Anno V TRENTADUESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO …

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1 PARROCCHIA DI SANT’ANDREA APOSTOLO – UDINE/PADERNO - Piazza Paderno 1 – 33100 UDINE Tel. 0432 42809 / email: [email protected] Anno V – n. 260/43/19 TRENTADUESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO 10 - 16 novembre 2019 Vita eterna, non durata ma intensità senza fine In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». I sadducei si cimentano in un apologo paradossale, quello di una donna sette volte vedova e mai madre, per mettere alla berlina la fede nella risurrezione. Lo sappiamo, non è facile credere nella vita eterna. Forse perché la immaginiamo come durata anziché come intensità. Tutti conosciamo la meraviglia della prima volta: la prima volta che abbiamo scoperto, gustato, visto, amato... poi ci si abitua. L'eternità è non abituarsi, è il miracolo della prima volta che si ripete sempre. La piccola eternità in cui i sadducei credono è la sopravvivenza del patrimonio genetico della famiglia, così importante da giustificare il passaggio di quella donna di mano in mano, come un oggetto: «si prenda la vedova...

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PARROCCHIA DI SANT’ANDREA APOSTOLO –

UDINE/PADERNO - Piazza Paderno 1 – 33100 UDINE Tel. 0432 42809 / email: [email protected]

Anno V – n. 260/43/19

TRENTADUESIMA SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

10 - 16 novembre 2019

Vita eterna, non durata ma intensità senza fine In quel tempo, si avvicinarono a

Gesù alcuni sadducèi – i quali

dicono che non c’è risurrezione –

e gli posero questa domanda:

«Maestro, Mosè ci ha prescritto:

“Se muore il fratello di qualcuno

che ha moglie, ma è senza figli,

suo fratello prenda la moglie e

dia una discendenza al proprio

fratello”. C’erano dunque sette

fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il

secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo

morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?

Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».

Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono

marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione

dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire,

perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli

di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del

roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di

Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

I sadducei si cimentano in un apologo paradossale, quello di una donna sette

volte vedova e mai madre, per mettere alla berlina la fede nella risurrezione. Lo

sappiamo, non è facile credere nella vita eterna. Forse perché la immaginiamo

come durata anziché come intensità. Tutti conosciamo la meraviglia della

prima volta: la prima volta che abbiamo scoperto, gustato, visto, amato... poi ci

si abitua. L'eternità è non abituarsi, è il miracolo della prima volta che si ripete

sempre. La piccola eternità in cui i sadducei credono è la sopravvivenza del

patrimonio genetico della famiglia, così importante da giustificare il passaggio

di quella donna di mano in mano, come un oggetto: «si prenda la vedova...

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Allora la prese il secondo, e poi il terzo, e così tutti e sette». In una ripetitività

che ha qualcosa di macabro. Neppure sfiorati da un brivido di amore, riducono

la carne dolorante e luminosa, che è icona di Dio, a una cosa da adoperare per i

propri fini. «Gesù rivela che non una modesta eternità biologica è inscritta

nell'uomo ma l'eternità stessa di Dio» (M. Marcolini). Che cosa significa infatti

la «vita eterna» se non la stessa «vita dell'Eterno»? Ed ecco: «poiché sono figli

della risurrezione, sono figli di Dio», vivono cioè la sua vita.

Alla domanda banale dei sadducei (di quale dei sette fratelli sarà moglie quella

donna?) Gesù contrappone un intero mondo nuovo: quelli che risorgono non

prendono né moglie né marito. Gesù non dice che finiranno gli affetti e il lavoro

gioioso del cuore. Anzi, l'unica cosa che rimane per sempre, ciò che rimane

quando non rimane più nulla, è l'amore (1 Cor 13,8). I risorti non prendono

moglie o marito, e tuttavia vivono la gioia, umanissima e immortale, di dare e

ricevere amore: su questo si fonda la felicità di questa e di ogni vita. Perché

amare è la pienezza dell'uomo e di Dio. I risorti saranno come angeli. Come le

creature evanescenti, incorporee e asessuate del nostro immaginario? O non

piuttosto, biblicamente, annuncio di Dio (Gabriele), forza di Dio (Michele),

medicina di Dio (Raffaele)? Occhi che vedono Dio faccia a faccia (Mt 18,10)?

Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma

di vivi. In questa preposizione «di», ripetuta cinque volte, in questa sillaba

breve come un respiro, è inscritto il nodo indissolubile tra noi e Dio. Così totale

è il legame reciproco che Gesù non può pronunciare il nome di Dio senza

pronunciare anche quello di coloro che Egli ama. Il Dio che inonda di vita

anche le vie della morte ha così bisogno dei suoi figli da ritenerli parte

fondamentale del suo nome, di se stesso: «sei un Dio che vivi di noi» (Turoldo).

(Letture: 2 Maccabei 7,1-2.9-14; Salmo 16; 2 Tessalonicesi 2,16-3,5; Luca 20,27-38)

padre Ermes Ronchi

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CC AA LL EE NN DD AA RR II OO LL II TT UU RR GG II CC OO SS EE TT TT II MM AA NN AA LL EE 32ª settimana del Tempo Ordinario e 4ª settimana della Liturgia delle Ore

32ª DEL TEMPO ORDINARIO

2 Mac 7,1-2.9-14; Sal 16 (17); 2 Ts 2,16–

3,5; Lc 20,27-38 Dio non è dei morti, ma dei

viventi. R Ci sazieremo, Signore,

contemplando il tuo volto.

10 DOMENICA

LO 4ª set

• Giornata nazionale del ringraziamento

ore 08.00 Santa Messa ore 10.30 SANTA MESSA

ore 19.00 Santa Messa

S. Martino di Tours (m) Sap 1,1-7; Sal

138 (139); Lc 17,1-6 Se sette volte

ritornerà a te dicendo: «Sono pentito», tu

gli perdonerai. R Guidami, Signore, per una

via di eternità.

11 LUNEDÌ

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 19.00 Santa Messa

ore 20.30 Incontro gruppo giovani

S. Giosafat (m)

Sap 2,23–3,9; Sal 33 (34); Lc 17,7-10

Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto

dovevamo fare.

R Benedirò il Signore in ogni tempo.

12 MARTEDÌ

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 19.00 Santa Messa

ore 20.30 Prove di canto

Sap 6,1-11; Sal 81 (82); Lc 17,11-19

Non si è trovato nessuno che tornasse

indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di

questo straniero.

R Àlzati, o Dio, a giudicare la terra.

13 MERCOLEDÌ

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 19.00 Santa Messa

Sap 7,22–8,1; Sal 118 (119); Lc 17,20-25 Il

regno di Dio è in mezzo a voi. R La tua

parola, Signore, è stabile per sempre.

14 GIOVEDÌ

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 19.00 Santa Messa

S. Alberto Magno (mf)

Sap 13,1-9; Sal 18 (19); Lc 17,26-37

Così accadrà nel giorno in cui il Figlio

dell’uomo si manifesterà. R I cieli narrano la

gloria di Dio.

15 VENERDÌ

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 14.30 Catechismo elementari

ore 15.00 Catechismo medie

ore 16.30 Catechismo prima media

ore 19.00 Santa Messa

ore 20.30 Incontro genitori 2a elem.

S. Margherita di Scozia (mf); S. Geltrude

(mf) Sap 18,14-16; 19,6-9; Sal 104 (105);

Lc 18,1-8 Dio farà giustizia ai suoi eletti che

gridano verso di lui. R Ricordate le

meraviglie che il Signore ha compiuto.

16 SABATO

LO 4ª set

ore 08.00 Santa Messa

ore 14.30 Catechismo elementari

ore 18.00 Catechismo superiori

ore 19.00 Santa Messa

33ª DEL TEMPO ORDINARIO

Ml 3,19-20a; Sal 97 (98); 2 Ts 3,7-12; Lc

21,5-19 Con la vostra perseveranza

salverete la vostra vita. R Il Signore

giudicherà il mondo con giustizia.

17 DOMENICA

LO 1ª set

ore 08.00 Santa Messa ore 10.30 SANTA MESSA

ore 19.00 Santa Messa

UFFICIO PARROCCHIALE In questa settimana l’ufficio parrocchiale sarà aperto:

da lunedì a sabato, dalle ore 11 alle ore 12.

Martedì e venerdì anche dalle ore 16 alle ore 18. Telefono canonica 0432 42809 – e-mail [email protected]

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«Dio non è dei morti, ma dei viventi». Lc 20,38

Ci sarà o non ci sarà risurrezione? È una delle grandi domande che attraversa la Sacra Scrittura, così come ha attraversato la storia del popolo di Israele. È una domanda con la quale si sono misurate anche le generazioni di credenti e di pensatori di tutti i tempi. Domanda rimasta però sempre attiva fino ai nostri giorni. E anzi l’interrogativo

si è anche esplicitato su più fronti: risorgerà solo l’anima o anche il corpo? E se risorgerà anche il corpo, come sarà quel corpo? Le forme di menomazione o disabilità risorgeranno con noi? E gli animali che amiamo? Ci saranno anche loro? Insomma, nello strano mondo che nega Dio si sono di fatto moltiplicati i desideri di risurrezione. Eppure, la nostra vita sembra di fatto negarla. Sempre di più leghiamo la speranza a questo tempo e a questa vita. La morte ci spaventa e pochi tra noi la considerano un passaggio, seppur stretto, impervio, imprevisto e indecifrabile verso un oltre. Viviamo agganciando in tutti i modi la nostra vita a questo cielo e a questo mondo, tentando di tutto pur di tenerci in vita, come se la nostra vita fosse davvero solo questa. Eppure: credere nella risurrezione della carne dovrebbe sganciarci un po’ da certi confini e da certi orizzonti. Credere che ci sarà un oltre diverso dovrebbe consentirci di vivere già qui, già ora da risorti, mettendo tra parentesi certe preoccupazioni e concentrando tutte le nostre risorse su ciò che può davvero darci vita: la generosità, la gratuità, il dono, la riconciliazione, il perdono, la giustizia, la rettitudine, l’attenzione all’altro, la fiducia. Combattere pur di sopravvivere non ci renderà immortali. Affondare gli altri pur di essere migliori non ci renderà eterni. Vivere per amore, vivere a ritmo di Vangelo, vivere amando: questo ci fa risorgere, sempre, in ogni istante, in eterno.

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In questo ultimo periodo sono morti: (44.) il 16 ottobre, Antonio Giovanni Musigh, di anni 87; (45.) il 26 ottobre, Marisa Gallizia, di anni 80; (46.) il 29 ottobre, Silvio Valle, di anni 80.

Il Signore conceda loro il riposo eterno. Ai parenti tutti assicuriamo la nostra vicinanza e la nostra fraterna preghiera, affidandoli alla Misericordia di Dio.

RIPOSINO IN PACE

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PER LE CLASSI ELEMENTARI

VENERDI’ DALLE ORE 14.30 ALLE ORE 15.30

SABATO DALLE ORE 14.30 ALLE ORE 15.30

PER LE CLASSI MEDIE

VENERDI’ DALLE ORE 15.00 ALLE ORE 16.00

DALLE ORE 16.30 ALLE ORE 17.30

SABATO DALLE ORE 14.30 ALLE ORE 15.30

SUPERIORI – GRUPPO CRESIMA – GRUPPO GIOVANI

GRUPPO CRESIMA- SUPERIORI:

SABATO 14.30 - 16.00

SUPERIORI:

SABATO 18,00 - 19.00

GRUPPO GIOVANI:

LUNEDI’ 20.30 - 21.30

PER GLI ADULTI

GRUPPO DEL VANGELO:

IL MERCOLEDI’

ALLE ORE 20.30 a partire da mercoledì 20 novembre

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È passato un anno dal XV

Sinodo ordinario dei

Vescovi, un evento che ha

avuto la profetica

intuizione di porre i

giovani al centro delle

proprie riflessioni.

12 mesi sono un tempo

troppo breve per cambiare le

pratiche già in atto, ma

sicuramente si tratta di un

lasso opportuno per avviare

pensieri, riflessioni e

preghiere sul modo in cui

viene annunciato Gesù

risorto ai giovani di questo

tempo. Per continuare (o avviare) tali riflessioni, l’ufficio diocesano di Pastorale Giovanile

propone per mercoledì 13 novembre un mini-ciclo di incontri formativi – di natura

straordinaria – intitolato «Coordinate di Pastorale Giovanile: dopo il Sinodo sui giovani, nel tempo della Generazione Z». Saranno ospiti due relatori di assoluta rilevanza per la

pastorale e lo studio del mondo giovanile. Gli incontri si svolgeranno al centro Paolino

d’Aquileia di Udine (via Treppo 5/B – possibilità di parcheggio interno). Per agevolare la

presenza di chi risiede più lontano dalla città, entrambe le serate avranno inizio alle 20.00

e non alle 20.30.

CORO DEI BAMBINI

IL venerdì e IL sabato dalle ore 15.30 alle ore 16.00

PROVE DI CANTO

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Il Messaggio della Commissione episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace in occasione della 69. esima Giornata nazionale del ringraziamento, il prossimo 10 novembre, ha per tema: “Dalla terra e dal lavoro: pane per la vita”.

“Il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, diventi alimento di vita, di dignità e di

solidarietà”. In un Messaggio per la 69. esima Giornata nazionale del ringraziamento, il

10 novembre, i vescovi italiani auspicano che “il pane sia accolto in stili di vita senza

spreco e senza avidità, capaci di gustarlo con gratitudine, nel segno del ringraziamento,

senza le distorsioni della sua realtà”. Il pane, infatti, “è fonte di vita, espressione di un

dono nascosto che è ben più che solo pane, di una misericordia radicale, che tutto

valorizza e trasforma”.

Pane di giustizia Il pane, rimarcano i presuli, dovrebbe essere prodotto “ogni giorno rispettando la terra e

i suoi frutti, valorizzandone la biodiversità e garantendo condizioni giuste ed equa

remunerazione” per “chi la lavora”, evitando “le forme di caporalato, di lavoro nero o di

corruzione”. Il pane, si legge nel Messaggio, “non può essere usato per vere e proprie

guerre economiche, che i paesi economicamente forti conducono sul piano della filiera

di commercializzazione, per imporre un certo tipo di produzione ai mercati più deboli”.

Nulla, dunque, “neppure le forme della produzione industriale”, “deve offuscare la realtà

di un pane che nasce dalla terra e dall’amore di chi la lavora, per la buona vita di chi lo

mangerà”.

Germe di pace La forza simbolica del pane si trasfigura nell’Eucaristia, aiutando a comprendere “la

realtà di un pane che è fatto per essere spezzato e condiviso, nell’accoglienza reciproca”.

Nella preghiera cristiana del Padre nostro, insistono i vescovi italiani, “chiediamo a Dio

di darci ‘il nostro pane quotidiano’: una richiesta che ciascuno non fa solo per sé, ma per

tutti. Se si chiede il pane, lo si chiede per ogni uomo”. “Per tanti popoli il pane non è solo

un cibo come tanti altri, ma elemento fondamentale, che spesso è base per una buona

vita – concludono – quando manca, invece, è la vita stessa ad essere a repentaglio e ci si

trova esposti ad un’insicurezza che alimenta tensioni sociali e conflitti laceranti”.