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Anno XVII n. 11 Novembre 1978

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Anno XVII n. 11 Novembre 1978

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Evangelizare BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO D'lTALIA DIRETTA DALLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DE "I DISCEPOLI" Direzione - Redazione • Amministrazione: Via dei Pianellari 7 - Tel. 6541409 - C.c.p. 1-9019

R O M A

Sommario

Evangelizare

II Sacramento per gl'infermi Pag. 1

Pensiero mariano

Nella morte » 4

Alia sorgente

L'esperienza pedagogica di P. G. Minozzi

Problemi fondamentali dell'educazione . . » 5

Pagine di magistero

II Papa venuto da lontano » 10

Si fa per dire » 13

Religione, arte, cultura e vita

Mamma » 14

Fior di pensiero

Donna » 20

Davanti alia Sindone » 23

Echi dai nostri seminari

Ofena » 25

Dalle case nostre

Gioia del Colle » 27

La sveglia: la pagina dell'assistente — Passato,

presente, futuro » 29

Ricordo del Prof. Brusco Bruschini . . . » 31

Nella intimita » 31

In copertina: STEMMA DELLA FAMIGLIA DEI DISCEPOLI - Ferrc battuto di Mastro Cola di Ofena.

Direttore Responsabile: Don ROMEO PANZONE Redattore Capo: PatueUi Egisto; Redattori: Chouquer Mario, D'Angclo Francesco, Iacobellis Satvalore, Molinaro Yommaso, Panetta Franco. Segretario di Amministrazione: Angelo Masctotta

Autorizz. Trib. Roma N. 8504 del 20 febbraio 1962 - Sped, in Abb. postale Gruppo III - 70°*;

Stampato dalla Tipolitografia IN.GRA.C. s.r.l. - Tel. (0776) 42065 - S. Elia Fiumerapido (FR)

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SPERA IL MEGLIO,

PREPARATI A TUTTO,

PRENDI CIO' CHE VIENE.

Alessandro Manzoni

EVANGELIZARE pauperibus misit me

Ordinario L 3.000

Sostenitore L 5.000

d'Amicizia L 10.000

Una copia i. 200

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Abbonamenti e rinnovi

LIRE 1.000

Abbate Carlo, Palermo; Abbate Francesco, Palermo; Alongi Filippo, Palermo; Alongi Giovanni, Palermo; Briguccia Vincenzo, Palermo; Calamia Onofrio, Palermo; Campanella Rosario, Monreale; Campanella Salvatore, Palermo; Causa Andrea. Pa­lermo; Chinnici Salvatore, Palermo; Comaiani Carmelo, Corleone; Consales Anto­nio, Palermo; Cuccia Giorgio, Montelepre; Cuccia Salvatore, Montelepre; Cuccla Vittorio Massimo, Piana degli Albanesi; Cucuzza Giovanni, Palermo; D'Alessandro Michele, Palermo; Deiana Antonio, Palermo; Deiana Maurizio, Palermo; Esposito Felice, Palermo; Fricano Giuseppe, Altavilla Milica; Gaglio Vincenzo, Montelepre; Generali Bruno, Palermo; Giglio Carmelo, Palermo; Giordano Pietro, S. Giuseppe Jato; ludica Roberto, Niscemi; Masi Andrea, Ciminna; Mattaliano Natale, Palermo; Michelotto Gerlando, Palermo; Milazzo Gaetano, Palermo; Milo Nicola, Villabate; Morici Giuseppe, S. Mauro Castelverde; Pocarobba Marcello, Palermo; Romano Filippo, Palermo; Salvaggio Daniele, Salaparuta; Savino Angelo, Bagheria; Sca-glione Domenik U.S.A.; Scaglione Vito, Partinico; Scarpa Giuseppe, Isola delle Femmine; Sgroi Antonino, S. Giuseppe Jato; Sottile Antonino, S. Giuseppe Jato; Spera Ignazio, Belmonte Mezzagno; Torregrossa Paolo, Palermo; Torregrossa Sal­vatore, Palermo; Tusa Don Salvatore, Palermo; Tuttobene Giuseppe, Palermo; Tor-resi Giuseppe, Podara.

LIRE 3.000

Novellino Mario, Taranto; Urbano Linda, Viareggio.

LIRE 5.000

Felicolo Giuseppe, Roma; Orlando Rocco, Pietragalla; Piccoli Antonina, Rocca di Mezzo; De Nictolis Crescenzio, Tramutola; Marchi Linda, Montereale.

LIRE 10.000

Dolores Severino Sr. Maria, Rlonero Sannitico; Di Rocco Angelo, Canada; Pasquali Giancola Maria Pia, Francavllla al Mare; Tessera Clementina, Roma; llisti Giovanni, Svizzera.

LIRE 20.000

Famiglia Di Gennaro, Irsina.

LIRE 50.000

Fratelli Di Luzio, Roma.

A TUTTI GLI AFFEZIONATI AMICI RIVOLGIAMO UN CALDO INVITO: RINNOVATE PER TEMPO L'ABBONAMENTO

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IL SACRAMENTO PER GLINFERMI

Non sono molti i momenti chiave della nostra vita. Risolutivo, ai fini della salvezza eterna, e il punto di morte, che coglie ogni vivente. Di conseguenza, sono importanti anche i tempi della malattia, special-mente della malattia grave che risulta in prospettiva di morte.

Cristo ad ognuno dei momenti importanti della vita ha legato il suo intervento di grazia mediante l'istituzione di un sacramento. Per aiutarci nella malattia egli ha istituito il sacramento dell'Unzione degli infermi.

L'Unzione non e il sacramento del moribondo, ma l'aiuto del ma-lato. II Concilio Vaticano II indica: « L'Estrema Unzione, che puo essere chiamata anche e meglio unzione degl'infermi, non e il sacramento di coloro soltanto che sono in fin di vita; il tempo opportuno per rice-vere il sacramento ha certamente gia inizio quando il fedele, per malat­tia o vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte » (S.C. 73). Proprio quando la sofferenza mette in crisi il fedele e ne turba l'equi-librio psicofisico, esponendolo piu facilmente alle tentazioni del mali-gno, l'Unzione degl'infermi lo rinvigorisce: una rinnovata infusione dello Spirito Santo lo purifica, lo cura, ne conferma la consacrazione battesimale, ne rinforza la fede, ne sostiene la speranza di conseguire il possesso di Dio.

L'effetto che tale sacramento produce sul malato lo si capisce me­glio alia luce della relazione, che ricorre sovente nella bibbia, tra pec-cato e malattia, tra salvezza e guarigione. Percio purifica il malato: gli rimette sacramentalmente i peccati, se ne ha. Lo cura: la sofferenza cor-porale viene investita dall'effetto del sacramento. II malato viene aiuta-to nell'anima e nel corpo.

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NeH'amministrazione dell'Unzione il sacerdote, che del sacramento e ministro, applica l'Olio santo su alcuni sensi, specialmente sulla fronte e sulle mani, cioe sugli strumenti del pensiero e delle azioni. L'olio usato e l'olio di ulivo o altro olio vegetale. Si raccomanda di usare l'olio benedetto dal Vescovo il Giovedi Santo. Ma, prima della unzione il sa­cerdote stende sul malato le mani, come faceva Gesu, quasi elevando a Dio la invocazione silenziosa di tutta la Chiesa; intanto pronuncia le parole: « Per questa santa Unzione e la sua purissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai pec-cati, ti salvi e nella sua bonta ti sollevi ».

Quando si parla di Unzione degli infermi, la mente rabbrividisce e pensa al gesto preliminare della morte. Non si osa avvertirne il ma­lato; per non spaventarlo, si dice. Questa e mentalita sbagliata, presa dai riti della superstizione. Al fratello infermo dobbiamo offrire I'aiuto della fede: e un dono che gli dobbiamo. E dobbiamo disporre anche noi stessi per l'ora della malattia grave, considerando il momento in cui vorremo ricevere l'Unzione per essere sostenuti neH'anima e nel corpo a perseverare nella fede conseguendo la salvezza.

D. Romeo Panzone, d.D.

Qualcuno di voi e infermo? Chiami gli anzia-ni della Chiesa, e gli anziani preghino per lui, ungen-dolo con l'olio nel nome del Signore. La preghiera della fede salvera il malato (Gc 5, 14).

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Splende il Volto di Dio, lo guardia-mo o non lo guardiamo. Che illu-mini tutta la nostra vita, guidando-ci al compimento della Divina Vo-lonta nella quale soltanto troveremo pace.

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NELLA MORTE « Cristo con la sua vittoria ci redime dalla

morte e ci richiama con se a vita nuova » canta la Liturgia (Prefazio V dei Defunti).

Gesu mori fra atroci sofferenze, vittima di e-spiazione per i nostri peccati, ma il Suo Corpo San-tissimo, ricomposto neila pace (come eloquentemen-te ci mostra la Sindone), risorse a vita nuova, glo-rioso per sempre.

II primo frutto della vittoria di Gesu fu la subitanea resurrezione della Madre Sua.

La morte di Maria fu esente dai dolori, in con-seguenza della sua Concezione Immacolata; fu come sarebbe stata la morte di tutti, senza il peccato ori-ginale: un addormentarsi sereno, in attesa della tra-sformazone del corpo in corpo glorioso, del suo ridestarsi gioioso alia vita eterna, riunito all'anima. « Dcrmitio Virginis » la dissero i primi cristiani.

L'anima benedetta di Maria e il suo corpo ri-sorto furono assunti nella gloria di Dio.

E' il mistero culminante della vita di Maria, fonte di consolazione e di speranza per Pumanita tutta, perche pegno della nostra resurrezione, per i meriti infiniti della Resurrezione di Gesu.

Tutti risorgeremo. L'intercessione di Maria ot-tenga a noi il merito di essere un giorno associati a Lei nella gloria di Dio!

T.M.

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L'ESPERIENZA PEDAGOGICA DI P. G. MINOZZI

Problemi fondamentali dell'educazione

a) Educazione religiosa e morale:

II bambino e un'anima spirituale fin dalla concezione. La religiosita in senso lato palpita in ogni manifestazione della vita, il sentimento religioso e quindi il centra dell'educazione, sentimento non astratto ma positivo e cattolico.

Per sua natura la religione e un'educazione continua, animata com'e di tutte le energie interiori che essa eleva a potenza dando origine ad un totale innalza-mento dall'umano al divino. Senza la religione non si potrebbe educare, poiche l'unita spirituale non avrebbe piu centra ne sostegno.

Per questo motivo Don Minozzi asserisce che la azione educativa, come prima istanza, debba mirare a sviluppare la vita soprannaturale dell'uomo tramite una formazione religiosa basata su un nuovo insegnamento della dottrina.

Perfettamente a conoscenza di tutto il movimento di rinnovamento dell'edu­cazione religiosa del suo periodo, anzi parte attiva egli stesso di questo movimento, Don Giovanni anela ad una rigenerazione spirituale da conseguirsi con un'educa­zione cristo-centrica, superando il devozionismo angusto nel quale sono tenuti pri-gionieri i giovani per lo piu dei collegi.

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Egli non si basa su schemi mentali, ma allontanando formulazioni lontane

dalle esigenze della realta educativa, che allora si presentavano come le nuove idee

del modernismo, cerca di tradurre in pratica le nozioni di dottrina poiche « la

religione non e astrattismo fatuo, ne calcolo di cifre fredde, ne scienza morta...

ma e vita » (1).

Da cio deriva che non bisogna fermarsi a dialogare a lungo e vagamente con

i piccoli, ma e soprattutto necessario vivere la fede ed insegnarla a vivere; in

caso contrario ci si limita solo a riempire di cognizioni piu o meno utili le anime

dei piccoli senza educarii realmente. Certo il problema della fede si pone sotto

aspetti diversi a seconda delle varie generazioni, nei dilferenti individui, nelle di­

verse eta, e di cio l'educatore deve necessariamente tener conto offrendo un inse-

gnamento catechetico accurato, aggiornato, adeguato all'eta e corredato di sussidi

della pedagogia e della didattica (2).

L'istruzione religiosa inoltre deve essere vivificata con la frequenza ai sa-

cramenti, lasciando pero la piu larga liberta di accedervi, con brevi spiegazioni

evangeliche preparate coscientemente, con poche ed essenziali preghiere in comune

e infine con la partecipazione alia S. Messa, da non imporre pero tutti i giorni

onde evitare ogni forma di superficialita.

Don Minozzi consiglia inoltre di far chiudere l'intensa giornata di attivita

suggerendo paternamente ogni sera un breve pensiero ai collegiali come per de-

porre la sementa della vita spirituale da fecondare misteriosamente nel sonno. E'

questa una conclusione serena e familiare di una giornata di lavoro a suggello di

un rapporto educativo che egli vuole festoso e confidente.

Varia e composta deve svolgersi nella giornata la vita della « casa », talc-

da alimentare I'allegria dei giovani e la loro fantasia creativa e disporli ad equi-

librio spirituale con proporzionato alimento di valori.

Gite, campeggi e scampagnate devono punteggiare il correre dell'anno; inoltre,

in occasione di grandi feste, Don Giovanni, e favorevole a far allestire delle re­

cite teatrali ove i piccoli, pronunciando brani scelti dai classici di ogni tempo, im-

parino a parlare, a presentarsi e a muoversi con spigliatezza.

Un accenno a parte riserva per il problema delle vacanze: mentre considera

utile rinviare a casa gli alunni, affinche conoscano le ristrettezze e le sofferenze

dei genitori e dei paesani, tuttavia afferma che la lontananza dal collegio non deve

essere protratta per un periodo molto lungo, poiche in genere tali vacanze rap-

presentano una dispersione di riserve morali e fisiche per l'ambiente gelido che

li accoglie, rendendo assai poco materialmente e, quasi sempre, nulla spiritual-

mente.

La sua azione educativa, invece, tende a sviluppare le doti propriamente

umane e a formare il gentiluomo, rendendolo signore e portandolo a manifesta-

zione di compostezza secondo le generali norme del vivere civile: garbo del

tratto, sorriso franco, saluto cordiale, parola dolce, maniere tutte che derivano da

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sanita e gentilezza di sentimento e sono quindi conquista interiore prima che rivelazione all'esterno.

L'educazione deve essere basata sulla sincerita, sulla schiettezza assoluta; non si puo neppure parlare di educazione, di vita morale e religiosa senza rispetto ed amore per la verita. Vibra, nelle brevi considerazioni su quest'argomento, la passione di chi la verita professava tutta intera senza attenuazioni, innamorato come era del divino Maestro, modello supremo di verita assoluta (3).

« D'ogni occasione dobbiamo attentamente serviirci — ribadisce — per incitare a ferma schiettezza i figliuoli, per irrobustire sempre piu in loro il fiero disdegno di ogni falsita, il disprezzo assoluto di ogni volgare invilimento » (4).

a) Educazione intellettuale:

Nella sua educazione integrale Minozzi non tralascia nessuna delle facolta della persona umana, neppure nei primissimi anni di vita del bambino: quindi anche l'educazione intellettuale deve incominciare subito.

II fanciullo pero deve essere educato gradatamente, secondo lo sviluppo organico, con un procedimento ciclico che sale allargando e sviluppando le varie cognizioni per i quattro gradi della scuola, corrispondenti all'infanzia, alia puerizia, all'adolescenza e alia giovinezza.

Le prime forme di espressione del piccolo in genere sono la mimica, lo sguar-do, il sorriso, il pianto e il riso; vengono poi gli arabeschi degli ingenui disegni, le costruzioni fantasiose e i giochi puerilmente ingegnosi; tutte queste forme de-vono essere lasciate svolgere liberamente, anzi devono essere favorite con abile accortezza.

Tra queste manifestazioni primarie c'e da considerare in modo particolare 1'acquisizione del linguaggio, che a poco a poco diviene sempre piu chiaro con il ripetersi; infatti, sin da piccolo, il bimbo ascolta molto e, anche se comprende poco, tende a ripetere cio che ascolta e si sforza di capire e di esprimersi.

Una buona educazione intellettuale deve quindi estenderi in modo partico­lare al linguaggio, curando pazientemente la pronuncia e I'inflessione corretta per abituare i piccoli al dominio pacato della parola con la comprensione piu larga e piu piena del significato in corrispondenza delle singole cose.

A tal proposito Don Giovanni si riallaccia a Comenio, affermando che non bisogna mai distaccare i nomi dagli oggetti facendoli imparare separatamente, con uno sforzo nemonico inutile e fastidioso, ma bisogna invece mostrarli insieme; anzi e meglio mettere per prima davanti ai piccoli 1'oggetto e poi indicarne il suo nome, poiche, afferma il Minozzi « come i piccoli imparano a vedere con i loro occhi e non con quelli degli altri, ugualmente bisogna aiutarli ad esprimersi con parole che essi traggono dalle cose stesse » (5).

Cosi, mettendoli di fronte agli oggetti piu familiari, inizieranno a formare

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delle brevi frasi, che con il tempo diventeranno sempre piu lunghe e piu corrette

grammaticalmente.

E' bene ricordare a questo proposito che la base dell'insegnamento greco

era la parola e che cio conferiva un'efficacia immediata di sicura riuscita. Lo stesso

P. Girard, che spesso eccedeva nelPimporre al piccolo la nomenclatura che finiva

con il ridursi ad una passiva ripetizione mnemonica, giustamente pero dava grande

importanza, per la formazione del pensiero, al possesso della parola, attraverso

la disciplina deU'espressione.

A padre Girard il Minozzi riconosce 1'altro merito di essersi servito del suo

metodo anche per educare la coscienza, con l'uso a giorno a giorno piu pieno e

piu costante della lingua italiana, che doveva sostituite i dialetti regionali, com­

pile) che il Minozzi vuole proseguire specie nei paesi meridionali, ove tali dialetti

spesso sostituiscono completamente la lingua nazionale (6).

Ecco perche egli vuole parlare ai bambini in mode semplice ma corretto,

escludendo ogni affaticante verbalismo che per secoli ha appesantito la scuola,

tormentando la fresca memoria dei piccoli: e tin errore imporgli di imparare no-

zioni per loro prive di interessi, ma occorre soprattutto eccitare la loro curiosita.

Giustamente P.B. Lamy ha affermato che chi impara a memoria per non su-

bire I'amaro tirocinio dell'intendere e simile ad una bestia da soma che porta

casse di eccellenti libri senza saperne il contenuto.

Per evitare di cadere in simili errori Don Giovanni consiglia di preparare

accuratamente tutte le lezioni, dalla I elementare alia piu aha classe della scuola

superiore, e di basarsi in modo particolare sull'osservazione assidua della realta

concreta. Ma con cio non disdegna i vecchi saggi scolastici, anzi alterma che i libri

di testo per le varie scuole devono essere scelti con cura scrupolosamente preferen-

do quelli con contenuto chiaro e preciso e, qualora sia possibile, consiglia di com-

pilarne dei propri (7).

Minozzi da quindi grande importanza alia let turn, contrastando le idee di chi

sostiene che il bimbo leggendo non fa altro che leggere senza pensare di istituirsi;

secondo lui, invece, il bambino riesce a liberarsi dalla retorica letteraria polariz-

zando a poco a poco la sua attenzione intorno ad una ligura che centralizza tutte

le sue simpatie e dirige la sua mente verso cose reali e visibili, verso risultati im

mediati e pratici.

Poiche e immensa l'influenza della lettura sugli animi dei giovani, e bene

che ogni scuola abbia una bibliotechina ricca di opere classichc e di pubblicazioni

moderne, con un bibliotecario che abbia una squisita finezza psicologica e sappia

suggerire delle letture piu adatte alle varie esigenze ed alle varie eta.

La stampa moderna, superficiale e immorale, e corrosiva al massimo e va

combattuta inesorabilmente. Non bisogna pero cadere in letture noiose pervase

di convenzionalismo ispido e gofto, letture povere di sentimento, vuote di idee,

pesanti, e prive di interesse, senza mordente, che fomentano solo la rcpulsionc

e l'odio al libro; ma e consigliabile alternare saggiamente le pensose letture spi-

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rituali, dalla ineffabile ricchezza costruttrice, con produzioni piu agili, piu snelle,

che spalancano orizzonti nuovi e fanno spaziare l'accesa fantasia dei giovani. Oc-

corre, in breve, rendere simpatica e attraente la lettura, che e sicura confortatrice

dello spririto in ogni momento della vita (8).

I bimbi, pero, devono restare pochissimo e sempre in orari alternati nel

chiuso delle aule le quali, pur vaste e ariose che siano, sono inevitabilmente come

una gabbia; invece la vita dei piccoli, specie nella primavera e nell 'autunno, deve

svolgersi all'aria e al sole; e bene quindi che il lavoro mentale sia interrotto ad

intervalli con un po di ricreazione all'aperto, festosamente chiassosa per far sva-

gare e riposare la mente che in tal modo assimilera molto di piu.

(continua) Caterina Foglia

1) P.G. MINOZZI, La religione, in « Lineamenti di un*educazione integrale », vol. II, p. 1. 2) Cfr. D.R. PANZONE, o.c, pp. 140-142. 3) Cfr. P.G. Minozzi, Norme di vila, Amatrice, ed. Amatrix, 1964, pp. 167-176. 4) Ibid. p. 188. 5) P.G. MINOZZI, La pronuncia, la parola, la lingua, in « Lineamenti di un'educazione in­

tegrale », vol. II, pp. 2-3. 6) Cfr. P.G. MINOZZI, La pronuncia, la parola, la lingua, in « Lineamenti di un'educa­

zione integrale», vol. II, pp. 1-4. 7) Cfr. P.G. MINOZZI, Norme di vita, p. 187 8) Cfr. P.G. MINOZZI; Norme di vita, p. 164.

A Milano, presso l'Universita Cattolica del Sacro Cuore, si e laureata

in lettere con 110 e lode

MARIA CECILIA GALAFFU

gentile figliola del nostro caro Gigino.

A U G U R I E F E L I C I T A Z I O N I

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pagine di magistero

IL PAPA VENUTO DA LONTANO

Abbiamo vissuto avvenimenti storici di assoluto rilievo in tempi ravvicinati e in misura intensa.

NelParco di tre mesi due Pontefici sono morti e due sono stati eletti.

Lunedi 16 ottobre e stato eletto Papa il Card. Karol Wojtyla, ar-civescovo di Cracovia, che ha preso il nome di Giovanni Paolo II. Era stato creato cardinale da Paolo VI nel Concistoro del 26 giugno 1967.

II nuovo Papa e venuto da lontano. E' uscito dalle misteriose pro-fondita della divina determinazione, lontano da ogni previsione. E' ve­nuto dalla lontana Polonia, essendo nato a Wadowice il 18 maggio 1920. E' venuto anche da una esperienza di fede, lontana dalle situazioni del nostro mondo occidentale: s'e formato in un Paese dell'est.

Del nuovo Papa s'e detto e s'e scritto molto. La sua personality lo rivela solido fondamento sul quale stara la

Chiesa. II volto ha forte, essenziale, cordiale; un volto giovane, ma se­

ll)

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Una singolare fotografia del Card. Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, prima di entrare in conclave, dove sara eletto Papa e assumera il nome di GIOVANNI PAOLO II .

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gnato dalle rughe, esprimente la fermezza dei miti e dei mansueti. Dicia-mo che quel volto e specchio di una bonta trovata con l'assidua ricerca del pensiero, conquistata ed esercitata con I'indomita forza della volonta. E' un volto di montanaro, col riflesso cioe del persistente impegno a elevarsi e della luce dei panorami aperti ed estesi.

Tanto mi basta. Su tale forza consapevole e buona si posera la gra-zia di Dio per dirigerla alia edificazione della Chiesa.

L'elezione del Papa Wojtyla e riconoscimento ed e premio per Pin-tero popolo polacco, sempre fedele, eroicamente fedele alia Fede cristia-na e al Vicario di Cristo. E' un popolo, quello polacco, che la sua fede vive nella sofferenza, difendendone strenuamente il patrimonio sacro.

II nuovo Papa ha ripetutamente invocato la Madonna. II suo stem-ma e improntato alia devozione verso Maria Santissima. La Madonna, si sa, e la porta attraverso la quale Cristo viene agli uomini.

Noi. pur consapevoli della nostra pochezza, vogliamo essere uniti a Sua Santita Giovanni Paolo II con la preghiera, l'obbedienza, Pazione.

Da? Aster

Colui che, tralasciando i precetti delle Scritture, segue l'impulso

del desiderio, non raggiunge ne la perfezione, ne la felicita.

« Bhagavad-Gita », XVI, 23.

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Mentre alia Camera e in anticamera si continua a discutere di ter-rorismo, i terroristi continuano indisturbati a mettere bombe, ad azzop-pare e ad uccidere, rivendicando poi, con la solita telefonatina la prodez-za: e sono sempre proletari e comunisti.

Mentre i Sindacati strombazzano ai quattro venti il senso di re-sponsabilita dei propri iscritti e Vautoregolamentazione dello sciopero, negli ospedali succede quel che succede.

II ricatto al governo e diventato prassi quotidiana, e non importa che a sopportarne le conseguenze siano i malati, i viaggiatori, gli utenti incolpevoli.

II nostro paese e al primo posto per il numero di ore di lavoro che vanno perdute ogni anno a causa degli scioperi.

Nei servizi pubblici abbiamo il primato {ampiamente riconosciuto anche all'estero) della varieta e della frequenza delle interruzioni, so-spensioni, disservizi dovuti alia ingegnosa iniziativa di questo o quel gruppetto di lavoratori o della confederazione stessa.

I dirigenti dei Sindacati sono contrari a ogni legge limitativa degli scioperi e parlano di autodisciplina.

Ma vediamo tutti che cosa questa e. Se non si trattasse d'una cosa tragica verrebbe da ridere. Se Veconomia del paese va a carte quarantotto sappiamo chi rin-

graziare. Ma questo a quanto pare e quello che si vuole. In Italia non si

muove foglia che Sindacato non voglia. E intanto noi continuiamo a sollazzarci fra gli scioperi e I'immondizia.

Si fa per dire. PAT

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MAMMA O pace della casa! O veneranda Pietra ospital del focolar paterno, Come d cor, che un ricovero domanda, Ritorna a vol con desiderio eterno!

(ZANELLA: « II piccolo calabrese »)

E' molto consolante, nell'accostarci ad anime chiamate ad una superiore attivita apostolica, scoprire in esse una carica profonda di sensibilita verso gli affetti piu cari della vita: i genitori, la famiglia, gli amici, la propria terra. Quasi ci si aspetterebbe che esse, chiamate alia dedizione verso tutti, dovessero conculcare in se gli affetti naturali, legittimi e santi. Si dimentica che l'apostolato vero, intenso nasce proprio in anime esuberanti di amore; per cui le anime piu apostoli-che sono le piu ricche di umanita.

I due patroni delle Missioni, S. Francesco Saverio e S. Teresa di Gesii Bambino, furono anime di profonda sensibilita affettiva.

Rimasi colpito nel sentire la prima volta che S. Francesco Saverio, nel partire per le Indie, non voile andare a salutare la madre, temendo che la tenerezza verso di lei lo vincesse, trattenendolo dal partire.

Dalla « Storia di un'anima » conosciamo quanto la Santa Carmelitana fosse affettuosissima verso i genitori e le sorelle, verso il papa specialmente.

In una « Vita di Gesu » notai che l'autore dedicava un capitolo al distacco di Gesii da sua madre e da Nazaret, nell'iniziare la sua vita pubblica. E' proprio Gesu, il Maestro Divino, cosi esigente per la sua sequela: « Chi ama il padre o la madre piu di me (in S. Luca addirittura « Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre... « XIV, 26) non e degno di me... » (Matt. X, 37), a darci I'esempio di grande affetto verso i suoi cari, gli amici, la sua terra, soprattutto verso sua madre.

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In casa, direi, non possiamo dimenticare quanto fu affezionato a sua madre Carolina il venerato P. Semeria; anche in mezzo alia sua attivita cosi intensa e varia degli ultimi anni, non mancava mai il suo frequente ricordo epistolare, anche con una semplice cartolina, alia sua vecchia mamma, per la quale egli si firmo sempre « Giovannino ». Morirono quasi contemporaneamente, la madre poco tempo dopo il suo amato figlio...

* * *

P. Giovanni Minozzi ebbe anch'egli un'anima delicata e sensibile verso tutti gli affetti piu santi.

La sua dedizione completa agli altri, iniziata quasi con il suo Sacerdozio, rafforzata e focalizzata dai disagi e dalle conseguenze crudeli delle guerre, a cui gli

II profilo di P. Giovanni Minozzi.

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tocco di partecipare, la sua consacrazione a Dio, culminata nella fondazione di due Famiglie religiose, ebbero il loro avvio in un affetto profondo verso la propria famiglia, verso la madre soprattutto, che egli alimento ed elevo in Dio fino alia morte.

Nato in un paesino di montagna, Preta, dove era sacro il culto della Chiesa e della famiglia, in una famiglia, che per tradizione aveva il culto della religione, del lavoro, della liberta, Giovanni Minozzi crebbe con questi profondi ideali nel cuore.

II paesino, arroccato alle pendici del Gorzano, era in continua relazione col mondo esterno, con Roma specialmente, per motivi di lavoro e per la natura estrosa degli abitanti, che li spinge ancora oggi, pur annidati nel « natio in loco », a spingere le ali ardimentose verso luoghi economicamente piu redditizi.

La famiglia poteva dirsi, per i tempi e il luogo, economicamente piuttosto agiata, sia da parte del padre, Pietro, erede di un discreto patrimonio, sia da parte della madre, Mariantonia Fonzi; soprattutto era erede di un patrimonio morale invidiabile.

Nella famiglia paterna, infatti, nelle tre ultime generazioni non erano mancati i Sacerdoti: D. Mattia, fratello del trisavolo Paolo, D. Vincenzo, fratello del bisnon-no Nicola, D. Giuseppe, fratello del nonno Giovanni.

La madre era stata educata, insieme alia sorella Anna Porzia, in un Istituto religioso ad Orvieto, per cura del padre Antonio Fonzi, che ivi esercito una discreta attivita commerciale.

Nel 1903, il padre di D. Giovanni, Pietro, uomo operoso e tanto, troppo forse, generoso con gli altri, mori, a soli 55 anni, lasciando alia moglie molte difficolta economiche e ben sette figli (il primo, Vincenzo, era mono a 22 anni).

Fu allora che si disvelo appieno tutta la forza d'animo dell'ottima donna, Mariantonia Fonzi: con grande fede, con la saggezza della biblica « donna forte », essa resse in mano le redini della famiglia, numerosa e giovane (Giovanni, il terzo figlio, aveva 19 anni) fino alia morte.

Gia vivente il padre, buono e affettuoso, ma spesso lontano dalla casa per ragioni di lavoro, le attenzioni dei figli si erano polarizzate attorno alia figura della madre, la vera educatrice della famiglia.

Cost su Giovanni, ancor piccolo (Giandomenico lo chiamavano) si erano accentrati gli sforzi della famiglia, per mantenerlo agli studi a Roma, nelle scuole elementari superiori prima, nel Seminario Vaticano poi. Dopo la morte del padre, egli divenne piu che mai il centra delle attenzioni della madre e dei fratelli.

D'altra parte, da allora piu di prima, crebbe nell'animo del giovane la stima, anzi la venerazione per la madre sua.

Essa era per lui lo specchio vivo delle virtu religiose e familiari, il riferimento intimo per ogni forma di bene, per ogni progresso nella dedizione a Dio e alle anime. Oltre che madre amatissima, essa era cost per lui maestra ideale.

Da parte sua, nel figlio prediletto (« cocchetto » lo chiamavano gli altri figli) la pia donna trovava il riflesso e lo sviluppo delle sue doti migliori. Scambio

Lb

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meraviglioso di « amorosi sensi » davvero, sotto l'influsso misterioso della grazia divina!

La prova di tutto questo l'abbiamo dalla lettura dell'epistolario e dei mano-scritti, che D. Giovanni ci ha lasciato.

Pudico e riservato da vivo sui segreti del suo animo, dopo la morte egli ce li ha fatti scoprire, fedelmente consegnati alio scritto.

La lettura di alcuni brani manoscritti sara, credo, devoto omaggio all'amatis-simo Padre (e alia sua diletta madre) in questo 19° anniversario del suo pio transito.

In una lettera del 1903, la piu antica che abbiamo, risentiamo gli echi della sventura da poco abbattutasi sulla sua famiglia e dei sentimenti, con cui egli l'accolse e la fece accogliere ai suoi cari, soprattutto alia madre. « Mamma mia, miei cari,

Ahime la sventura ci ha visitato un'altra volta e, crudelissima, ci ha portato via la persona piu cara, ce l'ha portata via, ma non ha potuto, ne potra togliercene il ricordo. E noi pregheremo per quell'anima benedetta e se non abbiamo potuto soccorrerla in questa vita, quanto e piu di quanto volevamo, procureremo ad essa pace nell'altra.

Dicono che Dio colpisce di preferenza i buoni; oh! se cosi fosse, ed io ci credo, avremmo un bel conforto, il migliore che mai potremmo avere. In Lui solo io ho trovato conforto, a Lui v'esorto a ricorrere e sarete sollevati. Oh! del resto chi pud consolarci? A che giovano le parole degli uomini, se non a farci scorger piu amara la sventura?

Voi vi pigliate pena per me; credevate ch'io non avrei trovato conforto ed invece l'ho trovato e da uno che puo darlo anche a voi, che lo da a tutti.

Fatene la prova; ricorrete a Lui al Signore. [ ]

Addio, miei cari; addio, mamma mia, a te volevo scrivere soprattutto; avevo tante cose da dirti; ma le parole non mi son venute. Tu soprattutto porti il peso della sciagura che ci ha colpiti; per te io prego specialmente il Signore. Tu be-nedicimi e sii sicura ch'io mai t'abbandonero; vivro per te e ti rendero felice, contro tutte le sventure del mondo. Tu vivi e sii forte ».

Nei brani seguenti, la madre e fatta partecipe vivamente dei passi del figlio verso il Signore.

In una lettera dal Seminario Vaticano di Torri in Sabina, D. Giovanni scriveva; « Carissima madre,

finalmente mi rifo vivo, n'e vero? Pazienza! e magra parola e vero per chi ama, chi ama forte specialmente come una madre, tanto piu poi quando si tratta di una madre qual siete voi. [ ]

Ora, mamma, una notizia che forse, anzi senza forse, v'arrechera gioia. II

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giorno 23 di Dicembre vorrei ordinarmi Accolito. E' piccola cosa, ma e il primo gradino per ascendere I'altare santo di Dio. Siete contenta, o mamma, ch'io entri non senza tremore in questa via di salute? Pregate dunque per me; perche fin d'ora disponga il mio cuore a ricevere con umilta e devozione i doni del Signore ».

II Sabato Santo 1907, il giovane scriveva: « Carissima madre,

questa mattina finalmente il Signore m'ha ricevuto fra i suoi ministri e io ho fatto i miei voti a Lui. Ora e deciso; serviro il Signore come uno degli eletti suoi, senza tentennare e senza indietreggiare? La mia fiacchezza e sempre tale — nulla —, e con essa solo, non v'ha dubbio alcuno ch'io riuscirei un bel zero nella mia vita e a qualche cosa d'infinitamente peggio; ma ho in cuore adesso la certezza lerma che Dio non m'abbandonera, che Egli vivra sempre in me e in me operera le meraviglie sue. Coraggio, dunque, mi dice il cuore, va avanti; e io seguo il grido del cuore. Pero voi non crediate che sia passato il tempo delle vostre preghiere; giacche esse m'abbisognano sempre piu, perche sempre piu gravi si fanno gli obblighi miei e piu minacciose le difficolta che li attraversano ».

Finalmente, ecco l'annunzio dell'Ordinazione Sacerdotale, conquista spirituale anche della madre e dell'intera famiglia:

« Mariantonia Minozzi - Amatrice - Preta Roma, 5.7.1908 - Ore 9, 30. Alle ali veloci del telegrafo volli per voi affidare lieta novella Giandomenico

Prete. Giubilate inneggiate Signore ». Scorsero poi gli anni dell'attivita apostolica sempre piu vasta del giovane

Sacerdote e la madre pote seguirla fedelmente come suo Angelo tutelare, pregando e palpitando all'unisono con il figlio nelle lotte, nei dolori, nelle gioie.

In una cartolina illustrata da Milano, all'alba della grande guerra, il figlio, gia per la seconda volta Cappellano, scriveva umilmente:

17.9.1915 Alia mamma sua buona il figlio smemorato e cattivo Giandomenico ». Una cartolina postale da Bari, del 19.6.1920, prelude alia fine dolorosa della

vita della pia donna: « Cara mamma,

Speravo tornare per S. Giovanni, ma vedo che non mi riuscira. Ti mando quindi il mio saluto affettuoso. Come stai? Ti sei rimessa benino? Vedi di non agitarti, non stancarti mai. Pensa a star bene: e il miglior regalo, l'unico e solo regalo che puoi farci. E non farti mancare nulla. Per te ci deve essere tutto. Ne hai tanto diritto!...

Aff. D. Giovanni » La mattina del 14 ottobre 1921, infatti, Mariantonia Minozzi, all'eta di soli

68 anni, lasciava la terra. Si era a piu di due anni dalla fondazione dell'Orfanotro-fio di Amatrice, a cui non poteva non aver partecipato anche lei personalmente; nel gennaio di quell'anno I'Opera aveva avuto il riconoscimento legale: il Signore la

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voile con se, quasi a missione compiuta... D. Giovanni ne diede l'annunzio ai suoi cari con questa lettera:

« Opera Pia per il Mezzogiorno d'ltalia — 14 ottobre 1921 Carissimi fratelli,

mamma e spirata stamane alle ore 7 meno cinque minuti. Per due giorni ha sofferto molto. L'agonia e stata tremenda. Ma sempre

l'animo e stato alto, sempre lucida la mente. Ha ricordato tutti, saluta tutti, benedice tutti con una dolcezza e un amore infiniti.

Ha seguito il vostro viaggio giorno per giorno, contando le tappe. Prima di mezzanotte mi ha detto: — Antonio e Serafino torneranno? Bisogna avvertirli... E non ha parlato piu.

Eravamo al suo capezzale io e Mattia. Pasqua non ha potuto riverderla piu per la sua malattia.

E cosi siamo soli. Pieghiamo la fronte a Dio e benediciamolo e, ora che tutti i nostri cari son

lassu, in seno al Padre celeste, rinnoviamo il giuramento di esser fedeli alia sua volonta, di volerci veramente bene, di saperci a vicenda tollerare, aiutare, scusare, amare.

Sarebbe un immenso delitto mancare a tale giuramento. E preghiamo!

[ ] Domani seppelliremo mamma con tutti gli onori possibili, la seppelliremo col

nostro cuore angosciato. Dio vi benedica, ci benedica tutti. V'abbraccia il vostro D. Giovanni » Nel dolore esplode la piena dell'amore, che si eleva in preghiera, in poesia

addirittura. Un manoscritto di parecchie paginette, scritto nei giorni 15-16 ottobre 1921,

con all'inizio il titolo e la citazione riportati a capo dell'articolo, e il testimonio geloso di quei delicatissimi sentimenti.

Rileggiamone dei brani:

« M'hai chiesto l'Olio Santo e te l'ho dato. Nell'ungere i tuoi occhi ho trepidato. Essi, mamma, non hanno mai peccato. Sulle tue mani il segno della Croce e 1'emblema d'amor che t'ha animato. I poverelli te l'hanno meritato. Sempre nello splendore della pace camminasti tu, mamma: sempre al bene volarono i tuoi piedi. Per l'eterno cammino, o mamma buona, sacre son le tue forze. II tuo Signore e nel tuo cuor profondo, raggia ne l'anima tua. Or anche le tue membra son sue, tutte per sempre. O mamma, della terra piu non sei! »

(continua a pag. 32)

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FIOR DI PENSIERO...

DONNA T£ La donna meglio custodita e la donna che si custodisce da se.

(Da « Le Leggi di Manu ») $K Ma modestia da ai talenti, alle virtu, all'abilita quell'incanto che

il pudore aggiunge alia bellezza. (M. Gioia)

% II pudore e la piu bella grazia che ingentilisce la donna. (F. Rapisardi)

% II pudore e il contorno che fa splendere la virtu. (Diogene)

?£ La bellezza e un dono della sorte, non e un merito. (A. Caccianiga)

% II desiderio di essere belle e legittimo, il modo di effettuarlo spesso no.

TK La moda, quest'idolo della gioventu, e la piu rovinosa fra tutte le verita.

$K Siete belle o lo volete diventare? Fate attenzione! Se credete che la bellezza vada a braccetto con la felicita, siete in errore.

E' molto pericoloso essere belle! (Maerlene Dietrich)

?K Abitua il tuo corpo ad obbedire al tuo cervello, e sarai tutta stupita di trovare la felicita.

(H. Stendhal) % Donne brutte, correggete la bruttezza con la virtu. Donne belle, non macchiate la bellezza con vizio.

(F. Rapisardi) % La donna ha per dote sua propria la bellezza; e questa e fatta

perfetta dalPamore, dalla verecondia e dalla bonta. (U. Foscolo)

% La donna bella ci attrae e si ama. Ma e soltanto la donna buona che ci lega e che noi amiamo veramente e tenacemente.

(P. Cipolla) TK Sono le buone qualita e non la bellezza d'una donna che fanno i

matrimoni felici. La donna che ci ama sa farsi bella. (H. De Balzac)

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$K La donna non e al di sopra, ne al di sotto delFuomo; ma gli e accanto.

Uomo e donna sono due linee parallele, che saranno sempre vicine, senza toccarsi mai.

(P. Mantegazza) % II cuore di una donna dev'essere grande da contenere la vita di

un uomo con le sue delusioni, che sono infinite. (T. Colsavatico)

?fcPer l'uomo, l'amore e un'inquietudine, per la donna e l'esi-stenza.

(Descuret) % La natura ha detto alia donna: sii bella, se puoi; saggia, se

vuoi; ma degna di stima sempre! (Beaumarchais)

% Non ritenerti superiore alle altre perche sei bella, ricca o intel-ligente: la sola superiority sta nella bonta.

Non atteggiarti mai a superdonna: ti sara gia difficile essere sem-plicemente donna.

{Salvaneschi) % Quattro cose si richiedono ad una fanciulla: bella di aspetto,

modesta di costumi, arnica del lavoro, nemica della finestra... ?fc Mi ricordo d'aver inteso parlare di due donne che si amavano

sinceramente e vivevano in pace, senza dire male Tuna dell'altra, sebbene entrambi giovani: una era sorda, l'altra cieca.

(Auguez) ?& E' stato notato che fra tutti gli animali, quelli che perdono

maggior tempo a fare la loro « toilette » sono i gatti, le mosche e le donne...

vK I giornalisti sono come le donne: dicono sempre il vero, ma non io dicono com'e...

7& II primo sonno tranquillo di Adamo fu anche l'ultimo: si sve-glio e... aveva moglie!

% La donna, dice la Bibbia, e Pultima cosa che Dio ha fatto. Egli deve averla fatta il sabato sera: ci si sente la stanchezza...

T& Dio fece nella donna gli occhi, le guance, le labbra e tutte le altre cose dolci e amabili; ma in quanto al cervello non se ne voile impicciare e lo fece fare al diavolo...

?fc Sono felice di non essere un uomo, perche se fossi un uomo dovrei finire con lo sposarmi con una donna.

{M.Me De Stael) /& La savia femmina rifa la casa e la matta la disfa.

(G. Giusti)

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¥6 Donna tra i figli, donna tra i gigli. Donna che tace, la casa ha in pace. Donna a lavoro, grande tesoro. Donna gentile, fiore d'aprile!

(Da un vecchio papiro)

Una sola nge nn'ere bbone, e 'a facettere Maronna. 'A femmene e chiu furbe ru riavele. I ffemmene nun sapene tene nu cicere mmocche. 'A femmene curtulelle, riavele pigliatelle! L'abbete nun fa a u moneche, ma fa a femmene. 'A vipere ca muccecaie a mmugliereme, murette 'i tubsseche. L'omme e u cape ra case, ma chi cummanne e 'a femmene.

Dobbiamo portare la croce, prima che la croce

ci porti.

P. Claudel

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DAVANTI ALLA SINDONE

E' stato inevitabile per ognuno di noi guardare e vivere in questi ultimi tempi gli avvenimenti della Chiesa con piu fede e intelligenza e con una piu incisiva esperienza religiosa.

Uno dei fatti sicuramente di grande rilievo e stato 1'ostensione torinese della Sindone. « Visitare la Sindone », ecco quale e stato il richiamo piu forte per i credenti di tutto il mondo.

« Andiamo alia Sindone » e cost mi sono mescolato tra i tanti pellegrini de-siderosi di guardare questo « segno », questo lenzuolo che avvolse il corpo di un uomo ucciso sul patibolo della Croce. Chi era questo uomo? Capisco che nessuna ricerca o prova sperimentale ha chiarito per ora la formazione naturale delle im-pronte della Sindone; ma mi rendo conto che esse sono conseguenze del contatto della tela con un corpo martoriato e ucciso, seviziato dopo la morte con una fe-rita al costato, e cio risulta storicamente sia avvenuto ad un solo uomo: Gesu Cristo!

Della mia fragile fede, quasi a volermi cercare delle ragioni per credere, chiedo perdono al Cristo e guardo quel «-segno » che mi aiuta a trovare e a sentire ancora piu viva la presenza di Lui tra noi.

Andare alia Sindone e diventato cosi per ogni pellegrino un atto di amore, uno di quegli atti che trasforma e spiana la strada alia fede, diminuendo l'ostacolo causato dalla superficiality, dalle passioni e dall'indifferenza nostra.

Nella Chiesa c'e tanto raccoglimento e tanta preghiera, un silenzio che acqui-sta consistenza fissando lo sguardo nell'amabile dignita e nella serena compostezza di Colui che in obbedienza e liberta ha dato tutto di se stesso.

Tutti i momenti della Passione sono la scritti, incancellabili, per una forza scaturita da Lui che ci ha lasciato in questo segno prodigioso, le piaghe delle mani, quelle dei piedi, quella del costato, la corona di spine (che si pensa fosse in realta un vero e proprio « casco » ripieno di spine) e le lesioni della flagellazione cosi reali che il vederle ancora oggi mi fa fremere.

Ho visto Lui! II suo volto! Quel volto che tanti santi e profeti si sono consumati dal desiderio di contemplare.

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Ho visto la « regina delle immagini » o, per dirla con il Burzio, « la piu for-midabile effige che l'umanita abbia mai desiderato di poter contemplare ».

Questo segno e per noi! Nel nostra tempo ci e concesso di guardare in volto il Figlio di Dio, un volto che si nasconde e si manifesta, che si circonda di miste-ro e che incombe con una presenza sconcertante nella nostra vita.

La Chiesa ha avuto sempre una grande venerazione per la Sindone, e anche se non ha mai voluto fare della reliquia un « oggetto di fede », ha proposto come motivo di riflessione la passione, la morte e la risurrezione del Salvatore.

In questa luce si comprendono le parole di Paolo VI: « Qualunque sia il giudizio storico e scientifico che valenti studiosi vorranno esprimere circa codesta sorprendente e misteriosa reliquia, noi non possiamo esimerci dal fare voti che essa valga a condurre i visitatori non solo ad una assorta osservazione sensibilc dei lineamenti esteriori e mortali della meravigliosa figura del Salvatore, ma possa altresi introdurli in una piu penetrante visione del suo recondito e affascinante mistero ».

La Sindone e quindi per il credente una reliquia, torse la piu importante e la piu famosa del mondo, che ci richiama in maniera enigmatica Gesu Cristo. la sua passione e la sua morte e ci fa vedere in « quel volto » l'immagine di tanti « fratelli crocifissi » come i sofferenti, gli emarginati, coloro che subiscono vio-Ienza, ingiustizia, sopruso, sopraffazione.

Questo e il fascino e il richiamo mistico del sudario custodito a Torino, del « testimonio silenzioso », del lino consunto ed antico dove intenso anche il non credente avverte il brivido del divino.

Mi rimetto in fila per vedere una seconda volta la Sindone; la, supra l'antico altare maggiore c'e la reliquia, avvolta da un fulgore di luce che emana uno splen-dore tranquillo; e la luce di Cristo che illumina il cuore e le menti degli uomini.

Mi fermo di nuovo di fronte al Sacro Lenzuolo, quasi a penetrarlo con una lettura visiva ma soprattutto interiore, il che commuove tutto lo spirito mio.

L'occasione mi e sembrata piu che rara, per molti irrepetibile. Torino ha mostrato al mondo uno dei documenti piu sconvolgenti che l'uma­

nita conservi, perche possa aiutarci a capire il senso della Grace, sorgente della nostra salvezza, possa suscitare negli animi di tutti gli uomini un amore piu grande e piu vivo per Cristo che ha dato la vita per noi e possa accenderci il cuore trasfor-mando la nostra esistenza.

D. Carmine Mosca

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E' volato un ottimo mese di ottobre; ottimo sotto molti aspetti: infatti e iniziato e terminato con la presenza del Padre Superiore, che con la sua pa-rola sempre incisiva si preoccupa molto della nostra formazione.

Anche il tempo e stato nel complesso ottimo, quasi sempre bello, nonostante i pochi giorni di pioggia e di freddo.

La nostalgia di casa che ci aveva immalinco-niti nei primi giorni e ormai passata. Ci conosciamo meglio, ci sentiamo piu fratelli ed anche i Superiori ci hanno mostrata la loro paternita. Comporremo, samo certi, una famiglia compatta.

Ottima non e stata la scuola: gli insegnamenti si sono succeduti in continuazione e il nostro impe-gno e stato scarso; pero negli ultimi giorni del mese sono venuti gli insegnanti titolari, ai quali cordial-mente auguriamo un buon lavoro e promettiamo molta attenzione rispettosa.

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La vendemmia e stata rimandata a novembre, ci auguriamo uva abbondante e ben matura.

Abbamo avuto con noi, per otto giorni di eser-cizi spiritual], dodici Discepoli giovani e meno gio-vani ai quali ha predicato, con la conosciuta perizia, padre Andreu dei Teatini di Sant'Andrea della Val-le di Roma. Abbiamo ammirato il loro silenzioso raccoglimento e le loro preghiere e goduto dei loro canti. Tutto cio e stato in preparazione della pro-fessione religiosa del novizio Antonio. Di questa funzione fissata per il primo novembre se ne parle-ra il prossimo mese.

Con il Superiore e venuto anche il caro Don Antonio De Laurentis, accolto con tanta gioia nel ricordo anche dei bei giorni passati ad Amatrice.

II colore dei boschi, il profumo del mosto e delle calde arroste accompagna il finire di questo ottobre e ci apre novembre nel quale speriamo piu impegno per una semina profonda. Desideri e spe-ranze che affidiamo alia Madonna, che sentiamo, Madre nostra.

Quidam

m • •

La ragione per cui non siamo felici come i santi, e perche non ab biamo voglia di essere santi.

Fulton Sheen

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GIOIA DEL COLLE

t — Pomeriggio terribile quello del 1° agosto. Sul Cor-

so, a pochi metri dal nostro ingresso, il piccolo GIUFFRI-DA GIULIANO, figlio del nostro Socio Giuseppe sottuf-ficiale dell'Aviazione militare e Socio anche lui del nostro Centro Giovanile, veniva travolto da un autocarro.

— Lo strazio di tutti fu enorme, indescrivibile. I fu-nerali si tennero nella pista di pattinaggio dove Giuliano scorazzava lieto con gli amici pattinatori che erano tutti li costernati.

Per il trigesimo ci ju un rito di suffragio nel cortile interno del nostro Istituto, celebrato dal Direttore D. Vir­ginia.

— A due mesi di distanza pubblichiamo il seguente articolo-ricordo.

Sono trascorsi due mesi. La sera del primo agosto non verra ricordata come una giornata di estate; un senso di freddo e il sottofondo, non so fin dove giu-stificato dalla stagione insolita di questo 1978, o piuttosto, dalla proiezione per lo sgomento per la morte di Giuliano. Seduti o in piedi vicino aU'ingresso dei campi del Centro, il formarsi della discussione segue il variare dei nostri stati d'animo; ai discorsi si sovrappone un tentativo disperato di 'aggiornare' la realta, di convincerci di quello che e successo; di apprendere una realta sfuggente e fuori del tempo che ci accomuna, che ha cancellato il tempo passato insieme sui campi

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da gioco, negli intervalli, nello stesso motivo che ci spinge a ritrovarci. A tratti il pensiero, incontrollato, e, involontariamente lo sguardo si trasferisce sulle casa di fronte, al di la della strada, oggettivamente colpevole del fatale incidentc; in quella casa si pensa all'impatto con la notizia, si vorrebbe in qualche modo atte-nuarlo, dosarlo. La notizia che a sapere e solo il padre sembra consolare: rinviare le conseguenze sulla salute, forse sul significato stesso dell'accaduto, per la madre. Sono congetture, modi di comunicare tra noi; compensare in qualche modo l'ango-scia, la gradualita della notizia si pensa possa essere gradualita del dolore, come se ogni gradualita non contenesse in se una soglia oltre la quale il significato ir-rompe in tutta la sua violenza. La ricostruzione dell'incidente, i particolari tecnici, la discussione sulle colpe sfumano di continuo in episodi, in sequenza disordinata, di Giuliano assieme a noi, camminare per il viale della pista di pattinaggio, ten-tare qualche colpo di tennis con il fratello, mangiare un gelato lungo i bordi dei campi. A tratti il silenzio e pesante, si desidera restare soli, magari camminare lungo il viale; e'e chi reagisce all'angoscia con il movimento, allontanandosi, riflet-tendo con forza sul comportamento dei propri figli, ad aha voce. Mohi di noi alia notizia che a casa Cjiuffrida ormai sanno, decidono di andare, senza saperc cosa fare, portare il proprio dolore che si vorrebbe comunicare.

Alberto Patella

Quel che e minore di Dio non pud riempire il

cuore dell'uomo.

S. Agostino

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LA SVEGLIA N O T I Z I A R I O DELLA ASSOCIAZIONE E X - A I U N N I

LA PAGINA DELLASSISTENTE

a cura di

DON EGISTO

PASSATO, PRESENTE, FUTURO

Noi parliamo spesso di presente, di passato, di futuro e sostiamo sul presente con una certa spaval-deria come fosse nostro, particolarmente nostro.

Ma il presente non esiste, come non esistesse per noi, perche al momento stesso di affermarlo lo perdiamo, I'abbiam preso. Noi siamo l'ombra del passato, 1'ala del futuro. E' nel domani la vita no­stra, tutta la vita nostra che nell'avvenire precipita come l'acqua che s'appressa al mare.

Ci sospinga il passato, il ricordo del rapido pas­sato a conquistare un avvenire piu nobile e santo, a camminare piu puri e animosi, a veleggiare piu con­fident e sereni verso i porti divini.

(Padre Minozzi - « La buona notte »)

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RICORDO DEL PROF. BRUSCO BRUSCHINI

Sono trascorsi appena tre me si dalla scorn parsa del prof. Brusco Bruschini, ma egli vive ancora e vivrd per sempre attraverso il ricordo impenturo lasciato di se nel cuore di chi ne ha conosciuto il segreto spirituale. Uomo fornito di una pro-fonda cultura scientifica e umanistica, alimentata da una ininterrotta consuetudine di studio, da un fervidissimo zelo nella sua inesauribile attivita di insegnante negli istituti tecnici superiori, ove ricopri per circa 40 anni la cattedra di geografia eco-nomica con rettidudine modestia, presentava una perfetta coerenza fra il pensare e I'operare, animato da una insaziabile sete di veritd, di bontd e di giustizia; ju un vera seguace della dottrina di Cristo. Nei lontani anni 1927-1936 gli fu as-segnato I'incarico direttivo della scuola media e del collegia maschile di A ma trice, ove orfani e diseredati dalla sorte trovarono in lui, costantemente I'affetto e la comprensione di un padre. Dinanzi alio slancio di caritd che portava sempre nulla sua attivita e nelle sue opere, alcuni si domandavano dove il suo fisico, alquanto debilitato negli ultimi anni, potesse attingere le forza: pochi infa/ti potevano supporre quale immensa carica di calore umano lo accampagnasse in ogni sua impresa.

Credo che il tempo non potra mai offuscare il segreto fascino della sua anima; e noi oggi, nel ricordarlo, ci sentiamo piii che mai vicini al lutto della moglie Nina, del fratello e dei nipoti, rivediamo ancora una volta i suoi grandi occhi sereni e il suo sorriso indulgente e umano, che ci appare anche piu caro attraverso una lacri-ma di commozione.

U.B.

NELLA INTIMITA' Molti hanno conosciuto il Prof. Brusco Bruschini, sia come giovane inse­

gnante, pieno d'entusiasmo, sia come collega, sia come amico, e tutti sono rima-sti sempre affascinati dalla ineffabile bontd, dalla sua semplicita e dal suo amore verso i diseredati.

A questo proposito voglio raccontare qualche episodio fra i tanti dei quali e pieno il tempo in cui era Direttore della Scuole di Avviamento di Amatrice.

In uno di quel lontani anni (1931-32 non ricordo bene) aveva scritto ai suoi genitori che si sarebbe recato in paese a trascorrere con loro le festivitd natalizie approfittando del fatto che pure gli orfani si assentavano per lo stesso motivo.

Stava per partire ed ecco, incontra un ragazzo, solo. Posandogli la mano sulla spalla gli chiede: — Tu, non parti?

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II ragazzo risponde: — Io non ho nessuno che mi vuol bene. Brusco rimane profondamente turbato; invib un telegramma ai genitori di-

sdicendo la sua andata e rimase a far da padre ai piu diseredati tra quei fanciulli. Queste sono piccole cose, ma le pud capire profondamente solo chi ha avuto

carenza di affetti, specie nella adolescenza. II suo cuore era aperto a tutte le miserie umane: ecco perche aveva Vaf-

fetto e la stima di Padre Semeria e di Padre Minozzi; stima di cui danno testi-monianza alcune loro lettere che io serbo come reliquia.

Responsabilizzato quasi all'eccesso, lavorava con una tecnica che non gli dava tempo per badare a se stesso. E' di questo tempo la broncopolmonite che gli lascib segni per tutta la vita.

In una grigia giornata invernale, non potendo i ragazzi uscire per la passeg-giata, egli li intrattenne a lungo con vivaci racconti utili e divertenti. In una grande aula nell'Istituto egli parlava e parlava, accalorandosi nel racconto. Ecco nel cielo un varco; uno spiraglio di sole ...Tutti fuori per la passe ggiat al... La pol-monite minaccib di portarselo via. Si pregava intensamente anche nel Femminile. Le Suore scongiuravano il Signore che lo risparmiasse.

Gia si parlava della bara; ad occuparsene fu incaricato il Maestro Tulli. II Signore ce lo risparmib ancora una volta. Cera ancor tanto bene da fare. Era pronto per lui un intenso lavoro tra i giovani dell'Opera, nella Scuola Statale.

La sua vita e disseminata di opere di bene; e sono tante che solo il buon Dio pub numerare. Egli, certo, ha ricompensato il servo fedele. A me resta il suo ricordo che mi accompagna e mi da la forza necessaria per continuare a vivere.

Lui, cost semplice e schivo di tutto cib che avesse sapore di esibizionismo, non avrebbe certo voluto che si scrivessero queste cose, ma a me che vivo di ricordi, fa piacere illuminare un lembo della sua vita spirituale. Perdonatemi.

Scrisse sul testamento: « Muoio nella viva Fede cristiana. I miei funerali siano semplici il piu possibile e sulla mia tomba ci sia scritto nome cognome e nessun elogio ».

Piii volte ha visto la morte da vicino. Nel 1976 durante un piccolo intervento pensava ad una eventuate dipartita. Preoccupato, disse a suo fratello: — Se io muoio, chi avra cura di Nina? — Era questo il suo assillante pensiero: — Non mi dispiace morire; mi displace solo lasciare Nina. Queste sono pur state le sue ultime parole. Serenamente e cristianamente ha lasciato questo mondo.

Nina Bruschini

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« E poi 1'ultima sera quando tu sentivi crescere spaventosamente il male e non ne potevi piu e invocavi la Madonna che venisse, che s'affrettasse, che era ora.

Ti dissi io allora: - Ma, mamma, che fai? E la volonta di Dio che oggi ancora benedicevi?

E tu: — O figlio mio... Si, sempre la volonta di Dio, sempre... Sempre, Signore!

Ma, figlio mio, non ne posso piu... proprio non ne posso piii! E a te:

- Coraggio, mamma! Di anche tu al Signore che t'aiuti a fare la sua volonta e il Signore t'aiutera... Ricordi Giobbe, mamma? Domani ti voglio rileggere Giobbe.

E tu: — Oh, figlio: lo so di Giobbe, lo so... Pur egli n'ebbe tante... piu di me, forse... Ma, figlio, non ne posso piu...

Madonna mia!... E io uscii dalla camera desolato. Cadeva la notte. Tu vedesti il mio dolore eguale al tuo, mamma, ripensasti a Giobbe piu a

lungo e ti sentisti certo nel comune dolore sollevata. Che a Marianna entrata a visitarti desti l'annunzio come una novella lieta:

— Domani D. Giovanni mi rilegge Giobbe. Vieni anche tu, sai. Povero Giobbe!

E tacesti a lungo.

[ ] Si, mamma, lo lessi Giobbe il giorno dopo, ma non piu con te: lo lessi nella

mestizia infinita del rito, a te e per te recitando l'u^ficio santo dei morti! » mestizia infinita del rito, a te e per te recitando l'ufficio santo dei morti! »

Vien di ricordare quanto scrisse S. Agostino per la 'none della madre Monica, nelle sue « Confessioni ».

lommaso Molinaro, d.D.

ANDREA MASSIMI

grande collaboratore del Padre Minozzi durante la guerra mondiale, ami-cissimo dell'Opera e dei Discepoli, cultore delle memorie di Amatrice e delle sue Ville, che egli raccolse nel bel volume « Amatrice e le sue Vil-le », ha trovato una piu degna dimora nel monumentale sepolcro, fatto per lui erigere, dalla diletta Consorte Gualda Massimi, nel nuovo Cimi-tero di Amatrice. Son passati died anni dalla sua morte, e la memoria di Andrea Massimi aveva hisogno di essere rinnovata, conic cjuella di uno dei figli migliori di Amatrice.

Ricordiamo di lui anche il bel volume « COLA FILOTESIO » e-dito dalla Scuola Tipografica di Amatrice, con una bella prefazionc del P. Minozzi.

T.M. 32

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UNVNCIA DI BUON SANGUE

$|£ Nello spiegare il miracolo della moltiplicazione dei pani, il parroco sbaglio: — Gesu Cristo con 5000 pani sfamo 5 persone. — Anch'io, dice uno, sarei capace. Dov'e qui il miracolo? — II miracolo sta qui: che avendo mangiato tanto non scoppiassero.

% Dove mori Napoleone? — Su una cartina geografica. — Che! Sei matto? — Si, si! Questa mattina la maestra indicava un punto oscuro sulla carta

geografica e ci diceva: « Qui mori Napoleone ».

% Le bestie parlanti — Non capisci niente! — dice l'asino al figlio. Scriverai cinquanta volte sul

quaderno la frase: — Io sono un uomo...

% Silenzio — Due ubriachi rincasavano a tarda ora dandosi il braccio. Du­rante il percorso, alquanto difficoltoso, il primo dice in tono imperativo al com-pagno: — Ricordi: per qualsiasi motivo nessuno deve sapere dove siamo stati questa sera, capito?

— Va bene, risponde l'altro. Pero, se sei veramente un amico, almeno a me potresti dirlo: — dove siamo stati?

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% Ricetta — Un tale sta pranzando in una trattoria. Alia frutta ordina delle noci. Le trova buone e ne ordina delle altre e poi ancora. Un signore vicino gli chiede: — Come fa a mangiare tante noci. Sono indigeste.

— Ma... veramente mio nonno e morto a 95 anni! — Mangiava tante noci come lei? — Macche: lui non si impicciava degli affari degli altri.

T£ Litigio familiare alio stadio — Una signora: — Arbitro, sei buono solo a lavare i piatti!

Un signore: — Ma come fa lei a saperlo? La signora: — Io sono sua moglie.

$|£ Perch e piangi, Luigino? — II maestro mi sgrida sempre perche scrivo alia Carlona, mentre io non

so neanche chi sia...

% Risposte di Picciudeddi: — Indicatemi un metallo trasparente. — 'A rete metallica. — Un altro piu trasparente. — 'U canceddu. — Un altro ancora piu trasparente. — 'U canceddu apertu.

D. Cesario Sacchetto

N O Z Z E

II caro ANDREA DI NICOLA, Insegnante e Istitutore negli anni scorsi nel nostro Istituto di Amatrice, ha unito la sua vita col Sacramento del Matrimo-nio a quella della Signorina GIULIANA DELI, sua collega neU'insegnamento e negli ideali cristiani e civili. II rito e stato svolto nella Chiesa di S. Francesco, sut Terminillo, officiato da Padri Camaldolesi, il 22 ottohre scorso.

Vivat, crescat, floreat nova familia Christi fundamentis radicata!

T.M.

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CENTRO RESIDENZIALE PERMANENTE « PADRE GIOVANNI SEMERIA » — MONTEROSSO AL MARE (LA SPEZIA)

A Monterosso al Mare (La Spezia), una delle localita piu sugge­stive delle Cinque Terre, funziona il Centro residenziale permanente per persone anziane autosufficienti d'ambo i sessi.

L'edificio, che gia ospitava l'Istituto P. Semeria, e stato ristruttu-rato, ottenendone ambienti ospitali per la permanenza degli anziani e la loro convivenza assistita da affettuosa presenza umana e cristiana.

La retta, comprensiva di vitto, alloggio, pulizia, lavaggio bianche-ria, cure mediche ordinarie, e di L. 180.000 mensili.

Le domande di ammissione devono essere indirizzate alia Direzio-ne del Centro residenziale « P.G. Semeria » - 19016 MONTEROSSO AL MARE (SP) - Tel. (0187) 817514.

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