Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire:...

8
Carissimi Parrocchiani, il mese di dicembre che si sta aprendo assume per noi quest’anno un significato particolare: ricorre il 30° anniversario di fondazione della Parrocchia. La nostra Comunità compie trent’anni. Non molti per una persona, ancor meno per una Comunità che si è andata però costituendo grazie alla sapienza pastorale ed al servizio generoso dei Padri che via via si sono succeduti (il nostro carissimo don Giuseppe Marabelli, don Vito Nardin, don Mario Adobati e, come dimenticare don Lorenzo Actis, don Gaetano Gigli, don Croce Giuseppe, don Giuseppe Dardano che dal cielo festeggiano e pregano con noi) ed all’apporto di tanti laici e tante famiglie che hanno offerto il loro contributo di generosità e di competenza, il loro tempo e le loro energie fisiche, spirituali e anche economiche. Un grazie riconoscente a quanti con fede, nel silenzio e nel nascondimento, hanno pregato e offerto le loro sofferenze, a tutti, tutti. Ed anche allo Spirito Santo senza la cui luce e senza la cui forza a nulla avrebbero giovato i nostri sforzi. Per celebrare questa ricorrenza c’è una serie di iniziative che culmineranno Sabato 3 Dicembre con la solenne Celebrazione presieduta dal Card. A. Vallini. Siamo entrati nell’Avvento e ci disponiamo ad accogliere il Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti e Comunità come essere in relazione con il Padre. A volte pensiamo che essere adulti consista nel prendere la vita nelle proprie mani: cioè fidarsi delle proprie capacità, della propria intelligenza e intraprendenza. Il Natale ci dice che essere adulti significa entrare in relazione di amore con Dio Padre. Solo chi crede, scopre di essere figlio e percepisce tutta la grandezza della vita. Voluta dal Padre, non casuale; amata, non sospesa al nulla. Allora si scopre che il Padre non si limita a proteggere il figlio, ma lo chiama a fare grandi cose; gli chiede di amare, gli da il coraggio e la forza di morire per amare e salvare, come ha fatto Gesù. Natale ci dice che il Padre dei cieli desidera che anche tutti noi impariamo ad amare, fidandoci di lui; anche quando ci chiede di far dono di noi stessi. Non è stupendo? A tutti l’augurio di gustare in quest’Avvento la dolcezza della figliolanza divina. Buon Avvento. Il vostro Parroco, don Tarcisio. Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 Sito Web : www.parrocchiaspiritosanto.org Newsletter : infospiritosanto.altervista.org Email: [email protected]

Transcript of Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire:...

Page 1: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Carissimi Parrocchiani, il mese di dicembre che si sta aprendo assume per noi quest’anno un significato particolare: ricorre il 30° anniversario di fondazione della Parrocchia. La nostra Comunità compie trent’anni. Non molti per una persona, ancor meno per una Comunità che si è andata però costituendo grazie alla sapienza pastorale ed al servizio generoso dei Padri che via via si sono succeduti (il nostro carissimo don Giuseppe Marabelli, don Vito Nardin, don Mario Adobati e, come dimenticare don Lorenzo Actis, don Gaetano Gigli, don Croce Giuseppe, don Giuseppe Dardano che dal cielo festeggiano e pregano con noi) ed all’apporto di tanti laici e tante famiglie che hanno offerto il loro contributo di generosità e di competenza, il loro tempo e le loro energie fisiche, spirituali e anche economiche. Un grazie riconoscente a quanti con fede, nel silenzio e nel nascondimento, hanno pregato e offerto le loro sofferenze, a tutti, tutti. Ed anche allo Spirito Santo senza la cui luce e senza la cui forza a nulla avrebbero giovato i nostri sforzi. Per celebrare questa ricorrenza c’è una serie di iniziative che culmineranno Sabato 3 Dicembre con la solenne Celebrazione presieduta dal Card. A. Vallini. Siamo entrati nell’Avvento e ci disponiamo ad accogliere il

Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti e Comunità come essere in relazione con il Padre. A volte pensiamo che essere adulti consista nel prendere la vita nelle proprie mani: cioè fidarsi delle proprie capacità, della propria intelligenza e intraprendenza. Il Natale ci dice che essere adulti significa entrare in relazione di amore con Dio Padre. Solo chi crede, scopre di essere figlio e percepisce tutta la grandezza della vita. Voluta dal Padre, non casuale; amata, non sospesa al nulla. Allora si scopre che il Padre non si limita a proteggere il figlio, ma lo chiama a fare grandi cose; gli chiede di amare, gli da il coraggio e la forza di morire per amare e salvare, come ha fatto Gesù. Natale ci dice che il Padre dei cieli desidera che anche tutti noi impariamo ad amare, fidandoci di lui; anche quando ci chiede di far dono di noi stessi. Non è stupendo? A tutti l’augurio di gustare in quest’Avvento la dolcezza della figliolanza divina. Buon Avvento. Il vostro Parroco, don Tarcisio.

Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011

Sito Web : www.parrocchiaspiritosanto.org Newsletter : infospiritosanto.altervista.org Email: [email protected]

Page 2: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

XXX DI COSTITUZIONE DELLA PARROCCHIA Il giorno 3 dicembre, alle ore 17.00, accoglieremo il Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la città di Roma, che ci onora della visita pastorale, nel corso della quale incontrerà la comunità parrocchiale e alle 18.30 celebrerà una solenne S. Messa. Tutti siamo invitati. Partecipiamo numerosi.

Pagina 2

1981– 2011 Trent’anni insieme

Siamo giunti al XXX della parrocchia del quartiere. Difatti gli insediamenti collettivi avvennero tra il 1978 e l'80. Trent'anni son pochi anche per la vita di una persona; pochissimi per quella di una istituzione come la parrocchia; addirittura un soffio in confronto della storia. Eppure, questi trenta, cinquanta ultimi anni hanno arrecati cambiamenti che non si sono verificati neppure nell'arco di secoli precedenti! Il territorio era l'ultimo fazzoletto di terra confinante con l'Eur edificabile. Ci pascolavano ancora le pecore; camminando a piedi si veniva assaliti da cani randagi. Era destinato ad assere prestigioso. Unito a Roma dalla Colombo, dalla Laurentina, dalla metropolitana. Quartieri limitrofi (Decima, Montagnola, Giuliano-Dalmati, Cecchignola...) non interferivano col nostro. Che, invece, oggi è assediato dai Torrino, Fonte Laurentina, Mostacciano, Eur medesimo, che riversano fiumi di macchine e di pendolari su di esso. Il quartiere Ferratella era a destinazione residenziale (in tutta Via Saba non è presente neppure un negozio), pur prevedendosi aree e strutture commerciali. Le case, i muri di cinta, strade e marciapiedi erano nuovi di zecca, puliti. Ora il quartiere è degradato: buche, sporcizia, rumore, rotture, difficoltà di parcheggio, una giungla di affissioni pubblicitarie... La popolazione, per quanto riguarda l'età, si aggirava sui 35-50 anni; il ceto era medio-alto (professionisti, funzionari, dirigenti...). Oggi il ceto medio si è ridotto. Sono aumentati gli anziani. Nel 2000, i battesimi celebrati in parrocchia furono 48 e i funerali 27. Nel 2010, i battesimi furono 31 e i funerali 42: ogni mese muoiono in media 3,5 persone. Si è allargata la fascia di coloro che vive in condizioni critiche (per la presenza di malati, disoccupati...). Numerosi i bambini e i giovani, figli dei primi abitanti, anche se non tutti riescono a restare a Ferratella. Pure gli adulti concorrono alla variazione numerica essendo aumentate le vendite di appartamenti, il ritorno al paese d'origine... Molti inoltre coloro che lavorano nel nostro territorio presso società e uffici che hanno qui la loro sede. La socializzazione non è mai stata facile e piena. I primi nuclei si conoscevano da quando si associarono per costruirsi casa. E' stata frenata anche dal molto tempo che gli abitanti passavano al lavoro. Luoghi di aggregazione veri e propri non esistono. Ci si conosce frequentando la scuola, praticando sport, aderendo ad associazioni, andando in chiesa; ci si raduna in qualche bar, in talune piazzette... ma manca la piazza, il corso. In questo la parrocchia ha svolto un ruolo fondamentale. In quanto a nazionalità i primi residenti erano pressocché tutti italiani, anche se provenienti da varie parti di Roma e regioni d'Italia. Oggi il quartiere è frequentato da gente di diverse etnie, impersonificate dai collaboratori domestici, commercianti, dipendenti di aziende di servizi (giardinieri, pulizie...). Da un punto di vista politico-sociale, negli anni '70-80 e seguenti fu introdotta la legge sul divorzio (con conseguente crisi e crollo dell'istituto familiare e del ruolo genitoriale,

compreso quello dei nonni), avvenne la fine della Democrazia Cristiana (che comportò un sostanziale spostamento dell'asse politico) , le città si popolarono a dismisura (a seguito dell'abbandono delle campagne, provocando la morte di numerosi mestieri, la proliferazione del lavoro subordinato, la congestione urbana...), fu data accoglienza agli immigrati (iniziando da quelli provenienti dall'est europeo che vedeva il risveglio degli Stati nazionali sulle ceneri della federazione sovietica e jugoslava, per allargarsi agli africani in fuga dalle guerre civili), televisione, computer e internet azzerarono distanze e tempi di comunicazione, i confini si globalizzarono, ci fu l'ascesa del capitalismo (che determinò la crisi dello stato sociale, l'introduzione dell'euro, speculazioni finanziarie, crisi economica mondiale...). Tutti fenomeni apprezzabili e discutibili, ma che demolirono principi del passato senza ripristinarne di idonei al loro posto. Fin qui, sia pur a volo d'uccello, alcuni fatti, taluni cambiamenti, visti, sentiti, vissuti. Davanti ai quali sorge spontanea la domanda: utili? buoni? Alcuni fattori sono inarrestabili (anzi precedono spesso l'intervento politico che tardivamente si limita a sancire lo status quo): il progresso, il cambiamento, l'allargamento di orizzonti... Ma devono essere governati, affinché portino benessere, costituiscano un avanzamento, siano destinati ai più, a tutti... Artefici di tale discernimento e indirizzo siamo primieramente noi, persone e popolo; e i governanti (politici, amministratori, manager) che in nostro nome operano. La grande riforma da fare, allora, è quella della maturazione socio-politica dei cittadini e quella della revisione del sistema rappresentativo e del modello denominato democratico. Il mondo attuale è una polveriera di dissenso; il popolo manifesta scontento, nauseato, indignato da chi lo comanda; ogni riforma è un aggravio di tasse a carico della gente indifesa; le recenti morti violente di Bin Laden e Gheddafi sono espressioni di radicato senso di barbarie... Eppure, ce ne sarebbe per tutti; il diritto, specie quello naturale, ammaestra... La speranza di bene, l'impegno per il miglioramento, l'attenzione agli altri, la maturazione singola e sociale... non debbono mai venire meno. Tra pochi giorni, terminati i festeggiamenti per il XXX, ci avvieremo verso il cinquantesimo, il centenario di nostra vita in comune. Profittiamone! Antonio Pillucci

Uno sguardo ai trent’anni vissu� insieme

Page 3: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Negli studi sociologici, nei convegni e nell’interesse della Chiesa, i giovani vanno prendendo sempre più un posto di grande rilievo. Basti pensare al volumetto scritto da Stéfane Hessel, uno degli estensori della Carta dei Diritti Universali dell’Uomo, con il titolo “INDIGNATEVI” tradotto ormai in molte lingue, con il quale l’autore invita i giovani a svegliarsi e diventare protagonisti del loro futuro. C’è poi il testo di Armando Matteo dal titolo “LA PRIMA GENERAZIONE INCREDULA”, che tutti gli operatori pastorali dovrebbero leggere. Articoli sull’argomento si trovano da tempo in tutte le riviste. Quale è in effetti la situazione ? C’è purtroppo ancora chi, con superficialità definisce i giovani disinteressati e perduti, presi solo dal divertimento. In effetti essi sono fortemente tentati dal nichilismo, perché sono stati espropriati del futuro, della speranza e della stessa giovinezza. Quale futuro può offrire questa nostra società che ha consumato tutto, senza pensare a come potranno vivere le future generazioni ? Quale identità possono vivere i più giovani, quando la generazione precedente fa di tutto per sentirsi sempre giovane ? La nostra epoca è segnata da un disorientamento generale circa il “senso del vivere”, che porta tanti insegnanti a rinunziare al loro ruolo fondamentale di educatori. Cosa può e deve fare chi ama seriamente e vuole aiutare questi giovani postmoderni che sono coscienti delle loro difficoltà e fragilità ? Cosa ci insegna chi si è posto in ascolto dei loro più profondi bisogni ? E’ fondamentale dare testimonianza che “un futuro bello è possibile”; una testimonianza, sulla quale essi possano far leva per sostenere la scommessa della propria libertà resistendo alle pressioni del presente. I giovani sono disponibili a giocare la propria libertà non di fronte a dei divieti o dei precetti, come si fa tante volte nella catechesi ai ragazzi, ma se scoprono chi giuoca la propria libertà per dei veri ideali. Essi hanno anzitutto bisogno di chi dica loro con i fatti TU MI INTERESSI”, e in me è Cristo stesso che ti dice: TU MI INTERESSI: “Dentro la ferita della fragilità giovanile e del loro non completamente guarito narcisismo adolescenziale, rimane una feritoia sufficientemente ampia perché filtrino quei raggi di luce derivanti da chi testimonia con schiettezza morale, sentimenti sinceri di amore e di fedeltà, resistenza

forte all’idolatria del denaro e del potere, appassionata ricerca della verità, impegno generoso per la costruzione del bene comune. Ogni simile raggio di luce è un balzo del cuore, è l’esperienza di un altrimenti possibile, di un NON SO CHE che ridesta, al pari quasi di un sogno, una qualche speranza al futuro, ed un qualche futuro alla speranza. Il problema allora è nostro, degli adulti, della comunità cristiana, che è chiamata oggi ad una radicale conversione: da un cristianesimo di tradizione, contento magari della partecipazione corale alla festa dei 30 anni della nostra parrocchia, ad una “Vita Cristiana” che si impegni veramente a rendere attuale oggi il Vangelo di Gesù Cristo. Se i giovani considerano tempo perso avere a che fare con la Chiesa, mentre sentono, anche se in modo vago, “l’attrattiva di Cristo”, credo che ciò ci deve portare ad un profondo esame di coscienza. La Chiesa è sacramento di Cristo, o è niente. La Chiesa non ha altro programma che Gesù Cristo annunziato, amato, testimoniato (Beato Giovanni Paolo II – Novo millennio inuente) Un impegno rinnovato a servizio dei giovani, comporta allora un nuovo atteggiamento di vicinanza, di ascolto dei giovani. Essi devono sentirsi a casa loro nella Chiesa, bisogna fare spazio al senso critico, al loro protagonismo. Per questo è necessario che la comunità cristiana diventi la casa del dialogo aperto e della comunione, di laici e sacerdoti con non altro interesse che Cristo. Per questo non dobbiamo avere paura se oggi “è tempo di dieta”: semplificare tante strutture del passato, per dare più spazio all’incontro personale e comunitario con Cristo e con la sua Parola in un clima di gioia e di vera fraternità. Si tratta soprattutto di “raccogliere il grido” dei giovani, aiutarli ad incontrare il vero volto di Cristo, ideale amico e modello più alto dei giovani di sempre. Quando un RAGGIO DI LUCE compare nel grigio orizzonte, accendendo entusiasmo e speranza, non possiamo trasformarlo in FUGACE METEORA ! I giovani non devono mai sentirsi delusi o ingannati da comportamenti incomprensibili: questi sentimenti sono i veri “estintori” del “fuoco sacro” che li anima: la purezza della gioventù. E’ questa la richiesta di CONVERSIONE AGLI ADULTI: un percorso difficile, che spaventa; ma se non abbiamo il coraggio di affrontarlo, dobbiamo seriamente ripensare al nostro ruolo di evangelizzatori. Eligio

Pagina 3

I giovani al centro dell’a�enzione

Richiesta di conversione agli adul�

Il giorno 12 novembre hanno ricevuto il sacramento della Cresima, per le mani di S. E. Mons. Paolo Schiavon, i seguenti ragazzi/e della nostra parrocchia: Adornetto Luigi, Andreassi Maria Chiara, Bartolazzi Sara, Brandoli Alessia, Broglio Giorgia, Buccolieri Gianluca, Budano Valfrido, Cartocci Edoardo, Cavaterra Alessandro, Cipriani Flavia, Desideri Marco Antonio, Di Gregorio Elisa, Elisio Marco, Erbosi Andrea, Erbosi Marco, Fanuzzi Giambattista, Fina Federico, Fiori Jacopo, Fiori Rebekka, Forte Vincenzo, Governanti Leonardo, Macias Massi Patricia Emily, Mariani Alessio, Mariani Teresa, Mete Davide, Miele Elena, Minelli Federico, Pierpaoli Valeria, Ripamonti Giacomo, Rovella Riccardo, Rugini Franco, Scardovi Sara, Sellaroli Marianna, Stea Marco, Tattoni Giorgia, Zinna Antonio.

Cresime 2011

Page 4: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Il mio primo viaggio a Lourdes ho voluto farlo come volontaria dell'U.N.I.T.A.L.S.I., perchè c'è sempre stato nel mio cuore questo desiderio di poter aiutare chi soffre e vive in condizioni di assoluta dipendenza, ma sopratutto per amore di Gesù Misericordioso e cercare di mettere umilmente in pratica il comandamento di Dio : "Ama il prossimo tuo come te stesso" ricordando quanto detto da Gesù ..."quello che farai al più piccolo, lo avrai fatto a me ...". Nell' Ospedale ho effettuato il servizio nel refettorio: è stata una esperienza straordinaria e ringrazio il Signore e Maria Santissima per avermela fatta vivere. Io ho ricevuto da tutti loro molto di più di quanto ho dato, ho ricevuto lezioni di vita, di fede; non cessavano mai di ringraziarmi di stringermi le mani alle loro, nonostante io dicessi continuamente che ero io che ringraziavo loro per quello che davano a me con i loro sorrisi e vederli sorridere, pur in situazioni davvero dolorose, riempiva l'anima di gioia e amore per quelle creature. Ma è stato in occasione in cui ci siamo trovati tutti insieme per le varie celebrazioni che, vedendo davanti e tutt'intorno a me un panorama di sofferenze di vario genere, mi sono detta: .." ma io sono davvero fortunata, io posso camminare, usare le mie mani, vedere, parlare, sentire, usare la mia mente.... grazie Gesù. Io

proprio lì intorno a me ho visto il volto di Gesù, i tanti volti di Gesù; Lui era lì in ognuno di loro, i piccoli, e lacrime a fiumi hanno solcato il mio volto. E quanto era dolce restare davanti alla grotta della Vergine Maria e raccogliersi in preghiera affidandoLe tutti quelli che portavo nel cuore : afffetti, persone malate, la mia Parrocchia, era come vivere un filo dirertto con il Suo cuore e pregare Lei " Porta del Cielo" di stringerci tutti sotto il Suo Manto e prenderci tutti per mano e condurci ne sentiero che porta al Suo e Nostro Gesù Misericordioso, riconoscendo che solo attraverso il Suo Cuore si può arrivare a Lui. Diceva Santa Bernadette : "quando si guarda Maria si incotra Gesù ". Sono tornata stanca ma tanto, tanto felice, appagata, riempita di tanto amore ricevuto da ognuno di loro (i piccoli) e dalla Madre Celeste e con due desideri nel cuore: di riversare questo amore e grazia di Dio a tutti coloro che incontrerò portando ad ognuno quei sorrisi: i sorrisi di Gesù. e che passi in fretta il tempo che mi separa dalla prossima partenza, perchè , se Dio vorrà e finchè ce la farò ,continuerò questa esperienza. Fiorella Teresi

Pagina 4

Il mio primo viaggio a Lourdes

Il 23 ottobre scorso Benedetto XVI ha dichiarato santo Don Luigi Guanella, apostolo della carità nei confronti di tutti, specialmente di coloro che “nessuno vuole”: i disabili mentali. Don Guanella nacque il 19 dicembre 1842 a Fraciscio (Sondrio). A 12 anni si reca a Como a studiare per diventare prete. Fu ordinato sacerdote nel 1866. Iniziò a praticare attività pastorale tra le montagne della Val Bregaglia. Nel 1875 si reca a Torino presso don Bosco, che sogna di averlo tra i Salesiani. Ma il vescovo lo richiama in diocesi nel 1878. Nel 1881 è destinato a Pianello del Lario, sul lago di Como, dove assume la direzione di un piccolo ospizio di orfanelle e anziane: sarà il primo embrione dell'Opera Guanelliana. Pochi anni dopo, a Como apre la “Casa Divina Provvidenza” per accogliere orfani, poveri, anziani, bisognosi, “buoni figli” (così chiamava i disabili mentali). Raduna attorno a sé suore (le Figlie di Santa Maria della provvidenza), sacerdoti (i Servi della carità), laici chiamandoli a condividere il suo slancio di carità, portando ai più poveri “Pane e Signore”, dimostrando che Dio provvede sempre ai suoi figli. Don Guanella muore il 24 ottobre 1915. Fu beatificato da Paolo VI nel 1964. Nel 2005 è stato proclamato, con S. Pio X, compatrono dell'Unitalsi (l'unione di trasporto malati ai santuari italiani). Il giorno della canonizzazione erano in piazza, oltre ai rappresentanti istituzionali, i suoi “prediletti”: i malati mentali. Ricordo che, negli anni '50, i “malati” erano coloro che manifestavano una malattia; coloro invece che erano minorati, fisici ma soprattutto, psichici, venivamo chiamati “mongoloidi”. Costoro vivevano segregati in casa, dalla quale talora giungevano le grida, i lamenti. Ciò, naturalmente, era un ulteriore macigno da sopportare. Costituivano un peso enorme (oltreché una vergogna) per la famiglia. Su questi individui si è calata con maggiore ardore la carità di don Guanella! Poterli ospitare in istituti era un considerevolissimo aiuto e speranza. L'Opera don Guanella

ha una Casa in Via Aurelia 446. Quando ero ancora ragazzino ed abitavo alla Pineta Sacchetti, mi portarono a visitarlo. Ricordo lo sgomento che provai nel vedere malati d'ogni tipo; maggiormente mi impaurirono quelli che andavano a destra e a manca, ti venivano di botto incontro, ripetevano la stessa cantilena, camminavano a zig zag...: erano i disabili mentali. Mi dissero, poi, che l'istituto ospitava malati che non facevano vedere, perché “mostruosi” per le loro orribili menomazioni. Questi erano i “preferiti” di don Guanella! Grazie a lui e ad altri apostoli di carità, i portatori di handicap e le loro famiglie iniziarono a reclamare diritti, e ad esercitare la propria libertà di mostrarsi ed uscire. La parola “mongoloide” venne abolita e sostituita da “disabile” o “handicappato” o, addirittura, da “diversamente abile”. Piano piano la gente imparò a rispettare la loro condizione. Essi acquisirono forme di assistenza, possibilità di inserimento nella vita sociale, alcuni diritti, non ancora tutti e sempre esercitabili e fruibili e non da tutti rispettati. Al mio paese, Castel di Sangro, ogni anno, trascorrono presso la “Pax Christi” un periodo di “ferie” gruppi di disabili. Capisci cosa significhi per loro l'attenzione e l'evasione quando li vedi, la sera, condotti in fila da generosi volontari al bar per un gelato o in piazza per ascoltare musica! Le barriere che ancora incontrano, oltre alle architettoniche, sono la ripugnanza, l'indifferenza, il rispetto della loro condizione. Essi non vogliono pietà ma vivere una vita “normale” ancorché dotati di minori capacità fisiche e psichiche dei normodotati. Giovanni Paolo II li additò degni di esercitare le loro molteplici qualità, sessualità compresa. Questo ha fatto S. Luigi Guanella: “Non basta ricevere i bisognosi, ma occorre andare a cercarli; il più abbandonato fra tutti, raccoglietelo voi e mettetelo a mensa con voi e fatelo vostro, perché questi è Gesù Cristo”. Antonio Pillucci

Canonizzato Don Guanella

Page 5: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Ricordiamo i nostri cari e tutti i tanti, i più, trapassati, di loro memori e riverenti, con loro in arcana ma intima unione, coi versi di un “poeta delle nostre strade”. I morti Mi parve s'aprissero voci, che labbra cercassero acque, che mani s'alzassero a cieli. Che cieli! Più bianchi dei morti che sempre mi destano piano; i piedi hanno scalzi, non vanno lontano. Gazzelle alle fonti bevevano, vento a frugare ginepri e rami ad alzare le stelle?

Salvatore Quasimodo da: Ed è subito sera – Acque e terra (1920-29)

Pagina 5

Novembre, mese di commemorazione dei defun�

Strada, mostrami un luogo che io non conosca!

Ogni giorno ho realizzato un nuovo tratto di strada

per unire un paese a un altro e un’isola al suo continente

incontrando gente d’ogni tipo. Ho fatto strade in tutto il mondo,

ma non riesco a fare la mia. Così, spesso di notte,

sogno di costruire una strada sospesa nel cielo, affinché

tutti possano vederla e

Il costru�ore di strade

I veri maestri, coloro che non cercano la gloria personale ossia ai giorni nostri e, entrando nella politica, i veri maestri gli uomini politici che hanno interesse e cura nella “cosa pubblica” San Paolo invita ad accostarsi al Vangelo «non come parola di uomini, ma come è veramente, quale Parola di Dio» Dobbiamo chiedere noi, in particolare oggi,un maestro politico che al di sopra degli interessi personali dovrebbe guidare il Paese. Nel Vangelo il Signore rimprovera ai farisei la loro condotta “apertamente in contrasto con l’insegnamento che proponevano agli altri con rigore”. Mentre costoro pongono sulle spalle della gente pesanti fardelli e non se ne fanno carico (cfr. Mt, 23,4), la prassi di Gesù è esattamente opposta. Che il Passo del Vangelo possa oggi essere attuale con le necessità che il Paese Italia richiede? “Gesù pratica per primo il comandamento dell’amore, che insegna a tutti, e può dire che esso è un peso leggero e soave proprio perché ci aiuta a portarlo insieme con Lui (cfr Mt 11,29-30)”, ha detto il Papa con riferimento a un altro passo del Vangelo di Matteo. Chi dei nostri politici oggi può onestamente essere paragonato ad un vero maestro che ha veramente a cuore le sorti del paese? L’autentico Maestro, quindi, non è uno che opprime la libertà altrui, in quanto è Gesù “l’unico Vero Maestro” e, come afferma San Bonaventura, “nessuno può insegnare e

“Il vero maestro (poli�co)”:

Alla ricerca dello sta�sta

nemmeno operare, né raggiungere le verità conoscibili senza che sia presente il Figlio di Dio”.In chiave politica chi oggi può accreditarsi il ruolo di autentico maestro che ha cuore il bene del paese? I Maestri, come scrive il beato Antonio Rosmini, citato da Benedetto XVI esistono solo in virtù del “potentissimo ministero” originario del Figlio di Dio, il quale condanna fermamente la vanagloria di chi vuole essere ammirato dalla gente (cfr. Mt, 23,5%): questo atteggiamento di ricerca del consenso del mondo insidia “i valori che fondano l’autenticità della persona”.Così deriva chi oggi uomo politico,vuole essere alla guida del paese Italia come autentico maestro? “Cari amici – ha proseguito il Santo Padre - il Signore Gesù si è presentato al mondo come servo, spogliando totalmente se stesso e abbassandosi fino a dare sulla croce la più eloquente lezione di umiltà e di amore. Dal suo esempio scaturisce la proposta di vita: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo» (Mt 23,11)”. Ancora chi dei nostri conduttori politici può essere assimilato ad un vero ed autentico maestro. Uno statista che guidi il Paese Italia, senza interessi di parte (propria) e solo ed unicamente a beneficio del Popolo italiano?Vero ed autentico “servo” del Popolo sovrano? Serenamente Carlo

raggiungere la meta, la propria pace.

Dal profondo del cuore ho già posto la prima pietra

e, quando verrà il mio tempo, io saprò se questa era la strada giusta!

Maurizio Lai

Page 6: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Nato a Pachino (Siracusa), nel 1907, da una famiglia non aliena da interessi letterari - sia il nonno che il padre erano

stati autori di novelle e di poesie. Compie gli studi inferiori a Modica dove visse dal 1910 al 1919 e quelli superiori a Catania dove si trasferisce con la famiglia nel 1920.Si iscrive alla Facoltà di Lettere laureandosi nel 1929 con una tesi su Federico de Roberto. Laureatosi nel capoluogo etneo insegnerà per diversi anni a Caltanisetta nell'Istituto ex Magistrale dove farà conoscenza con Leonardo Sciascia. Successivamente si trasferisce a Roma, oltre ad insegnare, Brancati inizia l'attività di

giornalista: dapprima scrive per “Il Tevere” e, in seguito, dal 1933 in poi, per il settimanale letterario “Quadrivio”. La sua formazione giovanile viene segnata da un'ideologia irrazionalista che entra in crisi quando da Catania si trasferisce a Roma dove ha modo di frequentare intellettuali crociani e democratici che gli aprono un orizzonte culturale europeo. La sua attività letteraria inizia con opere "di regime" e pertanto animate da intenti propagandistici di stampo fascista come il poema drammatico “Fedeor” del1928, i drammi “Everest” del 1931 e “Piave” del 1932 e il romanzo “L’Amico del Vincitore”.Nel !934 pubblica il romanzo “Singolare avventura di viaggio” dove appaiono per la prima volta i temi legati ai problemi dell'esistenza. In seguito al contatto con Alvaro, Moravia altri scrittori di quel periodo, proprio nel '34, Brancati, matura la sua crisi politica, si distacca dalle posizioni fasciste e disconosce i suoi scritti giovanili per lo più improntati all'ideologia dell'azione. Tornato a Catania si dedica all'insegnamento e nello stesso tempo collabora al settimanale “Omnibus” di Longanesi fino al1939 quando la rivista viene soppressa da parte del regime fascista. Si dedica all'insegnamento fino a quando ritorna a Roma e pubblica “Gli anni perduti”, da lui stesso considerato il suo primo vero romanzo, di carattere comico-simbolico ispirato a Gogol a Cecov nel quale si avverte chiaramente l'allontanamento dall'ideologia fascista e l'amarezza verso la realtà storico-politica del suo tempo. Nel 1943 verranno raccolte nel volume “I piaceri” le corrispondenze tratte da Omnibus di ispirazione anticonformista radical-liberale.Seguono i romanzi di maggior successo come la farsa spregiudicata “Don Giovanni in Sicilia” nel ‘41ed il racconto tragicomico di un'impotenza sessuale “Il Bell’Antonio” e il romanzo rimasto incompiuto e pubblicato postumo ‘59, “Paolo il caldo” storia di un'ossessione erotica alla quale si intreccia una lucida analisi del costume politico e culturale del dopoguerra.

Il matrimonio Nel 1942 conosce, al teatro dell'Università, l'attrice Anna Proclemer con la quale inizia una relazione che sfocerà nel 1947 nel matrimonio. Da lei avrà una figlia, Antonia. Il cinema, il teatro e la commedia:Brancati è lo scrittore italiano che meglio ha rappresentato le due commedie italiane, del fascismo e dell'erotismo in rapporto tra loro e come a specchio di un paese in cui il rispetto della vita privata e delle idee di ciascuno e di tutti, il senso della libertà individuale, sono assolutamente ignoti. Il fascismo e l'erotismo però sono anche, nel nostro paese, tragedia: ma Brancati ne registrava le manifestazioni comiche e coinvolgeva nel comico anche le situazioni tragiche ». Notevole il suo ruolo anche in ambito teatrale e cinematografico. Per il cinema scrive nel1951”Signori in Carrozza” dell’arte di arrangiarsi diretto da Luigi Zampa, nel 1952 “Altri tempi” con la regia di Alessandro Blasetti, nel 1951 “Guardie e Ladri” di Mario Monicelli, nel 1954 “Dove è la Libertà” e “Viaggio in Italia” con la regia di Roberto Rosellini. Ma le pellicole sono tratte anche da alcune sue opere narrative. È il caso di “Anni difficili”del1947 di Luigi Zampa tratto dalla novella “Il vecchio con gli Stivali” il quale lo stesso Brancati collaborò alla sceneggiatura. Il film diede inizio ad un filone di pellicole di satira politica che furono inizialmente osteggiate dalla censura Nel 1960 viene tratto dall'omonimo romanzo, il film “Il bel’ Antonio” del regista Mauro Bolognini con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale e nel 1973 “Paolo il caldo” diretto da Marco Vicario e interpretato da Giancarlo Giannini e Ornella Muti.Nel1951 la censura colpisce ancora più duramente il teatro di Brancati con il divieto di rappresentare uno dei suoi migliori lavori teatrali, “La governante”, dramma femminile. Nello stesso anno lo scrittore, prendendo spunto dal divieto di rappresentare il suo lavoro teatrale, scrive un pamphlet dal titolo “Ritorno alla censura” nel quale egli afferma i diritti del teatro ad esprimersi e dove ripropone la sua poetica del comico ispirata ad un forte realismo classico. La separazione e la morte:separatosi dalla moglie nel 1953, Vitaliano Brancati morì il 25 settembre 1954 in seguito a un'improvvisa operazione fatta a Torino da un chirurgo allora assai famoso e audace, il professor Mario Dogliotti. L'operazione era stata decisa per "svuotare" una ciste dermoide a carattere benigno che Brancati portava fin dalla nascita e che si era ingrossata a dismisura. Aperto il torace, il chirurgo ritenne di poterla togliere del tutto; ma il vuoto che, in tal modo, si creò in quella zona provocò una crisi cardiaca Carlo del Bò

Gli scri�ori delle nostre strade: Vitaliano Branca�

Pagina 6

Page 7: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

Al semaforo in fondo a Via Cesare Pavese, quando piove, si forma un grande allagamento nella parte destra, che costringe le macchine ad allargare la propria traiettoria e i pedoni a guardarsi dagli schizzi delle macchine. É vero che Via Cesare Pavese è in discesa e per la legge di gravità l'acqua scorre dall'alto verso il basso, ma se le caditoie fossero tutte pulite (e non come quella della foto) e se fosse

sistemata una caditoia ben capace nella parte curva del marciapiedi alla fine della strada, l'inconveniente sarebbe risolto ed eliminato. fb

Gli allagamen�

Pagina 7

Da oltre un anno è in corso nel nostro quartiere la raccolta differenziata programmata con camioncini che, ad ore determinate, raccolgono il materiale composito, mentre tutto il

resto dovrebbe essere immesso nei due cassonetti all'uopo destinati e strategicamente disposti . Tuttavia le norme per la raccolta differenziata non

vengono osservate per cui si accumulano molte buste ai piedi dei due cassonetti per la carta e la plastica/metallo o, come mostra la foto, il materiale umido viene immesso nel cassonetto della carta, che ha una bocca ben capace. In considerazione di ciò, rinnovando l'appello alla collaborazione dei cittadini e visto che di pomeriggio il personale addetto deve ripassare a raccogliere le buste "pirata" e quant'altro abbandonato accanto ai cassonetti, non potrebbe giovare risistemare cassonetti per il composito, guadagnandone in costi, igiene, decoro?" fb

La raccolta differenziata

Ci riferiamo a quella di guida e non a quella che molte volte ci viene appiccicata addosso. Per chi si avvicina agli ottant'anni è bene che si prepari ad una trafila annua che, per la sua complessità, descriviamo appresso. Innanzi tutto, quando l'Agenzia Automobilistica ci ha comunicato che per i rinnovo occorre il benestare della Commissione Medica, occorre recarsi presso la sede della Commissione Medica in Via Marotta (IIº Ponte) prima delle ore otto per prendere il numeretto ed aspettare di essere chiamati. Ci saranno date tutte le spiegazioni possibili per poterci poi presentare alla Commissione per l'esame finale. Oltre alla marca da bollo e a un versamento di 9 €, occorrono tre certificati rilasciati nei tre mesi precedenti la convocazione da un Ente della ASL, attestanti lo stato di salute, tramite esame, di: Visita oculistica: non è quella che si faceva presso l'autoscuola ma deve accertare, oltre all'acuita visiva, l'esame di contrasto, di campo visivo, di abbagliamento ecc. (attualmente l'unico ospedale che è in grado di effettuare tutti gli esami richiesti è il Policlinico Umberto Iº con un tempo di prenotazione di 5-6 mesi. Dovrebbero attrezzarsi anche gli altri Ospedali......)

Visita geriatrica: controlla otre allo stato fisico anche lo stato mentale e occorrono 5-6 mesi di prenotazione all'ospedale S. Eugenio Elettrocardiogramma; può essere fatto presso l'Ospedale S.

Eugenio con una prenotazione di un paio di mesi. Inoltre l'attestato del medico di famiglia sarebbe bene che fosse il più generico possibile, in considerazione dell'età.... La spesa sostenuta per le certificazioni non è indifferente, anche considerando che alcune di esse vanno fatte "intra moenia" per averle in tempo.... Qualora tutte le certificazioni siano positive ci dovremmo presentare alla Commissione medica giudicatrice, sperando che sia una giornata IN... Beata Giovinezza, quando il rinnovo della patente era effettuato con una semplicità estrema!!!! fb

La nostra patente

Page 8: Anno XXIV Numero 229 Novembre 2011 · Figlio di Dio che si fa bambino. Per noi può voler dire: riscoprire la nostra figliolanza e fraternità, concepire cioè il nostro essere adulti

No�ziario della Parrocchia Spirito Santo alla Ferratella - Padri Rosminiani

Dire�ore Responsabile: Don Vito Nardin Dire�ore editoriale: Don Tarcisio De Tomasi

Redazione: C.Fucelli Pessot del Bò - A.Pillucci Proge�o grafico: A.Cerroni - Ciclos�lato in proprio—Distribuzione Gratuita -

La prossima settimana ci saranno due appuntamenti che riguardano la campagna contro la Pena di Morte portata avanti dalla Comunità di Sant'Egidio (il 30 novembre è la giornata mondiale contro la Pena di Morte). Il primo appuntamento è lunedì 28 novembre alle 17.30 presso la Parrocchia Gesù Divin Salvatore in Via Gigliozzi 31 a Spinaceto, incontro NO JUSTICE WITHOUT LIFE, sarà presente Anthony Graves, ex condannato a morte in Texas. L'altro appuntamento è proprio il 30 novembre, giornata mondiale contro la Pena di Morte. La città di Roma aderisce da tanti anni alla campagna "Cities for life-Città per la vita. Per un mondo senza pena di morte" e illumina il Colosseo che è diventato il monumento simbolo della campagna. L'appuntamento è il 30 novembre alle 19.00 alla metro Colosseo, presenterà l'evento Max Giusti. Altre informazioni sono presenti nel sito: http://nodeathpenalty.santegidio.org/index.aspx. L'altro invito è indirizzato in particolar modo ai giovani della Parrocchia (dai 14 ai 25 anni) ed è per il 7 dicembre: la comunità sta organizzando la seconda edizione di un incontro a cui ha dato il titolo di "SIAMO TUTTI ROMANI - Interrogativi e proposte sul futuro della città". Si affronteranno alcuni temi come la convivenza e l'integrazione, la violenza in città, la crisi economica, provando a dare delle risposte a partire dai giovani; interverranno professori universitari di Roma Tre e

della Sapienza e ci saranno testimonianze di giovani sui vari argomenti. Vuole essere un momento aperto a tutti, per raccogliere proposte, interventi, ma anche solo per dare la

possibilità di venire ad ascoltare. L'appuntamento sarà il 7 dicembre alla Casa dell'Architettura, Piazza M. Fanti 47 (Zona Termini) ore 15.30. Marta Guastaferro

Proposte della comunità di S.Egidio