CONSuLtING, già Consigliere diParità della Provincia di Macerata ha evidenziatola necessità per tutti coloro che intendono avviarela propria attività in questo settore di un coordina-mento. Ed è proprio per questo che è stata costituital’Associazione “CASA DELLA CICOGNA” che“mette in rete” genitori ed educatori al fine disostenere gli associati sia in fase di avvio delservizio supportandoli nelle procedure, sia nell’im-postazione amministrativa, sia nella parte di marketingstrategico ed infine ma sicuramente non ultimastrutturando percorsi di accompagno e supervisioneattraverso professionalità specifiche che possanocollaborare e coordinare i progetti educativi. è si-curamente un’opportunità di sviluppo imprenditorialeda valutare e posizionare come qualsiasi altraimpresa e nello stesso tempo è sicuramente unostrumento di conciliazione collegato all’evoluzionedel lavoro non più legato ai classici canoni dellacontinuità e rigidità ma proprio perché “flessibile”necessita parallelamente di servizi altrettanto flessibilima non per questo di livello qualitativo menoelevato.

Maria Pia Pirro

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8 Anno XXIX

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Compagnia teatrale

“TEATROTONDO”è iniziato giovedì 4 ottobre il secondo anno di attività della Compagnia teatrale“Teatrotondo” di San Benedetto del tronto. Il progetto, promosso dall’ASD SanGiuseppe con la collaborazione dell’Associazione culturale “In-divenire” diSan Benedetto del tronto e del Teatro InStabile di Altidona, vuole essere un mo-mento di scoperta e riscoperta delle potenzialità espressive delcorpo e del linguaggio, inteso come vero e proprio stru-mento attraverso il quale comunichiamo con gli altri econ il quale dagli altri ci facciamo capire attraversouna polifonia di segni. Il linguaggio teatrale, in particolare, ci permette piùdi ogni altro di conoscere meglio noi stessi, di esplo-rare le nostre personalità in divenire, nei suoi punti diforza e nei suoi lati d’ombra: fare teatro equivale a met-tersi in discussione e a mettersi in gioco, a entrare nelladimensione del lavoro di gruppo, dell’ascolto dell’altro, esviluppa facoltà come la memoria, la coscienza di sé e la concen-trazione. I piccoli artisti, dai 6 ai 12 anni, si sono esibiti con grande successo perla prima volta al teatro Concordia di San Benedetto del tronto lo scorso mese dimaggio con lo spettacolo “Il magico mondo di Hamelin”. Lo scopo delle Associazioni promotrici è stato quello di creare un luogo fisico esimbolico a cui i bambini di oggi, adulti di domani, possano sentire di appartenere.La compagnia si incontra ogni giovedì alle ore 18.00 presso i locali adiacenti lasede dell’ASD S. Giuseppe (sala giochi parrocchiale – Padri Sacramentini di S.Benedetto del tronto). Per info tel. 3477309185; 3401167761; 3349409756

Alle ore 19.00 di giovedì 08 Novembre 2012 avrà inizio il66° Cursillos di Cristianità Donne che si terrà presso il conventodelle suore Teresiane di RIPATRANSONE e si concluderà alleore 21.00 di Domenica 11 Novembre 2012 con l’accoglienzadelle nuove sorelle presso il teatro Parrocchiale San Filippo Neridi San Benedetto del tronto, presente il VESCOVO. A tutti iParroci, non raggiunti da nostri rappresentanti, chiediamo didare avviso dello svolgimento del corso nelle S.Messe Domeni-cali ed esporre nelle bacheche la locandina allegata o che saràloro recapitata. Ci piace ricordare che i Corsi di Cristianità, chenel mese di settembre dell’anno scorso hanno celebrato il 45°anniversario della loro presenza in Diocesi, hanno contribuitoalla formazione Cristiana di circa 4.000 Fratelli e Sorelle e leParrocchie ne hanno tratto beneficio trovando in loro validi e mo-tivati collaboratori laici. Il nostro Movimento a livello Mondiale,Nazionale e Diocesano, in un mondo che tende sempre più ascristianizzarsi, si è dimostrato “strumento” attuale di evange-lizzazione e si pone con semplicità al servizio del Signore e dellaSua Chiesa. ringraziamo Sua Eccellenza Monsignor GervasioGestori, per il Suo incoraggiamento e per il Suo sostegno. rin-noviamo l’appello a tutti i sacerdoti, ai Parroci della Diocesi edai responsabili dei movimenti, perché ci incoraggino con la lorocollaborazione e soprattutto con le loro preghiere, consapevoliche tutti noi, pur nella diversità dei ruoli, lavoriamo nellastessa vigna del Signore. Per qualsiasi ulteriore informa-zione o segnalazione di nominativi di coloro che intendono partecipare ai corsi,inviare una e-mail al nostro movimento . [email protected] o telefonare all’animatore spirituale del corsoP. Renato PEGORARI 329/5383189 – Clesirio, coordinatore Diocesano, tel 347/1878060, alla RettriceRossana tel 3478522979.

Con una cerimonia molto partecipata la mattina disabato 13 ottobre, nella sala Consiliare del Munici-pio sono stati assegnati otto premi “Gran Paveserossoblù” a Vincenzo Breccia, Maurizio Compa-gnoni, Elio Cornacchia, Massimo Fabbrizi, Giu-seppe Naponiello, Giuseppina Piunti, (ha ritirato ilpremio per la cantante lirica, impegnata a Marsiglia,il fratello Paolo) Giovanni Quondamatteo, GiuseppeValeri (alla memoria, ha ritirato il premio la nipotePaola Valeri), e un premio speciale “Gran PaveseForze Armate” ai componenti del 1° Nucleo som-mozzatori della Capitaneria di Porto di San Bene-detto del tronto. La consegna del Gran Pavese rossoblù è una delleiniziative inserite nel cartellone della Festa del Pa-trono e con questo premio la città mostra la sua ri-conoscenza per l’opera svolta da personaggicaratteristici locali, da istituzioni, associazioni, entie società nelle varie attività economiche, sociali, as-sistenziali, culturali, formative, sportive, nonché perelevati atti di coraggio e di abnegazione civica.

Mentre il Gran Pavese rossoblù speciale Forze Ar-mate è un riconoscimento specifico che di solitoviene conferito in occasione delle celebrazioni del4 novembre, giorno dell’unità nazionale e Festadelle Forze Armate, a rappresentanti delle forze ar-mate o di polizia che si siano distinti per la tuteladella sicurezza pubblica o del patrimonio naturale,culturale, storico-architettonico del Piceno. Primadella premiazione del 1° Nucleo sommozzatori, èstato mostrato un video, commentato dal Coman-dante Castaldo, del difficile lavoro che l’unità ope-rativa della Capitaneria di Porto ha svolto e staancora svolgendo all’Isola del Giglio in occasionedella sciagura della nave da crociera Costa Concor-dia e che ha visto gli specialisti del Nucleo adden-trarsi nei locali della nave finiti sott’acqua da cuisono riusciti a recuperare i corpi di dieci delle tren-tadue vittime della tragedia. Nel video anche gli in-terventi che il Nucleo sta conducendo a Lampedusain soccorso dei migranti che giungono sulle nostrecoste.

Gran Pavese Rossoblù, assegnati i premi 2012 I riconoscimenti a persone distintesi in vari settori dell’agire sociale.