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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XXIII · N. 66 · Gennaio 2015 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV 66 La filiale di Pordenone La stagione dei pestarèi Storia e arte locale periodico di Marca Solidale ALL’INTERNO

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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura localedella Banca della MarcaCredito CooperativoSocietà Cooperativa.

Anno XXIII · N. 66 · Gennaio 2015

Poste Italiane spa · Spedizione in abbonam

ento postale, 70%

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La filialedi Pordenone

La stagionedei pestarèi

Storia e artelocale periodico

di Marca Solidale

ALL’INTERNO

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S O T T O V O C E

Sono oramai numerosi i concerti tenuti dai giovaniallievi ed ex allievi dell’Istituto Comprensivoad indirizzo musicale di San Fior che riuniscele scuole di San Fior e di Godega di Sant’Urbano. Dei ragazzi dai 12 ai 19 anni formano un’orchestra,magistralmente preparata dagli insegnantidi violino, violoncello, pianoforte e saxe «orgogliosamente» sostenuta dall’IstitutoComprensivo che la promuove nel territorio.L’intero gruppo si riunisce nell’Associazione «Suonoin Orchestra» nata nel luglio 2011 in continuitàcon l’omonimo progetto pilota dell’Ufficio ScolasticoRegionale per il Veneto, destinato alle scuolesecondarie di primo grado ad indirizzo musicalee sperimentato a San Fior. Questo progetto avevalo scopo di far compiere ai giovani studentiun’esperienza formativa qualificante con orchestralidi professione. L’esperienza dell’attività orchestraleè stata molto gradita ed apprezzata da studentie famiglie e, al fine di non disperdere l’esperienzafatta, i genitori hanno costituito l’associazionein stretto contatto con l’Istituto Comprensivo.Anche attraverso la musica vengono insegnatia questi giovani musicisti il senso di appartenenzaal gruppo e al territorio, il significato della maturitàe serietà della persona.L’orchestra ha ricevuto un particolare plausolo scorso due giugno in occasione della Festa dellaMusica del Sistema delle Orchestre Giovanili in Italia,tenutosi presso la Zoppas Arena di Conegliano.Motivo di vanto poi per l’intero gruppo sono statele due presenze nell’Orchestra Nazionale del Sistemadelle Orchestre Giovanili, composta da 60 elementiprovenienti da tutti Italia, che ha suonato consessanta ragazzi venezuelani al concerto organizzatodal Senato della Repubblica Italiana a Romaper il semestre europeo dell’Italia.Avere questi ragazzi così impegnati è un fattoredi prestigio per l’intera territorialità tanto piùche, oltre alla musica rap, pop e rock, in cuffiaascoltano, ma soprattutto suonano la ben piùmatura musica classica.La scuola di vita passa anche attraverso l’associazione«Suono in Orchestra».

MARIO MENEGHETTI

sommario

ANNO XXIII · N. 66 · GENNAIO 2015

2 Giovani, un’eccellenza del territorio

3 La visita ispettiva della Banca d’Italia

4 Notizie in breve

7 Far crescere una start up

8 Un anno di impegni sociali sul territorio

11 F.lli Amadio spa, radici locali e sfide globali

14 Pensare positivo, un altro paese oltre la crisi

15 Una commedia all’italiana sui soldi che non ci sono più

16 Pordenone, dal manifatturiero alla cultura

21 Inverno, stagione dei pestarèi

22 La Confraternita dei Pestarèi

24 Il fascino delle divise militari

26 Portarsi a casa gli avanzi dal ristorante

27 Turismo tra gli alberi

29 Il fuoco tra mito e stagioni

30 Lode al profitto 2014

33 I nostri anziani raccontano

34 Le donne nella Grande Guerra

38 Cent’anni da quella tragedia

39 La guerra delle cartoline

In copertina. Pordenone. Chiesa della Santissima Trinità vista dal ponte diAdamo ed Eva (foto Vittorio Janna).

Foto. Archivio Banca della Marca, Archivio Caneva, Museo della Battaglia(Vittorio Veneto), Museo Storico Italiano della Guerra (Rovereto),Norma grafica, Vittorio Janna.

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Direzione e redazionevia G. Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

RedazioneLuciano Baratto, Sergio Dugone,Michele Franceschin, Vittorio Janna,Luigino Manfrin, Piergiovanni Mariano,Mario Meneghetti, Gianpiero Michielin,Amerino Rasera, Enrico Travaini.

Progetto Janna/Pn

Stampa Tipografia Carlet s.a.s.Orsago/Tv

Registrazione Tribunale Treviso n. 911 del 27 maggio 1993

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quello dell’Amministra- zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. È consentita la riprodu-zione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agli obblighi in materia di dirittod’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

Garanzia di riservatezza. I dati personali dei destinatari della rivista saranno utilizzati dall’Editore, titolare del trattamen-to, unicamente per l’invio della pubblicazione e di eventuali offerte commerciali secondo le finalità e i modi consentiti dal-la D. Lgs. n. 196/2003. Pertanto, i dati potranno essere trattati con mezzi informatici o manualmente anche da parte diterzi che svolgono attività strumentali (etichettatura, spedizione) e potranno essere consultati, modificati, integrati o can-cellati in ogni momento dagli interessati inoltrando richiesta al responsabile, nominato per la carica, sig. Patrizio Pillon al-l’indirizzo della redazione.

www.bancadellamarca.it · e mail: [email protected]

Giovani, un’eccellenzadel territorio

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la visita ispettiva

Sulla stampa locale sono apparse di recente alcuneinformazioni che riguardano la nostra Banca e chemeritano chiarezza, anche per sfatare il tono forza-tamente scandalistico con cui una testata ha ripor-tato la notizia.Sull’argomento può esserci preciso il Presidente delConsiglio di Amministrazione di Banca della Marca,Gianpiero Michielin, ed a lui ci siamo rivolti.

Signor Presidente, questo è lo strumento che Le per-mette di arrivare nelle case di tutti i Soci di Bancadella Marca, per dare loro conto dell’esatta realtàche in questo momento la Banca sta vivendo e, sepossibile, allentare ogni preoccupazione che può es-sere sorta dopo aver letto quanto scritto dai gior-nali locali.È in corso la visita ispettiva di Bankitalia, è di routi-ne o mirata a qualche specifico problema?Gli Ispettori dell’Organo di Vigilanza sono arrivati per lavisita ispettiva il 24 novembre scorso. È un’ispezione diroutine, prevista per legge, che attendavamo da tempo,ed anche sollecitata perché dalla precedente erano tra-scorsi sette anni e mezzo e nel frattempo, com’è noto, èarrivata e perdura una crisi economica forte, sono cam-biate e/o sono state inasprite le norme. Tutto questo ci haportati a modificare, obbligatoriamente, il modo di fareBanca, per fortuna, però, senza toglierci il ruolo primariodi Banca locale.

Siamo già a fine gennaio, cosa è effettivamenteemerso dalle analisi degli Ispettori?Visto e considerato che mi rivolgo a lettori che sono le-gati alla Banca posso parlare come in famiglia e dirò chetutte le notizie apparse sulle possibili difficoltà e sulla so-lidità della Banca sono totalmente destituite di ogni fon-damento. Noi continuiamo ad essere, senza tema di smentita, tra lebanche più patrimonializzate del Movimento e più blin-date sotto il profilo della solidità a tutto vantaggio deiClienti, sia depositanti e sia percettori di credito. Quindinessun tipo di allarme, anzi abbiamo avuto una confer-ma che saremo molto ma molto forti dal punto di vistadella solidità.

Abbiamo quindi tutti i parametri patrimoniali in re-gola, tali da permetterci di guardare al futuro conassoluta serenità?Anche in vigenza della visita ispettiva ordinaria, rimaneindiscusso l’obiettivo di mantenere un’altissima soliditàpatrimoniale. Si prevede che le variazioni derivanti dallevalutazioni ispettive definitive non porteranno a modifi-care sostanzialmente il quadro. Anzi, posso dire chel’obiettivo sarà raggiunto, ovvio che sto dicendo qualco-sa che può essere modificato in positivo o leggermente innegativo e quindi, anche per il dovuto rispetto verso gliIspettori, stante l’ispezione ancora in corso, non vogliofare affermazioni ulteriori che poi possono essere in qual-che modo smentite.

È emerso qualcosa di negativo che riguarda il Con-siglio di Amministrazione?Il Consiglio di Amministrazione è tranquillo sotto questopunto di vista, noi continuiamo a svolgere il nostro ruoloin assoluta tranquillità. Le valutazioni su qualsiasi altro tema verranno espressealla fine dell’ispezione, per quanto ci consta non vi sonoal momento elementi che possano presagire il verificarsidelle illazioni giornalistiche di cui sopra.Mi permetto solo di ribadire con assoluta certezza chequalsiasi cosa possa emergere non andrà ad intaccare mi-nimamente la solidità della nostra Banca.

Le insinuazioni giornalistiche di commissariamentoed i paragoni con situazioni di difficoltà di altri Cre-diti Cooperativi locali da dove nascono?Il discorso di commissariamento è uscito da persone av-verse alla Banca perché tale ipotesi non è stata sfiorata daalcuno. Non ci sono problemi interni che toccano il Con-siglio di Amministrazione e quindi la nostra realtà è com-pletamente diversa da quanto è stato messo in luce al-trove con le ispezioni.Questi «scoop» turbano e creano danno d’immaginealla Banca. Le false notizie sono state diffuse in modopoco corretto probabilmente da chi ha interesse a dan-neggiarci. Noi comunque andremo avanti con tutto l’im- pegno possibile, come abbiamo fatto sino ad oggi e che,fortunatamente, ci viene riconosciuto.

M.M.

della Banca d’Italia

Intervista al Presidente Gianpiero Michielin

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P R I M O P I A N O

NOTIZIEBREVEinin

a cura di Mario Meneghetti

Crisi

IL NORDEST RIPARTELa Cgia di Mestre ha divulgato di recente alcuni datiche appaiono dei veri segnali di ripresa per ilterritorio del Nordest (del Veneto in particolare),anche se permangono ancora settori in difficoltàcome l’edile ed il commerciale. Due sono i datiprincipali che permettono di guardare avanti conottimismo e sono: a) il calo delle ore di cassaintegrazione che nei primi dieci mesi del 2014 sonodiminuite nel Nordest del 16% (-21,3% per il Veneto

e +8,4% per il Friuli Venezia Giulia) rispetto allostesso periodo del 2013; b) l’incremento dell’exportnei primi sei mesi del 2014 che, confrontato con idati dello stesso semestre del 2013, registra un +2,2% (+2,7% per il Veneto e +0,3% per il FriuliVenezia Giulia).Anche il dato degli occupati nei primi nove mesi del2014 è in crescita sia pur di un modesto 0,7% (+0,6in Veneto e +0,5% in Friuli V.G.). Cala in Venetoanche il numero dei disoccupati (-0,8%). Sonocresciuti anche i dati relativi alla produzioneindustriale che nel I° semestre registrano un più2,3%, quelli degli ordinativi del mercato interno conun più 2,5% e quelli del mercato estero del 3,7%rispetto allo stesso semestre 2013. Anche il PIL del2014 è in terreno positivo con un previsionaleaumento del 0,2% per il Veneto e del 0,1% per ilFriuli Venezia Giulia. È presto per avere entusiasmima sono dati confortanti che permettono di bensperare; se riparte il Nordest (e, ovviamente, laLombardia) si può avere la convinzione che ripartiràanche il resto del Paese e quest’area ritornerà adessere il motore trainante dell’intera Italia.

È stato di recente siglato un patto per sostenerele piccole imprese e rilanciare l’economia localecon la messa a disposizione di un plafond totaledi cinque milioni di euro. Firmatari dell’accordosono Banca della Marca e Banca Prealpi (conun intervento di 2,5 milioni a testa) insieme aiconsorzi Cofitre e Trevigianfidi. La convenzione,denominata «Plafond Prodotto Sviluppo»,è a favore delle piccole imprese artigiane,commerciali, turistiche, agricole ed industrialiper sostenere investimenti esclusi dal creditoagevolato. Sono ammissibili impegni di spesa

per start-up, campionari, arredamento,automezzi, ristrutturazione, interventiper il risparmio energetico e altre tipologie.Le richieste possono essere per un importomassimo finanziabile di 30.000 euro, attraversoun finanziamento chirografario con duratamassima di sei anni e con intervento a garanziadei Confidi elevato al 70%. L’obiettivo dei dueCrediti Cooperativi è di sostenere progettidi nuovi investimenti di iniziativa localeche contribuiscano in modo significativo allosviluppo economico del territorio.

Non avremmo mai voluto aggiungere una postilla a questa nota, ma siamo stati costrettia farlo a causa della divulgazione imprecisa e incompleta, circa la convenzione in oggetto,che un periodico locale ha rivolto ai propri lettori, soci e clienti.E ciò anche in evidente contrasto con quanto riportato dai quotidiani regionali.Non intendiamo con questo dare lezioni a nessuno, né di etica professionale né di bon ton.Desideriamo solo far sapere ai nostri lettori, soci e clienti che non siamo usi a lavoridi forbici e di pennarelli neri e che continueremo a collaborare, nel rispetto reciproco,con tutti coloro che lavorano allo sviluppo economico del territorio.

LA REDAZIONE

Mondo del lavoro

SOSTEGNO ALLE PICCOLE IMPRESE

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Cordignano

NOZZE D’ARGENTOCON LA PITTURAHa superato brillantemente il traguardo della 25a

edizione il Premio Nazionale di Pittura «Piero DellaValentina» organizzato dalla locale Pro Loco nellaprima quindicina di novembre. Un quarto di secolodedicato all’arte, che nel lungo percorso ha aggiuntoil premio nazionale di grafica e quello di acquerello,richiamando a Cordignano molti importanti artistiitaliani e stranieri e numerosi appassionati.Quest’anno il primo premio è stato vinto da SerenaComar di Campoformido (Ud) con l’opera intitolataDormish che, come scrive la giuria, «si distingueper novità, tecnica e messaggio». Il quadro illustrala decadenza del tessuto industriale e mette a fuocoil malessere delle periferie, ma non manca di fartrasparire la speranza di un rinnovamento sociale estrutturale. Ha vinto il secondo premio Flavio Dal Cindi Gaiarine con l’interessante opera intitolataMaschera quotidiana ed il terzo è stato assegnatoa Luciano Cecchin di Maniago.A margine dell’esposizione è stata allestitauna mostra di opere del pittore mons. GiacomoRaccanelli, il sacerdote critico d’arte che da semprecollabora con la Pro Loco nell’organizzazionedi questa importante iniziativa.

Raddoppiano furti e rapine

MICROCRIMINALITÀIN AUMENTOSecondo i dati di una indagine televisiva, i furti ele rapine in Italia sono in aumento mentrediminuiscono nel resto dell’Europa. Dal 2009 al 2013i borseggi nel Centro-Nord sono aumentati del 48per cento, i furti nelle abitazioni del 69, le rapinein casa del 90, quelle per strada del 75 per cento.Nel Sud e Isole la crescita si è rivelata più contenuta:borseggi più 20 per cento, furti in abitazioni più 55,rapine in casa più 66, quelle per strada addiritturameno 12 per cento). Tra le regioni italiane, il Venetosi trova al secondo posto per la frequenza di rapinein casa e al terzo per quella dei borseggi.Nel dettaglio, a livello nazionale, le rapine agli ufficipostali e ai negozi sono aumentate del 15 per cento,quelle per strada del 31, quelle delle abitazionidell’83 per cento. Le rapine in banca invece sonocalate del 67 per cento e continuano a calare (meno52 per cento).

Consorzio Conegliano-Valdobbiadene Docg

IL PROSECCO: ANCORA SUCCESSIIl Consorzio ha presentato recentemente il rapportodel 2014 del Distretto Conegliano-Valdobbiadenedel prosecco Superiore prodotto nei 15 Comunicollinari della Docg. La produzione di questaeccellenza è divenuta la maggiore economia dellaSinistra Piave ed i numeri danno conferme senza spazi

a dubbi. Nel 2013 lo spumante Docg, cherappresenta il 90% della produzione, rispetto all’annoprecedente è aumentato in valore del 6,6%, crescitaconfermata anche per gli undici mesi del 2014.Il Conegliano-Valdobbiadene nell’ultimo annoha registrato una crescita dell’11,4% in valore edel 10,5% in volume. Nel 2013 sono state prodotteoltre 72,4 milioni di bottiglie, di cui oltre 67 milionidi spumante. L’export è pari al 42% con la Germaniache si conferma il primo importatore, seguito dallaSvizzera e con gli Stati Uniti al quarto posto.

Linguaggio dei simboli

DESCRIVERE UN’EMOZIONESi chiamano emoticon o emoji e rappresentanola nuova frontiera della nostra comunicazionetelematica. Si tratta di figure o simboli(in giapponese significano «parole figurate»)tendenti a scalzare il predominio millenario dellaparola scritta, in altre parole a sostituire la scritturanegli sms o nei tweet, a risparmiare caratteri, avelocizzare i rapporti, ma soprattutto ad esprimerestati d’animo accompagnati da qualche scritto.Finora sono 722 i simboli codificati da Unicodeche si possono inserire nella tastiera predispostadell’iPhone, ma presto, stando ai semiologi,i simboli potrebbero raggiungere il numero di mille.Tra le più semplici di queste immagini figura unventaglio di faccine tonde colorate che esprimono

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La posta dimezzata

IL POSTINO NON SUONA PIÙDa gennaio il servizio di consegna a domicilio dellaposta se effettuerà solo due volta alla settimana,colpa di un servizio non più utilizzato comein passato. Lettere, cartoline, francobolli sono in Italiain declino spaventoso: i dati confermano che negliultimi cinque anni il volume della corrispondenzaha registrato un calo del 22 per cento trascinandoinevitabilmente in basso (solo il 15 per cento) quelliche un tempo erano i ricavi storici delle Poste Italiane.La contrazione postale ha cause diverse che vannodalla crisi del mercato al disservizio odierno: i furtidi corrispondenza (duecento buste giornalmentespariscono senza arrivare a destinazione)rappresentano uno scandalo che preoccupal’Amministrazione recando un danno all’immagine.Infine c’è stata la sostituzione della posta di cartacon quella elettronica. La corrispondenza oggi viaggiasu piattaforme digitali: si spediscono le e-mail,si comunica attraverso i social forum, si spedisconofotografie scattate in tempo reale invece delle vecchiecartoline. Le nuove tecnologie della comunicazioneci forniscono mezzi e messaggi sempre più semplicie sempre più veloci.

Per l’Eurojam 2014

GLI SCOUT DI FOLLINAIN FRANCIAL’estate scorsa 23 esploratori (ragazzi scout tra gli 11e i 16 anni), 3 capi e l’assistente spiritualedel Gruppo Scout F.S.E. Follina 1 «Santa Mariadi Sanavalle» hanno partecipato aSaint-Evroult-Nôtre-Dame-du-Bois, in Normandia,all’incontro decennale organizzato dall’Unione

tutta una serie di emozioni, dal pianto alla risata,dalla noia alla stanchezza, dal dubbio all’ironia;oppure inviano sentimenti altrimenti difficilio imbarazzanti da esprimere a parole (ti amo,mi piaci); sostituiscono ormai da qualche tempoi vecchi simboli costruiti con le parentesi, i duepunti, l’uguale, il trattino. Ampio pure il carosellodi significati legati alle mani e alle dita (si, no,va bene, va male, negativo, positivo, ecc.).L’uso del linguaggio simbolico si sta velocementeaffermando e tra i semiologi c’è chi pensa che,tra non molto, ciascuno potrà disegnare le proprieimmagini per accompagnare un’emozione osostituire una frase.

autorità, celebrazione della Santa Messa in latinoe lettura di una splendida lettera di saluto inviatada papa Francesco. Per una settimana questi ragazzihanno avuto la grande possibilità di giocare,riflettere, mettersi in discussione, pregare e viverenella fratellanza e nell’amicizia assieme a tantigiovani di altre nazionalità, nonostante lingua,cultura, tradizioni e abitudini differenti dalla loro.Il motto di questo Eurojam era Venite et Videte(dal latino venite e vedrete), una piccola fraseevangelica che per i giovani scout della Vallataracchiude un messaggio chiaro e attuale: l’incontrocon il Signore e con il Prossimo è sempre l’inizio diuna esperienza di vita vera.Durante l’Eurojam il meteo non ha sempre donatodelle belle giornate e la vita in una «città» cosìaffollata non è stata sempre semplice; tuttaviail reciproco aiuto ha fatto loro capire che se ognunoaiuta l’altro e si accetta l’aiuto del vicino, insieme sipossono fare grandi cose.In attesa di preparare di nuovo gli zaini...

Internazionale delle Guide e Scout d’Europa, notocome Eurojam 2014. Domenica 3 agosto si è svolta – alla presenza di12.500 persone divise in 1.500 squadriglie di ragazziprovenienti da tutti i Paesi europei – la grandeCerimonia di Apertura: alzabandiera, saluti delle

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Negli ultimi mesi dello scorso annola Banca della Marca decideva dioperare un investimento, finan-ziando una start up innovativa e adalto valore tecnologico. Il progetto,riguardante il settore dell’automo-bile, ha dato vita alla società Easy-rain di Pordenone nella quale lanostra Banca è entrata a far partecome socio. Il brevetto, come ci spiega l’ammi-nistratore delegato della societàdottor Giorgio Toros, è volto a crea-re una maggiore sicurezza all’auto-mobilista nel caso in cui si trovi aguidare in situazioni di pioggia ab-bondante, con strade colme d’ac-qua. In questo frangente entrereb-be in funzione automaticamenteuna serie di sensori avviando un di-spositivo chiamato aqua plaining,che garantirebbe al veicolo unamaggiore tenuta di strada e al gui-datore maggiore sicurezza.Il progetto ha superato positiva-mente le simulazioni di laboratorioe si avvia ora a una fase più con-

creta con la creazione, entro seimesi, di un prototipo che sarà ta-stato dal Politecnico di Milano, isti-tuto che fin dai primi momenti hadimostrato un vero entusiasmo,partecipando anche allo studio nel-le vari fasi. Superato anche questoscoglio, alla società non resta chescegliere la strategia migliore perdare avvio alla produzione indu-striale: fare da soli o appoggiarsi auna delle due Case Automobilisti-che (una straniera e l’altra italiana)che da tempo hanno dimostratoprofondo interesse per questo bre-vetto. Il mercato potenziale che sipotrebbe aprire nel mondo riguar-derebbe qualcosa come sessantamilioni di autovetture. Il coinvolgimento della nostra Ban-ca in questa iniziativa si concretiz-zava in seguito a un incontro,presso una associazione di impren-ditori, del dottor Toros con i verticidella nostra Banca; incontro avve-nuto in quel periodo nel quale laBanca dava vita a quel percorso

formativo per i giovani – chiamatoLab Inn 2.0 Start up your future –per dar loro le opportunità di en-trare nel mondo dell’impresa.Altri successivi incontri Toros-Ban-ca mettevano a fuoco la validitàdella start up con la conseguentevolontà della Banca di prospettarsinon come finanziatore ma comesocio dell’impresa appena nata.«È un fatto estremamente impor-tante – conclude il dottor Toros –non solo perché credo sia la primavolta che una Banca entra comesocio in una start up ma soprattut-to perché apre con managementdiretto alla sviluppo economico delterritorio».Da parte sua il Direttore generaledi Banca della Marca ha sottoli-neato che «iniziative come questasono un gran segno di vitalità del-la nostra Banca: in un momento incui l’economia del Paese vive unaprofonda crisi è dovere far cresce-re queste nuove aziende che pun-tano sull’innovazione, sul digitale».

far crescere una start upIMPORTANTE INIZIATIVA DI BANCA DELLA MARCA

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S O C I E T À O G G I

È stato da poco superato il primoanno tecnico di costituzione dellaCooperativa Sociale Opera dellaMarca, e con metà gennaio 2015verrà invece festeggiato il primoanno operativo, ed è tempo di bi-lanci. Fare un bilancio dopo solo 12mesi può essere prematuro per da-re giudizi sommari, ma è senzadubbio importante da un punto divista di indicatore di performance,soprattutto rispetto alle attese e al-le premesse. Cooperativa SocialeOpera della Marca è nata con unamissione molto chiara che è la tu-tela del disabile, della sua dignità eil diritto di integrarsi nella comuni-tà, a contatto con la propria retefamiliare e sociale, attraverso l’oc-

cupazione lavorativa. Sulla basedelle proprie possibilità, ragazzi eadulti autistici lavoreranno anche inpresenza di gravità del quadro cli-nico o comportamentale.Questa cooperativa di tipo B è na-ta inoltre con un concetto spessopredicato da tanti ma altrettantospesso declinato in maniera parzia-le o assolutamente sbagliata, che èil concetto di fare impresa sociale:creare valore economico sostenibi-le facendo interagire le attività la-vorative con le realtà produttive delterritorio.Partendo dal concetto che le Coo-perative Sociali, come tutte le or-ganizzazioni del terzo settore, so-no istituzioni orientate verso i8

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un anno di impegni socialisul territorio

Opera della Marca:un motoredi sviluppodel welfare locale,protagonista dei processidi riorganizzazione della spesa sociale.

OPERA DELLA MARCA

In alto. La «bici degli abbracci».�

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bisogni e portate a individuare so-luzioni innovative alle problemati-che sociali (Light, 1998) e che laloro capacità di innovazione nel-l’ambito dei servizi di welfare è daconsiderarsi alla stregua delle pic-cole imprese nel settore commer-ciale, allora non possiamo che ri-conoscere in forza di tale capacità,Opera della Marca come un po-tenziale, interessante e brillantemotore di sviluppo del welfare lo-cale e un probabile protagonistadei processi di cambiamento e rior-ganizzazione della spesa socialeche stanno caratterizzando i siste-mi di protezione sociale non solodel territorio ma di tutta Europa. Qui bisogna riconoscere un grandemerito ai partner che hanno datovita alla Cooperativa, dove da unaparte c’è un Credito Cooperativo,Banca della Marca, che ha mo-strato una grandissima capacità dileggere i bisogni sociali e di pren-dersene carico attraverso il finan- ziamento e l’implementazione disoluzioni innovative che prendonoforma come effetto di un’intrinse-ca capacità di produrre «relazionicon la comunità».Dall’altra parte la Fondazione Oltreil Labirinto onlus ha portato nelprocesso di innovazione bisogniconcreti e tangibili di un mondospesso sommerso, quello dell’auti-smo, una sindrome complessa checolpisce il cervello di un individuo,alterandone le abilità relazionali ela sua capacità di comunicare. Mol-to diffusa ma ancora poco cono-sciuta, questa sindrome comportagravi conseguenze a livello com-portamentale, tra cui isolamento,gesti ripetitivi e stereotipati, osses-sività. Si stima che in Italia ne sianoaffette oltre 500.000 persone e sicalcola che tra queste circa 1 bam-bino su 100 soffra di disturbi dellospettro autistico. Inoltre anche Ol-tre il Labirinto, come Banca della 9

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Marca ha mostrato un profilo in-novativo nel porsi al centro del wel-fare come attore e non come pas-sivo ente che spera nell’ormaisempre più welfare statale e oltrea eccellenti competenze manage-riali ha portato l’idea di costruire unprogetto di vita per i propri figli le-gata allo smarcamento dall’equa-zione «persona con disabilità = ser-vizi» cercando di eliminare inoltrela condizione senza spazio e senzatempo dei «figli per sempre».Questo approccio ha in se un ri-schio, che in questo anno si è pa-lesemente manifestato con il pur-troppo malcostume di sgravare diresponsabilità il Pubblico dal porrein essere azioni a sostegno delle

funzioni innovative di tali organiz-zazioni di terzo settore. Ma questopunto può essere superato con lacondivisione allargata dei progettied i risultati ottenuti, obbligando ilPubblico ad assumere un ruolo at-tivo e propositivo.Ma questo anno cosa ha portato?I numeri sono ancora piccoli ma inconsiderazione della totale auto-nomia e distacco dal Pubblico so-no da considerarsi un successo. Dagennaio 2014 sono state prodotteoltre 100 HUGBIKE®, la «bici degliabbracci» che deve il suo nome al-la posizione che il guidatore assu-me per una pedalata più sicura: iltandem, in pratica, si guida dal sel-lino posteriore, grazie a un manu-

Numerosi i progetti portati a termine in quest’anno di attività: dalle bici degli abbracci, alle confe-zioni di vini pregiati, al recupero del sughero, ai laboratori artigiani avviati al «Villaggio Godega4Autism» accanto agli spazi ludici, il tutto tessuto sul filo di un aspetto etico e imprenditoriale.

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brio lungo. Il 2 aprile, in occasionedella Giornata Mondiale dell’Auti-smo una HUGBIKE® speciale tuttabianca è stata donata a Papa Fran-cesco, e per tale gesto ricordiamoquanto dichiarato dal nostro Presi-dente regionale Luca Zaia: «È unregalo prezioso in quanto realizza-to da una bellissima realtà associa-tiva ma è, anche, un simbolo cheracchiude quei valori tipici di noiveneti come la solidarietà, il senso

di comunità, la preparazione,l’umanità. E dal Villaggio di Gode-ga parte ai massimi livelli il mes-saggio che la «fortezza vuota» –come la definiva Bettelheim – cheimprigiona i ragazzi autistici puòessere abbattuta con l’impegno econ l’amore».OggiAggiungi un appuntamentoper oggi la Cooperativa impiegaquasi dieci persone di cui oltre unterzo disabili o con invalidità civile.

Oltre alla bicicletta, i ragazzi dellaCooperativa confezionano vini pre-giati come Cartizze e Prosecco esono attivi in un progetto green le-gato al riciclo del sughero, proget-to che porta interessanti ricavi.Tutti i ricavi sono stati rinvestiti nel-la Cooperativa, che oltre ad aver dapochi giorni inaugurato il primo ditre laboratori artigianali presso il«Villaggio Godega 4Autism» ha an-che iniziato la strutturazione diun’area ludica che è a disposizionedi tutta la comunità e che si conta dicompletare entro fine 2015.Il 2015 sarà un anno importante incui bisognerà cercare di consolida-re quanto fatto e allargare il peri-metro progettuale. Il Consiglio Di-rettivo in tale senso è attivissimo edi progetti in cantiere sono molti eanche molto ambiziosi. Hanno tut-ti, oltre che un aspetto etico e im-prenditoriale un filo comune, che èquello della condivisione territoria-le e l’allargamento a nuovi partnerche portino valore e knowhow.Le relazioni di fiducia dipendonodalla nostra volontà di guardarenon solo ai nostri interessi ma an-che agli interessi altrui soprattuttodei più deboli e bisognosi. OggiAggiungi un appuntamentoper oggi bisogna fortemente ritor-nare ad Aristotele e al concetto diricchezza distinguendo tra Econo-mia (oikonomiké) ovvero funziona-le al soddisfacimento dei bisognidella famiglia e della comunità eCrematistica (chrematistiké) cioè lacreazione di ricchezza conseguen-te all’accumulo di denaro per sestesso, ridando importanza a queivalori che hanno consentito almondo di progredire in un cammi-no di benessere sociale che negliultimi anni è andato scemando.

MARIO PAGANESSI

[email protected]

Un impegno costante volto agli interessi altrui, soprattutto dei deboli e bisognosi.�

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Rito Amadio, classe 1943, guarda iltablet su cui scorrono le immaginidella storia della F.lli Amadio e par-la al futuro con a fianco la figliaMarzia, che – insieme al nipoteCarlo – rappresenta la nuova ge-nerazione Amadio. A Tezze di Piave nel Comune diVazzola, su un’area di 10 mila me-tri quadri di cui 3.500 occupati daofficine, magazzini, reparti manu-tenzione e centro commerciale, Ri-to Amadio ci riceve nel suo ruolo dipresidente della società e lancia un

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F.lli Amadio sparadici locali e sfide globali

OGGI AZIENDA LEADER NELLA CLIMATIZZAZIONE MOBILE

messaggio ai giovani «Bisognaave re coraggio, determinazione evolontà. E non aver paura di lavo-rare e di sognare se si vuole intra-prendere. Occorre guardare avanti,intuire e ideare, rispondere a biso-gni nuovi…».Ha l’animo di un ragazzo inquietoquesto nonno che ci mostra conorgoglio l’azienda di famiglia e checi vive accanto assieme al fratelloAquilino: casa e bottega, culturaartigiana e management interna-zionale.

Da emigrantiad imprenditori

La F.lli Amadio Spa, con i suoi 50anni di storia ed un fatturato cheraggiunge i 7 milioni di euro è il ri-sultato di antichi ed attuali valori:sacrificio, onore, lavoro, famiglia.«Nostro padre Vittorio emigrò inFrancia dopo la crisi del 1929, ri-tornò alcuni anni dopo e mise afrutto l’esperienza ingegnandosi indiverse attività, poi nascemmo noi,Benito nel 1933, poi Aquilino nel

L’ingresso degli uffici della F.lli Amadio spa di Tezze.�

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1941 e poi io – prosegue Rito – vi-vevamo di cose essenziali e di so-gni. Alla Scuola di Arti e Mestieri«Brustolon» di Conegliano appren-demmo un mestiere perché nostropadre ci voleva capaci di cogliere leopportunità della vita».Mentre Aquilino e Benito trascor-rono alcuni anni in Svizzera per«fare musigna» nel 1962 gli Ama-dio tentano di costituire una socie-tà per gestire una officina con ilCredito Artigiano. «Ma a metterciin condizione di avviare l’impresafu un vicino di casa che diede amio padre alcuni milioni «me li tor-ni quando li hai», segno di una fi-ducia d’altri tempi tra le persone».E Rito continua «Il Signore vede chiha bisogno e le persone oneste leaiuta» diceva papà Vittorio, cheaveva l’onore ed il senso del lavoroben impressi nella vita quotidiana.Nel 1964 nasce la Amadio Snc,elettrauto, riparazioni. L’attività cre-sce velocemente – erano gli annidel boom economico – avendo co-me riferimento gli ex carrettieri deicomuni limitrofi diventati camioni-sti, l’attività segue le esigenze delmercato con flessibilità, attenta afidelizzare per qualità delle presta-zioni la clientela.

Nel 1978 nasce la Beam che, a Ci-madolmo, si occupa di refrigeratori,trombe, accessori in genere per vei-coli industriali. In pochi anni diven-ta detentrice del 50% del mercatodegli avvisatori acustici. L’azienda fupoi ceduta al socio nel 1987.Intanto gli Amadio intuiscono lepotenzialità di fare rete commer-ciale immettendo nel mercato altriprodotti di qualità sempre nel set-tore della mobilità. Comincia la col-laborazione con la tedesca Weba-sto leader nei riscaldatori, Diaviaper la climatizzazione dei veicoli,cui segue nel 1993 l’accordo con laKonvekta per il condizionamentodel settore autobus e ferroviario.Nel 1999 nasce la F.lli Amadio Spache prosegue con l’attività restan-do una azienda di famiglia – inquesto periodo comincia la produ-zione di impianti di condiziona-mento.

Essere leaderè sempre una prospettiva

Nel 1999, in seguito ad un riasset-to societario, Aquilino e Rito coin-volgono i figli Carlo e Marzia. Siapre il rapporto con Trenitalia e nel-l’azienda cominciano a delinearsi i

tre macrosettori di attività: il com-merciale (gestisce tutta la compo-nentistica legata a ciò che generabenessere nei mezzi in movimento,caldo, freddo, refrigerazione, con-dizionamento e comfort di bordo);officina (esegue montaggi, ripara-zioni ed assistenza on site e in tut-to il territorio nazionale anche at-traverso una capillare rete di servicesul territorio); produzione (svilup-po, progettazione e realizzazionedi impianti HVAC con specifica at-tenzione al settore ferroviario).Competitors? «Sì ci sono altreaziende che ci somigliano, ma non

Cinquant’anni di immagini: dal bianconero del nonno e figli...

Il reparto per la produzione di impianti legati al settore della climatizzazione.

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temiamo la concorrenza che invecestimola la ricerca, l’innovazione, laqualità del servizio – ribadisce Rito– e mentre ci affacciamo sui mer-cati esteri, ancora oggi il 95% del-la nostra attività è rivolto all’Italia».«Realizziamo 4,5 milioni di fattura-to con l’attività commerciale essen-do distributori ufficiali per l’Italia diSpheros, Bode, Frenzel; distributo-ri autorizzati Webasto, Spal, Wi-gam, Indel «B», Aurora, Manuli e dimolti altri marchi di rilevanza in-ternazionale legati al mondo dellaclimatizzazione, riscaldamento erefrigerazione. Inoltre la F.lli Ama-

dio Spa produce direttamente im-pianti per autobus, ferroviario, vei-coli speciali. Distribuiamo lavoro adartigiani del posto per circa 2 milio-ni di euro l’anno».Ma se ci sono ritardi nei pagamen-ti? «Da dieci anni non facciamo di-videndi, l’azienda di famiglia neimomenti di difficoltà si autofinan-zia anche perché la proprietà cre-de in quello che fa – sottolinea Ri-to Amadio pensando a quellamatrice di onore ed orgoglio rice-vuta dal papà Vittorio – e la clien-tela ci conferma nella serietà delservizio, conoscenza tecnica deiprodotti ed assistenza continua,onestà professionale con clienti efornitori».

La risorsa umana ela distribuzione di ricchezza

Quante persone lavorano in Ama-dio Spa «Abbiamo 25 dipendentida chi fa ricerca a chi fa produ-zione, commercio, assistenza,amministrazione. Altri 6 seguonoparticolari commesse in questoperiodo». Passati gli anni dei 120 mila km al-l’anno per girare fiere e clienti, Ri-to oggi è sul timone di comando.La figlia Marzia (commerciale, mar-

keting, gestionale) ed il nipote Car-lo (produzione e vendite, installa-zione, assistenza) sono rodati perproseguire il rapporto famigliaAmadio – impresa Amadio. E, nel2007, i due cugini hanno dato vitaad un’ulteriore azienda specializza-ta nel settore Arcond Srl proprioper quel fattore generativo che licontraddistingue.«Non è semplice mantenere le po-sizioni in questo difficile mercato,ma, insieme ai nostri bravi collabo-ratori, continuiamo a conservare ilnostro modo di operare serio edaffidabile che garantisce qualità,servizio, prontezza nelle risposte,soddisfazione del cliente. Questo cicontraddistingue e clienti e forni-tori ci stimano: per noi è una gran-de soddisfazione.– ci dice Marziamentre concludiamo la visita alleofficine – ci applichiamo continua-mente per costruire e mantenere lafiducia del cliente, investiamo co-stantemente anche nei momentipiù difficili con la consapevolezzache questo ci porterà risultati posi-tivi per il futuro». Papà Rito la guar-da con tenerezza e serenità.E la voglia di investire non è solouna affermazione, perché nel 2011– a tre anni dall’inizio dell’attualecrisi – gli Amadio hanno fatto unregalo a Vazzola: hanno fatto risor-gere in centro Villa Maternini, giàsede di un centro di recupero dellaPiccola Comunità di Conegliano,l’hanno restaurata nel rispetto del-l’essere una dimora patrizia del’600 e fatta diventare un albergoper clientela business, un servizioche mancava nel territorio locale. «Crediamo nel valore territorio – cicongeda in cortile Rito – la nostraforza sta nell’essere noi stessi, fa-miglia aperta sul mondo».

SERGIO DUGONE

Il reparto officina della F.lli Amadio spa di Tezze.

[email protected]

...a quelle cromatiche con i nipoti.

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Alla F.lli Amadio spa a Tezzedi Piave si guarda a questo 2014,50esimo di attività, comead un altro anno di crescita.Uscendo dal l’incontro con RitoAmadio e sua figlia Marziavengono in mente altre realtàimprenditoriali, arti gianali,commerciali che tra Sacile eTreviso, tra Belluno ed Oderzosegnano un territorio che concoraggio, orgoglio, sacrificio edinnovazione contrastano le sirenedella crisi.La verità è che c’è un mondoimprenditoriale, artigianale,produttivo in genere che fatica afare notizia, c’è un nuovo vigoreche attraversa il territorio, ci sonoluoghi, figure sociali, settorieconomici e persino stili di vita,che stanno raccontando un altropaese, una diversa comunità. Forse questo è un paese checon la burocrazia che si ritrova,la pressione fiscale insostenibileper chi paga le tasse,la corruzione diffusa, ha in questovigore sottotraccia uno deglielementi che ci dicono cheabbiamo un futuro.È una ripresa che parte dal basso,dalla creatività e volontà dipersone, che coniuga modernitàe tradizione, che vede il

protagonismo femminile, giovanileed anche degli immigrati.Ed ancora una volta emergeprepotente il ruolo della famigliache non è più quella di mezzosecolo fa che ha dato vitaal capitalismo molecolare, ma èla famiglia relazionale che sa staredentro i contesti, che genera retifiduciarie, che alimenta l’osaredei giovani.Nascono imprese nuove, piùtecnologiche, più votate da subitoall’export. Nascono attivitàcommerciali strategiche chestanno sostenendo le politicheespansive di nuovi mercati comequello dei paesi africani a fortesviluppo. Emerge prepotente il ruolo delladonna, una vera acrobata deimolti impegni quotidiani, oggia capo del 25% delle impresein Italia, mentre sempre di più sitrovano donne nelle gerarchie dicomando.Ma ci sono anche gli immigrati –non le partite Iva per mascherarelavoro dipendente – male imprese degli immigrati cheanche da noi stanno dando lavoroanche a nativi del posto.Oggi sono l’11,7%dell’imprenditoria italiana.E poi ci sono i giovani,

una generazione ampia di«pendolari globali», di personeche si spostano almeno in ambitoeuropeo ma non si consideranoemigrati, mescolano manualità esaperi, studiano e lavorano, sonoproiettati avanti nonostantele famiglie protettive alle spalle.E stanno nella reteapprendendone i lati positivi eusandola quando tornano perrilanciare zone del paese eprodotti tipici che solo noi siamoin grado di realizzare.È un’Italia che non ha nostalgiadel passato, che sa che tuttoandrà bene. È ottimista e guardaal futuro. Secondo la medicinaè un atteggiamento che rafforzail sistema immunitario, proteggeil cuore, potenzia il cervello,fa vivere meglio e più a lungo… Un’Italia che pensa positivoe di cui abbiamo un bisognoprofondo, ma non per dare altrialibi ai soliti noti che poici sguazzano per non cambiarequesto paese, ma per averel’orgoglio di stare nei consessiinternazionali e per essernericonosciuti per le nostre miglioriqualità.

SERGIO DUGONE

pensare positivoun altro paese oltre la crisi

[email protected]

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Il film «Leoni» uscirà nelle sale cinematografiche ita-liane dal 5 febbraio 2015.La pellicola, prodotta da CSC Production e distribuitada Bolero Film, è l’opera prima del regista Pietro Paro-lin, presenta un cast d’eccezione tra cui Neri Marcorèe Piera Degli Esposti, e segna un ritorno alla tradizio-ne della più squisita commedia all’italiana.La trama: la crisi economica (e non solo!) è ormai evi-dente, anche in Veneto, dove si era abituati a veder lecose marciare in un unico modo, quello «giusto». Maora sopravvivere è difficile anche lì. Gualtiero Cecchinnon ha mai avuto problemi di soldi, figlio di papà, ar-rogante e viziato… ma simpatico. E ora che i soldi so-no finiti come farà a tornare ai vecchi fasti? Conun’idea e una buona dose di incoscienza o con unanuova impresa, anche se in modo non del tutto con-venzionale? Il tutto muovendosi tra imprenditori, altiprelati e una famiglia tutta particolare…

«Leoni» nasce grazie ad un bando della Regione Ve-neto promosso dall’Assessorato Regionale alle Politi-che Sociali e Giovanili: «Analisi, studio e diffusione diopere culturali e multimediali giovanili.» Un bandonuovo e importante, che pone l’accento su due que-stioni oggi fondamentali: la creatività dei giovani, davalorizzare e incanalare con forza nel mondo del lavo-ro – e quale migliore occasione di un esordio cinema-tografico? – e la valorizzazione di un territorio vocatoda sempre al racconto: il Veneto.La «mission» con cui nasce l’opera ed i temi toc-cati dalla trama stessa (la crisi economica, le diffi-coltà, l’opportunità di riprendersi con una nuova ideao impresa) hanno rappresentato la giusta equazionecon cui Banca della Marca ha potuto individuare ipunti di contatto con la propria «mission» e quindi, altempo stesso, la motivazione a dare il proprio concre-to sostegno alla realizzazione dell’opera. Iniziative specifiche come «LAB INN», che sostiene iprogetti d’impresa sviluppati dai giovani del territorio,e la quotidiana attività che persegue una politica di svi-luppo a marcata vocazione locale sono nel DNA diBanca della Marca. Il film è stato realizzato grazie al bando della RegioneVeneto ed alla collaborazione di molti partner pro-duttivi tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri– Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Na-zionale, MIBACT, Rai Cinema, Fondazione Centro Spe-rimentale di Cinematografia.Hanno poi contribuito in qualità di «sponsor e productplacement» alcune aziende tra cui, appunto, Bancadella Marca.

LORIS RUI

una commedia all’italiana

Ecco il film «Leoni»

La locandina del film.

LA NOSTRA BANCA TRA GLI SPONSOR DELL’OPERA

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sui soldi che non ci sono più�

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Pordenonedal manifatturieroalla culturaContrada Maggiore (ora Corso Vittorio Emanuele II) e i suoi palazzi.

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«Pordenon è bellissimo, pieno dicase, con una strada molto longa,si intra per una porta et si ensse[esce] per l’altra: va in longo». Co-sì definiva Pordenone nel 1483 ilveneziano Marin Sanudo nel suo«Itinerario delle province venete».Una città, dunque, cresciuta in lun-ghezza e che ben presto si sarebberivelata insufficiente se già nel1553, la municipalità decideva diallargarne la cerchia, che però nonsi sviluppò attorno al nucleo piùvecchio, ma sempre «in longo».Se i primi documenti fanno risalirel’abitato di Pordenone al Medioe-

vo, diversi ritrovamenti archeologi-ci nella zona portano all’epoca ro-mana. Di certo nascita e vita di Por-denone sono strettamente legateal fiume Noncello – da cui assunseil nome di Portus Naonis – che necostituì la fortuna commercialegrazie al collegamento con il maree quindi con Venezia. Anzi, tutta lastoria di Pordenone è legata all’ac-qua: oltre al fiume, le rogge e i la-ghetti che nel tempo hanno costi-tuito la forza motrice per le tanteattività che avrebbero portato allosviluppo industriale. Da sempre terra di commerci e di

opifici, dall’Ottocento si manifestòla vocazione industriale di Porde-none: dapprima attraverso i coto-nifici, quindi attraverso diverse al-tre industrie legate a quelleproduzioni, successivamente conaltre nei più svariati settori, primofra tutti quello degli elettrodome-stici. Se guardiamo a quel passato,vediamo che alcune grosse impre-se nel settore metalmeccanico, tes-sile, ceramico, del legno hanno fa-vorito il sorgere di piccole e medieimprese, magari legate alle grandinell’indotto, che nel tempo avreb-bero formato il tessuto connettivo

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Palazzo Badini (secolo XVII) in piazzetta Cavour.�

Il Duomo concattedrale di San Marco.�

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dell’intero settore industriale. Soloin anni successivi Pordenone avreb-be conosciuto uno sviluppo anchedel terziario, inteso non tanto co-me commercio (che in zona hasempre avuto una posizione note-vole), quanto come servizi e «ter-ziario avanzato».Gli Zanussi, i Savio, i Locatelli, gliZanette, per non dire dei più «an-tichi» come i Galvani con le loroceramiche e cartiere, avevano sti-molato la nascita di una cultura im-prenditoriale fatta di tanta voglia di

lavorare, di tanta pratica e pocateoria, di voglia di rischiare, cheforse oggi si sono perdute, compli-ci anche le trasformazioni chel’economia produttiva ha subito(un po’ dappertutto), divenendosempre meno imprenditoriale esempre più finanziaria. Oggi, quando diverse aziende so-no in difficoltà o lottano per so-pravvivere, questa vocazione indu-striale – o meglio: questa voglia difare – sembra se non in declino al-meno appannata, di certo non

Perduto lo spiritoimprenditorialedel passato, la cittàha saputo reagirealla crisi innovandoe cercando nuovimercati.

Il fiume Noncello e, a destra, la roggia di piazzetta San Giorgio.�

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La nostra filialedi PordenoneIl naturale proseguo dellapolitica di servizio della Bancadella Marca ci ha portati, dopoPorcia, nella città di Pordenonedove, in viale Cossetti 24(tel. 0434.241934) è stataaperta da qualche mese lanostra trentasettesima filiale,la sesta installata nellaprovincia pordenonese.Già protagonista di uno storicosviluppo ottocentesco legatoal settore manifatturiero(ceramica, filati, cotoni, cartieree altro) e poi a quellometalmeccanico del secondodopoguerra, la città diPordenone ha attraversatola crisi degli ultimi decennidel secolo uscendone conun drastico ridimensionamentodelle sue strutture economiche,ma tuttavia vive e operanti,che le hanno consentitodi intraprendere una ripresadi non poco conto su tuttoil territorio provinciale...La scelta dunque di Pordenoneda parte di una strutturabancaria a caratterecooperativo come la nostra

Banca vuole essere prima ditutto un profondo atto difiducia e credere nella capacitàdel mondo economico localedi superare la crisi attuale.Nel quadro della nostra missionintendiamo proporsi, conreciproco sforzo, a fianco deicommercianti, delle famiglie,come un nuovo e innovativomodello di sviluppo per tuttoil territorio. La nuova filiale, posta nelcentro storico della città,è dotata delle strutturedi sicurezza già ampiamentecollaudate in altre nostre sedi.Ma la sicurezza maggioreper i Soci e clienti è data dallapreparazione del nostropersonale, giovani seppurcon pluriennale esperienzafunzionale nei ruoli coperti,conosciuti sul territorio eseguiti dal direttore PaoloDa Giau. Un ulteriore serviziodi professionalità ecompetenza a disposizionedella clientela che Banca dellaMarca accompagna da semprecon la massima cortesia.

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sembra esserci più la spinta e la vo-lontà dei «pionieri». Tuttavia ci so-no aziende che hanno saputo rea-gire alla crisi innovando e cercandomercati nuovi. L’export è uno deipunti di forza dell’economia loca-le. Tuttavia è inutile pensare chepassata la crisi sarà tutto come pri-ma: se è cambiato tutto, devecambiare la concezione stessa di vi-ta e di economia.Per questo da anni Pordenone hapuntato molto sulla cultura: inve-stendo sulle strutture (teatro, bi-blioteca, musei) e sulle attività cul-turali, alcune delle quali sonodivenute degli eventi di risonanzanazionale e internazionale. Ac-canto a un centro culturale comela Casa dello Studente, che da 50anni opera in città, con iniziativeche si rivolgono tanto ai giovaniquanto agli adulti e agli anzianicon un lavoro quotidiano di ricer-ca e di approfondimento di tema-tiche di attualità e con una speci-fica competenza nel settoredell’arte con tem poranea, vi è l’at-tività continua del Teatro Comu-nale (inaugurato nel 2005), dellaBiblioteca Civica Multimediale nel-la nuova sede di Piazza XX Set-tembre, dei Musei Civici e dellaGalleria d’Arte Contemporanea.Vi sono poi altri organismi che pro-pongono eventi e festival, tanto

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che in una decina d’anni, Pordeno-ne è diventata la seconda città inItalia per reddito prodotto da ma-nifestazioni ed eventi culturali. Traessi spiccano, per i loro riflessi na-zionali e internazionali, il festivalletterario Pordenonelegge.it (a set-tembre), Le Giornate del CinemaMuto (a ottobre), Dedica Festival(che a marzo 2015 ospiterà lo scrit-tore cileno Luis Sepúlveda). Vi so-no poi diverse altre manifestazioni,come tutte le iniziative poste in es-sere da Cinemazero, o come Hu-mus Park e Scienzarteambiente(promossi dal Comune e rivolti inmodo particolare al mondo deigiovani e della scuola) e Pordeno-nePensa (promosso dalla Provin-cia), che contribuiscono a fare diPordenone una «città della cultu-ra», collegata al territorio per po-ter meglio sfruttare tutte le poten-zialità che nuovi modelli di turismo(culturale, ambientale, eco-gastro-nomico, ecc.) richiedono con sem-pre maggiore insistenza.

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Biblioteca Civica Multimediale in piazzale XX settembre.�

Alcuni programmi culturali delle scorse stagioni.�

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Le riduzioni descritte sono possibili grazie all’intervento di Banca della Marcache ne integra il contributo attraverso apporti diretti per l’anno 2015.

SOCIO SOSTENITORE

Alla fine del 2014 i Soci di Marca So-lidale hanno superato le 6.800 unità,consolidando la posizione di verticenella graduatoria delle Casse MutueNazionali nate su iniziativa delle Ban-che di Credito Cooperativo. È moti-vo di orgoglio per gli operatori sia diMar ca Solidale che di Banca dellaMarca, che grazie al sostanziale ap-prezzamento dei Soci, possonovantare questo risultato. Disponen-do di questa reale consistenza nu-merica e della riconosciuta adegua-tezza della gestione, si possonoottenere ulteriori vantaggi nelle pre-

ANNO 4 · NUMERO 10 · GENNAIO 2015 · Supplemento al periodico «INSIEME CON FIDUCIA» n. 66

Supplemento di informazionesulle iniziative e sulla gestionedi Marca Solidale.

10www.marcasolidale.it

RICERCA CONTINUADI NUOVE OPPORTUNITÀPER I SOCI

INIZIATIVE PERMANENTI

INIZIATIVE PERIODICHE

Ricerca continuadi nuove opportunità per i Soci

Socio richiedente fino a 30 anni (non compiuti) 10,00 euro

Socio richiedente di età superiore o pari a 30 anni 45,00 euro

Socio richiedente coniuge o convivente more uxorio 25,00 eurodi persona già Socia di Marca Solidale(di età superiore o pari a 30 anni)

Quota di ammissione Socio una tantum(primo anno d’iscrizione)

5,00 euro

Per i clienti di Banca della Marca

Socio richiedente di età tra i 18 e i 30 anni (non compiuti) –

Socio richiedente di età superiore o pari a 30 anni 30,00 euro

Socio richiedente coniuge o convivente more uxorio 15,00 eurodi persona già Socia di Marca Solidale(di età superiore o pari a 30 anni)

Per i Soci di Banca della Marca (primo anno d’iscrizione)

quote invariate dal 2007

stazioni da parte delle Organizzazio-ni con cui si collabora. Proprio par-tendo dalla consapevolezza di que-sta reale forza, sono in corso distudio ulteriori opzioni da proporreagli associati che riguardano sial’aspetto sanitario che quello cultu-rale e del tempo libero. Già nella pri-ma parte del 2015, verranno avvia-te, in collaborazione all’ULSS 7 mariguarderanno tutti i Soci di qualsia-si ULSS di appartenenza, le attivitàdefinite nel «Nuovo pacchetto pre-venzione» rivolto alla tutela della sa-lute. Altri campi di applicazione sa-

nitaria saranno esplorati, analizzati esuccessivamente, se ritenuti utili evantaggiosi, proposti. Non escluse,se del caso, forme di protezioni assi-curative studiate «ad hoc». Vivendoin un momento di critica situazioneeconomico-finanziaria generale, di-venta so stanzialmente obbligatoriovalutare opzioni che portino vantag-gi economici e soprattutto nel cam-po sanitario, possano essere signifi-cative per certe fasce di utenza.Proposte con agevolazioni e sempli-cità di utilizzo che devono porre lepersone interessate a non trascura-

I N Q U E S T O N U M E R O

di Adriano Ceolin, Presidente

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Maggiori informazioni relative ai periodi, alle prenotazioni e modalità di esecuzioneverranno comunicate di volta in volta per mezzo del sito www.marcasolidale.itdegli sms e delle filiali di Banca della Marca.

Tempo liberocultura, viaggi,spettacoli

Montegrotto è conosciuta in gran parted’Europa per le cure termali;infatti da diversi millenni in questoterritorio riaffiorano dall’entroterra fontid’acqua termale, che hanno portatoMontegrotto e più in generalele Terme Euganee a una prosperitàeconomica e culturale. Mèta di turismo internazionale,non solo per le cure maanche per l’importante testimonianzaculturale, artistica e naturalisticadel territorio.

Montegrotto Terme (Pd)Hotel Terme Preistoriche

re la cura della propria salute ed aspingerle verso una facile fruizione.Quest’anno si terrà a Milano l’Expo2015, evento di grande rilevanzamondiale, ove sarà possibile visitarel’esposizione universale delle varienazioni, attualmente più avanzata. Èun evento culturale da non perdere,e pertanto Marca Solidale si sta giàorganizzando per offrire ai propriSoci l’opportunità di vedere prodot-ti, realizzazioni di opere sia tecnicheche artistiche, nonché proposte diidee e soluzioni dei problemi comu-ni a tutta l’umanità. Apposite infor-mazioni saranno disponibili e quindidivulgate non appena saranno defi-niti i dettagli organizzativi e le condi-zioni per le adesioni.Visto inoltre l’apprezzamento avutolo scorso anno per le visite guidateriguardanti il territorio, per quest’an-no 2015, ricorrendo il centenariodell’inizio della Grande Guerra, si ri-tiene di promuovere iniziative cultu-rali su questo tema specifico.Marca Solidale sarà quindi sempreattenta e pronta ad accogliere qual-siasi opportunità da proporre ai pro-pri Soci, ritenuta naturalmente ade-guata e coerente allo scopo sociale.

Viaggi

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domenica 1 marzo 2015

Un format fieristico innovativo,una mostra-atelier internazionale dedicataalla manualità creativa in tutte le suemanifestazioni. Abilmente è un evento leader,in Italia e nel mondo, per conoscere le ultimenovità e le tendenze del fai-da-te.

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Vicenza_ABILMENTE PrimaveraFIERA DELLA CREATIVITÀ

Tariffa esclusiva per i Soci(per settimane intere) per persona,pensione completa,agevolazioni nei trattamenti

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dal 18 ottobre al 1° novembre

quota Socio 615,00 euro

Bonus Concerti

Bonus di 5 eurosull’acquistodi biglietti di concerti.

INIZ

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Prenota in filiale di Banca della Marca

Marca Solidale staprogrammando per i propriSoci dei viaggi organizzatia Milano per visitare l’EXPO,l’esposizione universale.Un evento unico, unapiattaforma di confrontodi idee e soluzionisul tema dell’alimentazione.

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La sua natura vulcanica rende Ischiauno dei maggiori centri termalid’Europa. Sorgenti, fumarole, fanghisi trovano pressochè su tuttoil territorio, con centri attrezzatied altamente qualificati. Le acquetermali ischitane a seconda della lorocomposizione sono un rimediocurativo per numerose patologie.Il clima e la straordinaria varietàdella vegetazione isolana completanoinoltre i benefici delle cure.

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Cultura

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Preiscrizionipresso le filiali diBanca della Marca

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Centro MedicinaTREVISO · MONTEBELLUNA · CONEGLIANO

Centro Medico EsperiaPORCIA

Centro LifeODERZO

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SCREENING DELLE PATOLOGIE TIROIDEE[prenotabile da gennaio-febbraio]

Consiste in una ecografia tiroidea a cui viene associato ladeterminazione del TSH per valutare la funzionalità ormo-nale. La prevenzione passa attraverso l’esecuzione di con-trolli periodici sia di laboratorio che ecografici, al fine di ve-rificare eventuali disfunzioni dell’organo.

[prenotabile da febbraio]

Rivolto a tutti coloro che desiderano una valutazionecomplessiva del proprio stato psicofisico, questo scree-ning si compone di un pannello di esami del sangue, as-sociato all’effettuazione di un elettrocardiogramma e aduna visita internistica comprensiva di valutazione eco-grafica dell’addome completo.

VACCINAZIONE HERPES ZOSTER[prenotabile da febbraio]

Vaccinazione Herpes Zoster per i Soci nati dal 1949 al1965 in collaborazione con l’ULSS 7.Il vaccino aiuta a prevenire la malattia da Herpes Zoster ea ridurne la severità sia nei sintomi che nelle complicanze.

SCREENING DEL MELANOMA[prenotabile da marzo-aprile]

La diagnosi precoce del melanoma consiste nel ricono-scere le fasi iniziali dello sviluppo tumorale per interveniretempestivamente quando la probabilità di guarigione èmassima.Lo screening offerto consiste in una visita dermatologicaper i nei, per individuare eventuali formazioni sospette.

SCREENING ORTOTTICO[prenotabile da aprile-maggio]

La visita ortottica è particolarmente importante nei bambi-ni, in età prescolare e non, per scoprire precocemente pic-

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Le spese rimborsate possono essereportate in detrazione per intero dal Socioche le ha sostenute in quanto trattasi di spesesanitarie rimborsate a fronte di contributinon detraibili del reddito.

FINANZIAMENTI ALLA FAMIGLIA

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Meraviglioso villaggio fronte mare

Il CHERRY VILLAGE e l’ADVENTURECAMP sono campi estivi dove i ragazzivivono una realtà linguistica diversa,che associa elementi abituali a vocaboli,frasi e azioni.L’apprendimento delle lingue stranieree la pratica sportiva aiutano l’aggregazione,lo stare bene con se stessi e con gli altri.

Check up «internistico»

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coli strabismi e deficit visivi nonché sintomi soggettivi chepossano ricondurre a disturbi della motilità oculare.

SCREENING OCULISTICO[prenotabile da maggio-giugno]

Costituito da una serie di test effettuati dallo specialistaper valutare le condizioni di salute degli occhi.Comprende l’esame esterno degli occhi, la valutazionedell’acutezza visiva, della funzionalità pupillare, della mo-tilità dei muscoli esterni all’occhio, la misurazione dellapressione intra degli occhi e, infine, l’esame del fondooculare.La diagnosi precoce permette di rilevare malattie a caricodella vista che, se non curate, possono compromettere lostile di vita anche in modo severo.

SCREENING MEDICO SPORTIVO BIMBI[prenotabile da settembre-ottobre]

Visita Medico Sportiva non agonisticaRiproponiamo anche quest’anno le visite medico sportiveper i bimbi, a tariffe agevolate, utili per l’attività sportiva.

SCREENING DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI[prenotabile da ottobre-novembre]

Le malattie cardiovascolari come l’infarto miocardico, l’an-gina pectoris, lo scompenso cardiaco, l’ischemia cerebra-le da varie cause, gli aneurismi e le arteriopatie perifericherappresentano la prima causa di morbilità e mortalità neipaesi occidentali.La visita cardiologia, unitamente all’ECG, costituisce il pri-mo approccio alla valutazione dello stato di salute del no-stro cuore.L’esame ecografico, peraltro, tramite l’osservazione del-l’anatomia cardiaca, ci permette di individuare, per esem-pio, eventuali anomalie nel funzionamento delle valvole enella contrazione delle pareti cardiache.

SCREENING ECOGRAFICO ADDOMINALE[prenotabile da ottobre-novembre]

L’ecografia dell’addome serve, anzitutto, per valutare la for-ma e le dimensioni degli organi in esso presenti. In parti-

colare l’ecografia addominale è impiegata per valutare ma-lattie del fegato, della colecisti delle vie biliari, del pancre-as, dei reni e per rilevare la presenza di masse occupantispazio (ad esempio tumori), di liquido libero o di raccolte diliquido all’interno dell’addome.

SCREENING DEL SANGUE CHECK UP GENERALE

[prenotabile tutto l’anno]

Si tratta di un check up completo del sangue che prevede:l’esame emocromocitometrico (per il conteggio dei globulirossi, dei globuli bianchi e delle piastrine), la VES, la glice-mia, i trigliceridi, la colesterolemia (totale e HDL), le transa-minasi (GOT e GPT) e la bilirubina, la creatinina, l’esamecompleto delle urine e il tempo di protrombina (indicativodel processo coagulativo del sangue). Il pacchetto offreanche un monitoraggio dello stato elettrolitico.

VISITA MEDICO SPORTIVA ADULTI

[tutto l’anno]

Le prenotazioni e il costo sono a carico del Socio (chechiamerà il centro medico) con rimborso del 25% allapresentazione della fattura a Marca Solidale.

Visita Medico Sportiva per attività amatorialePrevede misurazione della pressione, auscultazione delbattito cardiaco, esecuzione dell’elettrocardiogramma ariposo.

Visita Medico Sportiva per attività agonisticafino ai 35 anniPrevede visita medico sportiva generale con esame del-la capacità visiva, spirometria, esame delle urine, elettro-cardiogramma a riposo ed elettrocardiogramma dopostep-test.

Visita Medico Sportiva per attività agonisticaoltre i 35 anniPrevede visita medico sportiva generale con esame dellacapacità visiva, spirometria, esame delle urine, elettro-cardiogramma a riposo e prova da sforzo massimale alcicloergometro.

Supplemento a «Insieme con fiducia», quadrimestrale di Banca della Marca

Direzione e redazionevia G. Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/[email protected] · tel. 0438.993212Direttore responsabileAngelo RomanDirettore editorialeAdriano Ceolin

Segretaria di redazioneMariapia BiscaroComitato di redazioneLuigino Manfrin, Piergiovanni Mariano,Guglielmo Mazzer, Mario Meneghetti, Vittorio Janna,Luca Pin, Gino Zanatta.

L’elenco completo degli esami è disponibile sul sito www.marcasolidale.itMaggiori informazioni relative ai periodi, alle prenotazioni e modalità di esecuzione verranno comunicatedi volta in volta per mezzo del sito www.marcasolidale.it degli sms e delle filiali di Banca della Marca.

35euro

da 35euro

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La farina di mais e il latte ci ripor-tano subito dentro quella culturaalimentare che ha caratterizzatoper un paio di secoli la tavola dellanostra gente, in particolare dentroquella abitudine serale (polenta elatte) che ha imperato, fin sulla so-glia degli anni sessanta del secoloscorso, nella maggioranza delle ca-se di campagna e, in misura mino-re, in quelle metropolitane. Se poia questo aggiungiamo le colazionidei mattini d’inverno ecco rispolve-rati i pestarèi (con o senza zucca),piatto tipico della cucina contadinaveneto-friulana del passato il qua-le, se non nobilita del tutto la po-lenta, in un certo senso la riqualifi-ca proponendola ancora una voltadegna di una tavola prelibata.Dovendo ora presentarne la ricet-ta non si può non partire dal suoelemento base (la polenta) para-frasando il detto toca far la polen-ta co la farina che se à, e prosegui-re con far da magnar co la polentache se à! Le scelte, infatti eranopoche: per lo più polenta, latte, lat-ticini e poi ancora polenta.Si racconta un aneddoto ambien-tato in una numerosa famiglia con-tadina di inizio Novecento: ognimembro aveva in dotazione unascodella e un cucchiaio per la cola-zione del mattino, costituita da po-lenta e latte. La padrona di casaversava la dose stabilita di latte e dipolenta. In quella famiglia vigevauna norma: fin che c’era latte nel-la ciotola, si poteva avere un sup-plemento di polenta. Fu così cheun ragazzo, sempre affamato, ideòun sistema per poter usufruire dipiù repliche: forò il cucchiaio. Pas-sarono diversi giorni, prima che lacuoca scoprisse l’inganno, anche

inverno,stagione dei

perché il meccanismo funzionavasolamente quando per la colazio-ne c’erano puro latte e pura po-lenta, non funzionava quandoc’erano i pestarèi, poiché otturava-no il foro nel cucchiaio già al primoboccone. Far da magnar co la polenta che seà, cioè inventare ricette utilizzandociò di cui si disponeva: i pestarèi erauna di queste ricette, anzi ve n’era-no due, pestarèi semplici e pesta-rèi co la thuca. Per la loro realizza-

zione, non servivano né particolariattitudini né tempi lunghi: dopo-tutto si trattava della colazione,quindi da preparare e poi ancheconsumare in fretta. I pestarèi semplici non erano altroche una polentina cotta in acqua elatte, metà e metà, con l’aggiunta,disponendone, di un po’ di farina difrumento e burro; una volta cotta lapolenta tenera veniva colata in unascodella e coperta con latte freddo.Un po’ più elaborata era la ricetta

RIPROPOSTO UN PIATTO DELLA TRADIZIONE POPOLARE

pestarèi

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dei pestarèi co la thuca, se non al-tro per l’elemento in più che veni-va utilizzato: la zucca. La versionepiù spiccia prevedeva il versamen-to nei pestarèi già pronti della pol-pa della zucca. Quella più elabo-rata prevedeva la preparazionedella zucca lessata, sbucciata, conl’aggiunta di un poco di latte; si ri-

portava quindi il tutto ad ebolli-zione, si versava sopra qualchemanciata di farina di mais e di fru-mento ed una noce di burro. Iltempo di cottura era di circa mez-z’ora; quindi i pestarèi co la thucasi servivano bollenti, con lattefreddo versato sopra.Riproporre oggi questo cibo non è

cosa facile né comoda perché, oltrea certi gusti del passato, abbiamoperduto la semplicità e la sobrietàdi una cucina che ci restituiva inpiaceri il tempo che le dedicavamo.

CARLO ZOLDAN

la ConfraternitaALLA FIERA DI SANTA LUCIA

Nel dicembre del 2013 nel corsodella millenaria Fiera di SantaLucia di Piave, nell’ambito dellaFiera del Gusto e delle Eccellenze,ha fatto la sua comparsa perla prima volta la Confraternitadei Pestarèi, associazione volta adiffondere, nello spirito dell’anticatradizione gastronomica locale, ilripristino e la diffusione di questopiatto (i pestarèi) un tempo assaidiffuso tra il ceto popolare.La nuova Confraternita – natain seno alla cooperativa «CentroPoliculturale» di Farra di Soligo –è stata presentata da GiuseppeBiscaro, titolare dell’agriturismo«Il Filò» di Farra di Soligo, nonnuovo alla ricerca dei gustidel passato. Il dottor Biscaro haampiamente illustrato ai presentile varie ricette e le condizionistorico-sociali che erano alla basedi questa pietanza popolare.

Il piatto è stato quindi preparato«dal vivo» da Giovanna: i pestarèisono stati scodellati deliziandoi palati degli intervenuti, tra i qualifigurava il maestro GualtieroMarchesi. Piatto tipico del trevigiano, diffusoanche nelle province venete efriulane, i pestarèi – chiamatizuf e mesta nel dialetto friulanoe patugoi nei vari dialetti veneti –dovrebbero richiederetassativamente il solo impiegodella farina di mais e latte freddo;ogni altro ingrediente, quali lazucca, il burro, la farina di grano,si debbono quindi ritenere dellevarianti della ricetta originaria,varianti che a volte hanno datoorigine anche a nomi diversi.In attesa che la Confraternitasancisca la ricetta definitivasui pestarèi (con o senza zucca),una breve ricerca da noi condotta

[email protected]

La versioneoriginaria

è con zuccao senza?

dei Pestarèi

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sui dialetti dell’area veneto-friulanaconfermerebbe ovun que chei pestarèi, comunque sidenominino, vanno preparati conla sola farina di mais e acqua(tutt’al più con un aggiunta dilatte). Su questa linea è anchelo studioso Pirona che nel suovocabolario, pur rilevandole diversità tra zuf e mesta,esclude l’impiego della zucca: zuf«è una vivanda d’uso popolarefatta da un miscuglio assai molledi farina di grano turco e acquaoppure latte, bolliti insieme, chesi mangia di solito in scodellelarghe, versandovi sopra del lattefreddo» mentre mesta è«farinata simile allo zuf, ma piùdensa, cotta nell’acqua, chesi mangia versandovi sopra, inciascuna scodella, della batude[il latte da cui si è tratto il burro] oeventualmente del latte freddo».L’uso di aggiungere nell’impastola zucca (pestarèi co la thuca)pare sia una tradizione carnica,poi estesa in Friuli e nel Veneto,legata alla festività della Befana.

Giuseppe Biscaro e Gualtiero Marchesi all’assaggio dei pestarèi.�

«Accadde in casa di Bepi Amadio, in Borghet, molti annior sono, in una mattina d’autunno allorché l’aria siraffredda e l’appetito si va moltiplicando a secondadella temperatura. La buona signora Albina,mamma di Bepi, mi aveva invitato a mangiarela polentina con la zucca…E al mattino, eccoci tutti noi ragazzi attornoal focolare ad assistere al bollire della zuccanel paiolo ripieno di latte, allo scenderedella bella farina gialla che si confondeva collatte e la zucca e ci sembrava vedere la crema.Dopo le dovute bolliture, la polentinafu versata in tante scodelle quanti eranogli avventori presenti, desiderosi di faronore alla profumata crema; e con altrolatte che arrivava all’orlo della scodellaebbe inizio il sacrificio! C’erano i fratellini e la sorellinadi Bepi, e c’ero io soddisfatto e tutto rosso in viso.Alla fine, ringraziata la signora Albina, io e Bepici recammo alla scuola, la pancetta rigonfia».

C. Fattorello, Quando Sacile profumava di vaniglia. Memorie inedite di fineOttocento, Gaiarine 2013.

Quel mattinoparticolare

Non a caso, zucca e farina digranoturco sono alla base anchedella pinza veneta che, conl’aggiunta di frutta secca e semidi finocchio, si prepara proprionella prima settimana di gennaioe si consuma durante il Panevin.In alcune aree metropolitane, piùaperte a cogliere certe tradizionidella campagna, i pestarèi co lathuca costituivano addiritturala colazione d’obbligo per queiprimi giorni dell’anno nuovo.Forse essi rappresentavano unaugurio o più semplicementeuno dei rari momenti dolci di unavita spesso agra.

(A.P.)

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Se è vero l’assunto popolare se-condo il quale «l’abito non fa ilmonaco», dobbiamo subito con-venire che questa convinzione po-co si adatta alle divise militari e aun certo loro fascino: un senti-mento d’antico derivato indubbia-mente da quelle uniformi che neisecoli passati si distinguevano perla bellezza dei colori e per l’elegan-za delle forme. Non di meno, den-tro quel culto che spesso si pavesa-va di inutili vanità – rappresentateda gualdrappe e alamari, filettatu-re e mostrine dorate, stivali e cap-pelli piumati, pennacchi e insegne,stendardi e bandiere, bande e rullidi tamburo – si è sempre salda-mente cementato quel sentimentodi orgoglio militare e di onore cheformavano il nerbo di una vocazio-ne (o se vogliamo di un mestiere)che richiedeva coraggio e predi-sposizione al sacrificio supremo:aspetto anche questo, e di non po-co conto, che ha alimentato dasempre il fascino delle uniformi.

Sparita nei tempi nostri la pompo-sa maestà della divisa, il suo fasci-no è però sopravvissuto resistendoanche alla semplicità delle attualiuniformi, in uso in quasi tutti glieserciti moderni, semplicità e prati-cità imposte dalle esigenze dellaguerra moderna.E proprio per saperne di più suquesto incanto siamo andati a tro-vare a Pordenone il dottor Massi-mo Zoppi, collezionista di divise mi-litari, ma soprattutto ricercatore estudioso di eventi bellici del suoFriuli, nonché autore di apprezzatisaggi storici. Ci sorprende subito,in questa sua abitazione, la dispo-sizione su tre piani di una mostra,bella e ordinata, di manichini in di-visa, ciascuno con un proprio car-tellino informativo come meglionon potrebbe disporre un museo;riguardano in gran parte uniformidell’esercito italiano del secoloscorso, con qualche splendida ec-cezione per quelli europei.Quasi a voler indirizzare le nostre

divise militariil fascino delle

Incontro con Massimo Zoppicollezionista e studioso friulano

QUANDO COLLEZIONISMO E CULTURA SI INCONTRANO

sensazioni Zoppi ci informa che lasua «non è certo la collezione traquelle più complete: nel solo Friuliinfatti ne esistono delle altre, siapubbliche che private, assai piùampie». Veniamo a conoscenzache questo tipo di collezionismoannovera un numero considerevo-le di appassionati, possessori di rac-colte che potrebbero far invidia adei musei pubblici. «Purtroppo – ciillustra Zoppi – queste collezioni fi-niscono per motivi di spazio neigrandi armadi, dove persino ai pro-prietari risulta difficile vederle».Ci sembra di capire dunque che trai cultori di questo appassionantecollezionismo, alla grande passio-ne e alla profonda conoscenza deisingoli fatti d’arme, non sempre siaccompagni una uguale attenzio-ne alla storia in generale che per-metta di collegare il materiale rac-colto alla realtà sociale alla quale èappartenuto. Se ciò è scusabile peri privati – per i quali, in fin dei con-ti, è solo un hobby – diventa im-

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perdonabile quando la mancanzad’approccio scientifico si evidenziaanche nei pochi musei delle ForzeArmate che troppo spesso sono so-lo confuse raccolte di cimeli.«Una divisa non è un saio e nem-meno un vestito: è un libro apertodove possiamo leggere l’intera vitadi chi ha l’ha indossata, l’apparte-nenza all’arma, le campagne belli-che, i meriti acquisiti e persino leferite riportate in combattimento.È qualcosa destinata a vivere oltre ilservizio attivo, così come un librocontinuerà a essere tale anche do-po che si è letto». E per questo, dastudioso oltre che collezionista,Massimo Zoppi non ha mai trascu-rato di esporre accanto alle divisenastrini di campagne, medaglie, in-dicazione di reparti, insegne e ognialtro riferimento legato all’unifor-me esposta.

da ragazzo in un armadio quelladel nonno ufficiale delle TruppeColoniali. La raccolta è così prose-guita caratterizzandosi con unifor-mi soprattutto di ufficiali, sia d’or-dinanza che da sera o di gala, «conl’aggiunta – ci sorride Zoppi – an-che della mia. In genere queste di-vise da ufficiale si trovano più facil-mente sul mercato; a volte comericordi di famiglia passano da unagenerazione all’altra, mentre quel-le dei militari semplici raramentevengono conservate».Ma il mercato ha anche risvolti nonpropriamente idilliaci, a cominciaredai prezzi soggetti spesso al capric-cio dei venditori e soprattutto allaproliferazione dei falsi. «Non solodivise ma medaglie, mostrine, os-sia una «militaria» varia tanto bel-la quanto posticcia e falsa da tro-vare acquirenti non abituali, attirati

richiede un museo privato anche sepiccolo: i pericoli maggiori sono rap-presentati dalle tarme, dall’umidità,dalla luce naturale e artificiale; perquesto l’ambiente è sempre aeratoe umidificato al punto giusto.Ma è ora di percorrere questa bel-lissima esposizione museale racco-gliendo purtroppo solo alcunispunti tra i tanti che vorremmo an-notare. Al piano terra, dentro te-che di vetro, ricordiamo vari pezzidi divise tedesche, quella di un us-saro, un elmo chiodato (1895-1918), una folgorante giubba ros-sa della fanteria inglese (1910) euna divisa svizzera («il cui panno –ci dice Zoppi – serve tuttora percontraffare altre divise europee»).Nei piani superiori una ampia car-rellata di uniformi italiane dei primiquarant’anni del XX secolo conuna vera chicca: una completa di-

unicamente dalla bellezza di unaincisione o dalla composizione diun manufatto. Per questo occorresempre aggiornarsi e istruirsi». Da non trascurare infine il lavoro dimanutenzione e custodia che pure

visa meharista del periodo colonia-le. In definitiva, un ampio pezzo distoria che premia uno studioso cheha saputo mettere insieme passio-ne e cultura.

N.R.

Spicca, nel settore delle uniformi italiane del secolo passato, quella dei reparti meharisti del periodo coloniale.(Le foto sono relative a mostre organizzate nel 2004-2006 presso il Circolo Ufficiali del 132° Regt. Carri a Cordenons).

Per soddisfare la nostra curiosità lostudioso ci spiega che la passioneper le divise gli è stata trasmessa dauna zia maestra attraverso i solda-tini di piombo; alla raccolta di divi-se si è invece dedicato rinvenendo

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Si allarga anche in Italia il boomdei ristoranti che offrono ai propriclienti un nuovo servizio: lapossibilità di chiedere la doggybag, ossia il cestino per contenerei resti di un piatto troppoabbondante o di una bottiglia divino bevuta a metà, ossia tuttociò che il cliente ha pagato mache non è riuscito a consumare.L’usanza, nata tempo fa in suoloamericano, si riferiva inizialmenteai resti riservati al cane di casa (daqui il nome «borsa del cane»), masi è con il tempo allargata agliavanzi da consumarsi in proprioil giorno dopo. Questa nuova moda, più chefiglia della attuale crisi economica,è frutto di un coscienziosoatteggiamento verso il cibo e, piùcomunemente, contro gli sprechi:in un mondo dove ancora regnasovrana non solo la fame mala carenza alimentare, il sacchettoporta vivande è un palese atto dicontrotendenza e un chiaro invitoa seguire un regime più ordinatoe regolare soprattutto quandosi tende a strafare al ristorante.E tuttavia, rispetto alla doggy bag,

vergognarsene è ormai simbolodi chiuso provincialismo che nontiene conto dei profondimutamenti nella società edei rapporti tra ristoratori e clienti.Solo gli stranieri appaionodisinvolti: attori e attrici, politicie artisti la richiedonoabitualmente in patria e all’estero;nessuno infatti ha avuto nulla daridire la scorsa estate vedendoMichelle Obama uscire con lafamiglia da un ristorante romanocon sua doggy bag in bellamostra. Nel nostro Veneto l’uso èpoco introdotto rispetto a quantoinvece avviene nelle altre regioni(in testa Lombardia e, moltodistanziate, Lazio e Liguria) mamolto si sta facendo persconfiggere questo tabu.Altrove il problema ha avuto piùattenzione: la Provincia di Trentoha uniformato la prassidistribuendo le vaschetteai ristoratori mentre la RegioneLombardia si è raccomandata cheil sacchetto porta vivande fossestrettamente di cartoneecologico.

(A.P.)

portarsi a casa Divampa l’uso della doggy bag

permangono in noi italiani deitabu profondi legati alla tirchieria,a ricordi di miseria atavica,un senso innato di vergogna,sebbene la stessa Cassazione,in una sentenza del luglio scorso,abbia riconosciuto la doggy bagcome un «inviolabile diritto»di chi mangia al ristorante. Secondo una ricerca dellaColdiretti, infatti, solo un italianosu tre non ha problemi a portarsia casa gli avanzi; il 24 per centoli ascia sul tavolo perchéimbarazzato a richiederli; soloil 10 per cento considera la doggybag un diritto. In genere sonoi giovani a richiederla, sia inpizzeria che al ristorante,ma anche i cinquantenni che conil cibo si portano a casa ancheil vino. Proprio per spingere gli italiania questa nuova pratica, è sorto direcente «Il buono che avanza»,un coordinamento tra ristorantiitaliani al fine di promuovere l’usodel sacchetto: se l’iniziativa partedal ristoratore il cliente è semprepropenso ad accettarla, vincendola timidezza e imbarazzo;

gli avanzi dal ristorante

TERRITORIO

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T E R R I T O R I O

Il nostro territorio è ricco di pianted’alto fusto, esemplari secolari odalle forme strane (leggi esotiche)provenienti da antichi parchi pub-blici e privati: alberi maestosi mapoco conosciuti o ignorati se nonaddirittura snobbati dalla granmassa cittadina. Il paesaggio ve-neto, al di là dell’ampia urbanizza-zione operata nei decenni passati,rimane tuttora particolarmente in-teressante anche sotto l’aspettonaturalistico tanto da presentarsioggi con una marcata propria ca-ratterizzazione che lo distingue da

quello delle altre regioni italiane. Bene ha fatto pertanto la RegioneVeneto a promuovere la legge del2012 sulla tutela del paesaggio,presentando anche un elenco di al-beri centenari, veri monumenti ditutto rispetto: ne sono stati catalo-gati ben novantadue, ciascuno conla sua insita bellezza e talvolta conla sua curiosa storia. «Ma l’aspettopiù importante di questa legge re-gionale – ci conferma la dottoressaElisabetta Dal Col, naturalista e col-laboratrice della nostra rivista – è ilsuo fine ultimo volto a tutelare il

patrimonio naturale e storico dellanostra terra». Intorno a questo pri-mo elenco di alberi secolari si è in-fatti creato un interesse particolareche va dalla ricerca di nuovi esem-plari fino alla creazione di un vero eproprio indirizzo turistico, mossonon soltanto dalla curiosità ma an-che dalla cultura. «La scomparsadel mondo contadino ha purtrop-po colpito anche quelle poche no-zioni arboree che ci permettevanodi conoscere il nome di un alberoo di distinguerne uno dall’altro.Questo ritorno alle scienze natura-

turismotra gli alberi

Una proposta alternativa

ALLA SCOPERTA DELLA NOSTRA FLORA CENTENARIA

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li non deve essere limitato allamaestosità delle piante centenariema deve dialogare fortemente contutto il mondo vegetale che, oc-corre ricordarlo, rappresenta laquasi totalità degli esseri viventi».Per questo motivo, ci suggerisce ladottoressa Dal Col, in un immagi-nario itinerario «turistico-arboreo»,una prima visita spetta all’Orto Bo-tanico di Padova, vero giardino del-le biodiversità, dove maestosità edesotismo, spazio e tempo, hannocreato un concentrato di culturabotanica da soddisfare ogni nostraesigenza. Fondato nel 1545 su pro-getto di Francesco Bonafede qualespazio per coltivare piante medici-nali per la Repubblica di Venezia, siè nel corso dei secoli dedicato allaricerca arricchendosi di piante eso-tiche. Recentemente l’Orto ha al-largato l’area illustrativa dei luoghi

vitali del nostro pianeta, dall’equa-tore alle regioni subartiche, nontrascurando tuttavia i «suoi» mo-numenti naturalistici: la palma diSan Pietro, la pianta più antica del-l’Orto, piantata nel 1585 e resa ce-lebre da Goethe; il ginkgo bilobapiantato nel 1750; la magnoliamessa a dimora nel 1786; il plata-no del 1680 con il fusto cavo chepotrebbe accogliere più persone.Inoltre, per coloro che fossero inte-ressati ai nostri più che centenarimonumenti naturali, segnaliamo,in provincia di Treviso, il cedro diChiarano all’interno di Villa Zeno aCessalto che la tradizione popolarevuole essere stato piantato da Giu-lio Cesare in persona. Una farniacentenaria è quella del Parco del Si-le, e, un’altra ammirabile, si innal-za a Fossalta di Portogruaro, vicinoall’antica chiesa di Sant’Antonio di

Villanova di Vado: è uno tra gli al-beri più antichi della Regione conben oltre cinque secoli di vita. Nel-l’area contermine al bellunese so-no da citare almeno due alberi par-ticolari: il castagno Balech sulmonte Tomatico, molto antico, el’albero della bicicletta nel bosco diSitran, frazione di Puos d’Alpago.Quest’ultima pianta, un castagnodi oltre cent’anni, ha inglobato nelsuo tronco una bicicletta da don-na, unico esempio in Italia.In Friuli meritano certamente unavisita il bagolaro presente nellapiazza principale di Staranzano(Go) con un tronco di quattro me-tri di diametro e la sophora japo-nica pendula a Villotta di Chions(Pn) che ha sulle spalle oltre tre se-coli di vita.Anche le colline dell’area di confinetrevigiano-pordenonese nascondo-no piante degne di tutto rispetto (edi una visita): ad esempio, il casta-gneron del Patriarca sull’omonimosentiero tra Cordignano e Caneva(pianta di castagno che meritereb-be delle urgenti cure per non per-derla per sempre) e, vicino, in loca-lità «Spigolon-Pian delle Lastre» diCordignano, l’altro grande casta-gno ricco di storia e di memorie ci-tato anche da Giovanni Carraro nelsuo recente volume «I sentieri na-scosti delle Prealpi Trevigiane». ASacile, in Prato Castelvecchio, esi-ste quasi morente un platano ul-tracentenario (piantato nel 1856) epiù di un carrubo selvatico (cercis)piantati dalle famiglie nobili alla fi-ne del 1700 quando il piazzale eraridotto a cimitero. Un modo diverso – conclude ladottoressa Dal Col – per com pe- netrarsi in una natura e ribadireuna volta in più che piante e per-sone sono legate ad un unico me-raviglioso destino, da rispettare eamare.

MARIO MENEGHETTI

Cedro del Libano a Chiarano (Tv) e sophora japonica pendula a Villotta di Chions (Pn).

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Da quando Prometeo rubò il segre-to del fuoco agli dei dell’Olimpo,l’umanità ha sempre dovuto pagar-ne lo scotto subendone la potenzadistruttrice. Domarlo fu per moltotempo ritenuto impossibile: quellelame possenti e fiammeggianti –fatte praticamente di niente ma ca-paci di devastare ogni cosa – e chesi sprigionavano in una perenneascesa al cielo, ricordavano all’uo-mo primitivo la sacralità di un donoche avrebbe dovuto per sempre ri-spettare e venerare. Forse per questo, uomo e fuocotessono nella storia della civiltà unfilo conduttore che, tra mito e real-tà, giunge fino ai nostri giorni. Dalbraciere sacro tenuto sempre acce-so dalle vergini Vestali a quello sulfocolare protetto dai Lari, il fuocoha sempre accompagnato con lasua presenza la vita e le attività del-l’uomo sia all’interno che all’ester-no della casa; è stato un calore ras-sicurante e insieme un pericoloterribile, un fulcro vivo e stupendoche per secoli ha alimentato unameraviglia naturale inserendola nel-la cultura popolare, prima di esseredel tutto imbrigliata nelle spirali diuna industria moderna che ce laconcede con la parsimoniosa gra-zia degli augelli della cucina.Oggi infatti la nostra famigliarità

col fuoco è scemata, ridotta allabanalità di una candela accesa altavolo del ristorante attraverso laquale crediamo vivere un momen-to fuori dall’ordinario, mentre in re-altà forziamo il significato di unatradizione di cui abbiamo perdutoil significato. E non è purtroppo ilsolo caso: i grandi roghi accessi nelcorso dell’anno nelle campagne inoccasione delle diverse festività re-ligiose erano significativi di una cre-denza popolare che oggi ignoria-mo, anche se essi continuano abruciare in certe sagre paesane.«L’aspetto peggiore di tali opera-zioni – stralciamo da un recente li-bro di Nino Roman edito dal Rota-ry Club di Sacile – è che a queste“escursioni del passato” si è volu-to dare una patente di cultura euna patina di ritualità ormai perdu-te e che neanche il popolo, untempo depositario dell’antica usan-za, più ricordava».Appare assai evidente che ciò chenel corso dei secoli si è perduto èsoprattutto la sacralità del fuoco, isimboli, i riti e insieme quella pau-ra ad esso legata che ha attraver-sato la civiltà contadina. Contraria-mente a quella borghese infatti, laciviltà contadina lo temeva (simbo-lo del diavolo) e lo rispettava (por-tatore di beni) e pregava Sant’An-

tonio (da sto loco / allontana acquae foco) divenuto il demiurgo pereccellenza dopo il definitivo obnu-bilamento di San Floriano. La no-stra era ha ripudiato il fuoco men-tre il mondo contadino non hapotuto farne a meno – oltre cheper le solite ovvie ragioni – ancheper il lavoro agricolo, in quanto ele-mento purificatore dei campi, di-struttore della sterpaglia e prepara-tore di nuova semina. A benguardare questo rito purificatorenon era molto diverso da quello sa-crificale compiuto dagli antichi gre-ci o ebrei sugli altari: il fuoco di-strugge ma allo stesso tempopurifica, disgiunge e riunisce, pre-para il tempo nuovo, un tempo cheha, nel ciclo annuale, imperscruta-bili scadenze quali capodanno, sol-stizi, equinozi che spesso si sovrap-pongono alle ricorrenze patronali. Ecco allora che il nostro panevin,come i fuochi di San Giovanni, delSacro Cuore e simili, altro non so-no che atti propiziatori per racco-gliere tutta luce possibile da offri-re a un anno o a una stagionenuova, roghi per distruggere il pas-sato, per scacciare le tenebre, peraccedere al futuro. Nient’altro chebruciare il tempo per guadagnarealtro tempo.

ANNA PERUCH

tra mito e stagioni

Tradizione perduta

PER SCACCIARE LA PAURA E BRUCIARE IL PASSATO

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il fuoco

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Com’è ormai tradizione, l’arrivo dellastagione fredda ha coinciso conla consegna degli attestati e dei premiper le borse di studio assegnatedalla nostra Banca agli studenti chehanno conseguito risultati eccellentinel corso dell’anno scolastico2013-2014.Sorta nell’ambito del ProgettoFamiglia, l’iniziativa ha viratoquest’anno la boa dell’undicesimaedizione mostrando tutta la suavitalità e insieme l’opportunitàdi premiare i giovani che con profittosi dedicano agli studi.Dentro la cornice della sala convegnidella Banca, in un clima semplicee famigliare, il presidente GianpieroMichielin ha sottolineato cheil premio non è rivolto all’alto votoraggiunto ma all’impegno, lo sforzo,la costanza che lo studio comporta,senza dimenticare le fatiche e gli onerifinanziari che la frequenza scolasticatalvolta comporta alle famiglie.Il presidente ha inoltre rimarcato comequesta edizione venga ad assumereun significato del tutto specialein quanto chiude idealmente un annodi lavoro dedicato ai giovani e alle loroenergie operative. «Con il progettoLab Inn 2.0 abbiamo dato la possibilitàa dei giovani promettenti di farconoscere i loro business plan, diecidei quali sono stati premiati in quantooriginali e realizzabili sul mercato.Una palese dimostrazione di comela Banca creda nelle possibilitàeconomiche e sociali dei giovanie faccia di tutto perché essi possanoessere protagonisti del loro futuro».Il presidente Michielin non ha mancatodi accennare il momento difficileche il Paese sta attraversandorimarcando nel contempo il nostroistituto sta operando sul territorio conuno spirito di collaborazionee cooperazione per aiutare famigliee imprese a superare questo difficilemomento.

Diplomati

Perito per il turismo

Ragioniere e Perito Commerciale

Diploma ad indirizzo Linguistico

Maturità Scientifica

Maturità Scientifica

Perito Industriale Capotecnico:elettrotecnica e automazione

Liceo Scientifico

Liceo Scientifico – sper.p.n.i. e disegno

Diploma ad indirizzo Tecnico

Tecnico dei Servizi della Ristorazione

Ragioniere e Perito Commercialee Programmatore

Diploma di Socio Psico-pedagogico Brocca

Ragioniere e Perito Commercialee Programmatore

Liceo Classico

Geometra

Diploma indirizzoGiuridico-Economico-Aziendale

Ragioniere e Perito Commerciale

Giulia Baggio

Valentina Benedet

Federica Benedet

Nicole Caserta

Davide Chies

Lorenzo De Biasi

Erica Doimo

Riccardo Donadini

Stefano Fedrigo

Sara Fontebasso

Alberto Gallina

Gioia Luca

Erica Maset

Irene Menin

Stefania Ortolan

Dario Ortolan

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Laurea in Diritto dell’Economia eGoverno delle Organizzazioni

Laurea in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo

Laurea in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali, Diritti Umani

Laurea in Lingue

Laurea in Fisioterapia

Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche

Laurea in Scienze Infermieristiche

Laurea in Lingue e Letterature Straniere

Laurea in Lingue e Culture per il Turismoe il Commercio Internazionale

Laurea in Mediazione Linguistica e Culturale

Laurea in Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche

Laurea in Scienze dell’Architettura

Laurea in Infermieristica

Laurea Magistrale in Lingue,Culture e Società dell’Asia e dell’Africa

Laurea in Economia Aziendale

Laurea in Didattica della Musica

Laurea in Terapia Occupazionale

Laurea in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e la Natura

Laurea in Lingue e Civiltà Moderne e Contemporanee

Laurea in Conservazione eGestione dei Beni e delle Attività Culturali

Laurea in Scienze dell’Architettura

Laurea in Ingegneria Industriale

Laurea in Conservazione dei Beni Culturali

Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie

Laurea in Economia, Commercio Internazionale e Mercati Finanziari

Laurea in Filosofia

Laurea in Disegno Industriale

Laurea Magistrale in Scienze della Società e del Servizio Sociale

Laurea in Economia e Commercio

Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Multimediali

Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie Agrarie

Marta Antiga

Matteo Basei

Silvia Borsato

Lara Brol

Erika Casagrande

Alberto Coletti

Elena Covre

Marta Dal Cin

Alessia Dal Molin

Lucia Dozza

Loris Florian

Eleonora Forato

Andrea Galbussera

Margherita Leo

Sara Lorenzon

Paola Mantese

Alice Manzan

Martina Mazzon

Luana Piccin

Francesca Piovesana

Silvia Razza

Nikolas Salvador

Giovanna Scarabel

Riccardo Soldan

Giorgio Traina

Elena Valeri

Ester Vian

Marina Zanette

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Laureati Diploma Universitario

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Laurea Magistrale in Giurisprudenza

Laurea Magistrale in Economia Aziendale

Laurea Magistrale in Economia Aziendale

Laurea Magistrale in Teoria e Tecnologia della Comunicazione

Laurea Magistrale in Comunicazioneper l’Impresa, i Media e le Organizzazioni com

Laurea Magistrale in Scienze Economico-Aziendali

Laurea Magistrale in Giurisprudenza

Laurea in Scienze della Formazione Primaria

Laurea Magistrale in Psicologia Clinica

Laurea Magistrale in Architettura

Laurea Magistrale in Architettura

Laurea Magistrale in Finanza, Intermediari e Mercati

Laurea Magistrale in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari

Laurea Magistrale in Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologia

Laurea Magistrale in Economia, Industria e Istituzioni Finanziarie

Laurea Magistrale in Lingue e Civiltà dell’Asia e dell’Africa mediterranea

Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia

Laurea Magistrale in Amministrazione, Finanza e Controllo

Laurea in Giurisprudenza

Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali

Laurea Magistrale in Farmacia

Laurea Magistrale in Scienze dell’Antichità: Letterature, Storia e Archeologia

Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio

Laurea Magistrale in Ingegneria Civile

Laurea Magistrale in Economia e Gestione delle Aziende

Laurea Magistrale in Scienze dello Sport Curriculum Scienza e Tecnica dello Sport

Laurea Magistrale in Scienza dello Sport

Laurea Magistrale in Medicina Interna

Laurea Magistrale in Lavoro, Cittadinanza Sociale, Interculturalità

Laurea in Ingegneria e dei Processi Industriali

Laurea Magistrale in Amministrazione, Finanza e Controllo

Laurea Magistrale in Discipline Economiche e Sociali

Laurea Specialistica in Medicina e Chirurgia

Laurea Magistrale in Ingegneria Civile

Laurea Magistrale in Matematica

Laurea Magistrale in Scienze Aziendali

Laurea Magistrale in Fisica

Laurea in Medicina e Chirurgia

Laurea in Giurisprudenza

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Federica Bardini

Nicole Belfanti

Julie Bortolotto

Daniela Boscariol

Elena Cellini

Mirko Chiaradia

Stefano Coan

Chiara Covre

Valentina Crotti

Eleonora Da Riva

Giulia Da Ros

Riccardo Donadel

Luca Drusian

Emanuela Fornasier

Alberto Gallon

Alessandra Grillo

Margherita Guarnieri

Francesca Lorenzi

Anna Lucchetta

Chiara Manzoni

Silvia Marin

Jacopo Mazzer

Silvia Michelet

Enrico Milanese

Luca Mion

Luca Modesto

Marco Pancot

Marco Pellegrinet

Isabella Pierobon

Mattia Pin

Lydia Riet

Mattia Rosada

Bartolomeo Rossi

Alessandro Salvador

Francesca Scarabel

Eleonora Sordon

Stefano Speranzon

Marco Tagliamento

Maria Elena Tonon

Laureati con Specializzazione

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gli studenti premiati

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Come nascono i modi di dire? Quando si sente una bat-tuta, un modo di dire, un proverbio, subito se ne gustail significato, si cerca di accostarlo a persone o a fatti emagari anche di memorizzarlo per poterlo riutilizzareal momento giusto. Per i piccoli problemi, una volta, gli anziani suggeriva-no soluzioni paradossali, prima di tutto per sdramma-tizzare, qualora si fosse trattato di malanni fisici, poianche per una sorta di pedagogia basata sul cussì tu in-para: «Mama, me iol la pantha». «Métela in balantha!»oppure «Méteghe nome schena!». «Ò fret». «Céni l culstret!». «Ò fan». «Grata coran!». «Ò sé». «Va’ in Ca-né/che là l é n can che pissa asé/e iotheta par iotheta/alte inpenìs la to bocheta!».Sarebbe interessante conoscere l’origine di ognuno diquesti modi di dire, chi li ha usati per primo, in qualecontesto, ma non è possibile; tutt’al più si possono im-maginare situazioni e personaggi che, per le loro ca-ratteristiche, potrebbero aver contribuito alla loro dif-fusione: Iovanin da la Bassa, per esempio.Iovanin e Ustin erano due fratelli, sulla quarantina, fi-gli di una famiglia povera, disturbati nel comporta-mento, solamente a causa di un’educazione non ade-guata e insufficiente. Provenivano da una non meglioprecisata località della pianura conosciuta come Bassa;erano d’animo buono, semplici, simpatici, perciò beneaccolti dalla gente, ma, purtroppo presi di mira dai ra-gazzi che li incitavano a combinare marachelle, li pren-devano in giro, li facevano spesso oggetto di qualchescherzo pesante.Il più caratteristico era Iovanin: vivace, allegro, entu-siasta, originale nell’ideare trovate, che quasi semprefinivano poi col danneggiare lui stesso; il fratello, cheaveva cominciato a seguirlo dopo la morte dalla ma-dre, era completamente dipendente da lui, in quantopiù limitato, e per niente creativo, ma da lui stesso ri-tenuto migliore. Quando Ustin morì, infatti, Iovaninesclamò con rammarico: «Ma vardha ti, al é ndat a mo-rir lui che l era meio de mi!».

Per descrivere la sua famiglia, Iovanin usava immaginimolto efficaci: della madre aveva detto: «Me mare? Laé bruta come la tenpesta de maio!». A maggio, infatti, la vegetazione è nel momento deli-cato della fioritura e una grandinata riusciva a distrug-gere tutto, impedendo lo stesso formarsi dei frutti.L’ espressione all’osteria trovò subito i favori di un altropersonaggio locale, che non voleva essere da meno: «Ela mea, mare? È senpro dhita che mi non è pì dha verpaura gnanca del diaul: co è vert i oci è vedhù me ma-re e la levatrice!». Nemmeno la comare, infatti, era unabellezza.I due fratelli vivevano di elemosina, tutti li accoglieva-no, li lasciavano dormire nei fienili e davano loro qual-cosa da mangiare. Qualcuno avrebbe desiderato ancheabituarli ad aiutare in qualche lavoro dei campi, alme-no per dare la parvenza di volersi guadagnare quelboccone di pane. Loro, però, da quell’orecchio non cisentivano.«Fagnani! – gli gridava dietro qualcuno – vàrdheli se ifa mai gnent! Voia dhe laorar sàlteme adosso e famelaorar manco che posso! Fioi dhe cani sempro dhebant!».Erano espressioni che per i due fratelli suonavano ora-mai come complimenti, perciò né si vergognavano né sioffendevano: facevano piuttosto recia da marcante.Ma, un giorno, Iovanin, forse perché più in forma delsolito, replicò ad un uomo che stava falciando l’erbasotto il sole e lo aveva rimproverato perché senpro làdhe bant: «Vardha mi – gli aveva detto – se me tire maiindrio co l é dha laorar! Mi laore senpro!». La rispostadi Iovanin non si fece attendere: «Atu tanta voia dhelaorar, sì? Séntete dhó, comó che fae mi, e tu vedharàche la te passa subito!».

CARLO ZOLDAN

I NOSTR I

R A C C O N T A N Oanzianianziani

[email protected]

Voiadhe laorar…

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Madri, mogli, figlie, sorelle, fidan-zate ma anche crocerossine, ausi-liarie, reporter e talvolta combat-tenti. Il primo conflitto mondialenon si è combattuto solo in trinceaperché le donne che nel nostropaese non hanno indossato unadivisa, hanno fatto comunque laloro parte. Sacrifici, sofferenze edolori hanno colpito le donne alpari degli uomini eppure quandosi parla della Grande Guerra spes-so questa circostanza viene trala-sciata.La chiamata al fronte degli uominimise in ginocchio le attività pro-duttive e non solo. L’intera orga-nizzazione della società civile subìun duro colpo, in breve tempo lecampagne persero la loro forza la-voro, le fabbriche si svuotarono, gliuffici amministrativi vennero priva-

le donnenella Grande Guerra

MADRI, MOGLI, FIGLIE,SORELLE...

ti di una importante fetta di mae-stranze. Come fronteggiare a que-sta grave situazione? La soluzionenon fu facile da attuare, per i mol-ti pregiudizi della società civile, maben presto furono proprio le don-ne la risposta a questo problema.Le donne vestirono i panni di tran-vieri e ferrovieri, entrarono nellefabbriche per la prima volta in am-biti diversi da quelli tradizional-mente riservati all’universo femmi-nile, come quello tessile. Nelset tore della metallurgia, ma an-che quello della meccanica, ledonne indossarono la tuta blu e sirimboccarono le maniche affron-tando spesso mansioni pesanti epericolose. Le ragazze impiegatenelle fabbriche di proiettili, infatti,si ammalavano gravemente dopopochi mesi di lavoro, a causa delle

sostanze chimiche con le quali ve-nivano in contatto.Madri, mogli, figlie e sorelle dei sol-dati presero il posto degli uomininelle campagne, lavorando la ter-ra e imparando pure a guidare iltrattore ma si prodigarono anchenel terziario, entrando per la primavolta negli uffici pubblici, nelle ban-che oltre che nel commercio.La Gande Guerra impose una tre-gua alle rivendicazioni delle suffra-gette che chiedevano pari condi-zioni e diritti degli uomini, ma alcontempo l’universo femminile,non senza difficoltà ottenne ruolifino a quel momento insperati. La donna pur tra preconcetti,ostruzionismi e scarsi diritti (gli sti-pendi erano spesso irrisori) trovòquindi un nuovo ruolo nella socie-tà e se all’inizio del conflitto si

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Crocerossine al fronte.� Profughe venete.�

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E poi ci sono le donne rimaste a casa– mogli, madri, fidanzate, figlie – al-le quali è stato tolto nella stragrandemaggioranza dei casi l’unico sosten-tamento della famiglia per mandar-lo al fronte, costrette a vivere in ri-strettezze e nell’incubo di ricevere lanotizia ferale. Donne che vivono nelbuio di attese eterne e dolori inquie-tanti. Donne dentro una guerra lon-tana eppure così vicina da costrin-gerle a immaginare un nemico, unterritorio, una regione dietro nomi difiumi, montagne e paesi mai primaconosciuti, destinati a ferire il lorocuore squarciando la loro vita con lafuria di un vul cano. Margherita del Nero di Veroli (Frosi-

none), con la piccola Milena di tre an-ni, ha il marito Giuseppe Mizzoni sulfronte cadorino. Il 7 novembre 1916gli scrive: «Questa sera qui si è fatto il cinema-tografo, siccome nel manifesto dice-va che erano tutte rappresentazionidella guerra ci sono andata assiemea Milena… È durato dalle 5 alle 7 ½sono rimasta molto soddisfatta, spe-cie perché ho visto tutti i posti del Ca-dore. O’ veduto ed ammirato le bel-lezze di Cortina, la chiamavano, laregina del Cadore il monte chiamatotre Croci, il monte nero, col di lana,porto sei busi, la strada delle dolomi-ti, quella che tu chissà quante volteavrai battuta, in un’altra figura c’era-no gli accampamenti in mezzo allaneve, una stazione di rifornimentoed indovina che? Una colonna di sol-dati artiglieria Cremo; che portavanole munizioni; tutti con i muli… Devisapere che quando vidi quelli cheportavano le munizioni, dissi forte aMilena, lì c’è papà, e quella creaturaincominciò a chiamarti forte a but-tarti dei baci e con la manina a fartiaddio; molti dei presenti al vedere lanostra creatura, ci sono uscite le la-crime. O’ veduto un assalto degli Al-pini, quando presero il passo tre Cro-ci salirono tutti con la corda; c’eranopoi molte vedute dalla parte del-l’Isonzo. Insomma nel cinematografoho visto dove tu ti trovi...».

Leera al marito al onte...

Donne tramviere.� Donne nelle retrovie del fronte.�

contavano in Italia solo 23.000donne impiegate negli opifici indu-striali, alla fine del 1916 erano già89.000, un anno dopo 175.000 ea guerra finita ben 200.000.Nel settore tessile furono 600.000le donne occupate nel confezio-namento di divise militari, talvoltalavorando a casa, mentre tra lemansioni inedite per l’universofemminile, vanno citati gli incari-chi alle donne pompiere e alle mi-natrici.Ma se buona parte delle donne sispese con grande impegno lonta-no dal fronte, alcune scelsero distare vicino ai soldati come le cro-cerossine, tra queste: MargheritaKaiser Parodi Orlando (Roma, 16maggio 1897 – Trieste, 1 dicem-bre 1918) unica donna sepolta alSacrario militare di Redipuglia edecorata con la medaglia di bron-zo al valor militare, per essere ri-masta al suo posto mentre il ne-mico bombardava l’ospedale incui si prendeva cura dei feriti. Sistima che nel 1917 le volontariedella Croce Rossa furono circa 10mila a cui vanno sommate altret-tante infermiere che aderivano adassociazioni diverse.All’ospedale di Bassano divenneleggendaria l’opera di Maria Tere-sa Guerrato, una crocerossina ap-prez zata a tal punto da diventare

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una sorta di madrina per i soldatidella Brigata «Sassari». Fin dai primi mesi di guerra giun-sero al fronte anche Edith Whartone Nellie Bly, due giornaliste ameri-

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cane, le cui cronache di guerra di-venteranno una pietra miliare nel-la storia del giornalismo, aprendola strada alle donne come corri-spondenti dal fronte.

Ma ci fu anche chi tentò di impu-gnare le armi, come la maestra,Luigia Ciappi, che pur di partire peril fronte si travestì da soldato mavenne smascherata diventando pe-rò una sorta di simbolo del patriot-tismo femminile.Su fronti diversi vi furono pure don- ne in divisa, è il caso di Maria Bo-chkareva, una contadina russa cheebbe il permesso speciale dallo Zardi arruolarsi e combattere. Un’eroi-na che in seguito comandò il «Bat-taglione della morte», formato da300 donne.Soldatessa clandestina fu inveceViktoria Savs, nata a Merano nel1899 e arruolatasi nella Stadschüt-zenkompanie dove suo padre eracapo plotone: la giovane prese par-te a tutti i combattimenti del suoreparto fino a quando un colpo dimortaio non la colpì e le dovetteroamputare un piede scoprendo ilsuo inganno. Viktoria Savs fu deco-rata con la grande croce d’argento,con la medaglia di bronzo al valoree con la «Karl-Truppenkreuz».La storia più rigorosa ricorda poi le«sherpa di guerra», donne corag-giose che portavano provviste emunizioni ai soldati in trincea. Durante la Grande Guerra fu im-

Edith Wharton.�

Manifesto (1917) rivolto alle donne italiane invitandole a sottoscrivere il prestito nazionale. �

Maria Bochkareva.� Margherita Kaiser Parodi.�

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S T O R I A E A R T E

la vendita del «bacio patriottico».Altre invece si prodigarono nel «ri-ciclaggio» di qualsiasi oggetto percontrastare le difficoltà e risponde-re alle esigenze del conflitto: è il ca-

so dell’invenzione casalinga di pro-dotti antiparassitari per debellare ipidocchi nelle trincee o della ma-schera antigas, frutto dell’iniziativadi un comitato di donne bologne-si, che venne poi perfezionata daesperti di chimica e prodotta suscala industriale dai militari.Ruoli innumerevoli e storie incredi-bili, che hanno visto protagonistele donne, alcune costrette al pro-fugato per mettere in salvo i figli edaltre vittime di violenza da partedegli eserciti occupanti.A conflitto finito si chiese poi alledonne di fare un passo indietro,tornando al focolare domestico,per occuparsi esclusivamente dellafamiglia. Un’imposizione di rientronei ranghi sofferta perché troppecose erano cambiate ma le donnecontinuarono il loro percorso diemancipazione, in alcuni casi conmaggiore rapidità come in GranBretagna dove nel 1917 otterran-no il diritto al voto, mentre in altri,come l’Italia con maggiore lentez-za ma non per questo con minorcaparbietà.

INGRID FELTRIN

[email protected]

Alfredo Graziani e Teresa Guerrato all’ospedaledi Bassano (Archivio Caneva).

� Donne che fabbricano cannoni.�

Donne in una fabbrica di armi.�

portante anche l’apporto delle vo-lontarie che raccoglievano fondi,indumenti e generi alimentari conun infinità di iniziative dalle lotteriealle pesche di beneficienza, fino al-

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Cento anni dall’inizio del primocon flitto mondiale non bastano adimenticare i grandi disastri chehanno devastato l’intera Europa,hanno scolpito la coscienza di ge-nerazioni di giovani mandati a mo-rire tra inutili devastanti battaglie,hanno lasciato le premesse di un al-tro più crudele conflitto di cui anco-ra subiamo le conseguenze e la lu-cida follia. Cent’anni da una guerracombattuta su un fronte assai limi-tato, quello del nostro Nordest, mache ha coinvolto tutta intera la na-zione, è vissuta in ogni struttura delpaese, è penetrata con lo stesso do-lore negli strati civili quanto militari,colpendo strutture economiche esociali, istituzioni culturali e ideolo-giche; ma soprattutto, seminandoquel malessere morale che torneràa cadenza nella nostra storia comeun tarlo roditore. Cent’anni e sembrano molti; in re-altà quella guerra lontana è così vi-cina a noi non solo per i molti dia-ri, libri, saggi, testimonianze edocumenti pubblicati nel frattem-po – per tacere dei grandi cimiteri esacrari disseminati nel territorio –quanto per le tracce di antichi cam-minamenti, trincee, gallerie, fortifi-cazioni, reticolati militari tuttora evi-denti nel nostro arco prealpino eproposti di recente dalla RegioneVeneto come mete turistiche-cultu-rali con l’indicazione di una parti-

colare segnaletica stradale. Un veroitinerario culturale all’aperto che siaffianca alle esposizioni museali alcoperto, alcune veramente com-plete e che meriterebbero essere vi-sitate. Una guerra a noi vicina so-prattutto perché in moltissimefamiglie italiane è sopravvissuto il ri-cordo di un nonno o di un padreche quella guerra ha combattuto el’ha raccontata in casa a una mo-glie, a dei figli, a dei nipoti. E moltedi queste testimonianze, semprepiù spesso di seconda e terza ma-no, sono tuttora assai vive e forma-no oggi un tessuto di sano orgoglioche incide più profondamente nel-la famiglia che le conserva assai piùcaramente di ogni altro ricordo le-gato alla seconda guerra mondiale. Avrei da citarne moltissimi di que-sti ricordi di guerra, semplici e per-sonali, carichi di profonda emotivi-tà interiore e quasi del tutto prividell’afflato eroico che solitamenteaccompagna ogni ricordo bellico;storie che invece presentano mo-menti particolari nella vita di chi leha vissute in quel tempo dovel’amore, la solidarietà, la speranzasembravano essere scomparse dal-la ragione umana. Tra i tanti che mi sono stati raccon-tati, voglio descrivere il caso di unfante Sante R. di Prata di Pordeno-ne, recluso in un campo di concen-tramento slovacco. Qui conosce il

commilitone Angelo F., originario diPasiano, un paese vicino al suo e idue stringono un’amicizia sodale,aiutandosi l’uno con l’altro. Nelleultime settimane di ottobre del1918 evadono dal campo, data an-che la scarsa sorveglianza attuatada parte dei nemico. Vagano perun territorio del tutto sconosciuto,nutrendosi come possono, aiutatitalvolta da una popolazione che haanch’essa in odio gli austriaci. MaAngelo, già provato da immanistenti, non ce la fa; muore tra lebraccia dell’amico e viene sepoltonel cimitero di un piccolo paese un-gherese con l’aiuto di alcuni abi-tanti. Tornato a Prata, Sante deveassolvere a una promessa: far sape-re ai genitori di Angelo la sorte delfiglio e soprattutto la località dove èstato sepolto. Con i genitori, fratel-li e sorelle di Angelo, Sante cono-sce Maria, un fiore diciottenne chesta aprendosi alla vita, si innamora-no e quasi subito si sposano. La sto-ria potrebbe finire qui se chi mel’ha raccontata non avesse sog-giunto: «È per questo che io michiamo Angelo». Storie come queste non hanno in-ciso, né potranno mai farlo, sullesorti di una qualsiasi guerra; essesono la speranza che fa sbocciareanche sul terreno arido il seme del-l’aspidistra.

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Cent’annida quella tragedia

PICCOLI RICORDI DI UNA GRANDE GUERRA

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Il 28 luglio 1914 l’Austria dichiarava guerra allaSerbia mettendo in moto un meccanismo dialleanze in base alle quali la Germania si schieravacon l’Austria mentre Francia, Germania, Inghilterrae Belgio si ponevano a difesa della Serbia. Diecimesi dopo, il 24 maggio 1915, anche l’Italia entravain quel drammatico conflitto che si sarebbeconcluso il 4 novembre 1918.Tuttavia, prima della «guerra guerreggiata», vi futra Italia e Austria una vera guerra di stampae propaganda, svoltasi a colpi di vignette satiriche,di barzellette e di fumetti sarcastici, di caricaturepolitiche nonché irridenti allusioni ai difettinazionali. Il governo austro germanico gridò

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persino al tradimento italiano in quanto il nostrogoverno, con il Trattato di Londra del 26 aprile1915, si ritirava della Triplice Alleanza (sottoscrittanel 1882 con Germani e Austria) e si impegnava adentrare in guerra entro un mese a fianco dellaTriplice Intesa, ovvero l’alleanza anglo-franco-russasorta nel 1907. E infatti, la cartolina austro-tedescaqui riprodotta allude a questo cambio di campofacendo dire a Bismark che Dio ha creato a suaimmagine gli uomini e a quella di Giuda gli Italiani.Dalla vasta raccolta di vignette italianecontrapponiamo questa bellissima del celebreCesare Tallone che fa riferimento alla guerradel 1859: Italia e Francia di nuovo uniteper cacciare l’Austria dal suolo italiano.

La guerra delle cartoline

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