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Anno scolastico 2010/11 Gruppo 4 anni Ins: Anna Aiolfi, Marica Quaglietta Documentazione a cura di Anna Aiolfi e Marica Quaglietta

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Anno scolastico 2010/11

Gruppo 4 anni

Ins: Anna Aiolfi, Marica Quaglietta

Documentazione a cura di

Anna Aiolfi e Marica Quaglietta

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TRAGUARDI DI SVILUPPO

Dimostra curiosità verso i luoghi del territorio osservati nelle sue caratteristiche geografiche e storiche

Si sente coinvolto emotivamente nella conoscenza di lavori di una volta

Racconta ciò che vede e lo rappresenta

Scopre, legge, analizza gli aspetti del territorio che si trovano vicini alla scuola attraverso l’osservazione del luogo e dei suoi segni

E’ attento ai cambiamenti , osserva prevede analizza per raccoglie i dati

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Da alcuni anni esiste un gruppo di insegnanti che lavora sperimentando e documentando un curricolo sui temi economici con i bambini e le bambine della scuola dell’infanzia e primaria. In particolare i temi affrontati sono stati quelli della produzione (luoghi, processi di trasformazione delle merci, attività e settori), dei soldi (monete e banconote, cambio e scambio), della compravendita (copione della spesa, negozi, merci, resto ..).

Quest’anno con i bambini di 4 anni sono state affrontate tematiche legate al lavoro e alle attività di produzione.

Diverse sono le esperienze che i bambini hanno potuto conoscere e provare attraverso i racconti dei nonni, la narrazione di storie di lavori di una volta da parte di operatori specializzati e infine la realizzazione di un orto a scuola, attività che i bambini proseguono per il secondo.

MOTIVAZIONE

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I lavori di una volta in lagunagrazie alla partecipazione a

dei laboratori organizzatidalla provincia di Veneziain collaborazione con la

Cooperativa Limosa

L’orto a scuola con l’aiutodei nonni che sono venuti

a sistemare il terrenoe a piantare alcuni ortaggi

Grazie anche all’adesione al Progetto “Mi prendo cura della mia città”

promosso dal Comune di Spinea

Il lavoro in Fornace Cavasin raccontato dal nonno Ferruccio

e divenuto spettacolo teatrale con ladrammatizzazione dei ruoli

e dei compiti all’interno della fabbrica

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IN PASSEGGIATA DIETRO LA NOSTRA SCUOLA

Osserviamo il paesaggio …Raccontiamo quello che vediamo..Cosa vediamo vicino a noi …?Cosa vediamo lontano?Cosa conosciamo?Quali caratteristiche ?

Elementi vicini:•La stradina di sassi che percorriamo•Gli alberi secchi lungo la stradina•Il canale con poca acqua a fianco della stradina

In fondo c’è un camino altissimo

In collegamento con il progetto di geo-storia.

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Elementi lontani:•Case nuove•Macchine•Pali della luce•Bidoni delle immondizie•Alberi e tanta erba•Tante case vecchie di mattoni •Un camino altisssimo

COSA PUO ESSERE?

…è una casa che non si usa più perché è fatta di mattoni vecchi....si vede che è vecchia perché non ha le porte forse sono rotte e nessuno abita dentro....sembra una città di case vecchie…..Io vedo tantissimo camini e anche uno altissimo .. Sembra una torre …ma non è un castello....è è un camino grande perché le case avevano freddo..

IL CAMINO ALTISSIMO

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CON IL DITO SEGUIAMO LA LINEA DELL’ ORIZZONTE

•Scegliamo un albero che sarà il nostro punto da cui osservare durante le nostre uscite.•Mettiamoci con le spalle al canale e con il dito della mano seguiamo come se

dovessimo disegnarla la linea che divide il cielo con la terra..•Decidiamo il due punti da cui partire da una parte il cancello arancione

dall’ altra i bidoni dell’immondizia•Ripetiamo più volte l’ operazione nominando insieme le cose che troviamo lungo

il tratteggio immaginario da una parte e dall’ altra.

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ATTRAVERSO IL CANNOCCHIALE VEDO LA FORNACE E LA RAPPRESENTO

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..La casa nuova non ha le crepe sul muro come quando c’è il terremoto e poi c’è l’antenna che fa vedere la televisione bene..e puoi vedere i cartoni.. ..ha anche il camino nuovo e i giardino bello e ordinato

..La Fornace ha l’erba alta e non ha i cespugli belli ma sono lunghi lunghi ..

..Vicino alla casa nuova c’è anche il palo della luce che serve per far vedere la strada di notte alle persone che tornano a casa..

Nella Fornace non c’è un bel niente perché non ci abita nessuno..

LUNGO LA LINEA C’E’…

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CONFRONTIAMO LA RICOSTRUZIONE FOTOGRAFICA

CON LA RICOSTRUZIONE FATTA DA NOI CON I NOSTRI DISEGNI

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..Io lavoravo alla Fornace Cavasin dove si facevano i mattoni. ..Tanti mattoni come questi che vi ho portato…che sono proprio quelli che facevo io..I mattoni si facevano dalla terra che era creta impastata con l’acqua. C’era una gru che prendeva la terra che c’era li vicino alla fornace e la rompeva e muoveva e poi la caricava su un camion e poi la portava li vicino.Tutta la terra si metteva insieme e si faceva una montagna e là rimaneva un anno ad essiccare. Poi c’era un’ macchina che serviva per spaccare la terra che poi veniva fatta più molla. Si rompevano i pezzi grossi fino a farla fina e si mescolava con l’ acqua del canale, per farla morbida e poi si impastava con i badili cosi si mescolava bene….

NONNO FERUCCIO RACCONTA

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La cava dove si andava a prendere la terra era un grosso campo: il primo strato di terra con l’erba veniva buttato via e si andava più in profondità per trovare la creta giusta. C’era una gru con tutte le pale che scavavano il terreno e prendevano la terra che veniva poi messa in carrelli, come quelli del treno e trasportata. C’era un trattore che portava su un monte alto la terra che veniva rovesciata e lasciata a riposo un anno. C’erano poi altri carrelli agganciati con un filo che portavano la terra alle macchine. La terra veniva ripresa dopo un anno e portata in fornace.

..ho disegnato nonno Feruccio che ci dice come faceva i mattoni per fare le case..li faceva con la terra quella buona che si scavava nel buco della cava.. E poi si metteva anche l’ acqua cosi si ammolava..e poi i mattoniche sono diversi perché..

Questo è quello dei tetti cosi l’ acqua scivola

È quello grigio che gratta

Quello con i buchi leggero

COSA C’ERA VICINO ..

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Con la terra diventata buona da mattone si faceva una striscia lunga che si muoveva sopra un nastro.. poi c’erano delle macchine che tagliavano come un coltello questa striscia lunga e si facevano i mattoni tutti della stessa misura.. Erano le donne che poi prendevano questi mattoni e anche io a 17 anni prendevo i mattoni e 3 alla volta li mettevo su un carrello che poi spostava i mattoni ad asciugare. Si faceva come una treccia tre alla volta uno sopra all’altro. Con un po’ di spazio cosi si asciugavano con il caldo che faceva la fornace. Da giugno a settembre si asciugavano i mattoni più grossi, quelli che servivano per fare i muri portanti delle case. C’erano poi i mattoni con i buchi, più leggeri, che si chiamavano mattonelle o piastrelle che servivano per fare i pavimenti. Questi mattoni si facevano tutto l’anno.

Per fare i muri

per fare i pavimenti

per fare il tetto

MATTONI

PIASTRELLE

COPPI

COSA SI COSTRUIVA ….

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C’era il forno che serviva per asciugare quelli pieni. C’erano delle tavole di legno sotto il tetto dove si mettevano i mattoni, i coppi, quelli che servivano per i tetti e con il calore si asciugavano. Quelli grossi servivano per i muri delle case; quelli bucati per i pavimenti e i coppi per il tetto perché servivano a far cadere l’acqua dai tetti ( le tegole)

La fornace si chiama così perché aveva un grosso forno con carbone. La ciminiera era alta e serviva per portare su il calore per asciugare i mattoni. Il carbone veniva portato dentro a delle cariole e poi c’era il fuochista che con una pala buttava il carbone nel forno. Il carbone veniva portato dalla stazione di Maerne. Il forno doveva rimanere acceso tutto il giorno sempre di notte e di giorno. Era una catena. C’erano due fuochisti che facevano il turno di giorno e di notte. Buttavano dentro il carbone con una pala. Erano tutti arrostiti in faccia perchè erano sempre vicini al fuoco. Chi lavorava vicino al fuoco poi beveva sempreC’era la Lola una signora che con la bici andava alla fontana di via Asseggiano riempiva e secchi di acqua che serviva per far bere i fuochisti.

.

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C’erano anche donne che lavoravano nella fornace, davano la forma alle coppe. C’era anche un grande ascensore che serviva per trasportare i mattoni, i coppi, sopra all’altro piano per farli asciugare. Nella fornace lavoravano circa 50 persone. Gli uomini erano belli grossi e robusti e molto alti. Una volta pronti i mattoni poi c’era la zona dove andavano a sfornaciare, una volta cotti li mettevano fuori e potevano rimanere tutto il tempo che si voleva, perché ormai erano pronti. I mattoni pronti venivano messi uno sopra l’altro a formare dei muri e poi c’erano dei camion che li portavano via. Erano mattoni buoni che arrivavano nelle zone vicine, anche in Slovenia, dove i muratori ci dicevano che i coppi erano di ottima qualità. Il coppo non stava da solo si metteva prima uno strato di mattonelle e poi il coppo sopra. Una volta cucinati i mattoni non si rompevano più.C’era un operaio che toccava i mattoni e sapeva quando erano giusti, cioè toccandoli sapeva se erano giuste le proporzioni di acqua e creta e decideva se ci voleva altra acqua o creta. Vicino alla fornace c’era anche una mensa per gli operai che venivano da lontano. Si mangiava pasta asciutta e patate niente carne. Io che abitavo vicino alla fornace tornavo a casa con la bici e andavo a pranzare a casa.

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La fornace è nata nell’800. all’inizio i mattoni si facevano con uno stampo tutti a mano. Poi ci sono state le macchine. Io ho lavorato 4 anni nel 1934 e poi ho lasciato perché si faceva troppa fatica. A 50 anni le persone erano distrutte da questo lavoro. Erano finiti per lo sforzo. La cava Cavasin era di due fratelli: uno qui a Spinea e uno a Noale. A Spinea dava lavoro a tante persone. La divisa era una canottiera di lana per asciugare bene il sudore e dei pantaloncini corti. Le persone erano tutte rosse per il caldo e il fuoco perché stavano sempre vicino al camino. A ovest della struttura veniva messa tutto il materiale pronto per essere spedito. Ad est c’era l’entrata della lavorazione con tutte le macchine.Fuori davanti c’era il carbone che veniva portato dentro sulle cariole.

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UN DISEGNO PER SPIEGARE MEGLIO

LA PRODUZIONE

..immaginate che questa sia la fornace con tutte le bocche da dove usciva il

calore che cucinava imattoni che stavano tutti

dritti accatastati

Quando erano cotti e si sentiva perché si toccavano allora si mettevano sopra dei carrelli che stavano sopra i

binari che giravano attorno e andavano fuori fino ad un altro

posto ..i depositi ..

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..I bambini stanno ascoltando nonno Feruccio che dice come faceva i mattoninella fornace, si facevano con la terra che si prendeva vicino nel buco e si metteva con l’acqua e si mescolava tutto come una pappetta e poi si faceva il mattone che cucinava nel forno....C’erano 3 tipi di mattoni quelli tutti grigetti per fare i muri grossi e pesanti poi c’era quello piatto per fare il pavimento come la piastrella poi c’era il coppo un pò tondo e si metteva sopra il tetto cosi l’ acqua cadeva bene..

mattone

piastrella

coppo

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Tocchiamo il mattone, la piastrella, e il coppo cerchiamo le differenze ricordando quello che nonno Feruccio ci ha raccontato:…il mattone si sente che gratta sotto le mani è fatto di sassolini e poi è grigio....la piastrella è liscia e anche leggera perché dentro ci sono i buchi, il mattone è pesante.. perché deve fare il muro.... Il coppo è tondo perché cosi l’ acqua scivola giù dal tetto e poi si mette uno sopra l’ altro come ha detto il nonno…

Liscia e con i buchi

Pesante e ruvido

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Tondo che fa scivolare

…La forma e la terra dentro è diversa perché fanno cose diverse..

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TOCCARE PER CONOSCERE

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NEL CONFRONTARE I TRE COPPI TROVIAMO SEGNI DIVERSI

•Tre righe•Tre righe una scritta tre righe•Una scritta in lungo

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- PREMIATA FORNACE DELLA GIOVANNA - ORIAGO-VENEZIA

-FORNACE CAVASIN IN SPINEA- VE- FORNACE CAVASIN IN SPINEA

CON LA TECNICA DEL FROTTAGEEVIDENZIAMO LE SCRITTE

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COLORIAMO UNA SCHEDA PER RICORDARE

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CERCHIAMO LE MODALITA’ GIUSTE PER COSTRUIRE UN MURO

Allineare, raggruppare, mettere vicini, uno sopra l’ altro, alternare..controllare …

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PIASTRELLIAMO UN PAVIMENTO

..per fare un muro basta mettere uno sopra l’ altro e tirarli in su cosi fai un muro che divide....Per fare un pavimento devi prendere le piastrelle che sono lisce e piatte e le metti vicino senza metterle sopra ..con le piastrelle si ricopre tutto il pavimento .... Con le piastrelle si possono fare anche dei disegni..

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Cerchiamo e scegliamo il materiale adatto

Utilizziamo il materiale nelle modalità imparate:- i mattoni uno sopra l’altro in modo alternato per fare i muri- i coppi appoggiati tra loro e sopra il tetto

PER COSTRUIRE UNA CASA

LA CASA DIVENTA LA FORNACE

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GLI ELEMENTI DA COSTRUIRE

Ricordiamo il racconto del nonno e elenchiamo gli elementi che compongono il luogo della fornace e che dobbiamo costruire :-L’edificio della fornace fatto di mattoni-la ciminiera con la scala-Il deposito fatto con un tetto-La mensa fatta come una casa

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I bambini lavorano in piccoli gruppi, ognuno dei quali è impegnato alla costruzione di un elemento. Attacchiamo gli elementi sopra un cartone posizionandoli tra loro in modo simile a quello della fotografia.

.. La casa grande davanti perché è dove si cucinano i mattoni e dietro la ciminiera chefa vedere che dentro c’è il fuoco..Da una parte il tetto del magazzino e sotto ci vanno i mattoni in fila.. E poi la casa della mensa.. E dove dormivano

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Decidiamo di mostrare ai bambini una serie di vecchie foto di operai al lavoro nella fornace accompagnandole con il racconto di alcune testimonianze.Il materiale è stato trovato nei siti dedicati al ricordo Della fornace rubini e cavallini

Il plastico che raccoglie gli elementi essenzialiche costituiscono il luogo della fornace

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..sono vestiti da lavoro con gli stivali perché stanno dentro alla terra e al fango..…il signore ha il sacco sulla spalla perché dentro ha le sue cose……Loro arrivano al lavoro con le biciclette.. ..Hanno anche la giacca da lavoro che è un po’ sporca

CERCHIAMO NONNO FERUCCIO ….. OSSERVIAMO I VESTITI CERCHIAMO I PARTICOLARI

1943

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L'argilla veniva bagnata prendendo l'acqua dal ruscello vicino, zappata, lavorata con il badile ed anche pigiata con i piedi per renderlamorbida, uniforme senza bolled'aria, maneggiabile.

Per preparare i mattoni veniva impiegata dell’argilla in cui vi fosse anche della sabbia..si trovava nei campi li vicino e si caricava su dei vagonciniL’argilla veniva cavata in autunno e inverno con una draga e messa a riposo nell’aia per la primavera.Il datore di lavoro controllavail lavorante che attingeva alla serail materiale per il giorno dopo

LA CAVA

(testimonianza di un operaio)

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Il lavoro terminava a fine autunno, alla Fornace c'era una cava e un deposito di argilla che veniva portata da camion e rimaneva tutto l'inverno. A primavera verso Pasqua, si riprendeva la fabbricazione dei mattoni.Alla cava vi era una scavatrice, draga, a forma di pale che girando scavavano la argilla e la mandavano sui vagoni di un trenino che la portava nel portico dove c'era la macchina che faceva i mattoni, l'argilla veniva fatta passare nella macchina, schiacciata da rulli, veniva lavorata, poi passata nei vari stampi formava i mattoni, le tegole ecc.

-Testimonianza di un operaio-

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L’ impasto veniva messo a filone pronto per essere messo su dei nastri trasportatori per prendere la forma.. Le donne tagliavano i mattoni e li mettevano ad asciugare disposti a griglia in modo che l’aria circolasse . Una volta asciugate i mattoni non ancora cotti venivano posti sotto i porticati in attesa della cottura che avveniva in primavera ed estate.

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Gli operai entravano per controllare toccando se i mattoni erano cotti, non doveva esserci troppo o poco caldo.Con le carriole si prelevavano e avevano i guanti perché i mattoni essendo sabbiati tagliavano le mani, in questa fase il fuoco è dall’altra parte e bisognava fare in fretta a mettere altri mattoni crudi prima che il fuoco tornasse così il ciclo è continuo. Il fuochista doveva essere abilissimo a capire quando i mattoni erano cotti al punto giusto, per controllare apriva le bocchette, guardava il colore che, se i mattoni erano cotti, si schiariva, in caso contrario introduceva altre palate di carbone.

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I mattoni venivano portati con carrelli e messi ad essiccare nei seccatoi (gambetti)che erano delle tettoie ricoperte di tegole, aperte ai lati, si mettevano lunghe file di mattoni ad asciugare, ai lati c'erano i stuoini di paglia (sturoi) si facevano scendere quando pioveva e quando c’era troppo sole.Al momento giusto i mattoni venivano

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Venivano messi al piano superiore della Fornace per farle asciugare dal calore proveniente dal piano inferiore.

Con i mattoni si riempivano le stanze e si passava alla fase di cottura: bisognava tener acceso per due giorni il fuoco ai piedi della ciminiera per aiutare il tiraggio, scaldata la ciminiera e creato il braciere ai suoi piedi, tramite valvole di aspirazione il fuoco veniva risucchiato nei forni dove i primi mattoni venivano riscaldati dal fuoco della ciminiera, sulla volta dei forni esistono delle bocchette

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ACCANTO ALLE FOTO VECCHIE CHE RACCONTANO LE FASI DEL LAVORO LE RAPPRESENTAZIONI DEI B.

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LA SQUADRA DEI FORNACINI GRUPPO ANNI 4

I BAMBINI DAVANTI ALLO SFONDO DELLA FORNACE POSANO PRIMA DI INIZARELA DRAMMATIZZAZIONE CHE LI VEDRA’ IMPEGANTI A SIMULARE IL LAVORO

DI UNA VOLTA NELLA CAVA E NELLA FORNACE CAVASIN

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GLI OPERAI INZIANO LA LORO GIORNATA METTENDO L’ARGILLA

SUI CARRELLI CHE POI VERRANNO PORTATI IN

FORNACE DOVE LA TERRA VERRA’ IMPASTATA PER COSTRUIRE I MATTONI

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LE DONNE CHE PREPARANO I MATTONI: PRIMA LI IMPASTANO BENE

E LI SCHIACCIANO CON LE MANI, POI LI TAGLIANO E LI METTONO NEL

CARRELLO …

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MENTRE LE DONNE LAVORANO IL

FUOCHISTA CONTINUA A METTERE CARBONE

IN FORNACE.. E’ UN LAVORO DURO CHE

NON SI DEVE MAI FERMARE!!!

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I MATTONI VENGONO POSIZIONATI IN FORNACE PER

ASCIUGARSI!!! DEVONO ESSERE MESSI A PETTINE IN

MODO CHE L’ARIA CALDA POSSA PASSARE IN MEZZO E

ASCIUGARLI!!

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GLI OPERAI UNA VOLTA COTTI I

MATTONI LI METTONO NEI CARRELLI E LI PORTANO IN UN

ALTRO SPAZIO DELLA FORNACE

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GLI OPERAI DISPONGONO PER FILE

I MATTONI COTTI ORMAI PRONTI PER

ESSERE PORTATI VIA IN GIRO PER TUTTO IL

VENETO!!! SERVIRANNO A COSTRUIRE MURI,

TETTI E PAVIMENTI …

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IN FORNACE C’ERA UN’ALTRA FIGURA MOLTO IMPORTANTE: LA SIGNORA LOLA.

ERA UNA SIGNORA CHE ANDAVA A PRENDERE L’ACQUA CON LA SUA BICI ALLA

FONTANA DI VIA ASSEGGIANO E LA PORTAVA AGLI OPERAI E AL FUOCHISTA

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IL FUOCHISTA ERA COLUI CHE

AVEVA PIU’ BISOGNO DI

ACQUA!!! NON DOVEVA MAI

RIMANERE PER TROPPO TEMPO

SENZA!!!

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IL MOMENTO DEL PRANZO DIVENTAVA

UN BEL MOMENTO DI FESTA PER GLI OPERAI CHE SI RITROVAVANO

INSIEME E ..

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.. E OLTRE A MANGIARE BALLAVANO E SI DIVERTIVANO

INSIEME

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IL LAVORO IN FORNACE NON SI

FERMA MAI..

ALTRI OPERAI RACCOLGONO LA

TERRA CHE SERVIRA’ PER

COSTRUIRE I COPPI CHE VENGONO USATI PER IL

TETTO!!!

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LE DONNE AL LAVORO PER COSTRUIRE I

COPPI!!!

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UNA VOLTA PRONTI I COPPI VENGONO MESSI AD ASCIUGARE.

ANCHE QUESTA VOLTA BISOGNA USARE UN METODO PRECISO …

ANCHE I COPPI VENIVANO ASCIUGATI E POI SISTEMATI IN APPOSITI SPAZI PER ESSERE TRASPORTATI CON GROSSI CAMION

IN GIRO PER IL VENETO.

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Questo lavoro ha permesso ai bambini di provare concretamente la catena di montaggio che gli operai ogni giorno realizzavano per la costruzione dei mattoni.

Abbiamo drammatizzato una situazione di lavoro vero e proprio, con tutti i passaggi e le fasi che nonno Ferruccio ci ha raccontato.

Il nonno è stata per noi una risorsa fondamentale che ci ha permesso di vivere un pezzo della sua vita lavorativa. Attraverso il suo racconto siamo diventati noi i protagonisti del lavoro all’interno della Fornace e abbiamo sperimentato la fatica ma anche la gioia di un lavoro insieme.

Ai bambini si raccontano tante storie: noi abbiamo scelto una storia vera, che fa parte del nostro territorio, che ha segnato le vite di tante famiglie, che ci ha fatto riflettere sul significato di compiere un lavoro e che ci ha fatto provare, divertendoci, ad essere anche noi operai per un giorno!!!

È possibile parlare di storia locale, di lavoro, di attività produttive se si parte dal concreto e se si lascia ai bambini la possibilità di provare divertendosi.

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La nostra scuola ha partecipato ad un concorso indetto dalla regione Veneto sui mestieri di terra e di mare di una volta in laguna.

Un’operatrice della Cooperativa Limosa è venuta a scuola e ha tenuto tre laboratori per età proprio su questa tematica, presentandoci delle storie e dei canti della tradizione veneziana su tre mestieri: il pescatore, il barcaiolo, il contadino di Sant’Erasmo.

Questa attività si è legata bene ai discorsi sul lavoro in Fornace che i bambini stavano già affrontando con il Progetto Teatro e Storia locale.

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LA STORIA DI PIETRO

Il nonno racconta al suo nipotino Pietro la storia dei tanti lavori che ha fatto da giovane a Venezia. Il nonno infatti ha dovuto cambiare più volte lavoro e ha imparato così tre mestieri: quello del contadino, del barcaiolo e del pescatore.

Silvia ci racconta la storia e ci fa drammatizzare uno alla volta i tre mestieri del nonno di Pietro.

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Silvia ci mostra un libro raccontandoci la storia e si sofferma sui singoli mestieri e sugli attrezzi che caratterizzano ciascun mestiere..

Il pescatore ha degli elementi caratteristici:

-La fiocina

- la rete

- gli stivali

- il grembiule di gomma

- il cappello

- la barca

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Il barcaiolo di Venezia ha altri attrezzi che lo contraddistinguono:

-La maglia a strisce bianche e rosse

- il cappello di paglia

- il remo

- la corda

- la gondola

E quando passa per i canali a gran voce dice: “Pope .. Oè.. Pope oè.. Gondola, gondola”

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Il contadino di Sant’Erasmo usa ancora altri attrezzi:

-La vanga

- il cappello di paglia

- la camicia e i pantaloni da lavoro

- gli scarponcini

- il cestino di paglia

E coltiva i carciofini che sono ancora oggi una specialità dell’isola e che si trovano solo in un periodo specifico dell’anno.

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Dopo aver osservato tutti gli attrezzi dei tre mestieri Silvia ci lascia delle schede con il disegno dei tre personaggi che noi coloriamo, allargando la linea del disegno e arricchendo il contesto di lavoro.

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Con i bambini riprendiamo il discorso dei tre mestieri e facciamo un gioco: dobbiamo vestire tre bambini con gli attrezzi giusti. Tre bambini stanno fermi e altri tre devono cercare gli attrezzi per ogni mestiere: uni sarà il contadino, uno il barcaiolo e uno il pescatore.

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I tre staffettisti una volta presi gli attrezzi giusti aiutano i lavoratori a vestirsi.. Ogni staffettista ha il suo bambino-lavoratore da vestire

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IL CONTADINO

IL PESCATORE

IL BARCAIOLO

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I bambini che corrono devono andare su e giù per prendere le cose che gli servono. Io dovevo vestire il contadino e dovevo prendere il rastrello, il cestino, il pantalone e la maglietta del contadino.

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Il bambino che doveva scegliere gli attrezzi giusti. C’erano tutti gli attrezzi. Alcuni bambini correvano a prendere gli attrezzi e lo vestiva. Io dovevo vestire il contadino e dovevo prendere gli attrezzi giusti per lui.

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I nonni vengono a scuola e insieme prepariamo il terreno per piantare degli ortaggi. Ci mostrano come vangare il terreno , quali attrezzi usare e come scavare delle buche per metterci poi le piantine. Sono tutti gesti importanti che richiamano l’attenzione verso passaggi fondamentali della cura dell’orto che richiede tempo e azioni ben precise.

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L’ORTO A OTTOBRE APPENA SISTEMATO

DAI NONNI CHE HANNO ADERITO AL

PROGETTO IO MI PRENDO CURA DELLA

MIA CITTA’

L’ORTO A APRILE CON I NONNI CHE

STANNO PIANTANDO

L’INSALATA, LE ZUCCHINE, LE

FRAGOLE, I CETRIOLI

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Il nonno Renzo prima ci spiega con le parole

accompagnandole con gesti cosa sta facendo e

poi lascia che siamo noi a provare!!!

Dopo aver scavato le buche mettiamo le piantine di insalata al

posto giusto, calcoliamo la distanza tra una pianta e l’altra ascoltando ciò che ci racconta il nonno Luciano sull’importanza dello spazio e dell’ordine nella

“gombina”

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Nonno Renzo ci mostra le radici e ci spiega come

inserirle nella terra perché attecchiscano al terreno senza

subire traumi nel passaggio dal vaso all’orto

Una volta che abbiamo piantato bisogna ricoprire la piantina di terra e poi darle acqua perché le radici si inumidiscano

bene. Bisogna dare acqua ogni giorno e questo è un impegno che i bambini si

prendono

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COMINCIAMO UN LAVORO CHE I NONNI HANNO AVVIATO MA CHE NOI QUOTIDIANAMENTE

PORTEREMO AVANTI CON L’OSSERVAZIONE DELLA CRESCITA E L’INNAFFIAMENTO, GESTI NECESSARI ALLA CURA DEL NOSTRA ORTO!!! SAPPIAMO PERO’

CHE I NONNI SONO SEMPRE DISPONIBILI E PRONTI A CONSIGLIARCI A DARCI ANCORA UN AIUTO

CONCRETO

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PARLIAMO DEI DIVERSI MESTIERI DI CUI ABBIAMO PARLATO:QUALE MESTIERE MI PIACE DI PIU’? CHE COSA VORRESTI FARE DA GRANDE?

.. In Fornace il mestiere che fanno le persone è quello di fare i mattoni per costruire le case, i muri e i coppi che servono per il tetto … gli operai lavoratori li mettevano ad asciugare .. Poi c’era anche il fuochista che metteva carbone sul fuoco perché doveva scaldare la Fornace perché tutto il calore venisse sui mattoni per asciugarli.. Alcuni spingevano carrelli dalla montagna, alcuni tagliavano i mattoni, la Lola portava l’acqua dalla fontana agli operai per farli bere..

La Martina ci ha parlato del pescatore, del contadino e del barcaiolo..il pescatore pesca i pesci con la pesca e la rete e ha la barca.. Il barcaiolo porta le persone con la barca, il contadino lavora nell’orto come noi.. Anche noi siamo un po’ contadini perché abbiamo l’orto con le piante e le dobbiamo innaffiare tutti i giorni..

Quale mestiere mi piacerebbe fare?

Io vorrei fare il pescatore perché se no la canna da pesca ce l’ho per niente.. Io voglio essere contadino perché ho l’orto a casa!!io voglio fare il pescatore perché mio nonno Severino ha la canna da pesca e anche io vado con il nonno a pescare .. Anche io ho due orti a casa e vado a farci i lavori e voglio fare il contadino.. Anche io ho l’orto a casa della nonna emi piace aiutarla a raccogliere le cose per fare la minestra.. È più buona la minestra con le cose dell’orto.. Anche mio nonno ha l’orto e ci sono l’insalata e tante piante che sono cresciute.. Quando vado dai nonni io lo aiuto a mettere l’acqua e le piante crescono . Io a casa ho l’orto e vado ad aiutare mio papà con mio fratello, io con il rastrello scavo per mettere le cose da mangiare l’insalata e basta.. .io ho un orto a casa e anche mio nonno e quando mio nonno muore è tutto mio e da piccolo diventa grande.. Ho messo nell’orto un seme di ciliegio .. Ci vuole tanto lavoro però perché devo tagliare le erbacce e e devi curare tutte le piante.

Mi piace perché l’ho imparato con i bambini più grandi della scuola elementare a scuola nostra e mi piace avere un orto con gli altri bambini!!!

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.. È il contadino nel suo orto con l’insalata, le carote e le fragole.. Anche io aiuto il nonno nell’orto quando vado in Moldavia e il nonno ha la zappa e il secchiello e tutte le verdure.. Mi piace perché c’è tanta insalata nell’orto di mio nonno..

Il contadino sta raccogliendo con la borsa le zucchine da mangiare

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… Mi piace il mestiere del pescatore perché ho la canna da pesca, è più facile pescare che andare a comprare il pesce per me anche se ci vuole pazienza perché non è che tiri la canna e la trota abbocca subito.. Ci vuole pazienza .. Anche a me piace fare il pescatore perché mi piace il mare e da grande voglio prendere tanti pesci.. Anche io voglio fare il pescatore se no la canna che ce l’ho a fare a casa.. Anche il nonno ha la canna da pesca e anche io vado con il nonno a pescare.. Mi piace il pescatore perché mio papà non lo fa e io voglio imparare per andare al mare a pescare.. Mi piacerebbe andare a pescare con Nicolò perché anche io ho la canna da pesca e se non vado non la uso poi..

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È la Lola con il secchiello che porta l’acqua agli operai della Fornace e la prende dalla fontana

Mi è piaciuto questo lavoro della Lola perché andava in bici e anche a me piace andare in bici e poi portava l’acqua per gli altri, per tutti gli operai della Fornace

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Le riflessioni fatte sul lavoro con i bambini hanno permesso di affrontare la catena di passaggi che porta alla produzione di un prodotto finito. È importante con i bambini poter immaginare e quando possibile drammatizzare, per provare con il proprio corpo, i gesti e le attività che solo insieme assumono un significato ben preciso perché finalizzato.

È importante anche riflettere sulla fatica che costa fare per ottenere un prodotto finito che noi delle volte vediamo solo come tale e non come conseguenza di più passaggi lavorativi.

L’esperienza raccontata dai nonni insieme alla visione del materiale fotografico ci ha permesso di ricostruire ambienti e situazioni che con il gioco del far finta ha reso i bambini protagonisti attivi, inseriti anche loro in un contesto in cui ognuno ha il proprio ruolo, ma tutti contribuiscono a far funzionare la catena di montaggio con il proprio lavoro.

Il racconto delle storie di Pietro ci ha fatto entrare in una realtà lavorativa a noi vicina territorialmente: i lavori lagunari. La laguna come risorsa e ricchezza per tante famiglie che ancora mantengono i lavori di una volta, alcuni dei quali sono rappresentano una risorsa anche per noi cittadini di Spinea, in modo particolare il lavoro del contadino.

L’esperienza dell’orto a scuola fa emergere conoscenze che alcuni bambini già hanno perché vissute nel proprio contesto familiare e questo consente uno scambio e un arricchimento per tutti , soprattutto per chi non fa esperienza diretta di orto a casa. Tutti però hanno avuto più o meno esperienza di cura di una pianta che richiama concetti importanti: il tempo della crescita, la ripetitività di alcuni gesti, le modalità differenti di sviluppo.

In questo modo i bambini utilizzano l’immaginazione, lo scambio, la collaborazione, l’ascolto dell’altro per arricchire le proprie conoscenze e condividerle facendole divenire patrimonio in continua espansione..

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ABBIAMO RIFLETTUTO

SUL LAVORO

SUI MESTIERIDIVERSI

SUGLI ATTREZZIGIUSTI

SUI RUOLI

SUGLI AMBIENTI