Anno X Numero 2 Marzo 2013 Incontro ravvicinato con la Shoah I · Maristella Spur III liceo D...

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Giornale del Liceo Scientifico e della Comunicazione Paritario Sacro Cuore 00135 Roma, Via della Tenuta di S. Agata, 1 Tel 06.3054791 / 06.3054767 - Fax 06.3052957 E-mail [email protected] - www.piccoleancellesacrocuoreroma.it Anno X Numero 2 Marzo 2013 Incontro ravvicinato con la Shoah Occorre svegliarsi! I nizio di marzo, elezioni conclu- concluse e un nuovo governo da formare e fra poco più di un mese torna la primavera. Siamo appena all’inizio di un nuovo anno e già si prospettano grandi cam- biamenti nel nostro paese. Fine del governo tecnico di Monti, fine del mandato di Napolitano come presidente della Repubblica, le dimissioni di Papa Benedetto XVI.. La gente sembra confusa, forse troppi avvenimenti si sono susse- guiti frettolosamente, come la ne- ve che si scioglie al sole. L’economia è stagnante e trabal- lante, come le parole dei politici che ogni giorno si appostano in qualche programma tv per ribadi- re i loro concetti. Ho il presenti- mento che qualcosa potrà cambia- re questa volta, ma non so se in bene o male. Ogni primavera ri- nasce la vita sulla terra, gli anima- li si svegliano dal torpore del le- targo. Che sia il tempo di sve- gliarci anche noi da questa specie di incubo quotidiano in cui il mon- do è schiacciato dalla crisi econo- mica e sociale? Maristella Spur III liceo D urante l’Assemblea d’Istituto il signor Alberto Sed ha raccontato la sua esperienza di de- portato ad Auschwitz Grazie ai Decreti Delegati, noi studenti abbiamo l’opportunità di incontrar- ci periodicamente per confrontarci su tematiche che possano rappresenta- re stimoli di crescita e di sviluppo del proprio ba- gaglio culturale. Il 20 di- cembre 2012, poco prima delle tante attese vacanze natalizie, e della “temuta” fine del mondo, abbiamo organizzato la nostra prima Assemblea d’Istituto dell’anno scolasti- co in corso. E’stato un momento di riu- nione collettiva per tutti gli studenti, un’occasione per evidenziare le propo- ste riguardanti l’istituto. Quello che abbiamo imparato è molto semplice: non dimenticare. Siamo partiti dalla Shoah. Lo sterminio del popolo ebraico in Europa da parte del regime nazionalsocialista ha tratti asso- lutamente epocali e si configura come una ferita profonda e inguaribile nel cuore stesso dell'identità europea. È fondamentale tenere ben presente fin dove la follia della mente umana può (Segue a pagina 2) Emozioni dinnanzi alle elezioni Pag.8 A spasso con i ragazzi di Taizè Pag. 5 e 12 Il signor Alberto Sed con alcuni allievi Alberto Sed, testimone della tragedia di Auschwitz, ha rac- contato le sue amare esperienze agli studenti del liceo Il computer quantistico è più vicino Pag. 7

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Giornale del Liceo Scientifico e della Comunicazione Paritario Sacro Cuore

00135 Roma, Via della Tenuta di S. Agata, 1 Tel 06.3054791 / 06.3054767 - Fax 06.3052957

E-mail [email protected] - www.piccoleancellesacrocuoreroma.it

Anno X Numero 2 Marzo 2013

Incontro ravvicinato con la Shoah

Occorre svegliarsi!

I nizio di marzo, elezioni conclu-concluse e un nuovo governo da formare e fra poco più di un mese torna la primavera. Siamo appena all’inizio di un nuovo anno e già si prospettano grandi cam-biamenti nel nostro paese. Fine del governo tecnico di Monti, fine del mandato di Napolitano come presidente della Repubblica, le dimissioni di Papa Benedetto XVI.. La gente sembra confusa, forse troppi avvenimenti si sono susse-guiti frettolosamente, come la ne-ve che si scioglie al sole. L’economia è stagnante e trabal-lante, come le parole dei politici che ogni giorno si appostano in qualche programma tv per ribadi-re i loro concetti. Ho il presenti-mento che qualcosa potrà cambia-re questa volta, ma non so se in bene o male. Ogni primavera ri-nasce la vita sulla terra, gli anima-li si svegliano dal torpore del le-targo. Che sia il tempo di sve-gliarci anche noi da questa specie di incubo quotidiano in cui il mon-do è schiacciato dalla crisi econo-mica e sociale?

Maristella Spur

III liceo

D urante l’Assemblea d’Istituto il signor

Alberto Sed ha raccontato la sua esperienza di de-portato ad Auschwitz Grazie ai Decreti Delegati, noi studenti abbiamo l’opportunità di incontrar-ci periodicamente per confrontarci su tematiche che possano rappresenta-re stimoli di crescita e di sviluppo del proprio ba-gaglio culturale. Il 20 di-cembre 2012, poco prima delle tante attese vacanze natalizie, e della “temuta” fine del mondo, abbiamo organizzato la nostra prima Assemblea d’Istituto dell’anno scolasti-co in corso. E’stato un momento di riu-nione collettiva per tutti gli studenti, un’occasione per evidenziare le propo-ste riguardanti l’istituto. Quello che abbiamo imparato è molto semplice: non dimenticare. Siamo partiti dalla Shoah. Lo sterminio del

popolo ebraico in Europa da parte del regime nazionalsocialista ha tratti asso-lutamente epocali e si configura come una ferita profonda e inguaribile nel cuore stesso dell'identità europea. È fondamentale tenere ben presente fin dove la follia della mente umana può

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Emozioni

dinnanzi alle elezioni

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A spasso con i ragazzi

di Taizè

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Il signor Alberto Sed con alcuni allievi

Alberto Sed, testimone della tragedia di Auschwitz, ha rac-contato le sue amare esperienze agli studenti del liceo

Il computer quantistico

è più vicino

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arrivare, una follia che ha pro-dotto milioni di morti, di famiglie distrutte, di vedove, orfani e di persone tragicamente segnate a seguito delle atrocità subite. I racconti, i documenti e la storia devono essere le fonti utili non solo per il presente, ma anche per le generazioni future che, a loro volta avranno il compito di “tramandare” un orrore storico che non si deve ripetere. E per fare questo abbiamo avuto l’onore di ascoltare, nel nostro

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Istituto Sacro Cuore Anno di fondazione 1957

Scuola dell’Infanzia

Scuola Primaria

Scuola Secondaria I grado

Liceo Scientifico

Liceo della Comunicazione

Doposcuola

Laboratorio di informatica

Laboratorio scientifico

Sala polivalente

●●●

Principali attività

◊ Corsi di pallavolo, calcetto, ping pong

◊ Canto e saggi canori

◊ Pianoforte e tastiere

◊ Concerti musicali

◊ Visite guidate alla città, mo-numenti, opere d’arte e par-chi nazionali

◊ Viaggi di istruzione

◊ Laboratorio teatrale e realiz-zazione di spettacoli teatrali

◊ Laboratorio giornalistico

◊ Tornei

◊ Sportelli didattici

●●● Comunità religiosa delle Piccole Ancelle

del Sacro Cuore

Istituto, le parole di uno dei pochi so-pravvissuti ad Auschwitz: Alberto Sed. Ad introdurre il racconto del protagoni-sta, si sono avvicendati due docenti di Storia, il prof. Giuseppe Siracusa e la prof.ssa Valentina Regis, nonché una consigliera dell’ANED (Associazione Nazionale ex deportati), la dott.ssa Gra-zia Di Veroli, che hanno presentato la situazione storica italiana/europea delle leggi razziali nel periodo nazista. Riportiamo i commenti più significativi degli studenti. “Sed ci ha raccontato del viaggio che fecero all’interno di un vagone buio e sporco, dove i corpi di donne, ragazze, uomini e bambini erano ammassati con-tro le pareti; non erano nutriti, non era-no coperti a s u f f i c i e n z a , possedevano vestiti troppo leggeri per il clima invernale presente in Polonia e non tardò il mo-mento in cui la maggior parte dei corpi pre-senti nelle sti-ve arrivava nei campi di con-cen t ramen to senza vita. Era-no stati depredati di tutto ciò che posse-devano, non solo fisicamente, ma so-prattutto moralmente; non dovevano avere un nome, al suo posto sulla mano era stato tatuato un numero indelebile. Gli elementi che hanno catturato molto la mia attenzione sono stati l’incalzare e la precisione dei ricordi vividi di ciò che aveva vissuto. Ha raccontato la sua importante storia senza mai fermarsi, analizzando i tratti crudeli ed animale-schi di chi gli impartiva gli ordini.” (Camilla Mauri) “Per la prima volta ho visto davvero tutti i miei compagni pienamente concentrati ad ascoltare le terribili esperienze di questo uomo. Con sconcerto abbiamo avuto conferma dei lavori disumani a cui lui e gli altri “prigionieri” venivano giornalmente sottoposti. Ci ha racconta-to di aver continuamente desiderato lasciarsi morire ed anche di come ogni volta gli si sia puntualmente presentata d a v a n t i u n a p r o s p e t t i v a d i “sopravvivenza”. Noi studenti, che sia-mo da sempre abituati a studiare sui libri ciò di cui lui ci ha parlato, probabil-mente ci aspettavamo di sapere già molto a riguardo… ascoltando le sue parole ci siamo resi conto che non era

affatto così: l’orrore che ci ha prospetta-to davanti andava ben oltre! Dal raccon-to di come appena arrivato sia stato messo al corrente in modo brutale della sorte di sua madre e sua sorella, dell’episodio di un prete che in quanto tale fu lasciato affogare davanti ai loro occhi, fino al “divertimento” dei soldati di far lanciare in aria i neonati come bersagli dei loro fucili… io non pensavo che gli uomini potessero essere così “bestie”! Non ho potuto far a meno di provare dolore per la sorte che è tocca-ta a lui e a chi lo accompagnava e, so-prattutto, di provare una forte stima nei suoi confronti. Mi sono davvero chiesta quanto dovesse essere forte il suo ani-mo per sopportare tutto ciò che ha subi-

to e perfino per riuscire a raccon-tarlo.” (Elisabetta Buccieri) “Ciò che ha colpi-t o d i p i ù nell’incontro con Sed, non sono sta-te le parole in sé, ma il modo in cui le diceva. Egli parlava come se avesse superato il trauma, con tran-quillità, ma con-temporaneamente dalle parole che

diceva si capiva che il dolore che senti-va era ancora forte. Eccezionali di quest’uomo sono la me-moria e la disponibilità. Sed ricordava tutto, tutto nei minimi dettagli, non sor-prende dato il trauma subito, ma ne du-bitavo, visto che è passato parecchio tempo. Raccontava tutto, come se fosse la trama di un film, come se fosse un evento successo ieri. Ciò ha reso l’incontro più interessante, perché si riusciva a capire cosa avesse passato, non solo dal punto di vista storico ma anche emotivo. Sed ha parlato con noi della sua famiglia, dei suoi fatti persona-li, senza riservatezza, come se ci cono-scesse già da tempo, togliendoci anche dall’imbarazzo di fargli domande che avremmo potuto pensare lo mettessero in difficoltà.” (Giorgio Romano) “Il suo discorso, durato più di due ore, mi ha toccato molto: non credevo che l’uomo fosse capace di tali tragedie, che al giorno d’oggi sembrano inconcepibi-li. Impressionante è stato anche il ricor-do fisso dell’uomo, che narrava giorno per giorno, come se la portasse dietro una tale esperienza costantemente, non riuscendo ad espellerla dalla mente.

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Incontro ravvicinato con la Shoah

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Tale incontro mi ha fatto crescere co-me persona, poiché, pur avendo visto documentari o film, la verità non mi era mai stata resa così direttamente ed ora ho compreso in fondo quanto può far male il pensiero e l’azione di un singolo personaggio in un determi-nato periodo della storia.” (Andrea Zanon) “È stato molto interessante il suo di-scorso; l’aspetto che mi è rimasto più impresso nella mente è stato l’insensibilità dei soldati tedeschi so-prattutto nei confronti dei bimbi e-brei. Gli episodi che ci ha raccontato mi hanno creato non solo una profon-da sofferenza, ma anche sbigottimen-to e incredulità e anche tanta rabbia. Non capisco come potessero essere così crudeli e spregevoli, senza un briciolo di rimorso.” (Chiara Cesa-ri) “...Gli chiesero di lanciare il bambi-no di pochi mesi nel carro accanto agli altri bimbi ormai morti, lui fece un passo e lo mise dentro, il tedesco gli disse che non gli aveva ordinato di fare un passo ma di lanciarlo, per-ché tanto se non lo faceva lui l'avreb-be fatto il ragazzo dietro che in que-sto caso era Alberto Sed, allora gli ordinò di nuovo, alzando la voce, di lanciarlo, lui lo fece e il tedesco spa-rò sul bambino in volo proprio come se fosse il Tiro a segno. Da quel momento in poi, dopo la fine della guerra, il nostro testimone tornò a casa continuando la sua vita, ebbe dei figli e dei nipoti, ma mai nessuno di loro prese in braccio. Quella scena vissuta da ragazzo l'aveva segnato talmente tanto da non riuscire più a prendere nessun bambino tra le mani. Questo episodio mi è rimasto mag-giormente impresso perché evidenzia una mancanza di umanità, si vede solo il diverso.” (Saran Conde) Gli episodi che Alberto Sed ha vissu-to e ci ha raccontato sono qualcosa di disumano e, per coloro che non hanno vissuto tutto ciò da vicino, quasi im-possibile da credere; è evidente la cattiveria di molti uomini che non si ferma neanche di fronte all’innocenza di migliaia di persone, massacrate, torturate e uccise nel peggiore dei modi. Mi meraviglio della forza che ha avuto quest’uomo nell’affrontare con corag-gio ogni giorno trascorso nei campi di concentramento, ma anche il coraggio di riaffacciarsi alla vita una volta che quell’incubo fosse terminato.”

(Chiara Mozdzen) “Egli ci ha raccontato che un prete fu lasciato affogare davanti ai suoi occhi. Testimone di quest’evento Sed non è riuscito più ad entrare in piscina e addirittura a vedere il saggio di nuoto del nipote. Ho riflettuto molto su que-sto episodio ed ho pensato che quan-do un uomo vive atrocità sulla propria pelle o comunque vede che sono in-flitte ad altri, ne rimane “ferito”, “segnato” per tut ta la vi ta. L’avvenimento raccontato da Sed non riguarda lui in prima persona, la vio-lenza non è stata subita da lui, ma da un altro uomo che probabilmente ne-anche conosceva. Nonostante l’accaduto, la reazione di Sed sembre-rebbe propria di chi ha subìto tale violenza piuttosto che di colui che l’abbia osservata dall’esterno. Ciò

può far riflettere sul fatto che la vita di una persona, chiunque essa sia, ha un valore immenso e che non siamo in grado di comprenderne pienamente il significato.” (Sofia Sparvieri) “Sono stata molto contenta e onorata di aver avuto la possibilità di conosce-re una persona speciale come Sed perché, nonostante fossero passati molti anni dall'accaduto, lui si ricorda-va tutto, senza tralasciare alcun detta-glio; inoltre mi ha emozionato la sua semplicità, la sua cordialità nei con-fronti di noi ragazzi e soprattutto la sua straordinaria umanità.” (Chiara Bernardini) “Mi ha colpito molto il racconto del suo “viaggio”: non è stato trattato da essere umano, ma come una bestia caricata e ammassata su dei vagoni, privato di tutte le cose indispensabili per vivere. Mentre raccontava queste atrocità ho pensato dentro di me a quanto a volte la vita sia ingiusta, cru-dele e piena di gente senza scrupolo. Ho provato a immedesimarmi nei sol-dati tedeschi cercando di trovare una

sola motivazione che li avesse spinti a compiere questi gesti a mio parere folli.” (Simone Scarpelli) “Io sono rimasto impressionato dal suo racconto che esprimeva una soffe-renza ancora vivissima: esseri umani condannati da un’ideologia inventata da un folle accecato dalle sue osses-sioni. L’aspetto che mi ha colpito di più di questo incontro è stato ammet-tere di aver richiesto l’iniezione di cianuro per far cessare le sue conti-nue sofferenze fisiche e morali, duran-te il periodo passato nella miniera.” (Filippo Anzalone) “Nella sua vita Alberto Sed è riuscito a nascondere a figli e nipoti ciò che gli era successo trovando la forza di con-tinuare. Davanti ai suoi occhi ha visto morire degli innocenti, ricordi che non si possono cancellare ma da testi-

moniare per permetterci di co-noscere la tragica realtà dei fatti accaduti.” (Martina Perrone) “Dal racconto è risultato eviden-te evidenzia chiaramente la sfrontatezza dei nazisti, i quali neanche di fronte agli esseri più indifesi, come i neonati, si sono fermati o hanno provato un mini-mo di tenerezza e compassione.” (Chiara Di Porzio) “Il signor Alberto ci ha parlato per più di due ore, l’orrore di Auschwitz , raccontandoci l’inimmaginabile sulla Shoah. Tutta la sua testimonianza era in-trisa di dolore, sofferenza, orrore,

e allora io mi chiedo: come è possibi-le che un uomo riesca a fare questo? Come può un uomo uccidere (ridendo) dei bambini, simbolo di innocenza? Penso alla madre della vittima, che forse ha visto la scena. Come può un uomo anche solo conce-pire una cosa del genere? Non riesco a trovare una risposta; forse non erano uomini…” (Gloria Pianesi) “Mi ha colpito il modo semplice e chiaro con cui raccontava la sua sto-ria, e descriveva a pieno gli orrori di quel posto. Gli eventi riportati mostra-no la crudeltà che l'essere umano può raggiungere a testimonianza che non bisogna dimenticare le sofferenze delle vittime.” (Mario Castrichino) “La sua testimonianza non rimarrà un vano ricordo. Egli è venuto a portaci non solo le sue parole, ma ci ha mo-strato la sua vita, ci ha dato l’opportunità di poter avere una testi-monianza diretta di ciò che succedeva nella “Fabbrica della Morte” e non solo attraverso i libri. Lo studio della

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Gli studenti durante la testimonianza

dell’Assemblea

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storia serve soprattutto a questo: preservare un futuro mi-gliore, per non commettere gli errori del passato, capire perché è successo. È stato orribile, mostruoso, ma quello che ha fatto Alberto Sed, che sta facendo per le scuole, è una grande rivincita contro coloro che gli hanno fatto del male. Lui infatti ha detto: “Alla domanda che mi fece una ragazza tedesca, chiedendomi se odiassi il popolo tede-sco, io risposi di no, ma che la mia più grande rivincita su di loro era stare lì, dire ciò che avevano fatto a me e a tutti quelli che purtroppo da lì non sono usciti”. E’ giusto che il mondo sappia, non si può vivere con gli occhi rivolti sem-pre da un’altra parte, perché gli occhi sono fatti per guar-dare sia il bello che il brutto, e non voler vedere ciò che ha fatto l’uomo e la sua bestialità è un atto di negazione, ingiusto nei confronti di chi ha dovuto guardare per forza, stare lì e soffrire, senza nemmeno avere colpa. È giusto ricordare, ascoltare, studiare e guardare. Tutto ciò ci ser-ve per non dimenticare. Oltre alla sua testimonianza, egli ci ha portato un esempio di vita, non si è fermato lì a rimu-ginare, ma ha deciso di andare avanti ugualmente, di non fermare la sua vita a quel momento, altrimenti avrebbero vinto loro. L’intento di Hitler e delle SS era quello di smi-nuire la persona umana, renderla una bestia, in modo che il trauma a loro dato dall’orrore dei Lager gli rimanesse per sempre, procurandogli problemi psicologici e socio-logici. Cosa volevano fare è chiaro: sterminare un popolo e uccidere molte altre vite. Oltre al popolo Ebraico anche molti soldati italiani furono deportati nei campi di concen-tramento, dopo l’armistizio da parte del nostro paese nel 1943. Tante persone hanno sofferto e tutti vanno ricordati. Grazie alla sua testimonianza potremo sempre portare con noi, dire ai nostri figli ciò che realmente è successo: non era un incubo, ma è accaduto realmente e non dovrà esse-

re mai più realtà.” (Maria Giuliani) “Sono stata colpita non tanto le parole quanto dalla fred-dezza con cui Alberto Sed parlava. Non erano presenti sul suo volto le lacrime di Samuel Modiano che avevo notato nell’incontro ad Auschwitz, grazie al progetto “In cammi-no con la storia”, o i ricordi sfocati di altri bambini scam-pati al genocidio, io vedevo solo freddezza e una specie di strana indifferenza. Lui non voleva sfogarsi con noi per la sua sfortuna, non cercava estrema comprensione. Cer-tamente era contento dei giovani che gli scrivevano e lo ringraziavano, era felice del fatto che qualcuno avrebbe fatto tesoro delle sue parole e delle sue disavventure. Io nel suo atteggiamento, in particolare nella sua voce, ho scorto l’amarezza di chi forse avrebbe preferito morire insieme ai propri cari e di chi non cerca compassione per un brutto ricordo, ma sente una ferita profonda marchiata con l’inchiostro sulla pelle.” (Maristella Spur) … Piccoli flash-back che ripercorrono l’orrore dei campi di concentramento raccontato da Alberto Sed. Come in quella volta in cui Sed venne punito da un soldato nazista: messo davanti alla recinzione elettrica di filo spinato, alle sue spalle vi erano una fila di cani feroci e doveva resiste-re in piedi per due ore, altrimenti i cani lo avrebbero sbranato. Ci riuscì. Quella incredibile determinazione, quella voglia di andare sempre avanti: questi aspetti mi sono rimasti impressi dal suo racconto. La testimonianza diretta delle atrocità commesse da uomini privi di scrupo-li, rappresenta una “fortuna” non da poco, perché gli uo-mini passano, la Storia va avanti, ma le testimonianze di vita, le parole e i sentimenti provati, sono destinate agli uomini che verranno per non ripetere più quei terribili sbagli.

Michael Semeraro IV liceo

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S i sente molto parlare di eutanasia, aborto o esperimenti su persone malate. E come sempre ci sono i pro e i contro : i pro per l’eutanasia quasi sempre si giustificano con il fatto che se il malato non può più vivere senza macchinari, senza autogestirsi delle macchine che lo tengono in vita, è meglio lasciarlo morire. Dalla parte dei contro si schierano coloro che si richiamano ai valori reli-giosi e affermano che è Dio che dà la vita e solo Lui può toglierla. Per me entrambi hanno ragione perché non c’è motivo di aggiungere giorni di dolore alla vita di un uomo che non è in grado di sorreggersi, ma è anche vero che nessuno può decidere sulla vita del prossimo. Per quanto riguarda l'aborto si parla di interruzione volon-taria della gravidanza: è la madre a decidere cosa farne del proprio bam-bino. Su questa problematica ci sono varie posizioni: c'è chi crede infatti

che nei primi mesi di gravidanza il feto non sia vita e quindi non si fa troppi problemi ad abortire e chi, in-vece, crede che sia già un essere vi-vente da tutelare. Ho l’impressione che ormai il valore della persona non sia più quello pro-fondo di una volta. Adesso si pensa a ciò che serve: se si è malati e non c'è più niente da fare si vorrebbe ricorre-re all'eutanasia, se si è in gravidanza

non si pensa al bambino, ma ad una minaccia, ad un ostacolo, alla mancan-za di denaro, all’incertezza del futu-ro ... Sono problemi che bisogna af-frontare certamente, perché sarebbe da irresponsabili fare dei bambini senza avere un sostegno economico. Comunque è bene vedere la nascita di un bambino come un dono, non come una cosa negativa. Oggi il valo-re dell'uomo si è un po’ perduto, sia-mo sopraffatti dalle novità, dalle tec-nologie, dai mass media ... che condi-zionano troppo le idee delle persone, le quali prendono come modello i programmi televisivi e li applicano nella vita reale. Si dovrebbe tornare a leggere e ad apprendere dai libri e non dai “sentito dire”, così da poter sempre scegliere la strada giusta da intraprendere nella vita.

Saran Conde IV liceo

Il valore della Persona Nel mondo attuale forse si sta perdendo il valore dell’uomo

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In cammino verso Roma 42mila giovani da tutto il mondo si sono incontrati nella capitale per pregare insieme

A ncora una volta Roma ha mostrato il suo volto migliore. Le famiglie romane, le parrocchie, gli istituti reli-giosi hanno aperto letteralmente le porte per accogliere la gioiosa «invasione» dei 42mila ragazzi di tutta Europa, e non solo, arrivati nella città per il 35° incontro internazionale ecu-menico di Taizé. I pellegrini hanno soggiornato da venerdì 28 Dicembre a mercoledì 2 Gennaio 2013. Taizé, un nome profetico, che da quasi 50 anni semina unità fra le varie Chie-se cristiane, speranza, unione con Dio e solidarietà con i poveri di tutto il mondo, soprattutto in mezzo ai giova-

ni. Roger Schutz, il fondatore, ha iniziato i “pellegrinaggi della fiducia”, per dare speranza alla terra. Quest’anno il cammino è cominciato in novembre da parte di un gruppo ristretto a Kigali (Ruanda), con un appello alla ri-conciliazione dei cuori in questo Paese ferito. Poi una seconda tap-pa a Goma (Congo), per incontra-

re gli «artigiani della pace e i testimo-ni dell’amore» in mezzo alla guerra ed infine l’incontro generale avvenuto a Roma. Questi giovani hanno testimoniato tutti insieme, attorno al papa, nella gelida sera del 29 dicembre in piazza San Pietro questo loro desiderio profondo di creare comunione e fiducia nel mondo. Una veglia di preghiera, canti e silenzio, in grado di produrre un' atmosfera coinvolgente. Un silenzio impressionante, se solo si pensa da chi è stato prodotto. Lo stesso si è ri-petuto in altre Chiese molto importan-ti, della nostra città, come Santa Maria

Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura, Santa Maria sopra Minerva ecc.; le quali, abituate a liturgie formali, hanno dato la pro-pria disponibilità ad accogliere que-ste folle giovanili per la preghiera. Nella chiusura a San Giovanni in Late-rano, la sera del 1° gennaio, Frère Alois, attuale responsabile di Taizé, ha sfidato i giovani con una domanda: «È possibile continuare a casa ciò che abbiamo vissuto qui?». E sempre lui ha risposto: «Noi non abbiamo solu-zioni facili da offrire [...] La fiducia in Dio può risvegliare questa forza inte-riore. La fiducia è più di un semplice sentimento, è possibile prendere una decisione consapevole di aver fiducia in Dio. Per sostenere questa decisio-ne, occorre come per un’amicizia u-mana, di coinvolgerci pienamente nella ricerca una relazione personale con Dio».

Chiara Di Porzio IV liceo

S iamo arrivati al 2013, anno sperato ed allo stesso tem-po temuto da molti. Sperato da chi ha progetti di vita, temuto da coloro che hanno creduto alla profezia dei ma-ya, ma ci sono state anche persone a cui un nuovo anno sembra indifferente. Ogni anno dovrebbe essere sinonimo di cambiamento, è sempre un anno in più di vita, nuove fasi, opportunità…tanti sono gli avvenimenti che possono accadere e pur se molti di questi non possono essere pre-visti, dipendono da noi; ogni scel-ta, ogni decisione avrà una conse-guenza. Cambiare è appunto il passaggio da una condizione ad un’altra, un processo in cui si ha una trasformazione, un aspetto nuovo. Ciò non vuol dire che non costi sacrificio e accettazione di obblighi, anzi, nella maggior par-te delle volte è difficile adattarsi e mantenersi in una situazione di-versa da quella a cui si era abituati anteriormente, ma se si pensa che il risultato ricompenserà tutto l’impegno, al-lora vale la pena. Abbiamo avuto, sia alunni che professori, un grande e-sempio di cosa può provocare un cambiamento, ricordia-mo che con questa parola non facciamo riferimento soltan-to al singolo, ma anche ad una società, un paese, il mon-

do! Siamo stati lieti di ricevere la testimonianza di Alberto Sed, sopravissuto di Auschwitz, il quale raccontò tutta l’esperienza vissuta in quel posto terribile, le punizioni, il cibo, il trattamento, il lavoro massacrante, scene sconvol-genti… parole che pur ascoltate direttamente da un uomo che ha subito o visto atti crudeli, e ci rendono l’idea di quanto immenso era il terrore. È stata un’esperienza uni-

ca, commovente, che ci ha dimostrato cosa può portare il potere o ideologia di un leader, che per alcune sue scelte ha decisamente cambiato la storia di diverse nazioni ma principalmente po-poli. Ora, non siamo giudici, ma questi episodi possono insegnare quanto scel-te sbagliate possano portare a delle conseguenze a volte irreversibili, molto più profonde di una ferita. La vita è in costante cambiamento, è un ciclo continuo tra metamorfosi ed evo-luzioni, e ciò avviene in qualsiasi cam-po, si deve stare attenti per non essere

portati via come una forte onda, le decisioni vanno prese con personalità e forza di volontà, anche se non è sicuro l’esito finale si deve provare, passo dopo passo, seguen-do la via che si crede sia la migliore.

Tahira Tarquini V liceo

Desiderio di cambiamento La vita è un divenire che va guidato

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Ancora un’altra strage negli USA In Connecticut sono stati uccisi dei bambini in una scuola da un malato di mente

“ Questa sera abbraccerò le mie figlie pensando che ci sono famiglie in Connecticut che non possono farlo “. Le lacrime e le parole del presidente Usa Barack Obama sono la più forte testimonianza della ferita inferta nel cuo-re dell’America. Ancora oggi ho vivo il ricordo della sparatoria avvenuta circa due mesi fa in una scuola elementare di New Town, in Connecticut, che ha provocato la morte di ventisette persone, di cui venti erano bambini. Quei bambini aveva-no tutta la vita davanti, compleanni, lauree e matrimoni, ma tutto questo è stato cancellato e distrutto insieme alle tante speranze ed ai tanti sogni posseduti da ognuno di loro. L’autore della strage è Adam Lanza, 20 anni, origina-rio del New Jersey, che si è suicidato dopo aver aperto il fuoco su quei piccoli studenti, oltre che sulla madre e su un’insegnante. Mi chiedo come sia possibile arrivare a questo, come dei bambini innocenti possano perdere la vita senza alcun motivo. L’assassino soffriva di gravi problemi psicologici ma provava anche un forte astio nei confronti della madre. Sono dell’idea che, piano piano, i veri principi morali che prima godevano di un’importanza essenziale stiano scom-parendo nel nulla. Bisognerebbe aprire gli occhi e vedere la realtà delle cose, e credo sia giusto che chi abbia fatto ciò debba pagare poiché ora a soffrire maggiormente sono le loro mamme che quella tragica mattina avevano accompagnato i loro figli a scuola, aspettando poi di tro-varli all’uscita per poterli abbracciare e coccolare come

nessuna mamma sa fare. Sono loro ora che soffrono dal momento che hanno perso tutto, hanno perso il loro futu-ro, perché per non c’è sofferenza più grande per una ma-dre di perdere un figlio. Questa tragedia però è stata affiancata da uno spiraglio di luce, poiché nel mezzo della strage una donna, che oggi è divenuta un’eroina, è stata in grado di nascondere alcuni suoi alunni nell’armadio ed altri sotto la cattedra, e, quan-do l’uomo è entrato nella sua classe, l’ha uccisa davanti ai loro occhi. Tutti noi ci poniamo molte domande, come perché ancora oggi accadano cose di questo genere e perché tutta questa sofferenza, ma l’unica risposta che riesco a darmi, anche se sono giovane e non conosco be-ne la realtà, è che nella società odierna gli uomini sono poveri di valori, i bambini spesso non sono seguiti dai genitori, perché impegnati nel lavoro, ma soprattutto chi è vittima di problemi psicologici non è curato adeguata-mente ed è lasciato in balia di se stesso. Noi che non sia-mo quelle madri disperate, che non siamo quei bambini scampati alla tragedia, l’unica cosa che possiamo fare è aprire gli occhi, guardare davanti a noi e renderci conto che il mondo sta crollando a pezzi, in senso metaforico, moralmente, e che noi giovani siamo la forza, il futuro, la speranza per rialzare questa società e possiamo farlo solo con l’amore, l’unica via d’uscita che porterà ad un mondo migliore.

Martina Perrone V liceo

U n ricercatore dell’ospedale San Raffaele di Milano ha ricevuto il premio per le scoperte contro il can-cro al seno. Il suo nome è Luca Gianni ed è il primo italiano a ricevere il rico-noscimento “Gianni Bonadonna Breast cancer award and lecture 2011” dalla prestigiosa società americana di on-cologia clinica (Asco), a Chicago, per la ricerca e la cura del cancro alla mammella che colpisce ogni anno molte donne. Questa ambita gratifica-zione è stata istituita nel 2007 in onore dell'italiano Gianni Bonadonna a cui si deve il merito di aver ridotto in ma-

niera significativa la mortalità delle donne colpite dal cancro al seno. Il riconoscimento ogni anno è assegnato allo scienziato che, su scala mondiale, si è maggiormente distinto per le sco-perte nell'ambito della ricerca sul cancro al seno. Il contributo del dott. Luca Gianni riguarda le terapie contro il tumore al seno di tipo Her2, la sco-perta dei cosiddetti “anticorpi armati” capaci di indirizzarsi alle cellule ber-saglio. Il carcinoma mammario positi-vo alla proteina Her2 è uno dei più aggressivi, infatti colpisce ogni anno 8000 donne sulle 40000 totali. Un'altra confortante notizia nel campo della difficile lotta ai tumori arriva sempre dagli Stati Uniti, precisamente da Washington dove per il tumore al seno detto “triplo negativo”, il più mortale e pericoloso di tutti, è stata trovata una base genetica. Questa importante scoperta è stata fatta dai ricercatori del “Dana Farber cancer institute”, secondo i quali in tempi brevi si potrebbe dar vita a un test

sull'uomo, per sperimentare l'efficacia del nuovo ritrovato. Da considerare che questo tipo di tumore non rispon-de alle terapie impiegate per il carci-noma ormono-sensibile e neppure per quello che esprime la proteina Her2, quindi si può tranquillamente classificare come uno dei più letali attualmente in circolazione. Lo studio pubblicato dal “Journal of Clinic inve-stigation” ha trovato 15 geni associati responsabili dei segnali cellulari ne-cessari al tumore per crescere; secon-do la ricercatrice Kornelia Poliak l'a-ver scoperto l'origine di questi segnali permetterà anche di fare grossi pro-gressi contro la lotta di alcuni tumori del sangue con l'ausilio di farmaci in via di sperimentazione. Per questo motivo l'istituto ne sta già testando l'efficacia, nella speranza che si possa-no utilizzare anche nella complicata lotta contro i tumori al seno.

Chiara Bernardini IV liceo

Una speranza contro il cancro Un ricercatore dell’ospedale San Raffaele di Milano ha ricevuto il premio

per le scoperte contro il cancro al seno

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Il Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro Cuore pag.7 pag.7 pag.7 pag.7

L a festa dell’albero è una delle più antiche cerimonie nate in abito forestale e rappresenta il significato che possiede un albero riguardante il progresso sociale, politico, civile ed economico di un popolo. Fin dai tempi antichi all’albero ed ai boschi veniva donata una grande importanza, enfa-tizzandoli come monumenti divini op-pure luoghi suddivisi in sacri e profa-ni. Gli antichi romani furono gli idea-tori di questa odierna festa, protegge-vano la natura e gli alberi consacran-doli alle loro divinità protettrici; la festa più conosciuta in epoca romana era la festa Lucarina, che si celebrava il 19 Luglio, nella quale oltre a riper-correre i riti propiziatori si celebrava-no anche gli alberi piantati gli anni precedenti. Oggigiorno la festa degli alberi è e-stesa in varie parti del mondo. Ad e-

sempio in Israele nel giorno di festa chiamato Tu B’Shebat, c’è la tradizione che appena nasce un bambino i geni-tori piantano un albero e gli assegna-no il nome del proprio figlio. Molto tempo fa, infatti, in un impor-tante giardino, gli ebrei piantavano un albero per ogni bimbo nato in quell’anno: un cedro per i maschi ed un cipresso per le bambine. In Italia la prima celebrazione di que-sta festività fu nel 1898, per iniziativa del Ministro della Pubblica Istruzione. Ancora oggi in molti Comuni soprat-tutto di montagna si svolge la festa degli alberi e a livello locale, si è mantenuta la tradizione che ad ogni nascita viene donato dal Comune un albero con il nome di ogni bambino.

Camilla Mauri IV liceo

La festa degli alberi Fin dall’antichità gli alberi sono stati venerati

Il computer quantistico è più vicino È l’araba fenice della fisica moderna:

un nuovo computer velocissimo con enorme potenza di calcolo

L a D-Wave, una compagnia canadese, giura di averlo già realizzato, ma gli esperti sono dubbiosi. Stiamo

parlando del computer quantistico, l’araba fenice della fisica moderna. Un computer che sarà tanto diverso dai nostri pc, quanto i nostri pc sono diversi da un pallottolie-re, dice Massimo Inguscio, accademico dei Lincei, fisico del CNR e dell’università di Firenze. Ma che cos’è un computer quantistico? Per capirlo bisogna andare alle basi della meccanica quantistica, una scienza che Albert Einstein non amava, pur essendone stato uno dei fondatori. E in particolare a tre concetti: la sovrapposizione di stati, il qubit e l’entanglement. Il primo di questi può essere paragonato ad un lancio di una moneta, dove la sua faccia fosse sia testa che croce, assurdo no? Per questo che Einstein non digeriva questa scienza! Se ci limitiamo però a sfruttare questa proprietà, potremo costruire computer molto potenti. La sovrapposizione di stati corrisponde ad un qubit, ovvero un bit quantistico. Nei normali computer ogni bit rappresenta il valore 0 o 1, invece un qubit li rappresenta entrambi, e questo aumen-terebbe in modo inimmaginabile la potenza di calcolo. Il computer quantistico, se e quando verrà realizzato, non sarà semplicemente più veloce. Nei primi calcoli degli esseri umani venivano utilizzati sassolini, pallottolieri e sistemi a base di leve dentate, ma

il principio era sempre il medesimo. L’elettronica è stata una svolta: si è passati dal puro conteggio all’elaborazione dati. E un’altra rivoluzione sarà il computer quantistico, perché si passerà dall’elaborazione alla simulazione. Un nuovo modo di fare scienza, il computer quantistico potrebbe riprodurre il fenomeno da studiare, anziché un modello matematico. E come afferma Niels Bohr: “Se qualcuno non è scioccato dalla meccanica quantistica significa che anco-ra non l’ha capita!”

Michael Semeraro IV liceo

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Telecom Italia VS Infostrada e Fastweb

L a compagnia Telecom Italia, una delle maggiori com-pagnie in Italia, la quale fornisce servizi riguardanti Internet e la telefonia, è stata accusata da parte delle altre compagnie di fare una concorrenza sleale offrendo tariffe eccessivamente basse al fine di non solo reggere il con-fronto ma anche di monopolizzare il mercato riguardante questo settore. Il piano tariffario, unitamente alle difficoltà nel passaggio di molti utenti da Telecom ad altre compa-gnie, avrebbe indotto dunque Fastweb e Infostrada a pre-sentare denuncia presso l’Antitrust. L’Antitrust è ente che si occupa di sorvegliare il mercato, di condannare le col-lusioni e l’abuso di posizione dominante o la pubblicità

ingannevole. In questo caso c’è stato anche il mancato trasferimento di internet e dei servizi accessori ad altre compagnie alle quali degli utenti avevano fatto richiesta di trasferimento. Telecom si è difesa presentando una pro-pria memoria affermando di aver diminuito la propria quota di mercato e ha assicurato altre iniziative in merito. La questione verrà quindi discussa al Consiglio dell’Antitrust e Telecom rischia una multa, in base alle severissime leggi europee, pari al 10% del suo fatturato italiano.

Maria Giuliani IV liceo

D a anni l'Italia sta viven-do un difficile periodo di crisi economica. E' diffici-le pensare ad una rapida ripresa: le famiglie hanno sempre più difficoltà ad ar-rivare alla fine del mese e le imprese continuano a chiu-dere e a licenziare. Nel no-stro paese non c'è giustizia

sociale. Come risolvere la situazione? Possiamo avere fiducia nell'esito di queste elezioni? Forse si, ma non basta votare per dare il no-stro contributo affinché il "giusto" prevalga. Spesso anche votare per il" giusto" non vuol dire far sì che il "giusto" prevalga, significa

solo esprimere debolmente la propria volontà che in futuro la maggioranza faccia del bene al paese. Per com-battere l'ingiustizia bisogna impegnarsi in prima perso-na nella vita pratica, solo così il voto potrà essere af-fermazione di libertà indivi-duale. Purtroppo, date que-

ste considerazioni, non ho speranze ed emozioni parti-colari dinanzi alle elezioni, le mie speranze sono nella piazza, nelle strade, nel sen-timento di riscatto della gente contro l'ingiustizia.

Antonio Maurizio

V liceo

Emozioni dinanzi alle elezioni 2013

I n inglese Spread significa letteral-m e n t e “ a m p i e z z a ” , “apertura” (quindi, in senso lato, an-che “forbice” o “allargamento”). In finanza, il termine spread viene utiliz-zato con diversi significati, ma quello che viene usato oggi da tutti i media è il credit spread, in poche parole la differenziale tra il tasso di rendimento di un titolo caratterizzata da rischio di default e quello di un titolo privo di rischio. Nel nostro caso, si tratta della differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi, ben-ché possa applicarsi a diverse coppie di enti paragonabili. In generale, gli stati mettono sul mercato, con aste periodiche, un certo numero di titoli obbligazionari per avere liquidità dai mercati finanziari e potere così finan-ziare il debito pubblico. In parole po-vere, chi acquista titoli di stato “presta” denaro allo stato ed acquisi-

sce diritto al rimborso del capitale prestato più un interesse su tale som-ma. Nel caso italiano, si tratta dei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) che, due volte al mese, vengono messi all’asta dalla Banca d’Italia. Hanno scadenza a 3, 5, 10, 15 e 30 anni. Semplificando, l o s t a t o i t a l i a n o p r ome t t e all’investitore che, se investirà sul suo debito pubblico (se gli presterà dei soldi), riavrà interamente il suo capi-tale alla fine del periodo stabilito e in più, prima della scadenza, gli verran-no corrisposte periodicamente alcune “cedole” di rendimento. Su questo rendimento si misura lo spread, solitamente in punti base (basis point). Un punto base è un deci-mo di millesimo di un valore. Oggi lo spread tra i BTP decennali e i Bund tedeschi (le obbligazioni dello stato tedesco, particolarmente “solide” e per questo utilizzate come riferimento

per le altre nazioni europee) è arriva-to intorno ai 285 punti base. Questa differenza è decisa dal merca-to stesso: chi intende investire, pensa di correre più rischi investendo nelle obbligazioni italiane rispetto ad un investimento in titoli tedeschi, a causa delle peggiori condizioni delle finan-ze italiane, e quindi pretende di otte-nere un rendimento più alto: oggi i BTP (italiani) hanno raggiunto, sul mercato, un rendimento a dieci anni del 5,54 per cento circa, mentre i titoli tedeschi sono intorno al 2,71 per cen-to. Questi dati si riferiscono ai titoli già venduti in passato dalla Banca d’Italia e che ora vengono contrattati sul mercato dagli investitori, determi-nandone le fluttuazioni del rendimen-to.

Simone Scarpelli

III liceo

Spread: l’incubo di questi ultimi anni La perdita di affidabilità dello Stato italiano è alla base del suo aumento,

danneggiando il bilancio pubblico

Le compagnie telefoniche si sono rivolte all’Antitrust per fare chiarezza

Riflessioni di chi vota per la prima volta

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La Distextia e gli sms A volte gli sms rivelano possibili patologie, come ad esempio disturbi neurologici

A tutti capita, nella digi-tazione di un messag-gio di invertire o scrivere una parola per un’altra a causa del text on 9, ovvero il celebre T9. Ma se lo “Short Message Service”, noto co-me SMS, è particolarmente confuso o addirittura scon-clusionato, può arrivare a rivelare un vero e proprio disturbo neurologico. La tecnologia in questo senso può aiutare molto, visto che gli sms sono diventati un

vero e proprio mez-zo di comunicazione utilizzato quotidiana-mente da individui di ogni fascia d’età. La pratica di sbaglia-re gli sms si chiama distextia, un disturbo che può essere con-siderato l’allarme di una difficoltà lingui-stica dell’individuo e

talvolta è un segnale che, se preso al volo, consente di anticipare una diagnosi di ictus. La distextia, quindi, è dive-nuta un disturbo riconosciu-to e viene ormai considera-to un segnale medico di tutto rispetto, come spiega Joshua Klein dell’ospedale di Boston che, spesso, ha catalogato un sms come il primo segnale clinico di allarme e la prima evidenza di una difficoltà linguistica.

Anche Sean Savitz, che diri-ge il centro neurologico dell’Università del Texas, racconta di come alcuni suoi pazienti anche nelle comu-nicazioni via mail abbiano dato i primi segni di un di-sordine linguistico che po-teva annunciare ictus o afa-sia. Insomma la distextia va considerata come una risor-sa e un’informazione fonda-mentale che i neurologi do-vrebbero conoscere prima di formulare una diagnosi. Quando si scrive un sms vengono infatti attivate una serie di funzionalità del l ’ indiv iduo che dovrebbero restare intatte: nel momento in cui qualcuna di queste fosse compromessa (dalla perdita di

una visione nitida, alle dita insensibili fino alla reale difficoltà di composizione del testo), allora il problema potrebbe essere serio. In-somma identificare per tem-po i disturbi neurologici è particolarmente importante dato che la diagnosi può aiutare a prevenire un ictus di grave entità.

Chiara Mozdzen IV liceo

D i videogiochi se ne parla ormai da molto tempo, specialmente riguardo il loro uso legato alla quanti-tà di gioco e alle modalità di gioco in questione. Attualmente diverse ricerche scientifi-che dimostrano che ragazzi di 18 anni passano il 45% del loro tempo giocan-do con i videogiochi. Il primo vide-ogioco risale agli anni settanta, ma è nel 1947 che è stato progettato il primo videogioco destinato ad es-sere giocato su di un tubo catodico, ideato da Thomas Goldsmith e Estle Rag-Mann, nell’epoca in cui ancora non esisteva il concetto di hardware e software: il sistema uti-lizzava 8 valvole termoelettriche, 4 triodi 6Q5 e 4 tetrodi 6v6. Il videogioco consisteva nel lancio di un missile su diverse bersagli, ispirato alla seconda guerra mon-diale. Con la continua evoluzione tecnolo-

gica e la nascita dell’hardware e sof-tware, il mondo virtuale divenne sem-pre più simile a quello reale. Negli anni 80-90 i videogiochi iniziarono ad essere presi in considerazione dai bambini anche se il concetto di co-struire, smontare, ideare, era ed è ancora presente nel mondo infantile.

Attualmente il mondo virtuale ha in-fluenzato la vita di ogni uomo sia bam-bino che adulto. I videogiochi violenti hanno portato a modificazioni comportamentali. Il mondo virtuale è entrato e sta entran-do in tutte le nostre case, basta osser-vare la classifica dei giochi più vendu-ti al mondo tra cui, new super Mario bros, fifa 13, reage wr.cr: sono vide-ogiochi che hanno la caratteristica di coinvolgere l’intera famiglia. I giochi antichi di società sono ormai contenuti in un compact disk (CD), questo dimostra che l’ evoluzione tecnologica è e sarà sempre in conti-nua evoluzione, come le nostre vite!

Joele Facioni

V liceo

I videogiochi… che passione! I ragazzi trovano nel mondo virtuale momenti di svago e distensione

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L a scuola… Chi è che non l’ha odiata almeno un

po’? A me la scuola piace moderatamente, adesso, non tanto per le materie quanto per la passione che ci mettono alcuni insegnan-ti. Ci sono quei docenti che, appena iniziano a spiegare, si “i lluminano”, non d’immenso, per ciò che trat-tano. Quando c’è entusia-smo è più facile coinvolgere gli altri. Mi piace pensare che gli insegnanti amino le materie che ci fanno ap-prendere. Ovviamente, vi-v e n d o i n u n ’ e r a “digitalizzata”, anche non volendo mi scontro con in-

formazioni che poi si trasfor-mano in ricerche ed appro-fondimenti. Mi piacerebbe diventare una professoressa solo per poter passare l’amore per la conoscenza ai miei alunni. Ma nessuno lo raccomanda. Nemmeno i professori che adesso pos-sono venir sostituiti da un semplice “clic”. Allora che funzione hanno adesso i docenti? Nei tempi antichi, come an-che oggi in alcune parti del mondo, l’istruzione non era per tutti. Le persone più istruite erano quelle appar-tenenti ad un ceto medio-alto, coloro che per lavoro,

classe o ricchezza potevano permettersi di imparare. L’insegnante era una figura di rilievo nella società, im-personata prima dai classici personaggi greci e romani con tanto di toga e libri, poi da monaci ed altre figure religiose fino ai precettori ed i docenti laici di adesso. Ed insieme a uomini famosi ci sono un po’ di donne, proprio quelle che ci indica-no i cambiamenti delle epo-che in cui vivono. Ipazia ad Alessandria, Compiuta Don-zella nel medioevo italiano, e Jane Austen, Mary Shelley, le sorelle Brontë tra il XVIII ed il XIX secolo. Romanzi come “Jane Eyre” attestano il cambiamento nella socie-tà. La cultura e la scuola si aprono maggiormente al v o l g o , n o n o s t a n t e l’alfabetizzazione continui per tutto il XX secolo anche grazie a programmi televisi-vi specifici. L’istruzione ab-bandona l’élite e abbraccia il popolo. Adesso abbiamo la cultura e

tutto ciò che ci serve a por-tata di mano. Con le nuove tecnologie possiamo reperi-re informazioni in ogni mo-mento. Esistono anche siti di “e-learning”, ossia di “apprendimento elettroni-co”, per gli argomenti più disparati. Si imparano lin-gue, fatti storici e scientifici. C’è chi fa anche l’università online come un mio amico inglese. Ma in tutto ciò… l’insegnante che fa? Un docente dovrebbe aiuta-re l’alunno a districarsi nel mondo della conoscenza, toglierlo dalla confusione dell’informazione. E più di ogni altra cosa, deve tra-mandare le proprie cono-scenze con amore e passio-n e , n o n r e n d e n d o l’apprendimento pesante. Come può un professore svogliato dare ad un alunno la voglia di studiare?

Maristella Spur

III liceo

Gli insegnanti… sono ancora utili? Nell’era digitale potrebbero sembrare inutili, ma forse non è così...

“ Grazie, cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla

bellezza del Creato e dalla vostra sim-patia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto! Voi sapete che questo mio giorno è diver-so da quelli precedenti: sarò Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, fino alle otto di sera, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che ini-zia l’ultima tappa del suo pellegrinag-gio su questa terra. Ma vorrei ancora con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia rifles-sione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sen-to molto appoggiato dalla vostra sim-patia. Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie".

Papa Benedetto XVI ha lasciato il Vati-cano a bordo di un elicottero diretto a Castel Gandolfo, dove è atterrato do-po 15 minuti. Al momento dell'uscita del Papa dall'Appartamento Pontificio, monsignor Georg Gaenswein, visibil-mente commosso, ha pianto. Poco prima, sul Twitter ufficiale il Papa ha scritto per l'ultima volta: “Grazie per il vostro amore e il vostro sostegno. Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vo-stra vita”.

L'ultimo saluto del Papa: "Da ora sono un semplice pellegrino"

Benedetto XVI parla ai fedeli dalla finestra di Castel Gandolfo

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Dal nostro corrispondenteDal nostro corrispondenteDal nostro corrispondenteDal nostro corrispondente

Malala Yousafzai- a product of education

M alala Yousafzai is a 15-year-old student and activist in Pakistan. She fights for civil rights and the right to education of the

women of the town of Mingora in the Swat Valley, where the Taliban have banned that right. At the age of 13, she became famous for her blog, written for the BBC, in which she documented and attacked the regime, contrary to the rights of women, the Pakistani Taliban and their military occupation of the district of Swat. On October 9, 2012 she was seriously wounded in the head and neck by armed men who boarded her school-bus while returning from school. Hospitalized in the military hospital in Peshawar, she was saved after surgical removal of projectiles. Pakistani Tali-ban spokesmen claimed responsibility for the attack, say-ing that she "is the symbol of the infidels and obscenity," adding that if she survived, she would be attacked again. The girl was later transferred to a hospital in London, who offered to cure it. On February 1, 2013 appeared the news that Norway has officially promoted the candidacy of Malala to the Nobel Prize for Peace in 2013.

Chiara Cesari Paola Petrignani

III liceo

El nuevo Papa: italiano, africano o americano

C on la renuncia del Papa Benedicto XVI se da paso a un

nuevo cónclave, en el que 117 cardenales serán los candidatos. ¿Quién será el nuevo elegido para suceder a Joseph Ratzinger? ¿Será un latinoamericano, como tantas veces se señaló en ela manos de un italiano? Según algunos entendidos, puede ser un brasileño Joao Braz de Avis, de 65 años o el arzobispo de Sao Paulo, Odilo Pedro Scherer, de 63 años. El arzobispo de Sao Paulo, es un hombre conservador pero con un notable conocimiento de los problemas locales. También se ha mencionado el argentino Leonardo Sandri, de 69 años, conocido en la curia, porque fue el sustituto del

secretario de Estado vaticano entre 2000 y 2007. Y si hubiera llegado el momento al estadounidense, Timothy Dolan, hombre moderno, que posee una cuenta en Twiter. Se sabe que no le favorece haber nacido en un país que acumula demasiado poder en el mundo, que ha participado en tantas guerras y, en el que los católicos son minoría. Otro de los posibles candidatos, es el ganés Peter Turkson, de 64 años. Dirige la Oficina Vaticana para la Justicia y Paz, y es portavoz de la Iglesia en los asuntos sociales. Sería un importante rearme del catolicismo en África, donde progresa el Islam. Por último, se habla del italiano Angelo Schola, arzobispo de Milán,

miembro de Comunión y Liberación. Está al límite con respecto a la edad, tiene 71 años. Son más de 30 años sin un representante italiano. Las listas que se manejan son solo orientativas. Los mecanismos del cónclave son complejos y casi nunca se cumplen los pronósticos. Esperemos que nos llegue un Papa que se adecue a los tiempos en que vivimos y que tenga la energía suficiente para guiar al pueblo cristiano.

Classe IV liceo

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La vita della nostra scuola Il Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro CuoreIl Corriere del Sacro Cuore pag. 12pag. 12pag. 12pag. 12

A spasso per Roma con i ragazzi di Taizè

S abato 29 Dicembre 2013 noi studenti dell’istituto Sacro Cuore abbiamo partecipato ad un incontro con alcuni dei giovani pellegrini della comunità di Taizè, che sono stati accolti dalle famiglie e dalle comunità religiose di Roma. Il mattino i ragazzi si sono incontrati in quasi tutte le parrocchie della diocesi. Noi ne abbiamo incontrato un gruppo nella parrocchia di S. Luigi de Montfort, situata vicino il nostro Istituto, siamo stati divisi in diverse stanze a piccoli gruppi per conoscerci, ci siamo presentati e sia-mo stati invitati ad esprimere cosa per noi rappresentasse la fede, i ragazzi erano di tutte le nazionalità ma siamo riusciti a capirci facilmente, ci siamo riuniti poi in un mo-mento di preghiera nella chiesa e abbiamo letto i pro-grammi della giornata. Il 29 Dicembre era un giorno particolarmente importante, poiché era il giorno della preghiera in piazza San Pietro con il Papa Benedetto XVI. Dalla nostra parrocchia siamo partiti in mattinata per diri-gerci direttamente al Circo Massimo, in cui tutta la comu-nità si e’ incontrata per il pranzo al sacco, io ed altri ragaz-zi abbiamo scelto un piccolo gruppo di ragazzi per accom-pagnarli dopo il pranzo nel pellegrinaggio verso il Vatica-no, attraverso le chiese del centro storico della città. Il percorso che abbiamo scelto è iniziato con la visita della Chiesa di S. Maria in Cosmedin, la piazza della Bocca del-la verità, poi siamo passati per Piazza Venezia, con la

chiesa del San-tissimo nome di Maria, il Campidoglio con il carcere Mamertino, siamo passati per Fontana di Trevi, ed in ultimo abbia-mo visitato la basilica dei Santi XII Apo-stoli, una chiesa bellissima che e’ stata nuova da visitare anche per noi che siamo di Roma, in cui si trovava la co-munità del parroco che era insieme al nostro gruppo, ab-biamo avuto la possibilità di ammirare la chiesa e la par-rocchia che hanno aperto solo per noi. Verso le 17.00 passando per Piazza di Spagna abbiamo accompagnato i ragazzi alla metro, per raggiungere Piaz-za San Pietro, in cui si sono ritrovati in 25mila pellegrini. E’ stata un’esperienza nuova e interessante, perché abbia-mo avuto l’opportunità di conoscere culture nuove e per-sone simpatiche, con cui condividere una giornata nella nostra bellissima città e scoprirne le bellezze artistiche riuscendo a capire meglio il significato di fratellanza e fede in Dio. Spero che vi siano altre giornate come questa, la consiglio a tutti i ragazzi, per la gioia di confrontarsi con persone diverse da noi e per vivere giornate che escono dalla vita di tutti i giorni.

Flavia Berti III liceo

Una giornata con le Stelle

V enerdì 22 febbraio noi studenti del V liceo abbiamo fatto un’uscita scolastica al Planetario di Roma che si trova al quartiere Eur.

L’esperienza ci ha coinvolto ed entu-siasmato. Siamo entrati in una sala molto grande dove si è svolto lo spet-tacolo. La sala era a forma di cupola, non una semplice cupola, ma una cu-pola-schermo, in cui ci siamo sentiti completamente immersi nell’universo

grazie al susseguirsi di immagi-ni dinamiche e statiche e un accuratissimo ambiente sonoro. L’intero video era seguito da spiegazioni chiare e semplici su tematiche che partivano dalle costellazioni e poi passavano a come si è formato il Sistema Solare, alla composizione della Via Lattea, come nasce una stel-la, la sua temperatura, il suo colore ecc. Il Planetario occupa uno spazio di 300 metri quadrati, coperto

da una grande cupola con un diametro di 14 metri con oltre 100 posti a sede-re su poltrone ergonomiche montate in file concentriche, racchiude tutta la

nuova tecnologia ottica e digitale (in particolare con uno splendido proiet-tore ottico), costituito da due semisfe-re che proiettano circa 4500 stelle, per la proiezione della linea dell'Equato-re, dell'Eclittica e dello Zodiaco. Inol-tre, 5 proiettori per i pianeti, 12 per diapositive che proiettano un’unica immagine su tutta la cupola, l’impianto audio stereo costituito da 6 canali e la possibilità di animare immagini astro-nomiche in 3D. Questa è stata un’esperienza molto interessante. Il Planetario è riuscito a trasmetterci nozioni più approfondite relativamente alla grandezza e alla composizione degli astri, rispetto a quelle ottenute sul libro. Noi alunni, infatti, siamo rimasti molto sorpresi e non si aspettavano tale spettacolo, i commenti sono stati tutti positivi e ap-punto di stupore.

Tahira Tarquini V liceo

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Partita di calcetto professori-alunni

risultato poco a tanto (6-14)

B artoli... uno dei protagonisti assoluti della gara! Il bomber del quinto liceo F.C. ha siglato ben sei reti e ha contribuito alla vittoria della squadra. Il numero 10 è stato eletto migliore in campo e si è messo in luce per i suoi giochetti di gambe e i suoi colpi d’ esterno che più volte hanno oltrepassato la porta difesa da Arturo. Di Rienzo, tante finte e poca roba, tanto fumo e poco arro-sto! Joele che ha due incudini al posto dei piedi, ogni suo tiro è rischioso per l’ambiente e per le persone che abitano nel vicinato: prima di ogni tiro si dovrebbe chiamare il servizio civile e la protezione ambientale, o in caso di emergenza anche un’ambulanza… Fra e Davide dovrebbero cambiare sport, il calcio e i loro piedi non han-no un rapporto idilliaco. In particolare Fra, ogni volta che scatta in avanti, va in fuori gioco con il suo naso all’ in su, però ha il van-

taggio dell’effetto “pinna” che taglia l’aria e gli permette di effettuare grandi scatti in avanti;dei suoi piedi direi che Pistorious è decisamente meglio; chiederò alla società una pedicure rigenerante, sperando che tiri meglio. Parlando dei più “anziani” c’è da elogiare la prestazione dell’ attaccante dei Professori : Vignali. La sua capigliatura o non capigliatura, fate un po’ voi.., gli ha permesso di effettuare grandi stacchi di testa. Altro protagonista è il rapace d’aria Iaconis detto “il pro-fessore”, il suo gioco mette in difficoltà gli avversari, il suo sguardo... le ragazze! C’è anche Arturo: grande lottatore, ma la tecnica e il gio-co di piedi non fanno per lui! Vero “flop” del match è invece Olima detto “gustavo”. Il giocatore non ha mai impensierito gli avversari, quando

gioca è ansioso e lo si vede, sbaglia passaggi, tiri e contra-sti, la società vorrebbe cacciar-lo, ma è difficile trovare un so-stituto in religione! Concludendo seriamente si può dire che è stata una bella partita per entrambe le squa-dre ma soprattutto un’esperienza simpatica e di-vertente per tutta la scuola.

Federico Bartoli

V liceo

Il lavoro è la base della nostra

Repubblica Che cos'è il Lavoro? A questa doman-da ha risposto il prof Luigino Bruni, economista, presidente del corso di laurea in Economia presso la LUMSA, incontrando gli studenti del liceo Sa-cro Cuore. Nel mondo antico il lavoro era svolto da schiavi e servi, persone addette ai lavori materiali, perché un uomo libe-ro riteneva indignitoso lavorare con le mani, sporcarle e operare a contatto con la terra. Più tardi è comparsa la figura del mer-cante, cioè colui che non si “sporcava” le mani lavorando, ma si occupava del commercio, vendendo merce e ricavando un guadagno per-sonale. Quando è nato il monachesimo con San Benedetto, il lavoro non viene più visto come un'arte degli schiavi ma come un pensiero d'umiltà e di re-sponsabilità. Per appunto il motto dei monaci era “ora et labora”, che signi-fica “prega e lavora”. Nei monasteri la

giornata era suddivisa in due momen-ti: nel primo si lavoravano i campi, e i monaci si adoperavano nelle arti spe-cifiche come quella amanuense e nel-la seconda parte della giornata si riu-nivano e pregavano, favorendo anche una coordinazione tra testa (lavoro mentale) e mano (lavoro fisico). Possiamo affermare con certezza che questo ha introdotto e dato il via al mercato attuale, poiché anche oggi possiamo notare che un oggetto pro-dotto impiegando più tempo di lavoro costa di più. Inoltre la figura del mercante era resa misteriosa dal fatto che creasse i prez-zi per la sua conoscenza dei mercati. L'Italia stessa ha come princi-pio fondante il lavoro, infatti nella nostra Costituzione, il primo articolo afferma che “l'Italia è una repubblica de-mocratica fondata sul lavo-ro”: in questa frase possiamo identificare innanzitutto la parola democratica, la quale indica che tutti i cittadini han-no gli stessi diritti e doveri e si decide a maggioranza. Prima della democrazia c'era il fascismo e la monarchia con conseguenti differenze di trattamento in base alla di-versità di classe sociale.

Possiamo identificare il lavoro anche in modo filosofico: con Socrate possia-mo scoprire il nostro “dàimonion” e agire con la consapevolezza di cosa ci dice la nostra voce interiore, per rag-giungere la vera felicità grazie all’impegno lavorativo. A questo proposito il prof Bruni ci ha esortato a studiare, soprattutto in rela-zione all’attuale congiuntura economi-ca di crisi. Solo con la determinazione e l’impegno di tutti possiamo riuscire a cambiare la situazione dell'Italia.

Alessandro Gozzer III liceo

Il prof Bruni con alcuni studenti

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Museo delle auto della polizia: dalla “pantera”

alla legalità

O ggi mar-tedì 26

febbraio ci siamo recati al Museo delle auto della poli-zia. L’uscita didattica si è rivelata subito sorprendente in quanto sia-mo stati tra-sportati dal pullman della polizia, guida-to da un vero agente. Fran-cesco, il poli-ziotto che ci ha illustrato le macchine, era molto simpati-

co e ogni tanto gli scappava anche qualche parolaccia. La prima macchina che abbiamo visto era un’Alfa Romeo di colore nero del 1958 che fu soprannominata pantera per il colore e la forma sinuosa, da cui il nome e il logo che an-cora identifica il reparto della “Squadra Volante”. Poi ab-biamo visto una moto BMW molto bella e un nostro amico vi è salito sopra. Qui Francesco ha interrotto momentanea-mente la visita per spiegarci i pericoli del social network, in particolare di face book. All’inizio ci ha fatto ragionare sul pericolo di incontrare qualcuno che si è conosciuto sul social network e ci ha consigliato di non dare mai l’amicizia ad una persona estranea perché potrebbe esse-re un malintenzionato. Poi ha parlato alle ragazze e ha det-to loro di non postare foto intime. Francesco ha affermato che face book non è realmente gratuito, non solo perché si possono “pagare” delle conseguenze, ma anche perché tutto ciò che postiamo può essere utilizzato a fini commer-ciali dai gestori del sito stesso. In seguito abbiamo prose-guito la visita e abbiamo visto diverse auto, dall’auto blin-data appartenuta a Pertini, alla macchina di Mussolini. Francesco in modo ironico, ci ha parlato delle differenze tra uomini e donne e ci ha detto che ogni anno in Italia muoiono circa 100 donne perché perseguitate dai loro mariti o ex fidanzati. Questa gita si è rivelata una sorpresa perché ci ha per-messo di riflettere su quanto la legalità sia in realtà un ar-gomento che riguarda anche noi, ragazze e ragazzi di do-dici anni.

Lorenzo Allegretti Ivan De Cubellis

II media

Una giornata energetica

T utto è cominciato giovedì 24 gen-naio, ero tranquilla perché non c‘erano lezioni e così mi sono sveglia-ta un po’ più tardi, ma poi mi sono ricordata la faccia di suor Giusy che esortava ad arrivare puntuali, così mi sono alzata velocemente dal letto. Sono arrivata a scuola alle otto per la grande gita. Nel pullman stavo con Chiara e ascoltavo la musica. Arrivati alla struttura GSE (Gestori Servizio Energetico), una struttura per la ricerca e la formazione che si trova vicino all’Auditorium, ci ha accolti Stefania Camardella che ci ha messo una targhetta di riconoscimento. Ab-biamo capito subito che eravamo in

un luogo importante in cui si svolge-vano dei lavori fondamentali per la salute del pianeta. Ci hanno fatto sali-re 7 piani! e ci hanno offerto una squi-sita colazione: Francesco ingoiava di tutto ed io intanto con Carolina e Fe-derica facevo delle foto al magnifico panorama. Successivamente ci hanno fatto accomodare su delle poltrone accessoriate di tavolino portatile. Ste-fania ha iniziato la spiegazione sugli impianti energetici che servono per immagazzinare e produrre energia ed io ero meravigliata perché scoprivo delle cose a cui non riuscivo a crede-re. Ad esempio l‘ACQUA: con lo scor-rere dei fiumi l’acqua acquista potenza e poi si scaglia contro un “ponte” che produce ener-gia elettrica; l’ARIA: le centra-li eoliche possono catturare la potenza del vento con un pic-colo “marchingegno” posizio-nato nella parte superiore delle pale; la TERRA: l’acqua dentro la terra accumula il calore del nucleo della Terra e questa energia può essere trasformata in quella elettrica; il SOLE: è l’unica vera e pro-pria “madre” delle fonti natu-

rali perché dentro il sole ci sono dei piccoli vulcani da cui fuoriesce il fuo-co. Sono i pannelli solari che cattura-no l’energia che viene imprigionata, lavorata e trasformata in energia elet-trica. La gita mi è piaciuta, è stata interes-sante e mi ha fatto ragionare sulle fon-ti della natura e sulla tecnologia. E poi... fare una gita con la professores-sa DI Domenico è emozionante e di-vertente!!

Michelle Dewek Hangsini Gamralalage

II media

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Il SUDOKU de “ Il Corriere del Sacro Cuore”

Avete mai giocato al Sudoku? Eccovi le istruzioni per l’uso! Con questi suggerimenti potrete risolvere i sudoku più difficili

Facile Difficile

L o scopo del gioco è quello di com-pletare lo schema in modo tale che lo stes-so numero non si ripe-ta né in orizzontale, né in verticale, né all’interno dei riqua-dri. Non importa se si sceglie di cominciare da una colonna verti-cale o orizzontale op-pure la griglia. L’importante è partire prendendo in esame l’elemento del quadra-to che ha già più nu-meri indicati. A questo punto bisogna fare attenzione a quelli che mancano per comple-tare la colonna, sce-gliendo sempre tra gli assenti dall’1 al 9. Una volta scelto il numero è necessario control-larne la presenza su righe, colonne e riqua-dri. Quindi riempire le caselle per esclusione.

Le soluzioni Ed ora mettetevi alla pro-va …

Vi offriamo il rompicapo giapponese in due versio-ni: una semplice, per co-minciare, e un’altra più complicata per chi cono-sce già il gioco.

a cura di P. Di Piramo, G.Romano

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Diceva il saggio… Diceva il saggio… Diceva il saggio… Diceva il saggio… il riflettereil riflettereil riflettereil riflettere

a cura della Redazione

4 3 7 9

6 9 4 3 7

1 2 5 9 3

8 6 4

9 8

2 3 1

9 1 8 5 3

3 9 5 7 1

2 7 9 8

8 4 5 6

5 9 7

4 5

2 7 1

8 6 5 2

2 1 8

3

7 2 4

2 9 4 1

3 7 2 1 8 4 5 9 6

1 5 8 6 9 7 3 2 4

9 4 6 5 3 2 7 1 8

5 2 7 8 4 1 9 6 3

8 6 1 3 7 9 4 5 2

4 9 3 2 6 5 1 8 7

7 8 4 9 5 6 2 3 1

6 1 5 7 2 3 8 4 9

2 3 9 4 1 8 6 7 5

4 8 3 7 1 6 2 9 5

5 6 9 4 3 2 1 8 7

7 1 2 8 5 9 4 6 3

8 5 7 6 4 1 3 2 9

2 3 1 9 7 8 6 5 4

6 9 4 5 2 3 8 7 1

9 7 6 11 8 4 5 3 2

3 4 8 2 9 5 7 1 6

1 2 5 3 6 7 9 4 8

L e persone non sono ridicole se non quando vogliono parere o essere ciò che non sono. Giacomo Leopardi La vita è quello che ti accade men-tre sei impegnato a fare altri proget-ti. John Lennon Chi vuol essere dappertutto, non sta in nessun luogo. Seneca Vi scrivo una lunga lettera perché non ho tempo di scriverne una bre-ve. Voltaire Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre. Jostein Gaarder Nulla necessita di cambiamento quanto le abitudini degli altri. Mark Twain L'insuccesso mi ha dato alla testa.

Ennio Flaiano L'utopia sta all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si allontana di dieci passi. Per quan-to cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? A questo: ser-ve a camminare. Eduardo Galeano Ogni pensiero costituisce un'ecce-zione a una regola generale, quella di non pensare. Paul Valèry Chi non sorride mai non è una per-sona seria. Fryderych Chopin Il buon senso c'era,ma se ne stava nascosto per paura del senso comu-ne. Alessandro Manzoni La fantasia giunge più lontano della vista. Baltazar Gracian Qual è il colore del vento? Pensiero Zen

Spegnete questo buio! Stanislaw Jerzi Lec Perché i cassetti hanno i tavoli? Gianni Rodari Arricchiamoci delle nostre recipro-che differenze. Paul Valéry La pittura è più forte di me: mi co-stringe a dipingere come vuole lei. Pablo Picasso Non è importante sapere dove va il treno, l’importante è prenderlo. Tom Hanks Scrivere è sempre nascondere qual-cosa in modo che venga scoperto. Italo Calvino Il dubbio è uno dei nomi. dell’intelligenza. Jorge Luis Borges La certezza non è altro che assenza di immaginazione. Cartesio Se sbaglio vivo. S. Agostino

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Vorrei giocare contro i Laziali anche perché senza di loro non ci si di-verte! Buona sfortuna Lupo Alberto

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Va’ dove ti porta il cuore …

Tramonto roseo

Tramonto roseo, sole posato, un giorno intero ormai è passato, la sera ormai è alle porte e la brezza è sempre più forte. Tramonto roseo, nuvola rossa, che il giorno dopo, essere bello possa tramonto roseo, i miei occhi vedano e i miei occhi, stupiti non ci credono.

Emanuele Castro I media A

Il Corriere del Sacro Cuore Referenti

Ines Rossi, Patrizia Spadea, Claudia Capuozzo

Redazione A.Maurizio, M.Spur, T.Tarquini, S.Scarpelli,

F.Misantoni, F.Bartoli, J.Facioni, M.Semeraro,

G.Romano, M.Castrichino, C.Mozdzen,

C.Bernardini, C.Di Porzio, G.Pianesi, A.Gozzer,

E.Buccieri, M.Giuliani, C.Mauri, F.Berti,

S.Conde, S.Sparvieri, P.Petrignani, C.Cesari,

F.Anzalone, A.Zanon, B.Baiocchino, F.Bartoli,

M.Dewek Hangsini Gamralalage,

L.Allegretti, I.De Cubellis, E.Di Castro

Impaginazione M.Semeraro, C.Mauri, F.Zanon,

S.Sparvieri, M.Giuliani

Fotografie Alunni e docenti dell’ Istituto e da Internet

Stampato in proprio Diffusione interna

L’amicizia è il dono più grande, saremo sempre insieme! 6 carina 6 ok 6 l’amica che vorrei

Dal primo giorno che ti ho visto mi sono innamorato. Come dai il resto tu non lo dà nessuno. Le tue patati-ne sono ottime e il kit-kat non ne parliamo. Macchinetta ti amo! Grazie di esistere

Anonimo

Vorrei ringraziare tutti gli amici che mi hanno sostenuta, sopportata e mi hanno dato altre possibilità: senza di voi non ce l’avrei fatta!

Benny

Le conservo ancora nono-stante tutto perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.

“Non sai quanto mi manchi…”

-MS-

La libertà di fare rivelazioni non mi sarà concessa se non quando avranno perso tutto il loro valore. Con il tempo tutto verrà alla luce e allora potremo ridere della stupidità di chi non aveva capito nulla…

Martina Celeste Bertuglia I liceo

“Amavo le volte in cui sorridevi e morivo le volte in cui non lo face-vi”

E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze per te. S

Anonimo

Amo Rubei. E’ tutta la mia vita!

C

A gio p. mia compare del mondo giapponese ed a mia madre che compie gli anni. P.S. anche se invecchi sei sempre un mito!

Alessia Francocci

Amo Francocci!

AHMTVZY

Vorrei salutare i miei vecchi amici in Abruzzo che comunque rivedo ogni estate.

Lorenzo